Il mio Madagascar

Non posso certo definire le mie vacanze divertenti o spassose, il Madagascar non è certo Ibiza o Milano Marittima, ma certo non sono state meno esaltanti.... E' stata un'avventura a tutto tondo, partendo dal viaggio di andata che ho dovuto rimandare di un giorno per un non meglio imprecisato overbooking, da una notte di insonnia dovuta...
Scritto da: Antonio Conte 2
il mio madagascar
Partenza il: 09/08/2003
Ritorno il: 31/08/2003
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
Non posso certo definire le mie vacanze divertenti o spassose, il Madagascar non è certo Ibiza o Milano Marittima, ma certo non sono state meno esaltanti…

E’ stata un’avventura a tutto tondo, partendo dal viaggio di andata che ho dovuto rimandare di un giorno per un non meglio imprecisato overbooking, da una notte di insonnia dovuta all’agitazione per non aver preso quel volo tanto desiderato e che ho visto partire sotto i miei occhi… Ma come sempre non ho disperato e l’indomani son partito carico come una molla e con la bramosia di vedere il più possibile…E così è stato per 3 settimane…Dormivo 4/5 ore per notte, la mattina alle 4.30 ero già bello che sveglio (bello mica tanto vista la stanchezza, ma alle donne malgasce piacevo comunque!!) e in compagnia di un altro audace compagno di ventura andavo in giro all’alba assaporando ogni attimo… Memorabili rimarranno le passeggiate lungo la spiaggia di Morondava, sulla costa ovest, bagnata dal canale di Mozambico, una distesa di sabbia bianca, finissima in cui lo sguardo si perdeva fino all’orizzonte, fino alla punta estrema in cui il mare confluiva in un fiume parallelo che bagnava l’entroterra, le onde delle due correnti si abbracciavano vicendevolmente spegnendosi congiuntamente a riva…Mentre i nostri passi, uniche impronte dell’intera spiaggia, si avvicinavano alla meta, si illuminava un paesaggio fantastico, fatto di palme, noci di cocco, capanne disegnate sulla spiaggia e piroghe tagliate nel legno con precisione “collodiana”…L’alba ci sorprendeva sempre per la vivacità dei suoi colori, prima tenui e poi sempre più vivaci facendoci perdere il verbo perchè ammirati da tanta bellezza… A Morondava siamo rimasti circa 4 giorni in tutto, la passeggiata era sempre la medesima, ma il paesaggio e la bellezza si rinnovavano ogni volta, facendoci vivere ogni volta un’emozione diversa… Rimarrà sempre viva nella mia mente anche la giornata agli Tsingy de Bemaraha, un ammasso di rocce calcaree che abbiamo scalato a modi trekking, con tanto di attrezzatura che ci è stata data all’ingresso della riserva naturale…Ogni tanto la mia testa perdeva la bussola, visto il dislivello, ma era dolce lasciarsi trasportare dagli eventi… Girare in piroga al tramonto è stata poi un’esperieza indimenticabile, il paesaggio tutt’intorno infondeva una quiete ed una pace che difficilmente si avvertono a queste latitudini…Vedere il sole andare a dormire in tutta fretta alle spalle dell’Oceano era fonte di emozione e brividi in tutto il corpo… Ugualmente memorabili rimarranno i colori e le immagini che abbiamo fotografato al tramonto nell’ “allèe de baobab” a Morondava, una lingua di terra rossa alle cui estremità si ergeva un’intera fila di maestosi baobab, alberi imponenti dal busto bianco sul cui tronco la nostra immagine si rifletteva come una pallida ombra… E che dire del viaggio in treno verso Manakara, verso la costa Est fino a tuffarsi nell’Oceano Indiano?? 7 ore di viaggio in cui sono rimasto ammirato, seduto sui gradini del vagone, scorgendomi il più possibile per ammirare tutto solo, quasi con ingordigia, le meraviglie della foresta pluviale che si aprivano ad ogni curva al mio sguardo estasiato…Mamma mia che emozione !!… … L’Oceano Indiano mi è apparso tempestoso e furioso, più di quanto avessi immaginato nei miei sogni ad occhi aperti che avevano preceduto il mio viaggio…Dal frangersi delle acque sul moro si levava una schiuma densa che ha “rischiato” più volte di sorprenderci, bagnandoci di tutto punto… Sono solo alcune delle immagini, dei fotogrammi che mi vengono immediatamente alla mente, che si uniscono e quasi si confondono con altre immagini ed emozioni che ancor oggi fatico a riporre nella più tranquilizzante memoria… L’immagine regina che comunque rimarrà nei miei pensieri e che porterò sempre con me, rievocandola nei momenti meno lieti, è sicuramente quella degli occhioni, “tinti” di un marrone scuro color noce, dei tantissimi bambini che ho incontrato nel mio passaggio…Occhi di disperazione, che invocavano aiuto, che, per imbarazzo, a volte faticavo ad incrociare, tanto mi sentivo impotente ed inutile…Occhi di paura certo ma che rivelavano, ad un più attento sguardo, una flebile speranza, un’ardente voglia di aggrapparsi con ogni forza a quel che il mondo poteva offrirgli, mostrando a noi Vasà, stranieri, un modo più naturale e sereno di vivere e comportarci… Antonio



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