Il nostro tour insolito del Portogallo
Sabato 6 agosto
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Decolliamo da Bergamo Orio al Serio con l’ormai collaudata RyanAir con 50 minuti di ritardo, ma l’atterraggio a Porto, nel primo pomeriggio, non registra poi tantissimo ritardo. Ritiriamo i bagagli e troviamo subito un taxi, che in una ventina di minuti ci porta al nostro alloggio alle porte del centro città, Porto Essence, in Rua Do Bonjardim. Il tassista ha vissuto per molti anni in Italia e si lancia, con un italiano un po’ stentato, nella celebrazione delle bellezze di Porto.
Veniamo accolti da un ragazzo molto gentile che ci accompagna nella nostra camera, ci lascia alcune informazioni operative e ci dà anche qualche consiglio per colazione, pranzo e cena. La stanza è spaziosa, ben arredata e pulita, e anche il bagno è più che soddisfacente. C’è persino una bottiglia di Porto lasciata a nostra disposizione con due bicchieri… il nostro arrivo in Portogallo è sicuramente partito alla grande!
Ci diamo una veloce rinfrescata e poi siamo pronti per una passeggiata senza mete particolari. Scegliamo quasi per caso il “Cristo Rei” per pranzo, un locale dall’aspetto piuttosto semplice; è un incrocio tra una tavola calda, una pasticceria e una panetteria. In ogni caso, pranziamo bene – con due piatti di baccalà fritto e patatine e due birre medie, per circa 15 euro in totale. Arriviamo nel centro di Porto in poco più di cinque minuti, e subito ci troviamo ad ammirare dei bellissimi azulejos, piastrelle ornamentali di ceramica non molto spessa e con una superficie smaltata e decorata nei toni del blu. Quelli che più ci sorprendono li troviamo all’interno della stazione di Sao Bento, a pochi passi da noi: l’atrio della stazione è letteralmente ricoperto da queste stupende decorazioni. Attraversiamo un mercatino di hobbisti lungo la strada e arriviamo direttamente davanti alla Cattedrale (Sé). Il cielo un po’ nuvoloso la rende un po’ lugubre, non possiamo entrare perchè una coppia di sposi è appena arrivata per la celebrazione del loro matrimonio, ma continuiamo la nostra passeggiata per i vicoli vicini per poi tornare a riposarci un po’ in camera prima di cena (ci fermiamo a sorseggiare due birre medie, spesa totale di 4 euro…).
A neanche 50 metri dal nostro alloggio, c’è la Churrasqueira Lameira: dal menù, i prezzi sembrano economici e la scelta ampia. Il locale è molto semplice, il servizio è senza fronzoli, ma mangiamo veramente molto bene (a base di carne e pesce, dall’antipasto al dolce) per un totale di nemmeno 28 euro in due, bevande e caffè inclusi. Soddisfatti, intraprendiamo una bella camminata fino al quartiere della Ribeira, sul fiume, e scattiamo qualche bella foto notturna del ponte Dom Luis I, progettato da un allievo di Gustave Eiffel: in effetti la struttura del ponte è davvero molto simile a quella della famosa torre di Parigi. Ci ripromettiamo di attraversarlo il giorno successivo, quindi lasciamo questo bel quartiere vivace, pieno di negozi, bar e ristoranti, e iniziamo la risalita verso il nostro alloggio. Il percorso si rivela più difficile di quanto previsto, quando arriviamo alla Cattedrale siamo stremati dopo la lunga salita, ma – grazie alla app della locale cooperativa dei taxi di Porto (che ho scaricato subito memore delle faticose camminate a Roma e del sollievo di poter chiamare un taxi per risolvere il problema degli spostamenti più lunghi), in pochi minuti siamo già di ritorno in camera ad un prezzo più che onesto.
Ci addormentiamo soddisfatti di questa prima giornata, e curiosi di quanto ci riserverà il nostro viaggio nei prossimi giorni.
Domenica 7 agosto
Usciamo presto per fare colazione al nostro fidato “Cristo Rei”: con 4 euro, ci sfamiamo a base di pasteis de nata (i tipici dolcetti portoghesi a base di crema pasticcera, buonissimi!), un cappuccino e una bottiglietta d’acqua. L’obiettivo della mattina è Vila Nova de Gaia, che si trova sulla riva opposta del fiume Douro rispetto al quartiere della Ribeira, che abbiamo visitato velocemente ieri sera. Avrei voluto visitare per prima cosa “Lello & Irmao”, una delle più belle librerie del mondo, ma non sono riuscita a prenotare l’entrata in anticipo e la coda è veramente lunghissima. Abbandoniamo l’idea della visita, prendiamo un taxi fino alla Cattedrale e poi da lì troviamo la strada che ci conduce direttamente sul ponte Dom Luis I: l’allievo di Eiffel ha davvero fatto un gran bel lavoro, non c’è che dire! Il ponte svetta in alto regalando una bella vista sul quartiere della Ribeira, il passaggio pedonale è largo e i tram che passano non disturbano in alcun modo la nostra passeggiata. Arrivati sopra Vila Nova de Gaia, prendiamo la funicolare, che in pochi minuti ci porta nel cuore del quartiere del vino. C’è molta confusione perchè, oltre alle tante bancarelle di un mercatino, c’è un ritrovo di motociclisti. Non ci lasciamo scoraggiare e continuiamo la passeggiata, lasciandoci poi catturare da uno sfavillante manifesto che invita ad assaggiare crocchette di baccalà con formaggio Sierra DOP insieme ad un buon bicchiere di Porto in un bellissimo locale. La degustazione costa ben 15 euro a testa, e menomale che ci regalano anche i bicchieri con la stampa della data in modo da avere un souvernir di questa esperienza! La crocchetta è veramente buonissima, il Porto anche, e dopo questo aperitivo siamo pronti per un bel pranzetto in riva al Douro, con vista sulle tipiche barche utilizzate dai vignaioli per il trasporto del vino. La “Tabernina do Manel” è uno dei tanti ristoranti che si affacciano sul fiume, lo scelgo perchè il “buttadentro” assomiglia ad un vichingo e mi sta simpatico. Pranziamo bene (con 20 euro a testa) a base di bacalhau a braz (bocconcini di baccalà insaporiti con cipolle e croccanti sticks di patatine fritte, il tutto avvolto da una crema a base di uova). Alle 14 riapre l’imbarcadero per andare sull’altra riva, quindi alla Ribeira a Porto: il viaggio dura pochissimo, ma la vista delle due rive opposte del fiume è comunque un piacevole spettacolo. Arrivati alla Ribeira, è tutto un coloratissimo caos, tra mimi, negozi, ristoranti pieni di gente e bar presi d’assalto dai tanti turisti. Risaliamo piano piano verso il nostro alloggio, ci riposiamo un po’ e poi per cena scegliamo il BB Gourmet Bolhao (la Churrasqueira sotto casa è chiusa, di domenica). Assaggiamo l’ottimo arroz de pato, che unisce la croccantezza del riso cotto in forno con la carne dell’anatra, la pancetta e il formaggio fuso. Una porzione di dolce al cioccolato e un buon bicchiere di Porto sono una buona conclusione per questa cena (il conto è di circa 51 euro in totale). Con un’ultima breve passeggiata rientriamo in camera. Domani lasceremo Porto e inizieremo la nostra discesa graduale verso il sud del Portogallo.
Lunedì 8 agosto
Torniamo al “Cristo Rei” per la colazione per l’ultima volta, con poco più di 3 euro usciamo soddisfatti dal locale. Lasciamo presto la camera, che ci è costata 144 euro per due notti, e ci mettiamo in marcia verso l’indirizzo presso cui potremo ritirare la nostra auto a noleggio con Europcar.
Una volta terminate tutte le procedure, prendiamo possesso di una Kia Stonic e iniziamo il nostro viaggio verso sud. Usciamo velocemente da Porto e in mezz’ora arriviamo ad Ovar, un piccolo paesino che ho inserito nell’itinerario solo per sgranchirci un po’ e fare qualche foto agli azulejos sui palazzi del centro storico. Un’altra mezz’ora di viaggio e arriviamo ad Aveiro: si capisce subito che siamo in una località turistica, dato che trovare parcheggio in centro è impossibile; facciamo una breve passeggiata e subito ci ritroviamo in una piccola Venezia portoghese, con le barche colorate sul canale e orde di turisti. Il tutto è piuttosto commerciale, ma l’atmosfera è vacanziera e il sole non è troppo caldo. Ci rifugiamo comunque all’ombra dei tendoni del ristorante Arco da Velha, nella piazza del mercato, dove mangiamo bene a base di riso con polpo e hamburger della casa (circa 20 euro a testa, bevande e caffè inclusi).
La prossima tappa in programma oggi è Conimbriga, il sito archeologico romano meglio conservato della penisola iberica. Ci arriviamo in meno di un’ora. L’ingresso costa solo 4 euro a testa, e già dall’inizio capiamo che quello che abbiamo davanti vale molto di più. Ci perdiamo tra domus, insulae, terme, ma ci colpisce soprattutto la stupenda Casa dei Repuxos, che si sviluppa su un’area enorme pavimentata a mosaico ed è resa unica da un peristilio centrale a giardino e abbellito da giochi d’acqua (che ovviamente azioniamo subito con una monetina da 50 centesimi).
La strada fino a Nazaré è veloce, e ci porta a destinazione in poco più di un’ora. Il nostro alloggio è alla Casa Pedralva, in Rua Senhor dos Passos. Veniamo accolti dal suocero del titolare che ci mostra la casa e la camera che abbiamo prenotato per due notti (ad un prezzo totale di 160 euro, colazione inclusa).
Ci riposiamo e ci rinfreschiamo, poi all’uscita incontriamo una dei due titolari, Laura, che ci consiglia il ristorante Maria Do Mar per la cena. Scendiamo verso il centro della cittadina – è una gradevole passeggiata in discesa di poco più di una decina di minuti. Queste strette viuzze, con le case basse bianchissime e i panni stesi fuori ad asciugare, sono davvero molto suggestive. Arrivati alla spiaggia, cerchiamo subito il ristorante, in un vicoletto poco lontano. Attendiamo che qualche avventore liberi il tavolo, è l’unica possibilità che abbiamo di cenare qui stasera (tra l’altro, il ristorante è anche consigliato dalla guida Lonely Planet). Dopo una breve attesa, ci accomodiamo e rimaniamo completamente soddisfatti da una cena semplice ma davvero gustosa: i calamari alla griglia sono tenerissimi, i dolci sono sublimi e il conto è più che onesto (circa 40 euro in totale). Prenotiamo un tavolo per la sera successiva, poi usciamo verso l’esterno e scattiamo un paio di foto alla spiaggia di notte, in cui si vedono comunque le tipiche tende che sostituiscono i nostri ombrelloni, poi prendiamo la strada in salita che ci porta al nostro affittacamere. L’aria è fresca e la temperatura è gradevole. Finora non abbiamo sofferto il caldo, per cui siamo contenti anche di questo e ci addormentiamo sereni in attesa di ciò che vivremo nei prossimi giorni di vacanza.
Martedì 9 agosto
Mentre facciamo colazione nella cucina del nostro affittacamere, facciamo la conoscenza di Fernando, il marito della titolare. E’ un giovane uomo simpatico e molto affabile, che ama parlare con i suoi ospiti perché – come dice lui – “così mi sembra di viaggiare insieme a voi”.
Prima di lasciare Nazaré per le nostre tappe di oggi, facciamo amicizia con Marco e Rosa, una coppia di italiani che da Imola hanno iniziato un lungo viaggio in moto che li ha portati fin qui in Portogallo. Sono anche loro ospiti di Casa Pedralva, e con Fernando si stanno scambiando gli ultimi saluti prima di lasciare Nazaré. Chiacchieriamo un po’ scambiandoci aneddoti e consigli su viaggi fatti e mete ancora da esplorare, poi anche noi salutiamo Fernando e ci dirigiamo verso Obidos. Il cielo è nuvoloso, non conviene visitare in mattinata il Promontorio do Sitio.
Arriviamo ad Obidos in poco più di mezz’ora, parcheggiamo l’auto sotto il grande acquedotto romano e ci avviciniamo a piedi alle mura merlate che circondano questa cittadina. Il centro storico è un piacevole labirinto di strade lastricate e di case imbiancate a calce, ravvivate da strisce di colore nei toni del giallo e del blu. Ci sono bancarelle, negozietti, bar e ristoranti, tanti che offrono assaggi di Ginjinha (un liquore alla ciliegia tipico di queste parti, servito a volte in un bicchiere edibile di cioccolato), ma c’è anche tantissima gente, forse persino troppa. Passeggiamo lungo la strada principale curiosando qui e là (molto particolare la libreria allestita dentro ad una chiesa), arriviamo fino all’ingresso delle mura del castello, ma la temperatura si sta alzando e la ressa è piuttosto fastidiosa. Incontriamo di nuovo Marco, il nostro nuovo amico di Imola, lui e Rosa stanno per partire da Obidos spinti dalla calca dei turisti che rende il tutto troppo commerciale e poco vivibile. Concordiamo, forse avremmo gradito di più la visita in una stagione diversa, ma almeno abbiamo visitato la cittadina, che rimane comunque una tappa piuttosto originale per il suo carattere medievale.
Propongo di pranzare sul mare, vicino a Nazaré c’è una piccola cittadina, Sao Martinho do Porto, che sembra fare al caso nostro: riusciamo a parcheggiare a fatica, e troviamo un tavolo libero allo snack bar-ristorante A Praia che dà direttamente sulla spiaggia. L’attesa per i piatti è lunga, dopo più di un’ora riusciamo però a mangiare una bella orata alla griglia e una gustosa omelette al formaggio (per un totale di 25 euro, bevande incluse). Torniamo in camera a Nazaré, ci riposiamo e poi usciamo verso le 17. La coda per accedere alla funicolare che ci deve portare al Promontorio do Sitio è piuttosto preoccupante, ma – data l’affluenza, il personale decide di aumentare la frequenza di ogni “corsa”, per cui saliamo in men che non si dica. Sul Promontorio c’è un’altra Nazaré: anche qui bar, ristoranti, negozi di souvenir, ma soprattutto una vista sulla baia e sulla spiaggia sottostante da togliere il fiato.
Scattiamo foto, giriamo video, passeggiamo curiosando tra i vari negozietti, poi scendiamo in tempo per andare a cena da Maria Do Mar, dove ci aspetta il nostro tavolo prenotato (e per fortuna siamo stati previdenti… la titolare è costretta a mandare via tutti gli avventori perché il ristorante è già al completo!). Non resistiamo ai magnifici calamari alla griglia e ai dessert, alla fine il conto è sui 40 euro (abbiamo preso anche olive e formaggio come antipasti) e usciamo davvero soddisfatti. Qualche foto sulla spiaggia, e poi torniamo in camera per la nostra ultima notte a Nazaré.
Mercoledì 10 agosto
Ci dispiace dover salutare Fernando dopo la colazione, qui ci siamo trovati veramente bene, e la cittadina, con le sue case bianche e i suoi vicoli che ti accompagnano fino al mare, ci ha conquistati. Facciamo rotta su Cabo Carvoeiro, dove arriviamo in meno di un’ora. Il vento sull’oceano è piacevole, ma il panorama non è tra i più belli visti finora. A poca distanza, scoviamo la cappella de Nossa Senhora dos Remedios, questa sì meritevole di una visita: l’ambiente interno è molto raccolto, la cappella è interamente decorata di azulejos, alcuni visibilmente antichi. Scattiamo qualche foto, poi riprendiamo la strada verso Ericeira, dove arriviamo dopo poco più di un’ora.
Rimaniamo piacevolmente sorpresi da questo assolato villaggio di case imbiancate a calce adagiato tra le scogliere di arenaria sull’Atlantico. Il sole è caldo, ma il clima è sempre mitigato da un bel venticello fresco. Ci fermiamo per pranzo al ristorante Pedra Dura, dove ci gustiamo un’ottima bistecca di tonno con crema di spinaci e patate gratinate e un’insalatona (conto di circa 40 euro, con bevande, caffè e un dessert inclusi). Dopo mangiato, scendiamo verso la spiaggia e quel bellissimo blu dell’oceano che risalta così bene sul bianco delle case, poi ci mettiamo in viaggio verso Sintra, che dista da qui una trentina di chilometri.
In mezz’ora arriviamo al nostro alloggio per le prossime due notti, la Quinta de Sao Francisco, in Rua De Sao Francisco, in un quartiere a poca distanza dal centro storico di Sintra.
La villa in cui siamo ospiti si presenta bene, la titolare – che parla solo portoghese – ci mostra gli ambienti comuni e la stanza (che pagheremo 160 euro per due notti, colazione esclusa).
Ci riposiamo un po’ e studiamo il modo per salire sulla collina per vedere il centro di Sintra. Ho trovato una app, Free Now, che permette di prenotare auto prívate con autista a prezzi particolarmente vantaggiosi. Proviamo a fare una prenotazione per salire a Sintra, ma niente da fare – sembra tutto terribilmente trafficato, nessun autista è libero per venirci a prendere. Decidiamo di cenare a poca distanza dal nostro affittacamere, e su Google troviamo il Restaurante Petisqueira Casa, a due minuti di auto. Ceniamo bene a base di antipasti misti (olive, salume, formaggio e pane – qui in Portogallo questi “antipastini” sono inclusi nella voce “coperto” e sono a pagamento, sebbene siano già presenti a tavola o vengano offerti ai clienti una volta fatti accomodare: niente di ciò che è sul tavolo è gratis, se non volete mangiarlo, e soprattutto se non volete pagarlo, chiedete al cameriere di portare via tutto, per evitare spiacevoli addebiti sul conto finale), una bistecca della casa cotta nel vino e servita con uovo e patatine e un buonissimo polpo a lagareiro (bollito e poi passato alla griglia o in forno, condito con olio, aglio e prezzemolo e servito con patate lesse o fritte). Con le bevande, il conto è intorno ai 50 euro.
Riprendiamo la macchina, Davide non si arrende: vuole farmi felice e portarmi su nel centro di Sintra. A quest’ora il traffico è notevolmente calato, possiamo anche percorrere le zone chiuse al traffico durante il giorno. Dopo qualche minuto a vagare su per erte stradine, parcheggiamo nel cuore di Sintra, che sembra davvero un posto particolare e fuori dal mondo, con le sue costruzioni che ricordano un po’ il mondo delle fiabe. Ci prendiamo un gelato (buono ma veramente carissimo!) e passeggiamo tranquilli, prima di rientrare con l’auto discendendo verso la periferia. Arrivati in camera, la tenda della finestra crolla sulla testa di Davide, il wi-fi non funziona più (hanno cambiato la password, ma l’hanno trascritta male e non riusciamo più a connetterci). Sono le 22 ma chiamo comunque al telefono i titolari, che mi promettono un intervento a breve. Dopo meno di un’ora, il marito della titolare arriva e mette un pezzo di stoffa appoggiato al gancio della tenda rotta. La stoffa copre metà finestra, sicuramente ci sveglieremo non appena il sole sorgerà, ma per il momento non possiamo non apprezzare la sollecitudine nell’intervento, anche se piuttosto raffazzonato. Almeno ora abbiamo anche la password corretta per il wi-fi… La tenda rotta ha almeno una trentina d’anni, è sfilacciata e sporca. La camera, spaziosa e con un bel bagno, sembrava così perfetta… Pazienza, cerchiamo di addormentarci sperando di riposare il più possibile. Domani ci aspetta Sintra.
Giovedì 11 agosto
Ci svegliamo presto, non solo per colpa della luce che entra dalla finestra… vogliamo salire il prima possibile verso il Palacio da Pena, sopra il centro storico di Sintra. Dato che parcheggiare a Sintra durante il giorno pare sia impossibile, vogliamo provare a prenotare un taxi. Ho ancora l’app che avevo scaricato a Porto, quindi confidiamo in quella e usciamo dalla camera per trovare un posto vicino per la colazione. La pasticceria Kat Kero, a poche centinaia di metri dal nostro alloggio, fa al caso nostro: con una manciata di euro, ci soddisfiamo con pasteis de nata e caffè. Il taxi prenotato con la app del consorzio ufficiale ci porta sul cucuzzolo della montagna, lasciandoci all’entrata del Palacio da Pena (la corsa in taxi è durata circa 20 minuti, abbiamo speso 10 euro). Ci mettiamo in coda e prendiamo i biglietti solo per visitare il parco, preferiamo evitare la ressa che ci sarà all’interno. Dopo una salita mediamente impegnativa tra la vegetazione del parco, arriviamo nel cortile del Palacio, che si staglia alto davanti ai nostri occhi con la sua architettura davvero originale e i suoi colori particolari. Peccato che il tutto sia letteralmente preso d’assalto da orde di turisti, è anche persino peggio di Obidos. Decidiamo di scendere lentamente godendoci un po’ il parco. All’uscita, riesco a prenotare un autista privato con la app Free Now, che questa volta viene in nostro soccorso e fa sì che arriviamo in centro a Sintra spendendo 4 euro (i prezzi oscillano a seconda del giorno e dell’ora, comunque sono sempre più bassi rispetto a quelli dei taxi convenzionali).
Il centro di Sintra è carino, ci sono tanti ristoranti, negozietti e bar. Saliamo anche su un miradouro (un punto panoramico) per vederla dall’alto, prenotiamo un ristorante per il pranzo e ciondoliamo per le viuzze fino a mezzogiorno. Il Cantinho da Vila, situato in uno dei vicoletti che caratterizzano questa cittadina, sembra carino, tutto decorato con strisce blu e bianche. Mangiamo discretamente con due piatti a base di pesce e una spesa di poco più di 30 euro (abbiamo uno sconto del 30% grazie alla app The Fork, che ho utilizzato per prenotare questo ristorante). Dopo pranzo, rientriamo in camera (con una spesa di circa 5 euro per l’autista privato) e ci riposiamo. Per la cena, torniamo al ristorante Casa, che dista un paio di chilometri, e ci regaliamo un’ottima cena bissando la scelta del polpo a lagareiro e aggiungendo un favoloso brownie al cioccolato appena sfornato (per un totale di poco meno di 50 euro, bevande e caffè inclusi). Rientriamo per un sonno ristoratore in vista dell’intensa giornata di domani.
Venerdì 12 agosto
Dopo una veloce colazione alla pasticceria Kat Kero, carichiamo la macchina e siamo pronti per partire. Il titolare dell’affittacamere ci regala una bottiglia di vino dell’Alentejo per farsi perdonare l’imprevisto della tenda rotta, lo ringraziamo e facciamo rotta verso Cabo da Roca, che raggiungiamo in poco meno di mezz’ora. Parcheggiamo e subito veniamo conquistati dal blu dell’oceano, dalle alte scogliere e dal bel faro che svetta alto nel panorama del sito. Dall’oceano sale una curiosa nebbia che rende il tutto quasi magico, sembra di essere fuori dal mondo… e quasi ci siamo, dato che questo è il punto più occidentale del continente europeo – come disse il poeta Luís Vaz de Camões, “Qui… dove la terra finisce e il mare comincia”. Scattiamo un sacco di foto, facciamo un giro nel negozio di souvenir e poi ripartiamo verso la Praia do Guincho, a Cascais. Parcheggiamo oltre la spiaggia, dove arriviamo a piedi. Non ha niente di particolare, è piuttosto affollata, quindi decidiamo di percorrere subito i pochi chilometri che ci separano dalla cosidetta “Boca do Inferno”, una spaccatura che si trova sulla marina di Cascais. Quando il mare è mosso, l’acqua che entra nelle fenditure della scogliera si infrange con forza sulle pareti rocciose e un soffio di acqua marina nebulizzata fuoriesce verso l’alto generando un suono roco, simile ad un gemito umano tanto suggestivo da rendere la Boca una popolare attrazione turistica. Quando arriviamo noi, non succede niente del genere, alla fine siamo davanti ad una grotta piuttosto insignificante… Un po’ delusi, riprendiamo l’auto. Verso il centro di Cascais ci sono dei lavori stradali, i ristoranti in periferia hanno prezzi esorbitanti, quindi ci dirigiamo subito verso Lisbona, anticipando un po’ i tempi che avevamo previsto per il nostro itinerario di oggi.
Arriviamo davanti all’Hotel Ibis Lisboa Jose Malhoa in poco più di mezz’ora. Possiamo lasciare la macchina parcheggiata gratuitamente proprio di fronte all’entrata (in alternativa: parcheggio interno dell’hotel a 7.50 euro al giorno oppure parcheggio pubblico a pagamento su strada), quindi siamo contenti di non doverci più preoccupare di questo aspetto. La camera è piccola ma pulita, il bagno è un po’ striminzito ma ci adegueremo. Usciamo alla ricerca di un posticino per il pranzo, siamo alle porte del centro di Lisbona ma già diversi locali sono al completo. Troviamo la Churrasqueira A Carvoaira, dove con poco più di 35 euro pranziamo bene a base di olive, patè di sardine, calamari e pesce sciabola alla griglia. Fa un po’ caldo, decidiamo di tornare in hotel per riposarci un po’. Verso le 18 usiamo la nostra fidata app per chiamare un autista, che in 20 minuti e con circa 7 euro ci porta vicino a Praça do Comercio, una delle piazze più grandi del mondo e cuore di Lisbona. Guardando dai finestrini, i grandi viali della capitale del Portogallo, le piazze e i palazzi fanno bella mostra di sé. Scesi dall’auto, percorriamo i pochi metri che ci separano dalla grandissima piazza, che ci colpisce per la sua ampiezza ma soprattutto per la stupenda luce che la illumina. Il fiume Tago arriva a lambirla quasi come se fosse un mare, il Ponte 25 de Abril in lontananza ricorda il ponte di Brooklyn o il Golden Gate… c’è tanta gente, ma è tutto così grande e luminoso che non ci si accorge quasi di tutte le persone che abbiamo attorno. Passeggiamo fino all’orario del nostro appuntamento con i nostri amici milanesi Elisa e Francesco, che sono in vacanza in Portogallo e che per stasera riusciamo ad incrociare proprio qui a Lisbona.
Un’aperitivo in un bar della Praça, una breve passeggiata e poi cena al vicino ristorante Baixamar (prenotato in anticipo da Elisa, senza prenotazione è quasi impossibile mangiare in centro a Lisbona dopo le 20). Ceniamo in allegria a base di carne e pesce, la cucina è forse un po’ ricercata ma i piatti sono buoni (conto di 30 euro a testa, bevande e dolci inclusi). Ci salutiamo dandoci appuntamento in Italia, e torniamo in hotel con l’autista privato che ci porta a destinazione con circa 6 euro. Ci addormentiamo al decimo piano di un grattacielo che svetta nel cielo notturno di Lisbona, che per i prossimi due giorni sarà la protagonista del nostro itinerario.
Sabato 13 agosto
Dopo la sostanziosa e gustosissima colazione a buffet dell’Hotel Ibis, siamo pronti per iniziare ad esplorare Lisbona. Chiamo un autista privato con la solita app, che ad una cifra irrisoria ci porta fino al Miradouro da Senhora do Monte. Ammiriamo il panorama sulla città, il cielo è terso e una luce bellissima illumina tutto. Scendiamo per una breve visita alla Igreja de Sao Vicente de Fora, e da lì raggiungiamo in pochi passi la Feira da Ladra, il mercatino delle pulci che si tiene qui due volte la settimana. E’ davvero enorme, e ci si può trovare veramente di tutto. Iniziamo la discesa verso il cuore dell’Alfama, a mio avviso il quartiere più caratteristico di Lisbona. Dopo il bianco ed imponente Panteo (il Pantheon), con le sue stradine, le piazzette, i vicoli, i negozietti, il profumo delle sardine grigliate nell’aria, è squisitamente popolare, e con la sua semplicità conquista tutti. I tram sferragliano su e giù pieni zeppi di turisti. Vaghiamo senza meta, e ci fermiamo per pranzo all’Alfama Grill. Con The Fork risparmiamo il 30%, quindi pranziamo con nemmeno 27 euro a base di sardine e seppie alla griglia. Di fronte ai tavolini del ristorante, nella piazzetta antistante, una signora offre un bicchierino di Ginjinha: la assaggiamo, ed è veramente buona! Chissà se è vero che fa passare il raffreddore.
Dopo pranzo, ci incamminiamo verso la Cattedrale (Sé), imponente e dal fascino tipicamente medievale. Continuiamo a scendere fin verso i viali principali, da dove chiamiamo un autista per farci portare in hotel per un riposino. Per la sera, ho prenotato tramite Google il ristorante Cais na Preguiça, tra Praça do Comercio e il lungofiume. In effetti ceniamo con gusto dopo un piacevole aperitivo, spendendo in totale poco più di 50 euro (è vero che siamo in Portogallo, ma questo ristorante offre, tra gli altri piatti, un’interessante scelta tra paella e fideuada, piatti tipici spagnoli). Alla fine, ci offrono persino un bel bicchierino di Ginjinha fresca, sempre molto apprezzata. La passeggiata sul lungofiume a fine cena è davvero meravigliosa, i colori del tramonto arricchiscono ancora di più la bellezza della Praça e del Ponte che si staglia all’orizzonte. Torniamo in hotel e ci addormentiamo felici di questa bella giornata trascorsa in una delle più belle capitali d’Europa.
Domenica 14 agosto
Dopo l’abbondante colazione in hotel, ci facciamo portare fino al Miradouro de Santa Luzia, nel quartiere dell’Alfama. Rimaniamo subito a bocca aperta: la vista su Lisbona è ancora più bella da qui, contornata in una cornice di bellissime bouganvillee fucsia e azulejos. Un’artista di strada canta accompagnata da una chitarra una struggente canzone melodica, i turisti arrivano ma per fortuna non sono troppo rumorosi. Ci godiamo qualche minuto di pace davanti a questo meraviglioso panorama, poi passiamo nel vicino Largo de Santa Luzia e, alle spalle della statua di Sao Vicente (San Vincenzo, il martire “conteso” tra Spagna e Portogallo), vediamo un altro bellissimo panorama sui tetti di Lisbona e sull’ampissimo orizzonte che si apre ai nostri occhi. Ancora qualche foto e poi iniziamo la discesa seguendo quasi per intero i binari del tram giallo, che sferraglia sempre pieno di gente ma che è parte integrante di questa bellissima realtà.
Dopo pochi minuti arriviamo al sito del Teatro Romano, coperto da una tettoia ma non per questo meno affascinante con i resti delle sue colonne, a testimoniare le antiche origini di questa città.
Continuiamo a scendere, ad un certo punto prendiamo persino un ascensore, fino ad arrivare al cuore del quartiere del Chiado e alla Livraria Bertrand, la libreria in attività più antica del mondo (risale al 1732). Entriamo, il tempo di qualche foto, sbirciamo qualche libro (niente in italiano…), poi facciamo un salto alla vicina Fnac, che ci piace sempre con il suo assortimento internazionale di dischi e libri.
Arriviamo fino alle belle strade lastricate del centro, vicino alle grandi piazze e alle vie eleganti dello shopping. Ci fermiamo per pranzo al ristorante Tripeiro, che – nonostante le brutte recensioni in rete, ci stupisce con il miglior polpo della vacanza (e anche la carne non è niente male). Torniamo in hotel con l’autista trovato grazie alla app, ci riposiamo, poi l’ultima cena ancora al ristorante Cais na Preguiça (prenotato ieri sera dopo cena, direttamente in loco). Infine, le ultime foto a Lisbona, con quella bellissima luce che ricorderemo sempre come parte di questa sorprendente città.
Lunedì 15 agosto
Dopo una bella colazione in hotel, lasciamo la stanza (che abbiamo pagato poco più di 270 euro per tre notti, colazione inclusa) e partiamo alla volta di Evora, dove arriviamo dopo un’ora e mezza di viaggio.
Parcheggiamo gratuitamente (è Ferragosto, nei giorni festivi non si paga il parcheggio pubblico su strada) vicino all’Università e dopo pochi metri ci troviamo davanti al bellissimo Tempio Romano. Nonostante l’esposizione agli agenti atmosferici, la costruzione si è miracolosamente conservata, ed è ancora possibile ammirare le stremature delle colonne e i bellissimi capitelli istoriati. Scattiamo molte foto, questa è sicuramente una delle più belle testimonianze che i Romani hanno lasciato ad imperitura memoria delle loro conquiste al di fuori della penisola italica. Vorremmo visitare anche le terme romane, che si trovano all’interno del municipio, ma è tutto chiuso per festività e dobbiamo abbandonare il nostro obbiettivo. Torniamo verso l’auto e percorriamo circa 25 chilometri (di cui alcuni su strada sterrata con notevoli buche) fino ad arrivare allo stupefacente Cromeleque dos Almendres, considerato il più antico cerchio di pietre in Europa. Le 95 pietre, tecnicamente più simili ai menhir e caratterizzate da una forma che ricorda la mandorla, sono state disposte e riorganizzate in un periodo di circa 3.000 anni. Disordinatamente disposte in due gruppi di cerchi concentrici, le prime pietre nei cerchi più piccoli ad est furono poste intorno al 6.000 a.C., mentre gli anelli più grandi ad ovest furono aggiunti al sito intorno al 5.000 a.C., durante il Neolitico. Le prove dimostrano che furono ridistribuiti nel 3.000 a.C. circa per essere più in linea con il sole, la luna e le stelle, suggerendo alcuni mistici scopi cosmici dietro la loro costruzione (su alcune pietre sono ancora ben visibili misteriosi segni in rilievo). Il sito, ben segnalato sulla strada principale, si trova in aperta campagna, in mezzo a grandi distese di querce da sughero, e anche questo contribuisce a regalare un’esperienza molto particolare e sorprendente. Sembra di essere fuori dal mondo, in un luogo lontano nel tempo e nello spazio. Camminare tra questi megaliti ha qualcosa di magico, e l’emozione di posare i piedi su un terreno dove gli uomini della Preistoria hanno celebrato i loro riti è senz’altro unica.
Riprendiamo la strada e ci dirigiamo verso Valverde. La cittadina è deserta, dobbiamo fermarci per forza nell’unico locale aperto, il Cafe O Estoura, dove mangiamo sorprendentemente bene con meno di 17 euro e ci saziamo con due bei piatti a base di carne. In una ventina di minuti, arriviamo poi fino al Dolmen di Zambujeiro, il dolmen più grande finora conosciuto della Penisola Iberica. Il complesso ha un diametro di 50 metri, comprende una camera poligonale alta 6 metri e un lungo corridoio che portava all’esterno. Il sito è deserto, solo io e Davide siamo qui a scarpinare sotto il sole alla scoperta di questa testimonianza della storia dell’uomo. Il tempo di qualche foto in libertà e siamo pronti a ripartire. La meta stavolta è Santiago do Cacém, dove ci aspettano le rovine di Mirobriga, un’antico insediamento romano.
Dobbiamo però cambiare i nostri programmi: il sito è chiuso il lunedì, aggiungiamoci che è Ferragosto, che fa caldo, e che siamo molto stanchi. Ripieghiamo quindi sull’albergo che abbiamo prenotato a pochi chilometri dalle rovine romane, l’Hotel Dom Nuno, così possiamo rinfrescarci e riposarci.
Per cena, mi affido a Google, che mi propone il vicino ristorante O Arco: come nella maggior parte dei luoghi meno turistici, i prezzi sono particolarmente bassi, e ceniamo molto bene (e abbondantemente!) a base di piatti di pesce e carne con 25 euro in totale (proviamo persino un dessert a base di albumi montati, si chiama Molotov… un nome, una garanzia!). Rientriamo in hotel per un fresco sonno ristoratore.
Martedì 16 agosto
Facciamo colazione in hotel (la colazione è inclusa nei 112 euro che abbiamo pagato per la stanza, per una notte) e ci mettiamo subito in macchina per i pochi chilometri che ci separano da Mirobriga. Una fastidiosa nebbiolina ingrigisce l’atmosfera. Il sito ha appena aperto i battenti quando arriviamo. Paghiamo i 3 euro a testa per l’ingresso, e cominciamo la visita di questo insediamento fortificato risalente alla fine dell’Età del Bronzo, su cui – in epoca romana – fu edificata una città. Vaghiamo tra terme, insulae, domus, un ponte ancora intatto, e camminiamo sull’antica strada che i romani costruirono per i loro carri. Ancora una volta, è emozionante posare i nostri passi su un terreno testimone della storia dell’antica civiltà romana. Io e Davide siamo i soli visitatori qui, il sito non è menzionato su nessuna guida (ne ho trovato traccia solo in rete) e ci sentiamo davvero in un’altra dimensione. E’ anche stupefacente il fatto che si possa camminare in piena libertà, non ci sono molte transenne e si può entrare davvero a diretto contatto con le vestigia di questo incredibile sito un po’ dimenticato in fondo all’Europa.
La nostra visita dura più di un’ora e mezza, siamo letteralmente incantati dalla bellezza di questo luogo e dalla ricchezza di questa eredità lasciata dai Romani.
Dopo una puntata veloce al supermercato per fare rifornimento di benzina e di acqua per il viaggio, iniziamo il nostro viaggio verso l’Algarve. La prima tappa, a 145 chilometri da qui, è Cabo de Sao Vicente.
Ci fermiamo però all’inizio di Sagres, in un ristorante sulla strada principale, La Pedra do Gigante. Due ottimi piatti di calamari cucinati all’Algarve, due birre, una bella mousse al cioccolato e un caffè ci costano circa 40 euro, e usciamo soddisfatti. Procediamo quindi per Cabo de Sao Vicente, che offre una vista mozzafiato sull’oceano dall’alto di imponenti scogliere. Peccato non poter vedere bene il faro, al momento in fase di ristrutturazione. C’è tanta gente, ma è bello poter guardare il blu dell’oceano da quassù, con il vento che sferza forte le onde.
In quaranta minuti arriviamo a Lagos, andiamo direttamente al b&b che abbiamo prenotato per due notti, il Beachhouselagos (240 euro in totale, colazione inclusa), direttamente sulla strada della spiaggia Meia Praia. L’accoglienza, da parte del padre della titolare, è molto buona: ci accompagna in camera facendosi carico delle pesanti valigie e ci prenota anche il ristorante per la cena, dato che la cittadina è piuttosto affollata di turisti e non è facile trovare un posto senza riservare un tavolo con un po’ di anticipo.
La camera è veramente molto spaziosa, ci omaggiano anche di una bottiglia di vino bianco ma… i nodi vengono al pettine anche troppo in fretta. Il bagno, come da descrizione della camera letta al momento della prenotazione, è al di fuori della stanza. Peccato che sia proprio di fianco alla porta della camera accanto. In più, non essendo la camera dotata di aria condizionata, sarà necessario dormire con le finestre aperte, il che è un problema dato che il nostro balcone è tutto aperto e confinante con quello messo a disposizione come area in comune con gli altri ospiti. L’armadio è grande e spazioso, ma è difficile da aprire e all’interno è sporco e polveroso. In bagno, la doccia nella vasca è dotata di una vetusta tenda assolutamente insufficiente a riparare la stanza dall’allagamento mentre ci si lava. Siamo un po’ abbattuti, ma decisi a goderci gli ultimi giorni di vacanza. Andiamo a cena al ristorante A Barrigada che ci ha prenotato l’affittacamere, dista pochi minuti di auto visto che si trova nel porto di Lagos. Il menù non offre tantissima scelta, ci buttiamo su calamari e pesce spada alla piastra, che ci servono con verdure miste in insalata e patate lesse condite all’aglio (che mi ricordano tanto quelle che mi preparava mia nonna quando ero piccola!). Con due dessert, un caffè e le bevande il conto è intorno ai 50 euro, ma usciamo comunque soddisfatti. Dobbiamo indossare le felpe, il vento è freddo e non riusciamo nemmeno a fare una passeggiata sul pontile. In camera fa caldo, quindi apriamo le porte-finestre quel tanto da permettere un po’ di ricambio d’aria e combattiamo per tutta la notte con le zanzare che ci ronzano addosso.
Mercoledì 17 agosto
Ci svegliamo presto e per le 8 siamo giù al buffet per la colazione. La scelta è veramente striminzita, ma ci adattiamo e ripieghiamo su un po’ di frutta fresca e del caffè. Alle 8.30 la porta della cucina si apre e il marito della titolare si offre di prepararci delle uova. Rimaniamo un po’ basiti, questo tizio ha passato tutto il tempo rinchiuso in cucina vedendoci perfettamente attraverso il vetro e non si è affacciato neanche per salutare e per dirci due parole, soprattutto per quanto riguarda l’ora da prevedere per la preparazione dei piatti caldi. Lasciamo perdere e ci mettiamo in auto, sono le ultime ore di vacanza ed è meglio non sprecare nemmeno un istante. Ci dirigiamo a Benagil con l’autostrada, e ci arriviamo in 30 minuti. Il villaggio e la spiaggia sono presi d’assalto, riusciamo a parcheggiare per miracolo sul collo sovrastante e scendiamo subito a piedi. Ci informiamo sulla possibilità di effettuare un giro in barca per visitare le grotte, ma gli addetti ci sconsigliano l’esperienza per chi soffre di problema di schiena. Ci facciamo comunque spiegare come vedere le grotte dall’alto, e veniamo indirizzati di nuovo in alto oltre il parcheggio, dove in effetti troviamo un sentiero che ci porta in uno spiazzo con una bella vista sul mare e sulle falesie.
Decidiamo di riprendere la macchina e di provare a vedere com’è la situazione ad Algar Seco, un luogo particolare di cui ho letto su internet mentre preparavo l’itinerario a casa. Ci arriviamo in un quarto d’ora, e devo dire che le foto trovate in rete, che mi hanno fatto decidere per l’aggiunta della tappa nell’itinerario, non rendono sufficiente giustizia a quello che effettivamente ci siamo trovati davanti. Una lunga scalinata di legno conduce con una bella passeggiata fino ad un intrico di falesie e grotte sul mare. Io mi fermo dopo la prima parte, già sufficiente per scattare delle belle foto, mentre Davide si arrampica agile verso la grotta più esterna verso il mare. Lo spettacolo vale sicuramente gli sforzi fatti! Decidiamo di pranzare direttamente al Bistrot Algar Seco: due belle birre fresche come aperitivo, poi insalata di tonno e omelette ai gamberi per 15 euro a testa. Soddisfatti, risaliamo in auto e tentiamo di vedere almeno un paio di spiagge tra le tante che ho aggiunto nel nostro programma, ma la Praia da Marinha non è più accessibile dato che i vigili hanno chiuso l’accesso (probabilmente è già troppo affollata). Riusciamo a parcheggiare su una lunga strada sterrata che porta alla Praia de Albandeira, ma il sole è alto e caldo, e quando ci arriviamo siamo ormai cotti.
La spiaggia è carina, le scogliere ai lati la rendono un piccolo paradiso terrestre, ma anche qui c’è davvero parecchia gente. Torniamo all’auto e in mezz’ora siamo di ritorno in camera. Davide va a dare un’occhiata alla spiaggia di fronte alla struttura, ma il vento alza la sabbia e l’acqua dell’oceano è davvero molto fredda. Ci riposiamo e poi torniamo al ristorante della sera prima per la cena (calamari alla griglia a go-go, un bel piatto di carne, due belle mousse di cioccolato e due birre medie, e il conto è sempre più o meno lo stesso, ma almeno si mangia bene!). In camera, solita tiritera del balcone aperto, del caldo e delle zanzare, ma ormai è l’ultima notte e tutto sommato il resto della vacanza è filato via abbastanza liscio.
Giovedì 18 agosto
La pantomima del tizio che non saluta a colazione quando gli ospiti scendono si ripete, noi mangiamo un po’ di melone portoghese e poi carichiamo le valigie in macchina. Destinazione Milreu, a 50 minuti di auto da Lagos e sulla strada verso l’aeroporto di Faro. In un bel contesto rurale, Milreu è un bellissimo sito di interesse archeologico per i meravigliosi resti di una imponente domus di epoca romana, in cui sono ancora ben visibili gli stupendi mosaici raffiguranti motivi geometrici e pesci. Il biglietto di ingresso costa 2 euro a testa, un prezzo veramente ridicolo per cotanto spettacolo. La nostra visita dura all’incirca un’ora, scattiamo moltissime foto alle rovine ma soprattutto ai mosaici, che lasciano a bocca aperta per i colori ancora piuttosto vivi. Verso le 11.30 riconsegniamo la macchina a noleggio, ed entriamo in aeroporto per i controlli di sicurezza prima del volo che ci riporterà in Italia. E’ stata una vacanza davvero molto bella, 1.200 chilometri tra luoghi, persone e abitudini molto diversi da quelli a cui eravamo abituati e che avevamo magari già visto durante i nostri precedenti viaggi soprattutto nel Nord Europa. Il Portogallo ci ha accolti con la sua verve da “Signora del Sud”, con semplicità e simpatia, e sicuramente porteremo a lungo con noi i tanti e bellissimi momenti vissuti in questa terra così particolare ma anche così affascinante.
Top 5 di questa vacanza
- Algar Seco e la passeggiata fino alle grotte sull’oceano;
- Lisbona, con la sua luminosità incantevole e l’intrico di stradine nel quartiere dell’Alfama;
- Il Cromleque dos Almendres, il cerchio di pietre più bello di sempre, in mezzo alla campagna e circondato da querce di sughero;
- I pasteis de nata e il pesce grigliato;
- Le rovine romane, testimoni di una grandiosa civiltà che dalla penisola italica è arrivata a conquistare uno degli angoli più lontani del mondo conosciuto dell’epoca.