Impressioni 2

Sono stato in Bolivia due anni fa e adesso sto per partire per il Cile. Scrivo ora il mio racconto di viaggio perchè pensare al sud america me ne ha fatto venire la voglia. Quella volta, dalla Bolivia, sono passato in Perù dove ho fatto il classico giro turistico del sud; posti incantevoli per carità, ma facenti parte di un circuito in cui ci...
Scritto da: Maurizio Brunelli
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Sono stato in Bolivia due anni fa e adesso sto per partire per il Cile. Scrivo ora il mio racconto di viaggio perchè pensare al sud america me ne ha fatto venire la voglia.

Quella volta, dalla Bolivia, sono passato in Perù dove ho fatto il classico giro turistico del sud; posti incantevoli per carità, ma facenti parte di un circuito in cui ci si sente spinti all’ammasso come polli in batteria. In Bolivia è stato diverso, mi ha ricordato i miei viaggi a Praga, quando ai primi di gennaio, su ponte carlo, passava solo il vento lungo della boemia. La Bolivia come Praga a gennaio quindi. Si.

Ero a Santa Cruz della Sierra, ospite in una villa con porticato in un quartiere residenziale, e la sera andavo a prendere una birra al centro, in una evocativa piazza in stile coloniale dai cui alberi scendevano i bradipi e nessuno ci faceva caso, tutti guardavano noi. Gli anziani giocavano a back gammon e a scacchi, e a volte si fermavano a parlarci, a raccontare una storia; quella delle società petrolifere, dei tedeschi, della coca che vuol dire ‘religione’ , tradizione, radici, appartenenza.

Sanno, quei signori, che nessuno regalerà il progresso alla loro gente, che nessun fondo internazionale farà della bolivia un posto migliore dove vivere, che il futuro è in mano a loro tutti e a ciascuno. L’università, quella si, era vista come una promessa di libertà.

L’abbiamo visitata, abbiamo attraversato il prato su cui andavano tutti scalzi, e siamo arrivati all’edificio principale, le ragazze ridevano, andavano tutti a piedi, fra gli alberi.

Partiti da Santa Cruz siamo andati a Cochabamba dove il clima è sempre mite, e ancora verso La Paz. Il cielo di La Paz è straordinario perchè l’azzurro è più acceso e intenso degli altri, siamo a quota variabile fra i 3500 e 4000 metri. Venendo da Santa Cruz abbiamo attraversato la foresta tropicale e ancora foresta fino ai tremila metri e oltre, lì dove comincia il puna, il deserto dell’altipiano, dove pascolano i lama.

La Paz è una grande città che strapiomba in una gola della cordigliera reale, lo scenario è potente: dal centro di La Paz vedete le montagne tappezzate di case all ‘intorno.

Aveva piovuto e l’autista dell’autobus arrancava a zig zag sulle strette salite. Le salite: tutto un mercato. A volte l’autista girava e andava dritto verso il coacervo di rottami, lana, frutta, ruggine di varia forma fra cui compariva la via, suonava ma non frenava mai, perchè saremmo andati all’indietro.

Tiawuanaco, il Titicaca…Andare in Bolivia, per me, ha avuto il significato della scoperta, perchè ‘Viaggiare’, in un mondo dove è così facile viaggiare, è diventato veramente difficile.



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