Il mio Messico delle meraviglie!
Sono stati puntualissimi nelle risposte e mi hanno proposto un pacchetto veramente allettante: YUCATAN+CHIAPAS+HOLBOX. Due settimane immersa totalmente tra mare, cultura e relax.
Il mio viaggio comincia partendo da Bologna con la Compagnia Neos, che avevo già utilizzato qualche anno fa e che mi è piaciuta. L’aeromobile non era molto spazioso ma ad ogni modo le hostess sono state molto gentili e i pasti sono stati più che discreti.
Dopo uno scalo a Roma Fiumicino occorrono altre 10 ore e 30 minuti per arrivare a Cancun, dove finalmente atterriamo. Mi basta scendere dall’aereo per capire che la magia che mi aveva accompagnata nel mio primo viaggio in questo paese è ancora lì, ad aspettarmi.
Dopo aver espletato le operazioni di controllo documenti ritiro il mio bagaglio e ad aspettarmi fuori c’è sempre Nabor (che è veramente simpaticissimo e cordiale!) che mi accompagna a Playa del Carmen.
L’hotel che ho scelto si chiama Hacienda Paradise ed è un hotel boutique (non mi sono mai piaciuti gli all inclusive) e si trova in una meravigliosa posizione, proprio quello che cercavo: a due passi dalla Quinta Avenida (è cambiata tantissimo da quando l’avevo visitata 15 anni fa! Adesso ci sono una marea di negozi, ristoranti e locali alla moda) e a due blocchi dal mare (anche se io ho intenzione di visitare spiagge incontaminate fuori dai sentieri battuti).
Quando arrivo in hotel per mia sorpresa incontro i gestori Giuseppe e Max (erano stati avvisati del mio arrivo!) che mi danno il benvenuto con un asciugamano rinfrescante (ci vuole proprio perché qui fa caldissimo!), un succo di frutta e, quasi leggendomi nel pensiero, mi offrono qualche scaglia di cioccolato puramente messicano (veramente buono!).
Essendo pomeriggio decido di farmi una doccia e di cominciare ad esplorare questa nuova Playa del Carmen che si è veramente trasformata: se devo dire la verità la preferivo prima, era più piccola ma anche più familiare. Ad ogni modo mi sembra un ottimo punto base dove trascorrere qualche giorno per poi andare alla scoperta del Chiapas.
Vado a cenare al “Fogon”, tipico ristorantino messicano molto alla buona, dove mangio un’ottima carne alla griglia (non perdetevi la loro famosa arrachera con queso fundido: si tratta di una gustosissima e tenerissima carne di manzo marinata ed accompagnata da formaggio fuso e dalle deliziose tortillas di mais). Finalmente, dopo una breve passeggiata, rientro in hotel e crollo esausta per la stanchezza. Un elogio particolare va al materasso: mi sono fatta dare anche la marca perché non avevo mai dormito così bene in vita mia!
I giorni si susseguono nella ricerca di luoghi meno frequentati dove poter ritrovare il meritato relax e dove poter staccare dal tram tram quotidiano. Scopro una bellissima spiaggia di cui mi innamoro: si chiama Xcacel (da maggio a ottobre le tartarughe vengono qui a deporre le uova), dove c’è solamente una coppietta che passeggia tranquilla.
Un posto meraviglioso: sabbia bianca, mare cristallino, cielo azzurro e selva alle spalle di contorno. Cosa chiedere di più? Decido di ritornare qui a maggio, per vedere di persona le tartarughine che escono dal loro guscio e si dirigono con tutte le loro forze verso questo meraviglioso Mar dei Caraibi.
Decido anche un’altra cosa: domani visiterò un cenote (andrò a fare snorkeling a Dos Ojos, un fantastico fiume soterraneo pieno di stalagtiti e stalagmiti) ma l’ultimo giorno prima di partire ritornerò qui e saluterò questo elogio alla bellezza e alla pace. Sono veramente contenta di essere tornata!
Trascorsi questi giorni di puro contatto con la natura arriva il momento di prendere l’autobus ADO (linea messicana veramente comoda, altrochè i nostri pullman italiani, qui c’è anche la prima classe con sedili reclinabili e schermo individuale!) che da Playa del Carmen mi porterà a San Cristobal de las Casas.
Il viaggio è lungo, non si può negare, ma il panorama è veramente strabiliante: si passa dalla selva yucateca ai pascoli verdissimi dello stato di Campeche per passare alle rigogliose montagne alte del Chiapas con i suoi lunghissimi fiumi (come l’Usumacinta, al confine tra Messico e Guatemala), cascate e finalmente….San Cristobal.
Non chiedetemi perché mi sono innamorata a prima vista di questo posto: troppe emozioni mi hanno pervaso all’arrivo. Una strana sensazione di esserci già stata o forse solamente un mix di culture, tradizioni e vestimenta che mi colpisce enormemente. Le case sono tutte colorate con “patios” bellissimi all’interno. Tutto è curato nel dettaglio e ti trasporta in un altro mondo, ti contagia la lotta zapatista fatta dai contadini di queste terre negli anni Novanta e ti ritrovi improvvisamente cotta a puntino…questo posto mi farà sognare, ne sono certa.
E non mi sbaglio: l’hotel dove vado a stare si chiama “Tierra y Cielo” ed era la casa della nonna della proprietaria, che ha deciso di ristrutturare e di aprire al pubblico. Il luogo è magico, anche qui un grazioso patio interno e un ottimo ristorante con prodotti chiapanechi che provo con grande curiosità. Sapori forti e decisi mi conquistano e mi fanno pensare che questo paese è una scoperta continua. Sono sempre più felice di essere qui!
Sono stanca del viaggio e quindi mi faccio una bella “siesta” che mi ritempra e mi prepara alla seconda parte della mia giornata, quella che mi fa sentire così euforica: andremos a visitare le comunità indigene di Zinacantan e Chamula.
Viene a prendermi Pancho, un simpaticissimo e colto signore. La visita è privata, quindi siamo solamente noi due. Questa è una grande fortuna perché posso fargli tutte le domande che mi vengono in mente e che sono veramente tante. Ma quando arrivo a Chamula immediatamente ammutolisco…questo luogo sembra essere fuori dal mondo, in uno spazio temporale tutto suo….Pancho mi aveva avvisato di non fare foto perché non sono gradite e io rispetto la loro volontà (in fin dei conti sono un’ospite no?).
Ci dirigiamo verso la chiesa (non è corretto però chiamarla così, quando entro mi rendo conto del perché): aghi di pino sparsi dappertutto sul pavimento, santi di tutti i tipi a sinistra e a destra, un altare pieno di candele davanti a me. Piccoli gruppi di persone riunite mormorano ritornelli che non mi è dato intendere ma che Pancho mi spiega si tratta di rituali di purificazione e preghiere per persone care che non stanno bene.
Vedo alcune galline con loro e mi rendo conto che sono in stato di trance…mi spiega Pancho che le galline servono per essere sacrificate e poter così togliere il male dal corpo della persona amata.
Un senso di angoscia mi pervade ma nello stesso tempo capisco e accetto questo modo così diverso di vivere la malattia. Qui ancora tutto è strettamente legato alla terra, ai rimedi naturali, ai saggi curanderos che suggeriscono (e che sono profondamente riveriti) cure alternativi e si sostituiscono alla medicina tradizionale (che tra l’altro da queste parti lascia veramente a desiderare).
Dopo aver trascorso alcuni minuti in contemplazione di questi eventi ci allontaniamo e salutiamo questo paese, non prima di aver comprato colorate cinture fatte a mano da alcune bambine fuori dal tempio.
Continuiamo alla volta di Zinacantan dove andiamo a visitare un cimitero (non ci credete vero? E invece è proprio così!). Qui in Messico e in particolare nei piccoli centri rurali è una pratica comune quella di sepellire i propri morti nella terra avvolgendoli di aghi di pino e lasciando loro al lato delle tombe ciò che in vita gradivano maggiormente (bevande, cibi, sigari) perché pensano che questo possa accompagnarli nel viaggio verso l’aldilà e possa creare un legame continuo con il mondo dei vivi.
Due giorni all’anno (il 1 e 2 novembre) le famiglie vengono a visitare le tombe (durante la notte) e le mamme con i bambini dormono lì, per festeggiare tutti insieme un momento di ricongiungimento, dove rendere omaggio ai nostri cari. Portano tutti i manicaretti che piacevano al loro caro e poi tutti insieme li condividono con i familiari giunti per questa speciale occasione.
Tradizioni veramente diverse dalle nostre, ma così rassicuranti rispetto alla paura folle che noi europei abbiamo della morte. Qui invece ridono di lei e vendono addirittura teschi (in marzapane, zucchero e cioccolato) dove sopra sono incisi i nomi delle persone care (vive però!). Se vi regalano un teschio consideratelo quindi un segno di amore o di amicizia!
Che affascinante che è questo paese!!! Dopo aver visitato questo cimitero ci dirigiamo a casa di un maggiordomo (no, non è quello che pensate, al servizio di persone importanti, ma si tratta di un incarico religioso molto rilevante nella comunità). Non possiamo visitare tutta la casa, alcuni luoghi rimangono privati e segreti. Possiamo invece vedere due anziane signore che preparano le famore tortillas (sembrano piccole piadine) di mais per il pranzo familiare.
Ce ne fanno provare un paio con formaggio fuso e un po’ di chile (peperoncino piccante): davvero deliziose!!! Mi devo trattenere per non chiederne altre ma mi riprometto di mangiarle ancora durante la mia permanenza in Chiapas.
Dopo questa succulenta “merenda” pomeridiana rientriamo a San Cristobal. Saluto Pancho sapendo che ci rivedremo quella sera per cenare insieme, verrà anche il fratello. Mi portano alla inagurazione di un ristorante di amici dove tutti mi accolgono con allegria (sono sconvolta: non mi conoscono neanche, questo davvero non me l’aspettavo, ma il Messico è anche e soprattutto ospitalità!)
Ceniamo in piedi e chiacchieriamo: tutti hanno storie molto interessanti da raccontare ed io sembro una spugna, assorbo tutto… Cerco di memorizzare ogni parola ed ogni gesto affettuoso tra i presenti, che sembrano realmente una grande e felice famiglia.
Vado a dormire presto (neanche tanto, è già mezzanotte) perché l’indomani mi aspetta un’altra visita favolosa. Andrò al Canyon del Sumidero, un altro luogo da non perdere (a quanto mi è stato detto) se ci si trova da queste parti.
Come dar torto ad Antonello? Mi ritrovo con altre simpatiche persone (anche un italiano di Milano) su una lancia che ci trasporterà all’insegna dell’avventura. Navighiamo per due ore circa in questo maestoso canyon che arriva a misurare 1 km in altezza (da là sopra c’è anche un osservatorio ma visto che soffro fortemente di vertigini preferisco guardarlo da qui!)
Sembra di essere in un documentario: una quantità incredibile di uccelli di tanti tipi ci osservano al passare, mentre rigogliose cascate d’acqua dolce si riversano su questo lungo fiume dal nome Grijalva.
Avvistiamo anche parecchi coccodrilli che mi sembranon finti, fino a quando uno di loro ci guarda ed apre le enormi fauci: rimango allibita dalla grandezza di quest’animale, che in televisione mi sembrava più piccolo!
Li lasciamo dietro di noi e proseguiamo indisturbati (si sente solo il rumore del nostro motore) fino ad arrivare alla diga che apre un meraviglioso scenario davanti a noi: un lago infinito e cristallino circondato da pura foresta. Potre fermarmi qui per sempre. E’ un luogo davvero bellissimo!
Mentre io rifletto sul perché ci ho messo tanto tempo per ritornare in Messico rientriamo alla base e ci salutiamo tutti, consci di aver vissuto un momento davvero speciale insieme.
Questa è la mia ultima sera a San Cristobal e voglio davvero godermela. Raggiungo di nuovo Pancho in un locale alla moda e rimango qui fino a tarda notte. Sono pur sempre in vacanza no?
Il giorno dopo mi sveglio con grande energia (ma da dove la trovo proprio non si sa, considerando che ho dormito solo qualche ora) e abbandono con grande tristezza questa città, ripromettendomi di tornare presto e più a lungo.
Prossima tappa: Palenque. Non mi voglio proprio perdere questo sito archeologico così famoso ed avvolto nella fitta e rigogliosa selva tropicale. Vado a dormire all’hotel Villa Mercedes, un eco lodge davvero squisito. Ve lo consiglio caldamente! Da qui posso fare anche passeggiate nella selva ed ascoltare le scimmie urlatrici intorno a me (sembrano degli animali enormi dai suoni che emanano mentre invece sono di medie dimensioni ed apparentemente innoque).
Questo pomeriggio sono libera e mi dedico al dolce far niente. Che delizia! Godo solamente del canto degli uccellini e mi ritrovo addormentata profondamente.
Quando mi risveglio ormai è troppo tardi per cenare. Ordino qualcosa in camera e guardo un po’ di tv, già pregustando che nei giorni successivi visiterò Palenque e altri due siti molto isolati che non mi voglio perdere: Yaxchilan e Bomampak.
Devo dire che se dovessi scegliere tra questi tre farei veramente fatica: ognuno di loro ha un fascino particoare, fuori dal tempo. Probabilmente opterei per Yaxchilan, perché arrivarci è stata davvero un’impresa e godere del suo misticismo un’autentica favola.
Tra l’altro otre alle 2 ore e mezza di trasferimento occorre prendere una lancia che per circa 30 minuti naviga ai confini tra Messico e Guatemala. A qualche passo avrei potuto essere in un altro paese, ma questa volta la mia mente e il mio cuore rimangono concentrati sul Messico.
Finita la mia avventura in Chiapas, che non dimenticherò mai, continuo alla volta di Campeche, dove mi fermo a dormire una notte (sono talmente stanca che dedico la visita della città al mattino successivo). Esco di sera solo per andare a mangiare qualcosa e per godere della meravigliosa piazza coloniale dove svetta una maestuosa cattedrale. Scatto qualche fotografia e proseguo sul lungomare, dove una dolce brezza mi coccola e mi fa sentire felice.
Dopo Campeche vado direttamente a Holbox (per mia scelta, perché in passato avevo già visitato Merida e Chichen Itza, tappe generalmente previste nel programma di Karmatrails) perché ora desidero solamente rilassarmi e godere di questi ultimi giorni di puro relax.
Anche qui ci sono Beppe e Fabio (anche loro italiani, più precisamente siciliano) che mi accolgono con un rinfrescante succo di frutta e mi propongono di fermarmi a mangiare qualcosa con loro: quella mattina sono arrivati i pescatori con aragosta e polipi freschi, posso forse rifiutare?
Mi preparano un delizioso antipasto con polipo, patate e prezzemolo che è veramente la fine del mondo e che anticipa il loro piatto forte: i famosi “spaghetti all’aragosta”.
Vi giuro che mai nella vita ho mangiato un piatto così prelibato, tanto che alla fine ho chiesto del pane (fresco, lo fanno loro! Incredibile) per fare la scarpetta! Non l’ho proprio potuto evitare: lo ritengo un vero complimento allo chef!
Quello che aveva detto Valerio di quest’isola è sacrosanto. E’ un posto che ti aiuta a staccare da tutto e da tutti e ti fa vivere senza pensieri. Ho lasciato le mie infradito davanti alla porta della camera all’arrivo e non me le sono più rimesse. Questo posto è da viviere così, liberamente e serenamente.
Ho permesso solamente ai pellicani di “disturbarmi” con il loro vivace canto durante le mie lunghe passeggiate, dove il colore del cielo e della sabbia cambiano continuamente e dove poter vedere un tramonto ti sembra un miracolo avverato.
Quest’isola rimarrà dentro al mio cuore per sempre, come del resto tutto il viaggio, che posso considerare senza ombra di dubbio il più bello che abbia mai fatto.
Mi sento di ringraziare chi ha reso possibile tutto questo con un arrivederci a presto, anzi a prestissimo. Grazie di cuore a Antonello, Cristian, Giuseppe, Max, Pancho, Nabor, Beppe, Fabio, Wilfrido.
Grazie infinite ragazzi, avete fatto in modo che possa rientrare in Italia piena di energie positive e con le batterie ricaricate. Questo per me è il senso del viaggio.
Arrivederci a presto amigos!!!