Il Messico di corsa!

Beh, ragazzi, so che sembra un po' strano che uno vada in viaggio, torni, passino dei mesi e poi si ricordi di scrivere l’itinerario per Turisti per Caso, ma quando uno è insano di mente come me può anche succedere. Ma bando alle ciance e veniamo alla cronaca del nostro viaggio impossibile: il sud del Messico in due settimane! Si può...
Scritto da: Stefano Ventura
il messico di corsa!
Partenza il: 02/08/2003
Ritorno il: 17/08/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Beh, ragazzi, so che sembra un po’ strano che uno vada in viaggio, torni, passino dei mesi e poi si ricordi di scrivere l’itinerario per Turisti per Caso, ma quando uno è insano di mente come me può anche succedere.

Ma bando alle ciance e veniamo alla cronaca del nostro viaggio impossibile: il sud del Messico in due settimane! Si può fare.

Arriviamo verso sera all’aeroporto di Città del Messico (o semplicemente Mexico o DF) e già capiamo l’aria che tira… in senso letterale! L’atmosfera è irrespirabile per l’inquinamento e per l’altitudine. Noi avevamo prenotato l’ostello via Internet dall’Italia, vi consiglio di fare lo stesso: questi, per una modica spesa, sono anche venuti a prenderci all’aeroporto. Abbiamo subito deciso di fare un giro in centro, nello Zocalo, la piazza centrale di ogni città messicana, che a Mexico era a due passi dal nostro ostello di cui sopra. E siamo capitati proprio nella serata giusta, c’era un concerto di musica messicana con tanto di mega-palco e bancarelle.

Smaltito il fuso orario, il mattino dopo ci alziamo belli in forma e pronti a partire. L’impatto con Mexico è un po’ scioccante, la città è caotica, inquinata e sporca, ad ogni angolo si trovano banchetti di specialità gastronomiche non identificabili che spargono un odore insopportabile (a volte ti viene voglia di fermarti davanti a un McDonalds per rifarti la bocca!).

Decidiamo di tagliare un po’ la permanenza nella capitale e ci rechiamo subito nel sito archeologico di Teotihuacan, poco distante da Mexico. Piccola premessa: per arrivarci bisogna prendere un autobus di seconda classe, che si è rivelato molto efficiente, puntuale, veloce. La stazione è raggiungibile in metropolitana, un bell’ambiente in cui, se non stai attento, ti rubano anche i capelli che hai in testa! Il sito è assolutamente splendido. Una spianata in cui si ergono i vecchi edifici ai lati di un largo viale centrale, e tra cui spiccano le piramidi del sole e della luna. Su quest’ultima, purtroppo, non era consentito salire; ma su quella del sole, che è anche la più grande, sì! Vale proprio la pena, il panorama è molto bello, la salita non è faticosa, grazie anche ai diversi livelli a cui ci si può fermare, e sulla cima piatta si possono assistere a scene divertenti di seguaci del New Age intenti in riti dall’incerto significato (almeno per me).

Lasciamo Mexico il giorno successivo in autobus diretti a sud, verso Oaxaca (pron. Uaxaca) capitale dello stato omonimo. La stazione degli autobus di Mexico è enorme, sembra un aeroporto, e anche le operazioni di check-in e imbarco ricordano un po’ il trasporto aereo.

Arriviamo a Oaxaca a metà pomeriggio. Avevamo già prenotato l’ostello da Mexico con una semplice telefonata, e vista l’efficacia del sistema l’abbiamo ripetuto per tutta la vacanza.

Il bello delle città un po’ più piccole è che le stazioni sono, è vero, un po’ decentrate, ma sono tranquillamente raggiungibili a piedi.

L’ostello è bellissimo, la classica casa messicana, con un portone attraverso il quale si accede a un patio centrale sul quale si affacciano le varie stanze; il cortiletto è dotato di fontana, sdraio, amache e quant’altro sia indicato per un perfetto relax.

La città è gradevolissima. Il suo zocalo è un bel giardino con patio centrale, ci sono parecchi negozietti, in particolare in una zona a nord dello zocalo in cui le vie sono state pedonalizzate e le case ridipinte di fresco con i tradizionali colori sgargianti della tradizione.

Ma il salto di qualità Oaxaca lo fa con la cucina. Tipici di questo stato sono i “mole”: varie salse, tutte speziatissime e gustosissime, con cui accompagnare la squisita carne alla griglia. A colazione trionfa la mitica cioccolata tipica di questo stato: buonissima! Poco lontano da Oaxaca e raggiungibile in autobus del centro città, si trovano le rovine di Monte Alban, un sito molto più piccolo di Teotihuacan, ma dalla collocazione straordinaria sulla sommità di un colle. Sui quattro lati di una grande piazza centrale si trovano gli edifici principali, e da un lato si accede a un livello superiore con altri edifici e, oltre, le tombe che hanno reso famoso questo sito. Gli orari dell’autobus vincolano alla permanenza all’interno del sito per sole tre ore, ma non temete, sono più che sufficienti per visitare tutto con molta calma.

La nostra successiva tappa ci obbliga a un viaggio notturno: dobbiamo raggiungere San Cristobal de las Casas, la capitale non politica, ma storica del Chiapas.

La città si trova a circa 2000 metri di quota, questo significa scendere da Oaxaca fino quasi al livello del mare, e risalire fino a 2000 metri nella seconda parte del viaggio: mai più di 200 metri di strada senza una curva, un autista che si sentiva Mansell ai tempi d’oro e un pullman moderno e confortevole. Unite tutto al fatto che dietro di noi era seduto un messicano che ha russato a un volume inimmaginabile per tutto il viaggio e otterrete il numero totale di ore che abbiamo dormito! Ma l’arrivo ci ha subito risvegliati. Immaginate una cittadina molto piccola, a 2000 metri di quota, l’aria frizzante del mattino nonostante fosse agosto, cielo terso tra catene di montagne che isolano la vallata: ci siamo chiesti: ”ma siamo finiti in Tibet?”. Sembra una stupidaggine, ma un po’ l’atmosfera ci stava.

Anche San Cristobal è una gran bella cittadina, e si mangia molto bene spendendo poco. Qui abbiamo scoperto i tour operator locali, che organizzano escursioni in auto o minibus verso le principali destinazioni nei dintorni, ve le consiglio caldamente, sono molto comode ed economiche.

Noi ne abbiamo approfittato per andare a vedere il canyon del Sumidero con una bellissima gita in barca che permette di ammirare questo patrimonio naturalistico eccezionale.

Non mancate, a San Cristobal, di visitare il mercato tenuto dagli appartenenti alle minoranze etniche che vivono nei villaggi attorno alla città, vi si trovano prodotti di artigianato molto belli e a prezzi imbattibili. Ricordatevi di contrattare, ma non troppo, è povera gente, e anche solo un paio di dollari sono molto per loro.

Abbiamo lasciato San Cristobal a malincuore, per il clima piacevole che vi si respira, ma con la prospettiva esaltante di dirigerci verso il mitico Yucatan, la culla della civiltà Maya.

In realtà la tappa successiva, Palenque, è ancora parte del Chiapas, ma è ormai in pianura, quindi molto simile allo Yucatan.

Il viaggio, tra l’altro, ha riservato un piacevole, anche se breve, incontro. Ebbene, ci trovavamo sul nostro autobus, e ci stavamo dirigendo fuori da San Cristobal, quando, in un piazzale presso un incrocio, abbiamo visto una gran quantità di camion su cui si accingevano a salire gli abitanti dei paesi limitrofi per recarsi in città, presumibilmente. Ma, sorpresa, su uno di questi camion stava salendo un gruppo di guerriglieri zapatisti, tutti con il loro passamontagna nero! I quali, vedendo un autobus di linea pieno di turisti che passava, cosa fanno? Un atto terroristico verso gli occidentali imperialisti? NO! Si mettono a salutare! Ma d’altra parte noi non eravamo particolarmente stupiti. Avevamo già visto degli appartenenti all’ EZLN, il movimento del subcomandante Marcos, nel centro di San Cristobal dove avevano un banchetto per vendere vari gadget per finanziare la loro causa, e avevamo anche assistito a una piccola manifestazione, rendendoci conto di quanto questo movimento sia diventato pacifico, nonostante quello che si dica.

Ma torniamo a Palenque, una orribile cittadina nei pressi del più bel sito archeologico Maya! La città è veramente brutta, ma il sito ci ha entusiasmati. È sulle pendici della collina, con l’entrata in alto e l’uscita in basso (comodo!), immerso nel verde della giungla e solcato da un fiumiciattolo che crea laghetti e cascatelle dove ti viene voglia di tuffarti, peccato che sia proibito. Agli edifici principali restaurati, si affiancano quelli ancora da liberare dalla giungla, in cui si vedono i ruderi con giganteschi alberi che vi crescono sopra; davvero suggestivo, un po’ alla Tomb Raider! Non mancate di visitare le cascate vicino a Palenque. Misol-Ha è una splendida cascata alta alcune decine di metri che forma un laghetto dove si può fare il bagno, mentre Agua Azul è più una lunga catena di rapide spettacolari con parecchi anfratti e cascatelle che è un piacere scoprire. Entrambi i posti sono molto frequentati anche dai messicani. Piccola notazione: come ci ha spiegato il nostro simpaticissimo autista, entrambe le cascate sono su territorio dello stato, e si paga un tanto a macchina e a persona per entrare; il particolare divertente è che la strada per andare ad Agua Azul passa su un terreno proprietà degli zapatisti, quindi anche loro si fanno pagare un pedaggio, ma ad offerta libera! Non tutto può sempre andare bene troppo a lungo, infatti la sera scopriamo che per il giorno successivo non ci sono posti sui bus che sono molti meno di quelli che ci aspettavamo. Effettivamente Palenque non è molto ben servita come trasporti.

Ci rassegniamo a passare un giorno fermi e nullafacenti, per di più in una cittadina orripilante come Palenque città, visto che le altre escursioni sono troppo care (anche se quella al sito di Bonampak in barca mi tentava parecchio). Per fortuna ci sono gli internet point, molto diffusi in Messico, con cui ci si può distrarre un po’.

Ci dirigiamo senza indugio a Merida, la capitale dello Yucatan, una grande città un po’ caotica, ma piacevole, con un ostello che vi devo proprio consigliare: Nomadas Youth Hotel in Calle 62. Dimensioni giuste, personale simpaticissimo ed efficiente, una cucina ben attrezzata, ottima la colazione e un ambiente che ti invoglia a restarci per sempre.

Da Merida non perdetevi Uxmal, un sito Maya non molto grosso, ma poco affollato e tranquillo, inoltre è ben servito dagli autobus di linea da Merida, e la sua piramide dalla forma particolare è molto intrigante; infatti non ha pianta quadrata, ma ellittica! (circa, non sono un genio in geometria).

Tutti ci hanno consigliato i cenote, ma per una serie di problemi che non vi sto a elencare per non deprimervi abbiamo dovuto rinunciare.

Chichen Itza è definito come il più bel sito Maya del Messico. Io preferisco Palenque, ma una visita a Chichen va fatta.

È solo un po’ complicato da raggiungere, perché è lontano dalle città, ma ci sono degli ottimi servizi, abbiamo anche potuto lasciare lo zaino in deposito e c’è la biglietteria degli autobus in loco, comodissimo.

Il sito è senz’altro molto bello e interessante, ma anche affollato, e spesso le indicazioni interne lasciano un po’ a desiderare. Ma quando stai sulla cima della piramide principale, o nel bel mezzo del grande gioco della pelota ti rendi conto che ne è valsa la pena! A questo punto non ci resta che decidere dove trascorrere gli ultimi tre giorni di mare che ci siamo voluti ritagliare: Cancun o Tulum? Cancun o Tulum? Cancun o Tulum? Alla fine decidiamo per Playa del Carmen. Troviamo un ostello sul mare comodissimo direttamente sulla passeggiata con tutti i negozi e locali di Playa. Ci rendiamo subito conto che Playa del Carmen sta agli americani come Sharm El Sheikh sta agli italiani! Quasi tutto ha il doppio prezzo in dollari e pesos (pagate in valuta locale, vi conviene anche se il dollaro sta a zero).

Inoltre, tra tutti i possibili souvenir, Playa del Carmen è la capitale della T-shirt. Ne trovate di tutti i tipi e di tutte le sponsorizzazioni. Io non potevo esimermi, quindi ne ho scelta una con il marchio della birra Corona (certo che con tutta quella che ho bevuto me la potevano anche regalare!).

Però la spiaggia è libera e non molto affollata, e il mare non è malaccio.

Questi tre giorni sono passati in fretta, e in men che non si dica è stata ora di ripartire. Abbiamo il volo di ritorno da Cancun e approfittiamo del comodissimo servizio di autobus che ti porta dalla stazione di Playa del Carmen all’aeroporto di Cancun in circa un’ora.

L’aeroporto è nuovo e piacevole, con molti servizi, ma noi non riusciamo a essere felici nel lasciare un posto splendido e variegato come il Messico. Poco male, ci sono ancora tante cose da vedere, e questa può essere una buona scusa per tornare! Buon viaggio a tutti! Paolo e Stefano



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche