Il mondo perduto
Partimmo in 4, io mia moglie Giusy, Stefano e sua moglie Laura. Arrivammo nel primo pomeriggio in perfetto orario e ci trasferimmo all’hotel El Conde nel pieno centro di Caracas, dietro Plaza Bolivar. Dopo un breve giro tornati in albergo il fuso ci giocò un brutto scherzo tanto che ci risvegliammo il giorno dopo di buon’ora. Era domenica per cui non potemmo far altro che visitare il centro storico, tra cui la casa di Simon Bolivar (mitico eroe sudamericano).
Nel pomeriggio ci mescolammo ai venezuelani in uno dei polmoni verdi di questa immensa metropoli, Parque dell’Este, sfruttando l’efficiente e pulita metropolitana.
La sera avremmo volutocenare in un ristorante tipico, ma usciti per cercarne uno ci consigliarono di rientrare perchè estremamente pericoloso girare da soli, infatti nel breve tragitto che ci separava dall’hotel ci beccammo una bella secchiata di vino in testa, il che non lasciava presagire nulla di buono. Il lunedì mattina ci parve di essere stati proiettati in un altro luogo, tanto era il caos ed il traffico intorno a noi. Evidentemente la domenica erano andati tutti al mare o nei parchi…
Lo sconforto cominciava a serpeggiare, dovevamo dare una svolta alla nostra vacanza! Presi armi e bagagli ci trasferimmo in taxi all’aeroporto, che presto divenne molto familiare visto che sarebbe stato il punto di partenza e arrivo delle nostre escursioni. Ci affidammo ad un bel personaggino, tale Josè Nieves, da noi soprannominato EL TIBURON, il quale ci organizzò 3 giorni nel parco di Canaima ed altrettanti nel parco marino di Los Roques.
Intanto ci spostammo a Macuto nell’omonimo Hotel, che anche se un pò squallido ci servì da base per i nostri spostamenti da e verso l’aeroporto. Martedì 5 agosto i luoghi che Sir Arthur Conan Doyle ci aveva descritto nel suo fantastico libro IL MONDO PERDUTO, apparvero sotto i nostri occhi; i maestosi tepuy, le splendide cascate, i fiumi che si snodano attraverso una vegetazione fittissima ed una natura ancora incontaminata.
Atterrammo vicino alla laguna di Canaima con un volo Avensa, via Porlamar (Isla Margarita). Nel pomeriggio con la guida Omaira, una specie di Tarzan in gonnella navigammo sul rio Caronì (un affluente dell’Orinoco) sotto una pioggia torrenziale per andare a vedere le cascate (che qui chiamano salti), dello Yuri e Yuri Lu. Provammo anche l’ebbrezza di un bagno nelle acque color rum, in realtà tinte dal tannino. Cominciavamo ad esaltarci, ma non sapevamo cosa ci aspettava il giorno successivo. Ci svegliarono alle 3 del mattino per quello che chiamavano FULL DAY e poi capimmo perchè.
Dopo diverse ore di navigazione passate su una Curiara (barca indigena a motore), il panorama attorno a noi era meraviglioso e resterà per sempre scolpito nelle nostre menti, arrivammo all’isola Ratoncito posta di fronte al mitico Salto Angel avvolto magicamente dalle nuvole. Per ammirarlo da vicino cominciammo la faticosa salita, che sembrava non finire mai (consiglio a chi ripeterà la nostra esperienza delle scarpe da trekking), ma quando fummo in cima vi assicuro che ne valse davvero la pena.
La discesa fu peggio della salita, tanto che arrivammo alla base per ultimi, quando tutti erano ormai con le gambe sotto al tavolo. Non proferimmo parola e divorammo quel pollo allo spiedo con la voracità di un piranha; subito dopo ripartimmo per andare al salto Sapo, altro luogo incantevole, in pratica si passa sotto alla cascata aggrappati ad una fune per giungere dall’altra parte ed ammirare il paesaggio. Ci fu anche il tempo di rinfrescarsi facendo una doccia sotto la cascata. Indimenticabile! L’ultimo giorno effettuammo una breve visita della laguna di Canaima per poi tornare a Caracas e nuovamente a Macuto. Dalla foresta ci trasferimmo all’arcipelago di Los Roques, mar dei caraibi, con un’aereo da sei posti che sembrava un pulmino con le ali, ma che fece il suo dovere.
Giunti all’isola di Gran Roque (l’unica abitata) cercammo alloggio. Lo trovammo alla posada Rock Hard, nulla di speciale tranne il prezzo (qui è tutto carissimo, soprattutto l’acqua). In quei tre giorni visitammo alcune tra le più belle isole, tra cui Francisqui, Nordisqui e Cayo de Agua, facendoci portare in barca dai “pescatori”.
Tornati all’aeroporto di Caracas noleggiammo alla Budgets una orrenda Fiat Duna con climatizzatore, ci parve di guidare un camion tanto era il rumore e il rollio del volante.
Il giorno dopo salutammo definitivamente Macuto e partimmo alla volta di Chichiriviche (parco Morrocoy), facendo sosta a Valencia per il pranzo. A Chichiriviche andammo a colpo sicuro all’Hotel “La Garza” che ci consigliarono dall’Italia (finalmente una sistemazione decente). Da qui potemmo ammirare varie isolette, tra cui Cayo Sombrero, cayo pelon, cayo borracho, strapiene di famigliole venezuelane il cui unico sport sembra sia bere birra, la famosa Polar.
Visitammo anche la Cueva dell’Indios, una grotta che nasconde dei disegni scolpiti sulle rocce (antica testimonianza precolombiana) e poco distante la Cueva della Madonna, luogo sacro per i venezuelani. Inoltre vedemmo centinaia di fenicotteri ed i favolosi ibis rossi, vera chicca del parco morrocoy.
Una giornata venne dedicata a visitare la cittadina coloniale di Coro (ci sembrò di essere all’epoca di Zorro) e il suo famoso deserto. Purtroppo prolungammo la nostra permanenza a Chichiriviche di un paio di giorni per via di un attacco di dissenteria che colpì due di noi, questo cambiò i nostri programmi e rinunciammo allla visita del parco Henry Pitter.
Lunedì 18 agosto tornammo a Caracas, riconsegnammo l’auto e ci dividemmo perchè Stefano e Laura rientrarono in Italia, mentre noi prendemmo l’ennesimo aereo e ci trasferimmo a Merida nelle Ande, all’Hotel Belensate (molto carino).
Trovammo una guida che parlava italiano,Pedro,che con la sua jeep ci portò a visitare i dintorni tra cui la cittadina coloniale di Jaji, la Laguna Negra che non vedemmo perchè avvolta dalle nuvole e da una fitta nevicata (si avete capito bene), Mucuchies un bel paesino con una chiesetta bianca e azzurra ed infine una hacienda con relativa piantagione di caffè.
L’ultimo giorno lo passammo a visitare Merida e salimmo col Teleferico per vedere la vetta più alta del Venezuela, Pico Bolivar alto 5000 metri. Qui si possono ammirare dei piccoli laghetti e la stranissima vegetazione tra cui i famosi frailejon, riconoscibili per le foglie strette e vellutate. Venerdì 22 agosto il ritorno a Caracas e la coincidenza per l’Italia via Amsterdam.
Appunti post-viaggio: abbiamo tutti un bellissimo ricordo di questo paese dalle molte facce, perchè è una vacanza a 360 gradi si può andare dalle Ande, alla foresta, al mar dei caraibi, al deserto agli immensi fiumi.
Unico rammarico non aver visto i Llanos e il delta dell’Orinoco, sicuramente se dovessi tornarci passerei più giorni nella zona dei tepuy (Gran Sabana) che nonostante l’aumento del flusso turistico resta la più selvaggia e bella dal punto natural-paesaggistico.
Attenzione a come utilizzate la carta di credito, a me l’hanno clonata ed al ritorno in Italia ho trovato una sgradita sorpresa, fortunatamente poi conclusasi felicemente.