Il mio turismo responsabile in Tanzania

Pare che i momenti più felici di noi turisti si verifichino sempre, quando ci imbattiamo in una cosa, mentre eravamo alla ricerca di tutt’altra. (Laurence Block) Ho viaggiato in Africa diversi anni. Vi andai la prima volta nel 1957 e per i successivi quarant’anni approfittai di ogni occasione per tornarvi. Viaggiavo continuamente. Evitavo i...
Scritto da: Windymood
il mio turismo responsabile in tanzania
Partenza il: 20/12/2007
Ritorno il: 04/01/2008
Viaggiatori: in gruppo
Pare che i momenti più felici di noi turisti si verifichino sempre, quando ci imbattiamo in una cosa, mentre eravamo alla ricerca di tutt’altra.

(Laurence Block) Ho viaggiato in Africa diversi anni. Vi andai la prima volta nel 1957 e per i successivi quarant’anni approfittai di ogni occasione per tornarvi. Viaggiavo continuamente. Evitavo i percorsi ufficiali, i palazzi, i personaggi importanti e la grande politica. Preferivo chiedere occasionali passaggi, sui camion percorrere il deserto con i nomadi, farmi ospitare dai contadini della savana tropicale. La vita di questa gente è fatica continua, una tribolazione sopportata con incredibile serenità e resistenza.

Questo libro non parla quindi dell’Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L’Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. E’ un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. E’ solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l’Africa non esiste.

Da Ebano di Ryszard Kapuscinski Durante questo viaggio ho tenuto un diario, vorrei condividere con voi alcuni passaggi dello stesso, perché è bello scrivere nell’intimità, ma è ancor più bello ricordarlo insieme! Baci — Enrica Ore 1.00 am del 20/12/2007 – Milano Malpensa Con un po’… di ritardo inizia il nostro viaggio, anzi IL VIAGGIO!!!! Così desiderato, così sognato e con energia realizzato! Siamo dodici, un gruppo vario per età, storia e provenienza, ci siamo visti una sola volta prima di oggi, ma tutti abbiamo in comune un obiettivo essenziale per questo viaggio che già ci fa sentire meno estranei: conoscere una Tanzania diversa da quella dei soliti percorsi turistici, entrare in contatto vero ed intenso con una terra, una cultura, un popolo così diversi dai nostri mondi. Vogliamo guardare ed ascoltare questa Tanzania con curiosità, attenzione e rispetto. E’ per questo che abbiamo scelto di fare un viaggio di turismo responsabile con VIAGGI SOLIDALI di Torino (www.Viaggisolidali.It), una cooperativa Onlus che da anni lavora nel settore del turismo responsabile. Da quando saliamo sull’aereo il tempo inizia a prendere un ritmo e dimensione diversa; tutto si concentra sul presente, Roma non esiste più e quando la sera alle 18.00 mettiamo piede in Tanzania sembra lontano anni luce. All’atterraggio l’aeroporto Kilimangiaro ci attende con un tramonto a darci il benvenuto e siamo già tutti stregati dai colori, dagli spazi e da un’aria piena di profumi. Facciamo la conoscenza dei nostri autisti e accompagnatori locali, Charles e James, che si dimostreranno preziosi in ogni occasione e ottimi compagni di viaggio aiutandoci a comprendere la natura, i luoghi e l’orgoglio per la propria terra. Carichiamo le Jeep e via! Con il cuore in gola ci spostiamo a Karatu viaggiando per più di due ore accompagnati dalla luna africana. Dal giorno dopo è un susseguirsi di emozioni; gli occhi ed il cuore godono nel nuotare nella Natura più assoluta. Serengheti e Ngorongoro… Il verde, gli alberi, i fiori, gli uccelli, il cielo, le albe, i tramonti e poi un avvicendarsi di animali che neanche nei miei più rosei desideri avrei immaginato di vedere così…Veri. E’ bella la sensazione di sentirsi ospiti a casa loro, dei padroni accoglienti ma guardinghi. La maestosità di ciò che ci circonda ci spinge in modo spontaneo ad essere ospiti attenti, rispettosi, perché tutto esprime equilibrio e c’è quel timore reverenziale che ci obbliga a stare al nostro posto. Percepisco che la Natura è la padrona di questo mondo e questi spazi me lo hanno ricordato in modo esplicito. Abbiamo dormito nella savana, ne abbiamo ascoltato i suoni, abbiamo visto come cambia il cielo, come cambiano i colori con il passare delle ore del giorno, questi ricordi che abbiamo negli occhi, sono solo nostri.

Mentre l’Africa ci affascina e ci fa da sfondo iniziamo a conoscerci. Stiamo insieme ventiquattro ore al giorno e ciò ci permette un’immediata confidenza ed intimità per me così rassicurante da permettermi di mostrarmi apertamente come sono.

Tutto mi spinge verso un sentimento di libertà. Una totale, placida e voluta LIBERTA’. E’ il 24 dicembre, dopo un’ultima notte nella savana con un po’ di tristezza lasciamo i Parchi.

A questo punto è doveroso presentare un’importante compagna di viaggio: la strada. Rossa, brillante, coltivata, secca, fonte di vita, ricca di significato (ma anche …Non asfaltata…Comunque; ndr), una parte rilevante del nostro cammino! Karatu ci attende, nuovamente, per festeggiare il Natale con un regalo prezioso, la celebrazione della S.Messa in una chiesa della comunità locale. Il Signore non poteva rinascere meglio accolto: canti, ritmo, partecipazione, voglia di esserci che mi contagiano e fatto sentire questa nascita in modo nuovo.

Il giorno di Natale ci trasferiamo a Babati nella regione centrale, questo spostamento ci traghetta in una nuova dimensione di viaggio. Nei giorni seguenti ci avviciniamo di più alle persone per ascoltare le loro storie, le loro fatiche, i progetti che stanno portando avanti anche grazie alle varie organizzazioni non governative che operano sul territorio. A Babati le giornate sono molto intense, tra le tante iniziative del centro di turismo culturale di Mr Joas Kahembe, il programma ci offre, in una splendida posizione da cui si gode un fantastico panorama delle colline ai piedi del monte Kwaraa, l’incontro con un raccontatore di storie. Il giorno dopo visitiamo il “Babati Environment Conservation and Keeping Bees Group (BECK-BEGRO)”, un gruppo di 6 persone che stanno sviluppando un centro per l’apicoltura per lo sviluppo dell’ambiente e dell’imprenditorialità locale. L’accoglienza è stata totale, siamo stati a casa loro a mangiare dell’ottimo miele e abbiamo avuto la possibilità di partecipare alla loro crescita con un piccolo contributo per l’acquisto di una nuova arnia; mi fa piacere pensare che un po’ di noi è rimasto li.

A seguire abbiamo imparato cosa significa produrre energia con i biogas e a produrre i mattoni …Con la fatica delle braccia.

Dopo questi incontri le emozioni sono contrastanti; alla partenza avevo delle idee chiare su cosa significasse sviluppo, solidarietà, aiuto, globalizzazione ma, mentre i giorni passano i dubbi diventano sempre di più, non ho più voglia di capire non è più una priorità. Non c’è niente da capire, voglio osservare, lasciarmi trasportare in questo percorso attraverso ciò che ogni persona che ho incontrato mi ha comunicato. Preti, suore, attivisti, volontari, locali, uomini e donne incontrati per strada tutti coloro che ho incrociato mi hanno donato un’idea nuova su cui riflettere.

Nel pomeriggio abbiamo la fortuna di essere inviati a casa di Mr.Kahembe per la festa di laurea dei suoi figli…Una vera festa locale e come al solito l’ospitalità è avvolgente. Ci divertiamo a partecipare, a mangiare, a fare gli auguri ai festeggiati e ad osservare le loro tradizioni e modi di essere. La notte a Babati ci sorprende con una necessaria pioggia ristoratrice, esco ad osservare; tutto in Africa sembra avere maggiore significato anche l’odore della piaggia ed il suono dell’acqua! Tra noi oramai si sono creati degli equilibri più o meno stabili, comunque ci divertiamo, giochiamo, scherziamo, ci parliamo confidandoci i nostri pensieri. Ringrazio ognuno di voi perché il viaggio è stato così bello anche grazie alla vostra presenza, ognuno a suo modo, nessuno escluso! Il 27 ci aspetta tanta strada…E che strada (300 Km in 6 ore di viaggio!!! Però che tramonto…) quindi di buon mattino ci dirigiamo verso Dodoma fermandoci a visitare le pitture rupestri di Kolo.

Il pensiero di Dodoma mi riporta ad una sensazione di casa, di famigliarità, l’accoglienza avuta nella Guest House del CMSR che ci ha ospitato, mi ha fatto sentire totalmente a mio agio. Il 28 mattina ci trasferiamo alla sede del CMSR per un incontro con Paul (ingegnere) e Josephine (sociologa). Dalle loro parole ascoltiamo le varie problematiche tecniche e sociali legate alla creazione di pozzi per l’acqua e la loro gestione tramite dei comitati locali per la cura e la regolamentazione degli stessi. Josephine, in modo più specifico, invece si occupa della strutturazione di una politica per la prevenzione dell’AIDS e la creazione di centri sportivi e culturali volti a creare degli ambienti in cui i giovani possano trovarsi a proprio agio per confrontarsi sulla problematica nonché una valida alternativa alla strada. Dopo averne parlato li siamo andati a vedere; l’acqua un bene così prezioso per la sopravvivenza, è buffo che solo dopo che qualcuno mi spieghi cosa significhi non darlo per scontato me ne renda conto e dopo questa visita durante il percorso mi accorga di quanta fatica faccia questa gente per procurarsela e di quanto un pozzo possa cambiare le loro abitudini.

Dopo aver visto il funzionamento dei pozzi veniamo inviatati ad assistere ad uno spettacolo di musica e balli. I colori, la musica, gli strumenti, le loro movenze, i loro volti mi rapiscono in un tripudio di gioia e ospitalità.

Nel pomeriggio incontriamo nuovamente Josephine per andare al Mambo Poa!, un centro che si occupa di sviluppare un programma di prevenzione e controllo dell’AIDS. Il centro ha due grandi obiettivi, quello di sviluppare nei giovani un’educazione ad una sana vita sessuale e creare un ambiente per i giovani dove trovare un luogo per il tempo libero e dei servizi medici e d’informazione. Ad oggi molte iniziative sono state portate a termine: il lancio di una rivista per i giovani, programmi alla radio, rappresentazioni teatrali e balli (ai quali anche noi abbiamo assistito), una palestra e tanto altro ancora. Josephine era veramente molto partecipe ed attenta a farci capire quanto questo lavoro fosse importante per investire sulla coscienza e conoscenza delle persone rispetto al virus e alla malattia. Per concludere la serata ci godiamo il tramonto su una collina vicino Dodoma e stremati torniamo a casa dove ad attenderci c’è AnnaMaria che ci coccola (ottima cuoca) con la sua discreta ed attenta presenza nonché degli amici che ci sono venuti a fare visita. Lo so, già vi sento… se continuo così sembra che tutto sia stato romantico e sentimentale!! Non è così! Ciò che abbiamo condiviso sono state emozioni a tinte forti che ancora oggi mi bruciano, abbiamo visto malattie, disagio, fatica, la mancanza di ciò che per noi è scontato, ascoltato parole di esperienze tragiche ma sempre per esprimere concetti molto concreti; quando i bisogni sono primari non si ha tanto tempo per pensare, bisogna agire. Si può essere d’accordo o meno con i metodi, le scelte, le priorità portate avanti da chi lavora per portare sviluppo, aiuto, ma di fronte a chi ha agito non ci possono essere critiche! Siamo arrivati al 29, i giorni passano veloci, ma la percezione del tempo è densa e la stanchezza fisica ed emotiva comincia farsi sentire. Niente paura, si parte per Dar ciò significa che il mare si avvicina e siamo tutti pronti ad iniziare un’altra avventura, la III dimensione del viaggio: l’isola delle spezie.

E’ il 30 arriviamo a Dar a ora di pranzo. Già dopo Morogoro ci rendiamo conto che il paesaggio cambia, si vedono più macchine, c’è traffico, molte persone ai bordi delle strade si muovono con ogni mezzo. Le case non hanno più i tetti di erba, si inizia a respirare l’aria di città. Un po’ mi dispiace, ma il viaggio è una scoperta e lascio che scivoli via con spontaneità.

A Dar ci fermiamo per fare qualche acquisto…La mia fantastica giraffa tinga tinga è già davanti a me e quando la guardo nei suoi occhioni sono un po’ più felice.

Passiamo una piacevole serata alla Guest House del CEFA e ci prepariamo per ZANZIBAR.

31 Gennaio prendiamo il traghetto e ci godiamo la traversata inviando un ultimo saluto al continente. Durante il tragitto Charles mi ha emozionato, quasi parlando con se stesso ha guardato la distesa del mare all’orizzonte e ha sussurrato “Il Serengheti!!!”. Ha proprio ragione! Ore 12.00 circa arriviamo a Stone Town, un altro mondo, tanti turisti, un caldo ancora mai sentito, ho la sensazione di essere in un altro paese. Visitiamo la città che rispecchia la sua turbolenta storia fatta di invasioni e conquiste che hanno lasciato il segno nella sua architettura e nei visi della sua popolazione. E’ divertente aggirarsi tra i vicoli, ammirare le famose porte intarsiate, e rilassarsi in vari modi, c’è chi scrive le cartoline, chi cerca dei libri, chi contratta per delle spezie o delle sete e chi si concede un bagno fuori programma insieme ai ragazzi del posto…Entrambi sembrano apprezzare! Non scordiamoci che è il 31, è tempo di un anno nuovo! C’è chi è incavolato, chi malinconico, chi pensa che sia un giorno come un altro, chi vuole ballare, chi crede di aver perso i documenti, ma non è vero (!!!!). Tutti comunque credo abbiamo avuto il nostro momento intimo per salutare il nuovo anno; ci siamo concessi una bella cena in un bel ristorante ed una piacevole serata (anche facendo amicizie a suon di regge!).

Il primo dell’anno ci dirigiamo verso Nungwi sulla costa nord a mio avviso troppo frequentata da turisti ma indubbiamente splendida.

Tutto il nostro entusiasmo però è messo un po’ a dura prova dagli effetti che questa grande massa di turismo arrivato in breve tempo ha portato. Plastica ovunque e visione distorta (ma forse neanche tanto) del turista, Simone (cooperante dell’ACCRA) ci spiegherà le conseguenze e le azioni che la sua organizzazione sta sviluppando per creare opportunità e consapevolezza per gestire comunque quest’opportunità per il luogo…Ok…Ok… non mi dilungherò in dissertazioni sugli effetti del turismo di massa e non mi dilungherò nemmeno più in descrizioni di mari cristallini, fantastici tramonti, di gite in barca per ammirare colorati pesciolini e pescioloni, di bianche spiagge perché anche le parole più ricercate non renderebbero merito alla realtà; devo però confidarvi che pur essendo stati gli ultimi giorni splendidi, la nostalgia per la Tanzania già è cominciata da li…E aimè è ancora viva! Troppe cose non ho riportato, ma è così difficile sintetizzare fatti, luoghi e sensazioni di un viaggio così ricco. Forse una per tutte che credo che ci abbia toccato è l’orfanotrofio a Kondoa. Un pensiero va a tutti i bimbi che oggi, ieri e domani passeranno di là e alle suore che li accudiscono.

Giro Giro tondo casca il mondo casca la terra…Tutti giù per terra!!



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