Il paradiso all’improvviso
Il viaggio più programmato e più discusso di tutta la mia vita: NORVEGIA 2003.
Dopo ore di studio del territorio, del clima, delle strade (per quanto possibile con una cartina scala 1:75000 ed una guida, anzi a dire la verità, tre guide) e dopo riunioni di gruppo interminabili, finalmente arriva il giorno della partenza.
L’avventura...
Ascolta i podcast
Il viaggio più programmato e più discusso di tutta la mia vita: NORVEGIA 2003. Dopo ore di studio del territorio, del clima, delle strade (per quanto possibile con una cartina scala 1:75000 ed una guida, anzi a dire la verità, tre guide) e dopo riunioni di gruppo interminabili, finalmente arriva il giorno della partenza. L’avventura comincia il 10 agosto con partenza da Roma Fiumicino, volo Braathens delle 12.35 (costo del biglietto 285 euro, prenotato a marzo), arrivo ad Oslo dopo 2 ore e 50 minuti, in perfetto orario. Colpiti dal silenzio dell’aereoporto, soprattutto se confrontato con il caos affrontato a Roma, e dall’atmosfera un po’ troppo tranquilla, per noi abituati alla frenesia e agli isterismi italiani, ci imbattiamo nella prima sorpresa negativa: 3 dei sei zaini non sono arrivati. Consueta denuncia all’ufficio bagagli smarriti; la signorina è pazientissima e ci assicura che potranno essere spediti anche il giorno successivo a Bergen, senza stravolgere i nostri piani. Confusi e non certo sereni, facciamo i biglietti per il treno locale diretto ad Oslo (73 Krn) ed arriviamo alla stazione centrale dopo circa 35 minuti. Nella bellissima biglietteria di legno acquistiamo i biglietti (923 Krn) per il viaggio notturno Oslo–Bergen e dobbiamo obbligatoriamente prenotare le cuccette, perché non ci sono posti a sedere liberi. Il ragazzo, gentilissimo, ci consiglia di consumare la colazione, compresa nel prezzo, all’albergo Terminus di Bergen, piuttosto che sul treno. Dobbiamo aspettare le 23.00, per cui decidiamo di lasciare gli altri tre zaini negli armadietti della stazione (30 Krn), e di fare un giro per le vie del centro. Oslo fortunatamente ci accoglie con una bella giornata di sole, la temperatura è sotto i 20°C, ma piacevole. Arriviamo fino al Palazzo Reale, poi breve visita dell’Akker Brygge e decidiamo di cercare un posto dove mangiare. Tutti sembrano costosissimi e, se paragonati ai nostri prezzi, lo sono realmente, ma ci rendiamo conto che se facciamo troppi calcoli non mangeremo mai. Finisce da Peppe’s Pizza, proprio davanti alla stazione; buona sia la pizza, sia le insalate. Sfiniti andiamo a prendere il treno, ci hanno assegnato 3 cuccette della carrozza n. 63, ma dalla carrozza 62 si passa alla 83! Basta guardare meglio…il numero è stato corretto col pennarello nero! Saliamo e troviamo cuccette comodissime, con lenzuola pulite e dotate anche di lavandino e specchio. Grazie al materiale di emergenza fornito dalla Braathens (spazzolino, dentifricio, sapone e T-shirt) ci prepariamo per la notte. Esausti dormiamo benissimo, anche se negli episodici risvegli dovuti alla voce del capotreno che comunica ordini di servizio, due persone del gruppo osservano il paesaggio dal finestrino: montagne ed acqua, boschi e sentieri, pochissime case in legno, un camminatore su un sentiero con lo zaino in spalla alle 4.00 del mattino, cielo grigio, piove, ma non è buio. L’arrivo è puntualissimo alle 7.00 a Bergen; piove. Facciamo un’abbondante colazione all’albergo e ci dirigiamo verso la pensione nella quale abbiamo prenotato le camere: la Crowded House. Naturalmente i letti non sono pronti per cui andiamo a fare una breve passeggiata per la città, già più affollata rispetto al mattino presto. Continua a piovere e senza k-way è un problema; i miei pantaloni di lino sono ormai zuppi e sporchi, diventa indispensabile comprare un paio di jeans. Dopo poche ore esce però il sole e Bergen mostra tutti i suoi colori…ed odori…visitiamo e pranziamo al mercato del pesce; salmone e gamberetti eccellenti. Ceniamo, invece, al Lido, caffetteria economica con buona cucina e vista sul porto. Il bagno è però caro: 5 Krn! Finalmente arriva la telefonata dalla pensione che ci annuncia l’arrivo degli zaini; il nostro programma non dovrà essere totalmente rivoluzionato! Ringraziamo le spedizioni Rush Alitalia; i bagagli erano rimasti a Roma. Rientro veloce, breve doccia e serata al caffè dell’albergo per rilassarsi bevendo espresso e birra. La sveglia del martedì 12 agosto suona alle ore 7.00; scendiamo velocissimamente per pagare, ma la reception ha il bandone tirato giù. Lasciamo una lettera e decidiamo di chiamare più tardi, hanno comunque il numero della carta di credito; non possiamo assolutamente perdere il traghetto per Balestrand che parte alle 8.00. Corsa al porto e acquisto del biglietto: comincia la visita del Sognefjorden. Durante il viaggio riesco a parlare con un ragazzo della pensione; sono già le 10.00 passate, sembra che qui si sveglino molto tardi. Per niente scosso per il fatto che ce ne siamo andati senza aver pagato, mi ringrazia per aver chiamato e non vuol nemmeno controllare il numero della carta. La nostra paura di essere considerati disonesti era proprio infondata! Cambio di traghetto a Balestrand alle ore 12.00 con coincidenza per Fjærland, tutto con la massima puntualità. Il fiordo si restringe e lo spettacolo col sole è unico. I colori dei prati, degli alberi, delle case, delle montagne e del cielo sono vivissimi. Arriviamo a destinazione alle 13.15 e ci aspetta una camminata di 2 km e mezzo per arrivare al museo del ghiaccio ed alla fermata dell’autobus per Hellesylt. Il paese, infatti, ha sì soltanto 300 abitanti, ma si estende per qualche km intorno al fiordo! Fortunatamente il sole continua a splendere ed il tempo scorre velocemente. Alle 16.50, puntualissimo arriva l’autobus che, facendoci godere panorami stupendi, ci porta a destinazione. Una cosa ci colpisce: la guida aggressiva del tranquillissimo autista che tiene il volante con una sola mano, anche in curva, e che con l’altra regge il cellulare. Ci sistemiamo all’ostello con vista panoramica sul fiordo; la salita è dura, ma il paesaggio ripaga e cerchiamo un posto dove cenare. Il paese sembra fantasma, non c’è nessuno. Troviamo aperto l’Ocals Pizzabar e prendiamo una pizza; l’unica cosa consigliata dalla guida. Il 13 agosto è dedicato al Geirangerfjord. Il traghetto parte alle 9.30 e dopo poco più di un’ora arriviamo a Geiranger. Peccato per la pioggia, ma lo spettacolo è unico: fattorie abbarbicate sulla scogliera e cascate mozzafiato. L’autobus per Ålesund è previsto per le 13.00, per cui gironzoliamo per il paese, pranziamo con hot dogs, fish and chips ed hamburgers e ci godiamo il panorama dal molo. Partiamo puntualissimi; ricomincia a piovere e c’è la nebbia per cui questa volta non possiamo ammirare il paesaggio. Arriviamo ad Ålesund dopo tre ore ed andiamo subito all’ostello (prenotazione tramite l’International Booking Network, circa 27 euro a testa per una quadrupla ed una doppia, colazione compresa). Ceniamo al Tollboden a lume di candela; cucina tradizionale rivisitata; buonissimo il tonno. Comincia di nuovo a piovere abbastanza forte per cui torniamo in ostello e definiamo la strada ed i km da percorrere nei giorni successivi con l’auto. La mattina del 14 agosto prenotiamo il volo di ritorno da BodØ per Oslo con la Norvegian Air (125 euro, tasse e commissioni dell’agenzia incluse); alle 15.00 ritiriamo le auto, prenotate dall’Italia, alla Europcar; la bionda signorina ci sembra poco affidabile, non riesce a darci spiegazioni precise riguardo all’assicurazione per il furto ed i danni ed il contratto che ci fa firmare è in bianco perché il computer non funziona! Ci dice un prezzo indicativo e ci lascia andare via senza controllare insieme i danni dell’auto. Siamo un po’ sorpresi, ma qui sembra che tutti si fidino di tutti! Partiamo in direzione Trondheim, prendendo la E136. Piove abbastanza forte. A Skorgenes lasciamo la E136, per la E39, che ci porta fino a Vestnes, dove dobbiamo aspettare circa 1 ora per imbarcarci sul traghetto per Molde. Seguiamo la E39, oltrepassando un ponte altissimo (107 Krn), fino a prendere il secondo traghetto della giornata che da Kanestraum ci porta ad Halsa. Decidiamo di continuare a guidare con la pioggia per qualche altro km, ma la fame ci assale e sono già le 21.00, per cui ci fermiamo in un supermercato e mangiamo un hamburger in uno pseudo-fast food lì vicino. Chiediamo dove possiamo dormire e ci viene consigliato l’Halsa Gjiestegård (750 Krn la doppia con colazione); torniamo, per cui indietro dopo aver chiamato per prenotare le camere, ed appena arrivati la signora ci accoglie simpaticamente insieme al suo gatto di origine greca, dicendoci che fino alla settimana precedente il sole aveva brillato e la temperatura era stata di 30°C. Apprezziamo la bellezza del luogo, cosa che non avevamo fatto scendendo dal traghetto; sulla riva del fiordo c’è anche un bel campeggio. Il 15 agosto dopo l’abbondante colazione, partiamo di nuovo seguendo la E39 e raggiungiamo Trondheim, spendendo circa 135 Krn per pagare tutti i tunnel che la precedono. Da qui comincia il nostro viaggio sulla E6, scelta a discapito della Rv17, meno bella sicuramente, ma anche più veloce. Abbiamo deciso di non fare molti km per goderci il Ferragosto, anche se il sole va’ e viene. Ci fermiamo per una veloce pizza al ragù in una panetteria a Steinkjer e ripartiamo scegliendo però la 763, che costeggia la riva destra del lago Snåsvatnet e che passa fra terreni agricoli e colline boscose. Decidiamo di fermarci nella sonnolenta Snåsa, centro stanziale per i Sami del Sud, ci sono, infatti, la scuola Sami ed un centro culturale con biblioteca, esposizione e vendita di prodotti artigianali locali. Durante la nostra passeggiata ci colpisce vedere sempre le solite due auto che passano avanti ed indietro per una strada altrimenti deserta. Ci viene consigliato di dormire allo Snåsa Hotell che gestisce anche un campeggio. Prendiamo, infatti, un bungalow con sei posti letto (100 Krn ciascuno, colazione a buffet inclusa). Il posto è un po’ umido, ma dopo una bella cena nell’albergo caldo e confortevole, a base di salmone e trota, giochiamo a carte e ci addormentiamo. Il 16 agosto partiamo nuovamente in direzione Nord; l’obiettivo è di oltrepassare il Circolo Polare Artico visto che la pioggia sembra averci dato tregua. Lasciamo le boscose vallate del Trøndelag per i panorami del Nordland. La E6 attraversa altopiani brulli, vallate di fiumi; le cascate che incontriamo sono innumerevoli. Oltrepassiamo Mosjøen, incuneata fra fiordo, fiume e monte e raggiungiamo, attraverso le montagne, Mo-i-Rana, dove ci fermiamo per il pranzo. E’ sabato pomeriggio per cui la strada pedonale del centro è affollatissima, così come i centri commerciali. La sosta è molto breve e partiamo nuovamente, giungendo al Circolo Polare Artico. L’ambiente però è cambiato radicalmente; le distese brulle danno l’idea di essere al Polo. Dobbiamo aspettare mezz’ora per poterci fare la consueta foto davanti al monumento ai condannati ai lavori forzati che, durante la seconda guerra mondiale, costruirono la Strada Artica per le forze tedesche. Durante la breve passeggiata intorno al Polarsirkelsenteret incontriamo qualche renna, per niente impaurita. Ripartiamo e passando nuovamente fra monti boscosi, arriviamo a Fauske. La prima impressione non è positiva, soprattutto dopo aver incontrato un uomo dall’aspetto non molto raccomandabile davanti al Seljestua (pensionato studentesco adibito in estate ad ostello) che vuole caparbiamente trovarci una sistemazione, non essendo aperto l’ostello. Decidiamo di tornare indietro, fuori dal paese, in uno dei campeggi che avevamo visto. Al Fauske Camping prendiamo tre bungalow (100 Krn a testa, ssenza colazione), molto più spartani rispetto a quello della notte precedente. La signora gentilissima ci fornisce senza alcuna spesa le coperte necessarie per la notte. Ceniamo da Orion con la solita pizza, per qualcuno, ma per altri, troviamo anche piatti a base di carne buoni e sostanziosi. Il 17 agosto è il giorno della separazione, perché in due decidiamo di dirigerci verso le Lofoten, mentre gli altri vogliono raggiungere Capo Nord, senza deviazioni. Ci troveremo di nuovo ad Oslo il 23. Percorrendo la E6, arriviamo quindi a Ulsvåg, dove la lasciamo per la 81, che ci porta all’imbarco dei traghetti per Svolvær di Skutvik. Il traghetto parte alle 11.30 (242 Krn auto + 2 passeggeri) e precisamente dopo 2 ore attracchiamo. Sono già rimasta colpita dalle montagne; ti avvolgono e sorprendono, in alcuni punti sembra ti cadano addosso. Decidiamo di andare subito ad Henningsvær, la “Venezia delle Lofoten” dove avevamo deciso di dormire. Osserviamo e chiediamo i prezzi di tutti i possibili alloggi: l’ Henningsvær Bryggehotel è quello che ci piace di più, ma è troppo caro, alcuni rorbuer sono molto carini, ma quelli più economici, proprio vicino alla fabbrica della lavorazione del pesce, sono caratterizzati da un’odore molto molto forte, posso assicurarvi! Visto che abbiamo tempo, perché siamo in anticipo di un giorno sul programma, decidiamo di tornare verso Svolvær per sentire altri prezzi. Siamo tentati ed incuriositi perciò entriamo nel piccolo isolotto-villaggio dove si trovano il Rica Hotel ed i Cottage dell’Anker Brygge. Sembra di aver cambiato mondo all’improvviso, tutto qui è semplice ma molto caldo ed elegante; da una stanza dell’albergo si può perfino pescare! E’ bastato attraversare un ponte per passare dalla zona portuale, e non certo affascinante a questo angolo così rilassante. Torniamo alla “Venezia” e decidiamo di prendere una camera al Gjestegård, è molto luminosa (anche troppo alle 5.00 del mattino!) e le finestre si affacciano proprio sulla viva piazzetta del paese. E’ gestita dal proprietario del pub-forno, per cui la colazione dovrebbe essere abbondante e buona; abbiamo infatti, già provato il cappuccino. Per la cena decidiamo di provare il Fiskekrogen, anche perché è l’unico ristorante che abbiamo visto in paese. Si dice che qui mangi la regina Sonja ogni volta che viene alle Lofoten. Il profumo del pesce appena entriamo ingigantisce il nostro appetito; il locale ha un arredamento sobrio, caldo è molto accogliente. Ordiniamo due casseruole di pesce con cozze, merluzzo, salmone e capesante accompagnato da patate bollite. E’ semplicemente il miglior pesce che abbiamo mangiato nella nostra vita! Il 18 agosto è dedicato interamente alla visita delle Lofoten. Partiamo molto presto, entusiasti per il sole che splende, ma solo in lontananza, e per il cielo di un azzurro chiaro e brillante. La E10 è quasi deserta e ci stupisce ogni volta, perché con i dossi e le curve che seguono le pendici delle montagne sembra si interrompa ogni pochi metri senza poi farlo mai. Decidiamo di fermarci prima di tutto ad Eggum, dove la strada finisce; c’è soltanto un sentiero sterrato, percorribile anche in macchina pagando 10 Krn, che porta fino ad Unstad. Il panorama ed il silenzio che troviamo sono incredibili. Incontriamo soltanto due signore che allegrissime camminano nell’erba alta apparentemente verso il niente; probabilmente andranno a cercare qualche particolare tipo di erbe. La seconda tappa è Nusfjord, piccolo villaggio dal cui porto si può ammirare un bello scorcio di oceano. Qui scambiamo due chiacchiere con un orafo italiano, proprietario di un piccolo laboratorio che vive da vent’anni in Norvegia. Dopo aver passato 8 anni in Lapponia e 4 anni a Capo Nord sta piano piano tornando alla vita più “movimentata”. Saliamo di nuovo in macchina, la voglia di perdersi fra i monti è sempre più forte. Arriviamo finalmente a Reine per osservare la vista del golfo che così tante volte abbiamo visto su guide e cartoline. Peccato per il cielo un po’ coperto ma l’impressione di essere davanti ad un poster molto reale è comunque forte. Arriviamo fino ad Å, dove la strada finisce e dove si trova il museo dello stoccafisso. Tornado indietro ci fermiamo a prendere la sabbia sulla spiaggia caraibica di Ramberg e siamo travolti dal profumo di pesce arrostito che proviene dal ristorante del Ramberg Gjestegård; ci fermiamo, quindi, per un pranzo-merenda. Torniamo poi ad Henningsvær e per cena decidiamo di prenderci una pizza al Præstenbrygga di Kabelvåg, un bel pub dove non troviamo neanche un turista. Il 19 agosto decidiamo di andare alle Vesterålen senza avere un programma preciso. Scendiamo dal traghetto a Melbu e ci rendiamo conto di aver raggiunto la striscia di cielo azzurro che nei giorni scorsi sembrava allontanarsi via via che la seguivamo. Il mare è di un blu intensissimo, le montagne sono molto più dolci e ci sono vasti spazi destinati all’agricoltura. Seguiamo la E10 verso Sortland e da qui la lasciamo per la 820; a Stranda prendiamo la 821 ed oltrepassiamo Myre. Vogliamo arrivare a Nyksund, un villaggio di pescatori abbandonato che si sta trasformando in una colonia di artisti. Troviamo 10 km di strada sterrata, ma proseguiamo ugualmente perché sembra di essere veramente alla fine del mondo. Incrociamo soltanto due auto con guidatori dall’aspetto molto particolare e mentre siamo immersi in tanta bellezza arriva alle nostre spalle uno Scania nero e gigante che suona e sbruffa, lamentandosi per la nostra lentezza. Siamo forse i protagonisti inconsapevoli del remake di “Duel”? Dopo esserci goduti il rumore del vento torniamo indietro e decidiamo di arrivare anche a StØ, l’altra punta dell’isola da dove partono le crociere per l’osservazione dei capidogli. Di nuovo ci troviamo in un posto da cartolina. Torniamo indietro e decidiamo di seguire tuta la E10 e dormire a Narvik. Il rimpianto è però quello di non esser potuti arrivare fino ad Andenes per mancanza di tempo. Viaggiare non è affatto faticoso; la strada corre lungo i fiordi e passa in mezzo a montagne dalle forme quasi irreali. Oltrepassiamo i boschi di betulle che precedono Narvik e la vista del fiordo con la luce delle 18.00 è favolosa. Dormiamo al Norumgården Bed & Breakfast, dove per 600 Krn ci danno un appartamento con camera doppia, cucina e bagno. La casa è dei primi anni ’20, ed i proprietari hanno vinto vari premi per il miglior restauro di un’abitazione privata di Narvik. L’atmosfera è molto piacevole e ci sono tutte le comodità immaginabili; anche la musica in filodiffusione e le carte da gioco nell’armadio. Ci addormentiamo, ma sembra non fare mai buio. La colazione del 20 agosto non delude certo le aspettative; la sensazione è di aver pernottato in una vera casa inglese. La tappa di oggi è un semplice trasferimento fino a BodØ. Il sole ci abbandona a Skarberget, dove prendiamo il traghetto, e la pioggia ci accoglie a Bognes, per accompagnarci fino a Fauske. Alle 16.30 entriamo in BodØ e sembra che ci sia una vera migrazione dalla città. Prendiamo una camera al NorrØna Hotel (500 Krn, colazione inclusa), molto confortevole e facciamo un giro per la città; l’unico posto con molta gente ed ugualmente tanto silenzio è il centro commerciale. Ceniamo al Kafé Kafka con un insalata di pollo, un piatto di pasta condita col pollo e due Pepsi (235 Kn) e torniamo in albergo. Il 21 agosto ci aspetta l’aereo per Oslo alle 13.30. Arriviamo all’aeroporto quasi tre ore prima per la riconsegna dell’auto, ma all’ufficio Europcar, sebbene sia aperto non c’è nessuno. La signorina della Budget ci dice di buttare la chiave dentro un buco nello sportello: è tutto a posto a così (sue testuali parole). Un po’ sorpresi e delusi, perché continuiamo ad avere un contratto in bianco, facciamo il check in e stiamo attenti perché il volo potrebbe essere chiamato a qualsiasi ora. Sembra di dover prendere l’autobus, invece che l’aereo, perché nessuno ci controlla i documenti e non abbiamo un seggiolino assegnato; sulla carta d’imbarco c’è scritto “seat FREE”. Arrivata l’ora dell’imbarco, infatti, tutti si accalcano intorno al bancone. Arriviamo puntuali ad Oslo e con la metro (30 Krn) raggiungiamo il Kristinelund Bed & Breakfast che avevamo prenotato da casa (650 Krn per la doppia, colazione 65 Krn). Siamo nella zona delle ambasciate, ci sono, quindi, belle case e belle macchine. Il quartiere è molto tranquillo e vicino al Frognerparken. Ceniamo al Cafè Frðlich’s con pollo alla libanese e Steinbitt. La mattina del 22 agosto passiamo dal GrØnland per raggiungere il museo Munch e riserviamo il pomeriggio per il più assoluto relax al Frognerparken, scattando qualche fotografia alle belle sculture di Vigeland. C’è il sole ed è caldo. Ceniamo vicino alla Cattedrale in uno dei tanti bar con i tavolini all’aperto di Karl Johans gate. Poi andiamo alla stazione e per occupare il tempo durante l’attesa degli altri che arriveranno da Alta, facciamo una breve visita all’Internet Point (20 Krn, 15 minuti). Finalmente ci rivediamo! Sembra passato veramente tanto tempo. I nostri saluti rumorosi sembrano disturbare la quiete della stazione. Breve scambio di esperienze. A Capo Nord non sono riusciti a vedere molto per la presenza di nebbia a banchi, ma il paesaggio anche sopra Narvik sembra essere meraviglioso. Il 23 agosto è dedicato alla visita del castello e della fortezza di Akershus, da dove si gode una bella vista del porto e della penisola di Bygdoy e alla ricerca delle ultime cartoline e dei souvenir da portare a casa. Ceniamo per l’ultima volta da Peppe’s Pizza e questa volta veramente bene; forse proprio perché è l’ultima ed abbiamo fame. Torniamo presto al B&B perché l’aereo l’indomani parte alle 8.20 E’ finito così il viaggio più programmato della mia vita, ma il cui programma ha avuto enormi e bellissimi cambiamenti. Non credevo di trovare una natura ed una pace così padrona di tutto. E’ l’uomo che vi si adatta, molto bene, ma vi si adatta.