Il sogno di una vita 2
Parto da Bologna alle ore 12,10 di sabato 19 maggio alla volta di Amsterdam dove incontrerò l’accompagnatrice de “ I Viaggi dell’elefante “ ed il resto del gruppo proveniente da varie città d’Italia.
Alle 17,35 abbiamo l’imbarco per Pechino dove arriviamo alle 8,55 di domenica 20 maggio.
Dopo le formalità di sbarco, visto che è ancora metà mattina, ci portano subito a visitare Piazza Tien An Men famosa per le sommosse studentesche della primavera del 1989. La piazza è immensa e piena di gente ed alcuni grandi manifesti ricordano che il prossimo anno qui si svolgeranno le Olimpiadi. Dopo pranzo ci portano a visitare la Città Proibita con i suoi Padiglioni Imperiali ed i quartieri residenziali della corte cinese. Il posto è una meraviglia : tutt’attorno regna ordine e pulizia, in un contorno di colori sfavillanti. Andiamo in albergo per la cena e poi a nanna.
Hotel Gran Mercuri : molto accogliente.
3à giorno: Pechino-Gonggar-Tsedang La mattinata inizia all’insegna del nervosismo infatti l’autista del pulmino che doveva venirci a prendere alle 7,30 per portarci all’aeroporto, arriva alle 8 passate. Per strada c’è un traffico pazzesco e mi viene da pensare : ma dove sono finite le biciclette ? Arriviamo all’aeroporto proprio mentre il nostro aereo ci dice …”ciao belli “… e così dobbiamo rimediare con un doppio volo al posto del volo diretto per Gonggar ( mt.3600) Arriviamo a metà pomeriggio accolti da una grandinata e dopo le formalità di ingresso in Tibet, ci trasferiamo in pullman a Tsedang capoluogo della Valle dello Yarlung sito a 3100 mt.
Hotel Tsedang . Buono 4° giorno : Tsedang –Samye e lo Yumbu Lakhang La giornata è dedicata alla visita del monastero di Samye dell’8° secolo .Dopo una trentina di Km. In pullman, arriviamo presso la riva nord dello Tsangoo, immenso fiume che in India prende il nome di Brahmaputra. La navigazione avviene su barconi molto ruspanti . Lo spettacolo è già stupendo : renga una quiete quasi desertica e l’unico rumore è quello del motore della barca che ci porta verso la riva di Samye, Qua giunti, saliamo su un gippone sgarrupato e attraverso un sentiero, giungiamo sobbalzando,sobbalzando ,con gli intestini in gola, al Monastero.
E’ questo uno dei più importanti del Tibet per la sua architettura e per il suo significato religioso.
E’ il primo monastero che visitiamo e sui volti di tutti si nota lo stupore per questo luogo che ha del magico e dell’eccitante.E’ anche il primo luogo d’incontro con i pellegrini , gente molto particolare quasi fuori dal mondo che “odora” di spiritualità ,di povertà e di umiltà. Vestono in modo modesto ma con colori molto sgargianti e sorridono .
A malincuore abbandoniamo Samye per dirigerci verso il Castello di Yumbu Lakhang che domina dall’alto la valle dello Yerlung dove nacque la civiltà tibetana. Dicono sia l’edificio più antico del Tibet .
5à giorno : Tsedang-Mindolin-Lhasa Al mattino visita a Mindolin, monastero del 1670 con importanti sculture, poi proseguimento per Lhasa ( mt.3595) con pranzo e sistemazione all’Hotel Lhasa molto accogliente e di buona qualità Nel pomeriggio visita allo Jokhang, tempio datante dal settimo secolo , che si visita camminando in senso orario come vuole la tradizione buddista. Questo è l’edificio sacro più venerato del Tibet. Gli ambienti sono intrisi di un forte odore di burro di yak e d’incenso, nell’aria aleggiano i suoni di mantra bisbigliati ,mentre una folla brulicante di pellegrini che si prostrano , fa da spettacolo nello spettacolo. Le pietre del selciato sono consumate da secoli di devozione, una tremolante fila di lampade a burro illumina e riscalda l’ambiente buio e mistico insieme. Risalendo piano per piano le ripide scale, si giunte al tetto da dove si gode di una vista mirabile.
Dopo lo Jokhang , ci dirigiamo al circuito del Barkhor , il mercato di Lhasa nel cuore della vecchia zona tibetana della città . Qui, un continuo flusso di pellegrini, ci dà la sensazione di essere tornati per incanto indietro nel tempo fino al Medioevo.
6° giorno : Lhasa Al mattino visita del Potala ( in tibetano significa “ pura terra”) palazzo del 1645 che dicono sia l’edificio più grande del mondo e fino al 1959 sede del Governo dell’attuale Dalai Lama ( significa “oceano di saggezza”) Attorno al Potala,si snoda il “ Kora” ( circuito rituale) dei pellegrini che in file interminabili, camminando in senso orario, girano le ruote di preghiera trasmettendo una sensazione di misticità unica. Nel pomeriggio andiamo al monastero di Sera del 1419 un tempo università religiosa ed oggi abitato da circa 200 monaci contro i circa 5000 del passato. Qui, assistiamo nel “ cortile dei dibattiti” alla riunione dei monaci che vivacemente, si interrogano con battiti di mani su quanto appreso dai maestri riguardo ai grandi temi della vita e della religione.
Il tutto è molto coreografico ma un po’ troppo ad uso e consumo del turista.
Proseguiamo per il Palazzo Norbulimka ,dove nei mesi estivi, viveva il Dalai Lama. I giardini sono poco curati e nell’insieme il tutto è deludente.
7° giorno :Lhasa Di buon mattino partiamo per l’escursione al monastero di Drepung ,una volta il più grande al mondo ( vi alloggiavano circa 10000 monaci e da qui al vicino monastero di Nechung fino al 1959 sede dell’Oracolo di Stato. Dicono che il Dalai Lama non prendesse nessuna decisione prima di consultarlo . Nel 1959 l’oracolo fuggì in India assieme al Dalai Lama. Il monastero è luogo misterioso associato alla possessione ed all’esorcismo . Le sue porte sono di color rosso sangue e nella parte superiore del cortile esterno, sono raffigurate scene di tortura. Nel pomeriggio visitiamo il monastero di Ramoche , tempio gemello dello Jokhang costruito, dicono, per accogliere la statua di Sakyamuni il buddha storico dai cui insegnamenti nacque la dottrina buddista.
8° giorno : Lhasa-Lago Yamdrok-Gyantse.
Oggi inizia l’avventura in fuoristrada che in cinque giorni ci porterà dal Tibet al Nepal attraverso strade difficili e valicando passi montani di notevole altitudine. Facciamo una sosta al magnifico Lago turchese di Yamdrok-Tse a mt.4488 . C’è in me l’emozione del posto e dell’altitudine raggiunta : siamo a più di 4000 metri e stiamo tutti benone. Da qui godiamo di un paesaggio spettacolare .Unica stonatura i venditori di oggettini ricordo ed un tizio ( certamente non tibetano) che chiede soldi per farci fare la foto assieme allo yak. Io rifiuto perché , qui, la cosa non mi sembra molto etica.
Prima di arrivare a Gyantse ( terza città del Tibet situata a 3950 mt.) visitiamo il Kumbum , magnifico “ stupa” ( sono reliquari per i resti delle cremazioni di importanti Lama) che rappresenta il motivo di maggior richiamo della città.
Hotel Gyantse : livello buono.
9° giorno : Gyantse-Shalu-Xigatse.
Si parte alla volta di Xigatse ,seconda città del Tibet situata a 3900 metri.
Dopo la visita del Gompa di Shalu, del 10° secolo ,famoso per le sue pitture murali ( ambiente buio è necessaria una torcia) , puntiamo su Xigatse dove giungiamo per il pranzo. Nel pomeriggio visita al monastero di Tashilumpo del 1447 che era sede del Panchen Lama ( significa “ grande studioso”). La sala delle riunioni è molto suggestiva con file di cuscini rossi per i monaci e grandioso thangka ( dipinti religiosi incorniciati da broccato di seta) che scendono dal soffitto e che raffigurano le varie reincarnazioni del Panchen Lama.
Hotel Xigatse : buono.
10° giorno : Xigatse-Sakya-Xegar.
E’ la tappa più lunga circa 350 km. Facciamo una breve deviazione per la visita al monastero do Sakya che occupa un posto di primo piano nella storia tibetana. Una particolarità di questo sito è che gli edifici sono di color grigio cenere con strisce verticali bianche e rosse ed è unico nel Tibet. Al momento nel monastero fervono lavori di rifacimento e quindi ci troviamo praticamente nel bel mezzo di un vero e proprio cantiere.
Ormai è ora di pranzo ed anzi oggi è previsto un pic-nic.
Scelto un posto tranquillo ed alberato in mezzo alla campagna, le nostre guide-autisti , consegnano a ciascuno di noi le scatole contenenti il cibo . Ma… all’improvviso… nel volgere di pochi istanti, siamo avvicinati da una piccola folla di persone che, molto educatamente, tenendosi a debita distanza, ci osservano e senza allungare le mani, ma solo con gli sguardi della gente povera, quasi ci implorano di lasciare loro qualche cosa da mangiare. Finisco per donare il 95% della mia razione a quei poveretti e come me fanno anche gli altri miei compagni di viaggio.
Mi viene da riflettere su tutta l’opulenza delle nostre tavole , su tutti gli sprechi che quotidianamente facciamo nelle nostre case per non parlare poi delle tonnellate di cibo che ogni giorno i nostri ipermercati sono costretti a distruggere per tener sempre vivo ed in palla il consumismo smodato della nostra civiltà.
Risaliamo sul fuoristrada e proseguiamo per Xegar ( mt.4350) attraversando il punto più alto di tutto il viaggio : il Passo Jia Tou La (mt. 5230) . Man mano che la vettura procede verso il passo, sento in me crescere la gioia e l’euforia per il raggiungimento di quella che ricorderò per il resto della mia vita, come l’altitudine maggiore raggiunta. Quando l’auto si ferma in cima alla salita, scendiamo e mi faccio fotografare con il cartello da me preparato che indica “ mt. 5230 s.L.M. “ !!! Sto benissimo, sono felice e per me è come aver raggiunto la cima dell’Everest.
Attorno a noi le bandierine di preghiera sventolano festanti in un’atmosfera da favola. In fondo, all’orizzonte, si intravede la catena dell’Himalaya con le candide nevi ed i ghiacciai perenni. Mi prende un misto di commozione ed esaltazione per quello che ricorderò per sempre come una delle emozioni più grandi. Scendiamo verso Xegar dove ceneremo e dormiremo al Guest House Xegar di livello appena sufficiente.
11° giorno : Xegar-Zhangmu Tappa di trasferimento ed ultimo giorno di montagna : passiamo per Tingri ( mt.4390), valicheremo il Passo Lalung Leh ( mt. 5050) prima di scendere a Nyalam ( mt.3750) e Zhangmu ( mt.2300).
Non c’è molto da veder nei dintorni ma la veduta dell’Everest e del massiccio del Cho Oyu compensano abbondantemente . E’ un’altra emozione forte di cui i miei occhi si riempiono. Davanti a me , anche se lontano, c’è lui …L’Everest… la montagna più alta del mondo, una cima ricca di stori, di successi e di disfatte, di morti e di attimi di felicità, di conquiste e di gloria. Là c’è il Tetto del Mondo.
Scendiamo ancora di quota percorrendo strade in costruzione e facendo gimcana tra enormi buche e grossi massi fino a raggiungere Zhangmu dove ceneremo e dormiremo .
L’alloggio è il Rest-house di Zhangmu sinceramente il peggiore di tutto il viaggio. Le camere sono malinconiche ed i muri ammuffiti e mangiati dall’umidità . Siamo a livello meno che insufficiente . Le lenzuola non mi danno alcuna fiducia e decido di dormire vestito.
12° giorno: Zhangmu-Kodari-Kathmandu Di buon ora ci mettiamo in marcia verso il confine tra Tibet e Nepal. A malincuore dobbiamo salutare questa gente gentile, umile ,sorridente e disponibile che da anni è oppressa a sfruttata dallo strapotere del governo cinese che umilia e reprime un popolo ricco di tradizioni e di cultura . Passiamo il confine ed entriamo in Nepal . Salutiamo i nostri autisti-guide che , essendo tibetani, debbono rientrare nel loro paese : sono stati cinque giorni intensi ed impegnativi e loro si sono dimostrati molto bravi, esperti e gentili.
Oltrepassato il ponte presso Kodari ( mt.1770) scendiamo agli 870 metri di Barabise per poi salire ai 1300 di Kathmandu. Il primo approccio con questa città è traumatico : regna il caos , l’inquinamento atmosferico causato dai tanti veicoli a motore, l’inquinamento dei fiumi e dei mucchi di immondizia che ingombrano le strade e deturpano una città che anche se non è più il luogo simbolo degli hippys degli anni 60/70 , è un posto bellissimo pieno di monumenti stupendi.
Ceniamo e pernottiamo all’Hotel Soaltee Crowne Plaza veramente lussuoso e confortevole.
13° giorno :Kathmandu Mattinata dedicata alla visita di alcuni siti della città iniziando dalla famosa Durbar Square che è il centro monumentale dove incontriamo templi, palazzi e pagode , il tutto in uno splendido concentrato di meraviglie.
Visitiamo la Piazza delle Udienze , il Vecchio Palazzo Reale con la statua del “ dioscimmia” ricoperta di pasta rossa ed il Palazzo della Dea Vivente : il Kumari Ghar. E’ una casa del XVIII secolo : nella dimora abita la Dea Vivente che è la reincarnazione terrena della Dea Kumari.
Questa è una bambina scelta all’età di 4/5 anni all’interno di una casta precisa. Deve essere dotata di un corpo senza difetti , tutti i suoi desideri vengono esauditi ma lei è prigioniera della casa ed è accudita da una famiglia di custodi-carcerieri. Non può uscire salvo che in occasione di alcune cerimonie religiose ma, quello che è più sconvolgente è che non deve ferirsi mai perché la comparsa del sangue ,significherebbe la fine del suo carattere sacro. Di conseguenza, non può praticamente muoversi e la sua carriera di dea-vivente, termina con la comparsa delle mestruazioni. A questo punto, viene restituita alla sua famiglia di origine ricoperta di doni ma piena anche di disturbi psichici e con l’obbligo del nubilato fino alla fine dei suoi giorni.
La poverina viene fatta affacciare per pochi secondi alla vista dei turisti in cambio di una offerta che deve essere immessa in un’urna posta nel cortile. Tutto ciò mi pare molto deprimente e per nulla etico. E’ un vero e proprio meretricio e sfruttamento dell’immagine che viene fatto solo per fini di interesse economico. Di mistico non c’è proprio niente.
Nel pomeriggio visitiamo Pashupatinath uno dei luoghi più sacri del paese e centro di pellegrinaggio induista. Sulle rive del fiume Bagmati ( che si getta nel Gange) assistiamo ad una serie di cremazioni che in questo luogo ci dicono abbaino lo stesso valore religioso che a Varanasi Il figlio maggiore ha il compito di dar fuoco alla pira del padre dopo avergli versato dell’acqua in bocca , se muore la madre, il rituale viene invece eseguito dal figlio minore.
Le ceneri del defunto vengono poi disperse nelle acque del Bagmati dove esercitano il loro “mestiere” una serie di ricercatori di valori che, immersi nel fiume fino alle ginocchia, con le mani setacciano il fondo nella speranza che qualche dente d’oro o qualche anello possa essersi salvato dalla pira. Lo spettacolo è triste e ripugnante ma la miseria incombe… Ci trasferiamo poi a Bodnath santuario buddista . Il grande stupa bimillenario di 100 metri di circonferenza, è stupendo ed è attorniato da un cerchio di casette con tanti negozietti dove si può trovare merce nepalese e tibetana.
Torniamo verso sera a Kathmandu dove mi immergo tra la gente e mi sento ammaliato. dall’atmosfera che aleggia mista di spiritualità diverse, tra contrasti di genti, di colori e di profumi. Le grandi pagode, i templi, gli spazi aperti affollati di statue , colonne e legni dipinti , dettagli meravigliosi ed affascinanti, C’è una perfezione estetica che si esprime in una fusione di linee, colori e proporzioni. Per i vicoli si aggira una folla variopinta e si avvicenda un universo complesso dove sacro e profano vivono in perfetta simbiosi. Torno in albergo felice ma con rammarico realizzo che ormai il viaggio sta per volgere al termine.
14° giorno . Kathmandu Oggi visitiamo Patan città adiacente a Kathmandu , che è considerata la più antica del Nepal ed il santuario buddista di Swayambunath detto anche “ Tempio delle scimmie “ : la vista sulla città è mozzafiato ma le scimmie … dove sono ?…
Il sito possiede uno degli stupa più belli del Nepal ed è luogo di pellegrinaggio molto popolare e suggestivo . L’edificio che risalirebbe a 2500 anni fa, ospita reliquie e documenti sacri. Nel pomeriggio andiamo a Bhatghaon ( a 14 km. Dalla capitale) ritenuta la più bella città del Nepal e Patrimonio dell’Umanità UNESCO , con palazzi e pagode che conservano un fantastico aspetto medioevale. E’ come un villaggio popolato da contadini ed artigiani. Torniamo in albergo ed in serata ci aspetta la cena con spettacolo di ballerini in un locale affollato da turisti.
15° giorno : Kathmandu-Delhi Colazione e pranzo in albergo. La mattinata è libera e ne approfitto per gli ultimi acquisti. Nel pomeriggio trasferimento in aeroporto ed imbarco per Delhi dove sosteremo e riposeremo in uno splendido albergo ( Hotel The Grand) con ottima cena in attesa di essere accompagnati nuovamente in aeroporto dove alle 00,50 ci imbarchiamo per Amsterdam e da qui alle 9,35 del 3 giugno, volo per Bologna dove giungo alle 11,30 di domenica.
Che dire ? E’ stato tutto fantastico : il mio “ sogno di una vita” si è avverato e sono felice ed appagato.
Per finire qualche piccolo consiglio per stare bene e non risentire per niente del mal di montagna. I primi giorni ho usato del Diamox ( che è un antidiuretico) e per una quindicina di giorni fin da Bologna ho preso dei fermenti lattici. Basta così . Una forte raccomandazione : bere molto e sempre 4/5 litri al dì ( giorno e notte) . Muoversi con tranquillità e salire con calma . In caso di insonnia è sufficiente la Valeriana . Quindi, per chi volesse intraprendere questo viaggio in modo soft come ho fatto io, prudenza ma non lasciatevi suggestionare troppo da quanto si legge sul “ mal d’aria” : io non l’ho avvertito per niente ed è quello che auguro a tutti voi.
Tibet e Nepal vi attendono e sono sicuro che l’esperienza sarà straordinariamente splendida.
Un saluto a tutti da Lorenzo ( Loel 94) .