Il posto ideale dove perdersi…
L'insostenibile leggerezza dell'essere a Praga
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La nostra agognata gita però è in forse fino all’ultimo. A causa della totale mancanza di organizzazione dell’aeroporto di Malpensa, riusciamo ad imbarcarci sul conveniente volo della EasyJet, soltanto grazie ad uno sprint degno del miglior Powell. Non fidatevi degli orari del Malpensa Express che leggete sul sito internet. E la navetta per il terminal 2 al mattino passa ogni mezz’ora… Siamo costretti a prendere un taxi per spostarci da un terminal all’altro. Stare Mesto Gli affanni iniziali sono ripagati. All’aeroporto di Praga compriamo con 500 Corone un biglietto della durata di cinque giorni per usufruire dei mezzi pubblici. In uno stato civile non ti fanno pagare a caro prezzo lo spostamento verso quello che dovrebbe essere l’aeroporto più importante. Perciò, con il biglietto dei mezzi pubblici, è compreso anche l’autobus che ci porta alla fermata Dejvickà dove, con la linea verde della metropolitana, si può raggiungere il centro storico. Scendiamo alla fermata Námêsti Republiky (sulla linea gialla), per la nostra prima colazione boema all’ombra della Torre delle Polveri, che abbiamo scelto come simbolico accesso alla città. Di fronte a noi ammiriamo lo stile art nouveau (così tipico nella capitale ceca) della Casa Municipale. Lasciati i bagagli in albergo, ci tuffiamo nella maestosa eleganza di Piazza della Città Vecchia. Nel centro della piazza pedonale, passeggiando attorno alla statua a Jan Hus, cercate la striscia che indica il passaggio del parallelo. La piazza è dominata da un lato dalle guglie gotiche della Chiesa di Santa Maria di Tyn, dall’altro dalla torre del Municipio e dalla Chiesa di San Nicola. Ad ogni ora, la folla si accalca davanti alla Torre del Municipio per ammirare l’Orologio Astronomico (autentico capolavoro del XV Secolo) con lo scheletro che suona la campanella e gli Apostoli che si affacciano dalla finestra. Noi abbiamo visitato anche la torre. Oltre ad ammirare uno splendido paesaggio della piazza, ci si emoziona davanti ai mosaici dell’atrio e alle sale del Senato, splendidamente decorate. Quando entrate nelle stanze del senato, non dimenticate di chiedere al guardiano (quasi tutti parlano italiano) di accompagnarvi a visitare le cantine della Torre. Per il primo pranzo ci avventuriamo in una birreria in Vêzenňská, una traversa della Parizska, la via dei negozi eleganti dove si alternano le boutique di Gucci, Bottega Veneta, Burberry,… e dove George Clooney ci ammicca da un Nespresso shop. La scelta della birreria risulta essere più che azzeccata e ci permette di mangiare cucina tipica della Repubblica Ceca ad un costo contenuto. Assaporiamo dell’ottimo goulash con tondini di patate intrisi d’aglio. La Repubblica Ceca è uno dei maggiori produttori di birra. Ed è sempre ottima e a buon prezzo. Dopo pranzo, passeggiamo lungo la Moldava ammirando il Rudolfinum (sede dell’Orchestra Filarmonica Ceca), la Sinagoga Pinkas e il Klementinum (antica università sorta nel 1500 nel convento di San Clemente). Al suo fianco c’è la Chiesa di San Salvatore la cui facciata è adornata da splendide statue. Siamo così giunti al Ponte Carlo, che unisce la Città Vecchia (Stare Mesto) al Piccolo Quartiere (Malá Strana). Si tratta di uno splendido esempio di ingegneria medioevale e si ammirano le torri agli estremi e le statue su entrambi i lati. Torniamo sui nostri passi per attraversare il Quartiere Ebraico (Josefov). Purtroppo, essendo sabato, le sinagoghe sono chiuse ma possiamo ammirare il suggestivo cimitero ebraico con le sue dodicimila lapidi ammucchiate una sopra l’alta per usufruire al massimo dell’esiguo spazio. Tornati in piazza della Città Vecchia, proseguiamo per via Celetná per ammirare le sue famose case barocche. Al numero 34 si trova la Casa della Madonna Nera che è un suggestivo palazzo di architettura cubista, sede del museo del Cubismo. La visita al museo è gratuita ed assolutamente consigliata. Vicino alla casa si trova la piazza del Karolinum, l’antica Università fondata da Carlo IV nel 1348. Da li, si sbuca in un vialone che porta a Piazza Venceslao, che ammiriamo velocemente in quanto sarà meta dei prossimi giorni. Per la prima cena scegliamo un ristorante in Mala Strana, sulla riva del Moldava, da cui si gode di una maestosa vista sul Ponte Carlo e dove assaporo un ottimo bianco di Moldava. Castello e Malá Strana Al mattino ci accoglie la pioggia ed un freddo pungente. Usiamo la linea verde della Metropolitana, le cui stazioni sono un ulteriore esempio di architettura cubista, che ci porta da Můstek a Malostranká, dove prendiamo la linea 22 fino a Pohorelec. Dalla piazza, seguiamo la strada in salita fino al portone del Monastero di Stahov. È assolutamente da visitare la biblioteca con la Sala Filosofica e la Sala Teologica. Purtroppo il salone della biblioteca è in restauro e non possiamo godere appieno degli stupendi affreschi che decorano il suo soffitto. Si tratta dell’enorme sala in cui si è girato una delle principali sequenze del film La Leggenda degli Uomini Straordinari. Lo stesso salone compare anche in scene minori di Mission Impssible e di Casino Royale. Si possono ammirare macabri e fantasiosi animali imbalsamati, le macchine per gli esperimenti sull’energia elettrica, la bibbia tempestata di pietre preziose e i famosi mappamondi. Dal Monastero percorriamo la strada in discesa, ammirando il Palazzo Černin e la Chiesa della Loreta, ed arriviamo al portone di ingresso del Castello giusto in tempo per assistere al cambio della Guardia di mezzogiorno. Sul lato sinistro del Cortile compriamo il biglietto ed entriamo nelle Antiche Stalle che ora ospitano la Galleria della collezione d’arte appartenuta a Rodolfo II. Sono esposti grandi nomi quali Tintoretto, Rubens, Veronese e Guido Reni. Ci spostiamo a visitare la Torre che ospita una mostra di divise militari. Quindi entriamo nel Convento di San Giorgio che contiene una pinacoteca molto interessante di autori boemi. Mi hanno particolarmente colpito le opere di Josef Mánes (la sua donna che cuce il vestito da sposa è a dir poco meravigliosa), František Ženišek, August Bedřich Piepenhagen, Adolf Kosárek e Antonín Chittussi. A fianco al convento, sorge la basilica di San Giorgio in stile romanico, riconoscibile per la rossa facciata. Ignorando gli avvertimenti della guida, pranziamo al castello con un immangiabile panino al goulash. Purtroppo il Vicolo d’oro è in restauro e non è visitabile, è sostituito dall’apertura del Palazzo di Rosenberg, la ex scuola delle dame di corte. Quindi approfittiamo del diradarsi della coda per visitare l’imponente Cattedrale di San Vito, unico monumento il cui ingresso è gratuito (e si spiega la coda). Si tratta di una Chiesa gotica la cui costruzione iniziata nel 1300 e terminata ad inizio Novecento, ornata di guglie, gargoyles ed archi. Il suo interno è molto luminoso e spicca la tomba argentea di San Giovanni Nepomuceno e la splendida vetrata art nouveau di Mucha. Terminiamo la visita con il Palazzo Reale dove rimaniamo estasiati nella sala Venceslao (è così grande che si tenevano tornei a cavallo) e la sala delle defenestrazione. Compresi nel biglietto ci sono anche i sottofondi del palazzo che ospitano un museo dedicato alla storia del Castello. Usciamo dalle cinte del castello per attraversare i Giardini Reali in cui si trovano il Palazzo della Pallacorda ed il Palazzo Belvedere (entrambi in restauro). Con un autobus, torniamo in pieno quartiere Malá Strana per prendere la funicolare del Petřin (compresa nel biglietto dei mezzi pubblici) che ci porta in cima ad una collina dove si trova la torre dell’osservatorio, una costruzione in ferro che ci ricorda una piccola Tour Eiffel e da cui si gode uno stupendo panorama della città e dei boschi che la circondano. Le nostre fatiche della seconda giornata terminano, raggiungendo la fermata Kárlovo Namesti della linea gialla della metropolitana. Da lì, passeggiando lungo il fiume si arriva alla famosa Casa Danzante, il palazzo costruito nel 1996 e firmato da Vlado Milunić con l’”archi-star” Gehry. La sera ci buttiamo in un fumoso e poco ceco jazz club in Malá Strana. Confusionario e troppo American Style, finiamo la serata in uno sporco bar vicino all’albergo, frequentato solo da cechi. Posso assaporare così la Becherovka, il tipico liquore ceco fatto nelle distillerie di Karlovy Vari. Il Comunismo e Mucha Il terzo giorno visitiamo Piazza Venceslao, il cuore di ogni praghese, dove nel 1918 fu proclamata la Repubblica Cecoslovacca e dove trent’anni dopo entrarono i carro armati nazisti. Ma è anche il luogo simbolo della Primavera Praga e dove Josef Palach si diede fuoco diventando un simbolo per la liberazione dal comunismo. La piazza è dominata dall’imponente palazzo del Museo Civico, davanti al quale c’è la croce che ricorda il sacrificio di Palach ed il monumento equestre a San Venceslao (tenetelo a mente che ne riparleremo tra poco). Dall’altra parte della strada, rispetto allo splendido palazzo dell’Hotel Europa, c’è una galleria piena di specchi ed eleganti botteghe. Entrate e seguite il suo percorso fino alla statua di David Kempy che rappresenta un San Venceslao che cavalca un cavallo morto con tanto di lingua penzolante, appeso al soffitto. Fuori dalla galleria andate alla ricerca del lampadario cubista. Quindi proseguite per Na Prikopě e, tra un Mac Donald ed un Casinò (questa l’ho copiata dalla Lonely Planet lo ammetto, ma rende troppo bene l’idea) troverete il Museo del Comunismo. Meno giocoso del Museo della DDR a Berlino, è un piccolo gioiellino che ripercorre i decenni di occupazione Sovietica. Consiglio assolutamente di inserirlo nel proprio programma. E, poco distante, in Panská, non si può assolutamente perdere il museo Mucha, dedicato all’artista simbolo dell’Art Nouveau che, nei suoi soggiorni tra Parigi, Brooklyn e Praga ha imposto uno stile ad un’intera epoca (gli Anni Venti). Al suo interno si possono ammirare il famoso Zodiaco, le Quattro Arti, le locandine teatrali realizzate per l’attrice Sarah Bernhardt, lo splendido poster della Lotteria Ceca, le foto e i dipinti della vecchiaia, lo studio per la vetrata della Cattedrale di San Vito ammirata il giorno precedente. Con i mezzi pubblici, torniamo sulla Moldava per visitare le isole. La Slovanský, oltre ad una sala concerti, ospita numerosi affitta barche. Ci chiediamo come possano fare affari data l’impetuosità del fiume ed il gran freddo. Evidentemente non sarà sempre così. Sulla Střelecký beviamo uno dei peggiori caffè della storia. La sera ceniamo al ristorante Kolkovna in via Kolkovně. Se ordinate la minestra, sappiate che è ottima ma è servita all’interno di un’enorme pagnotta: praticamente il contenuto calorico che dovrebbe bastare per una settimana. Nizbor Il quarto giorno scegliamo una delle proposte della Martin Tour (un’agenzia del loco che organizza tour interessanti) per una gita fuori porta. Siamo in tre ed ognuno vorrebbe fare una gita diversa. Dopo sonore litigate, decidiamo di visitare la cristalleria Rückl a Nizbor che non è stata proposta da nessuno. Saliamo sull’autobus che porta al Castello di Karlštejn per poi proseguire alla vetreria. Il castello è una delle proposte che avevamo preso in considerazione ma, dopo aver visto il gruppone di italiani chiassosi che partecipa alla gita, sono contento della scelta alternativa. Inoltre, un attimo prima di partire, sale una graziosa e simpatica ragazza che siede nell’unico posto libero, al nostro fianco. “Where are you from?” Ehi, è di Praga. Che ci fa una ragazza ceca ad una gita per turisti stranieri? Ah ora è tutto chiaro: è la nostra guida per la vetreria! Vezla è una simpatica studentessa di Economia all’Università di Praga. Ci racconta divertita di come sono tutte uguali le casette nelle campagne dei dintorni di Praga. Ha ventuno anni e rifletto sul fatto che non ha conosciuto direttamente il Comunismo. E mi sembra incredibile che sia passato già così tanto tempo. Vezla ci racconta che i boschi e le campagne così verdi nascondono un profondo canyon che gli americani hanno usato per girare dei film. D’altronde la Repubblica Ceca è la nuova mecca per le location delle grandi produzioni: Mission Impossible, Oliver Twist e Casino Royale solo per citare alcuni dei grandi kolossal girati ultimamente in Praga e dintorni. Discuto con lei anche di vini piemontesi e moldavi che, secondo lei, sono molto meglio di quelli boemi. Arriviamo così alla vetreria. Un’austera giovane ragazza ci racconta che è stata fondata da Antonin Rücklern nel 1903. Nel 1945 assume il nome di “Bohemia”, in concomitanza della presa di proprietà da parte dello Stato. Nel 1992 l’azienda è passata sotto il controllo del pronipote del fondatore e dal 1998 ha assunto l’attuale nome. Siamo accompagnati a visitare l’officina del tornio, la sala dell’apposizione dei ricami di disegno e la fonderia dove la miscela fusa viene soffiata ed impressa negli stampi. Immancabile il gran finale al negozio dove non resisto ad acquistare uno splendido decanter e dei regalini per le mie amiche. Rientrati a Praga, controlliamo sulla guida le piccole cose che ci siamo lasciati sfuggire. Ci mangiamo così un trdelnik (un pezzo di pane zuccherato con vaniglie e noci,… e non potete scegliere di guarnirlo con nulla, se non volete essere guardati con compatimento da una fiera cameriera Praghese). Proviamo nuovamente ad entrare alle sinagoghe ma non accettano carte di credito e abbiamo finito le corone. Chiudiamo così la nostra gita praghese con il muro di John Lennon, che i comunisti non riuscirono a ripulire dalle continue scritte che inneggiavano alle sue canzoni, dopo la sua morte. Per cena torniamo al ristorante della sera precedente e completiamo la nottata al bar fumoso di due sere fa dove mi faccio servire un fortissimo assenzio puro. I fumi della fata verde mi annebbiano la vista. È ora di chiudere gli occhi. Domani un aereo mi riporterà in quel insulso aeroporto ed alla mia solita vita.