Il paese di Gabriella
Jorge Amado non trascurava nessuno dei piaceri della vita, inclusa la buona cucina. Nei suoi romanzi il cibo è la colonna sonora delle vicende narrate e, non di rado, troviamo descritte anche le minuziose ricette dei piatti cucinati sulle pagine di carta. Ancora oggi, in Piazza Dom Eduardo si possono gustare infatti i golosi dolcetti di Gabriella nel famosissimo “Bar Vesuvio”, proprietà, nel romanzo, dell’arabo Nacib. Così come allora numerosi sono i clienti che lo popolano nella speranza, chissà, di essere sfiorati dal profumo di Gabriella. In Avenida Dois de Julhio resiste tenace alle ingiurie del tempo anche l’altro famosissimo locale descritto nel celebre romanzo di Amado: il Cabarè Bataclàn, un tempo il locale prediletto dei signori del cacao, che ne apprezzavano il casinò e le belle donne. Dopo un lungo letargo, in seguito alla caduta del dominio dei fazenderos, Ilheus, capitale della Costa del Cacao, sta ritornando prepotentemente ai vecchi splendori. La bellezza ammaliatrice delle spiagge e delle riserve naturali, unite alla buona qualità della vita, ha eletto la città uno tra i maggiori poli turistici dello stato di Bahia. Centro di una università importante per gli studi letterari, è animata da un’esuberante attività culturale. Oltre alla casa di Jorge Amado, situata nella omonima via, sede anche dell’Accademia di Lettere e dell’Istituto Storico, sorge il Teatro Municipal. Inaugurato nel 1932 e riaperto dopo il restauro nel 1986 sotto la felice amministrazione Riberio, vi trovano spazio, oltre ai più tradizionali spettacoli teatrali, sperimentazioni e laboratori permanenti di danza e teatro contemporanei. Sempre nella stessa via un altro spazio dove ha luogo una movimentata attività artistica è rappresentato appunto dalla Casa dos Artistos, nella quale oltre ad una galleria d’arte permanente si svolgono numerosi corsi, stage ed ogni tipo di performance. La vita notturna inoltre, come accade un po’ in ogni angolo del Brasile, riserva piacevolissime sorprese. I locali dove divertirsi non mancano e, inutile dirlo, si balla e si fa musica dappertutto, anche semplicemente sotto il cielo stellato, complice il profumo del mare. Le festività più importanti sono concentrate nel verao, la stagione estiva, così come la più folle di tutte: il carnevale, durante il quale, a Ilheus, le sfilate dei Trios eletricos cominciano addirittura una settimana prima che a Salvador Bahia. Un’altra importante ricorrenza è la festa di Iemanjà, la dea del mare, che ha luogo ogni anno il 2 febbraio. Durante i festeggiamenti riemergono in un originale sincretismo religioso le divinità Yoruba africane sotto le malcelate sembianze di santi cattolici. Le barche si allontanano dalla riva per portare in mare aperto le offerte alla dea, accompagnate dalle danze e dai ritmi del candomblè, che proseguono ininterrottamente per tutta la notte. L’aereo non è il solo modo per raggiungere la città di Gabriella, nonostante nel piccolo aeroporto atterrino aerei provenienti dalle principali città del Brasile. La maniera più economica e curiosa per arrivarci è infatti l’autobus. Il Brasile possiede un’efficiente rete di corriere che collega l’intero paese, persino nei luoghi più remoti, per di più spendendo pochissimo. I tempi per il trasferimento certo si dilatano ma a ripagare le ore trascorse a bordo di un omnibus saranno i magnifici paesaggi attraversati a ritmo di samba e gli allegri compagni di viaggio incontrati. Una volta giunti in città, alloggiare non è certamente un problema: l’offerta è molto vasta. Oltre agli hotel e ristoranti di categoria elevata è possibile trovare confortevoli e deliziose pousadas ad un costo bassissimo, molto utile il sito www.Brasilheus.Com.Br. Per assaggiare le saporite specialità culinarie dello stato di Bahia, oltre ad i ristoranti più costosi, basta sedersi in una delle numerosissime ed affollate baracas, dove gustare il “piatto forte” della città: pitu, i magnifici gamberi d’acqua dolce al costo di qualche real. Se già dopo un breve soggiorno in città, ahimè, la saudade è parte integrante del vostro codice genetico, quindi di tornare in Italia, per il momento, non se ne parla nemmeno, un’idea potrebbe essere quella di spingervi 300 Km a sud di Ilheus, fino a raggiungere Porto Seguro. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare non è a Rio de Janeiro o a Salvador Bahia che è cominciata la storia dell’odierno Brasile ma esattamente in questa piccola cittadina. Infatti è a Porto Seguro che il 22 aprile del 1500 il capitano Cabral piantò per la prima volta la croce sul suolo brasiliano, dando inizio così alla sua colonizzazione. In quel punto i portoghesi edificarono nel 1533 la Iglesia de Nossa Senhora de Pena, che a tutt’oggi fa parte del bellissimo nucleo architettonico della città storica. Già dal nome stesso (Porto Seguro significa infatti porto sicuro) si intuisce che coraggiosi surfisti impegnati a buscar la onda non affolleranno di certo le spiagge bianche e sonnecchianti che si stiracchiano lungo tutto il litorale. La città sorge attorno ad una baia naturale al riparo dall’irruenza dell’oceano. Oltre al sole, si possono dunque godere tranquilli bagni e nuotate senza l’imbarazzante inconveniente di vedersi sfilare il costume di dosso da un’onda troppo audace. Con un pizzico di fortuna, nelle spiagge poco lontane dal centro della città, non è raro assistere alla schiusa delle uova di tartaruga ed alla goffa corsa verso il primo bagno delle piccole tartarughine. In tutto lo stato di Bahia sorgono diversi luoghi protetti per il ripopolamento delle tartarughe marine ed il privilegio di incontrare le lente signore è indimenticabile. Un modo più rumoroso invece per ammirare la costa è noleggiare un bugy, quasi d’obbligo di colore giallo limone: spingendosi con questo fino alle spiagge di Trancoso e Arral d’Ajuda è possibile persino catapultarsi in stropicciate e dimenticate atmosfere hippy anni Settanta.
Quella della scoperta del Brasile non è certo l’unico primato di Porto Seguro. La sensualissima lambada, che è riuscita ad inquietare le notti di chi non aveva mai ballato nemmeno una mazurka, è nata esattamente qui. I posti più belli dove cimentarsi sono i localetti all’aperto, che consistono, in pratica, in “minimaliste” piattaforme di legno atte a reggere i virtuosismi dei danzatori. Se pensate anche solo di avvicinarvi ad una di questi templi del ballo senza avere il coraggio di mettervi alla prova, be’, statevene alla larga: assolutamente ignorati sono i rifiuti opposti ai provocatori inviti alla danza e, senza nemmeno accorgervene, sarete trascinati nel bel mezzo della pista. Superato un primo momento di panico da prestazione, l’atmosfera diventa davvero elettrizzante, complici gli sguardi che inseguono i piedi scalzi dei ballerini in sensuali coreografie, impegnati a sollevare le fluttuanti e cortissime gonnelline delle ragazze: tutto quello che resta da fare allora è abbandonarsi alla musica. L’appuntamento più atteso e scatenato è quello del venerdì sera. La serata inizia con una cena a base di feijoada, la bandiera culinaria del Brasile, servito appunto solamente il venerdì. Fagioli, carne di maiale secca, banana, arancio sono i principali ingredienti della ricetta, accompagnati dai sorsi dell’immancabile caipirnha, che in questo caso ha un ruolo decisivo nella faticosa discesa del piatto in questione. Per terminare in bellezza la cena non dimenticate mai di assaggiare la cocada, delizioso dolce a base di cocco, le cui varianti di ricetta ne modificano via via la consistenza. Buttarsi nella follia delle danze, nonostante una prima ostilità con le arti del movimento, risulta un efficace rimedio per la seconda e più difficile parte della digestione.
Per gli irriducibili, oppure per i ritardatari del carnevale, Porto Seguro anche in questo caso mantiene fede al suo nome: a differenza delle altre città brasiliane il carnevale prosegue qui per un’ulteriore settimana. Finalmente la tanto desiderata occasione per mettere in mostra i rudimenti di samba e lambada appena imparati. Difficile rimanere indifferenti al fascino di questi luoghi e inutile dire che non sbuchi fuori l’idea di lasciare tutto e di trasferirsi per sempre qua. In tal caso è come cadere in piedi: a Porto Seguro esiste forse uno fra i più vivaci mercati immobiliari del Brasile. La scelta per l’acquisto di una casetta è quasi imbarazzante, vista l’offerta ed i prezzi decisamente invitanti. Numerosi, infatti, sono anche i brasiliani residenti al sud, ad esempio San Paolo, che trovano qui un’accogliente dimora per le loro vacanze.
Controllo le mie finanze ma, ahimè, un casetta a Porto Seguro, anche se a buon mercato, per ora è impensabile. Raccolgo dunque a fatica indumenti e ricordi che già mescolano assieme dentro allo zaino odori e nostalgie e mi preparo a partire. Sull’aereo diretto in Italia martellante mi solletica una conversazione tra due signore, origliata sulla spiaggia di Porto Seguro: “O mar, o sol, uma cervesinha: che mais?”. Chissà, forse avevano davvero ragione! La felicità in fondo è fatta di piccole cose. Arrivata a casa però non ci sono né il mare né il sole, anzi, fuori fa proprio un gran freddo e poi, a dire il vero, io la birra nemmeno la bevo: continuerò ad immaginare un altro viaggio in-possibile.