Immersi nella natura del Laos
L’approccio a questo viaggio è iniziato alcuni mesi prima (a luglio) con la scelta dell’attrezzatura da portare (capi tecnici e leggeri, testati anticipatamente: farsi trovare nel bel mezzo della foresta, lontani dai centri abitati, con una scarpa rotta o senza adeguate “protezioni” potrebbe risultare… “antipatico”!) e soprattutto, come allenamento, continui sali scendi per kilometri e kilometri sotto il sole… rovente, indossando e provando gli indumenti e le scarpe che poi avremmo utilizzato. Il nostro bagaglio (zaino compreso) complessivamente pesa 6 Kg: per tutto il viaggio (18 gg.). Arrivo a Chiang Rai in aereo, porta d’ingresso per il Laos del Nord. Chiedo info, in reception, sul bus internazionale che porta in Laos per raggiungere Nam Tha… non sono molto informati e fanno confusione, mi affido alle info prese in rete… molto meglio! I bus International partono dal terminal bus 2 a sud di Chiang Rai (7 km), il biglietto in loco costa 500 bath cadauno, non si cambia bus alla frontiera e non si scende il bagaglio nella stiva/bus; prima uscita Thailandia, si risale sul bus si passa il ponte e poi ingresso in Laos con visto (preparare i 35 dollari oppure si fa confusione con i cambi e si perde solo tempo), cambio dei kip in loco …. cambio onesto. Arrivo a Nam dopo 8/9 ore di bus con soste brevi, si giunge alla stazione bus che è oramai buio, dista quasi 8 km dal centro città, servizio tuk tuk inesistente, bisogna pagare 100 kip (tanto per quei luoghi) per un bus taxi. Eravamo solo noi. Autista scorbutico… unico in tutto il Laos. Gesthouse non ottima, nonostante la recensione di AGODA, il giorno dopo si cambia, molto meglio! Cena al night market, simpatica l’atmosfera.
La mattina, dopo colazione, si va all’agenzia Hiker per prenotare i 3 GG di trekking per il giorno successivo. La tariffa per due persone è di 125 € a testa (1 GG pernottamento all’aperto e il secondo pernotto nel villaggio… pasti compresi). Facciamo scrivere su di una lavagna, posta fuori dell’agenzia, che ci siamo prenotati: qualcuno leggerà la nostra info e può darsi che si aggrega… per dividere le spese. Risultato ottenuto: nel tardo pomeriggio si aggrega un altro viaggiatore, tra l’altro italiano, anche se vive ad Hanoi (Giorgio). Ottimo compagno di viaggio, ben allenato e molto cordiale. Sconto trekking… si divide per tre. Da una ricerca fatta anticipatamente l’agenzia scelta è una di quelle corrette, che realmente divide, i profitti dell’attività, con le popolazioni delle tribù locali.Affitto uno scooter per “occupare” la giornata con un giro nei dintorni: prezzo 50 kip … basta lasciare il passaporto. Niente casco, ma si va proprio piano. Al rientro a Nam massaggio (5 euro).
La mattina, dopo colazione, appuntamento in agenzia e con due guide, dopo acquisti (pochi) effettuati al mercato, si effettua un trasfert di 1 ora e lì s’inizia: ci consegnano 2 bottiglie d’acqua da 1.5 LT e un sacco a pelo. Bisogna risistemare lo zaino e il peso è naturalmente aumentato, ma siamo sempre nei 6 kg. Dopo il primo breve tratto, attraverso distese di campi di riso, con una moltitudine di colori che vanno dal giallo al verde, con tutte le possibili sfumature, si visita un villaggio etnico, foto e poi s’inizia a salire. Quasi ci si arrampica… impegnativo! È molto umido, il percorso e pieno d’insidie e ci sono le sanguisughe che si attaccano alle gambe ed entrano dentro le calze. Nulla d’impossibile ma bisogna staccarle per evitare una trasfusione non voluta, perlomeno non sono urticanti. Passano con estrema facilità attraverso le calze, ma fortunatamente sono sensibili al repellente, basta impregnare le scarpe e le calze di Autan.
Soste e ripartenze continue… bisogna essere ben allenati, anche le guide vengono “attaccate” da insetti e sanguisughe… a parziale consolazione! Si attraversano dei guadi e a volte ci si bagna, sulla scelta delle scarpe in definitiva credo che le scarpe Trabuco dell’Asics hanno svolto un buon lavoro. Hanno molto grip e si asciugano subito. Mi aiuto con un bastone preparato ad hoc dalla guida (He). Una svolta, molto meglio. Break per il pranzo. Meglio stare leggeri, le fatiche non sono finite. Pantalone corto tecnico e idem per la maglia… si suda alla grande ma ci si asciuga subito. No cotone! La guida parla solo inglese e con uno slang orientale, ma il 50% si capisce. L’altra guida non parla inglese ma fa da interprete a He che invece non parla la lingua (dialetto) delle tribù locali! Alle 17.00 si giunge, nel bel mezzo della foresta, vicino a un fiumiciattolo, c’è una capanna… open… di bamboo, sarà il nostro letto; coperto da foglie di banano appena tagliate, faranno da tetto e da stuoia. Accendono il fuoco e iniziano a cucinare, verdure, pollo. Il riso è già pronto, comprato al mercato! Mettono ad affumicare della carne a una certa distanza dal fuoco… occorrerà tutta la notte per completare la cottura! Ottima la cena, saporita e gustosa servita naturalmente su piatto… foglia … di banano. Si mangia con le mani e ci si lava nel fiume. È buio ma sono solo le 18.00. Ci s’intrattiene un pò ma forse un liquorino era meglio portarlo! Notte lunga, lunghissima. Non fa mai giorno e il giaciglio non è proprio comodissimo. Abbiamo però le zanzariere (anche le guide). Molte falene, suoni intensi e per fortuna c’è una splendida luna piena a farci compagnia. Alle 06.00 in piedi, colazione, bagagli pronti e si riparte… idem come il primo giorno ma il percorso è più duro. Si scala e si discendono pendii molto ripidi e scivolosi, pausa pranzo su di un belvedere e finalmente nel tardo pomeriggio… il villaggio.
Bagno nel fiume. Che ristoro! Ci si cambia e poi si fa un giro nel villaggio per scattare delle foto. Visita al bar (una piccola capanna di bamboo al centro del villaggio). Offriamo da bere ai pochi avventori che ricambiano con un “giro” di alcool locale simile alla nostra grappa, ma più dolce. Cena in una casa del villaggio insieme con la famiglia che ci ha ospitato. Si mangia per terra, su di una stuoia. Naturalmente con le mani. Gente cordiale. Ci offrono dell’alcool fatto in casa, non sono grossi bevitori, dopo un po’ sono già… allegri. Si va a dormire, questa volta al chiuso e con un materasso leggero, ma rispetto al bamboo, sembra soffice. La serata si conclude ammirando il fiume che sornione scorre di fianco alla nostra suite. C’è un bagno e una doccia, quindi i confort abbondano.
La mattina sveglia, colazione e partenza. La guida ci informa che oggi l’itinerario sarà di media difficoltà (sempre per loro!): è la giusta scelta dopo due giorni di arrampicate e discese ripide e insidiose. Non abbiamo nessun affaticamento fisico… siamo ben allenati ma l’umidità e le insidie del terreno (sempre attenti alle sanguisughe che non ci lasciano tregua) fanno la differenza, soprattutto dopo che Giorgio (il nostro compagno di trekking), il giorno prima era leggermente attardato, dietro di noi, aveva incrociato sulla sua strada un grosso serpente, nero, lungo un paio di metri. La guida però lo aveva subito rassicurato che il morso non era mortale… portava solo a gangrena della parte … meno male! A parziale conforto oggi anche le guide sudano, sono sempre punti, anche loro, dagli insetti e “attaccati” dai leeches (sanguisughe) come noi! A pranzo finalmente mangiamo la carne affumicata il primo giorno, del cuore di bamboo … buonissimo, e del ratan. Durante la sosta, con un macete, la guida apre un paio di canne di bamboo, abbastanza grandi e trova all’interno, con sua enorme soddisfazione, dei vermi biancastri (catarpillar) che conserva gelosamente in un contenitore sempre di bamboo creato all’occorrenza. Per poterli assaggiare dovrò aspettare altre situazioni. Costano abbastanza caro e per loro è un piatto molto prelibato e ricco di proteine! Si cammina ancora per un paio di ore attraverso una vegetazione meno fitta fino ad arrivare alla strada asfaltata dove prendiamo un tuk tuk, fine del trekking.
Il terzo giorno siamo su di un percorso per loro intermedio, ma per noi comuni mortali, sempre complicato. Concludiamo questa piccola avventura felici e soddisfatti. Nota: la prima guida, di nome He, indossava un paio di scarpe… tipo mocassino leggero. L’altra guida (quello che non parlava inglese ma solo il dialetto locale) calzava un paio d’infradito, di quelli dozzinali, che gli sono rimasti incollati ai piedi, per tutto il percorso dei tre giorni, senza mai una scivolata e una difficoltà. Con le stesse noi cadiamo anche su un pavimento un pò umido …. i misteri della giungla. Rientro a Nam, massaggio e cena. Il giorno dopo Giorgio in moto raggiunge Luang Prabang, io e Marzia riprendiamo lo scooter per completare la visita intorno a Nam Tha: altri villaggi etnici, cascate e scenari naturalistici unici, visita ai templi e naturalmente … foto per immortalare simili scenari. Acquisto del biglietto del bus in un’agenzia (costa solo un euro in più), per avere compreso il trasfert per la stazione e all’indomani si viaggia verso Luang Prabang. Le solite 9 ore di viaggio con due step: si arriva nel tardo pomeriggio e quindi meglio prenotare una gesthouse in anticipo! Ottima sistemazione (qui il livello di confort è più alto), rincontriamo Giorgio ed insieme prenotiamo una giornata di trekking per visitare altri villaggi nei dintorni e una cascata abbastanza grande. Solito sistema per cercare di dividere le spese ed anche questa volta va bene: si aggregano due ragazze inglesi … spesa divisa per cinque. Rientro nel pomeriggio, shopping sulla via principale (centinaia di bancarelle) e in serata barbecue sul lungo fiume a prezzi irrisori.
Al mattino ci passano a prendere in albergo, un’ora di trasfert su una strada sterrata e all’arrivo consegna delle immancabili bottiglie di acqua; questo trekking è decisamente soft, rispetto a quello effettuato sulle montagne, i dislivelli ci sono ma sono molto easy. Si attraversano campi di riso, sottoboschi e piccoli guadi; i villaggi sono più open (altre latitudini!) ma nel complesso bella giornata all’aria aperta e la possibilità di scattare molte foto.
Visita alle cascate: forse sono un po’ troppo turistiche, decine e decine di giapponesi tutti armati di potenti zoom e super attrezzati, ma la location è molto gradevole. Relax. Ultima sera a Luang Prabang, cena e commiato da Giorgio … ci rivedremo presto per altri viaggi … ottimo compagno di viaggio. Lui proseguirà verso il nord est per rientrare in Vietnam, io e Marzia prendiamo il battello per risalire il Mekong fino al confine (Huay Xai). Biglietto acquistato sempre in agenzia.. con il solito euro in più biglietto più trasfert, questa volta per il porto fluviale che dista una decina di kilometri dal centro. Ho già effettuato altre volte questa tratta sul fiume negli anni, ma sempre discendendo il fiume, questa volta al contrario. Questa scelta si è rilevata la migliore: molto meno passeggeri, maggior spazio a bordo, possibilità di stendersi sulle poltrone per dormire, spostarsi da dritta a sinistra per scattare foto o ripararsi del sole. Quasi tutti discendono il fiume da Huay Xai verso Luang Prabang con il risultato di battelli affollati e la difficoltà di scegliere posti sempre all’ombra: qui il sole non scherza (scelto un posto … rimane quello! I posti migliori sono quelli anteriori, meno rumori o puzza di nafta, i laotiani arrivano prima e scelgono!).
Il clima sul battello è molto rilassato, si mangia un “mama cup” (zuppa di noodle) e si sorseggia birra. Il viaggio rispetto alla discesa dura un’oretta in più e si arriva a metà strada (Pak Beng) che è quasi buio. Si cena e si pernotta a poco prezzo. Facendo un giro per il villaggio assistiamo ad una veglia funebre: tutti gli abitanti sono presenti … un centinaio di persone, sotto un tendone, seduti sgranocchiano noccioline, bevono e giocano a carte; il defunto, nella sua cassa, al centro di una stanza… è in bella vista. Inizialmente l’avevo scambiata per una cerimonia nuziale… ma poi!
Al mattino dopo colazione si riparte: il paesaggio cambia e in prossimità del confine con la Thailandia si aprono enormi distese di piantagioni di banane, nelle ultime due ore di viaggio il Mekong fa da confine naturale e quindi a dritta il Laos con i suoi scenari e a sinistra la più moderna ed attrezzata Thailandia. Si giunge a destinazione (Huay Xai) che sta per sopraggiungere il buio, cercare di attraversare il confine cercando un bus o altro è fatica inutile, meglio pernottare e al mattino, con tutta calma, effettuare il passaggio. Altri viaggiatori, come noi sul battello, hanno scelto altre soluzioni, ma il giorno dopo li abbiamo tutti rincontrati e superati; noi dopo una ottima cena, in un ristorante sul fiume, allietati da un gruppo musicale locale (eravamo gli unici due turisti!), abbiamo dormito in un ottimo albergo in centro e da lì, al mattino, con un taxi abbiamo raggiunto la stazione dei bus. Stesso internatiol bus, come all’andata e in meno di quattro ore, disbrigate le formalità doganali (questa volta al confine bisogna scendere tutti i bagagli), eravamo al teminal bus n.2 di Chiang Rai. Sempre su Agoda avevamo prenotato un albergo in offerta. Ottimo! Piscina e area wellness, trasfert gratuito per l’aeroporto, colazione e tutti i conforts … a questi prezzi si può esagerare (35 euro in due).
Visita al market per gli ultimi acquisti, massaggio (8 euro) cena e a nanna dopo una passeggiata romantica. Al mattino colazione e visita alla città, relax completo. E’ l’ultimo giorno. I ristorantini e i bar intorno alla nuova torre dell’orologio sono veramente gradevoli. Ben arredati e con personale gentile e cordiale. Alle 16.00 visita al market che si crea quasi spontaneamente intorno alla vecchia torre dell’orologio. Bisogna assaggiare di tutto… imperdibili sapori. I vero street food. Per concludere, massaggio con olio caldo in un centro massaggio modello spa (10 euro). Sapere di aver terminato il viaggio mette un po’ di malinconia, meglio non rivedere subito le foto, ci sarà tempo più tardi.
Raccontare un viaggio è sempre difficile, questo in particolar modo. E dire che ho già visitato quasi cento paesi nel mondo ed in alcuni sono stato diverse e diverse volte; il Laos ha un “sapore” particolare. Ci sono ancora delle realtà che purtroppo sono scomparsi in altri paesi. Non perdete tempo, i cambiamenti sono sempre irreversibili.