Il Montenegro questo sconosciuto

Conoscendo a malapena la collocazione geografica del Montenegro io e il mio compagno di viaggio abbiamo deciso di iniziare in questo piccolo paese la nostra avventura balcanica... La nave che da Bari solca il placido adriatico per farci approdare nel porto dell'antistante cittadina di Bar è di per sè un avventura che meriterebbe un capitolo a...
Scritto da: taflo
il montenegro questo sconosciuto
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Conoscendo a malapena la collocazione geografica del Montenegro io e il mio compagno di viaggio abbiamo deciso di iniziare in questo piccolo paese la nostra avventura balcanica…

La nave che da Bari solca il placido adriatico per farci approdare nel porto dell’antistante cittadina di Bar è di per sè un avventura che meriterebbe un capitolo a parte. Ovvio il ritardo, ovvie le file per l’imbarco, certo se al porto di Bari usassero un pezzettino degli altri 10 km di porto che possiedono invece di far partire dallo stesso molo navi per Croazia, Montenegro e Albania qualcosa forse potrebbe migliorare…Ma sopravvoliamo.

Partiti con oltre 3 ore di ritardo scopriamo con piacere che il ristorante della nave offre già prezzi montenegrini e non mitteleuropei come sulle navi per la Britain dove con 15 euro si mangia al massimo un paninazzo. Dopo una scorpacciata di birra e carne per 10 euro bisogna solo trovare un buco per dormire cullati dal burroso rumore del mare.

All’alba del domani la costa balcanica già si slancia al nostro cospetto ma le lunghissime attese per lo sbarco prima e per i controlli doganali poi ci fanno pentire di aver scelto la traversata invece dell’aggiramento dell’Adriatico .

La frontiera è di quelle ridicole dove tre persone diverse in uniforme controllano rispettivamente una i documenti personali, la seconda il libretto della macchina e la terza la copertura assicurativa garantita dalla carta verde. Alla fine le risate l’hanno vinta sull’attesa e fortunatamente proseguiamo senza intoppi burocratici e inutili perquisizioni verso la nostra prima tappa: Budva Nulla sapevamo di questa città se non che fosse località turistica scelta e obbligata della Serbia “bene” che non potendo mettere piede fuori dai confini patrii si rifugia in quella che fino a pochi mesi prima era una parte della loro federazione.

Lungo la stradina costiera, a tratti sembra più una mulattiera, si incrociano infatti numerose targhe di Belgrado e una volta arrivati partiamo alla ricerca di un alloggio per un paio di notti. L’impresa pare assai più ardua del previsto, l’aiuto del Tourist Information è nullo anche perchè l’addetta parla solo Serpski e i numerosissimi affittacamere preferiscono vacanzieri di lunga durata a viaggiatori stop&go. All’ennesima supplica-richiesta “Imate te slobodni sobe?” riusciamo a trovare un serbo-montenegrino mosso a compassione dagli sguardi sfiniti di due ragazzi provenineti da quell’Italia che rifugio gli garantì in tempi meno felici per il suo paese.

La sistemazione è una topaia che paghiamo 15 euro a testa ma alla fine va bene così…Si va allora alla scoperta di spiagge e paese ed ecco ciò che mai ci saremmo aspettati: se la parte di spiagge non differisce troppo dal nostro litorale meridionale con belle calette, spiagge affollatissime dalle prime ore del mattino fino all’ultimo raggio di sole del tramonto quello che ci sorprende è la Stari Grad, la città vecchia, una piccola fortezza ricostruita costellata di localini e negozietti. L’impressione è che sicuramente si tratti di qualcosa di finto e artificiale per turisti ma il vedere un posto del genere pieno zeppo senza sentire parlare inglese, spagnolo, tedesco o italiano è sicuramente una sensazione particolare e allo stesso tempo piacevole. Il 90% dei villeggianti sono serbi stralanciati nel divertimento kitsch e semi-pacchiano. In fondo ci va bene così, questa sorta di Rimini montenegrina ci piace e decidiamo di immergerci nel bagno di folla anche noi arrivando addirittura a ballare ad un magnifico festival di musica elettronica in spiaggia dove ci sono più poliziotti che al derby Roma-Lazio, ma se serve a garantire la mia incolumità mi faccio anche perquisire per venti minuti da poliziotti alla ricerca di quelle pasticche che mai mi sognerei di prendere.La ricerca del divertimento è sfrenata e ai locali pare concesso di tutto al fine di offrirne sempre di più…La vera soprpresa è vedere con quale ordine ed educazione il tutto si svolge, quando la giostra decide di chiudere è ormai l’alba e per strada non c’è la bagarre che molti si aspetterebbero di trovare. Nessuna traccia di persone ubriache, ragazze in minigonna che girano indistrubate come mai mi era successo di vedere e nessun problema in vista neanche per due italianski che han troppo rispetto di quell’ordine e non riescono neanche a dare libero sfogo alla vescica alle radici di qualche pino dopo le numerose NIK, la buona birra locale, per paura di risultare le pecore nere del gruppo.

La seconda giornata decidiamo di dedicarla all’isoletta Sveti Stefan dove però entriamo in contatto con le prime aperture al turismo occidentale del Montenegro e dopo la richiesta di 10 Yuri per il parcheggio preferiamo spostarci verso un’altra di quelle calette popolate da serbi dove la Balcanian Disco music viene diffusa a tutto volume a tutte le ore del giorno per la gioia dei giovani bagnanti e di noi appassionati di folk seppur inquinato da ritmi sincopati che garantiscano un movimento più moderno ad ogni arto dei nostri corpi.

Colloquiare con la gente del luogo non è facile, la mia conoscenza del serpski-hravtski viaggia parallela a quella loro dell’inglese e salvo le solite eccezioni ci ritroviamo quasi sempre soli ma comunque ben accolti.

La mancata ricchezza del Montenegro ci permette di toglierci qualche sfizio di pesce che altrimenti pagheremmo col sudore della fronte e nonstante 25 euro di conto a testa non siano pochi siamo comunque contenti di sborsarli per un’ottima cena a base di pesce fresco e molluschi vari. Per gli altri pasti decidiamo di affidarci a quei fantastici chioschetti sul lungomare che offrono qualsiasi tipo di carne commestibile spiaccicata su un enorme griglia e condita con insalate varie, economicissima e gustosa soluzione per avvicinare la cucina locale.

Dopo un’altra notte di bagordi in spiaggia intrisi della pioggia che le nuvole balcaniche ci offrono generosamente decidiamo di rimetterci in viaggio verso le vicine Bocche di Cattaro…

Risolto in anticipo grazie ad una ragazza italo-montenegrina il problema dell’alloggio ci sistemiamo subito dal nuovo gentilissimo affittacamere e partiamo all’esplorazione del magnifico fiordo costellato da piccole spiaggette rumorose e non dove godere quel poco di sole che le solite nuvole balcaniche ci concedono di ricevere. Acque pulitissime e calde,lontani dal passaggio di fastidiose imbarcazioni e dal chiasso cittadino ci immergiamo e rituffiamo nell’acqua aspettando la serata in questa nuova e intrigante cittadina.

Anche qui è la città vecchia a farla da padrona e dopo un’altra abbuffata di pesce scopriamo che c’è una festona in paese, metà sagra paesana metà discoteca. Pur essendo più amanti della prima è la sceonda che ci conquista e in un attimo ci ritroviamo in un vortice umano in movimento per le viuzze del paese fino all’alba che ci coglie lividi di Nik…

Il day after la cittadina torna ad essere una località turistica festante ma senza le esagerazioni della sera precedente e ci gusta comunque immergerci in una serata di folk serbo-montenegrino assai più divertente di centinaia di dicoteche nostrane.

Il dì seguente la nostra terza compagna di viaggio, la pioggia, ci fa capire che forse sarà meglio abbandonare la costa montenegrina per dirigerci verso quella croata…Ma questo è un’altro capitolo…



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