Il parco Kruger – Sudafrica
Abbiamo approfittato di un viaggio di lavoro che ci ha portato una settimana a Johannesburg per prenderci qualche giorno extra di vacanza. Quindi non parlerò di voli e trasferimenti, ma solo del parco. Visitare un parco sembra semplice, ma le dimensioni del Kruger sono notevoli e l’offerta è così varia che val la pena spendere qualche parola.
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Innanzi tutto perché il parco e non una riserva?
Prezzi alti, sicuramente ottimo servizio, ma vedere gli animali chiusi in un recinto, magari pure col radiocollare (così si trovano più in fretta) ci pare un’eresia. E’ chiaro che le agenzie spingono a vendere le riserve private perché sugli ingressi al parco non guadagnano niente, ma credetemi che non c’è confronto.
Abbiamo quindi scelto il parco Kruger perché ci è sembrato, almeno sulla carta, il più bello e completo. Il Kruger è grande all’incirca come il Veneto e tocca tre stati; gli animali sono completamente liberi e l’uomo non interviene nell’ecosistema se non in maniera molto marginale.
La parte del parco più ricca di animali è quella meridionale, ma almeno una puntata verso nord merita il viaggio, per i paesaggi incredibili e per i branchi di grandi erbivori che qui sono più presenti.
La vegetazione è stata per noi una sorpresa: abbiamo visitato il parco a inizio gennaio, quindi in piena estate, e il parco è verde, verdissimo…altro ché brulla savana gialla!
L’erba è ovunque alta circa un metro, punteggiata di alberi isolati e tantissimi cespugli. Questo rende più difficile e entusiasmante l’avvistamento degli animali, ma i paesaggi sono favolosi.
L’umidità è abbastanza alta, ma non più di quella che si trova a Modena in estate. Le tanto temute zanzare non sono neanche un decimo di quelle “padane” a cui siamo abituati: ci sono solo di notte e basta un banale spray per tenerle lontane.
Dove alloggiare
All’interno del parco ci sono alcune aree di sosta, con ristoranti e bungalow piuttosto spartani dove volendo si può dormire. E’ costoso e non offre niente di particolare perché le aree sono visitabili liberamente di giorno anche da chi non ci dorme, mentre di notte è rigorosamente vietato muoversi nel parco quindi i cancelli sono chiusi.
In ogni modo il sito ufficiale del parco offre indicazioni precise sui vari campi.
In alternativa nelle immediate vicinanze degli ingressi principali (gates) c’è una vastissima scelta di hotel per tutte le tasche. Tutte le strutture sono in contatto costante con i ranger per organizzare le visite guidate (vedi sotto).
Noi abbiamo scelto (grazie alle segnalazioni di altri turisti per caso) Kaia Tani. E’ una piccolissima struttura che si trova a Palaborwa, cittadina in corrispondenza del gate omonimo a circa metà altezza del parco. Palaborwa è facilmente raggiungibile da Johannesburg sia con voli quotidiani sia con un’ottima autostrada. Kaia Tani è gestito da una coppia deliziosa di italiani, disponibili e attenti a tutte le vostre esigenze, ve lo consiglio alla grande. La gente sudafricana meriterebbe pagine e pagine ma non sono in grado di descrivere come si deve la loro disponibilità sempre sorridente, la loro voglia di comunicare e di condividere. Non ci sono parole.
Come visitare il parco
Premessa: gli animali sono attivi soprattutto all’alba e al tramonto, quindi le levatacce sono pressoché indispensabili. Tutti vi ripeteranno all’infinito che ci vuole fortuna, che non si può mai sapere cosa si incontra, ma resta il fatto che il Kruger è talmente ricco di animali da accontentare tutti comunque. Gli animali sono vicini, vicinissimi, sembra incredibile ma molto spesso sono in strada (e non si scansano all’arrivo delle automobili). Confrontandomi con amici che hanno visitato altri parchi o hanno fatto veri e propri salatissimi safari in altre zone, noi abbiamo visto più animali e più vicini di chiunque. Il Kruger non teme confronti.
L’alternativa più economica per vedere il parco è sicuramente utilizzare l’auto propria (o a nolo). Ci sono diverse strade asfaltate alla portata di tutti. Le regole all’interno sono semplici ma rigorose. Ad esempio è vietato scendere dall’auto per qualsiasi motivo (con esclusione di poche e ben delimitate aree), i limiti di velocità sono molto bassi (mi sembra 30 o 40 all’ora), è vietato uscire dalle strade asfaltate.
Unico costo: il biglietto di ingresso quotidiano (mi sembra intorno ai 18 euro).
In alternativa è possibile utilizzare i servizi dei ranger del parco. Prenotare è semplicissimo, sia attraverso l’albergo sia direttamente alla biglietteria del gate, di solito bastano 24 ore di preavviso. I ranger sono molto gentili, disponibili e soprattutto preparatissimi, ma ricordate che parlano solo inglese (oltre alle lingue locali). Offrono tante escursioni che non è possibile fare in autonomia: ad esempio a piedi, in bicicletta, in battello sul fiume, di giorno o di notte. Noi non abbiamo purtroppo potuto fare l’escursione in battello (causa fiume ingrossato dalle piogge) ma abbiamo fatto una lunghissima passeggiata (circa 4/5 ore) per gustare i piccoli dettagli che in automobile non si vedono. Inoltre abbiamo fatto un giro di qualche ora di notte in jeep (portatevi un maglione e l’anti-zanzare perché le jeep sono scoperte) e un’altra notte con addirittura una grigliata nel bush. I nostri albergatori di Kaia Tani, Alberto e Daniela, offrono poi un terzo tipo di servizio: entrambi sono guide diplomate del parco e accompagnano i loro clienti nelle visite con grosse jeep coperte.
I vantaggi sono innumerevoli: innanzi tutto loro conoscono il parco e gli animali benissimo, sanno “leggere” le tracce e trovare tutti gli animali, anche a volte grazie al tam-tam delle voci che si spargono in occasione degli avvistamenti più interessanti. La comitiva è ristretta a 4-5 presone, di solito tutte che parlano italiano e viaggiare in modo indipendente consente poi di spostarsi liberamente e di modificare il percorso e gli orari in funzione delle proprie esigenze.
Alberto e Daniela offrono secondo me i vantaggi di flessibilità dell’auto propria uniti alla competenza della visita coi ranger. Sono autorizzati a raggiungere anche le aree più remote (compresi i percorsi x fuoristrada) e sanno ben interpretare le esigenze dei loro clienti, proponendo anche attività di contorno molto centrate (ad esempio la visita alla township di Palabowra o il centro di recupero della fauna selvatica)
Il ritorno
Abbiamo scelto di tornare da Palabowra a Johannesburg in automobile (a nolo dall’aeroporto) per vedere alcuni posti interessanti. Il percorso è semplice, le strade in ottime condizioni e ben segnalate, quindi con un paio di cartine e senza navigatore ce la siamo cavata egregiamente.
Ci siamo fermati innanzi tutto a vedere l’ippopotamo Jessica, che da cucciola ha deciso di farsi adottare da una famiglia che abita lungo il fiume. La casa si trova sulla strada verso sud, a circa un paio d’ore da Palabowra, ci sono i cartelli dalla statale e circa mezz’ora di strada sterrata da percorrere.
Proseguendo verso sud abbiamo visitato una regione di montagna con dei canyon incredibili (Blyde River Canyon), sembra il far west, il punto più famoso è God’s window- la finestra di Dio – veramente spettacolare. Anche qui tutto è segnalato con precisione dalla statale, ci sono parcheggi e servizi pubblici. Interessanti anche le cascate e merita un paio d’ore il villaggio di Pilgrim’s rest con la relativa miniera, rimasto (e in parte ricostruito) ai tempi dei pellegrini.
Ultima tappa il Chipa Village Jane Godall, dove vengono inseriti gli scimpanzé che sono stati troppo tempo in contatto con l’uomo per tentare il reinserimento in natura.
Un consiglio su tutti
No all’agenzia: è un viaggio facilissimo da organizzare in autonomia, a patto che la base sia un autentico amore per la natura e per gli animali.
Non risparmiate sulle escursioni nel parco, la guida di un esperto (soprattutto di Daniela e Alberto da Kaia Tani) è impagabile.