Il polo, io e la ricerca del se’

Il bagliore che avvolge la mia mente ha spazzato col suo candore i dubbi e le perplessità. Quando intorno a te non c’è che una distesa bianca, i giorni si confondono con le notti, il passato si confonde col futuro e i minuti che si rincorrono sull’orologio non hanno più senso alcuno, inizi ad interrogarti sul significato della...
Scritto da: Dario M
il polo, io e la ricerca del se'
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Il bagliore che avvolge la mia mente ha spazzato col suo candore i dubbi e le perplessità. Quando intorno a te non c’è che una distesa bianca, i giorni si confondono con le notti, il passato si confonde col futuro e i minuti che si rincorrono sull’orologio non hanno più senso alcuno, inizi ad interrogarti sul significato della nostra presenza.

Perché? Non lo so.

Ma intanto me lo chiedo. E non lo avrei mai fatto prima.

Sono abituato ad ottenere tutto quello che voglio.

Ma ora mi trovo a molte miglia di raggio da un qualsiasi insediamento umano, con un amico che come me ha voluto mettere tutto in discussione. Siamo due puntini neri nel bianco del Polo Nord, dove il gelo d’inverno è monarca e signore.

E’ qui, dove inizia il mondo inanellato dai paralleli che si vanno ormai stringendo attorno al polo, dove non esiste dimensione, dove il silenzio ti riveste di nulla, dove la luce che non muore vince il pendolo costante della notte, dove la purezza dei ghiacci ti lava l’anima dall’ossessione delle ansie e ti scioglie dai chiavistelli d’ogni giorno, dove il cielo si confonde con il mare in una stupenda assonanza di colori, dove il sole non va a dormire e diviene tuo, che inizia la mia catarsi purificatrice e liberatrice nell’aria serena dei freddi mari di neve.

Ciò che mi colpisce subito sono i giorni che non finiscono mai: il sole è sempre là, sempre fermo sull’orizzonte, sembra si riposi del suo “riandar li sempiterni colli”, che sosti la sua corsa per rimirare gli icebergs che si stagliano lontani sul mare d’una calma incredibile in questo giorno infinito.

La luce e il sole giocano fra gli anfratti e i picchi, ne dipingono le pareti con colori da favola, caleidoscopio di infinite sfaccettature, pennellate di toni che scivolano da gialli intensi a violenti arancioni che rincorrono il rosa ed il rosso, una irreale coreografia di un mondo che non ti appartiene, ma che ora è tutto tuo e t’immergi, anneghi nell’essenza di fondali sconosciuti e che qui, solo qui, si plasmano in una realtà che nello stesso tempo è sogno e allucinazione, è quadro psichedelico e film in tecnicolor, senza spazi, senza limiti in una sequenza continua stereoscopica.

E in questa dimensione onirica, avvolto da una placenta di colori, ritrovo quel me stesso che per troppo tempo è stato una scala di grigi.



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