Il gusto di viaggiare… in Emilia Romagna
La colonna sonora del Maestro ben si presta al paesaggio ed al clima autunnnale, ma sinceramente credo che tale musica si presterebbe a qualunque condizione climatica e paesaggistica.
Arrivo a mezzogiorno, parcheggio comodo, aggirando elegantemente una transenna con divieto di accesso.
Lascio l’auto vicino agli argini del fiume Po che rimane nascosto agli occhi ma la cui presenza si percepisce come fosse una presenza divina incombente, temuta e rispettata. Inizio l’esplorazione della fiera, mi aggiro tra i banchetti per studiarne la disposizione ed i prodotti esposti, cercando di resistere alle tentazioni olfattive e visive che mi bombardano da ogni direzione. Al secondo passaggio in questa sorta di girone dei golosi sto per crollare, così, con la salivazione di un cane pavloviano, cerco rifugio in una via laterale dove le bancarelle espongono generi non alimentari. Come un templare in fuga trovo conforto nella bella chiesa parrocchiale di Zibello, e rinsaldato nello spirito affronto le ultime prove di resistenza prima di abbandonarmi ai piaceri della gola.
Non ho prenotato il ristorante, ma i gorgheggi dello stomaco e le lancette dell’orologio mi invitano al pranzo.
Numerose proposte di cibi di strada: panini, fritti, focacce, dolci, l’immancabile porchetta ma anche un chiosco vaporoso che cucina anolini al sugo.
Vengo attratto magneticamente dai tavolini all’esterno del ristorante Leon d’oro, in una splendida cornice di portici della bassa padana. Il calore umano offerto dal servizio, estremamente cordiale ed attento, ti fa sentire coccolato al pari dei clienti seduti nelle rustiche ed accoglienti salette interne.
Oltre a qualche specialità fredda, anche da asporto, propongono un primo piatto e un secondo tra quelli del menu degustazione elaborato dal ristorante per il Porc. Due invitanti ed eleganti casseruole, ben riscaldate, sono scrigni preziosi che custodiscono un tesoro di “gnocchi aperti al sugo del norcino” e “costine agli aromi con patate”. Opto per gli gnocchi, e rimango pienamente soddisfatto dalla mia scelta. Sono ottimi, e la particolarità che siano “aperti” con la pressione di un dito, tanto da ricordare delle orecchiette oversize, fa sì che assorbano e raccolgano meglio il sugo. La porzione è abbondante, come l’eccellente condimento a base di salsiccia che volendo si può integrare attingendo da un recipiente di coccio con fornelletto, tipo quelli della bagna cauda. Tra un boccone e l’altro sorseggio un onesto gutturnio, rosso del piacentino. Peccato che, essendo esposto all’esterno del locale, il vino risulti un po’ troppo freddo. La spesa (5€ gli gnocchi e 2€ il vino) e la qualità del cibo, citando una guida gastronomica, sono da faccino sorridente, forse anche radioso considerando la gentilezza del servizio.
Sarà stato il fascino del quarantenne… o il fatto che li stavo già mangiando con gli occhi… ma la ragazza mi ha offerto dei crostoni di polenta fritta accompagnata dal sugo degli gnocchi. Per il dolce mi affido alle proposte dei banchetti e, ormai sordo ai richiami della dieta, cedo a una bomba ipercalorica altoatesina, a base di mele, noci e uvetta, accompagnandola con un corroborante bicchiere di vin brulè preparato dagli Alpini.
Trascorro un paio di ore aggirandomi per la fiera, tra assaggi e istruttive chiacchiere con i venditori.
Essere da solo agevola la conversazione e mi dilungo senza timore di infastidire o annoiare eventuali compagni di gita meno curiosi e ciarlieri di me. E poi che dire, l’accento emiliano è adorabile, grasso, pieno e generoso, emana sentori di tortellini al ragù, con retrogusto di cotechino e note di prosciutto crudo…invita alla chiacchiera e alla degustazione. Raccolgo informazioni come mai in passato mi era capitato di fare; finalmente scopro, con dovizia di particolari, come vengono preparati i ciccioli e la cicciolata. Apprezzo la sincerità con cui i produttori non rimpiangono i vecchi tempi, l’attesa della nebbia piuttosto che del vento di mare, grazie alle moderne tecnologie che consentono di avere condizioni perfette per la stagionatura a prescindere dal clima esterno e senza rischi di perdere gran parte del prodotto.
Non manco di assaggiare e riassaggiare i prodotti in vendita e fatte le dovute valutazioni gustative procedo agli acquisti, considerando oltre ai prezzi ed al gusto anche la simpatia e la disponibilità dei venditori. La mia sportina si riempie rapidamente, ed altrettanto rapidamente il mio budget si consuma.
Il reparto d’assalto emiliano che a breve attenterà il giro vita della mia famiglia è composto da Parmigiano Reggiano 24 mesi, un’ampolla di aceto balsamico invecchiato 15 anni, un trancio di fiocco di culatello, un salame da friggere, un cotechino, tre strolghini. La multietnicità del battaglione è garantita dallo “straniero”: una lacrimosa crema di gorgonzola dolce.
Verso metà pomeriggio le presenze dei visitatoti aumentano e tra questi non passa inosservata la candida e leonina chioma di Patrizio Roversi, con troupe al seguito.
Conoscendo le sue doti di buongustaio non mi stupisce vederlo con in mano un panino al culatello… buon appetito!
Andando contro corrente, come di mio solito, sfuggo alla massa che inizia a riversarsi per le vie del borgo e che finisce per diluire l’atmosfera padana, direi guareschiana, che ammanta Zibello. Bevo un caffè preparato dai soci della locale sezione Avis e mi dirigo verso casa prima che l’imbrunire e l’immancabile nebbiolina serale calino sulla placida e ricca campagna parmense.
Per me, invece, cala il sipario su questa edizione del November Porc, in attesa della prossima… qui, come certe in opere teatrali, le repliche non stancano mai…