Il Mio Sudafrica 2

Il mio viaggio in Sudafrica si è svolto un po’ di tempo fa, nell’estate del 2006, ma in considerazione degli imminenti mondiali di calcio del 2010 che proprio lì si svolgeranno, penso che il mio racconto possa essere ancora utile e attuale. Innanzitutto bisogna considerare un viaggio in Sudafrica come un tuffo a capofitto nelle emozioni e...
Scritto da: guidapercaso
il mio sudafrica 2
Partenza il: 16/08/2006
Ritorno il: 28/08/2006
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
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Il mio viaggio in Sudafrica si è svolto un po’ di tempo fa, nell’estate del 2006, ma in considerazione degli imminenti mondiali di calcio del 2010 che proprio lì si svolgeranno, penso che il mio racconto possa essere ancora utile e attuale.

Innanzitutto bisogna considerare un viaggio in Sudafrica come un tuffo a capofitto nelle emozioni e nelle contraddizioni piu’ forti: luoghi completamente selvaggi, città moderne, quartieri fatiscenti, ville di lusso, bianchi ricchi, neri poveri, animali in libertà, cibo multietnico … ora cercherò di spiegare perché.

La prima tappa è Durban, dove incontriamo il resto del nostro gruppo di amici. Soggiorniamo presso “Essenwood House” (www.Essenwoodhouse.Co.Za, circa 90 € a camera) , un bellissimo B&B in stile vittoriano sulla collina con splendida vista sulla città e sul mare. Abbiamo scelto di trascorrere tutte le notti del soggiorno in splendidi B&B Sudafricani, ville private gestite dai proprietari, dove a costi più che abbordabili, si ha la possibilità di soggiornare in ambienti che nulla hanno da invidiare agli anonimi hotel a 4 o 5 stelle. La nostra scelta si è rivelata azzeccatissima, ci siamo trovati sempre molto bene, ospitati da simpatiche persone, che ci hanno fatto anche entrare un po’ nella vita e nelle abitudini dei bianchi sudafricani. Un’altra cosa da chiarire subito è che ci sono due Sudafrica, quello dei bianchi e quello dei neri: nonostante l’apartheid sia stata bandita legalmente, di fatto la gente bianca e nera non è integrata. I bianchi vivono generalmente una vita di lusso , o comunque benestante, relativamente con pochi mezzi, rispetto all’Europa. Considerate che abbiamo parlato con un italiano che viveva a Johannesburg, in villa con piscina…Ecc., che aveva intenzione di tornare in Italia , per problemi di sicurezza. Qui in Italia, avrebbe potuto permettersi , pur vendendo tutti i suoi beni in Sudafrica, una modesta villetta in Calabria, non certo in una grande città come Roma o Milano! I neri, al contrario, spesso sono ancora confinati di fatto nelle bidonville, squallidi quartieri periferici, con ammassi di baracche dai tetti di lamiera, pali della luce, se ci sono, traballanti, condizioni igieniche precarie. Anche le scuole sono divise. Il potere sta passando nelle mani dei neri, l’economia resta ancora saldamente in mano ai bianchi. Da qui nascono tensioni, che spesso sfociano in aggressioni criminali contro i residenti bianchi. Ed ecco che alcuni, finito il periodo di vacche grasse, stanno pensando di rientrare, oppure che molti residenti , come John, il simpatico proprietario di Essenwood House, cinge la sua villa di filo spinato elettrificato antiintrusione. Ma dentro i quartieri bianchi e dentro le loro case i problemi sembrano non esistere, e la vita si svolge tra gli agi e wellness di stampo decisamente americano. John si è rivelato infatti un ospite piacevolissimo, anche nella cura della semplice cena che ci ha allestito su una tavola apparecchiata con stoviglie Sheffield e Portmeirion, serviti da una tradizionale “mami” nera, senza un dente, ma con la sua divisa nera , pettorina e cuffietta bianche, bordate di pizzo, molto stupita dal fatto che chiedessimo pane per la cena , e per di più senza burro, o limone per il tè della mattina! Il vino rosso locale offerto da John ha scaldato la compagnia, così come l’ottimo brandy sorseggiato in salotto , in compagnia di due simpatici cagnolini che controllavano la situazione. Un giro veloce sul lungomare di Durban, ci offre nuovi contrasti: scorci che richiamano alla mente Miami, e subito dopo i variopinti “Horse Men”, i locali uomini risciò, naturalmente neri. Poi in viaggio verso le nuove tappe: Ballito, la “costa dei delfini”, dove si deve sostare sul lungomare, muniti di binocoli e cogliere tra le belle onde dell’oceano i guizzi dei simpatici animali. Poi ci addentriamo nello Zululand, attraversando distese sterminate di canna da zucchero. Qui i villaggi sono dei piccoli agglomerati di tukul tondi con tetto di paglia. I villaggi sono poveri ma non miseri, e così le persone che incontriamo lungo la strada.

Facciamo una sosta per il pranzo nella piccola “cittadina” di Eshowe. E qui devo inserire una breve digressione sul concetto di cittadina: un grande incrocio, con agglomerati di case lungo i quattro assi, benzinaio e centro commerciale, stop Eshowe è una città di neri, mangiamo in un pulitissimo fast food, Max’s Pizza: hamburger, hot dog, patatine, pollo fritto, con servizio espresso, offerto da ragazzi muniti di guanti di lattice e cuffiette bianche (ben 17 euro in 8!). Mentre mangiamo ci guardiamo intorno e ci scopriamo diversi: siamo gli unici bianchi a perdita d’occhio. Anche gli altri ci guardano curiosi, ma benevoli. In serata raggiungiamo la nostra nuova casa “African Ambiancce” , nella città di Santa Lucia ( http://www.Africanambience.Com , circa 70 euro a camera) . Anche questa è una bellissima casa, in stile etnico, in cui è possibile cenare insieme ai proprietari e agli altri ospiti partecipando ad un simpatico barbecue. Le camere sono ottimamente fornite di accessori, con splendidi tetti di paglia altissimi. Anche qui il proprietario è un John, un uomo molto simpatico , con un modo di fare molto “what’s American”. Anche St.Lucia, per noi occidentali, è difficile da definire città, tanto che la sera, per andare a cena fuori, abbiamo dovuto usare le torce , per evitare di andare a sbattere contro qualche ippopotamo, che qui spesso si aggirano indisturbati. Ci troviamo infatti all’interno del iSimangaliso Wetland Park, nei pressi dell’estuario di un fiume , dove vivono coccodrilli e ippopotami facilmente visibili parcheggiando la macchina sul lungofiume o presso la bellissima spiaggia oceanica. Il parco, nonostante l’enigmatico cartello posto all’ingresso che avvisa di non andare in luoghi dove “ potremmo essere uccisi”, può essere tranquillamente visitato in auto. Ci sono animali selvaggi, cerbiatti, scimmie. Una tappa da non perdere è la ventosa spiaggia di Cape Vidal, da dove è facile scorgere balene e delfini. Poi molto suggestiva è Mission Rock, un bellissimo punto panoramico, sopra una altura, dove da un lato si ha l’oceano e dall’altro la laguna: tutto a perdita d’occhio . St. Lucia è anche il punto di partenza (all’alba!) per la visita ai bellissimi parchi di Hluhluwe/iMfolozi . Noi ci affidiamo all’ottimo servizio di una agenzia posta sulla strada principale di St. Lucia, che ci ha fatto trascorrere una delle più emozionanti giornate del nostro viaggio. Alle 5 del mattino, un ranger, Brian, ci viene a prendere in Jeep direttamente a casa, e in poco meno di una gelida ora, nonostante le coperte e i teloni , raggiungiamo l’ingresso del parco. Qui guidati dalla sapiente guida del ranger, vediamo degli animali stupendi a distanza ravvicinatissima. Sorpresi da una corsa sfrenata di Brian, in contatto con suoi colleghi, raggiungiamo una piccola stradina, dove fermata la jeep, ci accorgiamo che a 2-3 metri da noi, su un altura, si erge la criniera di un bellissimo leone. … Sembra di essere sul set del Re Leone, ma stavolta con animali veri! Le parole non possono descrivere le emozioni provate nell’aspettare i movimenti del leone, scendere dalla sua posizione,raggiungere la sua femmina, o girarsi per un istante e scoprire che altre due leonesse stanno attraversando la strada. Ogni sforzo è vano, ma vi assicuro che sono emozioni che stringono anche chi è distaccato rispetto al mondo degli animali. E così , convinta dell’inutilità dello sforzo, non mi dilungherò molto nel parlare della danza delle giraffe, della marcatura del territorio del rinoceronte, dell’accerchiamento subito dalla nostra jeep da parte di un branco di elefanti… L’escursione ha previsto anche la colazione e successivamente il pranzo in campi attrezzati per simpatici pic nic en-plain.Air. Il parco è molto bello anche dal punto di vista naturalistico, presentando una natura molto varia: pianure colline, aree boscose…Meritava sicuramente almeno una visita! La successiva tappa, faticosamente raggiunta attraversando ben 650 Km del territorio Sudafricano, è alle porte del Kruger, presso lo splendida Guest House “Buckler’s Africa”.( http://www.Bucklersafrica.Co.Za circa 70 € a camera), un posto meraviglioso con vista sul Crocodile River e sul Kruger. Che dire di svegliarsi la mattina, affacciarsi e vedere sotto di te i bufali che si abbeverano al fiume? Utilizziamo questa bellissima casa come base per i primi due giorni di visita alla zona meridionale del parco Kruger, mentre i successivi giorni soggiorneremo nei campi all’interno del Kruger , prima al Satara Camp e poi al Letaba Camp . Il Kruger è una realtà magnifica, dove all’emozione di catturare immagini degli animali più svariati, si può unire il senso di libertà di poter girovagare liberamente tra i sentieri del parco, ottimamente segnalati. Liberamente fino ad un certo punto, però, perché bisogna rispettare delle regole precise: limiti di velocità, non si può assolutamente scendere dalle vetture, obbligo di rientro nei campi entro le sei del pomeriggio. Da quell’ora in poi, è l’uomo che è in gabbia, dentro il campo recintato, mentre gli animali, tra cui i predatori notturni, possono vagare indisturbati in cerca di cibo. In serata è possibile uscire solo se aggregati ad un safari (serale o notturno) con ranger. I campi sono dei piccoli villaggi, in genere abbastanza spartani, dove si alloggia in bungalow ed è possibile mangiare presso dei ristoranti. La cosa peggiore che ti può succedere dormendo in un campo è di non riuscire a dormire fino all’alba: sapendo che aprendo la porta , puoi vedere, oltre la rete, giraffe, gazzelle, albeggi meravigliosi, l’adrenalina entra subito in circolo e non vedi l’ora di affacciarti e respirare aria di libertà selvaggia.

Gli avvistamenti nel parco sono meravigliosi, bisogna solo andare piano e imparare ad osservare tra le fronde o i rami secchi, imparare a scorgere l’ombra di un movimento, ed è bellissimo abituarsi a convivere con quel senso di attesa che può improvvisamente trasformarsi nella visione di un leone in accoppiamento o di un branco di gazzelle veloci. Vivamente consigliato è il safari serale, che permette di vedere oltre a bei tramonti, gli animali che la sera vanno ad abbeverarsi. A noi , in particolare, dopo il tramonto, quando era già scuro, è fortunatamente capitato un branco di 6 tra leone, leoncini e leonesse, oltre che 4 o 5 iene, che stavano contendendosi la carogna di un povero animale, che le leggi della natura avevano fatto soccombere. Una emozione di odori, suoni, immagini …, e perché no, paura indescrivibile! …

Lasciamo il Parco Kruger e la successiva tappa è la cittadina di Sabie, in mezzo a boschi di conifere . Il nostro alloggio, “Villa Ticino” ( http://www.Villaticino.Co.Za ) , è una residenza eclettica, che rispecchia la personalità e i gusti dei proprietari. Camere spaziosissime e ben accessoriate, colazione deliziosa a base di toast e dolci fatti in casa. A Sabie, una gradevole cittadina, con molti negozi di souvenir, si mangia trota freschissima, cucinata in tutti i modi possibili, e Pancake, dolci o salati e variamente farciti. Facciamo base qui per visitare, seguendo il precisissimo piano di viaggio fornitoci da Felix, il proprietario di Villa Ticino, alcuni punti paesaggistici spettacolari: GodWindows, The Potholes (meraviglioso) , cascate, Blyde River Canyon (fantastico).

Questa purtroppo è l’ultima tappa del nostro viaggio. Da qui raggiungiamo Johannesburgh, dove ci attende l’aereo per l’Italia. Sono trascorsi solo 12 giorni dal nostro arrivo, ma ci sembra di avere visitato un altro mondo, in cui la natura e i silenzi vincono sullo stress e sulla fretta. Non è un paradiso terrestre, il popolo sudafricano dovrà ancora combattere molto per superare i mostri del passato. Forse ci vorranno ancora generazioni, e molta buona volontà, sempre che le mani delle multinazionali non intervengano a bloccare questo lento processo di civilizzazione. Per capire il Sudafrica, consiglio vivamente queste letture, anche se alcune sono dei veri e propri cazzotti nello stomaco: Nadine Gordimer, La figlia di Burger Nadine Gordimer, Nessuno al mio fianco J.M. Coetzee, Vergogna Doris Lessing, Martha Quest Doris Lessing, Racconti Africani Come guida, sempre ottima la Lonely Planet Da vedere, lo splendido film IN MY COUNTRY , di John Boorman (lo passano su sky) Per altre informazioni , o scambio di opinioni , sono qui: cekc@libero.It



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