Il nostro viaggio in Thailandia del Nord

Chang Mai, Pai, Sukothay, Ayuttaya, Bangkok, Pattaya: il nostro bel viaggio itinerante, rilassante, lungo ma mai frenetico
Scritto da: laurasergio
il nostro viaggio in thailandia del nord
Partenza il: 02/10/2018
Ritorno il: 13/10/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Abbiamo trovato un volo per Pattaya con la Qatar Airways, per 500 euro a/r . Faremo 13 giorni, dal 1° al 13 ottobre. Dopo vari approfondimenti, decidiamo di dirigerci a Chiang Mai, nel Nord della Thailandia, di girare quella zona e poi pian piano di tornare verso Sud. Il volo è comodissimo, l’aereo è praticamente vuoto. Fino a Doha 50 persone e da Doha a Pattaya solo 20 persone in un aereo da 250 posti. Pare sia una nuova rotta. In effetti l’aeroporto di Pattaya è un piccolo ex aeroporto militare, senza taxi e un solo minibus ogni ora.

Atterriamo il 2 ottobre alle 8.30 e organizziamo di farci accompagnare a Philo Beach, a 10 km di distanza; il costo dell’auto, una limousine che per noi è fuori luogo, è assolutamente spropositato, 900 bath che corrispondono a 23 euro, ma è l’unica soluzione. La spiaggia di Philo è carina, una lunga pineta, il mare mosso e grigio, il cielo coperto e minaccioso. La pineta è attrezzata per un turismo più ampio, ma oggi forse data l’ora, non c’è proprio nessuno; ci sistemiamo sotto l’unico gazebo accanto ad un piccolo bar e mangiamo riso con verdure, ci riposiamo e sperimentiamo il nostro primo monsone. Ottobre è ancora tempo di monsoni e le nuvole minacciose arrivano in fretta insieme al temporale e alla pioggia che allaga tutto velocemente. Fiumi di acqua. Per fortuna smette proprio quando è ora di tornare, il taxi torna a prenderci e possiamo imbarcarci con la Asia Air per la nostra meta, Chiang Mai. Arriviamo in perfetto orario e ci facciamo accompagnare allo Swiss Lanna Lodge, un bellissimo lodge un po’ fuori dal centro cittadino, dal quadrilatero storico, ma tranquillo e molto accogliente, perfetto per recuperare il fuso orario e il sonno. Dalla stanza c’è un accesso privato al comodo terrazzino del piano di sopra e una porta si affaccia sull’originalissimo e inconsueto bagno con ampia doccia sotto le stelle. Ampia e comodissima la zona relax all’aperto, riparata da un tetto, per una deliziosa colazione e per due chiacchiere con altri viaggiatori. Mangiamo in un buon ristorante nelle vicinanze, con pedane galleggianti sul fiume impetuoso e con musica dal vivo. Bello. Buono. Stiamo bene. Questa vacanza promette bene.

3 ottobre 2018 – Chang Mai – una sorpresa questa città del nord Dopo una dormita con i fiocchi, una buona colazione, un po’ di info turistiche, decidiamo di noleggiare una moto tipo vespa per visitare la città. Andiamo subito in centro. Siamo un po’ disabituati all’intenso traffico e incerti sul percorso. Forse sembriamo ubriachi pericolosi dato che ci ferma la polizia e verifica che non abbiamo la traduzione della patente e quindi dovremmo pagare 500b di multa. Qui, in circostanze come questa, saltano fuori le nostre qualità che non possiamo scrivere, e riusciamo ad evitare la salassata. La città: molta gente, turisti, tuktuk, street food, agenzie per escursioni irripetibili, una marea di templi buddisti. I templi: ne giriamo un po’, anche quello più importante, ci sono dei monaci buddisti che pregano e i devoti portano doni offerte e pregano; alla nostra destra ci sono i monaci anziani, in profonda meditazione e indifferenti al mondo materiale. Ci fermiamo per un po’, fotografiamo con discrezione, cerchiamo di capire come funzionano questa religione e il rito, con cibo e pacchi regalo per i monaci. Solo alla fine, per puro caso, ci accorgiamo che i nove monaci anziani, fermi immobili, a cui molti fedeli portano doni e offerte, sono in realtà delle statue… di cera !!! Increduli! Rimaniamo a bocca aperta. Non è possibile, sono perfetti , o forse noi siamo accecati. Non possiamo crederci, come non essercene accorti prima!! Eravamo a pochi metri! Siamo un po’ storditi, sicuramente, ma queste statue sono fatte meravigliosamente. Lo stordimento ci rimane appiccicato per tutta la giornata. E così non ci resta che andare a provare il massaggio thailandese, dopo un veloce street food, e frullato del tipico drago fruit molto gustoso. Il massaggio, in un centro massaggi gestito da ex carcerate è davvero rilassante, oltre a costare poco. Contiamo di riprovarci ogni giorno. La giornata è ancora lunga e il fuso non ancora assorbito: un breve riposino al lodge e riprendiamo la giornata per dirigerci in moto al tempio Doi Suthep, arrancando su una strada di montagna che ci porta a 1000 metri di dislivello. Imbocchiamo però un sentiero laterale che ci conduce ad un meraviglioso tempio nella giungla tra cascate e pavoni e alberi che cantano. E’ il Wat Pha Lat Una meravigliosa ed emozionante sorpresa. Alcuni edifici del complesso erano in ristrutturazione, ma abbiamo potuto godere della pace più profonda nel tempio e accanto alla cascata. Quando i pullman dei tour sono già ripartiti, al tramonto, Doi Suthep ci appare in tutto il suo spettacolo. La lunga scalinata per raggiungerlo è una sorta di iniziazione alla pace che troveremo. I monaci cantano e pregano. I colori e le forme. La cupola dorata, il percorso tutto intorno, le decorazioni, i Buddha di tutti i colori. Molto suggestivo. Ma la giornata non è ancora finita, scendiamo con la moto che è già buio e, per non farci dimenticare che siamo ancora nel periodo dei monsoni, scendono le cateratte dal cielo. Riusciamo a fermarci per un’ora dentro un negozio, finché spiove, ma ancora nell’ultimo chilometro il cielo si apre di nuovo: siamo attrezzati e ben coperti ma ora è impensabile fermarci di nuovo. Arriviamo provati al lodge. Come ieri, cena a base di noodle e riso con maiale in agrodolce. Giornata piena, incluso il monsone, ma pienamente soddisfacente.

4 ottobre 2018 – Doi Inthanon – Gita fuori porta in compagnia . Oggi gita verso il parco di Doi Inthanon, con Giovanni amico di amici italiani, che vive da molto mesi a Chiang Mai. Arriva con una amica tahi che ha l’auto. Ci viene a prendere al lodge verso le 9.30 e ci consiglia una bella gita, verso il parco di Doi Ithanon. Il parco è ad un ora e mezza in auto da Chiang Mai. Si tratta di montagne che raggiungono i 2100m, con foresta equatoriale, templi e cascate e villaggi tradizionali. Come prima tappa, raggiungiamo un villaggio dove beviamo il caffè a km zero, anzi a metro zero, dato che le piante di caffè sono parte della struttura del locale e i chicchi delle piante vengono macinati e tostati e poi filtrati in diretta: veramente gustoso. Un giro per questa area agro pastorale, fino al pranzo in ristorante super affollato da turisti. Visitiamo templi: anche i buddisti come accade nelle altre religioni occupano i posti migliori. I templi sono moderni e dedicati alla figura femminile del buddha. Ci fermiamo anche per vedere due belle cascate, con passeggiate nel gran caldo umido. L’acqua è abbondante, la giungla è fitta e selvaggia con foglie ed alberi immensi, le piante rigogliose. L’umidità al massimo si confonde con il nostro sudore. Durante il viaggio in auto ascoltiamo i racconti di Giovanni e della sua vita e le sue impressioni sul popolo thai. Insomma, una bella giornata. Alla sera visitiamo l’affollato, partecipato e rinomato mercato notturno di Chang Mai. Per raggiungere le nostre prossime tappe a Nord riusciamo a prenotare un’auto con autista, alla folle cifra di 150E. per 3 giorni. Infine prendiamo il tipico minibus rosso fermato al volo: una bella opzione, che non ci siano fermate convenzionali, basta un cenno e uno scambio d parole con l’autista per dire dove si vuole andare e arrivare a destinazione!!! Torniamo infine alla tranquillità del nostro confortevole, tranquillo e comodo lodge.

Venerdì 5 ottobre 2018 – Pai – Il paese dei giovani – Il caffè di ieri non mi ha fatto dormire bene: buono ma troppo eccitante. Lasciamo Chiang Mai alle 9 con l’autista che arriva puntuale. Lungo il percorso verso Pai, facciamo sosta per raggiungere una cascata con una passeggiata a piedi di circa 20 minuti, su un sentiero reso scivoloso dalla grande umidità. Si tratta della Mok Fa Waterfall. Dopo una serie infinita di curve, lungo una bella strada immersa nel verde, arriviamo a Pai poco dopo mezzogiorno. La pianura di Pai é molto verde e decisamente rigogliosa. Come al solito siamo senza prenotazioni, ma troviamo subito una stanza a poco prezzo in pieno centro, proprio sulla via centrale della movida. L’atmosfera è giovanile e fuori dalle righe, un misto di rasta e incrocio di gioventù di tutti i paesi che ha voglia di relax e divertimento. Dopo un breve riposino decidiamo di farci accompagnare a vedere altre cascate. Per fortuna l’autista è a nostra completa disposizione e ci accompagna. Lui non la conosce e noi gli indichiamo la strada! Sotto la cascata impetuosa e con acqua freddina, Laura riesce coraggiosamente a farsi un bagno divertendosi molto. Decidiamo anche di visitare il Campo degli elefanti, solo per uno sguardo, ma ci offrono un giro di due ore in compagnia di una simpatica elefantessa trentacinquenne. Non resistiamo e non possiamo perderci questa avventura. Portiamo in giro una elefantessa, sembra che ci capisca e ci segue come un cagnolino, mangia erba, si disseta alla fontana. Infine, la parte più divertente, al fiume!!! Il colore dell’acqua è poco invitante, la corrente impetuosa. Ma senza indugio – quando ci capita più? – ci buttiamo tutti, cercando di non essere trasportati via dalla corrente. Saltiamo anche sulla groppa dell’elefante con grande cautela, il ragazzo ci aiuta e ci controlla. Insomma qui gli elefanti stanno bene, è come avere un animale domestico. Torniamo all’alloggio, doccia, cena sulla movimentata via della movida e massaggi, tutt’altro che rilassanti, perché ci massacrano tutti i muscoli, ma è bello comunque. Giornata di piena soddisfazione. Che bello! Che felicità!

Sabato 6 ottobre, 2018 – Mae Hong Son – L’isolata tribù dei Karen . – Dedichiamo la giornata di oggi per andare a visitare il villaggio delle donne giraffa: sono donne di provenienza birmana della tribù dei Karen o Kayan, trasferitesi 30 anni fa in Thailandia dalla vicina Birmania; indossano pesanti anelli intorno al collo, forse per bellezza oppure per difesa. L’origine di questa tradizione unica al mondo è tuttora un mistero. Così facendo, non è vero che allungano il collo come potrebbe sembrare, ma sono le clavicole che si abbassano creando un impressionante effetto ottico. Abbiamo l’impressione che oggi serva solo per attirare i turisti presso i loro villaggi; ci tranquillizzano, ci spiegano che il collo non subisce danni e sono libere di togliere gli anelli quando lo desiderano; inoltre, contrariamente alla antica abitudine, non vediamo bambine indossare gli anelli al collo. Ma cominciamo con ordine: lasciamo Pai. Che gran comodità avere l’auto con autista (ad un prezzo così, poi!) e andiamo verso la frontiera birmana , a Mae Hong Son. Nel tragitto visitiamo una bellissima grotta sotterranea, che raggiungiamo un po’ a piedi nel bel bosco con sentiero molto ben segnato e un gran caldo umido e un po’ in bilico su una barchetta di bambù che percorre un breve tratto nella grotta e ci conduce all’inizio del sentiero sotterraneo. E’ tutto molto suggestivo: la donna che ci guida illumina il percorso con una semplice lampada a olio e siamo completamente soli. Facciamo un’altra sosta anche per visitare un parco pieno di rare e sacre carpe giganti. Infine ci facciamo accompagnare sulle rive del fiume che conduce al villaggio Karen raggiungibile facilmente solo con la barca. Purtroppo si tratta di una barca a motore mentre noi speravamo in una silenziosa e suggestiva zattera….. la corrente è molto forte, forse è meglio così. Arriviamo in fretta. Arriviamo al villaggio sul fiume e ci rimaniamo due orette, percorrendolo in lungo e in largo, conversando, bevendo e mangiando qualcosa. Il gran caldo umido rallenta il respiro, i nostri passi e i nostri pensieri. Abbiamo avuto anche l’idea di passare la notte nel villaggio, loro sono gentilissimi e accoglienti, ci hanno mostrato una possibile sistemazione in terra sopra una pila di colorate coperte di lana fra galline che ci camminavano sopra. Alla fine non ce la siamo sentita. Forse si poteva fare, ma ci accarezzava l’idea anche di tornare a Pai per la serata. Ci è comunque piaciuto molto parlare con le donne giraffa, un po’ in inglese misto a segni, per cercare capire la loro storia, almeno parzialmente, vedere le loro sciarpe fatte a mano su semplici telai, ascoltare una vecchina sdentata suonare una chitarra di legno con 4 corde, giocare con i bambini, cercare di mangiare i loro noodles nel loro pseudo ristorante, tra le loro case di legno con il tetto di lamiera, su palafitte; vedere che sono comunque puliti e scolarizzati, apprendere che è un popolo a cui non è permesso uscire dai propri territori e solo per breve tempo solo per visitare i parenti in Birmania. Dopo aver lasciato il villaggio e dopo aver visitato altri templi buddisti, decidiamo di tornare a Pai, un posto davvero fuori dall’ordinario, che un po’ ci inebria, forse perché c’è un aria strana.. città comunque giovane e attiva.

Domenica 7 ottobre, 2018 – Di nuovo verso Chang Mai – Da oggi si comincia a tornare indietro, verso Sud, siamo a metà del nostro viaggio. Ci mancano alcune cose da visitare nella piana di Pai, e così torniamo al campo degli elefanti, poi visitiamo la coltivazione del caffè e delle fragole, il Memorial Bridge, su una ripida collina con formazioni rocciose bizzarre, che qui chiamano canyon, la casa a testa in giù, China Town e infine facciamo un bel giro lungo il fiume, sulle zattere di bambù che stanno a galla, ma è meglio sorvolare su come le canne siano unite tra loro. Alla fine del tour scopriamo che ad ogni giro la zattera viene smontata, le canne riportate a valle e la zattera riassemblata. Si riparte quindi per Chiang Mai. E’ abbastanza tardi quando arriviamo al comodo ed accogliente Swiss Lanna Lodge, ci riposiamo un po’ e con un paio di minibus pubblici che si fermano a chiamata e ti portano dove vuoi, basta concordare con l’autista, andiamo a fissare la partenza di domani per il Sud. Intanto oggi non possiamo perderci il rinomatissimo e affollatissimo Sunday Market: un casino indescrivibile, bancarelle di prodotti da ogni dove e street food a perdita d’occhio. Ubriachi di folla ci allontaniamo, ci prendiamo pure un cono gelato sufficiente e ci dirigiamo di nuovo verso il lodge, con la stanchezza che ci prende dentro.

Lunedì 8 ottobre 2018 – Sukhothai – Una pacifica gita spazio-tempo . Partenza con comodo bus delle 7 per Sukhotai. Alle 6 siamo già fuori, nessun contrattempo con i minibus rossi pubblici. Il bus è moderno e a due piani: parte ed arriva puntuale alle 12.30. Molliamo gli zaini alla vicina guesthouse costata ben 600 bath; ci fermiamo al primo chiosco per un pasto da dimenticare, ci forniamo di abbondante acqua e decidiamo che le 15.30 sono un buon orario per avviarci al Parco senza patire troppo il caldo asfissiante che rallenta tutti i movimenti. Noleggiamo due bici e giriamo per il parco archeologico, molto molto ampio, verde, pulito, ben curato.Una vera oasi di pace. Dapprima visitiamo la parte Nord, con maxi Buddha e templi khmer, poi verso il tramonto, ci avviciniamo alla parte centrale. Non c’è molta gente e tutto si dirada, compreso l’orizzonte, tra infiniti laghetti, prati curatissimi, Buddha in tutte le posizioni, cani e gatti liberi, campane di mattoni, Buddha sorridenti, in movimento, la mano su, la mano giù, la mano dritta, il più alto, in piedi, steso, seduto, dorato, con dei magnifici gong; togli e metti scarpe di continuo, praticamente sei pervaso e saluti tutti a mani giunte , anche i gatti e i fiori, in pace e in sintonia con il mondo, con la pelle appiccicata per l’umidità che cola acqua e serenità fino a che non ce la fai più e vai a farti una doccia integrale. La sera alla ricerca del ristorante migliore, e io che mi purgo con il latte di cocco a risposta immediata.

Martedì 9 ottobre 2018 – Ayutthaya – Lungo trasferimento verso Sud – Oggi è il giorno del trasferimento più lungo: da Sukhotai a Ayutthaya. E in effetti partiamo alle 8.20 e arriviamo alle 15.15, compresa la sosta. Le strade sono anche ampie e veloci, ma ci sono fermate frequenti e il percorso questa volta è un po’ a zigzag. Comunque nessun problema, in definitiva tutto il viaggio è slow, come piace a noi; il bus è comodo e condizionato, con una hostess caporale che ti controlla se occupi un posto diverso da quello assegnato. Il bus ci lascia al lato di una superstrada a 4 corsie. Ne eravamo già al corrente, ed è facile trovare un tuktuk che ci porta direttamente alla guesthouse scelta e prenotata ieri. Un ottimo alloggio con piccola piscina all’ingresso e camera ampia pulita con pedana su cui poggia il materasso, ci sembra in stile più giapponese che thai. Qui ci riposiamo, mangiamo qualcosa e girovaghiamo. Si attraversa il fiume via boat, si passa alla stazione ferroviaria in stile ‘800 per controllare gli orari, e andiamo al market galleggiante, dove evitiamo di pagare il superfluo biglietto di ingresso, data l’ora di chiusura: il caldo picchia, si cammina lentamente, c’è poca gente ed è anche carino. Vero che è turistico ma è carino lo stesso, e inoltre si trova in periferia così abbiamo anche camminato un po’, cosa che ci voleva dopo tutto il viaggio in bus. Ritorniamo con minibus pubblico e serata con il solito pollo e riso e fruit juice in un rumoroso locale davanti alla guesthouse. Fino ad ora non possiamo ancora affermare di essere particolarmente colpiti dal cibo locale.

Mercoledì 10 ottobre 2018 – Ayutthaya – La ex capitale del regno Siam – Stamattina chiudiamo gli zaini; dobbiamo liberare anche la stanza quindi li lasciamo alla reception e andiamo a visitare Ayutthaya con la moto. Merita davvero: con tutti i suoi templi e i Buddha, i siti archeologici, la pace. Fa un bel caldo. Tra alcune rovine si accingono a girare un episodio di un film per la tv con tutto l’ambaradan di tecnici e con belle attrici che stanno aspettando il ciaksigira e che si fanno fotografare. Fra le rovine visitate non potremo dimenticare soprattutto la testa del Buddha inglobato tra le radici che sembrano liane intrecciate di un grande albero che sorregge o forse è sostenuto su da un muro. Molto particolare e misterioso e suggestivo: decisamente da vedere. Ci comunica una quantità di pensieri e quesiti irrisolvibili. Con la moto raggiungiamo il sito archeologico più lontano dal centro che merita il viaggio fin laggiù, anche se il caldo ci sfinisce! E rallenta il respiro. È davvero suggestivo. Ci sono numerosi turisti locali, alcuni vestiti con i colorati costumi d’epoca e ci chiedono di avere foto con noi e così anche noi ne approfittiamo per scattare foto con loro. Concludiamo il giro alle 13, abbastanza sfiniti per il caldo. Ci riposiamo. Laura fa un bagno nella piscina della guesthouse, ma io non cedo al suo invito: rimango sudato e sfinito nel mio brodo caldo. Recuperiamo lo zaino, attraversiamo il fiume con il battello e ci dirigiamo verso la stazione camminando al rallentatore per il caldo e per la pace che abbiamo dentro. Il nostro treno parte alle 16, arriva puntuale e non è strapieno come i treni indonesiani che non potremo mai scordare! Il treno per Bangkok sembra un treno inglese dell’ottocento, mancavano solo lo sbuffo e il carbone; all’ interno penzolano dei fatiscenti ventilatori fermi: non possiamo stupirci di averlo pagato pochi centesimi! Entriamo nella stazione di Bangkok che è quasi buio, rischiamo la vita per attraversare le strade super trafficate, dove non c’è tregua di flusso di auto-moto-tuktuk e fare quei 150 metri per raggiungere l’hotel prenotato ieri proprio sopra la metropolitana. Riposiamo un po’ nel fresco della camera! e poi con la metro e linea sopraelevata raggiungiamo la zona commerciale alla ricerca della spilla dell’HardRockCafè per il nostro grandissimo amico Franco. Questo quartiere di Bangkok pare futurista: gli incroci sono pieni di sopraelevate, di linee metro e percorsi pedonali di collegamento. Sembra impossibile poter vedere il cielo; i centri commerciali sono immensi e modernissimi, al piano terra c’è un traffico indiavolato e nelle vie laterali steet food senza fine. Ci pare di essere dentro un film e di essere passati dalla ferrovia di inizio novecento alle città del futuro. Meno male la spilla, altrimenti non saremmo andati proprio in quel quartiere. Torniamo in camera stanchi ma contenti.

Giovedì 11 ottobre 2018 – Bangkok – Città sorprendente – Stamattina visitiamo la parte storica di Bangkok. Andiamo a piedi fino al molo, prendiamo un battello e ci dirigiamo fino al bellissimo e sfarzoso palazzo reale. E’ pieno di turisti, soprattutto cinesi. Nonostante la folla assaporiamo l’incanto del posto, oro a bizzeffe, magnifiche statue e maschere, naturalmente Buddha di tutti i tipi, da non perdere. Ci dirigiamo con una lunga passeggiata a piedi, a vedere il rinomato ed enorme Buddha sdraiato. Inimmaginabile! Sdraiato all’interno di un grande edificio circondato da uno stretto corridoio che consente di ammirarlo in ogni particolare, ma non di fotografarlo nella sua interezza, il Buddha sembra godere della pace che lo circonda e dell’ammirazione che suscita. Nell’ultimo tratto del corridoio, sentiamo elevarsi una melodia misteriosa ed irregolare: scopriamo che il suono esce da ben 108 ciotole metalliche di diverse misure e ben allineate che raccolgono le monetine offerte dai devoti, una per ogni ciotola. Il suono crea un effetto musicale, quasi una melodia. Riflettiamo sull’idea del riciclo delle offerte! Le campane-templi sono bellissime, non c’è tanta gente e si respira aria meditativa e contemplativa. In questo luogo poi riceviamo anche la benedizione di un monaco che ci lega al polso un braccialetto rosso, come fanno i senegalesi in centro a Milano, con la differenza che costui ci augura Felicità e Salute. Fuori troviamo il solito caos dei mercati e tuktuk, street food ammantato dagli odori di spezie e una calura umida che rallenta i gesti. Attraversiamo il fiume con un battello per vedere un altro tempio slanciato e luccicante che visitiamo camminandoci intorno e ammirando le decorazioni floreali prodotte con pezzi di colorate e variegate ceramiche cinesi. Torniamo contenti al nostro hotel dopo avere mercanteggiato con l’autista del tuktuk, che guida come in formula uno, zigazando come un forsennato e districandosi nel caos di questa incredibile metropoli. All’imbrunire torniamo nella zona commerciale, dove abbiamo appuntamento con Piti, ragazzo sorridente di 29 anni, conosciuto a Milano ex allievo di Laura, l’emblema del sorriso e della gentilezza e pacatezza thailandesi. Ceniamo con lui e poi ci dirigiamo verso Chinatown dove si festeggia la settimana mondiale dei vegani. Una immensa infinita street food vegana, che non riusciamo ad apprezzare come si aspetterebbe il nostro ospite. Odori e sapori e colori lontanissimi dalla nostra idea di buon cibo.

Venerdì 12 ottobre 2018 – Pattaya – Il nostro viaggio sta per concludersi – Oggi partiamo per Pattaya: metro fino alla stazione dei bus e poi autobus di linea per Pattaya, raggiunta in due ore. Abbiamo prenotato una stanza in un hotel a Sud di Pattaya, dove teoricamente partono i bus per l’aeroporto. Arriviamo, molliamo gli zaini e andiamo ad informarci per raggiungere l’aeroporto il giorno dopo. La bus station per U-Tapao, dove si trova l’aeroporto, però non esiste, non c’è nulla, niente di niente, e così fissiamo un taxi per la mattina dopo alle 6, per evitare i bus privati, che alla fine hanno lo stesso prezzo, ma partono alle 4.30. Giriamo per Pattaya, mentre i nuvoloni del monsone si avvicinano minacciosi. Mangiucchiamo qualcosa, passiamo davanti ai locali di turismo sessuale, con tante ragazze e ragazzi giovani che stanno aspettando i pochi turisti circolanti, andiamo a fare un girettino in spiaggia e Laura si fa il manicure in spiaggia, e torniamo per un riposino mentre scendono le cataratte dal cielo. Un ultimo massaggio thai in un istituto di ciechi. La sera, finalmente andiamo a mangiare in un ristorante con i fiocchi , e così possiamo assaporare la buona cucina Thai, che non è affatto male.

Sabato 13 ottobre 2018 – Il ritorno a casa – Lasciamo la Thailandia – La nostra stanza si affaccia purtroppo su un locale notturno e così a sera inoltrata dobbiamo cambiare stanza, altrimenti addio alle poche ore di sonno. Ci svegliamo alle 5 e il taxi ci accompagna all’aeroporto. Il volo incredibilmente è come all’andata, con 30 passeggeri sui possibili 250, con Qatar airways: siamo comodi e ben serviti, scalo a Doha di 3 ore. Arrivo a Milano alle 7 di sera. A casa di nuovo con tante nuove immagini nella mente e nel cuore.

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