Il grande vuoto

Il 26/1/, saliamo sul volo per Tripoli. L'emozione è grande, finalmente realizziamo il ns. Desiderio di andare nel "grande vuoto". All'aeroporto di Tripoli troviamo il ns. Tarek, contattato tramite Internet, e che ci ha seguito passo passo, per l'ottenimento del visto. Abbiamo qualche piccolo problemino, e trepidiamo un poco, perché sappiamo...
Scritto da: Marika Punzo
il grande vuoto
Partenza il: 26/01/2003
Ritorno il: 09/02/2003
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Il 26/1/, saliamo sul volo per Tripoli. L’emozione è grande, finalmente realizziamo il ns. Desiderio di andare nel “grande vuoto”. All’aeroporto di Tripoli troviamo il ns. Tarek, contattato tramite Internet, e che ci ha seguito passo passo, per l’ottenimento del visto. Abbiamo qualche piccolo problemino, e trepidiamo un poco, perché sappiamo di gente rimandata in dietro perché il visto non era in regola… Ma finalmente entriamo. Un breve giro di Tripoli mostra una città un poco trascurata, con molto traffico, intorno alla Piazza Verde, dove si trova il Museo, per la verità un Museo fatto molto bene, e… Guarda caso, con qualche scritta in Inglese. (In Libya tutto è rigorosamente scritto in arabo, anche le indicazioni stradali…) Ci meravigliamo della quantità di Dewood che circolano, ma ci spiegano che Gheddafi, i cui manifesti troneggiano in ogni angolo della Libya, ha fatto degli accordi con la Corea. Il 27, lasciamo Tripoli per il Sud. Visiteremo le città della costa al rientro. Raggiungiamo la mitica Gadames. La città vecchia è magica, circondata dalla cinta verde di palme. Ormai non è più abitata, tranne che di giorno, nel periodo estivo, quando gli abitanti tornano nelle loro vecchie case, freschissime, per sottrarsi al caldo torrido della città nuova, dove il governo li ha trasferiti. Molte abitazioni sono semi-distrutte sono cominciate delle opere di restauro, alcune abitazioni sono già restaurate, ed è possibile visitarle. I restauri che stanno effettuando deturpano molto il luogo, per una serie di incongruenze che si stanno realizzando: dagli orrendi lampioncini moderni, per illuminare le strette vie, alle targhe IN INGLESE, con i nomi delle stradine. L’abbiamo fatto notare agli ingegneri che si occupano del restauro, ci hanno detto di mandare una e-mail al ritorno in Italia, l’abbiamo fatto, speriamo bene. Deliziose le porte delle case di coloro che si sono recati in pellegrinaggio alla Mecca, tutte decorate con pezzetti di stoffe multicolori. I tortuosi vicoletti, le case collegate le une alle altre tramite tetti, le piazze del gelso grandi corridoi coperti, sottopassaggi, le mani di Fatima scolpite negli spigoli degli incroci, fanno di Gadames una città dai raffinati dettagli. Il pomeriggio ci dirigiamo fuori città per ammirare la sorgente della giumenta, ed il Lago di Gadames, bellissimo, il blu dell’acqua è talmente intenso da non avere nulla da invidiare al colore del nostro mare di Sardegna. Ammiriamo un magnifico tramonto dalla cinta verde di Gadames, facciamo i bagagli, e ci dirigiamo verso GAT, una delle mitiche oasi africane.

Dopo due giorni di pista, arriviamo all’Akakus, e così ci tuffiamo nel vivo del ns. Viaggio. Per tutte e tre è la prima esperienza di “tenda” e abbiamo scelto di farla in un ambiente decisamente diverso dai soliti campeggi. Ci siamo subito abituate alle piccole difficoltà, abbiamo imparato a farcio la doccia con lo spruzzino dei detersivi, a lavarci i denti con pochissima acqua, ed abbiamo scoperto che la sabbia pulisce i piatti magnificamente. Incontriamo subito il famoso Arco di Fozzigieren, una maestosità da togliere il respiro. Noi siamo nemno di tre formichine messe accanto… Il Deserto è bello, magnifico, grandioso, bisogna vederlo, viverci qualche giorno, e quell’immensità ti prende, non puoi più toglierlo dalla testa, e desideri tornarci ancora.

Trascorriamo 5 giorni pieni nel deserto, scorazzando in lungo e in largo alla ricerca di tutte quelle pitture rupestri di cui l’Akakus è pieno, giriamo ampiamente il Wadi Mathendusc, dove il ns. Prof. Mori ha fatto le più sensazionali scoperte di pitture rupestri – Gazzelle, giraffe, elefanti, coccodrilli, attestano che una volta il Sahara era savana, abitata da innumerevoli animali. Le prime figurine che vediamo ci danno una emozione indescrivibile, sono veramente fortunata, penso ad avere la possibilità di vedere queste meraviglie fatte da esseri umani millenni addietro. Ogni sera fissiamo il campo in un luogo diverso. La ricerca del posto ideale, è lunga e laboriosa, ma troviamo sempre posti meravigliosi. Finito di montare le tende, si accende il fuoco, ed il nostro cuoco-autista-guida si dedica alla preparazione della cena. È incredibile la varietà e la bontà delle pietanze che preparava. Cuscus, riso, spaghetti, carne, insalate, uova con verdure ecc. Finita la cena, cominciava il “rito del the”. Per preparare il te, si impiegava mediamente un’ora travasandolo da una teierina all’altra, al fine di renderlo schiumoso, e poi, quando c’era da aggiungere le noccioline tostate… Non vi dico! La notte, la tenda era avvolta in un silenzio che ha dell’irreale. Alzarsi nel cuore della notte, passeggiare al chiaro di luna tra le dune illuminate, che si riflettono sulla sabbia creando con le ombre delle montagne circostanti effetti veramente indimenticabili. Nell’Akakus ogni roccia nasconde una scoperta, con le sue pitture, le sue incisioni, i disegni bellissimi di un colore rosso intenso, nonostante i millenni trascorsi, le corse delle giraffe, le ruote, le donnine danzanti, il carro dei Garamanti, tutti capolavori, lì, a mia disposizione, fotografarli, mi sembrava quasi di profanarli… E che dire del Wadi Teshuinat? Il fiume di pietra più famoso dell’Akakus, base delle spedizioni del Prof. Mori, dove si trova la più alta concentrazione di pitture rupestri della regione. Ed i laghi del deserto? Gabraoun, Mandara, quasi completamente prosciugato, con una crosta di sabbia che ricopre il fango essiccato e sembra quasi un miraggio, il Lago Oum al Ma, la madre dell’acqua in lingua tuaregg, il più bello fra i laghi della ramla, dove non ho retto, ed ho dovuto tuffarmi…, in questa perfetta piscina naturale. Questi laghi, circondati dal verde, da dune altissime, da cespugli che scendono fino alla riva, con piccoli sentieri che che consentono di arrivare alle rive. Lasciamo il deserto con tanta tristezza. Il ricordo dei Gatti Mammoni, dei laghi del deserto del carro dei Garamanti, resteranno per sempre nei nostri ricordi. Proseguiamo il nostro viaggio, sull’asfalto adesso, e ci rechiamo verso Leptim Magna e Sabtratha, dopo avere visitato delle abitazioni troglodite, anch’esse molto interessanti. Avremo anche la fortuna di vedere Villa Celin, con i suoi affreschi e i suoi mosaici, la nostra guida riesce a portarci, dopo varie ricerche, poiché, scoprirla, non è facile. Il guardiano si commuove e ci fa entrare. (Occorre infatti per entrare un permesso speciale che noi non avevamo). Di Leptis Magna sappiamo molto, e così di Sabratha. Questi siti sono spettacolari, la loro posizione geografica, fa di essi dei luoghi veramente particolari. A Leptis, abbiamo avuto la fortuna di incontrare una troupe televisiva italiana, che girava per conto del governo Libico un documentario sulla città. Mi hanno intervistato, ed ho lanciato un appello al governo affinché esorti la gente a NON sporcare il deserto. È stato terribile vedere la quantità enorme di lattine e di bottiglie di vetro, lasciate dalla gente tra la sabbia. Il Lago Gabraaoun è un ricettacolo di spazzatura. Il giorno 9/2 rientriamo in Italia. Siamo contente di avere visitato questo paese, bellissimo, resta sempre la tristezza della partenza, anche perché si sa che è difficile tornare di nuovo in un luogo. Il mondo è troppo vasto, e si preferisce



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