Il mal d’Africa di Zanzibar
Trascorrere la festività simbolo della neve e dei maglioni su candide spiagge (che in effetti sembrano neve per quanto sono bianche) e indossando solo il costume non ha prezzo! La scelta ricade su questa splendida meta per la voglia di spostarci al caldo ma per un tempo massimo di una settimana.
7 giorni ci sono bastati per girare abbastanza l’isola, godendo di spiagge paradisiache, barriera corallina, folklore e popolazione locale.
TOUR OPERATOR E COMPAGNIA AEREA
Per la prenotazione del soggiorno ci appoggiamo al noto tour operator Eden, ma piuttosto che soggiornare nella sua struttura a Kendwa, resort italiano indicato più per famiglie, decidiamo di appoggiarci alla linea Margò, più economica e con standard meno rigidi circa le strutture, spesso a carattere internazionale.
Partendo da Roma, l’alternativa sarebbe Milano, il volo charter che ci porterà all’equatore è della Blu Panorama. Aereo datato, senza svaghi ed intrattenimenti, ma dal buon cibo quanto meno. Fortunatamente il volo è notturno, l’assenza del diversivo non è un gran problema, dormiamo per la maggior parte del tempo.
AEREOPORTO ED ACCOGLIENZA AL RESORT
Dopo circa 7 ore di volo atterriamo sul suolo zanzibarino, coperto da nuvole e pioggia. Mio marito, alla perenne ricerca del cielo terso, è già scoraggiato, ma fortunatamente quelle saranno le uniche gocce di pioggia che vedremo in tutta la settimana.
La parola aeroporto suona stramba per definire la “struttura” in cui ci troviamo…l’ufficio immigrazione è delimitato solo da poche mura, tant’è che si può accedere direttamente alla pista di volo! La fila per ottenere il visto è molto lunga, va compilato un documento d’ingresso e pagata una tassa pari a 50€ o 50 $, senza distinzione di cambio (noi paghiamo in dollari, avendo cambiato una buona cifra dall’Italia).
-Valuta accettata
La moneta locale è lo scellino ma raramente viene accettata, nemmeno dai beach boys (ragazzi presenti su tutte le spiagge che propongono i tours dell’isola) o dalle bancarelle.
Preferiscono tutti i pagamenti in €, ma anche il $ non è disdegnato.
In aeroporto è presente una postazione di cambio, noi ne approfittiamo per avere in tasca qualche scellino, poco utile, ma necessario alla collezione di famiglia.
Scorriamo velocemente la fila necessaria all’ottenimento del visto e già rimaniamo affascinati dal popolo zanzibarino. Entrati nel “cuore” dell’aeroporto non riusciamo a resistere al richiamo dei primi “mercanti”; cambiamo qualche euro in scellini, compriamo una scheda locale e solo quando il nostro referente ci viene a cercare capiamo di aver perso un sacco di tempo!
-Scheda locale
Utile ed economica, alternativa ottimale alle offerte delle nostre compagnie telefoniche. Per circa 10€ attiviamo una sim locale, con minuti e messaggi per l’estero. Il traffico presente sarà sufficiente per effettuare una telefonata al giorno. Con i nostri smartphone utilizziamo tranquillamente la linea wifi del resort per le videochiamate.
Scopriamo, una volta giunti al resort, che anche loro dispongono di sim locali, che fittano ai turisti per una modica cifra. Una volta terminata la vacanza lasceremo in dote la sim acquistata al nostro alloggio.
Raccogliamo le nostre valigie, artisticamente lasciate in mezzo alla folla (dei nastri trasportatori neanche l’ombra) e ci inoltriamo nel parcheggio. Comincia l’assalto dei portavaligie! Ragazzi di tutte le età ci offrono passaggi, si offrono come facchini, ci vogliono vendere di tutto…ci sentiamo un po’ spaesati, ma reagendo con serenità e declinando educatamente riusciamo ad arrivare al nostro furgoncino.
La nostra meta è Pwani Mchangani, zona nord-orientale dell’isola, che segue la spiaggia di Kiwengwa. Trovandosi sul lato orientale è soggetta all’effetto delle maree, scelta fatta con criterio e tutti gli studi del caso.
-Le maree di Zanzibar
Argomento spesso dibattuto, scegliere la costa est o la costa ovest dipende solo dal tipo di vacanza che si vuole fare. Se si ha voglia di girare l’isola ha poca importanza l’effetto delle maree, al contrario se si sta scegliendo una vacanza più di relax.
Il caratteristico effetto delle maree causa un ciclico, circa ogni 6 ore, ritiro del mare, anche per un paio di km. In questa situazione diventa difficile fare il bagno, l’acqua è bassissima, al massimo arriva alle caviglie, ma soprattutto diventa problematico e a tratti pericoloso percorrere la barriera, piena zeppa di ricci.
Tuttavia da un punto di vista naturalistico è uno spettacolo; decidendo di fare una passeggiata sulla barriera, voltando le spalle al mare lo scenario è da favola. Una spiaggia gigantesca, bianchissima, palme rigogliose che si stagliano verso il cielo, bambini e donne raccoglitrici di alghe che con il colore della loro pelle creano un contrasto favoloso.
Dopo circa un’ora di strada giungiamo al nostro resort, Coral Reef. KARIBU!
Ci accolgono un paio di ragazzi masai, avvolti dai loro abiti tipici, la receptionist ed il gestore del villaggio, un italiano che sarà il nostro punto di riferimento per tutta la vacanza. Subito il gestore ci mostra la struttura in un giro panoramico e ci presenta qualche membro dello staff, giovani ragazzi originari di Zanzibar o della Tanzania continentale. L’incontro più importante è quello con il Presidente, il responsabile dei vari tours dell’isola. Stipuliamo subito un pacchetto per 4 escursioni al prezzo di 130€, ovviamente contrattando.
-Contrattazione
Contrattare, sempre, tutto, addirittura dimezzando il prezzo di partenza. I zanzibarini sono abilissimi nella contrattazione e nulla è acquistabile senza questa pratica; qualsiasi compera diventa un bazar a cielo aperto. Io, che di contrattare non ne voglio mai sapere e, anzi, è una pratica che mi mette molto imbarazzo, mi sono divertita tantissimo ad assistere agli acquisti compulsivi di mio marito, campione della contrattazione.
-Tours: resort, tour operator, beach boys?
I tours intorno all’isola sono sostanzialmente sempre gli stessi, che si decida di appoggiarsi al tour operator, al resort o ai beach boys le proposte più comuni saranno:
· Safari Blu
· Stone Town e tour delle spezie
· Prison Island e Nakupenda
· Mnemba Island
· Foresta di Jozani
La differenza sta nel prezzo ovviamente, quasi sempre appoggiandosi al tour operator si spenderà una somma maggiore. Eseguendo qualche ricerca prima della partenza ho constatato che i beach boys richiedono circa 50€ a persona per singolo tour; nel nostro caso, quindi, ci è convenuto appoggiarci al resort.
Non conviene contattare i beach boys dall’Italia, sono presenti su tutte le spiagge; è inutile organizzarsi con un ragazzo che staziona a Nungwi se, ad esempio, si soggiorna a Kiwengwa. In tal caso il prezzo tende a maggiorare, rendendosi necessario il trasporto dalla zona in cui lavorano alla zona in cui villeggiate. Del resto è sempre meglio incentivare l’economia del villaggio più vicino alla zona in cui si soggiorna!
PRIMO GIORNO A ZANZIBAR: RELAX NEL RESORT
La mattinata è praticamente trascorsa, sistemate le valigie in camera andiamo a pranzo e il pomeriggio lo dedichiamo al relax in spiaggia. La nostra camera è fronte mare, è sufficiente qualche passo per avere i piedi nella sabbia; il resort è strutturato su due livelli, il giardino, in cui si trovano solo le camere, e la zona mare, in cui sono presenti una decina di stanze, il bar, il ristorante, la piscina, il centro massaggi. La vita insomma si snoda in spiaggia, niente di più meraviglioso poter soggiornare sempre in infradito e costume! La struttura da noi scelta è infatti molto informale e l’ambiente che si respira è quello di una grande famiglia, perciò via i fronzoli e le formalità da resort di lusso!
Lo stile del resort è fedele alla cultura zanzibarina, ma strutturalmente presenta qualche pecca, nonostante tutto la nostra settimana è filata liscia come l’olio; siamo turisti dalle poche pretese, ci adattiamo facilmente e non pretendiamo standard elevati. Ad ogni modo l’isola offre soluzioni anche molto lussuose, tutto sta, ovviamente, nelle proprie possibilità.
Approfittiamo del pomeriggio di relax per godere dell’ombra delle palme e per fare una piccola passeggiata, la nostra spiaggia è quasi una baia, delimitata da rocce e barriera corallina; il ritiro del mare ci permette un bagno fugace ma piacevole. Facciamo subito conoscenza con i beach boys del nostro lembo di isola, ragazzi poco più che ventenni del villaggio di Pwani Mchangani, da cui acquisteremo i classici souvenirs, e che diventeranno dei veri e propri amici.
TOUR: SAFARI BLU
La prima escursione è tutta a tema marino; raggiungiamo Fumba, zona sud ovest dell’isola, ci imbarchiamo su un piccolo motoscafo in legno e raggiungiamo la barriera corallina.
–Attrezzatura da snorkeling
Per chi ne fosse sprovvisto sono presenti alcuni piccoli bazar lungo le strade principali che noleggiano le attrezzature, pinne, maschere e addirittura boccagli. Basterà chiedere al proprio referente del tour.
Noi non ne abbiamo fatto uso, costumi e maschere sono stati i primi a trovare posto in valigia!
Trascorriamo qualche ora a fare snorkeling e a godere delle bellezze dei fondali marini…coralli, anemoni, pesci di tutti i colori e tipi, gigantesche stelle marine, ricci dagli aculei enormi, lunghi anche 20-30 cm, da cui tenersi alla larga, essendo velenosi. Un paradiso sotto l’acqua, coloratissimo e stupefacente, soprattutto per me, al primo approccio con la barriera corallina. Alcuni compagni di escursione, avendo alle spalle esperienze in Egitto e alle Maldive, lo hanno ritenuto meno sbalorditivo.
Dopo esserci stancati abbondantemente ci rimettiamo in moto verso una lingua di sabbia vicina, per rilassarci in spiaggia, fare qualche bagno più tranquillo e spezzare la fame con dell’ottima frutta fresca, comprata al mattino nelle bancarelle di cui le strade dell’isola sono disseminate.
Per pranzo raggiungiamo una piccola isola, Kwale, punto di ritrovo per tutti i gruppi che hanno fatto la nostra stessa escursione. Ci vengono servite aragostelle, cicale, crostacei vari cotti sulla brace, patatine fritte e riso al cocco, una vera delizia. Ci rilassiamo qualche ora sulla battigia, compriamo qualche souvenir (le bancarelle saranno presenti nei posti più impensabili, persino sulle lingue di sabbia sperdute in mare) e visitiamo l’albero di baobab caduto. Questo mastodontico albero disteso su un fianco è particolare perché nonostante abbia perso la sua posizione eretta ha continuato a crescere. In questa passeggiata approfittiamo per ammirare la flora di questo boschetto, completamente differente da quella a cui siamo abituati, ed una particolare fauna. Durante il viaggio, persino nel nostro resort, saranno immancabili i paguri, granchi di terra, molto grandi, rintanati in conchiglie bellissime, anch’esse ovviamente molto grandi; animali curiosi, che hanno destato ogni volta il mio interesse.
Ultima tappa del tour è un bagno in una laguna di mangrovie, curiose piante che crescono nell’acqua, le cui radici offrono riparo a piccoli pesci.
Intorno alle 6 del pomeriggio torniamo ai nostri alloggi, ancora relax in spiaggia fino al tramonto (intorno alle 19), doccia, cena e via ai salottini con gli amici masai.
-La vera perla di Zanzibar: il suo popolo
La scelta di un resort che non offrisse animazione è stata azzeccatissima…al di là della nostra mancanza d’interesse per questo servizio, la tranquillità del posto ci ha permesso di scoprire un fantastico popolo, le loro usanze, la loro religione.
Ritrovarci ogni sera seduti a bordo piscina con lo staff e con i masai è stata un’esperienza indescrivibile, più bella di qualsiasi colorata barriera corallina o di qualsiasi spiaggia da sogno.
Se non avrete la possibilità di farlo nella struttura in cui alloggiate fatelo con i beach boys o con qualsiasi masai che incontrerete, proprietari di bancarelle, addetti alla sicurezza del resort o ragazzi che vi capiterà di incontrare durante le passeggiate. La loro cordialità sarà sempre fonte di un saluto e di una chiacchiera, piacevole per lo spirito e per l’anima. Ah, molti parlano benissimo l’italiano!
MATTINATA IN BARRIERA, POMERIGGIO A STONE TOWN E NELLE PIANTAGIONI DI SPEZIE
Avendo il tour previsto per il pomeriggio, la mattinata scorre lenta e “senza pensieri” nella spiaggia del nostro resort. Ci facciamo accompagnare sulla barriera corallina dal nostro beach boy di fiducia, Cipollino, curioso nome d’arte che è tipico dei ragazzi delle spiagge. Per qualche euro attraversiamo il km di barriera esposto fino a raggiungere l’acqua alta per un bellissimo bagno nell’azzurro del mare. La presenza dell’accompagnatore l’abbiamo ritenuta essenziale per due motivi: prima di tutto per attraversare in sicurezza la barriera corallina, i ragazzi la conoscono come il loro palmo di mano! L’acqua si alza e si abbassa di livello a seconda del fondale, che, oltretutto, straripa di ricci. Non è difficile inciampare, perdere l’equilibrio e rischiare di farsi male. Alcuni compagni del resort testeranno la crudeltà degli aculei, alcuni dei quali possono essere anche velenosi. In secondo luogo Cipollino è stato i nostri occhi, mostrandoci animali marini di ogni tipo che noi avremmo sicuramente ignorato; oltre alle canoniche e stupende stelle marine, anche le stelle ragno, lumache di mare, molluschi e conchiglie varie.
Nel pomeriggio ci trasferiamo nella zona di Kizimbani, poco distante da Stone Town e sede di diverse fattorie delle spezie, luoghi puramente dimostrativi a scopo turistico in cui sorgono piantagioni di spezie. Le reali piantagioni a scopo lavorativo si trovano nel centro dell’isola. L’oretta che trascorriamo nella fattoria si snoda attraverso una presentazione di piante, alberi, arbusti di vari frutti e spezie…dal pepe nero alla vaniglia, dall’ananas allo yalng-ylang, dalla noce moscata al jack fruit. La guida che ci porta a scoprire i segreti della natura di Zanzibar parla benissimo la nostra lingua ed è preparatissimo! Il tour, molto curioso, termina con l’assaggio di frutta del posto (come jack fruit e cocco freschissimo colto direttamente dalle palme presenti) e l’acquisto di alcuni souvenir culinari. Non abbiamo rinunciato al pepe nero, dall’aroma fenomenale, e a diversi tipi di the.
Il prossimo step ci porta a Stone Town, capitale dell’arcipelago di Zanzibar, dichiarata patrimonio dell’UNESCO e che ha dato i natali a Freddie Mercury. Girovaghiamo per le tortuose viuzze della città, scoprendo la meraviglia dei portoni intarsiati, in pieno stile arabo; ci intrufoliamo nelle botteghe degli artigiani e ammiriamo manufatti di legno, di pelle e di tessuti dai colori sgargianti. Passiamo per la fortezza, per la casa in cui nacque Freddie Mercury, davanti al Palazzo delle Meraviglie e nei famosi giardini Forodhani. Situati sul lungomare di Stone Town questi ultimi al tramonto diventano luogo di ritrovo per gli abitanti della città che passeggiano, chiacchierano e mangiano dalle ricche bancarelle esponenti cibi di ogni tipo; l’odore è davvero inebriante, decido di assaggiare un succo alla canna da zucchero per smorzare l’acquolina.
Ciò che però salirà sul podio, a mio parere, è il caratteristico mercato Darajani; niente di meglio dei mercati esprime il folklore e le tradizioni di un popolo. Il mercato è strutturato in diverse zone, ha inizio già al suo esterno, dove uomini e donne stendono la loro merce, frutta e verdura per lo più, su colorate tovaglie di cotone. Una volta entrati ci accoglie un nauseante odore, siamo nella zona dei pescivendoli; lungo i corridoi piccoli spazi di marmo e cemento delimitano le proprietà dei mercanti, essendo pomeriggio il mercato è quasi vuoto, è al mattino che pullula di gente e merce. Proseguendo si giunge nei banchi di macelleria e nelle bancarelle di spezie.
-Il mercato
Seppur caratteristico il mercato ha delle regole igieniche ovviamente molto discostanti dalle nostre. Gli odori sono molto forti, gli insetti non sono certo assenti, al contrario! Anche la merce esposta può non essere sempre piacevole (nel banco macelleria per lo più). Sono sicuramente luoghi di tradizione popolare ma non sempre piacevoli per tutti
TOTALE RELAX SULL’IMMENSA SPIAGGIA DI KWENDA
Per la vigilia di Natale decidiamo di dedicarci al relax più assoluto, ci facciamo accompagnare nella zona di Kwenda, a nord ovest dell’isola, non soggetta perciò all’effetto delle maree.
Trattandosi di un’escursione che esula dal pacchetto stipulato con il resort tutte le spese sono a nostro carico, circa 10€ per ombrellone e due lettini, oltre al pranzo, che abbiamo consumato nel ristorante annesso al lido, Mocco Beach Villa.
Kwenda è definita anche la spiaggia di borotalco ed è proprio quella la sensazione che ci pervade una volta messi i piedi sulla sabbia… candida, finissima, quasi impalpabile. Il litorale è lunghissimo, in una passeggiata di un’ora abbondante abbiamo raggiunto la rinomata struttura “Gemma dell’Est” e tornati indietro, non rinunciando a qualche bagno in tratti in cui il mare è davvero invitante. Le acque sono azzurrissime, complice il contrasto con la sabbia bianca come la neve, degradano abbastanza velocemente, ma non essendoci il ritiro del mare è balneabile in qualsiasi momento.
La giornata scorre tra sonnellini, chiacchiere, frutta dolcissima, birra fresca (una chimera, le bevande raramente sono davvero fredde!), lunghi bagni e passeggiate alla scoperta del tratto costiero. Nel pomeriggio i ragazzi del gruppo improvvisano una mirabolante e divertentissima partita a calcio con beach boys e masai, un momento veramente esilarante.
Da non perdere il tramonto, il sole enorme ed arancione viene inghiottito dalle limpide acque creando un gioco di colori che mette pace nell’animo!
NATALE A NAKUPENDA E PRISON ISLAND
La fede predominante sull’isola è l’islamismo, nonostante ciò alcuni piccoli simboli del Natale sono stati rappresentati nel nostro resort. Un piccolo albero, un Babbo Natale disegnato sulle lavagnette del bar e un bellissimo Marry X-mas scritto con fiori e foglie sul nostro letto!
L’insolita giornata del 25 dicembre la trascorriamo prima a Prison Island e poi sulla stupenda lingua di sabbia Nakupenda. Per arrivare alla prima meta bisogna raggiungere Stone Town ed imbarcarsi dalla spiaggia della città sui soliti motoscafi in legno. Saranno necessari circa 30 minuti di folle navigazione, le barche sono piccoline ma potenti, lo schizzo e il taglio delle onde è la specialità degli “skipper”.
L’isola deve il suo nome alla presenza di una prigione, costruita a fine ‘800 ma mai utilizzata, che avremo modo di visitare una volta approdati sulla bianca spiaggia. Il contrasto tra la sabbia bianca, la fitta vegetazione verde, il mare azzurro ed il pontile marrone offre uno splendido scenario, le fotografie avranno dei colori mozzafiato! Visitata la prigione con annessa piccola storia dell’isola, passiamo alla reale attrazione di questo tour, le tartarughe giganti. Prison Island offre rifugio ad una vasta colonia di tartarughe, la cui provenienza è ancora dubbia, anche se la più accreditata vuole che gli animali siano un dono del governatore delle Seychelles. Ci sono tartarughe di ogni età (pittorescamente dipinta sugli enormi gusci, la più anziana pare abbia 194 anni) e di ogni grandezza; girano liberamente per questo parco e si lasciano accarezzare, coccolare e farsi offrire cibo dai turisti con molta serenità. Per i bambini è un parco giochi, ma anche noi adulti ci siamo divertiti parecchio.
Terminata la visita dell’isolotto ci rimettiamo a bordo alla volta della più nota lingua di sabbia di Zanzibar, Nakupenda, detta anche l’isola che non c’è, per la caratteristica di scomparire del tutto con l’innalzamento della marea. L’isolotto emerso è molto grande ed offre un punto di ristoro a molti turisti, ogni gruppo monta un tendone piantando 4 pali di legno nella sabbia sormontati da un enorme kanga colorato. I kanga sono tipici indumenti femminili, caratterizzati da vivaci colori e rivisitati per l’occasione; ne risulta una spiaggia coloratissima, che rende frizzante il nostro atipico Natale. Il resto della giornata scorre passeggiando sulla lingua di sabbia e godendo dello spettacolare mare, limpidissimo ed azzurro. Per il pranzo tutti i gruppi sono attrezzatissimi, brace al seguito e borse termiche piene zeppe di frutta, crostacei, pesce e patate; sdraiati sotto il nostro tendone gusteremo aragoste, polpi, calamari, crostacei vari cotti sulla brace, patate fritte, frutta dolcissima. Un degno pranzo natalizio!
La cena nel resort sarà ugualmente ricca e ricercata, avremo ancora la possibilità di gustare aragoste, granchi e pesce fresco.
UNA GIORNATA A NUNGWI
Per un’altra giornata all’insegna del relax decidiamo di raggiungere la spiaggia di Nungwi che, essendo fuori dal pacchetto stipulato con il resort, avrà un costo aggiuntivo. Come nel caso della giornata trascorsa a Kwenda per circa 10€ noleggiamo ombrellone e lettini a ridosso del locale Mangi’s, in cui consumeremo il nostro pranzo sperimentando letteralmente la filosofia pole pole del popolo.
-I motti di Zanzibar: Hakuna Matata e Pole pole
Sono praticamente dei tormentoni, nella lingua swahili significano rispettivamente “senza pensieri” e “piano piano”. La vita degli abitanti del posto scorre esattamente in questo modo, alla giornata, in modalità very slow; è inevitabile che questa filosofia di vita si rifletta sui turisti, il tempo si allunga e le giornate scorrono in pieno e totale relax.
Il litorale di Nungwi segue praticamente Kwenda, ma, a differenza di quest’ultima, la spiaggia è meno larga ma altrettanto bianca, con mare cristallino ed un tramonto pazzesco, che le conferisce una certa fama. A ridosso della spiaggia è presente uno dei più grandi villaggi dell’isola, non fatevi mancare una lunga passeggiata in direzione nord, verso il faro; avrete modo di vivere la vita del villaggio, specialmente al mattino, quando i pescatori sono di ritorno dalle loro battute di pesca, le donne sono ancora impegnate nella raccolta delle alghe e i bambini giocano in mare.
-I bambini
Complice, forse, il periodo abbiamo incontrato una moltitudine di bambini. Praticamente ovunque, dai cigli delle strade, alle viuzze della capitale, alle spiagge. I loro occhioni e sorrisi bianchissimi ci hanno rapito il cuore. Purtroppo sono consapevoli del loro ascendente, non esiteranno un attimo a chiedervi elemosina. Noi, sotto stretto consiglio dei zanzibarini con cui abbiamo avuto modo di legare, lo abbiamo evitato. Qualsiasi espediente recuperato, da qualche moneta, al vestiario, a quaderni o materiale scolastico in genere, viene spesso, ahimè, sequestrato e rivenduto dai genitori. Tuttavia fermatevi e giocate con loro, il loro affetto e la loro gioia sono infettivi!
-Donazioni eventuali
Se avete intenzione di portare qualche dono alla popolazione potete rivolgervi a diversi enti non governativi che fanno volontariato nelle scuole o direttamente ai ragazzi presenti in spiaggia. Graditissimi saranno sia vestiario che materiale scolastico, penne, colori, matite, quaderni.
Noi abbiamo affidato un’intera valigia piena zeppa di vestiti e scarpe al nostro caro Cipollino, il beach boy della nostra baia. Si è fatto garante della distribuzione nel suo villaggio, a Pwani Mchangani. Una volta tornati a casa l’emozione che ci ha inondati nel vedere i nostri regali indossati dai bimbi è stata potente come uno tsunami!
SNORKELING A MNEMBA
Ci riserviamo per l’ultimo giorno in questa fantastica terra una gita di mezza giornata all’atollo di Mnemba.
Il trasferimento a bordo delle barchette dai motori prorompenti avviene da Muyuni, poco distante dal nostro alloggio. In circa 20 minuti di navigazione arriviamo intorno a questo paradisiaco lembo di spiaggia affiorante.
Attraccare è vietato, ahimè, essendo un’isola privata. Ci godiamo qualche ora in queste splendide acque profondissime ma limpidissime, alla ricerca forsennata di pesci di qualsiasi tipo. La fortuna ci assiste e riusciamo a vedere un pesce palla, una murena, un pesce leone, una miriade di pesci chirurgo, pesci farfalla e innumerevoli specie a me sconosciute, che ci gravitano attorno. Se da un lato però la fortuna ci ha baciati con la ricchezza faunistica dall’altro ci ha spiazzati con una buona dose di vento; a metà mattinata il mare ha cominciato ad ondeggiare vorticosamente impedendoci la sosta in una lingua di sabbia lì vicina. Poco male, ce la siamo spassata con un roller coaster a tema marino approdando a Muyuni belli fracidi ma decisamente divertiti.
Con l’escursione a Mnemba si chiude il nostro soggiorno nell’isola. Nel pomeriggio ci godiamo le ultime ore di sole insieme agli ormai amici dello staff, pieni di malinconia sapendo di dover riempire le valigie alla volta del ritorno a casa.
ADDIO ZANZIBAR
La mia prima esperienza in terra nera è stata d’impatto, sebbene sia conscia di aver optato per una meta fortemente turistica. I contrasti di questa nazione sono notevoli, le differenze con la nostra cultura sono prepotenti. Abbiamo sperimentato a nostre spese il cosiddetto mal d’Africa, prima di questo viaggio mi sentivo scettica a riguardo. Ogni viaggio è arricchimento, ma mai mi è successo di lasciare una meta e versare delle lacrime. L’addio a questa terra è stato malinconico, la gente del posto ci ha scavato una voragine nel cuore. Il mondo è troppo grande per tornare a visitare le stesse mete…ma sicuramente il continente africano si è meritato tutto l’interesse di tornare a scoprirlo!