Il nostro viaggio a Stelle e Strisce

Musei, quartieri, locali, strade, shopping... Tutto quello che c'è da vedere a New York
Scritto da: Dock & La Manu
il nostro viaggio a stelle e strisce
Partenza il: 31/12/2011
Ritorno il: 07/01/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Visitare New York credo che sia una dei quelle cose che almeno una volta nella vita bisogna fare. Tutto quello che risiede in quest’isola, cullata dal fiume Hudson, possiede una magia strana. Non esistono stagioni né temperature. La Grande Mela ha una storia che è fatta di altri milioni di racconti. Immigrati e girovaghi, uomini con sogni o con progetti, studenti e professionisti arrivano a Manhattan offrendo un dinamico mix culturale che regala, per fortuna, aria di cambiamento e creatività. E ogni giorno, piu’ la guardi, piu’ ti rendi conto che è davvero affascinante. Ormai non si contano neanche i quartieri (italiano, cinese, giamaicano, greco, arabo, indiano, slavo…). E piu’ che chiedermi “Chi abita a NY” mi viene da dire “Chi non abita a NY?”. E’ sempre tutto in fermento e luoghi come Harlem, Soho, East Village condividono una crescita verticale fatta di nuovi e alti edifici dal design sempre piu moderno. E’ fuori di dubbio che sia la città dei “senza sonno” in cui ad ogni ora del giorno e della notte è possibile trovare cibo, spettacoli, negozi aperti, mezzi di trasporto in funzione. Ma la cosa che mi rimane sempre nel cuore di questa isola è che si puo’ conversare amabilmente con chiunque qui, dal poeta che cerca di vendere le sue poesie nel Bronx, al vicino di posto in metropolitana, dal cameriere al tassista. Ognuno fatto a modo proprio, ma pur sempre figlio di questa bandiera. A stelle e strisce.

TIMES SQUARE

Sarà che le luci, i clacson, la marea di taxi gialli, i rumori dei lavori stradali, il fumo dei tombini, le diverse etnie e per ciascuna il proprio linguaggio, ti fanno capire che si… c’è il centro del mondo. Ed eccolo qui. Che si entri da Duffy Square o dalla Broadway o da ogni altro dove, l’atmosfera è la stessa. Non penso ci sia luogo sulla terra dove l’insieme di tutte queste cose, possa incastrarsi cosi melodicamente. Dove ogni luce sembra fare a gara con le altre per attrarre maggiormente l’attenzione. Ovunque guardi c’è qualcosa che valga la pena fotografare, indipendentemente che si tratti d’inverno o d’estate, pioggia sole o neve. Che sia Capodanno (come nel nostro caso) o il 4 Luglio, giorno dei festeggiamenti per l’indipendenza. Avrei tanto voluto essere di fronte alla Times Tower allo scoccare della mezzanotte, ma per chiunque tenti questa avventura, bisognerebbe arrivare almeno con un giorno d’anticipo. Avete capito bene. Turisti (si calcola intorno al milione e mezzo) e cittadini della Grande Mela, scelgono addirittura di dormire in tenda nella piazza piu’ famosa del mondo per assistere all’evento. E noi naturalmente, non eravamo fra questi. Il problema è che poi, verso le 5 del pomeriggio del 31 Dicembre, la NYPD (New York Police Department) limita pian piano gli accessi con transenne e cordoni di uomini. Quindi, chi prima arriva meglio alloggia. Scesa la famosa palla di mezzanotte e finiti i numerosissimi fuochi d’artificio, la gente spopola senza troppi disturbi la zona, lasciandosi dietro una nuvola di coriandoli misto bandiere a stelle e strisce. Di giorno non ci sono troppi cambiamenti rispetto alle ore notturne. Al n. 4 troverete la sede di giornali come New York Times, Vanity Fair e Vogue. Al centro invece c’è il chiosco della TKTS dove ci sono in vendita i biglietti scontatissimi dei musicals, eventi sportivi e concerti. E non è difficile vedere code lunghissime. C’è l’Embassy Theater, primo teatro statunitense a trasmettere cinegiornali. La Market Site Tower, edificio posto all’angolo con 7 piani,che grazie al proprio padiglione luminoso, trasmette aggiornamenti di mercato da emittenti quali la Cnn, Cnbc, Bbc e informazioni sul Nasdaq. C’è l’Hard Rock Cafè, il negozio piu’ grande di caramelle M’ms che io abbia mai visto, il primo pub della Bubba Gump reso celebre dal film “Forrest Gump”, il Colony Records vecchio negozio musicale fornitissimo, dove si dice che la migliori band Made in USA si riforniscano,il tappo di una bottiglia di Coca Cola che aprendosi fa uscire il liquido all’interno di una cannuccia, il costosissimo Paramount Hotel (all’interno c’è addirittura un cinema!). Le insegne in ogni dove, mi fanno ripensare a quella citazione famosa di Gude “Volenti o Nolenti, le devono leggere tutti,e assorbire il messaggio pubblicitario”. E poi negozi su negozi e mai un secondo in cui tutto si ferma. Del resto anche Sinatra la elogiava come la città che non dorme mai. Pensare che, fino al 1989 questo luogo era considerato zona di cattiva reputazione, ha quasi dell’irreale. Non ricordo perfettamente in che strada fosse, ma consiglio vivamente a chi volesse fare una cena con vista su…tutto, di cercare un ristorante che si chiama Top of the Tower. Posizionato al 26 piano di una palazzo (probabilmente sulla Broadway) offre uno spettacolo unico nel suo genere grazie alle vetrate alte 4 metri. Questo vi permetterà nei gustare i piatti del posto (cucina tipica di Nyc) con gli occhi illuminati dalle luci dell’intera Manhattan.

HARD ROCK CAFE’

Ovviamente, dipende dai gusti. Ma assicuro che di tutti quelli che ho visto in giro per il mondo, l’Hard Rock Cafè di NYC ha un che. La location è indifferente (Times Square). A dare il benvenuto è una chitarra mastodontica sul soffitto ricoperta da fili luminosi, indipendentemente dall’atmosfera natalizia, e da un sole con una canna in bocca. Un buon inizio direi. Scese le scale,prodotti commerciali in vendita a parte, ci si affaccia su una parete che grazie ad una decina di televisori, mostra tramite delle web-cam, i locali cugini in giro per il mondo. Se vi girate a destra troverete piu’ di 300 chitarre Gibson, gentilmente offerte dalla casa madre, a formare un mosaico davvero eccitante per chi è del mestiere. L’interno ha pezzi piu’ o meno rari ma alcuni meritano attenzione. Un angolo regala l’eterno saluto a Lennon. Sul muro è appeso il referto dell’ospedale che lo dichiara morto e la prima pagina del New York Times che ne dava notizia il giorno seguente. Tra candele varie, versione cimitero, sono illuminati i suoi album originali, una foto sotto la Statua della Libertà, una poesia con le lettere dell’alfabeto e il primo vinile di Abbey Road e di Sgt. Pepper autografato dai Fab Four. Poco piu’ avanti c’è la porta originale degli studi di Abbey Road, con tanto di targhetta didascalica. All’interno tanto Jimi Hendrix (la batteria di Mitchell, il vestito originale dell’album Are you experienced? di Redding, la scaletta di un concerto e le chitarre), il contratto originale per la realizzazione del festival di Woodstock e due biglietti dello stesso,il vestito di Elvis per la prima all’Ed Sullivan Show, una chitarra di Jack Bruce dei Cream che sembra una tavolozza dai colori mescolati di un pittore,una chitarra di Bo Diddley, antico bluesman, parti di muro del Cbgb’s il famosissimo locale nel quale trovarono vita i Ramones (tutt’oggi esistente ma sottoforma di negozio di vestiti al 315 di Bowery St.), sciarpone di Janis Joplin usato al festival di Monterey, stivali del Boss Springsteen,il basso di Paul McCartney, vestiti dei Led Zeppelin… anche solo un giro merita. Certe cose fanno parte della storia, non solo della musica.

BLUE NOTE

Spendo due parole per il locale piu’ cool per quel che riguarda il blues di Nyc. E’ vero che l’isola pullula di questi posti, per altro se non riuscite a prenotare in tempo consiglio anche il Dizzy’s Club Coca Cola (piuttosto caro all’angolo sud ovest di Central Park), Moldy Fig nuovo e imperdibile locale nel Lower East side, Smalls seminterrato nel West Village aperto fino alle 3,30 del mattino, Fat Cat nel west Village ma in assoluto il Blue Note, The Carlyle dove si esibisce Woody Allen nel Greenwich Village e The Jazz Gallery con un loft di 70 posti a sedere con esclusione di alcolici, fanno la differenza. Di questi ultimi tre siamo stati al Blue Note (131 west 3rd Street), posto incantevole, dove oltre alla serata musicale si possono gustare dei piatti davvero buoni. Per non fare file o addirittura rischiare di star fuori conviene prenotare il tavolo direttamente dal sito internet, previo largo anticipo. La serata è stata favolosa con un palco color blu misto viola a fare da culla alla performance di una cantante (scusate la dimenticanza) dalle capacità straordinarie, gorgoglii di note su scale bassissime ed un secondo dopo lassu’ a chi sa quale ottava dopo. Alle sue spalle gente che sapeva davvero il fatto proprio. Un batterista, un pianista e al centro uno scatenato contro bassista che qualche volta sembrava immergersi completamente in uno stato di trance da rito voodoo dal quale solo la fine del proprio assolo musicale sembrava riportarlo sulla Terra. Gli applausi erano scontati e rumorosi, peccato solo che l’esibizione sia durata un’oretta scarsa. Un vero peccato. Ma per chiunque volesse immergere le proprie membra stanche in un assoluto paradiso musicale, fidatevi, questo è il posto giusto.

HARLEM

Nonostante fosse il primo Gennaio, scegliamo di devolvere l’intera giornata ai nostri occhi e le nostre orecchie recandoci nel quartiere di Harlem, pochi isolati a Nord di Central Park. La zona è il nocciolo di una cultura afroamericana che sembra non passare mai di moda. Fa effetto notare i contrasti evidenti tra alcune strade e la rinnovata Frederick Street Boulevard, spina dorsale dello storico quartiere, figlia di un’evidente rivoluzione glamour post anni 80 (l’arci-fotografata opera di Louis del Sarte intitolata Spirit of Harlem si trova proprio qui). In effetti i musicisti e designer emergenti hanno collocato il proprio sfogo da queste parti regalando sfumature uniche e sonorità blues vecchio stile. Certe cose bisogna vederle con i propri occhi per credervi. La zona Est la piu’ ricca di questi tesori, grazie ai murales, che offrono un tripudio di colori da far impallidire il miglior arcobaleno cominciando dalle pareti degli edifici finendo per le serrande di ciascun negozio ancora chiuso. Chiedete di Spanish Harlem, e gli occhi ve ne saranno grati. Per quel che riguarda la musica invece c’è da fare una distinzione. Se quello che si cerca è la storia, allora la direzione puo’ essere: l’Apollo Theatre (253 W 125th Street), che di per se non ha bisogno nemmeno di presentazioni (da James Brown alla compianta Etta James, Aretha Franklin, B. B. King, The Doors, Sinatra, Ella Fitzgerald, John Lee Hooker sono solo alcuni che hanno suonato qui). Ai vostri piedi potete ammirare un marciapiede con tanto di stelline in omaggio a chi ha ritenuto saggio coniugare il nome del teatro alla longevità della propria carriera. Il Cotton Club, famoso night club durante l’epoca del proibizionismo. Si pensi che nonostante fosse il regno dei jazzisti neri come Duke Ellington, era vietato ai soggetti di colore. Louis Armstrong faceva tappa fissa in questo luogo che, tutt’oggi, gli dedica un dipinto al fianco di una porta rimasta ormai come unico cimelio del tempo che fu. Se proprio siete dei puristi del genere, il consiglio cade invece sul Bill’s Place, locale nascosto nei sotterranei nei pressi della 133rd Street. Siete amanti del vecchio sound ma non avete tempo per una serata in questi luoghi? Niente paura, basta fermarsi ad ogni semaforo ben oltre la lucina verde del passaggio pedonale, per assistere alle performance dei musicisti di strada. Deliziosi, davvero. Un consiglio che offro e che noi stessi abbiamo seguito, è quello di sedersi almeno un’ora in compagnia di chi celebra la messa con tanto di coro Gospel alle proprie spalle. Il top per questo evento risiede all’Abyssinian Baptist Church, per la quale pero’ conviene richiedere un pass via internet per evitare che i bodyguards, all’esterno della stessa, vi chiudano la porta in faccia. In alternativa ci sono la Lagree Baptist Church, la Joseph of the Holy Family con annesso mercatino vintage all’aperto. Noi ci siamo fermati alla Shiloh Baptist Church, ma vi assicuro che l’emozione nell’ascoltare l’energia che sprigionano sacerdoti, coro e gente comune del posto che urlano all’unisono il proprio devoto ringraziamento a Dio, vale la sveglia del primo mattino. Le funzioni sono alle 10 di domenica e mercoledi, e assolutamente nel proprio interno non si possono fare ne foto ne video. In soccorso, pare che esista una sorta di Harlem Gospel Tour, itinerario guidato nel quartiere di 4 ore al costo di 50 euro con guida italiana. (33 W 46th Street). Il discorso pranzo si sposta essenzialmente su alcuni locali che nonostante passi il tempo, risplendono ancora. Parlo del Sylvia’s Restaurant, definita la regina del soul-food (prenotate per tempo per non incorrere in un’attesa di oltre ¾ d’ora, e noi ne sappiamo qualcosa!), l’Amy Ruth’s ricco di sandwich e del famoso tacchino alle erba con salsa di noci e frutta. Per chi rimane legato a casa invece c’è Settepani’s sulla 196 Lennox Av. con piatti tipicamente italiani. Harlem è anche la sede della Columbia University, scuola di teatro ed arte di NYC, una delle piu’ prestigiose del mondo. basti pensare che 93 premi Nobel si sono laureati qui. Il nucleo dell’università si trova ai lati del College Walk dove in bella vista appaiono due clamorose biblioteche, sia dal punto di vista architettonico (quella di sx molto simile ad un teatro romano) sia dal punto di vista della quantità di opere letterarie nel proprio interno. Questo luogo ha notevole importanza dal punto di vista storico anche per aver dato vita, il 30 Aprile 1968, alle prime sommosse studentesche, dovute soprattutto alla guerra nel Vietnam e al fatto che venissero arruolati esclusivamente coloro che avevano i voti piu’ bassi. Camminando verso Central Park, si giunge alla cattedrale di Saint John Divine, su Amsterdam avenue, edificio di notevole importanza e dimensioni, nonostante sia ancora oggi incompiuta. All’interno un lunghissimo corridoio accompagna il tragitto dalle moderne porte scorrevoli, all’altare al cui fianco vi sono le numerosissime postazioni dei sacerdoti tutte fatte in legno. Il rosone centrale dipinge l’interno buio di colori violacei mentre le ombre continuano ad inseguirsi a seconda di quale candela venga ad accendersi grazie alla carità dei fedeli e turisti che ne fanno visita. All’esterno si trova una particolarissima fontana (Peace fountain) rappresenta il trionfo del bene sul male con protagonista San Michele Arcangelo.

TRIBECA

Questa zona che prende il proprio nome dall’inglese “Triangle Below Canal”, si sviluppa a sud di canal Street (dove per altro risiede il nostro Hotel, al n 370) ed è ricca di ex magazzini industriali trasformati in studi e residenze di artisti come Julia Roberts e Robert De Niro. Il primo impatto è quello di un luogo lasciato al proprio destino, pieno di mercatini ambulanti gestiti da gente di colore del posto, e numerosi negozi di scarpe da ginnastica e souvenirs. La realtà è invece diversa. Tra le mura novecentesche del posto ci sono alcuni dei locali piu’ in voga e costosi della città, come i giapponesi Nobu e Bushstroke, il locale indiano Tamarind e il ristorante di De Niro il Tribeca Grill, che si affianca al Tribeca Film center che promuove ogni anno dal 2002 dei festival vari di cinematografia. Antiquari su Franklin Street danno l’idea di poter tornare agli inizi del secolo coadiuvati anche da Harrison Street Row, una striscia di 18 vecchie case federali del 1828.

SOHO

Questo è il quartiere in cui nell’800 avveniva lo stoccaggio delle merci. Per fortuna gli anni 70 hanno regalato nuova linfa vitale, con l’arrivo degli artisti e delle idee innovative che essi portavano. Posizionato a sud di Houston Street, richiama particolare interesse per via dei famosi palazzi in ghisa di cui pare essere colmo. Se voleste fare un giretto partite dalla West Broadway piu’ o meno all’altezza di Nancy Hoffman Gallery (museo di arte contemporanea) in direzione sud. Incontrerete il Cipriani Dowtown (bistrò francese con graziosi tavolini). Scendete alla ricerca del Queen of Green Street, imponente palazzo in stile impero, con diversi tipi di scale esterne, colonne, finestre e sempre sulla stessa strada fermatevi al King of Green Street, il cui nome è già un programma. Infine immettetevi nella Broadway e risalite verso la West Houston St. Troverete l’Haughwout Building (edificio in ghisa piu’ vecchio e meglio conservato), la Little Singer Building, e l’Housing Works Used Book Cafè. Tutto meraviglioso. E se non vi basta, qualche metro piu’ in là c’è l’Angelica, uno dei migliori cinema indipendenti della città con un caffè aperto al pubblico dove potersi riposare. Non è difficile incontrare durante le passeggiate in questo quartiere il furgoncino che trasporta la scultura di Sergio Furnari (sergiofurnari.com) Lunchtime on a Skyscraper, che chiunque avrà visto nei posters che ripropongono la fase di creazione del RockFeller center. E’ inevitabilmente uno dei luoghi piu di tendenza dell’isola grazie ai negozi d’abbigliamento come All Saints, Opening Ceremony, Selima Optique. Se volete fermarvi invece a leggere un libro in maniera non proprio… silenziosa, il consiglio cade su McNally Jackson, libreria dotata inoltre di un caffè nel proprio interno ,di grandi dimensioni. Per chi, amante del surf, vuole cercare alcune chicche di questo sport, si rechi al Saturday’s Surf, 31 Crosby Street.

CIRCLE LINE

Seconda tappa dell’anno nuovo. Si decide di sfruttare il primo dei 6 biglietti del city Pass, un intelligente blocchetto da 60 $ che offre la possiblita’ di visitare alcuni musei e fare delle attività a prezzo ridotto e, cosa piu’ importante, saltare le file. Tappa quindi al Pier 83 per il Circle Line, giro turistico a bordo di un battello per mostrare a tutti coloro che, giunti fino alla grande mela in aereo, non hanno gustato la vista marittima. Lo speaker racconta esclusivamente in inglese la storia dell’isola, i tragici fatti delle allora Torri Gemelle, le particolarità di Long Island, le caratteristiche del ponte di Brooklyn e il suo ingresso pedonale all’altezza dell’incrocio tra Camden Plaza East e Prospect Street. I colori sono quelli di una primavera già alle porte, beffandosi delle verità del calendario, con un vento che in realtà soffia come neanche la Tramontana a Trieste. La fortuna dei passeggeri è di avere una zona coperta del traghetto con vista comunque ottima. Ma trovo qualcosa di limitativo nel plexiglass che divide me da quel panorama. E quindi imbottito in versione passeggiata nell’Artico, mi accomodo tra le ghiacciate sedie all’aperto. Senza fermarsi troppo, ammiriamo la Statua della Libertà (si dice che le navi di inizio 900 arrivassero a vedere l’America proprio da quel punto), e l’isola di Ellis Island (raggiungibile per altro con la Statue Cruises da Battery Park con traghetti ogni 25 min al costo di 21 $), sempre sul fiume Hudson, nella quale sbarcavano gli immigranti. Attualmente ospita esclusivamente un museo (il ticket permette la visita allo stesso) che ricorda il tragitto questi viaggiatori. Per quel che riguarda il vero simbolo di NYC, Lady Liberty, ci viene ricordato che è stato un regalo francese nel 1886, celebrando l’alleanza tra i due popoli. Particolare interessante è invece la scritta ai piedi della statua che Emma Lazarus incise a suo tempo “ A me le stanche, povere e confuse genti che anelano a respirare libere”. La zona del Pier 83, dove il tour nasce e muore, risiede nel quartiere Chelsea. Se qualcuno volesse fare due passi al termine del giro marittimo , puo’ gettarsi sull’High Line, percorso asfaltato che segue come un fedele innamorato il fiume Hudson, semplice paradiso negli strategici momenti dell’alba e del tramonto. Nelle vicinanze si trovano una miriade di ristoranti, dal Billy’s Bakery (pare sia un acchiappa-vip) al Good to go Organics, camioncino ristorante con pasti per vegetariani e non. Da non perdere il micro birrificio Chelsea Brewing Company, con la produzione di 8 tipi di birra, o una cioccolata calda all’Organicoa, posto al molo 45 che offre per di piu’ tutta una serie di spettacoli a base di lumini in acqua (consigliato quindi in fase notturna). Carino potrebbe essere un giro anche all’ex fabbrica di biscotti Nobisco, all’interno del quale è stato creato il Chelsea Market, dove trovano spazio 35 negozi, ristoranti e corner food. Se proprio ci si stanca troppo, non male è la proposta che offre The Spa, grazie ai suoi diversi itinerari di massaggi tutti fatti su una piattaforma che si affaccia direttamente sul fiume. Verso Bank street invece inizia Meatpacking, il quartiere notoriamente piu’ cool e gay di Manhattan. La zona offre degli ex mattatoi convertiti in raffinati boutique, ristoranti gourmet e locali di tendenza. Se volete fare shopping la scelta puo’ cadere su Earnest Sewn, re dei jeans, LimoLand, o il negozio di scarpe di Louboutin. Due splendidi ristoranti offrono invece saggi e romantici dinnertime: Macelleria (mega steakhouse), Buddakan (dai raffinati contorni esotici, nel quale si puo’ azzardare un indimenticabile progetto romantico). Altri posti come l’Hogs & Heifers Saloon, dove scorre birra a fiumi e si balla rock’n’roll, mentre per l’aperitivo il Top rimane The Griffin, al 50 Gansevoort Street, con le atmosfere decadenti e piu’ cool dell’isola.

LITTLE ITALY & CHINATOWN

Penso che ogni buon italiano che si rispetti debba passare per questa via. Little Italy, declassata ormai da quartiere a semplice via, offre a distanza di migliaia di km un po’ del piacere nostrano. Piena zeppa di ristorante di origine napoletana e siciliana, pare che dia il meglio di sé nel periodo della festa di San Gennaro (non a caso il patrono di Napoli). Quindi se il vostro viaggio capita proprio verso la metà di Settembre beh… fatevi abbracciare dai colori e dai sapori di casa nostra. Vi accoglieranno musiche di Frank Sinatra o di Bocelli, immersi totalmente nei colori dei palazzi che avevano reso omaggio al film Il Padrino. Per conoscere un po’ di storia è comunque presente un Italian American Museum ad onorare i nostri connazionali emigrati. Peccato che nel nostro caso fosse chiuso. Come dicevo, ovunque ci si giri c’è un ristorante o un posto per souvenir, botteghe di pentole, rosticcerie, panetterie e salumerie, tabaccai come il Cigars Atm. Per quel che ci riguarda godiamo del luch-time al Nico’s. Davvero squisito, con gli spaghetti alle polpette che un po’ ricordano il romantico incontro fra Lilli & il Vagabondo. Ma se posso consigliare: Tino’s, ristorante nel quale si ordina al bancone tra prosciutti penzolanti e ogni genere di oggetto proveniente dalla madre patria, Teitel Bro, gastronomia dove il tempo sembra essersi fermato agli anni 20, Artuso Pastry pasticceria famosa per i servizi matrimoniali e Spqr per chi, ovviamente, a nostalgia dei piatti della capitale. Come è giusto che sia, fuori da ogni locale ragazzi in giacca e cravatta ti offrono menu e sorrisi, e sembra davvero un peccato scegliere di fermarsi qui piuttosto che li. Ma su una cosa non si sbaglia mai a mio parere. Il cibo italiano, rimane il migliore. Completamente differente nei colori e nei suoni è invece Chinatown. Quando si entra in questo famosissimo quartiere, per altro ripreso in numerosissimi film (e vi giuro che le immagini rispecchiano fedelmente la realtà), ci si sente un pochino spaesati. Sarà perché di botto sparisce ogni forma di essere umano che non sia compreso nella categoria orientale. O forse perché ogni due per tre c’è una vetrina con un’oca laccata o braccialetti in finto oro. Pensare che il 40% della popolazione cinese risiede nel Queens e non tutt’intorno a noi mi sembra davvero incredibile. Il benvenuto lo offre un tempio, a mio parere stupendo, in cui vengono celebrate le speranze di chiunque apra un’attività nei dintorni. Qualsiasi cosa vi passi per la testa, qui c’è. Perdonerete certo la mancanza di riferimenti e di nomi di locali ma…fidatevi, mettete la bussola in direzione Flushing Main Av. e avrete tutto di fronte agli occhi. Se poi quello che volete provare è un tipico massaggio orientale, Mott Strett è la via che fa al caso vostro.

WORLD TRADE CENTER & WALL STREET

Il terzo giorno lo dedichiamo al quartiere Lower Manhattan. Parte da qui il ricordo del disastro dell’11 Settembre, per nulla dimenticato nelle menti e soprattutto nei cuori degli americani. Per il decennale è stato inaugurato il Memorial. Due fontane, il cui perimetro ricalca quello delle torri crollate, con i nomi delle quasi 3000 vittime dei due attacchi terroristici (11/9/2001 e 26/2/1993) incisi lungo il perimetro delle due vasche. La visita è gratuita ma bisogna seguire un percorso di una ventina di minuti fra controlli vari. I biglietti vengono presi in zona all’interno dei alcuni siti appositi. All’interno di ciascuno di essi sono in mostra reperti di quel che accadde: bandiere, stemmi, stivali di vigili del fuoco, travi di dimensioni diverse, bigliettini, video e foto. Seguendo le indicazioni dei poliziotti del posto arriviamo al Memorial appunto. Sono passati 10 anni, ma c’è qualcosa nell’aria che tende a lasciarti un vuoto dentro spaventoso. Sarà forse il silenzio dei turisti che sembra risuonare più di un concerto rock, o le preghiere scritte sui cartelli appoggiati qua e là. C’è una realtà molto diversa oggi, ma lì, proprio lì, il tempo penso si sia fermato. Ed è giusto che sia cosi. Come per la Shoa, vedere alcune cose, aiuta a non commettere gli stessi errori. Che Dio li protegga. Curiosamente, noto che nessuno spiffera nulla su un’eventuale analisi alternativa del fatto accaduto nel 2001. Ci sono migliaia di video che circolano sulla rete riguardo un possibile atto di autolesionismo del governo, ma qui sembra essere un argomento davvero fuori luogo. Almeno lo è con chi per mestiere difende questa nazione a stelle e strisce. Pare che per Settembre 2012 verrà aperto il museo Ground Zero, per colmare vuoti di storia e di ricordi. Chi è in vena di acquisti, può fare un salto al megastore Century 21 (c21stores.com), enorme negozio di abbigliamento e pelletteria che vende le migliori marche, anche internazionali, a prezzi davvero bassissimi. Usciti dal turbinio dello shopping, cerchiamo di raggiungere la zona di Wall Street. A parte ospitare la prima sede permanente della Borsa di NY (New York Stock Exchange), il nome di questa zona deriva dal fatto che essa formava il confine settentrionale dell’insediamento di New Amsterdam. In effetti sa molto di zona maledettamente tediata dal denaro, e chiunque soggiorni per più di 5 minuti in questi paraggi viene già etichettato dalle guardie esterne come chissà che pericolo. Non offre molti spunti di interesse, quindi decidiamo di andare alla ricerca del tanto famigerato Toro di Wall Street. Considerando che la giornata ci accarezza con un tiepido venticello a 8 gradi sotto lo zero, la nostra velocità tende sempre di più ad aumentare. Leggendo qua e là scopro che la scultura di bronzo è di un artista siciliano, Arturo di Modica, che è stata posta qui nel 1989 e che pesa qualcosa come 3 tonnellate. Pare che sia stata collocata qui senza autorizzazione e che l’autore abbia deciso di mettere in vendita i diritti d’autore sullo sfruttamento dell’immagine. Del resto tutto si compra. Non troppo distante da qui troviamo la Trinity Church, una chiesa posta all’incrocio tra la Broadway e Wall Street. I ricordi immediati vanno ai filmati registrati durante l’attacco del 2001, con questo edificio pieno di gente terrorizzata ed in preghiera e il cimitero al proprio fianco, l’unico ancora in uso a Manhattan, pieno di oggetti sparsi e polvere. Alcune cose mi hanno incuriosito di questa chiesa: quando fu inaugurata nel 1846 era, con i suoi 86 metri, l’edificio piu’ alto di NYC, e nel cimitero sono stati seppelliti i padri fondatori degli Stati Uniti. Non c’è che dire. Storia e religione sottobraccio. Poco distante un altro punto fermo della città. Il ponte di Brooklin. Passarci sotto da una sensazione completamente diversa che scrutarlo da qui. La sua lunghezza, (2 Km) e la sua altezza (483 m.), regalano comunque un souvenir di categoria e lo si può attraversare in bici, a piedi, in autobus. Quando si arriva al termine dell’attraversamento, in tanti consigliano un pasto (specialmente la sera) al River Cafè, 1 water Street. Forse il ristorante con la migliore vista di NYC.

AMERICAN MUSEUM OF NATUAL HISTORY

New York offre ai propri turisti la possibilità di visitare alcuni dei piu’ importanti musei del mondo. Trovano infatti residenza qui: il Moma (arte moderna, ticket 25$), Metropolitan (arte antica, t 25$), Gugghenhein, Frick, Neue (arte fotografica), Jewish (cultura ebraica), Moving Image (tecnologia), Sex (sesso), Skyscraper (grattacieli). Oltre a questi colossi, c’è il museo di storia naturale. Incuriosito oltre che dalla materia in se, dalle immagini di film girati nell’interno, decido di affrontare l’esperienza. Situato nell’Upper West Side a livello della 79° è facilmente raggiungibile su qualunque mezzo. Cinque piani di assoluta cultura divisi tra habitat di mammiferi africani, asiatici e nordamericani. Modelli di animali esistiti ed esistenti come Mammut e la balenottera nelle dimensioni originali, abitazioni dei popoli del mondo lungo il percorso storico, ricostruzioni fedeli degli scheletri di dinosauri (grazie a Roy Chapman Andrews, cacciatore di questi ultimi che ispiro’ il personaggio di Indiana Jones), canoe da guerra provenienti dal Nord del Pacifico, sezioni dedicate ai minerali con la Stella dell’India, il più grande zaffiro blu esistente. E ancora riferimenti all’universo e ai pianeti e a tutta la parte vegetale del globo. Ce ne per stancarsi ma uscirne estasiati. All’entrata ricordate di chiedere la guida in Italiano, necessaria per capire tante storie dei protagonisti di questo museo.

NEW YORK PUBLIC LIBRARY

Passeggiando per New York incontrerete sicuramente turisti e non a caccia della biblioteca pubblica. Il perché è presto detto. E’ la terza più grande di tutto il nord America, subito dopo quella del Congresso e quella di Boston. All’interno 87 sezioni di cui 4 specializzate da cui non è possibile prendere libri in prestito e una per non vedenti. In termini di numeri si parla di 44 mlioni di articoli (libri, mappe e videocassette) dei quali 15 milioni esclusivamente materiale cartaceo. L’ingresso offre un salto nell’antichità, grazie al legno pregiato di cui godono le strutture e al marmo in bella vista e luccicante. Da entrambi i lati vi sono delle scale che conducono nei piu’ remoti spazi di questo tempio del sapere che sembra un labirinto senza fine. La sezione dedicata alla lettura, è essenzialmente un complesso di scrivanie, sedie e panchine rifinite in ogni singolo particolare. Diversi addetti alla sicurezza sostano dietro ogni porta controllando gli zaini e le borse di chiunque esca, ed altrettanti numerosi incaricati gestiscono le richieste delle persone nella ricerca dei libri o quant’altro. Ricordo bene di essere stato impressionato dall’interno dell’edificio guardando il film “The Day after Tomorrow”, ma esserci, offre una sensazione ancora piu’ speciale. Vietatissimo in alcune zone usare la macchina fotografica o fare video. Il silenzio è compagno di ciascuna stanza, e l’unico rumore che ne spezza la continuità è il ticchettio dei tasti dei computer posti qua e là. Sfrutto il Wi-fi gratuito per leggere qualche informazione sul luogo prima di rimetterci in cammino. Anche se non siete amanti del genere, fateci un salto. Consigliatissimo.

GREENWICH VILLAGE

Alcuni quartieri di Manhattan offrono possibilità sia di giorno che notte fonda. Uno di questi è sicuramente “il Village”, considerato un tempo la River Gauche di New York. Ex punto di riferimento della beat Generation, si stà decisamente rinnovando, cercando di tenere pero’ sempre ben in evidenza quel non so chè di bohemienne grazie alle case basse in mattoni e i giardini nascosti. Le strade principali ovviamente sono Bleecker Street e Greenwich St. La zona completamente arredata da negozi di abbigliamento e accessori, offre di tanto in tanto luoghi storici di tutt’altra natura vedi la famosa Magnolia Bakery, pasticceria che riconoscerete grazie alla lunga coda onnipresente all’esterno, Chumley’s (86 Bedford St.) edificio senza insegna del 1873 dove si vendevano alcolici clandestinamente, i cui interni sono oggi rivestiti da copertine di libri di scrittori che lo frequentavano. La gelateria Grom (moderno locale di dolci, ma apprezzatissimo), Minetta Tavern, storico ristorante dove negli anni 60-70 non c’era un tavolo a pagarlo oro. Naturalmente questo era il luogo in cui Bob Dylan, Jimi Hendrix e Janis Joplin, per citarne alcuni, passavano serate e offrivano concerti, quindi non stupitevi del fatto che ogni due per tre ci siano negozi di vinili, cd e di cimeli di allora. A proposito, vorrei citarne uno in particolare (Holds and Company). Forse perché mi ha impressionato cosi tanto la varietà dei dischi in vendita, o forse perché il profumo che emanava il mescolio di luogo, storia e musica era davvero trascendentale. Ho comprato un disco, ma non sarei mai voluto uscire da lì. Non contento finisco in Village Vanguard, e mi trovo faccia a faccia con il Cafè Wha?. Se qualcuno ha sentito della musica Rock degli anni sessanta, in particolare qualche live, le registrazioni potevano essere fatte solo in due luoghi. Al Whisky a Go-Go, a Los Angeles o qui. Mi fermo, come di fronte ad un mausoleo. Immobile. Non so come spiegarlo. So che comunque Jimi e il menestrello Dylan saprebbero di che parlo. A Sheridan Square troverete il Duplex Cabaret, anch’esso ricco di illustri partecipanti, vedi Barbra Streisand. E’ pazzesco scendere in questo quadrilatero di storia degli anni sessanta, ogni vetrina, ogni colore dei manifesti, ti permette di pensare anche solo per un secondo di essere tornato indietro di 40 anni. Ovviamente non solo la musica trova storia in questo quartiere. Se vi capita di passare per Christopher Street troverete un altro locale, lo Stonewall Inn, che nel 1969 è stato il fulcro del movimento di liberazione omosessuale. All’incrocio della stessa troverete Gay St., famosa via per i motivi precedentemente detti. Niente di speciale oggi, ma pare che nei mesi estivi richiami piu’ di un party. Non di rado potreste incontrare anche un taxi che gira per il quartiere completamente bianco (i taxi a NYC sono gialli) con le scritte I LOVE NY, davvero suggestivo. Per chi va in cerca di negozi di accessori o di vestiti da donna, siete capitati nel posto giusto. Vi ci vorrà una giornata intera, o molto meno. Ovviamente dipende dalla dipendenza dallo shopping, che qui certo, trova profonda ispirazione. Se poi volete mangiare in una trattoria davvero speciale fate un salto al Gotham Bar e Grill, al James Beard House dove ogni sera si esibisce uno chef diverso. Rimanendo tra la mura di casa la famosissima Fiamma Osteria (206 Spring st.) o il nostrano Po con cucina del Nord Italia.

5th AVENUE

Molte delle cose per cui vale la pane visitare la città si trovano su questa via lunga 11 km. Edifici come l’Empire State Building per esempio. Ammirare i suoi 381 metri e 86 piani da sotto, ti fa sentire davvero piccolo piccolo. Un palazzo che offre davvero mille storie, cominciando dalla costruzione, arrivando alla triste notizia del ritorno ad essere l’edificio più alto di NY dopo il crollo delle torri gemelle. La scelta se visitarlo di giorno o di notte non vi logori troppo. Le visuali sono cosi diverse, ma altrettanto magnifiche. La luce del sole permette la distinzione di ogni singolo puntino di Manhattan, mentre la notte esalta le luci dell’isola come fosse un raduno di lucciole. Forse è per questo che è diventato una delle 7 meraviglie del mondo moderno. L’unica nota negativa in questione è la lunghezza delle code per arrivare a vedere la cima (antenna esclusa), considerando il necessario passaggio attraverso metal detector, controllo borse e giubbotti, ascensori e scale mobili varie. La scelta intelligente penso sia andare verso mattina presto o immediatamente dopo pranzo. D’inverno credo venga anche considerata un’alternativa al freddo glaciale dei dintorni. Per capire meglio tutta la storia dell’Empire consiglio vivamente la guida elettronica consegnata all’ingresso (in italiano) che racconta davvero ogni passaggio da quel fatidico 1930 ai successivi 14 mesi (pensate, oggi chissà quanto ci metterebbero) che portarono al 1931, giorno dell’inaugurazione. Più che la visuale dall’alto (vista un paio d’anni prima), sono colpito dalla mostra di fotografie che precedono l’ultimo ascensore. Storie di uomini e donne che hanno condiviso soddisfazioni e paure, al fine della gloria di una città e di un paese intero. E per Dio, ne è valsa la pena. Un altro colosso della strada piu’ famosa del mondo è il Rockefeller Center. Direi che tutto sommato è l’insieme di più scenari. Ma l’armonia che trovano le zone pedonali, la piazza ribassata trasformata d’inverno in pista da pattinaggio sul ghiaccio, i giardini e le sculture è davvero straordinaria. Ovunque ne rimani incantato. C’è il Radio City Music Hall per vedere i musical più famosi in circolazione o semplicemente per visitarne gli sfarzosi interni art Deco con un tour dietro le quinte. La sede della Nbc, al n° 30 di Rockefeller Plaza, ma anche di un albero gigantesco che sembra dare la giusta importanza al momento natalizio. E’una festa di colori e bandiere (per altro in ogni dove sulla 5Th) che tendono ad essere un luogo in cui, nonostante la smania di shopping, le anime delle persone vengono attratte. Per chi, come noi, avesse comprato il city Pass, immancabile è la visita a: The Rock. Da questo punto (70 esimo piano), secondo il sottoscritto, ha qualcosa di libidinoso. Vado a spiegare. Se confrontiamo le due possibilità, Empire e Rockefeller, ovviamente l’altezza è nettamente a favore del primo. Questo pero’ comporta un piccolissimo ma non trascurabile, particolare. Si vede proprio tutto, ma minuscolo. Ecco che forse, avere meno metri sotto i piedi, può diventare interessante quando quello che si vuole ottenere è “il particolare”. E da quassù, certo, avreste la mia stessa opinione. Vicino trova sede anche la Morgan Library, con la sua vasta collezione di libri antichi e oggetti d’arte. All’interno infatti si trovano tre copie della famosa Bibbia di Gutemberg, una delle quali venne stampata nel 1455. NYC è ricca di chiese e cattedrali, come già detto. Oltre alla Trinity Church, trova un posto di rilievo la St. Patrick’s Cathedral. E’ fra le più grandi del pianeta ed è un quieto rifugio per chi vuole lasciare un attimo la congestionata Midtown. Parlando di negozi, la 5th potrebbe scrivere enciclopedie. Il viavai di gente e turisti che circola in questi 11000 metri, è incredibile. Centinaia di lingue e altrettante borse colorate evidenziano il lato cool del posto. Da Tiffany a Fao Schwartz (enorme negozio di giocattoli), da Cartier alla Trump Tower, dalla Lacoste nostrana a Saks Fifth Avenue (scarpe), da Victoria Secret’s (paradiso del gentil sesso) a LV, da Gucci a Versace, da Abercrombie a Tommy, dai negozi ufficiali dei campionati Nba a quelli che vestono invece il baseball (non perdetevi un pellegrinaggio al tempio di questo sport lo Yankee Stadium, nel Bronx). Insomma, il paese dei balocchi dei portafogli. A volte, guardando gli occhi di tante protagoniste del posto pare davvero eccessivo. Per chi, come il sottoscritto volesse invece dare uno sguardo differente, vi consiglio un giro sul carretto trainato dalle biciclette di qualche ragazzo. Se cercate un po’ di oriente, per mangiare vi consiglio China Grill fra la 5th e la 6th. Se invece gustate molto di più il pesce ecco Oceana con la specialità dell’insalata a base di aragosta, le osterie italiane Osteria del circo e Piano Due. Se invece avete voglia di bistecca, non andare da Ben Benson’s Steak House sulla 123 W/52nd St potrebbe essere un delitto mortale.

CENTRAL PARK

Ultimo giorno a New York, e ovviamente scegliamo di dedicarlo quasi interamente a Central Park. E’ il più grande parco di Manhattan e si trova nella Uptown. E’ considerato il polmone verde di NYC, e basta vedere una mappa della città per capire il motivo. Aperto molto tempo fa (1895), è per chiunque ne faccia visita, un pozzo di colori, fontane, tragitti, luoghi di gioco e di interesse culturale. Pensate che qui si trovano diversi laghi artificiali e, nel periodo invernale, due piste da pattinaggio. Qui si può incontrare qualunque genere di soggetto. Dal cittadino immerso nel lavoro grazie al proprio Pc portatile, al giocatore di basket, agli artisti pronti a disegnare quadri naturalistici, ai bambini in gita, dal venditore di Hot dog, ai ciclisti che offrono i propri muscoli per un giro turistico. Carrozze pronte a darti un passaggio pare che ce ne siano molte (centralpark.com/guide/tours/horse-carriage-tours.html) , ma a noi è andata male e non abbiamo usufruito di questo lusso. Se capitate nel periodo estivo, nel Delacorte Theatre, posto all’interno del parco, vi saranno offerte esibizioni teatrali dei piu’ svariati temi. Senza contare che potreste inciampare anche sull’orda di corridori che si sfidano durante la Maratona di New York, esclusivamente nel caso in cui il vostro viaggio venga organizzato nella prima domenica di Novembre. I colori che ci circondano sembrano quelli di un acceso autunno, e benché fossimo a -11 l’aria era piu’ vivibile del solito. I percorsi che ci sono all’interno del parco sono delle vere e proprie stradine asfaltate, che di tanto in tanto si intersecano costruendo ogni volta un sentiero diverso. Ecco che allora puoi capitare su quella collinetta a forma di lacrima che tanto piace ad ogni appassionato di Beatles, all’altezza dello Strawberry Fields, dove un mosaico giunto nel 1983 da Napoli inneggia alla scritta Imagine. Proprio a due passi, si trova infatti il Dakota Buildings, luogo in cui trovo’ la morte John Lennon. Addirittura c’è un masso nelle vicinanze con sopra incisa la frase “Imagine all the people living life in peace… John Lennon” al di sotto della quale vengono elencati tutti i paesi del mondo. Qua e là si trovano delle panchine di legno, tendenzialmente verde scuro, che offrono il ricordo impresso su una targhetta metallica di chi, nel tempo ha donato per beneficienza, qualche spicciolo a questo parco. Si possono leggere delle dediche così romantiche da far impallidire la ditta dei Baci Perugina. Incuriosito da una presunta fontana che si ispira ad Alice nel paese delle meraviglie, ci rimettiamo in marcia. Alzando lo sguardo troverete un obelisco granitico (Cleopatra’s Needle) di 20m che risale al 1475 donato agli Usa dall’Egitto. Durante il tragitto troviamo una marea di scoiattoli, per nulla intimoriti dai passi umani e sempre alla ricerca di cibo, e un insolito set cinematografico che stava registrando il videoclip di qualche canzone. Non vi preoccupate se per caso nei dintorni del Tisch Children’s Zoo possano verificarsi delle code di… bambini. All’interno di questo posto risiedono un sacco di leoni marini! Non lontano potreste essere colti da improvviso romanticismo vedendo la Loeb Boathouse dove si possono affittare barche per un giro nel laghetto di fronte. C’è addirittura un Shakespear Garden, creato nel 1916 per il trecentenario della morte del poeta, con la metà della specie di piante menzionate nelle sue opere. Se il sabato sera volete poi unire cucina e musica Jazz, il consiglio è Tavern on the Green, ambientazione unica all’interno di un enorme e splendido parco.

MERCATINI DI NATALE

Non siamo riusciti a vederli ma, pare che in periodo di regali, esistano dei veri e propri luoghi di culto per le allegre bancarelle dei mercatini. Per esempio quello al coperto di Bryan Park, ricco di oggetti d’artigianato, mentre gioielli, abiti e giocattoli sono rintracciabili a Square Holiday Market. Se poi fate un giro alla Grand Central Fair, troverete qualcosa che farà luccicare le vostre pupille. Ma il classico rimane quello al Columbus Circle, nell’angolo Ovest di Central Park.

SHOPPING

Ultimo capitolo di questo diario va dedicato allo shopping. C’è come una strana forma di delirio in quella città, per altro contagioso. Ogni luogo in cui ci sia una scritta del tipo Saled o con uomini grandi e grossi ti aprono cortesemente la porta incita il gentil sesso e non solo ad una sbirciatina. Che ovviamente si prolunga nella giornata definendo una lunga e colorata processione che non conosce inizio ne fine. Che tu sia sulla 5Th Avenue o sulla Broadway o ad Harlem e nella parte piu’ cupa della Lower Manhattan, sei dentro questo circolo vizioso. E solo l’aeroporto sembra poter essere il tuo ticket for the heaven. Non proprio tutto è da considerare noioso alla lunga. Per esempio il già citato Century 21, Abercrombie (sia per la qualità dei vestiti che per i commessi che fanno i turni per ballare sulle scale), Macy’s che praticamente offre di tutto, dalla mutanda al cappello. Togliersi qualche soddisfazione al Levi’s Store può essere una buona cosa. Per gli sportivi qui risiede il NikeTown piu’ grosso del globo (5 piani in cui c’è da perdersi), ma anche il PumaStore e l’Adidas Original Store dicono la loro. Per le fanciulle come già detto, l’abbigliamento intimo non è più un problema da quando Victoria’s Secret ha trovato sede in quest’isola (assolutamente fantastico è vedere all’ingresso la fila di soli uomini seduti in attesa che si compia il tragico evento). Anche le scarpe hanno la loro Mecca, ed è il Dsw. Senza commenti, cercatelo e rimarrete incantati o nauseati dagli scaffali a perdita d’occhio. Il negozio della Converse è giustamente apprezzato dai turisti (costano 25 Euro) ed è al 1557 della Broadway. Per il discorso souvenirs, vi invito da Michele Varian o da Fish Eddy. Non ne rimarrete delusi. Per i piu’ piccoli, al primo posto c’è il Disney Store al 1540 Broadway ma stupendo è altrettanto Fao Schwarz questa volta sulla 5Th. La Apple ha il suo punto riferimento all’incrocio tra la fine della 5Th e l’ingresso a Central Park. Nel quartiere Ebraico vicino al Madison Square Garden troverete un enorme rifugio per chi vive di materiale elettronico e fotografico: J&R al 23 Park Row. Per il discorso letterario invece la palma spetta a Strand Book Store, 828 Broadway, in cui si trovano libri nuovi, usati e persino rari.



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