Il ritorno degli scompisce’: spagna on the road

Eccoci tornati per raccontarvi la nostra avventura spagnola. Dopo una settimana a Parigi a Maggio, ci siamo cimentati in 19 giorni in giro per la Spagna, partendo con qualche prenotazione, un giro più o meno deciso, tanta voglia di scoprire questa nazione sconosciuta ad entrambi, ed un po’ di paura per la convivenza di coppia forzata (primo...
Scritto da: Spanty80
il ritorno degli scompisce': spagna on the road
Partenza il: 03/08/2008
Ritorno il: 22/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Eccoci tornati per raccontarvi la nostra avventura spagnola. Dopo una settimana a Parigi a Maggio, ci siamo cimentati in 19 giorni in giro per la Spagna, partendo con qualche prenotazione, un giro più o meno deciso, tanta voglia di scoprire questa nazione sconosciuta ad entrambi, ed un po’ di paura per la convivenza di coppia forzata (primo viaggio così lungo solo in 2…Non è che lo scompiscè mi pianta in mezzo ad un’assolata strada Andalusa? ) Pronti, partenza e via…Per le nostre magnifiche 7 tappe ( + 3 intertappe) nei nostri circa 4700 km (un ringraziamento particolare alla golf di Giovanni che ci ha portato dappertutto).

1° TAPPA: BARCELLONA Partenza intelligente nella notte tra il 2 ed il 3 Agosto per evitare il grande esodo ed effettivamente sull’autostrada ligure siamo solo noi. In Francia si aggiungono macchine di francesi alla ricerca di una vacanza a minor prezzo nella vicina Spagna, facciamo qualche sosta e dormiamo un po’, ma alla fine arriviamo a Barcellona, con le sue ottomila uscite della tangenziale una subito dopo l’altra ( sia lodato l’inventore del navigatore satellitare, strumento utilissimo, anche se nelle stradine delle città andaluse va un po’ in confusione!). Il citato navigatore ci porta davanti all’Hotel Antibes, dove con prenotazione internet alla mano, scarichiamo e parcheggiamo la macchina. L’hotel è bello, comodo per la Sagrada Familia, molto vicino alla fermata Metro Monumental e soprattutto dotato di parcheggio privato ( 15 euro/giorno)…Servizio da non sottovalutare nella città catalana.

Un po’ di meritato riposo, anche se la voglia di partire alla scoperta è tanta, non vogliamo però che la stanchezza rovini il programma già deciso per la serata ( deciso da me…Ma vi pare che lo scompiscè abbia organizzato qualcosa?!?). Ci avviamo a piedi verso la Sagrada Familia di cui scorgiamo le torri, e leggiamo la storia sulla nostra mitica guida. Devo ammettere che la facciata “moderna” non regala lo stesso impatto visivo di quella originale gaudiana, anche la diversa colorazione sottolinea il contrasto in questa opera/cantiere, che comunque ha il compito/dovere di avvicinarci a Gaudì, architetto di cui non conoscevamo nulla e che sicuramente è in grado di suscitare curiosità ed ammirazione.

Raggiungiamo la fermata metrò Espanya in anticipo, per percorrere av. De la Reina Cristina ammirando con calma le fontane ai lati, che fanno correre l’occhio proprio alla grande fontana “magica”. Una folla immensa riempie già le scale, ma noi troviamo una comoda sistemazione in un quadratino erboso proprio i pole-position e belli comodi aspettiamo finché…Tripudio di suoni e colori e forme, in un mix magico che manda tutti in visibilio. La fontana danza su note di musica classica, alla quale si alternano ritmi più incalzanti e rock, per finire con la mitica canzone Barcelona dei Queen e non ci sarebbe stato finale migliore. Ormai siamo ufficialmente in vacanza e se lo spettacolo iniziale della Fontana Magica è il benvenuto che ci regala la terra spagnola, non possiamo che aspettarci un gran bel viaggio! Ceniamo alla Cerveceria Catalana, Mallorca 236, io vorrei stare al bancone, proprio per aver un meraviglioso colpo d’occhio sulle tapas in mostra, ma siamo stati già abbastanza fortunati a trovare un tavolo per 2. Io mi innamoro del Jamon, primo di una lunga serie e Giovanni del pan con tomate. La Spagna non ci farà mai rimpiangere la cucina italiana grazie anche alla sua varietà.

Il primo vero giorno parte con Barcelloneta, per me una gradita sorpresa, visto che mi aspettavo ben poco da una spiaggia in una città portuale, invece l’acqua non è male e mi lascio tentare da un bagnetto ai piedini. Arriviamo al Porto Olimpico sotto un bel sole a picco per poi tornare indietro, passando proprio dalle stradine di Barcelloneta, quartiere che sembra un piccolo mondo a sé molto caratteristico. Lungo il Moll de la Fusta ammiriamo il ponte proseguimento della Rambla ed il mare Magnum che però non vedremo, arriviamo invece al monumento Colombo, imitato irriverentemente dallo scompiscè, per iniziare il nostro paseo sulla Rambla. Colorata per la quantità di persone e di artisti di strada che la popolano ad ogni metro, ma entrambi ci aspettavamo forse qualcosa in più in atmosfera. Non ci delude invece la Boqueria dove pranziamo, riuscendo miracolosamente a trovare un posto ad uno dei banconi dei bar, che servono una varietà incredibile di tapas. Bella atmosfera e ottimo misto pesce che quasi non riesco a finire per la sua abbondanza…Un’esperienza da fare per calarsi ancora di più in atmosfera spagnola. Da provare ci sono anche le meravigliose macedonie e succhi di frutta freschi offerti ai banchetti “fruttivendoli”, davvero ottime e rinfrescanti; il colpo d’occhio sulla disposizione della frutta e verdure rivela un cromatismo impeccabile e rende l’ambiente molto allegro! Io adoro i mercati e quindi giracchio filmando l’atmosfera e le persone ai banchi intenti nelle compere quotidiane anche se molte delle botteghe sono chiuse per la pausa d’agosto. Si arriva a placa Catalogna e si prosegue a cerchio tornando verso il quartiere della Ribera e soprattutto verso il Museo della Cioccolata in carrer del commerç, che quel giorno è pure gratis e ci regala una tavoletta di cioccolata. La visita è interessante, piacevole, e fanno bella mostra le sculture in cioccolato presenti. Proprio un bel museo, che ho scovato da altri racconti viaggio, poiché non segnalato dalla mia guida ( grave pecca per il palato!!!!…) e Giovanni apprezza questa sorpresa assaporando un milk shake al cioccolato. Adesso è proprio il momento di una pausa, il primo giorno di giri e cammino si fa sempre sentire pesantemente! Meta ideale vicina: Parc del la Ciutadella. Carino e con molta ombra dove ci svacchiamo ( arte in cui siamo maestri!). Non abbiamo tempo per i musei che ci sono all’interno o lo zoo, peccato invece che la cascata sia in fase di ristrutturazione. A proposito di questo devo dire che in Spagna si stanno dando veramente da fare per ristrutturare e sistemare le loro bellezze, non è mancato monumento o città che non avesse i suoi cantieri, anche se non ci hanno mai rovinato la visita. In generale direi che gli spagnoli ci tengono a mostrare le loro bellezze al massimo, cosa che spesso in Italia non accade…Ahimè. Dopo il riposo passeggiata al Barrio Gotico, che non può mancare al primo viaggio a Barcellona, dove senza meta girovaghiamo un po’ per le stradine ormai troppo piene di negozi di souvenir standard e senza fantasia, peccato perchè il quartiere in alcuni tratti fa ancora trapelare l’antico fascino. Alla cattedrale sono respinta perchè come tutte le altre donne ho una maglia smanicata…Ma si sono accorti del caldo assurdo che fa? Per quelle in pantaloncini non c’è nemmeno da discutere, eppure non mi sembra di essere indecente. Mi sollevo il morale con un altra spremuta di frutta fresca e torniamo in hotel, dove crolliamo senza cena, stanchi morti ma felici.

La seconda mattina si apre con il dilemma: visitiamo Casa Battlò o Casa Milà? Ci avviamo verso la prima, la cui descrizione mi ha colpito di più. Ingresso un po’ caro ( circa 16 euro… Ma con audio-guide incluse), ed inizia il viaggio nel mondo finora sconosciuto di Gaudì. La visita è interessante e la voce che ti accompagna ti fa notare tutti i particolari di questa casa speciale, come lo è sicuramente il tetto che la sovrasta, dalle forme dragoneggianti, imperlata di schegge ceramiche rilucenti al sole, che batte forte e ci abbaglia, o l’ultimo piano, ex-lavanderia della casa, strutturato in modo che l’aria possa liberamente circolare, così strano da sembrare l’ossatura interna proprio del drago sul tetto…Una visita del genere non può che smuovere la fantasia. Usciamo come da un sogno, la coda fuori si è triplicata, per fortuna abbiamo assaporato questa meraviglia di prima mattina: fatelo anche voi altrimenti dovrete lottare con i giapponesi per osservare i dettagli! Passiamo davanti alla Pedrera ma solo per prendere un autobus stracolmo in Passeig de Gracia, che ci porta ad uno degli ingressi di Parc Guell, proprio per continuare il nostro personale itinerario Gaudiano. Il giro non dura tantissimo perchè il caldo è veramente forte però non resistiamo ad un mitico autoscatto sulla balaustra più famosa del mondo, che oltre ad essere coreografica permette di ammirare Barcellona ed il sottostante ingresso del parco. Giovanni non ammira molto date le vertigini però anche lui è incuriosito da questo strano parco. La balaustra è famosa, le gallerie preistoriche meno, però sono forse anche più magiche, e dimostrano quanto Gaudì sia stato in sintonia con la natura. Piacevoli anche le colonne doriche, mentre scordatevi di immortalare il famoso geco lungo lo scalone all’ingresso del parco, impossibile trovarlo sotto i turisti che lo sommergono per le foto ricordo! Itinerario Gaudiano finito…Ci rimane un pomeriggio e scegliamo il Montjuic, o meglio la destinazione è quella ma il luogo è talmente grande che dobbiamo fare delle successive scelte, ci sono, infatti, da visitare troppe cose. Innanzitutto prendiamo l’autobus PM unico fare il giro di tutto il monte, e la comodità di poter fare i biglietti anche direttamente sui mezzi pubblici è sfruttata proprio in questi casi dove le decisioni sono prese al volo…Tanto lo sapevo che la funicolare per salire non l’avremmo presa…Troppo sospesa sul vuoto! Arriviamo sulla cima dominata dal Castello, dove la vista è meravigliosa sul mare, la zona portuale e tutta la città, ingresso gratuito, giro e poi pranzo veloce lì vicino. La seconda scelta è il Museo delle Olimpiadi ed annesso anello olimpico, lo scompiscè si prende bene in giro per i vari impianti tra cui lo stadio ed il museo è abbastanza interessante. Il giro stabilito al Montjuic è finito, rimangono un bel po’ di cose da vedere per un futuro itinerario a Barcellona…Ci sarà un’altra occasione, oggi non è il caso di fare troppo tardi perchè domani ci attende un lungo e monotono viaggio. Torniamo verso l’hotel e mangiamo alla Cerveceria Intertapa, av Gaudì 11, con una bella saletta accogliente rivestita di legno e ottima cucina. Ha anche il vantaggio di essere molto vicina alla Sagrada Familia che ammiriamo in versione notturna, quando è sicuramente più affascinante ( io ho una predilezione per i monumenti illuminati…Quindi il giudizio non è così obbiettivo ma anche Giovanni rimane colpito). Barcellona ci è piaciuta, regalandoci alcune perle inaspettate, anche se non siamo entusiasti…È comunque una grande e caotica città… Adesso dobbiamo solo capire cosa ci regala l’Andalusia…

2° TAPPA CORDOBA Dopo circa 8 ore in auto sulle assolate strade spagnole, quasi deserte soprattutto durante la siesta, con il navigatore che parla ogni 200 km, i vecchi mulini a vento raccontati da Cervantes appaiati ai loro cugini moderni per la produzione dell’energia eolica, arriviamo ad una vera perla: Cordoba.

Hotel già prenotato via internet grazie ad un’offerta imperdibile (40 euro a notte): Hotel Los Patios, Cardenal herreo 14, davanti…Ma proprio davanti…Alla Mezquita, il monumento principale di Cordoba. Ma per arrivarci dobbiamo affrontare le colonne che bloccano l’accesso al centro storico per le auto. Lo scompiscè mi guarda attonito mentre io esco dalla mattina con piglio sicuro e pigio il pulsante che mettendomi in comunicazione con la guardia fa abbassare le colonnine Giovanni si riprende subito mentre baldanzoso sfoggia la mia dritta, scovata nei vari racconti di viaggio, ad un milanese che da mezz’ora gira senza sapere come fare per raggiungere il suo hotel nel centro storico!Io leggo e studio e lui si prende i meriti…Questo è il destino degli organizzatori di viaggio scompiscè! Nonostante la prova che avevo appena dato sulla conoscenza della città, Giovanni entra nella fase in cui deve assolutamente seguire il navigatore anche in fondo ad un burrone, e quindi invece di seguire le mie indicazioni si impegola nelle minuscole stradine della città costringendoci a rifare il giro, mentre io in macchina glie ne dico di tutti i colori. Alla fine scarichiamo le valigie, portiamo la macchina al parcheggio pubblico appena fuori le mura e torniamo a riposare un po’ in camera…La breve passeggiata ci fa già capire come Cordoba è magica e ci conquista subito, con il suo budello di stradine bianche, dove corre un vento caldo ma estremamente sensuale…Aggettivo singolare per un vento ma azzeccato!. Siamo già all’ora di cena, anche perchè Cordoba non è per nulla famosa per la vita notturna, anzi i locali chiudono abbastanza velocemente. In una stradina vicina al nostro hotel ci infiliamo nel Ristorante El patio Andalus, tavolini attorno ad un pozzo in un bellissimo patio pieno di piante. L’atmosfera è molto piacevole e romantica e la cucina buona ( provate il salmorejo, la versione cordobese del gazpacho!!ottimo), non posso fare altro che consigliarlo, anche per la miglior sangria di tutto il tour. Dopo cena giretto lungo il ponte romano, piacevolmente illuminato, e nella Juderia attraversata nel pomeriggio, ma con il buio ancora più suggestiva. Sveglia di buona ora: perchè? Perchè un buon organizzatore viaggio scopre oltre le piccole perle anche i trucchi per risparmiare…Nonostante le mie guide non citino questa preziosa chicca, io so e che l’entrata alla Mezquita è gratuita entro le ore 10.00!!Inoltre non ci sono i gruppi numerosi in arrivo per la gita giornaliera e il monumento si può godere in tutto lo splendore. Chiaramente anche qui ci sono lavori di restauro, ma la visione d’insieme è preservata. Che dire della Mezquita, una delle più grandi moschee mondiali, deturpata dai re cattolici, che hanno voluto inserirvi una cattedrale cristiana e qualche altra decorazione totalmente a casaccio…Forse è anche un monumento storico alla stupidità umana. Non fraintendetemi…È bellissima, la selva di colonne rosse e doppi archi crea un’atmosfera, difficile da immortalare nelle nostre foto perchè la luce è veramente tenue (ne abbiamo una in cui sembro un fantasma quasi evanescente…Lo scompiscè fotografo ha colpito ancora!!). Giriamo un bel po’ al suo interno, grazie alla mitica Rough non ho bisogno di altre spiegazioni perchè è tutto dettagliato, quindi leggiamo passeggiamo…Ammiriamo…

Mentre usciamo chiudono i portoni, diventa a pagamento, ed arrivano anche i pulman pieni di gente…Mi ringrazierete per questo consiglio ed io ringrazio chi l’ha scritto negli altri racconti. La 2° tappa ci porta alla torre de la Calahorra, proprio alla fine del ponte sul Rio Guadalquivir, dove c’è un museo con numerosi reperti curiosi e molti cenni alla storia della città. Il caldo comincia a farsi sentire a differenza della prima mattina, però non c’è mai l’umidità padana, purtroppo abbiamo solo questa giornata quindi la sfruttiamo al massimo andando un po’ a zonzo per questa perla candida. Passiamo piazza del Potro, dove oltre alla fontana c’è una locanda dove si dice alloggiò Cervantes, inglesia de San Francisco, plaza de la Corredera ancora in fase di ristrutturazione, così ampia da stonare in una città fatta di vie dove guidare è pressoché impossibile. Cordoba è però bella soprattutto per i muri bianchi e i portoni che lasciano intravedere i patii della case curatissimi (chissà come deve essere fantastico tornare per il festival di patii in primavera!), passeggiando anche senza metà perchè così si scoprono scorci di infinito candore e poesia ( scusate sto diventando un po’ melensa…Ma la bellezza di questa città lascia il segno). E mentre io divago non mi accorgo: di cosa?? Ma del fatto che Giovanni ormai non parla da 20 minuti, in una catalessi dovuta al caldo ma soprattutto alla fame, ed alla paura che lo ha attanagliato perchè non vede locali aperti in zona. Quando mi accorgo dello sguardo vitreo recupero la situazione sentendomi anche un po’ in colpa, trovando un ristorante vicino: Casa el Juramento, c/Juramento 6. Anche questa volta azzecchiamo: prezzi contenuti e un’altra specialità che ci rimarrà nel cuore anzi nella pancia…Visto che lo scompiscè diventa un assaggiatore provetto, proviamo il Rabo de Toro, ovvero la coda di toro fatta in umido. La versione iberica della coda alla vaccinara! Questa è la prima versione che assaggiamo molto speziata ma tenerissima…Anche per chi come me non ama la carne. Lo scompiscè riprende la sua brillantezza e noi ricominciamo ad andare a zonzo raggiungendo il Museo archeologico che è il primo di una lunga serie di siti gratis presentando il documento di identità che attesta la cittadinanza UE. Piacevole e carino, riporta all’epoca romana e conserva proprio una parte architettonica di quell’epoca. La pausa dopo è doverosa…La piazzetta davanti ha una fontanella, ci rinfreschiamo e torniamo in camera perchè la serata si evolverà diversamente, ci siamo, infatti, prenotati al banco informazione turistica per un Paseo notturno in giro per la città accompagnati da una guida. Il giro è molto particolare perchè abbiamo percorso anche strade e piazzette nuove ( tra cui la più piccola al mondo, dove in 15 si doveva sgomitare) e Calle de Las Flores, ogni tanto un attore, alternandosi alla guida, ci intrattiene recitando brani e poesie che raccontano la Cordoba antica: ultrasuggestivo, finiamo con la tapa gratis in un ristorante e la cena nel locale di ieri…Ormai l’unico aperto. E’ ora di abbandonarti Cordoba…Doloroso arrivederci perchè ci hai accolto in maniera favolosa, un grazie per essere stata il primo assaggio andaluso della nostra vita…

3° TAPPA SIVIGLIA Percorso in macchina breve ma qui non abbiamo prenotato quindi…Siamo per la prima volta alla ricerca dell’alloggio, cosa che si rivelerà una piccola avventura. Vogliamo stare in centro, così da poter sempre muoverci a piedi, ma il centro di Siviglia, ovvero il Barrio Santa Cruz, è un intrico di strade ancora peggio di Cordoba…Risultato: un casino! Il navigatore per la prima volta ci abbandona, perde il segnale, gira su se stesso e si disorienta pure lui, Giovanni viaggia con la netta sensazione di essere sempre in una via pedonale preclusa al traffico, io cerco di valutare dalla guida quale è la strada per arrivare ad uno degli Hostal segnalati ma anche sulla guida è scritto che è difficile d raggiungere. Ci fermiamo nella piazza principale e stremati dal primo impatto con Siviglia decidiamo di chiedere ad uno dei vetturini la strada ( se non la sa lui?!?), gentilissimo e forse un po’ impietosito, molla la carrozza ad un collega e ci accompagna lui, le strade sono veramente un labirinto… Raggiungiamo l’hostal ma non c’è posto: doppia delusione vista la fatica e poi il luogo sembrava molto bello. La decisione principale è però quella di chiamare gli hostal per verificare prezzo/posto e parcheggio, in modo da raggiungerli solo con prenotazione alla mano. Una chiamata mi basta, il dado è tratto, gli scompiscè beccano l’hostal Perez Montilla, plaza Curtidores 13, 954421854, 40 euro la doppia a notte, molto semplice ma pulito, bagno spazioso, e chicca delle chicche PARCHEGGIO NELLA PIAZZETTA GRATUITO, siamo sempre al Barrio Santa Cruz ma al suo confine nord-est quindi vicini a tutto ma nella tranquillità di questa piccola piazzetta. Abbiamo fatto una mega colazione e quindi non abbiamo fame, decidiamo di partire subito alla scoperta dell’Alcazar, preludio a quella che sarà l’emozionante scoperta dell’Alhambra a Granada. L’ora è quella della siesta…Fa effettivamente caldo, e in giro solo turisti…Siamo sempre più nel cuore andaluso della Spagna! La struttura costruita dai mori e rimaneggiata più volte offre una panoramica della storia andalusa mentre si ripercorrono i vari ambienti che la compongono; io giro guida alla mano visto che la Rough è molto ben fatta riguardo ai monumenti, mentre lo scompiscè si è fatto prendere dalla sua solita “sindrome di Oliviero Toscani” in cui fotografa tutto ciò che vede, anche il dettaglio più insulso, ma per fortuna dura solo 10 minuti. Lo recupero e passiamo dal Salon del Almirante, dove ci immergiamo nell’atmosfera dei reali di Spagna mentre controllavano e decidevano le spedizioni nelle Americhe nel 1500, e dove soggiornano ancora durante le visite ufficiali. Il secondo “ viaggio” è proprio nel modo arabo, con il Palazzo di Pedro I, dove comincia il mio graduale ma inevitabile innamoramento per l’architettura moresca e mudejar. Pensavo erroneamente che l’utilizzo così forte delle decorazioni rendesse il tutto molto “pesante” invece sono deliziata dai giochi di luce, le finezze decorative, l’intrico delle piccole sale, e l’onnipresente patio con acqua che da ristoro e dona pace. In questa parte dell’alcazar vale la pena sostare un bel po’, mentre nel Palacio de Carlos V potete passare velocemente per dedicarvi ai magnifici giardini. Alberi, fiori, ombra, rumore dell’acqua, qui potete veramente perdervi perchè ci sono un sacco di angoli incantevoli. Uno dei due monumenti principali della città l’abbiamo visitato, adesso andiamo a rilassarci un po’ facendo una passeggiata nel quartiere di Triana, ex enclave gitana di Siviglia, meno turistico del centro con le sue numerose carrozze a scorazzare i turisti, dovrebbe essere abbastanza vivace invece ci sembra abbastanza morto: sarà ancora l’ora della siesta? Sarà che ad agosto i sivigliani vanno lungo la costa del sol pure loro? Non ci è dato saperlo…Riusciamo comunque a vedere la chiesa di Santa Ana, la Capilla de los Marineros e soprattutto la statua del marinaio Roderigo de Triana che avvista l’america urlando TERRA ( la foto allo scompiscè che lo imita è da scompisciarsi dalle risate). Lo stomaco si fa sentire, ma per i ritmi sivigliani le 7 della sera sono un orario da galline, quindi ci ritroviamo quasi soli nel ristorante La Albariza, C Betis 6, lungo il fiume. A parte le sedie scomodissime mangiamo bene ed io provo la famosa Manzanilla, vino bianco con un sapore particolare e pungente. Quando usciamo c’è un po’ più di vita ma noi non ce la facciamo ad aspettare per l’apertura dei locali nottambuli e decidiamo di andare a nanna, ripassiamo per il centro ammirando la Cattedrale e la Giralda illuminata, prossime mete del programma di domani. Facciamo giusto una toccata davanti alla Plaza de Toros, la più grande di Spagna, è proprio un peccato non aver assistito a nessuna corrida; io sono animalista ma mi piacerebbe capire di più di questa tradizione popolare così radicata, che scalda molti animi nonostante la sua apparente crudeltà senza senso. Nella vita è necessario capire per poter giudicare… Mattina successiva dedicata al centro con la visita alla Cattedrale, che è la più grande al mondo, ed effettivamente l’interno è veramente maestoso. In realtà la prima tappa non è stata molto culturale…Sapete cosa accade quando il proprio hotel sorge vicino ad una via piena di ristoranti e soprattutto alla Calenteria in C/Cano y Cueto 7?? La giornata non può che iniziare con i meravigliosi churros con cioccolata calda e zucchero: ipercalorici ma deliziosi. Giriamo sempre con l’amata Rough che descrive in maniera dettagliata tutti i vari aspetti/cappelle/decori della cattedrale, tra cui l’opulenta Capilla Mayor che racchiude l’altare più grande e prezioso del mondo, ammirata dopo aver aspettato che il l’orda di giapponesi muniti di audioguida finisse di scattare 1000 fotografie. Perplessi davanti alla tomba di Colombo ( ma dubitiamo che le sua spoglie siano veramente lì!?!) passiamo alla “scalata” della Giralda, il simbolo della città ( biglietto congiunto con la cattedrale 7 euro). Effettivamente la salita non è così difficile, poiché si tratta di rampe percorse nel passato anche da guardie a cavallo, e la vista che si vede su tutta Siviglia e sulla stessa cattedrale è spettacolare!! All’uscita si passa dal Patio de los Naranjos che mi ricorda quello all’entrata della Mezquita. La visita è stata molto gradevole e abbastanza lunga, visto che ormai abbiamo un po’ assorbito i ritmi andalusi e quindi prendiamo tutto con la dovuta calma. Giro per le strade vicine alla cattedrale, un po’ di shopping, io finalmente trovo delle magliette con il toro che mi piacciono molto, l’ora di pranzo si avvicina e finiamo in quella che è stata l’avventura gastronomica più bella fatta in Spagna in quanto ad atmosfera: Bodega Santa Cruz. Se siete a Siviglia non potete non mangiare qui…Certo non potete aspettarvi un posto a sedere, il locale è molto piccolo e sovraffollato, ma stare al bancone vi permetterà di vivere appieno la calda gioia che aleggia: una lunghissima lista di tapas a prezzi bassissimi, camerieri al bancone vocianti che sembrano usciti dal film “Amici miei” tanta è la loro baldoria, conto scritto sul legno del bancone proprio davanti a voi, gente di ogni dove insieme ai sivigliani…Uno spettacolo! Vi prego, non perdetevi questo locale in c/Rodrigo Caro 1…Le tapas sono tutte ottime! Nota: assaggio del 2° rabo de toro, meno speziato ma molto buono.

Oggi ci sentiamo più spagnoli che turisti, quindi anche noi facciamo siesta e ci rifugiamo in camera con l’aria condizionata, usciamo più tardi per un giretto spensierato ammirando vetrine e la gente che esce a passeggio e visitando i dettagli del Barrio Santa Cruz dove alloggiamo, attendendo la cena, che consumiamo a Casa Robles, c/Alvarez Quintero, sempre vicino alla cattedrale. Varia scelta di tapas soprattutto pesce, buone ma accoglienza molto fredda…Soprattutto dopo l’esperienza simpatica del mezzogiorno. Durante la siesta abbiamo pianificato un giretto notturno per le bellezze della città che ancora ci mancano…E quindi partiamo per le tranquille vie sivigliane raggiungendo per prima la Fabrica de Tabacos. Qui in passato erano impiegate ben 10000 donne nella produzione delle sigarette ( compresa la Carmen della famosa opera), la storia del luogo è interessante e l’edificio è mastodontico. La seconda tappa è un’altro maestoso monumento: Plaza de Espania. La struttura semicircolare è veramente grande, e piacevoli sono i nostri giochi nel cercare le decorazioni in azulejos che rappresentano le tappe del nostro giro; la piazza è, infatti, decorata con moltissime piastrelle che rivestono la parte semicircolare interna, ci sono poi ponti, passerelle, la fontana centrale…Senza acqua…Anche perchè anche qui, fervono impalchi e lavori di ristrutturazione. Credo che alla fine dei lavori, ritrovando il passato splendore, questa piazza diventerà ancora più bella, anche se probabilmente perderà quella patina di decadimento che durante la notte la rende così romantica. Torniamo in centro, sempre sotto la Giralda, per goderci ancora un po’ la notte sivigliana…Non è un addio…Solo un arrivederci…Magari tornando per una corrida…O per assaggiare ancora le tue fantastiche tapas…

4° TAPPA RONDA Eccoci qui, nel Pueblo Blanco per eccellenza, leggermente fuori dalle canoniche rotte del turismo andaluso, tanto che quando diciamo che siamo a Ronda, amici e parenti rispondono “Ronda dove???”. In realtà la città è molto famosa, anche perchè è proprio qui che è nata la corrida moderna, ed è poi un ottima base per visitare i dintorni…Chiaramente per chi pianifica un viaggio e vuole scovare anche qualche chicca particolare…Lo scompiscè al mio fianco non è, infatti, molto convinto di questa tappa, ma andiamo con ordine…

Siviglia-Ronda sono circa 2 h di macchina, il nostro hotel prenotato da internet è Arunda II, c/ Josè Maria Castello Madrid 10 952872519, 45 euro a camera doppia compreso parcheggio privato sotto l’hotel, carino anche se le stanze sono un po’ piccole. L’hotel è nella parte della città chiamata Mercadillo, che si distingue dalla Ciudad più antica e ne è divisa dalla vera attrazione di Ronda: Ponte Nuevo, arco di congiunzione su 80 metri di stretto strapiombo roccioso! Ronda è arroccata e racchiusa, e sembra che il Tajo divida anche le due anime di questa città, la ciudad in stile più arabo con le antiche rovine e le strade che si aggrovigliano l’una sull’altra, ed al di là la parte più moderna, con le strade ordinate e Plaza Socorro dove si concentra la vita serale. Il tutto è comunque poco esteso, potete dimenticare la macchina e girarla a piedi, anche se qualche sali-scendi è molto faticoso. Chiaramente la nostra prima meta è proprio il Ponte Nuevo e lo strapiombo, un mucchio di persone con il naso in giù, fare foto verso il basso, o alle case che stanno pericolosamente in fila lungo il bordo roccioso…Tutti ammirano questo scenario magnifico tranne una: Giovanni, che soffre di vertigini ( cfr il dilemma per salire sulla torre Eiffel), che sosta a ridosso dei piloni del ponte e guarda quasi con fastidio il mio continuo filmare…Povero…Effettivamente mi sento un po’ in colpa ad averlo trascinato qui…Ma non potevamo non venire a Ronda, Hemingway stesso la adorava! Dopo l’assaggio adrenalinico è ora di quello culinario, e ci fermiamo alla Bodega el Socorro, c/e Molina 4, dove ci buttiamo affamati su tapas buonissime compreso un maiale saporito, morbido ed economico…Forse mangiamo un po’ troppo e questo ci fregherà nel corso della giornata, partiamo, infatti, alla scoperta della città sotto un sole cocente tra discese ma soprattutto ripide salite, e rischiamo in parte disidratazione, in parte insolazione e congestione…Non ce ne accorgiamo subito e riusciamo anche a visitare la Plaza de Toros di Ronda, che avevo scelto perchè la più antica di Spagna e perchè si può anche passeggiare nella vera e propria arena dove il sangue dei tori si mischia al sudore dei toreri… emozionante. Noi siamo dei profani, però la visita ci fa sentire un po’ Toreri scompiscè, e ci divertiamo un po’ nell’arena prima di fare un giro sulle gradinate, nel museo e nella sezione dove sono tenuti i tori nell’attesa dell’inizio della corrida con tutti i meccanismi di apertura porte, visita sicuramente molto interessante. Ci sentiamo un po’ provati…Il caldo e la gran abbuffata hanno fatto centro e neanche la doccia ci ripiglia totalmente. La serata è molto tranquilla…Giovanni neanche mangia perchè ha tutto sullo stomaco, io mangio un’insalata e un gelato nel peggior ristorante del nostro tour…Eravamo veramente offuscati!!! Ci gustiamo la bella atmosfera della città, classica di un piccolo centro, con un mucchio di bambini a giocare, genitori in chiacchiere e qualche turista come noi che si gode la serata.

La notte porta pace ai nostri corpi e ci svegliamo pimpanti per la nostra gita di oggi: Cueva de la Pileta + pueblos blancos. Avevo detto che Ronda era ideale per andare alla scoperta dei luoghi vicini…Lo scompiscè è ancora perplesso ma, visto che non si è curato dell’organizzazione e preparazione delle tappe, non dice nulla sul suo scetticismo, che però gli leggo in faccia. Io sono comunque troppo convinta delle mie scelte e dritta per la mia strada lo trascino nell’avventura…Arrivando, dopo breve percorso auto e sentiero a piedi, all’imboccatura della grotta che andremo a visitare. Questo sito preistorico è stato scoperto molti anni fa, ed è visitabile, in minima parte, grazie a delle guide che vi attendono proprio all’apertura della grotta. Niente orari fissi, si aspetta che un gruppo di max 15 persone si sia formato, e si entra alla scoperta di quella che fu una casa dei nostri antenati. Le testimonianze della vita preistorica sono tante: ossa umane, residui di fuochi e ceneri sulle rocce, utensili arcaici e soprattutto i disegni preistorici alle pareti. La visita è molto suggestiva perchè la caverna non è una sola ma costituita da un labirinto di passaggi ed altre caverne, alcune anche con laghetti ed una con una sorta di “organo musicale preistorico”, inoltre non è stata messa luce artificiale tranne le lampade ad olio portate dalla guida e dagli stessi partecipanti, le pitture sono interessanti ed emozionanti, sentiamo la storia tra quelle umide mura e narrata su quelle pareti. Se siete curiosi dovete per forza venire qui, ricordate: scarpe comode perchè l’umidità sulle rocce le rende ultra-scivolose, una maglioncino per il freddo e tanta voglia di un po’ di avventura. All’uscita guardo Giovanni e finalmente lo scetticismo si è dissolto in uno sguardo di piacere…Ho fatto centro anche questa volta…Non verrò abbandonata qui sulle montagne della Serrania di Ronda! Ripresa la macchina andiamo a Montejaque, pueblo blanco, ultra-andaluso con una meravigliosa piazzetta dove sediamo in completo relax, poche persone in giro ( è l’ora della pappa e poi della siesta…Come sempre), ed un ristorantino sulla via principale che ci regala un patio fiorito tutto per noi e un pranzo economico. Rinvigoriti partiamo per il 2° ed ultimo pueblo, ma anche il più caratteristico: Setenil de la Bodegas. Qui la particolare conformazione delle montagne e delle rocce ha creato anfratti molto lunghi dove gli abitanti hanno insediato strade e soprattutto le loro case, che rimangono quindi “incastrate” in un tuttuno con la roccia. Le foto si sprecano, qui la sindrome di Oliviero Toscani raggiunge un picco massimo, ma gli scorci sono veramente fantastici, le costruzioni cosi stupefacenti ed impressionanti che ci sbizzarriamo…Credo che questi paesi non possano lasciare indifferenti ed adesso capisco perchè molto artisti e scrittori amavano questi luoghi di così candida bellezza. Ultima serata a Ronda in cui recuperiamo il digiuno di ieri ed andiamo alla Bodega el Giralda c/Nueva 19 dove io mi lascio tentare dal coniglio, specialità della zona e lo scompiscè goloso sceglie la 3° versione del rabo de toro qui servito con verdure. Spendiamo più del solito ma le porzioni sono enormi e tutto è eccezionale. La serata scorre ancora tranquilla, un po’ di shopping, relax in Plaza Socorro…È ora di abbandonare anche Ronda che ci ha regalato delle chicche preziose di questa terra così calda e così affascinante…

TAPPA NELLA TAPPA: GIBILTERRA Avevo accuratamente evitato di inserire Gibilterra nelle mete di questo tour spagnolo, forse solo perchè non mi andava di lasciare la Spagna per entrare in suolo inglese; ma Giovanni ogni tanto “la butta lì” e rilancia la proposta. Il viaggio “fai da te” ti da la possibilità di poter decidere al volo e cambiare qualcosa…Così decido di accontentare lo scompiscè e da Ronda ci dirigiamo a Gibilterra per arrivare in serata a Granada. Come dicono tutte le guide del mondo sconsiglio di entrare a Gibilterra in macchina, a meno di non sorbirsi lunghe file. Parcheggiamo a Linea, città che sta un po’ riemergendo e si “ fa bella” per cercare di diventare una metà turistica d’appoggio a chi vuole visitare la famosa rocca…Rocca e null’altro, perchè in fondo Gibilterra non è molto di più! Certo l’altezza è da vertigine e ne sa qualcosa Giovanni che con le sue ci fa a cazzotti e chiaramente non si sente di viaggiare sulla teleferica che ti porta alla cima. No problem…Perchè c’è sempre una soluzione di riserva e quindi prendiamo il bus che ci porta ad Europa Point, punta estrema di Gibilterra, protesa verso il Marocco. Tornare a parlare inglese mi fa impressione, come ci colpisce la quantità di traffico di questa città-stato tra le più contese al mondo, e l’attraversamento della pista dell’aeroporto costruita quasi sul mare per la mancanza di spazio. Europa point ci riporta invece al vero “significato” di questa città, se di significato si può parlare riferendosi ad un luogo: un punto estremamente strategico sul mare, a pochi passi dal Marocco di cui si scorgono i monti, da dove è possibile sorvegliare l’entrata al mediterraneo. Scesi dal bus ci accoglie un vento assurdo, che incresca il mare, rende difficile il passo e le riprese in questo luogo ove sembra di essere letteralmente arrivati alla fine! Solo un faro, la moschea e la rocca a fare da guardia come sfondo, ma molta emozione e la sensazione di essere ad un confine assoluto. Torniamo nel centro nella Main road, dove spadroneggiano i duty free e i pub inglesi, assaggiamo un ottimo mega frullato pieno di frutta e yogurt in un negozietto minuscolo, per il resto nulla ci colpisce particolarmente…Ci sembra di aver già visto la parte importante che si doveva scoprire e tutto questo sia un contorno turistico senza troppo senso. Torniamo al confine, e la mia immagine di Gibilterra come tranquillo paesello inglese si rompe definitivamente contro i bruttissimi e rovinati palazzoni della periferia…Europa Point è tutto quello che ci portiamo addosso a ricordo di questa tappa.

5° TAPPA GRANADA La tappa più desiderata si è fatta realtà! Arriviamo in serata, tanto l’hotel lo abbiamo prenotato il giorno prima con un’offerta meravigliosa sul sito booking, 80 euro a notte per un bellissimo 4 stelle con parcheggio incluso: City Mar San Anton, calle San Anton, molto vicino al fiume Genil, pochi minuti a piedi dal centro. Prendiamo possesso della mega stanza, prenotata fumatori, così per questa volta Giovanni può fumacchiare senza dover uscire, e con una bellissima vista. Brevissimo giro sulla terrazza panoramica dell’hotel e poi andiamo alla scoperta della città…Beh…Alla scoperta di un ristorante visto che tra viaggio e riposo sono ormai le 9 della sera! L’impatto è comunque già positivo; Granada, tanto amata da tutti i turisti di cui ho letto i diari non delude neanche noi, piccolo gioiello, pulito e sicuro, pieno di vita per la strada e nei locali, dove, a differenza di tutte le altre città spagnole, una piccola tapa è servita gratis con il drink!!siamo un po’ stanchi, quindi restiamo in zona plaza de Carmen e calle Las Navas dove la guida segnala molti locali. Bella atmosfera, più cosmopolita delle altre città, forse per la presenza dell’università, tavoli in mezzo alla strada…Noi due scompiscè siamo già innamorati di Granada, amore che compensa la poca accuratezza di servizio del ristorante Abadia, c/ Navas 12, dove ci siamo fermati…Ma la cerveza con Limon e buona e noi siamo troppo rilassati…La vacanza serve anche a questo! Abbiamo 2 giorni per stare a Granada e per il 2° abbiamo già ideato un programmino niente male: Alhambra+relax all’hammam+serata di flamenco ( finalmente ci decidiamo a vederlo…Anche perchè questa è purtroppo l’ultima tappa andalusa…Quindi ultima chance). Il primo è comunque bello ricco di cose da fare…Granada non è solo l’Alhambra!!quindi sarebbe un peccato ridurre la visita solo ad essa, anche se la sua bellezza è senza dubbio spettacolare. Passeggiata fino a Plaza Nueva, dove al banco info prenotiamo hammam e flamenco per poi dirigerci verso i bagni arabi antichi, ottimamente conservati. Faccio sempre più fatica a capire come una tradizione termale e di hammam che dai romani è passata agli arabi sia stata spazzata via dai cristiani…Semplice distruzione di una tradizione altrui o c’è dell’altro?!? Non troppo distante, sempre sulla Corredera del Darro c’è anche il museo archeologico molto interessante, e anch’esso gratuito se si è cittadini dell’unione europea. La strada che percorriamo, lungo il fiume, è dominata dalla sagoma bellissima dell’Alhambra sul colle opposto a quello dell’Albaicin, il quartiere arabo dove siamo ora, e non perdiamo occasione di ammirarla, arrivando al Paseo de los tristes dove ci si può fermare a mangiare qualcosa nei molti locali. Se volete qualcosa di abbondante a poco prezzo consiglio invece un locale molto piccolo sulla carrera del Dado: la Bella e la Bestia, dove ci sono ottimi panini ma la cosa stupefacente è l’arrivo della tapa gratuita con la birra…Un piatto ricco di patatine e focaccine gustose…Si può quasi pranzare solo con questa! Breve giro per ammirare l’alhambra dal lato sud dove ci sono anche le strade per salire a piedi…Noi ovviamente non ci azzardiamo…Questa gitarella serve solo nell’attesa che apra la cattedrale. Effettivamente la chiesa è strana, c’è chi ne rimane molto deluso, perchè in realtà è incompleta, la colorazione interna dominante è proprio il bianco candido, poiché solo pochissime parti sono state decorate ed affrescate, a me non dispiace questo tocco particolare che la rende unica. Fuori dalla cattedrale si possono trovare molti venditori di disegni o scritte in arabo e banchetti di spezie e the, la tradizione delle teterie è qui diffusissima e la scopriremo proprio stasera su mia assillante insistenza. Ultima tappa di oggi è la Capilla Real, dove sono seppellite i due re più famosi di Spagna: Isabella e Ferdinando. Tante volte in questo viaggio sono stati citati dalle mia guide perchè personaggi assolutamente predominanti e fondamentali nella storia di Spagna, e noi scompiscè li abbiamo conosciuti a volte come sterminatori della tradizione araba, altre come le colonne portanti della scoperta dell’america…Adesso ne visitiamo la tomba ed il monumento riflettendo su come un viaggio sia anche uno strumento così potente per conoscere la storia di paesi vicini a noi ma tante volte ignorati. Siamo soddisfatti e torniamo alla nostra mega stanza per riposare e qui inizio il ritornello che infastidisce Giovanni per tutta la sera: voglio andare in una teteria! Sogno di sorseggiare un the profumato su comodi divanetti, nella luce soffusa delle candele, avvolta da musica cantilenante, perchè ne ho proprio bisogno per immergermi in un’atmosfera d’altri tempi che ho un po’ sognato a Cordoba, ma che qui devo invece poter vivere! Verso l’ora del tramonto facciamo un giro nel quartiere arabo dell’albaicin, con le immancabili case in calce bianca e le sue stradine strette, dove ci perdiamo più di una volta e i suoi scorci sull’alhambra che si illumina contro il cielo sempre più scuro. L’atmosfera è piacevole e ci sono molte persone a zonzo come noi godendosi un po’ di fresco dopo la calura del giorno. Scendiamo di nuovo verso il centro ed io ricomincio con la mia tiritera sul the! Dopo un quasi litigio, ed una cena banale in un posto scelto da Giovanni che non vuole andare al vegetariano che mi attirava e poi ordina il Gazpacho ( valli a capire gli uomini!?!?!), raggiungo il mio scopo e tra le mille teterie presenti lungo Calle Calderira Nueva, insieme ai negozi di souvenir e oggetti arabi, scelgo quella meno moderna, il cui interno è raccolto, intarsiato come le sale del Real Alcazar sivigliano…Magia. Non mi ricordo il nome, ma credo che ognuno debba scegliere secondo il proprio istinto il locale dove chiacchierare con gli amici, invitare una donna per corteggiarla o la propria per rilassarla. La scelta dei the è infinita e si può anche fumare il narghilè o mangiare dolcetti arabi tipici…Bello…Bello…Bello…Ovviamente lo scompiscè non mi da molta soddisfazione, ma questa volta proprio ME NE FREGO! A nanna presto, domani sveglia all’alba…Da qui parte una simpatica digressione prima di dedicarci al vero monumento.

AVVENTURA ENTRATA ALL’ALHAMBRA: sveglia alle 5.30, albeggia su Granada e noi prendiamo il piccolo bus che ci porta diretti all’entrata della mitica Alhambra, non è da Plaza Nueva come scritto sulle guide ma da plaza Isabel la cattolica ( se non ricordo male). Prenotazione via internet nella mano destra e carta di credito con cui è avvenuta la prenotazione nella sinistra. Avevamo deciso di prenotare via internet in fase di pianificazione, visto che non avevamo voglia di dormire fuori dai cancelli la notte prima per riuscire ad avere i biglietti, dato che il numero visitatori è di solito maggiore del numero biglietti venduti ed è quindi difficile avere la sicurezza di entrare. Giovanni ha l’encefalogramma piatto dato l’orario e mi segue senza proferir parola. All’entrata c’è già una folla assurda di gente che ha bivaccato davanti all’entrata svegliandosi dalla notte all’addiaccio ( vorrei capire se lo fanno per penitenza, per avventura, o perché proprio non sono riusciti a prenotare?!?!) comunque cerco di districarmi per trovare la fila per quelli che hanno già prenotato via internet come me…Dallo scompiscè nessun aiuto…Ancora encefalogramma piatto, e anche le indicazioni non sono molto chiare, io so soltanto che non mi devo mettere nella grossa coda dei “campeggiatori” perché i biglietti li devo solo ritirare. Fermo al volo un addetto che mi indica dove mi devo mettere, specificandomi che devo stare sulla sinistra…Ma di cosa? Effettivamente c’è un’altra fila più corta ma consistente che si dirige verso un altro edificio piccolo dove ci sono dei computer e sarà lì che andranno ritirati i biglietti prenotati ma anche quelli nuovi se il pagamento è con carta di credito. Non sono così convinta che l’indicazione sia esatta, lui mi ha detto a sinistra?!?!ma a sinistra non c’è nessuno…Sarà possibile che io stata l’unica a prenotare via internet?? Cerco un confronto con lo scompiscè ma…Piatto ancora. Ritorno umilmente dall’addetto che questa volta mi indica precisamente che devo stare proprio davanti all’edificio dei computer di fianco alla fila già formata, al di là della transenna…Boh?!?!qui non c’è l’altra corsia?!?!e poi è impossibile che sia stata l’unica a prenotare?!?sbattuto lì dallo stesso addetto arriva anche un altro italiano con famiglia a seguito, perplesso quanto noi che quella sia la fila giusta di così poche persone…Nel frattempo qualcuno della fila accanto mugugna che li abbiamo superati…MA E’ STATO L’ADDETTO?!?finalmente lo scompiscè si ripiglia…Un segnale dal cervello…Una parola…Dai dimmi qualcosa: “ ma sei sicura che dobbiamo stare qua, prova a chiedere ancora ad un addetto?” COOOOSSSSSAAAA????, lo guardo male e ribadisco che se ha voglia questa volta si sbatte lui…Io è da 1 ora e mezzo che lo trascino in giro senza il minimo supporto. Ripassa l’addetto ( sempre il solito), Giovanni lo ferma e chiede, questo comincia a spiegare e poi mi scorge lì di fianco con una faccia che dice “ è lui che non si fida, non guardare me!”, lui reagisce con una faccia di compassione e ci conferma che è ok così. La gestione è alla fine questa: le due file convergono in un unico edificio che gestisce i biglietti on line con carta di credito, prima faranno entrare noi che dobbiamo solo ritirarli, poi la fila folta che li deve comprare e prenotare, la fila dei pazzoidi dall’altra parte è per chi li prende oggi pagando in contanti. Magari con 2 cartelli in più di spiegazioni si capiva meglio! Il ritiro è velocissimo, basta inserire la carta di credito e la macchinetta restituisce i ticket, con l’orario di entrata ai Palacios Nazaries il cui accesso è appunto limitato a slot di tempo per evitare l’affollamento. Prendiamo l’audioguida che consiglio vivamente perché le spiegazioni sono interessanti, mai noiose, in stile narrativo come se lo scrittore Irving ci raccontasse le sue avventure quando in uno dei suoi viaggi scoprì questa antica fortezza e scrisse “I racconti dell’alhambra”. Le musiche ci accompagnano e partiamo per la vera avventura … I Palacios Nazaries sono la prima tappa e credo la più suggestiva, anche se il famoso patio dei leoni è in parziale ristrutturazione e quindi non al top dello splendore. Nella frescura mattutina ritrovo le decorazione arabe che tanto mi avevano affascinato all’Alcazar, qui ancora più belle. Appassionati di fotografia cercano di cogliere i minimi dettagli, mentre i turisti osservano rapiti l’architettura. Tutto è leggero, rilassante, piacevole, e nonostante le persone attorno è facile fantasticare e calarsi in atmosfere passate dove quei luoghi racchiudevano harem, sultani, storie d’amore e leggende. Magnifica!Ma lo scompiscè mi dice che non mi ci vede proprio a ballare la danza del ventre…Ed io che mi stavo proprio calando nella parte. Magnifica è anche la vista sull’albaicin attraverso le finestrelle intarsiate. Il susseguirsi delle stanze fa un po’ perdere l’orientamento ma è piacevole immaginare questo luogo pieno di vita e di persone, e poi ogni patio ha una sua singolare storia. Anche le altre parti dell’Alhambra sono piacevoli, come l’Alcazaba, la parte difensiva, con le case dei soldati e il più classico stile architettonico da difesa con mura grosse ed imponenti. La sua posizione è come la prua di una nave che si protende a dominare Granada invece del mare e da cui si gode un bel panorama. Il Palacio di Carlo V è meno interessante ma ospita il museo dove sono spiegati nel dettaglio i lavori di restauro che stanno compiendo. Ultima tappa sono i fantastici giardini del Generalife. Siamo di fronte a giardini di rara bellezza, conservati benissimo, curati, il non-plus-ultra della concezione araba dei giardini. In passato come ora le persone si fermavano a leggere, riposare e pensare immersi nella natura, dove ci si sente veramente molto tranquilli. Vediamo anche un palcoscenico usato per numerosi eventi serali in questa cornice mozzafiato. Inutile dilungarsi ancora…Credo sia chiaro che questo posto merita assolutamente una visita senza fretta.

Abbiamo abbastanza tempo per mangiare con calma, girando ancora nei dintorni di Plaza nueva, godendoci una bella cerveza con limon, ormai una costante delle nostre soste, veramente dissetante durante i pomeriggi andalusi. E’ l’ora del vero relax, perché abbiamo prenotato all’Hammam Andalus, C Santa ana 16, vicinissimo a Plaza Nueva, dove abbiamo a disposizione 2 ore ed un massaggio. A Granada c’è un altro hammam più grande ma più moderno, consiglio questo che ha 3 vasche di acqua calda, tiepida e fredda, il bagno di vapore e la zona massaggi in un locale costruito ad immagine e somiglianza degli antichi bagni arabi. L’atmosfera è molto particolare e dopo esserci cambiati nei rispettivi spogliatoi ci ritroviamo catapultati in una realtà che non ha nulla a che vedere con il 21° secolo. Luci soffuse, odore di incensi, vapore e caldo sul corpo, le persone che fanno accedere con le fasce orarie di due ore non sono troppe, non si crea quindi affollamento che rovinerebbe il relax. Nelle due ore si può cambiare ripetutamente le vasche dove stare in ammollo a proprio piacimento, approfittare di un rilassante massaggio, entrare a purificarsi nella stanza del vapore, sorseggiare dell’ottimo the verde servito dagli inservienti. Siamo in un altro mondo, in un’altra dimensione, in un’altra epoca e ci godiamo il momento immersi nelle varie vasche in un’atmosfera unica. Dimenticavo di sottolineare una cosa fondamentale: il prezzo; solo 25 euro con massaggio, altrimenti solo16 per 2 ore da sogno…Ben lontani dai prezzi italiani che le day Spa ci offrono. Secondo noi scompiscè è un’esperienza da fare! Torniamo leggeri come piume all’hotel fermandoci in una sorta di internet point annesso a super market dove prenotiamo l’hotel per Valencia e annotiamo i num di telefono da chiamare per prenotare l’alloggio della nostra tappa mare. In hotel ancora relax, aspettando le nove quando il pulmino ci viene a prendere portandoci nella zona del Sacromonte, culla dei gitani di Granada, dove ci sono le caratteristiche case a grotta e vedremo lo spettacolo di Flamenco. I cultori del flamenco storceranno il naso sulla nostra decisione di andare a vedere questi spettacoli un po’ troppo confezionati per i turisti, in fondo il flamenco è danza e musica spontanee che dovrebbero dar vita a spettacoli sempre unici…Avete ragione ma…Per chi come noi non ne capisce nulla, finire in un locale per cultori è difficile se non impossibile. Per questa prima volta lo spettacolo organizzato va bene!Il luogo è molto intimo e caratteristico poiché è una vera casa gitana e deve essere anche molto famoso visto le fotografie di gente VIP appese alle pareti; siamo da Maria la Castanera, famosa ballerina di flamenco, che lo fece conoscere al mondo e i sui discendenti ne continuano la tradizione proprio qui a Granada. I ballerini danzano in mezzo alla stanza vicinissimi a noi, il battito delle mani di quelli seduti è quasi assordante, anche per il rimbombo che il piccolo posto crea, nacchere, colori accesi, canti accompagnati dalla chitarra, urla e atmosfera che si scalda mentre i balli diventano sempre più passionali e complicati. Non posso giudicare lo stile e la bravura perché sono ignorante in materia ma riconosco quando uno spettacolo è coinvolgente e piace come questo. Scena simpatica quando i ballerini ci prelevano uno a uno per farci ballare…Giovanni mi fa notare che anche come ballerina di flamenco non avrò futuro…Ha parlato Joachin Cortez?!?! Ci facciamo lasciare dal pulmino in centro così andiamo a mangiare qualcosa e soprattutto ritorniamo alla teteria di ieri…Ormai l’amore per Granada e per l’Andalusia ci ha trafitto, lasciare tutte queste atmosfere sarà molto difficile e quasi doloroso perché ormai siamo abituati al fascino caldo di questa terra magica…

6° TAPPA VALENCIA Il motto della città è “ Vivir sin dormir”, nome di un famoso locale sul paseo Neptuno, al quale aggiungerei: SIN MANGIAR! E’ vero che arriviamo a Valencia il 15 d’agosto, che è un giorno particolare, e che andiamo tardi a mangiare, ma ormai avevamo ritmi andalusi e poi Valencia si auto definisce la 3° città spagnola per la movida… beh il risultato è che sul paseo Neptuno, scelto quella sera anche perchè vicino al mare, siamo in compagnia di una miriade di altre persone che tentano di mangiare, ma i locali stanno già irrimediabilmente chiudendo!!! La delusione che mi aveva già personalmente accompagnato allontanandomi dall’Andalusia e da Granada si acuisce, e rimango basita, il giudizio su Valencia crolla inesorabilmente verso il basso mentre Giovanni, anche lui perplesso, cerca di addolcirmi la pillola. Chissà se abbiamo sbagliato orario, posto, giorno? Qualcuno che è stato a Valencia spero, un giorno, me lo possa spiegare. Mangiamo vicino all’hotel ( Hotel Turia), dove entriamo prevenuti e chiediamo subito se la cucina è ancora aperta, poi a nanna, il viaggio è stato lungo, un po’ di stanchezza si fa sentire e siamo troppo delusi…

L’hotel comodo accanto alla stazione autobus, risulta un po’ lontano dal centro, quindi prendiamo il bus, poiché purtroppo abbiamo solo un giorno pieno per visitare Valencia, e non vogliamo perder tempo facendo i 20 minuti a piedi. Arriviamo a Plaza de la Reina dove ammiriamo la Catedral ed il Miguelete. Per colazione non possiamo assolutamente perderci una delle specialità gastronomiche di Valencia: orchata con i dolci fartons, nella bellissima Orchateria antica ed in stile Santa Catalina, all’angolo sud ovest della piazza. Vogliamo fare un breve giro per il barrio del Carmen, cuore della città, che non è come nelle precedenti il cuore arabo con la sua struttura tortuosa, ma assume una connotazione molto nazional-popolare. Osserviamo la facciata barocca del Palacio del Marques de dos Aguas, raggiungiamo la Lonja, che ci colpisce per austerità e attraversata la strada entriamo nel Mercado Central, modernista in ferro battuto, tra i più grandi che abbia mai visto, pieno di gente che fa la spesa ed io, come al solito, mi perdo nell’osservare gli “usi e costumi” di un popolo che compra: non c’è niente di meglio per entrare nella realtà del paese che si visita! E’ ora di proseguire, l’unica cosa che potrebbe definitivamente far risalire il nostro giudizio su Valencia è la città delle arti e della Scienza di Calatrava. Dopo uno sguardo veloce alla caratteristica Piazza Redonda, che avrebbe molto bisogno di un restauro generale, altro bus (35 vicino da plaza Ayutamiento) ci porta a sud della città, dove, riutilizzando l’alveo del fiume Turia, del quale i Valenciani hanno deviato il corso, sorge questa “città” dall’anima proiettata nel futuro. La prima cosa che ammiriamo è la struttura del Palacio de Las Artes, poi l’occhio incontra una struttura nella quale si può perfettamente specchiare: l’Hemisferic, che racchiude il cinema Imax, per scorrere verso il Museo delle Scienze. Il tutto è avvolto dall’accecante bianco delle strutture esterne ricoperte da una sorta di schegge di ceramica che accentuano il bagliore, e dall’azzurro delle piscine basse che circondano tutti gli edifici. Se nelle grotte a ronda abbiamo fatto un balzo indietro nel tempo, qui ci sembra di essere proiettati nel futuro: scompiscè nel 2100, perchè è proprio così che ci immaginiamo le città delle future generazioni.

Facciamo il biglietto intero ( circa 30 euro) ed iniziamo per le prime 2 ore nel museo delle scienze veramente interessante, pieno di differenti sezioni in cui si possono fare dei micro esperimenti sientifico-fisici spiegati dalla varie schede allegate. I bambini non si annoiano perchè possono toccare, vedere, agitare e gli adulti imparano i perchè di alcuni fenomeni quotidiani cui non fanno più caso…In realtà anch’io non volevo più uscire dalla camera con la parete foto-sensibile, che “stampa” l’ombra della propria persona grazie ad un flash…Ed è come se ci si vedesse impressi sul muro nelle varie pose fatte! L’unico problema è che il museo è veramente troppo grande, quindi la parte finale al 3° piano dedicata all’universo femminile ed alla maternità la vediamo un po’ di volata, anche se è molto interessante. Per fortuna abbiamo inframmezzato la visita con il pranzo e con la proiezione nell’Hemispheric, che abbiamo voluto provare, anche se da altri racconti di viaggio la sconsigliavano. Io non ero mai stato in cinema Imax, con la parete di proiezione a 180° ed un po’ mi incuriosiva. Quello che non avevamo letto era che era sconsigliato a chi soffre di vertigini, come il mio adorato scompiscè, e tra l’altro, in un accanimento di sfiga, la proiezione riguardava proprio le Alpi: pareti a picco sul vuoto a go-go…Comunque faccio la disinvolta e dico che lo devono scrivere per tutela, anche se, in effetti, non so come potrebbe reagire lo scompiscè. Il risultato è stato invece gradevole, nonostante tutte le premesse negative, e il filmato piacevole. Dopo il secondo round di museo passiamo alla parte che attendevo con maggior voglia: l’oceanografico; ovvero il più grande acquario del mondo, anche se acquario è veramente un termine riduttivo. Per raggiungere l’oceanografico si deve fiancheggiare la strada e camminare per 3 minuti, la coda all’entrata è lunga ma scorrevole e nel frattempo come da brava guida studio l’itinerario per questa visita nei colori del mare. Qui non è l’architettura futurista la vera protagonista, ma le meraviglie che si nascondono proprio sotto le tenso-strutture e gli edifici: milioni di metri cubi d’acqua ed i suoi abitanti divisi nei vari habitat naturali terrestri. Ceniamo veloci e ci “immergiamo” nel mondo marino: vasche enormi, colori particolari, pesci mai visti…Descrivere tutto non è possibile, ma sicuramente vedere il beluga che nuota e sembra sorriderti dalla vasca ammaliando tutti, osservare gli squali sopra di te nel tunnel da percorrere totalmente l’interno di una vasca circondati da acqua, ridere dei paguri che utilizzano ogni tipo conchiglia residua come casa e del brutto pesce luna, vedere guizzare le murene e rincorrere un granchio gigante con lo sguardo mentre si nasconde tra le alghe, ti ripaga della fatica di camminare in un parco così ampio e di tutta quella della giornata ormai accumulata. Usciamo dalla città delle Scienze bombardati da mille informazioni nuove e dai colori dei pesci…Soddisfatti che Valencia, dopo la delusione della prima sera, abbia saputo regalarci tanta bellezza!ora possiamo andare verso un meritato riposo…Ultimi giorni al mare…

ULTIMA TAPPA ROSES Scelta quasi per caso questa località turistica al nord della Spagna, con un’anima quasi più francese che spagnola, vista la vicinanza al confine e la conseguenti frotte di turisti francesi alla ricerca di vacanze più economiche, ci sorprende piacevolmente. Scelta perchè ci avvicina all’Italia, ci permette di fare gli ultimi giorni di puro relax e perchè vicino a Figueres, che io non volevo assolutamente perdermi, dato il mio amore per Dalì.

Abbiamo prenotato per telefono alla Pensione Cal Català ( carrer francesc macia Tel 972256336): pulita, proprietari cordiali, in pieno centro e vicinissima alla spiaggia di Roses che è tutta libera, uniche note negative sono il pagamento non possibile con la carta di credito e la poca disponibilità di parcheggio, quindi se decidete di seguire le nostre orme ricordate di chiedere al momento della prenotazione anche il posto auto…Parcheggiare a Roses è un vero casino! Lasciati armi a bagagli e guide in cassetto ci dedichiamo al mare…Sveglia tardi, colazione al bar, arrivo in spiaggia, sole, letture, bagni nel mare, pranzetto, riposino ed ancora un po’ di mare sul tardo pomeriggio…Beh in questa ultima tappa siamo effettivamente scompiscè molto turistici! Arrivando il 17 Agosto riusciamo però a vedere Roses in festa, con fuochi d’artificio veramente spettacolari, visti comodamente dal ristorante dove abbiamo deciso di cenare assaggiando la tanto sospirata Paella de marisco. Paella buonissima, servizio impeccabile, spettacolo pirotecnico incluso: non desideriamo altro! Dopo i fuochi andiamo a ballare vicino al palco allestito sulla spiaggia, dove si esibisce un gruppo d’animazione bravo e coinvolgente ed anche noi ci mischiamo tra la folla dei vacanzieri scatenandoci nella danza. Questa è stata forse la serata più mondana di tutta la vacanza, in fondo anche qui siamo nella mitica Costa Brava spagnola! I giorni scorrono tranquilli e ci muoviamo da Roses e dal suo caratteristico panorama dominata da una collina a picco sul mare a limitare la baia, piena di bianche case vacanze, solo per andare a Cala Montjoi seguendo una serpeggiante stradina a strapiombo che porta anche ad altre calette e poi per Figueres.

TAPPA NELLA TAPPA: FIGUERES.

Un giorno al mare è stato “sacrificato” per Figueres, tappa obbligatoria, data la mia passione per Salvador Dalì. La prima meta è, però il museo del Giocattolo, di cui si vedono i cartelli fin dalla Rambla centrale, gradevole piazza alberata dove ci rifugeremo poi in attesa del pranzo. Il museo è molto carino, per chi alla mia età non ha smesso da tantissimo di giocare, ma è già stata contaminata dalle nuove tecnologie, e per chi più grande può ritrovare un frammento di infanzia perduta. Piacevole per tutte le età e atmosfera particolare! Per la pausa pranzo seguiamo i consigli della cara Routard che non sbaglia quasi mai ed andiamo all’Ou d’Or, c/sant Llatzer 16, non troppo distante dal centro. L’ambiente farebbe pensare ad un ristorante costoso viste le tovaglie immacolate ed i servizi porcellanati, invece il menù, nel cui si può scegliere tra 3 primi e 3 secondi +acqua e dolce si blocca a 12 euro!! Sostanza e sapore ci sono!Veramente ottimo! Belli satolli ci avviamo al Teatro-Museo Dalì e benché me lo aspettassi abbastanza pieno non immaginavo che la coda occupasse tutta la strada d’accesso…Approfitto per comprarmi un guida (meglio visto che all’interno le spiegazioni non sono moltissime), mentre Giovanni va in spedizione con macchina fotografica in uno dei suoi attimi alla Oliviero Toscani. All’interno comincio a riconoscere il tocco geniale e sorprendente del papà del surrealismo…Lo scompiscè rimane stupito del taxi con pioggia nel cortile principale…Ma poi il percorso prosegue attraverso le opere più famose, la tomba dell’artista, la sua collezione privata, la stanza Mae West veramente folle, il tutto comunque contornato da opere meno famose ma comunque molto affascinanti. L’unica pecca è la folla che ti costringe a slalomare ad ogni opera, attendere, impedire di concentrarti per assaporare la visita…Io non sono a favore del numero chiuso…Però quando è troppo è troppo!dovevamo venirci all’apertura…Lo sapevo…Ma ormai chi riesce più a svegliare lo scompiscè in pieno ritmo da villeggiante al mare!?! Ultima veloce tappa alla collezione di gioielli creati da Dalì, inutile dire che sono strabilianti, per poi ritornare nel nostro hotel…Ormai ci eravamo abituati ai ritmi di mare e la visita ci ha un po’ fiaccato.

Siamo alla fine del viaggio…Si parte in direzione Francia per arrivare poi in Italia…Il viaggio sembra più lungo di quando siamo partiti 3 settimane prima…Forse “sulle spalle” abbiamo tanti Km, forse c’è un po’ di dispiacere per la fine dell’avventura…Ma ce ne saranno altre magari ancora in terra spagnola che ci ha tanto affascinato…Per il momento “ Adios Espana”. I due scompiscè.

Per altri consigli ronmar@tiscali.It



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