Il mio Agosto a New York

Arrivare a New York in serata vuol dire farsi accogliere dalla città con le sue luci, i suoi grattacieli illuminati e il suo traffico intenso e scorrevole. Appena superati il ponte o la galleria sotterranea di collegamento con Manhattan diventa automatico alzare lo sguardo al cielo e ammirare le guglie illuminate dei grattacieli e subito...
Scritto da: Amsty
il mio agosto a new york
Partenza il: 17/08/2007
Ritorno il: 23/08/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Arrivare a New York in serata vuol dire farsi accogliere dalla città con le sue luci, i suoi grattacieli illuminati e il suo traffico intenso e scorrevole.

Appena superati il ponte o la galleria sotterranea di collegamento con Manhattan diventa automatico alzare lo sguardo al cielo e ammirare le guglie illuminate dei grattacieli e subito l’occhio cerca i più famosi: l’Empire, il Chrysler o il Rockefeller lì, in bella mostra, nelle loro eleganti stature.

New York è un incanto ed è una meta non scelta a caso o all’ultimo munito ma frutto di una mia personale considerazione: “sono sulle soglie degli ‘anta e non ho ancora messo piede in America e soprattutto a New York”. Ed è con questo pensiero che dall’anno scorso mi son promesso di trascorrere le vacanze estive 2007 visitando la più grande e viva e fervida e stupefacente città d’America e del mondo.

Organizzare un viaggio oltreoceano soprattutto in un periodo di altissima stagione vuol dire, per chi vuol risparmiare qualcosa, pianificare tutto almeno 4/5 mesi prima: Luglio e Agosto sono periodi affollatissimi e chi prenota negli ultimi tempi trova tariffe aeree alle stelle e scelta alberghiera tra il carissimo o l’economica topaia quindi meglio stabilire prima al fine di avere buoni prezzi e camere comode.

Tra le tariffe aeree più vantaggiose che mi sono state offerte in Internet per il periodo del mio soggiorno (da 17 al 23 Agosto) le migliori sono quelle della British Airways: Milano/Londra/New York JFK a 515€ (dopo un mese era lievitato quasi il doppio) con arrivo nel pomeriggio e partenza più o meno allo stesso orario.

Questo accadeva prima di Pasqua ma, trascorsi i ponti primaverili, mi sono dato da fare per l’alloggio riprendendo di nuovo a consultare siti, a leggere diari di viaggio, guide e quant’altro abbia potuto servirmi per aiutarmi nella ricerca di un alloggio che soddisfacesse ai requisiti che pongo (economia, buona posizione e affidabilità) e la scelta alla fine è caduta sul Radio City Apartments, una struttura non carissima, situata sulla 49th str, a 200m dal Rockefeller Center e a 400m da Times Square, provvista di camere con bagno ed una cucina o cucinino che include frigo, microonde, boiler per caffè o tè e l’occorrente per prepararsi una colazione o una piccola cena, il tutto a 1010$ per 5 notti (circa 750€) e con in più la fermata della metro a 50m e i teatri a portata di mano (www.Radiocityapartments.Com).

Scelto l’albergo, è d’obbligo anche porsi una domanda: come arrivarci? Bisogna tener presente che gli aeroporti di New York sono alquanto distanti da Manhattan e quindi, per raggiungere il centro ci sono a disposizione alcune alternative: il taxi, che è lo spostamento più caro; l’Air Train del John F. Kennedy, che collega tutti i suoi terminali alle fermate della metropolitana di Jamaica o Howard Beach ed è la scelta più economica (ma la più faticosa per chi viaggia con valige e zaini) oppure prenotare già dall’Italia, tramite il sito www.Supershuttle.Com, un taxi collettivo che ad un costo contenuto porta in tutti gli alberghi compresi tra la 23th e la 63th str.

La prenotazione è semplice anche se tutta in inglese: basta comunicare l’ora di arrivo, il numero del volo e il nome dell’albergo nonché l’ora di partenza e il numero del volo se si vuole anche essere anche ritrasportati e arriveranno via mail i numeri di prenotazione del viaggio al prezzo di 18$ per tratta a persona (pari a circa 13€). Quando si arriva in aereoporto (qualunque esso sia), dopo aver ritirato il bagaglio ed usciti o ci si rivolge al desk Ground Trasportation oppure, da appositi telefoni, si chiama l’agenzia, si da il numero di prenotazione e si rimane in attesa presso i telefoni e max 15 minuti arriva un van che vi carica con il bagaglio per portarvi a destinazione. Per il ritorno invece, basta chiamare il giorno prima, declamare il numero di prenotazione e confermare l’orario già stampato sull’email di “pick up” dall’albergo e poi farsi trovare all’orario convenuto. Easy, no? Forse è meglio se torno al mio viaggio, al raccontare di quel che ho fatto, di quel che ho visto, di come ho vissuto la metropoli (chiamarla città è molto riduttivo) e cosa m’è rimasto.

Prima di partire ho pianificato un po’ il viaggio: é doveroso farlo se si hanno pochi giorni a disposizione, in modo da unire quanti luoghi più vicini tra loro e visitare il più possibile.

Devo confessare che ciò mi ha portato ad una drastica decisione: visitare alcun museo. Mi avrebbe portato via troppo tempo sia per la vastità (il Metropolitan è enorme) e sia perché ne sono tantissimi ed ho preferito dedicarmi al “gironzolamento” tra strade e grattacieli per vivermi più a fondo la vita americana.

Comunque il giorno della partenza arriva anche per me (dovrei dire per noi: non ero solo) e si vola fino a New York, dove atterriamo solo con mezz’ora di ritardo.

E qui becco il primo intoppo: una fila enorme per il controllo dei passaporti che dura 2 ore! Premetto che non è scorrevole: fanno passare insieme solo i gruppi familiari; fanno domande che solo l’interpellato deve rispondere (meglio dire subito che non si parla inglese) e se il questionario verde compilato in aereo non è corretto (basta una X al posto sbagliato) lo rifanno compilare. Insomma, ho impiegato meno tempo ad arrivare a Londra che ad uscire fuori al JFK! Finalmente ritirato il bagaglio ed espletato il servizio shuttle, sono in viaggio verso Manhattan: fuori la serata cala e la città mi si para davanti con tutte le sue luci.

In albergo secondo intoppo: la mia Carta di Credito non va (?): momento di panico ma poi risolviamo con quella del mio amico e così si prende possesso della camera ma é troppo tardi per scendere a far un giro e siamo stanchi, la valigia va disfatta e il fuso orario si fa sentire quindi a nanna che domani ci aspetta Lower Manhattan.

Dove si può iniziare la visita di N.Y. Se non dal monumento più famoso degli U.S.A.? La STATUA DELLA LIBERTA’ ci aspetta per il nostro primo giro americano.

Breve digressione: per visitare la Statua ed Ellis Island si raggiunge Battery Park e il Castle Clinton dove c’è la biglietteria. Se si è fortunati la fila è breve altrimenti bisogna armarsi di pazienza oppure fare come me ossia prenotare i biglietti dall’Italia.

Sul sito www.Statuereservations.Com (solo inglese) alla voce “Schedule” è possibile prenotare i biglietti non solo del traghetto per le famose isole ma anche per visitare la Statua dall’interno e raggiungere il basamento ai suoi piedi, scegliendo la fascia oraria più comoda e pagando solo 2$ in più rispetto al prezzo originale.

Infatti visitare l’interno e raggiungere il basamento è possibile solo su prenotazione altrimenti si paga solo il traghetto. Qualcuno prende il traghetto per Staten Island (gratis) e ci passa davanti ma, seppure è una soluzione per chi ha pochi soldi, non si apprezza in pieno la bellezza del monumento e il suo fascino. Insomma, all’atto della prenotazione arriva la solita email che servirà a ritirare allo sportello “Will Call” i biglietti, saltando la fila tradizionale.

Ritornando a noi, affrontiamo con stoicismo la seconda fila, quella per il controllo prima del tour: quasi due ore e un semi spogliarello per imbarcarci sul traghetto e dirigerci alla Statua.

La giornata è splendida, il traghetto lentamente si avvicina all’isola mentre dall’altra parte gli alti grattacieli di Manhattan fanno sfondo ad uno splendido panorama e Miss Liberty ci accoglie col suo colorito verderame e la sua posa famosissima: si sprecano le foto e le posizioni più disparate per immortalarsi con Lei in primo piano o sullo sfondo. La seconda tortura è una ulteriore fila di 2 ore (ed un altro strip- tease) per l’accesso all’interno però poi il piccolo museo ci illustra la sua storia, la sua costruzione, i commenti alla sua inaugurazione e l’impatto che poi questo maestoso monumento ha avuto sulla società e sulla cultura.

Un veloce ascensore (o ripide scale) portano alla base interna dove un tetto di vetro permette di ammirarne la struttura interna e le scale che conducono alla sommità (ora chiusa) e poi basta uscire fuori sul basamento per trovare la mastodontica mole che ci sovrasta ed un panorama da mozzafiato che spazia su tutta la baia.

ELLIS ISLAND è a 5 minuti di traghetto ed una breve visita è doverosa per un motivo particolare in quanto dentro questa struttura, per circa un secolo, sono passati buona parte degli emigranti americani e l’attuale popolazione americana ha, nel suo albero genealogico, almeno un antenato che, appena sbarcato, si è dovuto sottoporre ai controlli medici e legali che si svolgevano qui: all’ingresso vi è una mostra con alcuni oggetti e foto d’epoca, vi si svolge anche uno spettacolino in costume ed esiste la possibilità di trovare eventuali “parenti” utilizzando gli appositi computers.

Ritornati sulla terraferma, ci fermiano un attimo a Battery Park per dare un veloce sguardo a CASTLE CLINTON (ha avuto vari usi: militare, poi teatro, anche ufficio immigrazione ed acquario) e alla vicina UNITED STATES CUSTOM HOUSE, che ospita un Museo dedicato interamente ai nativi d’America.

Risalendo per Trinity Place si giunge a GROUND ZERO: l’effetto di vuoto forse è scomparso a causa dei lavori per la costruzione del nuovo grattacielo però quel “buco” nel panorama e la visione libera del cielo azzurro fanno immediatamente pensare allo spazio privato di qualcosa. La vita ferve ora lì: Century 21, il megastore proprio davanti, è in piena attività (è un outlet dove, per trovar qualcosa, bisogna ben scavare!) come anche gli altri negozi. Purtroppo siamo protagonisti di un tragico evento: mentre visitiamo questo posto, una sirena squarcia l’aria e una serie di mezzi dei vigili del fuoco corrono verso di noi ed alzando lo sguardo notiamo una enorme colonna di fumo uscire dal palazzo della Deutsche Bank e per un attimo viviamo lo stesso terrore di quel maledetto giorno poiché fumo e fiamme si sprigionano dalla sommità. Non è un bello spettacolo e ci rimette in moto tristi ricordi vissuti dalla Tv quindi preferiamo allontanarci e raggiungere prima la ST PAUL’S CHAPEL e poi, lungo Broadway, la TRINITY CHURCH, una delle chiese più famose di New York: di antica costruzione, per un periodo di tempo il suo campanile fu la costruzione più alta della città e nel suo cimitero sono sepolti famosi personaggi newyorkesi.

Proprio di fronte c’è una delle strade più celebri del mondo: WALL STREET. A vederla sembra un normale vicolo eppure qui c’è il cuore della finanza americana e mondiale. Entriamo così nel Financial District raggiungendo il piccolo slargo dove si aprono la FEDERAL HALL, (antico ma mai usato Municipio di NY) con la statua di Washington in bella posa e la NEW YORK STOCK EXCHANGE, la sede della Borsa: è Sabato e la giornata è tranquilla ma negli altri giorni ferve un’attività frenetica.

Lungo Water Street una fila di bancarelle ci accompagna fino all’ingresso del SOUTH STREET SEAPORT, l’ex porto ora trasformato in centro commerciale e turistico e percorrendo Fulton street ci si imbatte in pubs, ristoranti, giocolieri, artisti di strada ed un vecchio veliero, il Peking.

Da qui partono anche crociere sul ramo sinistro del fiume Hudson e da qui si ammira il ponte più famoso di New York: il PONTE DI BROOKLYN.

Le due mastodontiche torri sorreggono una unica campata che, per un certo periodo, è stata la più lunga del mondo ed è sicuramente il ponte più fotografato e visitato del mondo. Esiste anche la possibilità per i pedoni di percorrerlo tutto in entrambi i sensi, partendo dal City Hall Park o da Tillary Street dall’altra parte ed è un percorso di quasi 2 km ma permette di vedere un panorama meraviglioso.

Pochi passi per raggiungere il Civic District e il suo epicentro ossia la CITY HALL, considerato uno dei tesori artistici di NY a cui si affiancano il MUNICIPAL BUILDING, la UNITED STATE COURT HOUSE e la NEW YORK COUNTY COURT HOUSE, tutte costruzioni in stile neoclassico e sedi della municipalità e delle corti di giustizia locali.

Completa questa prima visita il WOOLWORTH BUILDING, non a torto uno dei più bei grattacieli: ricco di statue e marmi, è famoso non solo per la sua bellezza ma anche perché il proprietario lo pagò in denaro contante, quindi niente banche, mutui o ipoteche per costruirlo.

Come primo giro non c’è da lamentarsi anche se far file pesa però la stanchezza si fa sentire e di sera, dopo un giro nell’affollatissima TIMES SQUARE illuminata perennemente dalle insegne pubblicitarie (molto simpatica quello del negozio degli M&M’s), il letto risulta un vero paradiso.

Ed il sonno conciliatore ci permette la Domenica successiva di affrontare un più tranquillo ma altrettanto interessante tour per alcuni dei quartieri più belli di NY: si farà un salto a Chelsea, poi a Gramercy, un giretto al Greenwich Village e, tempo e stanchezza permettendo, una visita a Little Italy.

Diventa quindi utile la metropolitana, mezzo economico, veloce ma un po’ particolare in quanto sulla stessa tratta possono passare anche più treni diversi e non tutti possono fermare alla stazione interessata quindi controllare bene quali linee servono la fermata prescelta (sono segnate in neretto su tutte le mappe) altrimenti si rischia di essere portati chissà dove e ricordarsi che per andare verso sud bisogna scegliere “Downtown” mentre per il nord “Uptown”. E per quanto riguarda le tariffe, meglio fare la Metrocard: costa 24$, dura una settimana dalla prima timbratura ed è valida anche sugli autobus.

La metro ci lascia a Chelsea davanti l’enorme mole di MACY’S, tempio del consumismo e dello shopping newyorkese (a cui poi dedicherò un paragrafetto quando parlerò degli acquisti), e raggiungiamo velocemente la Pennsylvania Station e il sovrastante MADISON SQUARE GARDEN, l’enorme sede di eventi sportivi e musicali: di fronte, il GENERAL POST OFFICE, che è aperto anche la Domenica e permette l’acquisto dei francobolli per lettere e cartoline.

Riprendiamo la metro ed usciamo a Madison Square Park dove si erge la mole del FLATIRON BUILDING, dal singolare aspetto a “ferro da stiro”: è il primo grattacielo costruito a NY, il primo con una struttura in acciaio, è stato anche uno dei più alti all’epoca ed è da ammirare per lo stile Art Decò.

Dall’altra parte sorgono tre palazzi interessanti: la METROPOLITAN LIFE TOWER, in stile rinascimentale ed adornata da 4 enormi orologi; la APPELLATE DIVISION OF NY STATE SUPREME COURT, la cui facciata è costituita da un portico in stile corinzio; e in ultimo il NY LIFE INSURANCE COMPANY BUILDING, il cui tetto a forma piramidale è dorato.

Proseguendo verso sud alle spalle di questi grattacieli si è in Gramercy e girando nella 21th str si apre GRAMERCY PARK, uno dei pochissimi giardini privati dove non è consentito l’accesso se non agli abitanti degli appartamenti circostanti: è un posto molto elegante circondato da deliziose case vittoriane.

Scendiamo ancora per Park Avenue South ed arriviamo nella caotica UNION SQUARE, piazza vibrante di vita, caos e gente: circondata da molti negozi, questa piazza ci permette un primo riposo e la possibilità di ammirare la STATUA DI G. Washington. Siamo così sul Lady’s Mile, zona di shopping, e ci incamminiamo per Broadway, incontrando la GRACE CHURCH (piccolo tempio in stile gotico) per poi, girando in Wanamaker Place, fermarci davanti al COOPER UNION FOUNDATION BUILDING, il primo edificio in acciaio e ghisa ed il primo ad utilizzare gli ascensori.

Percorriamo da qui Lafayette Street (dove vediamo le colonne corinzie del COLONNADE ROW) e giriamo per la 4th str. Fino a giungere a WASHINGTON SQUARE PARK.

Beh, questo è uno dei posti più belli e caratteristici che abbia visitato ed entrando dal lato est siamo accolti dalla STATUA DI GARIBALDI, con ai piedi una bravissima orchestrina jazz intenta ad intrattenere i curiosi mentre tutt’intorno corrono joggisti, chiacchierano studenti della vicina Università di NY, siedono sulle panchine arzille vecchiette ed alcuni artisti di strada improvvisano spettacolini divertenti: e pensare che prima questo posto vivo era una palude, poi risanata ed adibita a cimitero, successivamente a luogo per esecuzioni di morte e poi a campo militare e di duelli! Passando per sotto il WASHINGTON ARCH ci incamminiamo verso uno dei quartieri più alternativi: il GREENWICH VILLAGE.

Mi piace tantissimo il Village perché ci pochi grattacieli, si incontrano deliziose case e palazzi, abbonda molto verde e un’aria stravagante e diversa aleggia in queste strade. Infatti, oltre a molti artisti, scrittori o anticonformisti, qui vive anche una parte della comunità omosessuale che dà un tocco di originalità: in Sheridan Square si trovano le statue dell’orgoglio gay e lo Stonewall Inn (non è l’originale ma sorge sullo stesso luogo) e lungo la Christopher Str. Si allineano negozi di ogni genere, aperti a tutti.

Una deviazione doverosa è su BEDFORD STR in modo da visitare il civico 102, detto Twin Peaks dalla forma del tetto, e il civico 75 ½ , che è la casa più stretta di NY.

Prima di prendere la metro, uno sguardo all’architettura gotico veneziana del bel JEFFERSON MARKET COURTHOUSE, ex sede dei vigili del fuoco e poi corte di giustizia.

Una sola fermata e scendiamo a Broadway/Lafayette per riprendere il cammino verso sud sull’arteria principale di NY (l’unica che l’attraversa in diagonale) e per intrufolarci ogni tanto nelle stradine alla mia destra: siamo a SOHO, dove i palazzi di ghisa eretti a metà dell’800 (detto stile Cast Iron) regnano sovrani con le loro bellissime facciate dai design intricati e l’esempio maestro di questo genere architettonico è il SINGER BUILDING, costruito utilizzando anche la terracotta. Una piccola chicca per chi visita questa zona si trova andando all’angolo tra Green Str. E Prince Str. Per ammirare il trompe l’oeil disegnato sul palazzo ad angolo: è deliziosissimo anche se un po’ scolorito e il gatto alla finestra sembra quasi vero! Ci incamminiamo per Broome Str. Fino a Mulberry Str dove un festone a forma di Vesuvio posto tra due palazzi e colorato come la nostra bandiera ci indica che siamo arrivati a LITTLE ITALY: la strada è pedonale, attraversata da una enorme folla di persone e i ristoranti e i caffè dai nomi italiani più svariati (i soliti Mario, Capri, Amalfi e quant’altro) sono pieni di avventori, anche se mi sembra che gestori e camerieri hanno più un aspetto latino o mediorientale che italiano.

L’inizio di CHINATOWN è segnalato dalla presenza di un dragone ma, vuoi la stanchezza, vuoi che siamo stati in Cina l’anno scorso, desistiamo dall’ intrufolarci in quest’altro dedalo di vie e preferiamo ritornare in albergo, trascorrendo poi la serata in uno dei tanti locali sulla 7th avenue.

Il tempo non proprio bello del Lunedì ci prelude una giornata di ulteriori scoperte e ricordo al mio compagno di viaggio che abbiamo un appuntamento molto importante. Alloggiati a due passi dal ROCKEFELLER CENTER, non si può evitare di iniziare questo nuovo giro in uno dei più celebri complessi di edifici, ricco di statue e fontane: quella di PROMETEO è di sicuro la più famosa.

Nello stesso complesso c’è il RADIO CITY MUSIC HALL, enorme teatro in Art Decò dove si esibiscono i più celebri cantanti del momento, americani e non: qui ha tenuto serate anche Renzo Arbore e la sua Band.

Camminando lungo la Avenue of the Americas ci inoltriamo in Upper Midtown, definita la zona più chic e lussuosa di NY e dove predominano gli alti grattacieli della finanza e del commercio, i negozi più lussuosi e gli attici più ambiti.

Di questo giro mi limiterò a raccontare solo dei monumenti e dei palazzi visitati ma aprirò poi un paragrafo apposta dedicato allo shopping in cui citerò i negozi da visitare ed eventualmente far compere.

Giriamo per la 57th str. E raggiungiamo la 5th Avenue: siamo davanti la TRUMP TOWER e la famosissima gioielleria TIFFANY: una visita alla hall della Trump non può mancare, almeno per non perdersi l’enorme vetrata e l’alta fontana (24 m) in marmo, dall’aria vagamente kitsch.

Procedendo verso sud passiamo davanti la ST. THOMAS’ CHURCH, in stile gotico francese e poi, all’opposto, la SAINT PATRICK’S CATHEDRAL, la principale chiesa cattolica americana, che é un bell’edificio costruito in marmo, con delle bellissime porte in bronzo adorate da una serie di bassorilievi ed un interno imponente in cui visitare la Lady Chapel con le sue vetrate e la statua della Pietà: la particolarità delle chiese locali è che all’ingresso svettano la bandiera vaticana e quella americana. Boh! Giriamo dietro la Cattedrale per scoprire che, tra i mastodontici edifici, sono conservate delle chicche architettoniche interessanti: le VILLARD HOUSES, complesso di case vittoriane lussuose ora facenti parti di un albergo; la LEVER HOUSE, considerato il primo grattacielo “moderno”; la CENTRAL SYNAGOGUE, antico edificio religioso dallo stile moresco; il GENERAL ELECTRIC BUILDING dalla guglia a forma di onde radio; il WALDORF ASTORIA, lussuosissimo e prestigioso hotel di fine ‘800; il “LIPSTICK”, grattacielo così chiamato per la sua forma a rossetto; ed infine la ST. BARTHOLOMEW’S CHURCH col suo bel tetto in stile bizantino.

Siamo ora a Lower Midtown e davanti a noi svetta alto il MET LIFE BUILDING, l’ex famoso grattacielo Pan Am, che precede l’ingresso alla GRAND CENTRAL STATION, la cui facciata è dominata da un grande orologio e di questo edificio in stile Beaux Arts entriamo a visitare soprattutto l’interno visto che l’enorme atrio ha un meraviglioso soffitto a volta in cui è dipinta la costellazione dello zodiaco (con la linea dell’ellisse che gira in senso sbagliato!) ed è illuminato da tre grandi finestre su ogni lato.

Stupefatti dalla singolarità del luogo (set anche in alcuni famosi film), usciamo per andare a visitare il vicino CHRYSLER BUILDING, concentrato di Art Decò elegantissimo: consiglio di entrare nella hall per vedere le decorazioni in marmo africano, il grande murales del soffitto e le particolari porte degli ascensori. La sua guglia, voluta dal costruttore in acciaio, ricorda il radiatore di un auto e la sera è visibile da qualunque angolo della metropoli.

Facciamo una breve sosta per un panino per poi incamminarci lungo la 42th e recarci alle UNITED NATIONS (ONU), il complesso che ospita il Consiglio di Sicurezza, e nel tragitto passiamo davanti i palazzi di TUDOR CITY, una specie di città nella città costruita agli inzi del ‘900 in stile gotico Tudor appunto.

L’alto Palazzo di Vetro si erge sulla riva destra del fiume preceduto da un giardino adorno di moderne statue come la NON VIOLENZA (una pistola annodata), regalo dell’ex Jugoslavia e per entrare si passano alcuni controlli (questa volta molti celeri): si accede così al moderno interno in cui c’è la biglietteria per le visite guidate in varie lingue (controllare l’ora della partenza della lingua prescelta altrimenti bisogna aspettare la successiva).

E’ comunque pomeriggio inoltrato, le luci tra poco inizieranno ad accendersi ed io non ho dimenticato di avere un appuntamento importante quindi prendiamo l’autobus M104 sulla 42th e ritorniamo comodamente indietro fino a BRYANT PARK per vedere il bel parco, la svettante elegante figura dell’AMERICAN STANDARD BUILDING con i suoi profili dorati ma soprattutto l’enorme edificio della NY PUBLIC LIBRARY, vista da me ultimamente nel film “The day after tomorrow” (e non è raro incappare in posti che sembrano deja-vu ed invece sono semplicemente stati set in qualche film).

Scendiamo per la 5th Avenue fino all’incrocio con la 34th str e il protagonista del nostro appuntamento programmato già ci aspetta: l’EMPIRE STATE BUILDING e la sua mastodontica mole.

Non si può venire a NY ed evitare la salita su quello che è ora il più alto grattacielo della città ed in genere molti consigliano di recarsi nel tardo pomeriggio, quando il sole cala e le luci si accendono rendendo il panorama ineguagliabile e avendo la sensazione di avere NY ai piedi.

Temevamo chilometriche code (non è raro) invece subito accediamo alla zona controlli (anche qui abbastanza rapidi) e, buon per noi, ci rechiamo subito agli ascensori saltando la fila alle biglietterie in quanto ho acquistato i biglietti via Internet ed evitato così la ressa.

Al sito www.Esbnyc.Com si possono infatti acquistare in anticipo i biglietti: si pagano sempre qualche dollaro in più (20$ a persona) ma possono essere utilizzati in qualsiasi giorno e si evitano appunto le file alla biglietteria. Comunque un primo ascensore porta in breve tempo all’80° piano poi si prende un altro e si sale all’86° e si arriva all’Osservatorio: fuori c’è New York in tutta la sua estensione, si vede tutta Manhattan e lo spettacolo è veramente stupefacente.

Il cielo non è limpido e tira anche un po’ di vento (da sottilineare: non si sentono oscillazioni) e siamo a più di 300m d’altezza però si spazia con lo sguardo a 360° e si riconoscono tanti posti da noi visitati: Lower Mahnattan; Chelsea; il Village; Midtown ed un angolo di Central Park con il lontananza Harlem e il Bronx.

Ebbri del panorama meraviglioso, riscendiamo non senza prima aver ritirato la foto (fasulla) di noi in posa davanti il grattacielo (la fanno a tutti indistintamente ma non è un obbligo l’acquisto) e ci ritiriamo in albergo, visto che siamo intenzionati dopo cena a riprendere lo spettacolo notturno di Times Square e delle sue insegne luminose.

Siamo così a Martedì mattina e dal letto ascolto l’acqua che stilla sulla finestra della camera: fuori diluvia ferocemente e credo che così salti la visita alle zone upper dell’isola e a Central Park però non c’è da perdersi d’animo e organizziamo la giornata in modo da effettuare un ricco e fruttoso shopping.

Qui apro una parentesi: non si può venire a NY e comprar nulla! E’ da matti evitare di entrare nei negozi od avere l’idiosincrasia per le compere. Chiedo scusa ma ho preferito andarmene in giro per negozi e centri commerciali piuttosto che chiudermi in un museo e per me che sono un appassionato (ho speso giornate all’Hermitage o al British come al Kunst o in altri) confesso che c’è stato nessun pentimento.

Poi l’aspetto economico: con l’Euro forte oggi conviene venir a far acquisti negli USA, soprattutto di abbigliamento ma anche di oggettistica.

A NY non esiste un quartiere specifico, al massimo c’è una diversificazione ma ogni strada ha i suoi bei negozi da visitare ed io ho iniziato dal primo, il mio preferito, quello che ho amato e dove spenderei lo stipendio: Macy’s.

Qui si trova di tutto, dall’abbigliamento all’oggettistica, la profumeria, gli articoli per la casa e quant’altro, molto già scontato e che riscontano ulteriormente se ci si procura la tessera per gli stranieri: basta andare al piano Balcony, ingresso lato Broadway, presentare il passaporto e ottenere una card valida 1 mese che procura uno sconto dell’11% su tutto.

Un’idea per regali soprattutto femminili sono le borsette o le pouchettes Macy’s, non care (dai 5 ai 20$) e di vari tagli e colori mentre per gli uomini ci sono le camice (quasi sempre scontate), le cravatte oppure dei ciondoli Guess a prezzi bassissimi.

Un consiglio: scendere al seminterrato e approfittare degli sconti di Godiva, un negozio di cioccolata strabuona (acquistate le sue praline oppure la busta di caffè alla nocciola con gusto aromatico di vaniglia).

Ma far shopping a NY non vuol dire solo girare pr acquistare ma anche per ammirare i negozi che si visitano ed ovvio che i più belli sono quelli della 5th Avenue, iniziando da Tiffany, la famosissima gioielleria: l’ingresso è aperto a tutti, dentro c’è un’ampia scelta con marche prestigiose tra cui anche bijotteria a prezzo discretamente abbordabile e e si può liberamente visitare (e, chi ne ha l’esigenza, vada nelle lussuose toilette all’ultimo piano).

Lungo la 5th Avenue si aprono i negozi più famosi e le marche più celebri (Gucci, Vuitton, Prada e quant’altro) ma anche più economici come Abercrombie & Fitch, marca notissima negli USA che propone un abbigliamento molto giovane ma che soprattutto ha un negozio veramente da sballo: bello l’arredamento, bella l’aria simil disco che si respira e belli i commessi e le commesse! Di fronte, il Disney Store allieta grandi e piccoli e c’è pure il negozio della Coca Cola nelle vicinanze che vende gadgets e ricordini. Un altro è Takashimaya, fornitore di abbigliamento, igiene personale e oggettistica per la casa: basta non farsi intimorire dall’aspetto serioso ed elegante per entrare, fare un giro ed eventualmente acquistare quel che può piacere.

In Times Square invece due sono i posti dove spendere un po’ di tempo ed il primo è l’M&M’s Store, riconoscibile dalle sue sempre illuminate insegne video: dentro è possibile assaggiare da appositi erogatori le famose pillole di cioccolata in vari gusti oppure acquistare gadgets come salvadanai, cornici per foto e altro.

Un altro è tra i più famosi invece ed è Toy’s ‘r’ us: 5 piani di meravigliosi giocattoli, dall’Uomo Ragno ai dinosauri e alle fatine e soprattutto nell’immensa hall una ruota panoramica! Scendendo su Broadway, specie da Union Square in giù, gli acquisti diventano più economici anche se però bisogna un po’ scavare tra le pile di offerte per trovare taglia e maglia di proprio gradimento però molti sono gli outlets che si aprono in questa zona come anche negozi di marca: Diesel, Banana Republic, GAP, Levi’s e altre. Tra Soho e l’East Village poi abbondano non solo i negozi di vintage e gli outlets ma anche quelli cinesi, che offrono imitazioni di pantaloni, scarpe e magliette o altro a prezzi irrisori (jeans a 15$!).

Ed infine a Lower Manhattan c’è Century 21 davanti Ground Zero ma l’ho trovato molto “out” cioè con troppa roba “americana” e fuori moda ma con una discreta scelta di snickers a prezzi contenuti. Ebbri di spese e regali, l’ultimo giorno a NY trascorre nei preparativi per la partenza: il nostro volo è nel pomeriggio così abbiamo la mattina a disposizione per effettuare l’ultimo giro, quello di ieri sospeso per la pioggia.

In metro arriviamo al LINCOLN CENTER, complesso moderno centro culturale tra i più importanti dove trovano sede sale che ospitano concerti, balletti e spettacoli teatrali.

Una breve camminata e siamo al polmone verde della metropoli, il più celebre parco del mondo ed uno fra i più grandi, il CENTRAL PARK.

E’ meglio fornirsi di una mappa in quanto non tanto si corre il rischio di perdersi quanto più che altro quello di non sapere dove si è anche se i numeri sui lampioni indicano l’incrocio stradale più vicino.

Entrati dal lato ovest altezza 66th, all’interno sembra veramente di non essere circondati da traffico e caos: tutto è quiete, gli uccellini cantano, gli scoiattoli corrono per i campi, le anatre starnazzano negli stagni e i giardinieri curano aiuole e cespugli.

Le vie principali sono percorse da joggings (curiosi le mamme e i papà che corrono con la famosa carrozzina a 3 ruote, adatta proprio allo scopo), ciclisti, pattinatori, camminatori o semplici curiosi e turisti e portano tutte ai luoghi più interessanti del posto.

Il primo è la TERRAZZA E FONTANA DI BETHESDA, luogo rilassante ed aperto sul lago e sulle sue cespugliose rive. Da qui poi camminiamo fino al BELVEDERE CASTLE, completo di torri e torrette e che si erge davanti una grossa spianata ottima per sdraiarsi a prendere il sole (la giornata e il tempo non ce lo consentono) e poi, costeggiando il retro di un famoso museo, arriviamo alla grande distesa d’acqua del RESERVOIR.

E’ da aggiungere che in questa passeggiata abbiamo incontrato statue di personaggi famosi americani e da lontano abbiamo scorto i palazzi che costeggiano il parco come il SANREMO o il DAKOTA, lussuosissimi condomini.

Usciamo all’altezza del Gugghenheim Museum per ammirarne la struttura ma è totalmente impalcato per la ristrutturazione e allora scendiamo lungo il Museum Mile, definito così perché sede di molti musei fra cui l’ampia mole del METROPOLITAN MUSEUM OF ART, dell’elegante FRICK COLLECTION e del TEMPIO EMANU-EL.

Oddio, siamo davanti al Plaza Hotel e ci rendiamo conto che mancano 30 minuti al nostro pick up per l’aereoporto.

Non riesco a realizzare che stò partendo, che stò lasciando New York, che non so quando ritornerò, che il soggiorno volge al termine e che queste giornate sono ormai solo da ricordare, dopo averle vissute.

Vedo dal finestrino del taxi collettivo allontanarsi il profilo di Manhattan e quando l’aereo si solleva per forare le nuvole e raggiungere la quota di volo, ho giusto pochi secondi per rivolgere lo sguardo alle prime luci accese e vedere la sagoma dello skyline rimpicciolirsi fino a scomparire.



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