Il losco Baharain

Diciamolo subito e fuori di denti: in Baharain è difficile trovare qualcosa di piacevole, qualcosa che attiri, e credo che la gente ci possa andare a trascorrere un week-end solo perchè sta lavorando nel pallosissimo Qatar o per vedere il Grand Prix di Formula 1; fatta questa premessa vediamo cosa si puà tirar fuori da un week-end...
Scritto da: Fabri-Artèteca
Partenza il: 06/01/2004
Ritorno il: 08/01/2004
Diciamolo subito e fuori di denti: in Baharain è difficile trovare qualcosa di piacevole, qualcosa che attiri, e credo che la gente ci possa andare a trascorrere un week-end solo perchè sta lavorando nel pallosissimo Qatar o per vedere il Grand Prix di Formula 1; fatta questa premessa vediamo cosa si puà tirar fuori da un week-end sull’isola-stato.

Innanzi tutto, Manama ha la fama di essere il secondo miglior posto nel Golfo per divertirsi (dopo Dubai, ovviamente); la mia impressione è stata sicuramente quella di una città autentica, vera, paragonata all’impressione di “nuovo” e “fasullo” che città nate all’improvviso come Abu Dhabi, Doha o Dubai danno. La zona di Baab Baharain, la Porta del Baharain, dove si trova il souq, mi ha ricordato parecchio i quartieri spagnoli di Napoli, con la vetustità, la poca pulizia e la vita vera che la contraddistingue. Inoltre, incredibile per un paese del Golfo, ci sono i mendicanti e la fauna nei locali notturni (ma anche e sopratutto in strada) è davvero varia. Inoltre, gli abitanti locali, gli araboni, sembrano parecchio rilassati e senza la spocchia e la puzza al naso che contraddistingue gli Emiratesi.

Prima cosa che colpisce, appena atterrati, sono i 2 enormi viadotti che collegano l’isola su cui sorge l’aeroporto alla terraferma (che poi è a sua volta un’isola); ma il Baharain è ben più famoso per il ponte che lo collega all’Arabia Saudita, la King Fahad Highway. Si pagano 3 BD per attraversarlo. Si può arrivare al checkpoint di frontiera, a metà del ponte, e godersi la vista da una torre panoramica e magari pranzare lì, in un ristorante stile soviet anni 60. Poi si può tornare indietro senza dover necessariamente entrare in Arabia Saudita (anche perchè senza visto, niente da fare). Ed un’altra cosa che colpisce è che appena al di là della frontiera, svetti una bella M gigantesca di McDonald proprio in territorio Saudito … Il che la dice lunga su chi comandi davvero in quella terra.

Di notte manama è bella viva: la zona tra Government Avenue e Al-khalifa Avenue pullula di locali, alcuni anche molto loschi. Parecchia prostituzione (per carità, anche AbuDhabi e Dubai si difendono bene su questo fronte) però qui per la prima volta transessuali ed omosessuali sono tranquillamente in circolazione. Noi siamo stati in un paio di locali: il ROCKBOTTOM, all’interno del’International Hotel, e in un locale senza nome all’interno del City Center Hotel, quest’ultimo davvero carino. Ma il MUST di Manama è il BJ’s, che si trova a sud rispetto al palazzo del re. E’ il locale frequentato da tutti gli americani e gli inglesi che lavorano sull’isola: attenzione però, gli americani sono tutti militari e ci è sembrato un ottimo posto dove Al-Qaeda potesse piazzare una bomba!!! Altro da vedere / fare, secondo la Lonely Planet: AL FATIH MOSQUE – La più grande del golfo … Pare … Cupola in vetroresina per ridurre il peso, ma vale la pena e poi il Mullah è molto gentile ed aperto agli stranieri.

BORGO di AL-JASRA – Appena a sud dell’inizio del ponte vs l’Arabia … Un borgo residenziale con delle costruzioni arabe molto caratteristiche e con un mercatino dell’artigianato; peccato che nel weekend sia tutto chiuso.

TOMBE PREISTORICHE DI SAR e A’ALI – Niente di davvero organizzato, i tumili funerari sono li, abbandonati a se stessi; alcuni grandi sono stati “inglobati” in delle case. A noi comunque è capitato di passarci di fianco e di non essercene accorti … Nessuna insegna … Niente di spettacolare, solo un campo di “mucchietti” di terra.

SPIAGGIA DI AL-JAZAIR – La più bella spiaggia del Baharain lascia davvero delusi. Risparmiatevi tranquillamente i 35 km che la separano da Manama.



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