Il Nepal nel cuore
L’Oriente ci ha di nuovo fatto sentire il suo insistente richiamo e così quest’anno abbiamo organizzato un viaggio in Nepal, paese che desideravamo visitare da anni e che si dimostrerà all’altezza delle nostre aspettative. Dopo un volo in buona parte notturno, atterriamo alle 12 circa, ora locale, a Kathmandu e, a bordo di uno scassatissimo Maruti Suzuki, con un viaggio di mezz’oretta su strade improponibili dalle mille e più buche, profonde almeno trenta centimetri, raggiungiamo l’hotel di Bakthapur che sarà la base della nostra vacanza. Dopo un meritato riposo in camera, mangiamo la nostra prima cena nepalese a lume di candela: zuppa di verdure con pane tibetano, frittata di verdure e cereali, patatine, dolce e bevanda calda a base di zenzero. Poi prendiamo accordi con Yam, a cui ci siamo affidati per l’organizzazione del nostro viaggio, per l’indomani mattina: partiremo alle 8 e verremo accompagnati in auto al tempio di Changu Narayan, che si trova in cima ad una collina sopra Bhaktapur. Faremo ritorno a piedi da soli: Yam ci disegna un percorso dettagliato con vari punti di riferimento. Se lo seguiremo con precisione, dovremmo far ritorno al nostro albergo… speriamo in bene!!
24/12/2017
A bordo del Maruti Suzuki già utilizzato ieri, raggiungiamo il villaggio di Changu Narayan dove siamo gli unici turisti. Intorno a noi il paesello si sta animando: i negozietti aprono, le donne lavorano, i bimbi giocano per le strade. Con una breve camminata arriviamo al tempio, il più antico di tutto il Nepal, riccamente decorato e dichiarato Patrimonio dell’Unesco. Iniziamo poi il percorso per il ritorno a piedi, in base alle indicazioni di Yam: i nostri punti di riferimento sono pinete, alberi secolari, edifici simili a catapecchie. Ci godiamo così tranquillamente lo scorrere lento della vita nei villaggi e fotografiamo, non solo con le macchine e i cellulari, ma anche e soprattutto con la mente immagini che resteranno sempre nei nostri cuori. Con un percorso di circa 7 chilometri, siamo di nuovo a Bhaktapur dove ci rechiamo a visitare il centro storico. Vagare nella città medievale, tra strette vie acciottolate sulle quali si affacciano case di mattoni rossi ed enormi piazze disseminate di templi, statue e porte decorate, è un’esperienza indimenticabile! Oltre agli imponenti monumenti, in parte segnati dal terremoto, ci colpiscono le persone: artigiani che intrecciano i tessuti e scalpellano il legno, donne intente ad esporre i vasi ad asciugare al sole, bambini e ragazzi con le divise scolastiche non proprio linde e tante persone impegnate a intrattenere rapporti sociali nelle piazze, sugli scalini dei templi, sulle soglie dei negozi. Un vero mosaico di vita quotidiana, semplice e molto lontana dallo stress con cui noi Occidentali siamo ormai abituati a convivere.
Mangiamo pranzo per strada: banane, gelato e yogurt artigianale e ci fermiamo, estasiati, ad ammirare i meravigliosi ed imponenti monumenti. Davvero maestoso è il Taumadhitole Temple, meglio conosciuto come il Tempio Indù di Nyatopala. Situato nella famosa Durbar Square, grazie ai suoi 30 metri, è stato classificato come il più alto di tutta la Valle di Kathmandu. Vi si accede da una scalinata fiancheggiata da statue di pietra che raffigurano i guardiani protettori, i leggendari lottatori rajput, elefanti, leoni, grifoni, dee. Ai suoi piedi si riposa una vecchietta ed inspiegabilmente in cima un caprone se la dorme beatamente! Dall’alto del tempio guardiamo la piazza, affollata non solo di turisti, ma anche di gente del posto: un altro mondo che ci piace e ci affascina veramente. Continuiamo incuriositi il nostro giro per la città medioevale e scopriamo che, a differenza del Taumadhitole Temple, molte altre costruzioni sono state danneggiate dal terremoto: alcuni templi sono in parte crollati, molti edifici puntellati e qua e là si scorgono mucchi di macerie e squadre di operai al lavoro. Passeggiando, arriviamo allo splendido palazzo Reale e poco dopo nella piazza dei Vasai: qui sono esposti ad essiccare al sole centinaia di vasi fatti al tornio dagli artigiani: molto caratteristico! Ritornando verso l’albergo, scorgiamo altre scene di vita quotidiana, come un uomo che dorme tranquillo per strada, le donne che osservano la gente, facendo capolino dalle finestre riccamente intagliate delle loro case, un ragazzo che vende la merce accatastata sulla sua bicicletta ed un sarto che lavora nel suo laboratorio. Verso le 18 facciamo ritorno in hotel; avremo percorso circa 20 km a piedi e siamo stanchissimi! Tempo di rilassarci un attimo in camera e poi si va a fare il cenone di Natale a buffet: cibo a volontà e bevande gratuite per tutti.
25/12/2017
Verso le 9 partiamo a bordo del Suzuki Maruti e percorriamo una strada molto dissestata per raggiungere il tempio di Gokarna Mahadev, consacrato a Shiva, che si trova sulle sponde del fiume Bagmati. Oltre alla pagoda e alle numerose sculture in pietra, alcune risalenti a più di mille anni fa, ci colpisce un santuario, ormai quasi interamente occupato da un albero di fico, nato probabilmente da un seme caduto sul suo tetto. Con un breve viaggio su strade sempre più improponibili, raggiungiamo il monastero buddhista di Kopan dove si può vivere l’esperienza della meditazione, ovviamente sottostando alle ferree regole dei monaci. Questo luogo a noi non dice niente di particolare, infatti esauriamo la visita in una mezz’ora. Scattiamo alcune fotografie nei giardini curatissimi, in netto contrasto con il tipico caos nepalese che s’incontra non appena si esce dal monastero, e ad alcuni monaci.
Percorrendo una strada in condizioni ancora peggiori, raggiungiamo lo stupa di Bodhnath, il più grande di tutta l’Asia. Subito, dinanzi a noi, si erge l’imponente cupola dominata dagli occhi vigili e penetranti del Buddha che, dalla torre centrale dorata, sembrano controllare i fedeli intenti nei rituali giri tutto intorno. La base, dove si trovano centinaia di ruote per le preghiere, simboleggia la terra, la cupola l’acqua, la torre quadrangolare il fuoco, la guglia l’aria e l’ombrello sulla sommità del monumento il vuoto oltre lo spazio. Il tutto è decorato da un numero infinito di bandierine nepalesi colorate che contrastano nettamente con il cielo limpido e turchese. All’ingresso dello stupa ci colpisce una vecchietta rugosa e curva su se stessa che chiede l’elemosina; ci è stato detto che sono almeno vent’anni che ogni giorno si reca lì e vi rimane l’intera giornata. Usciamo dal luogo sacro e vediamo passare una salma portata a spalle dai parenti, incuranti del traffico incredibilmente caotico. Poi percorriamo nuove strade per raggiungere Pashupatinath. Si tratta del più importante tempio Indù del Nepal e sorge lungo il corso del sacro fiume Bagmati. Molti devoti di Shiva scelgono di essere cremati in questo luogo; infatti lungo i ghat si svolgono i riti funebri. Non ci è permesso di entrare nel tempio, quindi ci sistemiamo lungo il corso del fiume ad osservare il gran viavai di persone intente nei loro riti. Subito ci ritorna alla mente Varanasi in India, ma, forse proprio perché non si tratta più della prima volta, non ci sconvolge in modo drastico, com’era accaduto allora. Le salme arrivano portate in spalle dai parenti su una lettiga, avvolte in teli colorati , vengono poi deposte sulle pire e completamente ricoperte di legna; quindi il processo di cremazione dei corpi non è ben visibile e quindi meno impressionante. La situazione porta comunque a pensare sul valore della vita e sul significato della morte. Passando su un ponte pedonale, attraversiamo poi il Bagmati e raggiungiamo una serie di tempietti dedicati a Shiva, di fronte ai quali diversi Sadhu cercano in tutti i modi di spillare soldi ai turisti. Non distante da lì, tra i boschi e la roccia nuda, si trovano le loro abitazioni. Ritorniamo verso il parcheggio dove il nostro autista ci aspetta e ripercorriamo la stessa strada già fatta all’andata, accompagnati da tantissime scimmiette. Ritorniamo a Backthapur dove ci vengono proposti dei cambi di programma. Domani si parte per Pokhara!!
26/12/2017
Partiamo di buon’ora per un viaggio indescrivibile che ci porterà in serata a raggiungere Pokhara. Per fortuna oggi viaggiamo non più su un piccolo Suzuki Maruti, ma a bordo di un lussuoso fuoristrada Mahindra, indispensabile per percorrere le strade nepalesi, in buona parte in rifacimento, quindi sterrate, stra-piene di profonde buche, salti e con code interminabili. Da Bhaktapur, raggiungiamo l’inquinata Kathmandu, con un traffico incredibilmente caotico, poi una strada in salita con continui blocchi, cui segue una serie interminabile di tornanti in discesa, di fianco ai quali si scorgono pericolosissime
Scarpate. Le file di camion sono interminabili e diventano per noi un vero passatempo: coloratissimi, addobbati con immagini di divinità e con i triangoli di emergenza, di cui scopriremo ben presto che i Nepalesi ignorano il vero utilizzo. Infatti quando i loro veicoli sono in panne, utilizzano grandi massi e frasche ed i triangoli rimangono invece appesi come decorazioni. Poi ci inerpichiamo per una stradina strettissima, ripidissima e tutta a curve Arriviamo così a Bandipur, un piccolo villaggio, adagiato su una collina, dove non circolano auto e ci si dimentica del tipico caos nepalese. E’ un museo a cielo aperto, un gioiello tutto da scoprire della cultura Newari. Ed è veramente un piacere passeggiare tra le vie brulicanti di vita e umanità, fermarsi nei piccoli bar ospitati negli edifici d’epoca e curiosare nelle botteghe degli artigiani. Per il pranzo scegliamo un locale tipico, frequentato esclusivamente dalla gente del posto, dove consumiamo cibo semplice ed economico che ci lascia molti dubbi in quanto a igiene, ma che fortunatamente non ci causerà malesseri! Riscaldati da un tiepido sole, restiamo a lungo al tavolino, ad osservare i bimbi che si divertono con poco, gli studenti, appena ritornati da scuola con le loro divise, le donne al lavoro nelle botteghe. Riprendiamo il viaggio, ancora lungo e pesante, e in serata raggiungiamo Pokhara, cittadina turistica, sorta sulle rive del lago Phewa Tal, cui fa da sfondo lo spettacolare massiccio dell’Annapurna e dalla quale hanno inizio numerosi trekking. Ci sistemiamo all’hotel prenotato e organizziamo la giornata di domani: la sveglia suonerà prestissimo, per poter assistere allo spettacolo dell’alba sulle montagne.
27/12/2017
Si parte alle 5 per raggiungere il villaggio di Sarangkot, situato su una collina in una posizione strategica per assistere all’alba. Il sole che sorge riflette una luce rosata sulla neve che ricopre la catena dell’Himalaya. Assistiamo meravigliati ed estasiati allo spettacolo che la natura offre ogni giorno da milioni di anni ed è una vera emozione! Non ci sono parole per descrivere e neppure le fotografie rendono idea di quanto sia particolare questa esperienza……Verso le 7.30 facciamo ritorno in hotel dove ci aspetta una colazione regale! Ci rimpinziamo di cibi tipicamente nepalesi e non e siamo così carichi di energie per iniziare la visita di Pokhara. Ci rechiamo alle Cascate di Devi che segnano il punto in cui il fiume Pardi khola s’inabissa sotto terra. La visita si esaurisce in pochi minuti, per poi recarci, dal lato opposto della strada, nella Grotta di Guptershwor Mahadev, considerata sacra, perché al suo interno si trova un’enorme stalagmite, venerata come lingam di Shiva, e che presenta, alla conclusione del percorso, una fenditura nella roccia, attraverso la quale si vedono le cascate di Devi. Visitiamo poi un villaggio tibetano. Qui a Pokhara infatti hanno trovato rifugio molti Tibetani, che vivono continuando a portare avanti le tradizioni come facevano nella loro terra, prima che
Venisse invasa dai Cinesi. Molti vendono souvenir: tra i tanti oggetti di poco valore ne vediamo alcuni interessanti che sono pezzi di storia tibetana, veri e propri cimeli, come i capi di abbigliamento, fatti con pelle di yak. Ci trasferiamo sul lungolago. Qui ci godiamo l’aria pura di montagna, che, dopo tutto lo smog respirato nelle altre località del Nepal, fa sicuramente bene e ammiriamo il paesaggio. Le grandi montagne innevate, con le loro cime, il Daulagiri , la catena dell’Annapurna e il Machapuchare si riflettono nelle acque del lago, attraversate dalle pittoresche doonga, barche a remi di legno coloratissime: il panorama è proprio da cartolina! Continuiamo la nostra passeggiata tra negozi, bar e ristorantini: tutto è così ordinato, curato, all’occidentale che quasi non sembra di essere in Nepal e, ad essere sinceri, tutta questa attenzione al turista non ci piace molto……preferiamo di gran lunga il caos, la spontaneità e la semplicità dei luoghi visitati finora. Comunque gironzoliamo volentieri per le vie dello shopping ed acquistiamo dei souvenirs che ci soddisfano molto.
28/12/2017
Questa mattina ritroviamo il nostro autista con il quale intraprendiamo il lungo viaggio che ci porterà al Parco del Chitwan. Per strada incontriamo tanti bambini e ragazzi che vanno a scuola. Con le loro divise, non proprio curate, corrono lungo il ciglio delle strade, incuranti dei pericoli: il traffico è intenso e c’è una nebbia abbastanza fitta. Spezziamo il lungo viaggio con una piacevole esperienza di rafting. Veniamo subito equipaggiati con caschetti, impermeabili, giubbotti di salvataggio e remi. Poi ci avviamo verso il fiume, saliamo sul canotto, accompagnati da due istruttori che ci spiegano brevemente come e quando dovremo remare.Dopo qualche esitazione iniziale, causata dalla mancanza di esperienza e dal freddo, dovuto al tempo, purtroppo nuvoloso, prendiamo la mano e ci divertiamo un sacco! Il fiume costeggia la strada percorsa poco prima in auto e il nostro accompagnatore ci dà conferma della sua pericolosità, mostrandoci qua e là i resti di vari incidenti automobilistici. Solo due settimane prima un pullman era precipitato nella scarpata, causando parecchi morti. Dopo due ore di navigazione, raggiungiamo una spiaggetta, scendiamo dal canotto, ci arrampichiamo lungo il pendio della montagna, attraversiamo un boschetto e infine passiamo su un ponte tibetano, per riportarci sulla sponda opposta. Siamo bagnati fradici, ma riusciamo a cambiarci solo le scarpe e l’autista ci accompagna subito per il pranzo in un locale che ci ispira poco, ma dove scopriremo ben presto che cucinano benissimo. Io mi mangio i Momo, tipici ravioli ripieni di carne e verdure, davvero squisiti e Giors riso al pollo. La sorpresa arriva nel momento in cui chiediamo dei servizi: ci accompagnano in un bagno dalle condizioni igieniche disperate che poi capiamo essere quello di famiglia! Poco dopo partiamo per l’avventura indescrivibile per raggiungere il Parco del Chitwan. Sapevamo che la strada fosse in rifacimento, che i tempi di percorrenza erano eterni, ma, come tutte le situazioni, bisogna viverle in prima persona per capirle. La strada è dissestata anzichenò, le code
Sono interminabili e, a tratti, il senso unico è alternato. Si formano così file infinite di veicoli, tra i quali spiccano i camion coloratissimi e carichi all’inverosimile, alcuni dei quali con ruote forate, altri con l’assale rotto… Qua e là sono state improvvisate delle bancarelle di cibi di strada che fanno veri affari: gli autisti scendono dai veicoli e, stanchi e stressati, si abbuffano. Scene incredibili che rendono il viaggio divertente e movimentato, nonostante la velocità di crociera molto molto bassa. Non appena l’ingorgo si smuove, tutti, compreso il nostro autista, tentano di sorpassare anche dove è vietato e così il viaggio diventa anche un po’ pericoloso e sicuramente indimenticabile …. provare per credere!! Facciamo sosta ad una specie di autogrill per sgranchirci un po’ le gambe e per andare ai servizi igienici che definirei quasi inacettabili…… Verso le 20 arriviamo finalmente al Parco: abbiamo impiegato circa 6 ore per percorrere 153 chilometri!! Ci sistemiamo in hotel : camera carina e buona cena.
29/12/2017
Alle 6.30 siamo pronti, dopo un’ottima colazione, a iniziare la visita del Parco, Patrimonio dell’Unesco, considerato uno tra i luoghi migliori di tutta l’Asia per osservare la natura. In compagnia di altri turisti, saliamo a bordo di un camioncino che ci porta lungo le rive del fiume Narayani. Lungo il percorso vediamo gli abitanti del villaggio fuori dalle loro abitazioni che tentano di riscaldarsi, accendendo un fuoco. Arrivati al fiume, saliamo a bordo di una traballante canoa, avvolti in una fitta nebbiolina che rende l’ambiente magico! Intorno a noi regna un silenzio incredibile, interrotto solo dal rumore dei pali immersi ritmicamente nell’acqua: proviamo un grande senso di pace. Iniziamo poi la passeggiata nella giungla, accompagnati da due esperte guide. Subito ci forniscono tutte le indicazioni da seguire nel caso in cui si abbia un incontro con animali feroci, come rinoceronti, tigri e orsi labiati. Già è difficile capire tutte le spiegazioni esclusivamente in lingua inglese, poi è impossibile ricordare come affrontare le eventuali situazioni di pericolo: in alcuni casi bisogna restare fermi immobili, in altri arrampicarsi sul primo albero, in altri ancora nascondercisi dietro e, infine, nel caso specifico della tigre….. pregare! Per fortuna, ma anche purtroppo, non abbiamo nessun incontro ravvicinato, ma abbiamo visto le impronte di una tigre e poco distante i resti di un bufalo sbranato, una vegetazione fittissima e tanti uccelli. Attraversiamo a piedi un fiume e ci fermiamo ad osservare gli elefanti che fanno il bagno. Sono sempre teneri e simpatici questi giganti!! Con una lunga e piacevole passeggiata ritorniamo in albergo, dove mangiamo pranzo velocemente, per poi partire per una nuova avventura, per la quale avevamo tante aspettative: il safari in jeep. Si rivelerà invece una delusione: il viaggio è lunghissimo, all’andata il caldo era infernale, al ritorno l’aria gelida e soprattutto abbiamo avvistato ben pochi animali. alcuni cinghiali, coccodrilli, cerbiatti pavoni e uccelli di ogni tipo.
Durante il percorso, facciamo sosta per visitare un centro in cui vengono curati i coccodrilli malati. Facciamo ritorno in hotel per la cena e poi il solito camioncino ci porta in centro al paesino di Sauraha. Qui si trova una serie di negozietti trasandati che espongono merci vecchie e impolverate, quindi il giro si conclude abbastanza velocemente e, come sempre, si va a dormire presto!
30/12/2017
Questa mattina, accompagnati da un ragazzo del luogo, munito di un potente cannocchiale, si fa birdwatching, Con una lunga passeggiata ci immergiamo nel fitto della giungla. Vediamo i resti di un lodge, costituito da casette in legno che disposizioni governative, a salvaguardia dell’ambiente, hanno ordinato di abbandonare e che verranno presto abbattute. Avvistiamo parecchi uccelli e ci colpiscono anche enormi alveari di api selvatiche, costruiti a cavallo dei rami degli alberi: sono giganteschi e ce ne sono a decine. Al ritorno mi soffermo ad osservare una donna intenta nel lavoro nei campi con la sua gerla: sembra di essere ritornati indietro di almeno cento anni! Nel pomeriggio partecipiamo al Festival degli elefanti, dove c’è una gran confusione. I Nepalesi assistono entusiasti alle sfilate degli elefanti che gareggiano per vincere premi di bellezza e che giocano a calcio e a polo. E’ un’esperienza interessante, oltre che per gli animali, anche per le persone rumorose, agitate, esaltate: ci sembra di essere ritornati in India! Poi finalmente ha inizio l’emozionante avventura in groppa agli elefanti! Dall’alto della howdah, la portantina, osserviamo la vegetazione, guadiamo fiumi e andiamo alla ricerca delle bellezze che offre il parco. La probabilità di incontrare i rinoceronti quando si è su un elefante è maggiore rispetto a quando si fa l’esplorazione a piedi o in jeep, in quanto questo riesce a nascondere in modo efficace la presenza umana, neutralizzandone l’odore. Il mahout, l’ uomo che conduce l’elefante, ha una gran confidenza con il suo animale, dal momento che egli guida lo stesso pachiderma per tutta la vita: gli parla e gli dà ordini, infatti i due s’intendono al volo. Ad un certo punto sentiamo che i vari mahout iniziano a comunicare tra di loro in nepalese: ovviamente non capiamo una parola, ma avvertiamo che la tensione è alta. Il nostro driver inizia a farsi largo a più non posso tra la fitta vegetazione con un bastone e con le gambe e spinge l’elefante ad addentrarsi sempre più, fin quando all’improvviso, davanti ai nostri occhi, compare una mamma rinoceronte che dorme ai piedi di una pianta con il suo piccolo…..grande emozione! Proseguiamo la nostra passeggiata e il nostro mahout si dà un gran da fare per scorgere altri rinoceronti, scimmie, pavoni, cerbiatti, uccelli di vario tipo: siamo veramente estasiati! Dopo due intense ore nella giungla, facciamo ritorno in albergo, stanchi e affamati. Qui ci viene offerta un’ottima cena a base di cibo nepalese che consumiamo a tavola in compagnia di altri turisti.
31/12/2017
Quest’oggi ci aspetta il lungo viaggio di ritorno a Bakthapur. Il traffico è sempre allucinante, le strade orrende, ma sembra che si scorra di più che all’andata. Incontriamo alcuni camion ribaltati che rallentano il viaggio, ma il traffico diventa davvero sconvolgente quando entriamo in Kathmandu. Restiamo completamente bloccati e così ci guardiamo intorno: ovunque è un groviglio di fili elettrici, un gran polverone e la gente, abituata a questo inspiegabile caos, passeggia tranquillamente per le strade. Di ritorno a Baakthapur, decidiamo di ritornare nel centro storico. Trascorriamo un piacevole pomeriggio osservando il lento scorrere della vita quotidiana: gruppetti di bimbi che si mettono volentieri in posa per farsi scattare una fotografia, uomini e donne che trasportano di tutto sulle loro spalle o su vecchie biciclette ed il caos più totale che avvertiamo intorno a noi con tutti i nostri sensi: rumori, odori, confusione pazzesca che ci rapisce e ci affascina!
1/1/2018
Oggi partiamo un po’ più tardi del solito. L’autista ci porta a Nala, un villaggetto con un bel tempio, dove purtroppo sono ben visibili i danni causati dal terremoto. Qui si respira un’atmosfera surreale e regna una pace incredibile: in giro si vedono soprattutto anziani che si dedicano alla cura del tempio. In una mezz’oretta circa esauriamo la visita, ma a me questo luogo è rimasto nel cuore! Risaliamo in auto per raggiungere, attraverso una strada al limite della percorribilità, una collina in cima alla quale è situato il Monastero di Namobuddha. Siamo a circa 3000 metri di altitudine, ma la temperatura è piacevole. Questo è un luogo di pellegrinaggio buddhista tra i più importanti del Nepal, in cui si trovano templi e monasteri dagli sfavillanti tetti curvi dorati. Gli interni sono riccamente decorati con colori vivaci e tutto è così pulito e ordinato, da stonare quasi con l’ambiente circostante! Pranziamo in un ristorantino gestito da un monaco che ci serve un piatto di noodles su un tavolo in formica più che consumato, in compagnia di alcuni Nepalesi e poi iniziamo una lunga passeggiata a piedi, di oltre 15 chilometri che sarà uno dei più bei ricordi della vacanza! Inizialmente percorriamo una strada dissestata e polverosa, ai margini del bosco, poi entriamo nei villaggi, dove assistiamo a scene di vita quotidiana indimenticabili: i bimbi, presi nei loro giochi, gli uomini e le donne al lavoro, le case, in parte segnate dal terremoto, i campi coltivati sono i protagonisti autentici che trasmettono grandi emozioni , impossibili da spiegare, ma che rimarranno a lungo impresse nella mia memoria. Ci fermiamo in un negozietto di alimentari, dove ci accolgono tre gallinelle,
Per acquistare una ventina di chupa-chups: indescrivibile la soddisfazione della padrona per la grande vendita e immensa la gioia dei bimbi a cui li doneremo. Verso le 17 arriviamo stanchissimi a Panauti, appena in tempo per vedere i numerosi templi prima che diventi buio: ci sembra di fare un tuffo nel Medioevo! Questo villaggio sorge alla confluenza di due fiumi: Roshi Khola e Pungamati Khola. Oggi è un luogo molto tranquillo che custodisce i suoi templi e i suoi edifici ed accompagna i defunti nel loro ultimo viaggio. Così come a Pashupathinat infatti, anche qui ci sono i gat per le cremazioni… queste acque infatti confluiscono nel Bagmati, quindi nel Gange. Osservando la pace che regna in questa località si fa quasi fatica a pensare che un tempo fosse un importante punto delle rotte commerciali. Il tempio più importante è quello dedicato a Shiva, un edificio a tre piani, eretto verso la fine del 1200. Qui l’atmosfera è davvero magica: fa da sfondo il canto di migliaia di uccelli e la vita scorre lenta, secondo ritmi ed abitudini di vita per noi inimmaginabili. Come tutte le sere ci addormentiamo presto, stremati, mentre nella nostra mente scorrono le tante scene emozionanti a cui abbiamo assistito in giornata.
2/1/2018
Anche oggi percorriamo molti chilometri, non più a piedi, ma in auto. La strada per raggiungere Dakshinkali è molto dissestata, infatti il viaggio, tutto a sobbalzi e strattoni, dura due ore . Questa è una classica meta di pellegrinaggio hindu ed il suo tempio è dedicato a Kali, la più sanguinaria incarnazione di Parvati. Per soddisfare la sete di sangue della dea, i pellegrini risalgono il sentiero fino al tempio, portando in sacrificio una schiera di polli, capre, pecore, maiali, bufali… Qui i sacerdoti del tempio, esperti macellai, provvedono a sgozzare le bestie per offrirne il sangue alla dea e a trasformarle in tagli di carne. Una volta compiuto il sacrificio, i tranci finiscono nel calderone e i pellegrini li consumeranno poi, banchettando all’ombra degli alberi. Il sentiero che percorriamo per raggiungere la zona dei sacrifici è un bazar religioso: si vendono gli animali da sacrificare, corone di fiori e immagini della dea Kali. Poi finalmente raggiungiamo il luogo sacro, al quale non possiamo accedere, in quanto non hindu; ci sistemiamo quindi sui vicini terrazzamenti dai quali osserviamo i fedeli tutti presi nei loro riti, in attesa di vedere i sacrifici. La nostra curiosità però purtroppo non viene soddisfatta, in quanto ormai i sacrifici della giornata sono già terminati. Sulla strada del ritorno incontriamo una bellissima bimba sorridente con la sua giovane mamma che è felice di farsi fotografare.
Ci spostiamo poi alla vicinissima Pharping dove visitiamo il tempio di Shesh Narayan. Per raggiungerlo percorriamo una scalinata che passa in mezzo a uno stagno dove nuotano delle carpe scintillanti alla luce del sole. Sopra di noi centinaia di bandierine colorate ondeggiano grazie ad una fresca brezza. In cima alla scalinata, si trova il santuario che sembra quasi appoggiato alla roccia sotto il crinale verdeggiante di un bosco. Qui ci immergiamo in un’atmosfera di tranquillità e di pace surreali: osserviamo i monaci tibetani intenti nei loro lavori, centinaia di candele di burro accese dai fedeli ed il tempio riccamente decorato. Con un veloce tragitto in auto siamo al monastero Neyendo Tashi Choling di Dollu dove vivono monaci giovanissimi, perlopiù bambini. Si tratta di una costruzione recente, maestosa, con un tempio coloratissimo, ma ciò che ci colpisce di più sono i bimbi, con le tuniche rosso scuro ed i loro sorrisi indimenticabili. Pranziamo in un ristorante che, essendo in Nepal, può essere considerato di lusso e subito dopo ha inizio un nuovo viaggio che, attraverso una strada, come sempre pazzesca, ci permette di raggiungere Kirtipur, splendido villaggio medioevale, in parte distrutto dal terremoto. Questo paesello trasmette una sensazione di grandezza perduta, grazie ai suggestivi templi medioevali che fanno capolino tra il dedalo delle viuzze. Entriamo subito in un cortile dove sorge l’imponente tempio hindu di Bagh Bhairab con il suo stupefacente arsenale di spade e scudi appartenuti ai soldati del luogo sconfitti dagli invasori, dopo un lungo assedio. Percorrendo una ripida scalinata, raggiungiamo il tempio di Uma Maheswar che si trova in cima ad una collinetta. Fiancheggiato da una coppia di elefanti di pietra posti all’ingresso, è, come avevamo già notato in altri luoghi, un centro di aggregazione per giovani e anziani: qui infatti, oltre che per pregare, ci si riunisce per trascorrere un po’ di tempo durante la giornata. Alcuni bimbi giocano a rincorrersi, osservati da vecchietti che chiacchierano seduti sulle scalinate. Dalla cima della collina si apre una splendida visuale sulla città di Kathmandu che si trova a soli sei chilometri di distanza. La visita prosegue ed è un crescendo di scene e scorci particolari, di visi indimenticabili, di emozioni che porteremo sempre nel nostro cuore! Attraversando strette stradine, fiancheggiate da lunghi fili elettrici pendenti, e dove qua e là sono purtroppo ben visibili i segni del terremoto, raggiungiamo la piazza principale, circondata dalle antiche residenze della famiglia reale di Kirtipur. Sono delle vere opere d’arte, con ricche decorazioni in legno intagliato. E poi, come sempre, ci sono i volti delle persone che ci colpiscono: quelli degli anziani, segnati dalle fatiche di una vita dura e quelli dei bimbi, sempre sorridenti, nonostante tutto! Ci aspetta l’ultima escursione della giornata: la visita al villaggio di Kokhana. Giungiamo che è già buio e ad accoglierci c’è un gruppo di cani randagi che abbaiano insistentemente. Una ragazza del posto interviene per farci strada, ma desistiamo, perché non vorremmo rovinarci la bella giornata con un pericoloso morso di cane. Io faccio appena in tempo a scattare la foto a un gruppo di bimbi intenti a divertirsi in sella ad una moto e poi si ritorna in hotel, per preparare le valigie.
3/1/2018
La giornata di oggi è particolarmente intensa: i luoghi visitati sono davvero emozionanti! Ci rechiamo di buon mattino a Budhanilkantha, fuori dai circuiti turistici tradizionali e frequentato principalmente dai fedeli locali di religione hinduista. Qui assistiamo estasiati alla vestizione della grande statua di Vishnu disteso. La scultura della divinità è lunga ben cinque metri ed è risalente tra il VII e l’VIII secolo. Vishnu è adagiato sulle spire di Ananta, dio nelle forme di un serpente a 11 teste che rappresenta l’eternità. Solo gli Hindu possono avvicinarsi alla statua per lasciare offerte di frutta e ghirlande di fiori, ma noi riusciamo comunque a osservare il rito che ogni mattina si svolge alle 7 circa: la vestizione della statua. Dei monaci bambini la lavano accuratamente, bagnano la bocca con latte e yogurt, truccano con cura il viso e adornano il corpo con ghirlande di fiori e teli arancioni. Secondo le credenze popolari, la cerimonia si svolge per evitare che Vishnu si arrabbi e scuota la terra con un intenso terremoto. Il momento è reso ancora più suggestivo dalla melodia incessante, che fa da sottofondo, prodotta da centinaia di campanelline suonate dai fedeli. C’è un’arietta pungente, ma il rito ci coinvolge pienamente e ci scalda non solo il cuore, ma anche le mani: sarà sicuramente un’esperienza indimenticabile! Dopo un’ora circa di lavoro, ecco che Vishnu è pronto per affrontare una nuova giornata; al tramonto si svolgerà il rito inverso per preparare la divinità alla notte. La tappa successiva è al Tempio di Swayambhunath, forse più noto come Tempio delle scimmie, visto il gran numero di esemplari che lo popolano. Esso è uno dei simboli della valle di Kathmandu dove convivono elementi dell’iconografia buddista, induista e tibetana. Iniziamo a percorrere, circondati dalle scimmiette, i 365 scalini che ci porteranno nel cuore del tempio. In cima alla scalinata si erge un gigantesco vajra dorato (la folgore celeste) che simboleggia il potere dell’illuminazione capace di distruggere l’ignoranza e due leoni a guardia dell’ingresso. Subito dopo, di fronte a noi, si erge il scintillante stupa bianco di Swayambhunath sul quale sventolano le multicolore bandiere delle preghiere e una serie infinita di templi, di statue, di santuari, così numerosi da sembrare quasi stipati, dove le scimmiette gironzolano indisturbate. Rendono ancora più magico il luogo le lunghe file di ruote delle preghiere, le candele di burro acceso e il penetrante profumo d’incenso.Inizio modulo E dopo l’arte e la religione…ci diamo allo shopping sfrenato! Poi con un veloce viaggio raggiungiamo Patan, sito straordinario che, grazie alla ricchezza e alla particolarità delle sue opere d’arte, ci lascerà veramente a bocca aperta. Paghiamo l’ingresso ed iniziamo la visita. La città dista circa 6 chilometri da Kathmandu, dalla quale è separata solo dal corso del fiume Bagmati, ed è chiamata anche Lalitpur, ossia “Città della bellezza”, infatti è considerato uno dei luoghi d’arte più ricchi e più antichi dell’Asia. La Durbar square presenta una concentrazione di templi così notevole da costituire la più straordinaria collezione di edifici newari di tutto il Nepal. L’uno accanto all’altro, sono situati il tempio di Bhimsen, il tempio di Vishwanath, il tempio Jagannarayan, il tempio Krishna Mandir,
Il tempio di Hari Shankar, il tempio di Krishna, la statua del re, il Palazzo Reale ed è un crescendo di meraviglie e di emozioni! Tutto è riccamente decorato in oro ed il legno è stato finemente intagliato, ma purtroppo i segni del recente terremoto sono ben visibili: molti edifici sono puntellati ed altri stanno subendo opere di restauro. Visitiamo lo spettacolare Palazzo Reale ed il vicino Museo dove sono conservate ricche opere d’arte. Patan, come Backtapur, conserva un fascino antico con i suoi vicoli, le sue case in mattone, il suo mercato, i suoi artigiani, le sue vecchie botteghe e la sua gente. Passeggiare nelle sue tranquille viuzze e guardarsi intorno è un’esperienza imperdibile! Lasciamo un po’ a malincuore l’indimenticabile Patan per raggiungere Kathmandu. Sistemiamo velocemente i bagagli in camera e poi…. subito in giro per Thamel, il quartiere dello shopping per eccellenza. È bello perdersi tra le strette vie di questa accozzaglia di uomini, donne, bambini, colori, luci, merci a non finire. Sono in vendita capi di abbigliamento di ogni tipo, in buona parte taroccati, cataste di souvenirs mischiati a beni di prima necessità, come riso, olio, legumi, farine, spezie. E poi ci sono gli odori che rendono l’atmosfera unica: profumi di spezie, di cibi locali, di fritto emanato da friggitorie improvvisate e anche di immondizia! Guardandoci intorno, percepiamo la povertà e l’umiltà delle persone: i loro visi sono stanchi, segnati dalle fatiche quotidiane, i corpi avvolti da vestiti consumati e sporchi, ma tutti lavorano senza tregua: c’è chi vende, chi sposta sacchi immensi che pesano il doppio di loro, chi spinge biciclette cariche all’inverosimile, chi guida i rishow, chi lavora su impalcature pericolanti. Quanto avremmo da imparare da questo popolo noi Occidentali che viviamo sempre più in funzione del superfluo, divenuto ormai quasi essenziale per essere felici! Entriamo in 10, 100 ,1000 negozietti e ad ogni angolo troviamo un’occasione, un souvenir, un articolo che attira la nostra attenzione e che ci invoglia a contrattare con i titolari. Anche se entrambi siamo in difficoltà con l’inglese, si riesce a intenderci, un po’ a gesti, un po’ con il sorriso e, alla fine, si raggiunge sempre un accordo per il prezzo….ma quanto ci sono simpatici questi Nepalesi??
4/1/ 2018
La giornata di oggi è completamente dedicata alla visita di Kathmandu. Partiamo di buon mattino dal nostro hotel ed attraversiamo un mercato locale dove si vendono principalmente verdura, frutta e carne; è un vero spaccato di vita quotidiana in cui ci piace perderci. Raggiungiamo Durbar Square: si tratta della piazza dove un tempo venivano incoronati i re ed è il cuore della città vecchia. Qui i segni del recente terremoto sono ben visibili: alcuni monumenti sono in parte crollati, molti altri puntellati. Visitiamo il Kumari Bahal, dimora della Kumari, la bambina designata, in seguito ad un’accurata selezione, per rappresentare la dea vivente della città. La kumari vive praticamente rinchiusa nel
Palazzo, adorata, servita e riverita ed ha la possibilità di uscire solo in occasione di alcune importanti cerimonie. In questi momenti comunque non può neanche toccare la terra che, al di fuori del suo palazzo è considerata impura e quindi è trasportata su un apposito carro, riccamente decorato. Sarà una vera dea solo fino al momento della pubertà; infatti la comparsa del ciclo mestruale o qualunque altra seria perdita di sangue, anche accidentale, segnerà la fine del suo regno e farà scattare le ricerche per una nuova bambina, in grado di superare difficili prove e prendere il suo posto. Il Kumari Chowk è davvero spettacolare: circondato da tre piani di balconate di legno finemente scolpite, è considerato il più sontuoso cortile di tutto il Nepal. Proseguendo nella nostra passeggiata, raggiungiamo il tempio di Shiva e Parvati, noto soprattutto per le statue dei due consorti che si affacciano dalla finestra del primo piano. Ai suoi piedi sorge una piattaforma un tempo utilizzata per le danze e ora luogo di ritrovo non solo per uomini, donne e ragazzi, ma anche per gli animali. Infatti una mucca, immobile nella stessa posizione, sembra trascorrere buona parte della sua giornata in questo luogo, quasi ignara del tramestio che la circonda. Di fianco una lunga fila di risciò, logori e impolverati, attende che qualche cliente si avvicini, mentre i padroni chiacchierano o sonnecchiano. Più avanti si trova il tempio dedicato a Krishna, con ricche decorazioni lignee sui montanti del tetto. Poi raggiungiamo il tempio di Jagannath, edificio che si fa risalire al 1562, quindi uno tra i più antichi della piazza, famoso per le sculture erotiche che ornano le travi del tetto. E’ a due piani, decorati con i classici drappi nepalesi rosso scuro, bordati in oro e ormai un po’ logori e sfilacciati, che svolazzano, non appena spira un leggero venticello. Nella stessa piazza vediamo ciò che rimane della colonna Pratap Dhvaja, un tempo sormontata da una statua del famoso re Pratap Malla e crollata e in parte distrutta durante l’ultimo terremoto del 2015. Le macerie sono rimaste lì a terra e tutt’intorno vi volano centinaia di piccioni, attirati da donne e bambini che offrono loro cibo in continuazione. Nei paraggi è posizionata una statua Kala Bhairab (Bhairab nero), dedicata ad una divinità hindù, feroce manifestazione di Shiva. E’ raffigurata con il volto accigliato, gli occhi arrabbiati, i denti da tigre, i capelli fiammeggianti; contribuiscono a rendere la statua ancora più spaventosa una ghirlanda di teschi e un serpente arrotolato al collo. Eppure molti fedeli si fermano lì di fronte a pregare, a fare offerte e ad accendere ceri. Ed è proprio questa la parte della visita che ci coinvolge maggiormente: osservare le persone così diverse da noi, nei modi di vestire, di comportarsi, di approcciarsi al divino… insomma di vivere! Concludiamo la visita soffermandoci dinanzi ad un tempio in rovina, un po’ a causa dei terremoti, un po’ per la forza della natura che è riuscita a incanalare le radici di una pianta tra le pietre che ne costituiscono la struttura. Nei paraggi un gruppo di donne, dai sari coloratissimi, intona dei canti, probabilmente religiosi, e un Sadu sgrana tra le mani una specie di rosario. Il tutto crea un’atmosfera molto particolare che ci intrattiene a lungo e che porteremo sempre nelle nostre menti, come uno tra i tanti caratteristici quadretti nepalesi, incontrati in questa vacanza. La visita dei monumenti principali è terminata, ma ci piace continuare a gironzolare senza meta e intanto osserviamo la merce esposta dai venditori
In piazza Basantapur: osserviamo, chiediamo i prezzi, ci allontaniamo, i venditori ci richiamano, apriamo la trattativa, fingiamo di andarcene e così all’infinito! Contrattare in Nepal, come in India, è la norma e piace, oltre che agli acquirenti, anche ai venditori. Ritorniamo in albergo, oltre che per posare i souvenirs, anche per riposare un po’ le nostre stanche membra, ma dopo un’oretta siamo pronti per immergerci nuovamente nel traffico della capitale che, pur essendo sporca, caotica, inquinata e pericolosa, ci attira insistentemente. Così facciamo una lunga camminata fino a raggiungere di nuovo Durbar Square che, alla luce del crepuscolo, ci piace ancora di più. A causa di necessità impellenti, siamo costretti ad entrare in un bar e a prenderci un cappuccino per poter accedere ai servizi che però Giors mi sconsiglia caldamente, a causa della più assoluta mancanza di igiene. Non è solo un modo di dire, mi assicura, ma è un’impressione vera: saranno almeno trent’anni che nessuno dà una passata a quei bagni! Anche questo è il viaggio, anche questo è il Nepal e non ci sconvolge più di tanto…. Adesso è l’ora di punta ed il traffico sta diventando davvero infernale: ovunque passano macchine, moto e risciò che procedono a suon di clacson, noncuranti dei pedoni. Non solo camminare, ma anche fermarsi a guardare le merci che i negozi espongono lungo la via è una vera impresa! Con la tristezza nel cuore, tipica della vigilia del rientro, ritorniamo in hotel, per combattere un po’ con i trolley, in modo da riuscire a sistemarvi tutti i nostri souvenir, salvaguardandoli il più possibile dalle inevitabili botte che prenderanno in aereo.
5/1/2018
Ed eccoci arrivati all’ultimo giorno di vacanza! Cerchiamo di tenere lontana la malinconia con una deliziosa e più che abbondante colazione. Con un lungo viaggio e vari mezzi di trasporto, raggiungiamo il nostro paesello. Siamo stanchi, ma ci sentiamo più ricchi: abbiamo aggiunto alla nostra memoria e al nostro cuore un altro piccolo grande pezzo di mondo che nessuno potrà mai rubarci!!