Il mio primo viaggio
Finalmente siamo arrivati! La casa è bellissima! C’è il prato e davanti c’è la casa dove vive la vicina quando sta a Scurcola, di lato a destra c’è la casa di una vecchietta con le galline e a sinistra quella di D. E R. Che sono due bambini. Il padre si chiama C. E parlano stranissimo! Mamma ha detto che non devo dire che parlano burino, ma devo dire che hanno l’accento abruzzese. A me mi pareva burino, lei dice di no! Io dormo su un divano letto nella camera da pranzo. Sto davanti al caminetto. Mamma, papà e mio fratello stanno in camera da letto. Mi piace dormire da solo. Ogni tanto Ringo si mette a dormire sui miei piedi, ma quando mia madre lo becca lo manda via perché non vuole che dormiamo insieme.
Siccome mio fratello è piccolo e non capisce niente, lui sta sempre a letto e dorme sempre. C’ha due anni ma pare un bambino di due mesi. Io non dormivo sempre a due anni, me lo ricordo. E infatti io esco con papà.
La mattina portiamo Ringo a fare i bisogni in una strada di campagna piena di fossi davanti alla casa; poi andiamo a comprare il latte, no in latteria, ma da una signora che c’ha le mucche. Lei prende il latte da un pentolone e lo mette in una bottiglia di vetro e lo dà a papà. Poi, a casa, mamma lo scalda e ce lo dà. Mentre la signora riempie la bottiglia con l’imbuto e chiacchiera con mio padre, io gioco coi micetti che stanno lì. La signora c’ha un sacco di mici cuccioli: io ho chiesto a mio padre se ce ne prendiamo uno, ma lui dice di no e poi c’abbiamo il cane già. A me mi fa schifo la crema che si forma sopra al latte, ma mamma dice che è genuino il latte appena munto e mi fa bene, quindi me lo devo bere tutto. Mio fratello piange sempre quando deve bere il latte con la pannetta sopra, allora io esco e vado a giocare col cane.
Gioco pure con D. E R., o con la palla o con le macchienette. Ogni tanto do da mangiare alle galline con mio fratello, ma siccome lui è piccolo e non sa fare niente, una volta l’hanno mozzicato al dito e quindi ha pianto per un sacco di tempo. Mio fratello o piange o dorme, raramente è normale.
Sulla strada dove andiamo a far fare i bisogni a Ringo ci passano dei signori coi cavalli, io ho pure visto il fabbro che mette i ferri di cavallo sotto agli zoccoli. Li attacca coi chiodi, ma non gli fa male? Mi piacerebbe andare sul cavallo, ma io non ce l’ho! A sinistra della strada ci sono i campi di grano, solo che il grano non c’è più perché i contadini l’hanno tagliato prima che siamo arrivati noi. E sono un bel po’ i contadini, ci sono le contadine col grembiule e il fazzolettone sulla testa che zappano e i mariti dànno fuoco alle stoppie che sono le parti basse delle spighe, me lo ha detto papà; infatti ci stanno tanti fuochi. A me mi piacerebbe comprarmi una casa a Scurcola col giardino e l’orto con le galline, così ci pianto le verdure e mi bevo l’ovetto fresco. Ogni tanto mamma ce lo dà l’ovetto delle galline di Scurcola: gli fa un buco sotto e uno sopra e ce lo fa bere così. Dice che a Roma le uova non sono fresche come quelle di Scurcola, perciò non me lo dà l’ovetto crudo. A Scurcola non ci sono tanti negozi. Dove stiamo noi non ci stanno proprio, dobbiamo arrivare al centro del paese per fare la spesa. Con mamma prendiamo la macchina e arriviamo davanti al giardinetto, lì parcheggiamo e andiamo a piedi. Compriamo il pane dal fornaio che sta in un negozio piccolo piccolo. Poi compriamo la pizza dal pizzettaro. Io mi prendo quella con le patate e mio fratello quella bianca. La mangiamo seduti sulle panchine davanti al Comune. Le panchine sono belle, c’hanno tutti mosaici sopra. Poi ci sono altri due negozi: c’è l’emporio che vende tutto quello che non si mangia e poi il barbiere che vende pure il giornale e i giocattoli. Poi c’è la chiesa. Ce ne sono due una vicino all’altra: quella grande c’ha le scale e quella piccola è sempre chiusa. Pure vicino casa nostra c’è una chiesa e c’hanno fatto pure il mercatino davanti con le bancarelle e c’è passata la processione.
Prima di arrivare al paese c’è la stazione dei treni e ogni tanto ci andiamo. È piccoletta e non c’è mai nessuno. A me mi piace vedere i treni che passano, ma là non passano mai, allora ci mettiamo a raccogliere le more che stanno lungo la strada. Mi piace un sacco raccogliere le more, anche se qualche volta mi pùncico con le spine. Mio fratello che è piccolo e non sa fare niente non le raccolgie sennò si distrugge le mani: è troppo imbranato! Dopo che abbiamo fatto la spesa torniamo a casa, e io gioco mentre mamma cucina. Il pomeriggio facciamo sempre la pennichella, ma siccome io non c’ho sonno, chiamo Ringo e ci gioco o sennò apro la credenza e mi rubo le chicche di zucchero che ha comprato mamma.
Facciamo pure un sacco di gite. Andiamo nei paesi vicino. Siamo stati a Avezzano che non è tanto bella però è più grande di Scurcola. Lì abbiamo mangiato in un ristorante e poi mamma ha comprato una coperta di lana rossa e nera e verde che dice che me la mette sul lettino mio a casa. Poi siamo andati a Ovindoli che è belliiiiiissima! Ci sono le montagne altiiiiissime! Papà dice che d’inverno ci sciano. Devono essere proprio belle con la neve. Mo’ però è Agosto e la neve non ci sta. A Tagliacozzo c’è un parco giochi molto bello e abbiamo giocato coi bambini che stavano lì. Poi abbiamo visitato Isola Liri che non sta in Abruzzo, ma nel Lazio, come Roma, però è lontana da Roma. Là c’è una cascata molto bella. Io non le avevo mai viste le cascate. Però siccome mio fratello è piccolo e non sa fare niente e dorme sempre, io e papà lo lasciamo a casa con mamma e noi ce ne andiamo per i cavoli nostri. Prendiamo la macchina sua che si chiama Bidone, facciamo salire Ringo e partiamo. Ringo si mette dietro e io vicino a papà. Siccome Ringo è un cane intelligentissimo, vuole vedere la strada, e allora si mette con la testa sopra di me e guarda avanti. Solo che fa un po’ schifo perché mi sbava sulle gambe. Papà dice che c’ha caldo perciò suda con la lingua. Però Ringo fa schifo pure perché fa le perette in macchina. Prima fa la puzza poi mette la testa fuori dal finestrino, e io e mio padre ci respiriamo l’aria cattiva. Allora papà gli dice le parolacce e lui si offende e si sdraia dietro per un po’. Poi quando gli passa si rimette con la testa sopra di me e mi risbava sulle gambe. Un giorno mio padre me le ha dette pure a me le parolacce, però io non l’avevo fatto a posta. Siamo andati al Gran Sasso che è la montagna più grande dell’Abruzzo. Quando siamo arrivati, abbiamo fatto una passeggiata su una collina grandiiiissima. A me mi si era slacciata una scarpa. Allora l’ho detto a mio padre così me l’allacciava. Là c’erano tantissime pietre scure e molto grandi. Io c’ho messo il piede sopra per farmi legare il laccetto, ma il piede è affondato nel sasso. Infatti quello non era un sasso, ma era una cacca gigantesca di qualche mucca enorme. Quando mio padre m’ha visto col piede tutto infilato nella cacca gigante m’ha detto un po’ di parolacce e m’ha detto che ero tonto che non distinguevo una roccia da una cacca. Ma quelle sembravano davvero rocce. Scusa, ma come fa una mucca a fare una cacca così grande, che s’è magnata? Una mattina andiamo a vedere il Monte Amaro. È una montagna grande, tipo il monte che sta sopra a Scurcola e che si vede dalla finestra della camera dove dormo io. A mio padre gli piace la musica dei film western e la mette sempre nell’autoradio quando andiamo in macchina. La strada del Monte Amaro è strettissima, tutta curve e bruttissima. A sinistra c’è la montagna e a destra uno scapicollo profondiiiissimo e non c’è nemmeno il muretto. Se tipo ti allarghi un po’ caschi di sotto. Io c’ho paura. Lungo la strada ci stanno un po’ di croci sulla destra, papà dice che sono per quelli che sono cascati di sotto e sono morti. Io c’ho ancóra più paura e non vedo l’ora che sta strada finisce; e poi la musica mi fa impressione. Intorno ci sono tutte rocce e burroni, pare proprio uno dei film western della musica che sentiamo.
Un’altra mattina ce ne andiamo in un altro posto che non so come si chiama. Siamo sempre io, mio padre e Ringo. Mentre andiamo sulle stade di montagna, papà si ferma e scendiamo. Prende il binocolo e guarda in cielo, poi me lo dà a me mi dice di guardare quegli uccelli là su: quelle sono aquile. Che belle le aquile! Io le avevo viste allo zoo, ma stavano sedute nella gabbia, invece qui volano proprio. Mamma mia che belle! Poi andiamo ancóra avanti e sulla strada c’è una roccia che spunta e sopra altri uccelli. Siamo molto in alto. Io chiedo se sono aquile pure quelle, ma mio padre mi dice che sono corvi. Infatti sembrano più piccoli. Però sò belli pure i corvi! Quando arriviamo al paesetto, papà si ferma davanti a un tabaccaio per prendere le sigarette e io resto in macchina con Ringo. Dopo un po’ arriva un signore che mi chiede «Dove sta tuo padre?», è andato in tabaccheria gli dico io. Lui va e poi torna. «Non l’ho trovato.», poi entra in macchina e si mette a toccare il freno a mano e il volante. A me mi piglia un colpo: e mo’ che vuole questo? Mica partirà con la macchina con me sopra! Mi giro verso Ringo e gli dico di cacciare via il signore, magari di dargli un mozzico, glielo dico piano così quello non mi sente, ma Ringo nemmeno abbaia, non gliene frega niente che questo ci sta per rapire! Io mi metto a piangere e lui mi dice una cosa in abruzzese che io non lo capisco. Poi arriva mio padre, parla col signore, entra lui in macchina e partiamo. Dice che quello voleva spostare il Bidone perché gli si era parcheggiato davanti e doveva uscire. Mio padre era andato in bagno e non si erano incontrati. Non lo poteva dire? Poi mi dà un po’ d’acqua per farmi calmare e quando mi calmo gli dico che c’ha un cane scemo che manco abbaia! C., il papà di D. E R., pure lui ci mette sempre la macchina davanti alla nostra e noi, quando dobbiamo uscire lo dobbiamo sempre chiamare però non siamo mai entrati dentro a spostarla noi. Mamma mia che spavento! A Scurcola quando piove è strano perché se ne va via la luce. Mamma dice che è normale perché è un paese piccolo e i fili si rompono con la pioggia. La sera quando è tutto buio accendiamo le candele o una luce al neon con le batterie. Tutto è silenzioso perché il frigorifero non fa rumore, perché il TV è spento. Ceniamo presto e poi andiamo tutti nel lettone. Mio fratello si addormenta sùbito, noi chiacchieriamo un po’ e poi anche io vado a dormire. La mattina c’è il gallo che canta. Qui non si sentono le macchine che passano e i rumori sono pochissimi. Si sentono D. E R. Che parlano coi genitori o giocano, la vecchietta che chiacchiera e le galline che fanno coccodè. Poi basta. La sera ci stanno pure i grilli che cantano e si sentono i cani e i cavalli. Quando piove la sera la casa è buia, e silenziosa. C’è solo la candela sul tavolo e si sente la pioggia che casca sul tetto. Mi piace guardare la pioggia e mi piace pure l’odore di terra bagnata. Pure l’odore delle galline è buono, e è buonissimo quello dei caminetti con la legna che brucia.
L’acqua c’è un giorno sì e due no. Quando c’è, mia madre fa il bucato alla fontana fuori dalla casa. Qui non ci sta la lavatrice e i panni tocca lavarli a mano. Mia madre usa la saponetta grande di Marsiglia e strofina i panni su una specie di tavola con le righe. Anche io mi diverto a lavare i panni con la saponetta e a strofinarla sulla tavola. Siccome non c’arrivo bene alla fontana, mi metto in piedi su uno sgabello di legno che sta in cucina. Mia madre dice che quando lei era piccola tutti lavavano i panni così perché non c’erano le lavatrici e i detersivi in polvere. Mi piace l’odore della saponetta grande di Marsiglia, sa di acqua pulita.
La cosa brutta è che quando non c’è l’acqua non possiamo giocare troppo in giardino sennò ci sporchiamo e non ci possiamo lavare bene. Siccome la casa dove stiamo noi è mezza costruita e mezza no, da una parte del giardino ci sono gli attrezzi degli operai e c’è un mucchio di terra che serve per i lavori. Io faccio finta che quel mucchio di terra è il Gran Sasso e ci scavo le gallerie dove ci faccio passare le macchinette. Infatti sotto al gran Sasso c’è una galleria lunghiiiissima che ci sono andato con mamma in macchina. Non finisce più e prima che esci dall’altra parte passa un sacco di tempo. Quando entri devi accendere le luci della macchina, sennò ti fanno la multa.
L’altro giorno ho fatto il rapinatore! Mamma lavava i panni e io e mio fratello stavamo dentro casa. Poi mamma c’ha chiamati e noi siamo usciti da lei. Mia madre mi ha detto «Mi prendi le mollette in bagno così stendiamo i panni?». Io sono andato verso la porta, ma la porta non si apriva. Siccome mio fratello è piccolo e non capisce niente quando è uscito ha chiuso la porta ma la chiave stava dentro. E mo’? Mia madre ci ha detto che siamo un po’ scemi tutti e due e poi mi ha fatto la scaletta con le mani, mi sono arrampicato sulla finestra del bagno che sta bassa, sono entrato e ho aperto la porta di casa da dentro! E’ bellissimo entrare dalle finestre! Ormai è quasi un mese intero che stiamo a Scurcola e mia madre è un po’ preoccupata perché da quando passo tanto tempo con D. E R. Parlo come loro. Lei vuole che parlo Italiano e già quando dico qualche cosa in Romanesco mi rompe le scatole e dice che devo parlare “bene”. Se dico «Dormì, magnà» lei mi dice sempre «RE! DormiRE, mangiaRE!», mo’ che parlo un po’ abruzzese proprio non gli sta bene! A me mi piace tanto l’accento abruzzese, è simpatico! Mamma e papà hanno messo le valigie sul lettone e c’infilano dentro tutti i vestiti. Pure le macchinette e i pupazzetti sono finiti nella borsa dei giocattoli. Papà smonta il lettino di mio fratello e chiude le finestre.
Le vacanze sono finite. Rimettiamo tutti i bagagli in macchina perché dobbiamo tornare a Roma. Come al solito mia madre va pianissimo e mio padre ce lo perdiamo in autostrada. Poi vediamo che aspetta fermo di lato e lo sorpassiamo. Poi lui ci sorpassa di nuovo e fa le corna a mamma dal finestrino e lei gli dice che è scemo! Sia mamma che papà se ne vanno a lavoro, io invece quest’anno comincio ad andare all’asilo. A me non mi va per niente. Mi piacerebbe ritornare a Scurcola o andare da qualche altra parte. Glielo dico pure a mia madre che l’asilo non è obbligatorio, ma lei non è d’accordo e mi ci manda lo stesso. Dice che lì ci sono gli altri bambini e così faccio amicizia e imparo molte cose. Dico che sto male, ma lei dice che non è vero (come l’ha capìto?) e mi ci fa andare per forza. Invece mio fratello col fatto che è piccolo resta a casa con nonna. Non è giusto! Non vedo l’ora che viene l’estate prossima, così esco dall’asilo e riparto per le vacanze. Comunque mi sa che questa cosa di viaggiare e andare a vedere un sacco di paesetti a me mi piace parecchio. Credo che quando sono grande mi faccio un sacco di viaggi, ormai c’ho preso gusto!