Il tour delle dieci nazioni

La scelta di un viaggio, per dei moto “turisti “come ci definiamo io e mia moglie Valeria, inizia quando termina quello dell’ anno precedente; cosi dopo essere tornati nell’estate del 2008, dall’Irlanda – Inghilterra- Francia abbiamo cominciato a pensare dove ci avrebbe potuto portare la nostra Lily Marlene (mia moglie dà sempre un...
Scritto da: canesiro
il tour delle dieci nazioni
Partenza il: 08/08/2009
Ritorno il: 24/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
La scelta di un viaggio, per dei moto “turisti “come ci definiamo io e mia moglie Valeria, inizia quando termina quello dell’ anno precedente; cosi dopo essere tornati nell’estate del 2008, dall’Irlanda – Inghilterra- Francia abbiamo cominciato a pensare dove ci avrebbe potuto portare la nostra Lily Marlene (mia moglie dà sempre un nome alla moto, ed essendo un Bmw 1150 GS, tedesco doveva essere anche il nome). Dopo varie ipotesi abbiamo deciso che sarebbe stato bello racchiudere tre nostri viaggi precedenti in un solo tour. Procedendo in direzione nord-est avremmo passato l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia (anno 2003), puntato verso le Repubbliche Baltiche , traghettato in Finlandia, passati per la Svezia (2006 viaggio di nozze a Capo Nord) fatto il ponte tra Molmoe e Copenaghen saltato nel 2006 per mancanza di tempo e tornati dalla Germania (anni 2006 e 2007). Il nostro viaggio si sarebbe chiamato “il tour delle 10 nazioni”. Dopo tanto tergiversare, decidiamo di partire presto per evitare il traffico e la mattina dell’8 agosto puntiamo la sveglia alle tre e mezzo e iniziamo il nostro viaggio alla volta di Sankt Valentine in Austria, meta della nostra prima tappa. Appena arrivati il tempo di sganciare le borse dalla moto che subito ci rechiamo a Steyr, una piccola cittadina nell’Alta Austria nella valle dell’Enns ove rivediamo con piacere la lunga piazza del mercato fiancheggiata dal municipio rococò e da un raro esempio di casa borghese in stile gotico. La nostra smania, quando arriviamo in un posto già visitato, è quella di verificare se le proiezioni della nostra memoria sono fedeli calchi della realtà. E maggiore è la somiglianza più la nostra ansia si placa. Tornati alla sera ceniamo a base di piatti tipici austriaci nel nostro hotel, e già pensiamo a Cracovia prossima tappa del nostro viaggio. Il mattino seguente ci mettiamo in moto verso le otto, preoccupati delle strade che potremmo trovare in Polonia. Sei anni fa lo stato delle strade polacche era pessimo in quanto le stesse seguivano l’andamento naturale del terreno, serpeggiando in infiniti saliscendi. Ma man mano che ci inoltriamo in terra polacca, ci accorgiamo però dei numerosi investimenti che lo stato sta facendo nelle infrastrutture, troviamo strade nuove, autostrade in costruzione per poi arrivare alla frontiera di Cieszyn( anni prima avevamo avuto un po’ di timore temendo controlli severi, che poi si ridussero ad una breve occhiata ai nostri rispettivi passaporti). Al nostro arrivo Cracovia è cambiata, pochi anni prima avevamo superato moltissime Fiat 126 e Ritmo, ora il parco macchine è molto cambiato ,indice di un crescente benessere.

Rimangano però, sul bordo delle strade, le contadine anziane che vendono i frutti di bosco. Sistemati tutti i nostri bagagli andiamo a visitare la città entrando dalla porta nord nei pressi del Museo Nazionale dove è custodito il famoso dipinto di Leonardo “La dama dell’ermellino”. A un centinaio di metri dal museo c’è una muraglia dove sono esposti moltissimi quadri di artisti da tutto il mondo, e il colpo d’occhio è veramente suggestivo, perché sono un accanto all’altro in un caleidoscopio di colori. Proseguiamo per la piazza centrale, al centro troneggia il vecchio mercato coperto usato nel medioevo per il commercio dei tessuti, ora adibito alla vendita di souvenir e gioielli in ambra. Dopo aver girovagato per un paio di ore decidiamo di andare a cena nel quartiere ebraico, rivediamo la Sinagoga, e ci fermiamo da Ariel, bellissimo ristorante con cucina tipica ebraica (da provare l’anatra farcita alla mele). Il locale è arredato con pareti in ebano e tappezzeria in velluto rosso, le luci sono basse e le tende spesse e pesanti. Manca la neve, un buon cioccolato e il cigolio delle carrozze per immaginare di essere tornati Indietro di almeno 100 anni.

Il giorno seguente partiamo alla volta di Varsavia ansiosi di vederla ma anche un po’ preoccupati per la nostra moto che accusa un piccolo problema alla frizione. Entriamo in Varsavia dalla periferia sud dove ci accoglie imponente il palazzo della Cultura della Scienza e della Tecnica, eretto in piena Guerra Fredda e voluto da Stalin. Attorno a questo mostro uno sviluppo urbanistico figlio della ricostruzione post bellica e della pomposità del regime sovietico. Mentre il nostro sguardo divora bulimico la storia, un motociclista polacco si affianca a noi, piantati nel traffico di questi vialoni a sei corsie, chiedendoci provenienza e percorso. Soddisfatta la sua curiosità ci saluta con un benaugurante “have a nice trip”. Trovato il nostro alloggio, che ha tutta l’aria di una casa per studenti, risaliamo in moto e partiamo alla ricerca della BMW Motoradd, dove ci viene chiesto come mai due italiani non viaggiano con una Ducati. Con estrema solerzia ci risolvono il problema alla frizione e finalmente, sistemata la moto nell’androne del nostro hotel, siamo pronti per un primo assaggio di Varsavia. Varsavia è bellissima e piena di gente, qui vediamo anche tre moto arrivate come noi da Brescia, ed un po’ ci rimaniamo male (pensavamo di essere gli unici). Il mattino dopo ci attende un cielo un po’ grigio e penso che rispecchi l”umore di questo popolo sempre al centro di ogni conflitto, ma in grado di alzare la testa con dignitosa caparbietà. Visitiamo il palazzo reale riaperto da alcuni anni dopo il restauro, impressionanti sono la foto di come era stato ridotto a seguito dei bombardamenti e di come è sia stato ricostruito fedelmente. Ci incamminiamo poi nella vicinissima piazza del mercato zizzagando nelle viuzze del centro, visitiamo l’ università, vediamo il Palazzo sede del Governo e il teatro grande in stile neoclassico. Il tempo ci riserva una pioggerella novembrina che ci costringe a rientrare in hotel prima del previsto. Impigriti dal tepore della nostra stanza, pensiamo alla prossima tappa che ci porterà a Kaunas in Lituania, dove andremo a salutare Don Renato un missionario bresciano che da sei anni è ospite nel seminario come padre spirituale ed aiuta la gente di questa città, distribuendo soldi e vestiario donati da molti bresciani. Appena passato il confine Polacco-Lituano ci accoglie un paesaggio piatto , quasi insignificante , qui la gente è concentrata nelle città e si possono fare parecchi km senza vedere anima viva. E il cielo sopra di noi ci osserva incupito. Giunti a Kaunas (un tempo capitale della Lituania) notiamo il degrado di queste ex repubbliche russe, fabbriche dismesse, case degradate e strade rotte piene di buche, e la mancanza di gente. Don Renato ci dirà che la maggior parte sono in vacanza a Klaipeda, località balneare sul Mar Baltico, soprannominata la Rimini del nord. La mattina seguente ci ritroviamo nell’alloggio di Don Renato, che la sera prima aveva chiesto la macchina ad un seminarista per una visita guidata a Vilnius, quest’ anno capitale europea della cultura.

Lily Marlene oggi riposa, speriamo che non se ne abbia a male! A Vilnius visitiamo alcune chiese tra cui quella ortodossa, poi andiamo a vedere la Porta dell’ Aurora dove ci viene spiegato che è molto venerata perché si narra che quando i Tartari volevano conquistare la città apparve la Madonna fermando di fatto l’ invasione. Da Vilnius sinceramente ci aspettavamo molto di più, ma poi i nostri occhi si rifaranno a Trakay antico castello che sorge in mezzo a moltissimi laghi poco lontano da Vilnius, dove nelle campagne vicine vivono ancora alcuni discendenti del popolo tartaro. La sera ci salutiamo e prepariamo le borse per il giorno dopo, ove ci attende la capitale della Lettonia, Riga. Giunti a Riga ci accorgiamo, dal decoro della periferia, che la povertà è molto meno marcata che in Lituania. La capitale lettone ci accoglie sotto un diluvio ma noi, maniaci dei cartelli, non ci facciamo mancare una foto sotto la scritta della città. I palazzi sono enormi, la globalizzazione è arrivata anche qui, ma questo non ci scoraggia perché sappiamo che presto troveremo il vecchio nucleo della città. Presto detto ecco il duomo luterano, la piazza del mercato, il monastero domenicano, le antiche case dei mercanti, la torre della polveri e le mura medioevali. Inoltre consigliamo a tutti di cercare, appena fuori dal centro storico nei quartieri a nord est, dei palazzi in stile Jugendstil dove ci sono degli elementi decorativi curiosi raffiguranti dei faccioni di donne dall’espressione tragica. A noi hanno colpito molto, anche perché sono davvero singolari ed è raro ritrovarli altrove. Il giorno di ferragosto partiamo in direzione di Tallin ultima città della nostra salita verso il Nord, ma prima di arrivare ci fermeremo a Parnu sul mar Baltico. Qui ci accoglie una bellissima giornata di sole (la prima dopo 7 giorni di tempo imbronciato e brontolone), andiamo subito alla ricerca del mare, vogliamo vederlo e toccarlo. Parcheggiamo la moto e via in spiaggia. L’ acqua è di un color marrone impressionante a causa della bassa marea, ma quello che ci lascia sbigottiti sono le persone che fanno il bagno e prendono il sole, noi non abbiamo ancora tolto l’imbottitura della giacca della moto da quando siamo partiti dall’Italia. Arrivati a Tallin andiamo a vedere se tutto è ancora al suo posto come tre anni prima. La città non è cambiata, dal nostro hotel possiamo vedere il centro circondato dalle mura, le cupole della chiesa Ortodossa, i palazzi dei ricchi mercanti (le Tre sorelle), ci sembra di non essere mai andati via, io e mia moglie ci ricordiamo ogni cosa, giriamo per ogni angolo. Verso sera decidiamo di cenare vicino alla Piazza del Mercato nel posto in cui ci eravamo fermati 3 anni prima gustando dell’ottima carne. La mattina seguente guardando fuori dalla finestra vediamo che piove a dirotto, proprio oggi che dobbiamo prendere due traghetti .Dopo pochi minuti il cielo si apre, e in attesa sulla banchina del porto conversiamo con gruppo di estoni che ci chiedono un sacco di cose, e salutandoci, ci rincuorano assicurandoci che ad Helsinki c’è il sole. Al nostro arrivo facciamo una veloce full immersion della città e poi via verso Turku Abo. Qui socializziamo con un mototurista milanese di ritorno da San Pietroburgo e Mourmansk (che invidia ma un giorno anche noi ci arriveremo!!!!!!!! ).La sera ci aspetta il traghetto per Stoccolma. Durante la traversata Valeria rimane impressionata dalla miriade di isolotti che la nostra nave sembra sfiorare nell’oscurità (sono le isole Aland). Alle cinque suona la sveglia perché poco dopo le sei è previsto l’arrivo a Stoccolma. Decidiamo di fare colazione appena saremo fuori dalla metropoli svedese ( sulla nave i prezzi sono proibitivi). Facciamo benzina e poi via in direzione di Copenaghen, non vediamo l’ora di cavalcare il ponte che collega la Svezia alla Danimarca. Quando lo scorgiamo in lontananza sembra una cosuccia, ma quando iniziamo a percorrerlo, a me sudano le mani. Le campate centrali sono alte circa 60 metri sul mare poi di vede un isolotto e la strada sparisce sotto il mare per 3 chilometri e una volta fuori siamo in Danimarca. Occupato il nostro hotel, ubicato nelle vicinanze dei giardini di Tivoli, usciamo e rischiamo subito di essere investiti dalle biciclette; qui se hanno il semaforo verde non si fermano e ti fischiano chiedendo strada correndo come fulmini. Si vedono bici di ogni tipo, con attaccato alla ruota anteriore il carretto i dove le mamme caricano i figli, gli animali domestici e le borse della spesa. Copenaghen è molto cara, ma il clima è disteso a misura d’uomo, ci sono un sacco di parchi dove le persone leggono e prendono il sole e alle sei di sera i pub sono affollati di danesi e turisti con una bella birra davanti. Noi italiani alle sei di sera spesso ci attardiamo in ufficio e se abbiamo la grazia di essere fuori siamo nevrotici in mezzo la traffico. Notiamo un sacco di italiani che prendono d”assalto i negozi di souvenir, aiutiamo due signori di Monza che non riescono a farsi capire sul tipo di t-shirt da acquistare , scambiamo alcune parole con loro, gli raccontiamo del nostro viaggio e che veniamo dalla provincia di Brescia ,che stiamo viaggiando in moto e loro si complimentano con noi poi ci salutiamo. Il giorno seguente andiamo a scovare la Sirenetta rimanendo delusi, visitiamo il castello di Rosenborg con il suo grande parco, il giardino Botanico, la piazza dove c”è reggia di Amalienborg con il cambio della guardia, il famoso molo del quartier Nyhavn con le sue tipiche case colorate, il palazzo della borsa con la caratteristica torre a spirale ed infine il Teatro Reale sulla centralissima Kongens Nytrov. Purtroppo dobbiamo salutare anche Copenaghen per portarci a Robdy per prendere l”ultimo traghetto che ci porterà in Germania a Lubecca ultima città che visiteremo prima della cavalcata finale verso casa. Appena scesi dal traghetto ci accorgiamo di non essere più abituati al caldo e soffriamo nel fare solo i 95 chilometri che ci separano dalla nostra meta. Quando arriviamo non riusciamo ad uscire subito.

Non sembra ma i chilometri cominciano a farsi sentire. Dopo aver riposato un paio d’ore, andiamo alla scoperta di Lubecca. Entriamo in città passando a fianco della porta occidentale caratterizzata dalle due torri in ardesia adagiate su base cilindrica e sprofondate nel terreno.

Splendidi, il municipio del XIII – XVI secolo in mattoni neri con scalinata rinascimentale, la chiesa gotica dedicata alla Vergine Maria e da non tralasciare la casa di T. Mann dove è stato ambientato il famoso romanzo “I Buddenbrook”. Usciamo poi dai soliti percorsi turistici per avventurarci nei vicoli interni e qui vediamo molte case barocche, ma anche case basse a graticcio; una in particolare mi colpisce perché sui davanzali ci sono dei pupazzi raffiguranti dei piccoli diavoli. Salutiamo Lubecca e il mattino dopo partiamo senza meta per avvicinarci il più possibile a casa. Percorriamo 950 chilometri attraversando da nord a sud tutta la Germania fermandoci a vicino a Rosenhiem (mai più siamo scesi dalla moto con le gambe alla John Wayne).

Il giorno dopo partiamo alla volta di Pavone Mella, il nostro paese, trovando parecchio traffico che ci costringe ad uscire dalla Brennero facendoci fare la costa veronese del nostro bellissimo Lago di Garda. A casa ci accoglie festante il nostro Golden Retriver Siro e su questa scena casalinga, cala il sipario anche su questo viaggio. Dopo aver percorso Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia, Danimarca,Germania (il viaggio delle 10 nazioni) ci sentiamo sicuramente più saggi e più europei di prima. Non ci sembra poco.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche