Il west USA
INFORMAZIONI UTILI
Durata del viaggio: 20 giorni Periodo: dal 2 al 22 agosto 2008 6 persone
Indice dei contenuti
MEZZI DI TRASPORTO
Volo: US Airways Milano Malpensa – Philadelphia – San Francisco (un po’ più di 1000 euro a testa) Per spostamenti interni: noleggio auto
ITINERARIO
San Francisco – Sausalito – Monterey – Big Sur – San Luis Obispo – Santa Barbara – Los Angeles – Santa Monica – Joshua Tree– Route 66 – Grand Canyon – Lake Powell – Monument Valley – The Arches – Bryce Canyon – Las Vegas – Death Valley – Sequoia – Yosemite – Gold Country – Wine Country – San Francisco
PERNOTTAMENTO
Abbiamo prenotato prima di partire solamente gli hotel nelle grandi città: San Francisco, LA – Santa Monica e Las Vegas. Abbiamo spesso pernottato in motel di catene quali Super8 e Days Inn che abbiamo sempre trovato economici, puliti e confortevoli. Inizialmente li cercavamo sul momento, poi abbiamo iniziato a prenotare da un giorno all’altro,. In quanto abbiamo trovato alcune difficoltà nei luoghi di maggiore interesse, quali il Grand Canyon e la Monument Valley, perché non dispongono di moltissime strutture per dormire. A volte non è stato semplice trovare 3 camere libere.
PASTI
La cucina statunitense che abbiamo provato durante questo viaggio non ci è parsa molto varia. Forse questo perché abbiamo sempre cenato in posti non troppo raffinati. A volte, per cambiare un po’, abbiamo cenato in ristoranti etnici, che non mancano. Per convinzione personale tendiamo ad evitare i ristoranti italiani, che comunque sono molto diffusi, in particolare nelle grandi città. La spesa per i pasti non è mai stata molto elevata. Ci ha aiutato anche il cambio che all’epoca era molto favorevole.
RACCONTO DI VIAGGIO
GIORNO 1 Sabato 2 Agosto 2008 – Milano – Philadelphia – San Francisco
Finalmente si parte per il tanto sospirato viaggio in America. Io, Francesco e due coppie di amici partiremo verso le 10 dall’aeroporto di Milano Malpensa. Abbiamo tutti la maglietta uguale, con raffigurati gli Stati Uniti e intorno dei personaggi, in stile South Park, che rappresentano ognuno di noi. Siamo bellissimi e tutti quelli che ci incontrano ci guardano stupiti. Verso le 15:30, ora locale, arriviamo a Philadelphia, dove dobbiamo fare tutte le pratiche per l’immigrazione negli Stati Uniti. Anche i poliziotti americani, dopo quelli Italiani, sono molto divertiti alla vista delle nostre magliette. Facciamo uno spuntino di sushi, prima di salire sul prossimo aereo. Non avevo realizzato che da qui a San Francisco dovremo volare altre sei ore e siamo già un po’ stanchi. Dormiamo quasi per tutto il tempo del volo, ad un certo punto sorvoliamo un Canyon. Chissà se è il proprio Grand Canyon che vedremo tra qualche giorno. Arriviamo a San Francisco all’”Hotel Vintage Court”. Siamo distrutti, sono passate quasi ventiquattro ore da quando siamo partiti e quando arriviamo a San Francisco è circa l’ora di cena. Vorrei tanto andare a dormire, ma decidiamo di sforzarci di uscire, per entrare subito in confidenza col nuovo fuso orario. Arriviamo a piedi fino al Fisherman’s Warf, dove cerchiamo un posto per cenare. Purtroppo, avendo molta fame, facendo un gran freddo ed essendoci il vento, ci infiliamo nel primo ristorante di pesce che troviamo, che purtroppo è un ristorante italiano. Nessuno di noi ama andare nei ristoranti italiani all’estero, è contro la nostra idea di vacanza e di conoscenza della cultura locale, ma a San Francisco è difficile trovare un ristorante non italiano. Alla fine va comunque bene perché evitiamo i piatti italiani e mangiamo del buon pesce. Peccato per il padrone, un po’ invadente, che appena ha capito che eravamo italiani ha voluto tediarci con la sua storia di emigrante arricchito.
GIORNO 2 Domenica 3 Agosto 2008 – San Francisco
La mattina inizia in modo stranissimo. Mentre ci facciamo la doccia inizia a suonare l’allarme antincendio della nostra camera, forse a causa del vapore. Scendiamo nella hall dell’hotel dove consumiamo la colazione, in piedi: caffè, succo di frutta e mini-muffins buonissimi. Partiamo quindi alla scoperta della città, su e giù per le sue ripide strade.
Iniziamo da Nob Hill dove visitiamo la Grace Cathedral, quindi arriviamo a Lombard Street, una via in salita famosa per gli stretti tornanti, decorata da ortensie. Camminando vediamo le case tipiche di San Francisco. Sono tutte di legno e se da lontano sembrano belle, guardandole da vicino si può notare che, in generale, sono molto poco curate. Scendiamo quindi verso il porto. Si vede in lontananza il Golden Gate, in parte nascosto dalla nebbia, e l’isola di Alcatraz. Arriviamo sul mare, al Fisherman’s Wharf, dove troviamo un grande negozio di caramelle. Non riusciamo a resistere e compriamo tantissime caramelle taffy di ogni gusto e colore. Raggiungiamo quindi la zona più turistica della città: il Pier 39, sede di numerosi negozi e locali. Io e la mia amica ci compriamo delle meravigliose mele ricoperte di cioccolato. Vediamo una colonia di leoni marini che si riposano sul molo. Proseguiamo quindi verso North Beach, la zona italiana, la stessa che abbiamo visto ieri sera mentre cercavamo un ristorante per la cena. Entriamo nella Saints Peter and Paul Chuch, dove stanno celebrando la messa in Italiano. Arriviamo quindi alla libreria City Lights Book Store e al vicino caffè Vesuvio, famoso per essere stato frequentato dagli scrittori della Beat Generation. Lì vicino si trova il quartiere di Chinatown. Come in tutte le Chinatown, che ho visitato finora in varie città, mi colpisce il grande disordine che regna e lo sporco. Ci fermiamo a pranzare in un ristorante cinese, sperando che sia un po’ meglio di quelli che sono in Italia, ma purtroppo constatiamo che i piatti sono simili. Non mi piace molto. Dopo pranzo ci avviciniamo alla zona commerciale. Visitiamo la Sony, e poi il Levi’s Store. Poi vediamo un grandissimo negozio di cose per la casa e uno di scarpe. Oggi abbiamo camminato tantissimo, ma purtroppo visto molte meno cose di ciò che speravo. Torniamo in hotel dove ci riposiamo un po’, poi usciamo per cena. Per trovare un ristorante facciamo un giro un po’ strano, che ci porta a passare nella zona degli uffici e delle banche. E’ una zona un po’ buia, non ci piace tanto, quindi appena riusciamo ci riportiamo sulle vie conosciute. Arriviamo al Pier 39 dove però, essendo già le 22, molti ristoranti stanno chiudendo. Così scegliamo un locale consigliatoci dal receptionist dell’hotel, che si trova al Pier 43: “Scoma’s”. Mangiamo del pesce ottimo, io assaggio l’halibut, un pesce dell’Alaska.
GIORNO 3 Lunedì 4 Agosto 2008 – San Francisco – Sausalito
Oggi vogliamo andare a Sausalito, attraversando il Golden Gate. Andiamo con il Cable Car nei pressi del Fisherman’s Wharf, dove decidiamo di affittare le bici. Il percorso per arrivare a Sausalito è abbastanza lungo, ma farlo in bici è anche più emozionante. Passando da Marina, una zona residenziale della città, arriviamo al Golden Gate. Lo attraversiamo, poi lungo una discesa con molte curve raggiungiamo Sausalito. La cosa incredibile è che a Sausalito c’è il sole e fa quasi caldo, mentre guardando verso San Francisco si vede la nebbia che avvolge la città. Facciamo una passeggiata lungo il mare, mangiamo un panino in un bar e ritorniamo indietro. Il ritorno è molto più faticoso dell’andata, infatti per un lungo tratto camminiamo portando la bici. Dopo aver restituito le bici torniamo in hotel a darci una rinfrescata quindi usciamo nuovamente per vedere qualche negozio. Visitiamo un centro commerciale labirintico. Usciamo quindi per la cena. Scegliamo un locale nei pressi dell’albergo, “Sam’s Grill”. E’ molto strano, organizzato in tanti scomparti simili a quelli dei vecchi treni, separati da divisori di legno. Ogni tavolo si trova in un diverso scomparto. Sembra di essere in un film di mafiosi. Anche stasera mangiamo dell’ottimo pesce, in particolare assaggio un pesce, che non conoscevo, chiamato petrale: una specie di sogliola. Dopo cena, a causa del freddo, torniamo subito in albergo. Il nostro hotel è molto carino, escludendo il problema dell’allarme che suona ogni volta che facciamo la doccia. Nella zona della reception ci sono due divani comodissimi e un caminetto, in cui arde della legna finta, dato che si intravede il tubo del gas. Ci sono scaffali pieni di vino e ogni sera vengono organizzate degustazioni, a cui purtroppo non riusciamo mai a partecipare. Su un mobile c’è una piramide di mele a disposizione degli ospiti. La colazione viene servita lì, dove c’è solo un altro tavolo con quattro sedie. Da due mattine qui incontriamo una coppia di persone, che avranno l’età dei miei genitori, lei italiana e lui credo americano. Sono molto simpatici e ogni giorno ci scambiamo consigli sulla città.
GIORNO 4 Martedì 5 Agosto 2008 – San Francisco – Monterey – Big Sur
Oggi lasceremo San Francisco. Dopo aver fatto il check-out e aver depositato le valige, prendiamo due taxi e andiamo al Golden Gate Park, dove visitiamo il Japanese Tea Garden e il Botanic Garden, dove vediamo moltissimi scoiattoli. Torniamo quindi in hotel a prendere i bagagli e ci dirigiamo alla Hertz, che si trova all’interno del “Marriott Hotel”, dove prenderemo la macchina. Arriviamo verso le 11 ma ci mandano via, dato che la prenotazione è per le 12. Allora posiamo le valige al “Marriott” e ne approfittiamo per fare un giro. Purtroppo ci sono dei problemi con la consegna della macchina, così attendiamo nella lobby dell’hotel fino oltre le 13, finché finalmente arriva la Kia Sedona, una grande monovolume bianca che ci accompagnerà per il resto del viaggio. Riusciamo a fatica a caricare tutte le nostre valige, incastrandole, e partiamo in direzione sud. La macchina è grande, a me e alla mia amica che siamo sedute in ultima fila sembra di essere lontanissime dai nostri mariti seduti davanti. Mangiucchiamo in continuazione patatine e biscotti.
Facciamo una prima tappa a Monterey, dove visitiamo il Fisherman’s Wharf. La zona del porto è molto carina, con tanti piccoli bar e negozi. Anche lì vediamo dei leoni marini e delle otarie. Pensavamo però che ci fosse molto più da vedere in questa città, forse dovremmo visitare meglio il centro e la baia, ma dobbiamo proseguire, dato che vorremmo arrivare a San Luis Obispo. Percorriamo tutta la strada costiera, chiamata Big Sur, dove ammiriamo panorami mozzafiato. Ci sono scogliere che ricordano quelle dell’Irlanda, anche se in versione più estesa. Ci fermiamo spesso per fare delle foto. Ad un certo punto, essendo la meta ancora lontana, decidiamo di cercare un paese per fermarci lì a dormire, purtroppo però lungo la via incontriamo pochissimi paesi, tra cui alcune che ci paiono città fantasma, come Lucia e Gorda, dove non si vede neanche una casa. Giungiamo finalmente a Ragged Point, dove c’è un Inn e un ristorante. Purtroppo hanno solo due camere, perciò decidiamo di fermarci a cenare e poi proseguire alla ricerca di un posto dove passare la notte. Mentre ceniamo giunge l’ora del tramonto, che da quel luogo ci appare davvero spettacolare. Dopo cena ripartiamo e arriviamo a San Simeon, dove nel giro di pochi metri ci sono molti Motel. Prendiamo tre camere al “Quality Inn”, che ci sembra molto accogliente. Domani cercheremo di arrivare a San Luis Obispo, il resto sarà una sorpresa.
GIORNO 5 Mercoledì 6 Agosto 2008 – San Simeon- Morro Bay – San Luis Obispo – Santa Barbara
Stamattina, a San Simeon, dopo esserci svegliati e aver fatto colazione nel motel, vicino alla piscina e intorno al fuoco, ci spostiamo nella spiaggia che si trova proprio di fronte, al di là della strada. Guardiamo dei ragazzi che fanno surf e ad un certo punto spuntano dall’oceano i delfini. Ripartiamo in direzione sud e ci fermiamo a Morro Bay. Il porto non è bello, trovandosi proprio di fronte ad una centrale e alle sue ciminiere. La particolarità di questo luogo è un enorme masso di origine vulcanica situato nell’oceano, collegato alla riva solo da una striscia di sabbia. Passeggiamo sulla spiaggia dove vediamo scoiattoli, raccogliamo conchiglie e incontriamo altri surfisti. Ripartiamo quindi per San Luis Obispo. E’ una cittadina abbastanza piccola, ma carina. C’è una via centrale con molti negozi e la chiesa della Mission San Luis Obispo de Tolosa. Ci fermiamo a pranzare in un bar dove mangiamo dei panini untissimi di burro e dove assistiamo all’arresto di un giovane, forse ubriaco, che sta importunando alcune persone. I poliziotti entrano dal retro, con la scusa del caffè e dopo un po’ riescono a farlo uscire e ad ammanettarlo. Prima di lasciare la città ci fermiamo qualche minuto in un negozio di chitarre. Proseguiamo in direzione Santa Barbara. Lungo la strada vediamo vigne, ulivi e case molto belle. Arrivati a Santa Barbara fatichiamo a trovare un motel che non sia troppo caro e finalmente troviamo tre camere al “Fiesta Inn”, che è un po’ lontano dal mare, brutto e anche un po’ sporco, ma ci accontentiamo. Usciamo per la cena e dopo aver girato un po’ scegliamo un ristorante messicano. Dopo cena facciamo una passeggiata sul molo, dove ci colpiscono dei cartelli di divieto che impediscono di andare sul molo con lo skateboard o coi tacchi.
GIORNO 6 Giovedì 7 Agosto 2008 – Santa Barbara – Los Angeles
Facciamo colazione nella strettissima lobby del motel, dove ognuno può prepararsi i waffel. Torniamo al molo di Santa Barbara e facciamo una passeggiata sulla spiaggia. Tornando alla macchina incontriamo un fricchettone con un pullmino decorato da pupazzetti di ogni sorta. Andiamo a visitare la Missione Santa Barbara, quindi ripartiamo alla volta di Los Angeles. Arriviamo su dei viali enormi. Questa città si presenta subito molto diversa da San Francisco. Visitiamo Rodeo Drive, dove ammiriamo nelle vetrine oggetti carissimi. Lì vicino si trova anche l’hotel del film “Pretty Woman”. Siccome non è molto lontano Francesco decide di andare al Guitar Center. Io lo accompagno mentre gli altri fanno un giro. Francesco compra la chitarra che ci porteremo dietro per tutto il resto del viaggio. Arriviamo quindi nell’hotel di Santa Monica dove dormiremo. E’ tutto rosa. Dopo aver posato i bagagli ripartiamo subito per vedere la città. Facciamo una lunga passeggiata a piedi nudi sulla spiaggia, che è immensa, proprio come si vede nei film. Vediamo anche le mitiche postazioni dei bagnini. Passeggiamo sul molo, dove si trovano il luna park e altre attrazioni, quindi ci spostiamo nella via principale di Santa Monica, dove scegliamo di cenare in un ristorante argentino. Dopo cena facciamo un giro in macchina nelle zone di Beverly Hills e di Bel Air, dove ci sono tantissime ville. Abbiamo un po’ di paura perché c’è pieno di cartelli che avvertono che ci sono dei guardiani per tutta la zona, che possono controllare le persone che passano. Per fortuna non ci ferma nessuno.
GIORNO 7 Venerdì 8 Agosto 2008 – Hollywood – Universal Studios
Stamattina ci separiamo dagli altri che hanno deciso di fare un giro differente. Gli lasciamo la macchina e ci facciamo suggerire dal receptionist dell’hotel come raggiungere gli Universal Studios coi mezzi pubblici. Il percorso è abbastanza lungo. Facciamo una tappa in Hollywood Boulevard, dove passeggiamo su buona parte della Walk of Fame, dove si trovano le stelle coi nomi dei personaggi del cinema, della musica e della tv. Quindi raggiungiamo il Chinese Theatre, dove ci sono le impronte dei vari attori. Da lì riusciamo a vedere in lontananza la scritta Hollywood sulla collina. Prendiamo quindi la metro che ci porta direttamente agli Studios. Quando entriamo rimaniamo un po’ spaesati, non sapendo da dove iniziare il giro. Notiamo subito che sono divisi in piccole zone a tema, tipo quella londinese, quella italiana, quella messicana, la piazzetta francese. Andiamo subito a vedere Shrek al cinema 4D, che è divertentissimo, grazie agli effetti speciali. Ad esempio quando ciuchino starnutisce arrivano spruzzi d’acqua in faccia, o quando sullo schermo si vedono i ragni delle strisce di plastica ci solleticano i piedi. Facciamo quindi il tour degli Studios su un trenino che ci porta a vedere vari set cinematografici, attuali o ricostruiti. Ad esempio dove stanno girando “Desperate Housewives”. Andiamo quindi a “Fear Factor” pensando sia un’attrazione, invece ci troviamo dentro ad un programma televisivo, in cui i concorrenti si sfidano attraverso prove particolari, toccando e mangiando animali schifosi. Dopo quest’orribile esperienza scendiamo nella parte inferiore del parco dove assistiamo ad uno spettacolo in cui vengono spiegati i vari effetti speciali, bello e divertente. Proviamo poi l’attrazione “The Mummy”, che non è altro che una montagna russa al chiuso, velocissima, con accelerazioni paurose. Torniamo al livello superiore e visitiamo la casa degli orrori, dove, quando un figurante spunta da un angolo buio, lancio un grido disumano. Andiamo quindi a vedere lo spettacolo di Waterworld, che però non è niente di speciale. Oggi avremmo voluto andare ancora a vedere il centro di Los Angeles, ma siccome gli altri nel frattempo sono arrivati agli Studios abbiamo deciso di aspettarli. Nel frattempo siamo tornati al livello inferiore dove abbiamo fatto “Jurassic Park”, una specie di montagna russa in acqua dove è impossibile non bagnarsi. Infatti alla fine del percorso siamo zuppi d’acqua. Purtroppo il sole sta tramontando quindi non credo che riuscirò ad asciugarmi. Ci incontriamo con gli altri e ceniamo al BBQ dei Flintstones. Quando lasciamo gli Studios raggiungiamo una zona panoramica sulle colline di Los Angeles, situata praticamente sotto la scritta Hollywood.
GIORNO 8 Sabato 9 Agosto 2008 – Joshua Tree National Park – Kingman
Prima di lasciare Santa Monica facciamo scorta di galloni d’acqua, percorriamo grandissime autostrade, e man mano che ci allontaniamo da Los Angeles il panorama diventa sempre più desertico. Vediamo stuoli infiniti di mulini per l’energia eolica. Lungo la strada ci fermiamo in una stazione di servizio dove compriamo un frigo usa e getta, praticamente un bidone di polistirolo, da tenere in auto e da riempire di ghiaccio, per trasportare al fresco l’acqua. Arriviamo al Joshua Tree National Park, famoso per aver ispirato il titolo di uno dei più bei dischi degli U2. Facciamo una breve escursione tra le formazioni rocciose e gli alberi di Yucca. Mi ricorda molto le rocce che ho visto nel deserto australiano, ma dorate invece che rosse. Dopo aver lasciato il parco percorriamo una lunghissima strada nel deserto, in mezzo al nulla. Ci fermiamo a Needles dove, in mezzo ad un incrocio, c’è un chiosco dove vendono le granite, che non sono altro che grosse palle di neve imbevute di sciroppo. Percorrendo la Route 66 arriviamo a Kingman, dove troviamo le stanze al “Days Inn”. La città appare un po’ decadente, ma è proprio ciò che ci aspettiamo dalle città attraversate da questa mitica strada. Ci sono alcuni motel e pochissimi locali. Ceniamo in un saloon, “Dambar Steakhouse”. E’ molto carino, ci sono i divani in pelle rossa, le tovaglie a mucca, i tavoli da biliardo e il juke box. Mangio un’ottima e gigantesca bistecca, e un dolce buonissimo, ma pesantissimo: il brownie col gelato.
GIORNO 9 Domenica 10 Agosto 2008 – Kingman – Hackberry – Williams – Grand Canyon National Park
Stamattina, dopo il caffè nel motel, facciamo un giro per la città di Kingman, o almeno, nella parte di città affacciata sulla strada. Dopo qualche foto davanti alla locomotiva posizionata all’ingresso della città ci concediamo una seconda e più sostanziosa colazione da “Mr. D’z”, un diner carinissimo, in stile anni 50, che sembra uscito da “Happy Days”. Gli altri prendono uova e bacon, mentre io i pancakes. Ci rimettiamo in macchina e, uscendo da Kingman, vediamo esposta, vicino alla stazione della polizia, una vecchia auto della polizia, identica allo sceriffo del cartone animato “Cars”. Riprendiamo il viaggio sulla Route 66. Ci fermiamo a Hackberry dove cerchiamo un villaggio di cui abbiamo letto su una guida. Troviamo però solo una serie di case sparse lungo una strada sterrata, ma non è quello che cerchiamo. Ritorniamo sulla strada principale e troviamo una vecchia stazione di servizio, convertita in negozio di cimeli della Route 66. Anche se certamente è un negozio ricostruito apposta per i turisti è comunque molto carino e caratteristico. Fuori sono parcheggiati vecchi furgoncini, anche questi simili a ciò che si vede nei film. Mentre facciamo un giro all’esterno uno dei nostri amici si imbatte in un serpente a sonagli. Compriamo solamente una targa di metallo, con lo stemma della Route 66.
Ci fermiamo a Williams, altra città storica attraversata da questa famosa strada. Ci appare molto più turistica rispetto alle altre appena visitate. E’ piena di negozi che vendono qualunque cosa e danno un po’ l’impressione di disordine. Arriviamo nei pressi del Grand Canyon, dove per prima cosa cerchiamo una sistemazione per la notte. A Tusayan, l’ultimo villaggio prima del parco, ci sono abbastanza pochi motel e sono tutti pieni. Dopo varie ricerche troviamo solamente due stanze, così ci dividiamo in camerate: ragazze e ragazzi. Posati i bagagli andiamo subito nel parco nazionale. Ci soffermiamo in vari punti panoramici e percorriamo un pezzo del Rim Trail. Ci fermiamo poi in un punto per vedere il cambiamento di colori al tramonto. Il panorama è spettacolare, emozionante, incredibile, difficile da descrivere a parole. Ceniamo in una steakhouse nei pressi del motel, con la solita bistecca. Francesco mangia il rattlesnake, il serpente a sonagli. E’ impanato e fritto, ne assaggio un pezzettino e non sembra male.
GIORNO 10 Lunedì 11 Agosto 2008 – Grand Canyon National Park – Lake Powell – Mexican Hat
Stamattina ritorniamo al Grand Canyon. Ci sembra anche più bello di ieri sera. Da dove lo osserviamo oggi riusciamo a scorgere in lontananza il fiume Colorado. Proseguiamo poi verso il Lake Powell. Arriviamo nei pressi della diga di Page e ci troviamo davanti ad un paesaggio spettacolare: un lago di un azzurro acceso in mezzo a rocce rosse stratificate. Gli altri non esitano a spogliarsi e a buttarsi nel lago, i ragazzi in mutande e le ragazze in pantaloncini. Io mi limito a bagnarmi i piedi. L’acqua è tiepida, il paesaggio davvero stupendo, sembra di essere su Marte. Ripartiamo quindi in direzione Monument Valley. L’ultimo paese prima della Monument Valley è Kayenta. Cerchiamo posto per dormire, ma non troviamo niente. Telefoniamo a vari hotel del villaggio successivo, Mexican Hat, che si trova comunque ad una quarantina di miglia, oltre la valle. Anche lì è quasi tutto pieno. Troviamo solamente una camera per quattro e la fermiamo, sperando poi, giunti sul posto, di trovare qualcos’altro. Passiamo nei pressi della Monument Valley dove chiediamo se è possibile prenotare una visita guidata per domani. Ci dicono di tornare domani mattina alle 8:30. Siamo nella riserva Navajo e dobbiamo mettere l’orologio un’ora avanti. Quando arriviamo a Mexican Hat vediamo che è un paese anche più piccolo del precedente. Ci sono pochissimi hotel, gli stessi a cui abbiamo già telefonato. Andiamo a posare le valige nel motel dove abbiamo fermato la camera, con l’idea di andare a cercarne un’altra nel paese successivo, ma la signora del motel, una nativa americana, si impietosisce e ci dice che due di noi possono dormire nella stanza della figlia. La stanza da quattro è una specie di topaia, dove vediamo parecchi insetti. Dopo esserci sistemati andiamo a piedi a mangiare in un ristorante lì vicino. Io assaggio il Taco Navajo, una specie di focaccia di pane fritto coperta di chili e di insalata, per niente buona. Mi rifaccio poi con un’ottima cherry pie.
GIORNO 11 Martedì 12 Agosto 2008 – Monument Valley – Moab
Stamattina ci siamo alzati prestissimo, anche a causa del bagno condiviso in sei. Arriviamo nella Monument Valley nel punto in cui partono le escursioni, cioè l’unico hotel della zona. Scegliamo di fare l’escursione che durerà tre ore e mezza e nell’attesa facciamo la solita abbondante colazione. Partiamo quindi per il tour, saliamo su una specie di pullmino, che a dire il vero pare più un carro coperto. Il pullmino percorre strade sterrate, facendo un sacco di scossoni e presto ci riempiamo di sabbia rossa. La nostra guida è un nativo americano. Periodicamente ci fermiamo e ci mostra varie formazioni rocciose, da quelle che compaiono in ogni film western, a quelle che ricordano varie forme umane e animali. Ci fa entrare in una capanna dove c’è un’anziana signora, anche lei nativa, che fila la lana e tesse un tappeto. Ci spiega che questa signora si chiama Susie Yazzie, ha 91 anni ed è comparsa in tantissimi film ambientati in quella zona. Allontanandoci dalla Monument Valley ci fermiamo da alcuni indiani che sul ciglio della strada vendono gioielli di turchese, si suppone realizzati da loro. Intraprendiamo quindi il viaggio in direzione Moab, durante il quale vediamo vari cambiamenti del paesaggio. Facciamo una sosta nella ridente cittadina di Salina, per bere qualcosa. Entriamo al “Mom’s Café”, dove però le cameriere fraintendono le nostre intenzioni e vogliono darci pranzo. Non appena capiscono che ciò che vogliamo è solo un milk shake o qualcosa del genere ci indirizzano gentilmente in un chiosco non lontano. Lì ci preparano dei milk shake che praticamente sono bicchieroni di gelato. Tornando alla macchina entriamo in un negozio di cose per cowboy, dall’abbigliamento, a tutto il necessario per i cavalli, comprese selle e fruste, costosissime. Un negozio davvero strano e interessante. Prima di lasciare la città entriamo nuovamente da “Mom’s” per andare in bagno. Osservandolo meglio noto che sembra proprio un locale da telefilm, con le cameriere in divisa verde e rosa, le foto di famiglia in stile anni ’80, e articoli, appesi alle pareti, che parlano proprio “Mom’s”. Probabilmente è un posto famoso.
Arriviamo a Moab abbastanza presto. Ci sistemiamo al motel “Super 8” che abbiamo prenotato ieri sera. Una coppia dei nostri amici si butta subito in piscina. Noi altri quattro, dopo una rapida doccia per toglierci di dosso la sabbia di cui siamo coperti da stamattina, decidiamo di uscire per fare un giro. L’idea è di fare la passeggiata suggerita dalla guida della mia amica, una “passeggiata romantica” sulle rive del Colorado. Ci accorgiamo tardi di aver sbagliato strada e per puro caso ci troviamo in un posto spettacolare: il Negro Bill Canyon. Si tratta di uno stretto sentiero che costeggia un ruscello, affluente del Colorado, in mezzo a boschi ed a bellissime rocce rosa. Ci sono cartelli che avvertono di non toccare assolutamente una pianta velenosa chiamata Poison Ivy, di cui è mostrata la foto. Dobbiamo fare molta attenzione a dove ci appoggiamo. E’ possibile raggiungere la fonte, ma ci fermiamo non appena bisogna attraversare il fiume, e io e la mia amica non abbiamo l’abbigliamento adatto. Ci siamo vestite per fare la passeggiata romantica, non per guadare il fiume. Così torniamo indietro, anche perché tra non molto sarà buio. Facciamo un giro a Moab, che praticamente è costituita da due vie, e poi la spesa per domani. Andiamo a prendere gli altri per andare a cena. Cerchiamo un locale segnalato dalle guide e, nonostante il centro sia microscopico, non lo troviamo. Scegliamo così un ristorante a caso, dove non mangiamo benissimo e dove il servizio è estremamente lento. Prima di andare a dormire cerchiamo un hotel per domani sera, quando ci avvicineremo al Bryce Canyon. Purtroppo non troviamo niente di abbastanza vicino e ci accontentiamo di un motel a un’ottantina di miglia.
GIORNO 12 Mercoledì 13 Agosto 2008 – The Arches National Park
Partiamo molto presto per l’escursione nel parco nazionale. Ci sono vari sentieri che è possibile percorrere, uno purtroppo è chiuso in quanto poco tempo fa un arco è crollato. Inizialmente percorriamo il Devil’s Garden Trail, dove riusciamo a vedere il Tunnel Arc, il Pine Tree Arch, che ha proprio un pino posto di fronte, e il Landscape Arc, un arco sottilissimo, che sembra potersi rompere da un momento all’altro. Lungo il sentiero, oltre agli archi, ci sono varie formazioni rocciose rosse, che sono o lisce, quasi a formare delle pareti, o sono specie di totem, che non si capisce come possano stare in piedi. Decidiamo quindi di intraprendere un altro sentiero, il Wolf Ranch Trail, che ci porterà al Delicate Arc. Il sentiero è molto più difficile del precedente, bisogna inerpicarsi su rocce in salita, all’apparenza abbastanza ripide, ma la roccia è così ruvida che non è troppo difficoltoso salire. Fa molto caldo, ma è un caldo secco che si sopporta. Il percorso è davvero emozionante, quando arriviamo in cima, lungo un sentiero naturale, subito dopo la parete compare una meraviglia della natura: il Delicate Arc, un enorme arco che sovrasta una specie di anfiteatro naturale. E’ impressionante, rimaniamo molto tempo ad ammirarlo. Ritorniamo a valle e ripartiamo. Arriviamo a Beaver, una cittadina sperduta dello Utah dove c’è qualche motel e quasi nient’altro. Mentre cerchiamo un ristorante non vediamo quasi nessuno in giro. Abbiamo letto che qui nei ristoranti non vengono servite bevande alcooliche. Ceniamo in un locale che da fuori sembra una tavola calda, ma dove mangiamo benissimo, un ottimo salmone ed una buonissima apple pie.
GIORNO 13 Giovedì 14 Agosto 2008 – Bryce Canyon – Las Vegas
Oggi è il compleanno di Francesco e anche quest’anno lo trascorrerà in un luogo meraviglioso. Ci alziamo prestissimo e partiamo per raggiungere il Bryce Canyon. Già visto dall’alto ci appare come uno spettacolo naturale: un insieme di pinnacoli dai colori vivaci, con predominanza di rosso e arancione e con zone bianche, inframmezzati da verdi pini. Percorriamo una combinazione di tre trail, camminando per quattro ore, su sentieri tutti in discesa e in salita. E’ estenuante ma meraviglioso. Camminando in mezzo ai pini non fa neanche troppo caldo, si trovano spesso delle zone d’ombra. Lasciano il Bryce Canyon ci fermiamo a Hatch, un piccolo paese che troviamo lungo la strada, per mangiare, dato che la lunga passeggiata ha fatto venire molta fame a tutti. Solo che aspettiamo un’ora prima che ci portino da mangiare, nel frattempo noi ragazze visitiamo un negozio di cianfrusaglie situato proprio di fronte al locale. Dopo miglia percorse in mezzo al deserto, non vedendo nulla, ecco spuntare Las Vegas. Arriviamo all’hotel “Stratosphere”, dove alloggeremo. Siamo arrivati abbastanza presto, considerando che abbiamo nuovamente cambiato fuso orario riguadagnando un’ora. Non appena scendiamo dall’auto ci rendiamo conto che fa caldissimo, tanto che sembra di soffocare. Il piano terra dell’hotel è come una piccola città, oltre ai tavoli da gioco e alle slot machines ci sono bar, ristoranti e negozi. La stanza è forse meno bella di quelle dei vari motel in cui abbiamo dormito negli ultimi giorni. Anche se siamo stanchissimi siamo pronti a partire alla scoperta di questa città, che mi appare subito davvero finta e squallida. Facciamo un giro per i vari hotel, partendo dal “Paris”, dove parcheggiamo la macchina. Ceniamo al “Rainforest” dentro l’”MGM”, dove periodicamente viene simulato un temporale. Vediamo poi il “New York”, l’”Excalibur” e il “Luxor”.
GIORNO 14 Venerdì 15 Agosto 2008 – Las Vegas
Oggi abbiamo deciso che sarà una giornata libera, dove ognuno farà cosa vorrà. Vorrebbe essere una giornata dedicata al riposo, dopo le camminate degli scorsi giorni e i parchi che dovremo ancora visitare nei prossimi.
Dopo aver dormito un po’ più del solito io e Francesco facciamo colazione nello “Starbucks” che si trova all’interno dello “Stratosphere”, facciamo un giro per l’hotel e poi partiamo a piedi per vedere meglio la città, sotto un caldo sempre più soffocante che fa contrasto con l’aria gelida che c’è dentro gli edifici. Percorriamo tutta la Strip fermandoci nei vari hotel: “Mirage”, “Venetian”, “Palazzo”, “Bellagio”, “Caesars Palace”, “MGM”, “Mandaly Bay”. Ritorniamo in albergo, sempre a piedi, verso le 18, devastati dai molti passi e dal caldo. Questa città non mi è piaciuta per niente, me la immaginavo più tipo una Disneyland per adulti, invece mi ha trasmesso molta tristezza. Forse non mi è piaciuto vedere molte persone sole che passavano ore ai tavoli o alle slot machine. Non so, non credo che avrò mai voglia di tornarci. Dopo esserci riposati un po’ in camera incontriamo due degli altri e con loro prendiamo l’ascensore che ci porta in cima alla torre dello “Stratosphere”, da cui riusciamo a vedere dall’alto tutta la città, in particolare la Strip tutta illuminata. Sopra l’hotel ci sono delle giostre paurosissime, che non abbiamo il coraggio di provare. Ci basta vedere, dall’alto della torre, le facce di chi le sta provando. Sempre insieme a loro andiamo a prendere il monorail che ci porta nel cuore della Strip. Vediamo il bellissimo spettacolo delle fontane danzanti del “Bellagio”. Lì ci raggiungono gli ultimi due amici e finalmente riusciamo ad andare a cena. Avremmo voluto mangiare al buffet del Bellagio, ma all’ora in cui arriviamo ormai è chiuso, così scegliamo un ristorante cinese sempre interno all’hotel.
GIORNO 15 Sabato 16 Agosto 2008 – Death Valley
Lasciamo la città e devo ammettere che non sono per nulla dispiaciuta. Attraverso strade desolate arriviamo alla Death Valley. Visitiamo Zabriskie Point, dove vediamo una distesa di rocce che paiono dune. Dopo una tappa al visitor center di Furnace Creek andiamo a Badwaters, un’immensa distesa di sale che si trova 85 m sotto il livello del mare. Qui fa davvero molto caldo. Prima di scendere dalla macchina bagniamo i cappellini, ma dopo pochi secondi sono di nuovo asciutti. Vediamo poi la Artist’s Palette, una zona con rocce di vari colori. Dopo un veloce pasto, con i panini che ci prepariamo con le cose comprate allo store di Furnace Creek, vorremmo visitare il Mosaic’s Canyon. Lì riusciamo a camminare pochissimo, perché il caldo è davvero infernale. Dopo pochi metri in mezzo alle rocce non ce la sentiamo di proseguire. Proseguiamo il viaggio passando nei pressi della Sierra Nevada e verso sera arriviamo a Isabella Lake, un paese di quattromila abitanti, situato in prossimità di un lago artificiale, dove immagino vengano solo turisti locali. Troviamo una stanza in uno dei pochi motel. Posiamo i bagagli e usciamo a cena. Entriamo in un pub dove ci dicono che lì non servono la cena, ma che se vogliamo mangiare possiamo andare nel diner che si trova proprio di fronte. In questo locale troviamo due cameriere un po’ in carne simpaticissime. Anche questo sembra il classico locale dove mangiano gli americani dei telefilm. Ci consigliano di mangiare la bistecca del giorno e accettiamo. Ci dicono che se vogliamo il dolce loro non ne hanno, ma possiamo andare in un negozio nei pressi del centro commerciale, e anche stavolta seguiamo il consiglio, anche perché questa cittadina non offre alternative. Dopo il gelato decidiamo di prendere ancora una birra e torniamo nel pub in cui eravamo entrati all’inizio. Ci sediamo al bancone, mentre alle nostre spalle diverse persone giocano a biliardo. Assistiamo ad una scena buffa in cui uno dei ragazzi che giocano a biliardo si siede e la bruttissima cameriera in minigonna gli serve una cosa che pesca da un barattolo dall’aspetto orribile, che sembrerebbe un uovo sodo in salamoia.
GIORNO 16 Domenica 17 Agosto 2008 – Sequoia National Park
Torniamo nel diner dove abbiamo cenato per fare colazione e prima di lasciare Isabella Lake andiamo al supermercato e facciamo un po’ di spesa. Invece di tornare un po’ indietro per prendere l’autostrada facciamo una stradina in mezzo ai monti. La strada in mezzo ai boschi è molto bella, ma è tutta a curve, da far star male. Ci fermiamo in un visitor center dove ci accorgiamo di esserci sbagliati e di essere nella Sequoia National Forest, che non è ancora il National Park, che è ancora molto lontano, ma è troppo tardi per tornare indietro, così proseguiamo. Lungo la strada vediamo diversi frutteti e ci fermiamo a comprare le arance. Arriviamo al Sequoia National Park solo alle 15. Vediamo la sequoia chiamata The Sentinel e visitiamo il museo. Dopodiché vediamo il General Sherman, che è la sequoia avente maggiore volume al mondo, e intraprendiamo il Congress Trail, un sentiero che ci porta alla scoperta di sequoia solitarie o in gruppi. Le sequoia sono davvero enormi, anche se devo ammettere che me le immaginavo ancora più grandi, chissà perché. Sono comunque impressionanti. Vediamo anche moltissime sequoia a terra, crollate dopo essere state colpite da fulmini e bruciate. Uscendo dal parco ci dirigiamo verso lo Yosemite, cercando un posto per dormire. Ci fermiamo a Fresno dove troviamo facilmente le stanze in un motel. La città ci appare lugubre e squallida, almeno nella zona in cui siamo. Anche le persone che abbiamo visto lungo la strada, mentre arrivavamo, non avevano un aspetto raccomandabile. Per fortuna riusciamo a trovare un posto decente per mangiare, un ottimo ristorante messicano.
GIORNO 17 Lunedì 18 Agosto 2008 – Yosemite National Park – Sonora
Stamattina si parte per la visita allo Yosemite. Arriviamo di nuovo un po’ tardi perché la strada che avremmo voluto fare era chiusa e per arrivare agli altri punti di interesse ci abbiamo messo molto tempo. Dopo la solita sosta al visitor center, per recuperare le informazioni e le mappe, arriviamo in un punto da cui è possibile ammirare l’Half Dome, la roccia che maggiormente rappresenta lo Yosemite. Vorremmo quindi vedere la cascata, ma purtroppo in questo periodo è quasi asciutta. Per avvicinarci ci arrampichiamo tra i massi, per vedere almeno la base della cascata, ma quando arriviamo troviamo solamente un laghetto stagnante. La discesa è quasi più difficile della salita. Non rimaniamo molto nel parco e andando via decidiamo che, per avvicinarci alla Wine Country, possiamo fare tappa nella Gold Country. Leggendo le nostre guide, pensiamo che potremmo fermarci a Sonora o Columbia, che sono comunque vicine tra loro e, nell’indecisione, decidiamo di vederle entrambe e di scegliere. Sonora è la prima che incontriamo, passando ci pare carina e vediamo che ci sono alcuni motel. Arriviamo a Columbia, dove troviamo un villaggio in stile western. Facciamo un giro, ma purtroppo a quest’ora è già tutto chiuso. Alla fine scegliamo di dormire a Sonora e di tornare a Columbia domani, per vedere il villaggio in attività. Dopo aver preso la stanza al motel e posato i bagagli cerchiamo un posto per cenare nella via principale. Scegliamo un grill, “Dimondback”, ma dobbiamo aspettare qualche minuto. Durante l’attesa, seduti fuori dal locale vediamo, nel cielo ancora abbastanza chiaro, una stella cadente, anzi, una specie di bolide impressionante. Mangiamo un ottimo hamburger e delle buonissime patatine fritte all’aglio. Dopo cena prendiamo ancora una birra in un pub vicino al ristorante.
GIORNO 18 Martedì 19 Agosto 2008 – Columbia – Sonoma
Torniamo a Columbia per vedere lo State Park con i negozi aperti. Il borgo western è molto carino. Passando da Oakland e costeggiando San Francisco ci dirigiamo verso la Wine Country. Anche qui dobbiamo scegliere tra Napa e Sonoma, ma dalle guide decidiamo che ci ispira di più Sonoma. Lungo la strada troviamo un banchetto dove si vendono le fragole. E’ buffo vedere che la vendita è self service, cioè ci sono i cestini di frutta col prezzo e una cassetta in cui mettere i soldi. Tutti pensiamo che in Italia una cosa così non potrebbe funzionare. Compriamo un grande cestino di fragole e le mangiamo subito. Arriviamo a Sonoma verso le 15 e andiamo subito alla ricerca di cantine dove degustare il vino, dato che abbiamo letto che chiudono alle 17. Scegliamo quella che abbiamo letto essere la cantina più antica della città, la “Buena Vista Winery”. Purtroppo non è possibile visitarla, ma possiamo fare la degustazione di sette vini, tra cui Pinot Grigio, Sirah e Merlot. Ce li serve un ragazzo che non so quanto capisca di vino, dato che sui vini italiani ha le idee un po’ confuse. Probabilmente sui vini californiani è più preparato. I vini ci piacciono, peccato che non ci sia possibile acquistarne, per via del viaggio in aereo. Ci informiamo quindi se sia possibile acquistarli via internet. La cittadina di Sonoma pare non essere molto grande e ci sembra carina. Ci spostiamo nella piazza principale, dove i ragazzi vanno al visitor center, per chiedere informazioni su dove possiamo trovare le camere per stanotte. Ci consigliano un hotel, che è uno dei più economici, anche se a noi sembra comunque caro rispetto ai prezzi degli scorsi giorni. Probabilmente è la zona ad essere cara. “El Pueblo Inn” è molto carino, ha al centro un bel giardino e intorno camere molto belle e spaziose. Ci riposiamo mezz’oretta e poi torniamo in piazza, dove c’è il Farmer’s Market, il mercato dei contadini. Sembra quasi una sagra, oltre alle bancarelle di frutta e verdura ci sono dei chioschi dove preparano varie cose da mangiare e un gruppo che suona. C’è tantissima gente seduta nel prato a fare il pic-nic. Andiamo poi a cena in un ristorante thailandese. Il cibo non mi piace molto, ma assaggiamo un altro vino molto buono di un’altra cantina di queste parti. Ci spostiamo in un’enoteca non distante,con l’intenzione di fare altre degustazioni, ma è possibile sono prendere il vino a bicchieri. Così assaggiamo un vino da dessert. In questa enoteca sono esposti vini di ogni parte del mondo, tra cui molti italiani. Rientriamo in hotel per sistemare le valige, dato che domani torneremo a San Francisco dove lasceremo la macchina e dove trascorreremo la prossima notte in aeroporto.
GIORNO 19 Mercoledì 20 Agosto 2008 – San Francisco
Dopo la colazione e dopo la distruzione del frigo di polistirolo, che ci ha fedelmente accompagnato per tutti questi giorni, partiamo verso San Francisco. Attraversiamo la baia sul Golden Gate, stavolta in macchina, scendiamo dai tornanti di Lombard Street e dopo varie salite e discese raggiungiamo il “Marriott”, dove è situata la Hertz. Restituiamo la macchina, lasciamo in custodia i nostri bagagli e partiamo per un giro di shopping. Ci dividiamo, così che ognuno possa vedere rapidamente le cose che più gli interessano. Giriamo un po’ per Market Street poi ci dirigiamo poi verso un altro Guitar Center, dove Francesco vorrebbe acquistare alcuni accessori. Per arrivarci percorriamo Ellis Street, una traversa di Market Street, dove quasi ci spaventiamo perché incontriamo tantissime persone ubriache. Visitiamo il museo dei Cable Car, dove si possono vedere i meccanismi che muovono i cavi che trainano i Cable Car per tutta la città, e dove si trovano tutte le spiegazioni del loro funzionamento. Scendiamo quindi al Fisherman’s Wharf e facciamo un giro al Pier 39. Da lì raggiungiamo a piedi la Coit Tower, sui cui saliamo per vedere la città dall’alto. Facciamo ancora un giro da “Barnes&Nobles”, dove compriamo alcuni libri e poi ci incontriamo con gli altri. Per cena torniamo da “Scoma’s”, dove mangiamo di nuovo benissimo. Per far passare un po’ di tempo torniamo al “Marriott” a piedi. Lì recuperiamo i bagagli, li compattiamo aggiungendo gli acquisti di oggi e prendiamo due taxi che ci portano all’aeroporto. All’aeroporto cerchiamo la zona da cui dovremmo partire domani mattina e ci sistemiamo sulle scomode poltrone di attesa, cercando di dormire.
GIORNO 20 Giovedì 21 Agosto 2008 – San Francisco – Philadelphia – Milano
Verso le 4 aprono il check-in, che però deve essere eseguito in modo automatico da ciascuno. Molte persone però non sono capaci e si formano delle code lunghissime. Stiamo per rischiare di perdere il volo. Per fortuna riusciamo a farlo in tempo e a salire sull’aereo. E anche questa avventura si sta per concludere. Faremo scalo a Philadelphia e arriveremo a Milano domani mattina presto.