Il giro del mondo in 80 giorni

Un viaggio di nozze memorabile per Alessio e Monina! Giro del mondo con sosta lunga in Polinesia Francese...
Scritto da: Alessio.zz
il giro del mondo in 80 giorni
Partenza il: 15/09/2007
Ritorno il: 30/11/2007
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Io, Alessio e Monina freschi di matrimonio abbiamo avuto la fortuna di poterci prendere per il giorno più importante della nostra vita un lungo periodo di vacanze, 80 giorni, e come regalo di nozze ci siamo fatti regalare un biglietto Round The World e siamo partiti da Roma con questo itinerario: Partenza il 15 SET 2007

Roma > Santiago de Chile > Tahiti > Sydney > Singapore > via terra fino a Bangkok attraversando Malaysia Thailandia Vietnam e Laos > Roma rigorosamente zaino in spalla optando per soluzioni di alloggio molto economiche e bungalow in self catering, ostelli piuttosto che grandi hotel di lusso o villaggi che secondo la nostra opinione non rispecchiano affatto la realtà del luogo.

Volevamo poter visitare molte nazioni senza farci però mancare la Polinesia Francese e grazie all’aiuto di molti viaggiatori su forum internazionali ci siamo informati su come poter visitare le isole della società senza dover spendere un’eresia dato che questo arcipelago è una delle mete più care del globo e con un po’ di pazienza abbiamo contattato la linea aerea per ottenere un pass acquistabile online che ci avrebbe permesso di visitare la Polinesia Il nostro itinerario è stato il seguente: Tahiti > Moorea > Huahine > Raiatea > Bora Bora > Tahiti.

Racconterò della nostra esperienza in Chile ed in Polinesia Francese per ovvi motivi di spazio.

Un lunghissimo volo con scalo a Madrid ci stava portando in Chile a Santiago ed un tremendo dubbio iniziava ad assalirmi guardando le cime innevate della stupenda cordigliera delle Ande, cercavo di rimuovere dalla testa le parole di Monina che ripetevano:

Alessio ma sei sicuro che in Chile sia caldo a Settembre? Dovremmo portarci delle giacche pesanti magari farà freddo. A Santiago c’era la neve! Forse Monina aveva ragione, tuttavia mi sarei sempre potuto giustificare delle temperature un po’ rigide di Santiago sostenendo che a Settembre la primavera in Chile arriva all’improvviso, o utilizzando la vecchia scusa che non esistono più le mezze stagioni. Oppure dando la colpa all’effetto serra. A Santiago c’era la neve! Doveva essere per forza a causa dell’effetto serra.

Una volta in aeroporto stanchissimi dal volo siamo stati vittima di una truffa da parte di tassisti disonesti che ci hanno portato nell’ostello da noi prenotato facendoci pagare una cifra esorbitante per il passaggio fingendosi da addetti del servizio di transfer che era compreso e gratuito nella prenotazione dell’alloggio; il fuso orario e il cambio con euro/pesos ci ha fregati ed abbiamo pagato circa 50 euro di taxi.

Ci siamo lamentati dell’accaduto con il proprietario dell’ostello totalmente estraneo ai fatti il quale ci ha accompagnato in aeroporto per cercare di identificare i nostri truffatori, portandoci dalla Polizia aeroportuale ma invano.

Purtroppo Santiago del Cile non ci ha entusiasmato un granchè essendo molto caotica e spoglia siamo partiti per Valparaiso a circa un’ora e mezza di viaggio attraversando paesaggi collinari e pianure verdi, e prati non proprio fioriti da primavera ma che ero sicuro a breve sarebbero stati meravigliosi …

Valparaiso è una cittadina coloratissima molto bella e caratteristica arroccata su una collina con un porto molto importante e qui si respira davvero l’aria del Sudamerica: piccoli vicoli tra case colorate in ogni tonalità, chiese ad ogni angolo di strada, artisti di strada, piccoli supermercati o negozi rimasti agli anni ’60, giovani viaggiatori zaino in spalla come noi e tanti bei sentieri e scorci fantastici per ottime fotografie.

Da Santiago tramite internet avevamo prenotato un piccolo B&B nel centro di Valparaiso e dalle immagini sembrava in un ottima posizione ed era anche abbastanza economico quindi scesi dal pullman con la cartina in mano ci siamo diretti verso la pensione prendendo uno dei caratteristici ascensori della città: sono delle piattaforme che vengono trasportate da funi e come contrappeso le cabine salgono e scendono su e giù per questa ripidissima città e a prima vista non sembrano molto solide ed affidabili e la stessa sensazione l’abbiamo provata ogni volta che ci siamo saliti, sembrava che si rompessero ogni volta, fortunatamente non è successo.

L’alloggio che avevamo prenotato era una casa con una bella terrazza che affacciava sul porto, un’abitazione antica gestita da una signora, e la nostra stanza aveva un letto matrimoniale e tante coperte adagiate sopra il letto con un bagno nel corridoio, situata al piano terra mentre la colazione si sarebbe svolta la mattina al piano superiore, una scala molto ripida collegava la nostra camera con la sala dove c’era la possibilità di collegarsi ad internet; alla nostra domanda in merito al riscaldamento la signora ci rispose che non c’era riscaldamento ma avrebbe acceso LA SALAMANDRA (…) . Non avendo capito il funzionamento di questa sconosciuta abbiamo iniziato a ragionare sull’elemento COPERTE in dotazione nella stanza. La signora ci accompagnò a vedere questa nuova risorsa per il riscaldamento e non era altro che una piccola stufetta a legna che in effetti riscaldava l’ambiente nel quale era collocata ed in pratica dal piano superiore questa SALAMANDRA avrebbe mandato calore al piano inferiore e non avremmo sentito freddo in alcun modo, mentre la domanda successiva che ci siamo posti era: come fa il calore a scendere le scale con due porte chiuse e riscaldare la camera? In effetti siamo morti dal freddo, avevamo 3 coperte dormivamo vestiti! Per colpa dell’effetto serra molto presente in Chile a settembre ci siamo dovuti comprare delle giacche invernali perché era davvero freddo!

A parte il freddo il nostro soggiorno a Valparaiso è proseguito con molta tranquillità, abbiamo visitato molte zone interessanti ricche di storia di questa parte del Chile come ad esempio Vina del Mar luogo di villeggiatura sul mare con strade moderne e casinò, e grandi parchi e ottimi servizi di trasporto ma molto lontani dalla caratteristica di Valparaiso che abbiamo apprezzato maggiormente.

Dopo aver ragionato sul fatto che il vino cileno era davvero ottimo, in un supermercato abbiamo fatto razzia di bottiglie di vino, vodka e tutto l’occorrente per cucinare quindi olio, sale, aceto, pasta passate di pomodoro e pane ci siamo organizzati per la partenza per la Polinesia: il lungo volo da Santiago ci avrebbe portato in Polinesia Francese dove avremmo alloggiato in bungalow dotati di cucina

Il nostro arrivo a Tahiti è stato alquanto movimentato … Eravamo in Chile e da Santiago appena saliti a bordo del nostro Airbus della compagnia aerea LAN nuovo di zecca abbiamo subito notato che questo aereo era allestito per una classe turistica premium nel senso che non era come gli altri voli in classe economica, c’era più spazio per le gambe, tessuto della selleria più pregiato, monitor multimediali più grandi, insomma sarebbe iniziata subito bene la nostra traversata sul Pacifico con scalo tecnico all’Isola di Pasqua per rifornimento e poi via in Polinesia.

Sono appassionato di aerei di linea in generale, di aeroporti di linee aeree quindi sedermi ogni volta in un nuovo velivolo è sempre una grande emozione inizio subito a guardare tutti i depliant e le riviste per capire le varie differenze tra un aereo e l’altro, scoprire le rotte aeree e le nazioni che sono collegati dalla linea aerea, quindi ogni volta che salgo in un nuovo velivolo ho sempre un gran da fare e mentre le assistenti di volo iniziano a chiedere di prestare attenzione per i consigli di volo, avverto che il motore di destra non parte … ok, faccio finta di niente e dico sottovoce a Monina:

– Secondo me il motore destro non parte, senti che l’altro gira e questo no? – A lei ovviamente non gliene poteva fregare di meno, aveva altro da fare impegnata a leggere il catalogo duty free: – Ma noooo, che dici! Vedrai che adesso andiamo, hai visto quante cose ci sono a catalogo? (….) –

Ok, il motore destro in effetti non partiva ed il comandante pochi minuti dopo ha avvertito tutti i passeggeri che c’era un problema tecnico che si sarebbe risolto in 20 minuti, di restare seduti…. La mia nuova consapevolezza di aver capito un guasto tecnico mi aveva elevato al di sopra di ogni altro passeggero e mi sentivo fiero e con una certa superiorità mi guardavo in giro con quell’aria superiore come per dire: ma è così ovvio… poi scendendo di nuovo sulla terra dopo aver individuato per primo il guasto, dai e dai il motore non partiva e il comandante poco dopo scusandosi ci ha spiegato che avevano problemi tecnici e avremmo dovuto cambiare aereo per PROBLEMI TECNICI, ( lo avevo sempre detto io che il problema era il motore …)

C’è stato un gran trambusto nell’aeroporto e per un paio d’ore abbiamo dovuto aspettare prima di risalire a bordo del “nuovo” aereo … Allora questo qui era vecchissimo, stretto poco spazio per le gambe e sporco, evidentemente era pronto per un’emergenza ma non era pulito e il nostro volo è iniziato cosi una lunghissima traversata con scalo-sigaretta all’Isola di Pasqua e via di nuovo direzione Tahiti. A Rapa Nui ero già stato personalmente anni prima ed il solo rimettere piede anche se solo per pochi minuti è stata un’emozione stupenda.

Atterrati a Tahiti con tre ore di ritardo siamo usciti dall’aeroporto dove ci aspettava il proprietario della pensione CHEZ MYRNA di Papeete prenotata online per la cifra di 6150 XPF a notte (circa 52 euro); il posto era molto semplice una piccola casa pulita a 10 minuti di macchina dall’aeroporto gestita appunto dal proprietario di origini francesi e dalla sua famiglia polinesiana.

Papeete è abbastanza caotica, l’opposto di quello che mi sarei aspettato e il giorno successivo all’arrivo dopo una super colazione siamo andati in banca a cambiare gli euro con il franco del pacifico. Consiglio a chiunque di portarsi una buona scorta di franchi in quanto in certi posti è difficile pagare con gli euro specialmente nei piccoli alimentari delle varie isole se come noi vi vorrete procurare il cibo e cucinarlo da soli. La popolazione è molto cordiale, tutti ti sorridono e sono gentili danno informazioni sempre cercando di aiutarti e se la prendono con molta calma, hanno i loro tempi e questo accresce la sensazione che la frenesia italiana è davvero molto lontana.

Dopo una brevissima corsa in pullman fino all’aeroporto abbiamo preso il volo con Air Tahiti per Moorea della durata di….7 minuti! L’isola infatti è poco distante da Tahiti ma completamente differente, molto tranquilla e vivibile e la nostra sistemazione per le successive tre notti è caduta su Fare Maeva Moorea . Maeva è il nome della proprietaria (Maeva in Tahitiano significa Benvenuta) è stata subito gentilissima e abbiamo fatto amicizia con lei durante il tragitto verso la pensione che si trova a pochi km dall’aeroporto; la nostra sistemazione consisteva in un bungalow pulitissimo molto curato immerso in un giardino di palme da cocco e centinaia di fiori fornito di ogni utensile per cucinare, acqua calda, zanzariere, frigorifero e tanto tantissimo relax.

La spiaggia di Temae è distante circa 300 metri dalla pensione Maeva seguendo la strada principale oppure si puo costeggiare un sentiero che porta ad una spiaggia di corallo a poche centinaia di metri dal bungalow ma la nostra preferita è stata Temae beach. Si estende a perdita d’occhio in questa cornice meravigliosa con delle sfumature azzurre fantastiche: l’acqua è tiepida e le onde praticamente non esistono dato che la barriera è abbastanza lontana dalla riva e cosa assolutamente perfetta, non c’è nessuno, nessun turista ma solo qualche locale. A poca distanza dalla spiaggia c’è un hotel Sofitel un resort molto curato esternamente con i classici Overwater Bungalow direttamente sulla laguna e anche se non avevamo questi bellissimi bungalow a picco nella laguna il mare era lo stesso, gli ospiti del Sofitel facevano il bagno come noi in quella spettacolare laguna. La mia domanda poi è la seguente: ma con una laguna cosi bella, cosi pulita, cosi tranquilla senza pericoli, che cosa ci fai con una piscina in Hotel quando puoi buttarti o correre in acqua e godere di queste meravigliose spiagge? Mah!

Dato che provenivamo dal chile eravamo fornitissimi di cibo, avevamo pasta, passata di pomodoro, carne vino cileno quindi il nostro ristorante era la nostra piccola casina immersa nei fiori…assolutamente perfetto… La posizione del bungalow era perfetta per vedere il sole sorgere e la mattina di buona lena ci siamo svegliati ed incamminati senza aver preso il caffè con la torcia lungo il sentiero per raggiungere la spiaggia: questo sentiero passa attraverso altre abitazioni o piccole pensioncine in mezzo alle palme e l’unico rumore avvertibile erano le onde del mare ed il vento…tutto era perfetto, le stelle erano ancora in cielo si sarebbe fatto giorno a momenti, la nostra stupenda luna di miele stava andando a gonfie vele in un contesto meraviglioso quando all’improvviso sbucano dal nulla due cani con un BAU BAU BAU fortissimo e ci vengono incontro…. A quel punto rimani immobile e speri che per non si sa quale ragione tu venga risucchiato nella sabbia per poi sparire da li… Che paura! Fortunatamente ci hanno lasciato proseguire e il risveglio è stato immediato, ve lo assicuro! Il sole sorgeva a picco sul mare e i colori che ci si sono presentati davanti cambiavano in continuazione, la laguna cambiava dalle tonalità scure fino al rosa e man mano che il buio ci lasciava scorgevamo lati selvaggi di un’isola lontanissima da casa ma che continuava a stupirci attimo dopo attimo.

Abbiamo noleggiato una macchina per una mezza giornata portandoci i panini preparati prima di partire per poter avere piu tempo possibile a disposizione e dato che la polinesia è cara all’inverosimile le nostre spese si sono incentrate su altri campi piuttosto che in ristoranti bar o souvenir. Moorea è molto affascinante e dall’alto di qualche look-out si puo scorgere la bellezza di questo luogo specialmente le due baie di Opunohu e quella di Cook viste dal promontorio sono stupende. Lungo la strada verso Pepetoai sorgono molti hotel e resort secondo molte guide con delle spiagge perfette, peccato che siano quasi tutte strapiene di gente e ad ogni angolo cè la possibilità di fare jet sky, paraflight, sci nautico ecc insomma una cosa molto americana che in un luogo del genere a me ha stonato un po.

Dato che volevo assolutamente vedere la spiaggia dello Sheraton Hotel abbiamo parcheggiato la macchina nel loro parcheggio e ci siamo incamminati all’interno del resort facendo finta di essere due ospiti di quel lussuosissimo resort chiacchierando tra noi di cose inutili soltanto per eludere qualsiasi controllo da parte di telecamere o da addetti all’ingresso; si vedeva lontano otto chilometri che noi due con quell’hotel non avevamo neanche un dettaglio in comune, in ciabatte e costume con l’asciugamano sopra le spalle arrivati all’ingresso il portiere avvicinandosi a noi esordiva con un:

– Scusate signori, potrei vedere il vostro pass? – Trascinando per mano Monina che non voleva venire, abbiamo tirato dritto strisciando dall’altra parte del muro facendo finta di niente, ignorando categoricamente la presenza di quell’addetto guardando altrove con la voce di Monina nelle orecchie:

– ALESSIO andiamo via noi non possiamo entrare, guarda che ci viene incontro – In un paese straniero, ho pensato, non devi per forza conoscere la loro lingua e di conseguenza adottando la tattica di non comprendere la lingua ed ignorando il fatto che il portiere parlava un comprensibilissimo inglese e francese, ho deciso di proseguire guardando il mare di fronte a noi accelerando il passo ed infatti una volta arrivati alla spiaggia in mezzo agli overwater lo spettacolo era stupendo!

Il mare era una tavola cristallina e questi bungalow a picco nel mare erano molto eleganti adagiati nella laguna ma anche il conto che ti presentano a fine vacanza è altrettanto esaltante e alla fine la nostra piccola casetta nelle palme di Temae beach era qualcosa di più intimo e più caratteristico e dopo aver scattato qualche foto abbiamo fatto retro front e ad aspettarci all’ingresso c’era il portiere … Ho pensato tra me e me:

E adesso? –

Okay niente paura, adesso ci parlo io e gli spiego tutto, in fondo abbiamo fatto solamente 4 foto …

– Salve scusate vi stavo chiamando prima ma ehm, non mi avete sentito … mi fate per favore vedere il pass, in che camera alloggiate? Non mi sembra di avervi mai visto in questo hotel –

A quel punto io spiegando con calma dico:

– Ah , era lei che ci stava chiamando? (…) Sa, non l’abbiamo proprio sentita (…), in realtà siamo venuti solamente a dare uno sguardo alla spiaggia abbiamo fatto solo qualche foto ma ora ce ne stiamo andando –

Stavamo per partire a duecento all’ora quando il portiere ci blocca dicendo:

– Gentilmente mi dia per favore la sua macchinetta qui non è permesso fare foto, prego –

A quel punto ho spiegato:

– Ma, sa in realtà non ne è venuta nessuna di foto, tutte molto sfocate c’è troppa luce e quindi a questo punto ce ne andiamo grazie lo stesso – e via di corsa alla macchina per scappare più lontani possibile con le lacrime agli occhi per le risate…

La nostra tappa successiva è stata l’isola di Huahine, il posto più bello e magico di questa stupenda vacanza in Polinesia; avevamo prenotato un bungalow che si chiama Au Motu Mahare che dalla descrizione del sito web si trovava in un Motu e sembrava spettacolare in mezzo alla natura e per la cifra di 6500 XPF a notte abbiamo vissuto un’esperienza meravigliosa grazie ai due magnifici proprietari Kim e Walter ormai diventati nostri amici. Dopo un breve volo da Moorea al nostro arrivo si è scatenato un temporale per fortuna di pochi minuti e appena conosciuti Kim e Walter ci hanno portati a fare spesa in un piccolo market dove abbiamo comprato il cibo per i nostri 4 giorni di soggiorno e abbiamo subito iniziato a fare conoscenza con loro: sono giovani sulla quarantina lei è inglese e lui francese, si sono innamorati della Polinesia principalmente di Huahine e dopo vari viaggi hanno deciso di trasferirsi qui ad abitare e hanno preso in affitto un Motu per realizzare questo magnifico posto per chi vuole concedersi una vacanza all’insegna dell’assoluto relax senza spendere una fortuna.

Parcheggiata la jeep ad un piccolo molo abbiamo preso la loro barchetta che ci ha portati al Motu Mahare: in realtà non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo luogo! La laguna è il campionario di tonalità dell’azzurro che scorre sotto di te, coralli che affiorano dal fondale, razze che sembrano volare nell’acqua e centinaia di pesci coloratissimi che nuotano in questo posto da sogno. La parola Motu sta a significare “piccola isola” che in genere in Polinesia Francese si trovano all’interno di questi atolli quindi una piccola isola dentro l’atollo. Durante la traversata ci spiegano che il luogo è l’unico di Huahine ad avere due lagune e che sicuramente ce ne innamoreremo; chiedendo loro da quanto tempo avevano iniziato la loro attività ci rispondono con un po’ di imbarazzo: – Voi siete i nostri primi clienti, e questa è la nostra prima volta che qualcuno viene a stare qui – .

Siamo rimasti senza parole dalla bellezza della laguna che ci circondava, avremmo avuto un’isola soltanto per noi due, niente turisti, niente hotel, nessuna costruzione in cemento, nessuna strada soltanto laguna e sabbia ed è difficile trasmettere a parole che cosa vedono gli occhi, lo spettacolo al quale ci si trova di fronte in questo luogo magico; la barchetta sembrava fosse sospesa nell’acqua. Il nostro bungalow era perfetto, immerso in un giardino di palme da cocco tutto costruito in legno, la cucina era immacolata: pentole, piatti, posate e tutto l’occorrente per cucinare che sarebbero stati usati da noi per la prima volta proprio molto meglio di quello che avevamo a casa in Italia.

Una volta lasciate le valige nel nostro piccolo bungalow seguimmo Kim e Walter che erano ansiosi di farci conoscere l’altro lato della laguna e ci hanno accompagnati in mezzo ad un sentiero in mezzo alle palme fino ad un’altra spiaggia che corrisponde esattamente a tutto quello che l’immaginario collettivo figura come il Paradiso: il colore dell’acqua era di un azzurro incredibile che andava sfumandosi in lontananza verso la barriera corallina a circa 300 metri dalla spiaggia di sabbia finissima e bianchissima quasi accecante, il sole alto nel cielo azzurro senza l’ombra di una nuvola ed infine ed aggiungerei soprattutto, non c’era assolutamente nessun’ essere umano tranne me e Monina e centinaia di pesci pagliaccio che nuotavano nei coralli. Gli unici rumori che si avvertivano erano le onde del pacifico che si infrangevano sulla barriera corallina o il tonfo delle noci di cocco sulla spiaggia.

Tutto era perfettamente curato e costruito in stile polinesiano e fatto a mano da Kim e Walter; i lavandini dei bagni erano stati intagliati a mano da Walter utilizzando solamente tronchi di scarto, tutto veniva fatto con ciò che la loro minuscola isola forniva ed il senso di natura veniva amplificato anche dal fatto di essere senza televisione o senza rumori di motori o del traffico. Avevamo anche un tavolino sulla spiaggia con una piccola tettoia tra le palme per poter mangiare di fronte al mare: questa spiaggia era posizionata ad Est quindi le mattine ci alzavamo presto con le torce per raggiungere la spiaggia ed aspettavamo in silenzio che la natura facesse il suo dovere mostrandoci uno degli spettacoli più belli ai quali abbiamo mai assistito, un’alba nell’oceano pacifico.

La prima sera a Motu Mahare abbiamo familiarizzato un po’ con i Kim e Walter offrendo loro del vino direttamente dal Chile e raccontando le nostre storie e in questo angolo di mondo così lontano da tutto il resto ed abbiamo chiesto loro di mangiare insieme il giorno seguente nella nostra nuova cucina.

Il secondo giorno a Motu Mahare ci siamo fatti un’uscita in kayak all’interno della laguna di Huahine fino ad una pearl farm poi al ritorno nell’ozio piu totale ci siamo fatti il giro del Motu a piedi constatando di essere nel posto piu fantastico del mondo: la terraferma distava a circa 500 metri da noi e si vedeva chiaramente un vecchio ed abbandonato resort appartenente alla catena francese Sofitel con bungalow sul mare questi stramaledetti overwater bungalow e se questa catena aveva scelto di piazzare i propri bungalow li era sicuramente perché il posto meritava davvero; Kim ci spiegò che il resort venne abbandonato circa 4 anni prima forse perche non riscosse molto successo in quanto tutti gli altri resort sorgevano nella parte sud di Huahine e quel complesso venne lasciato li.

Quella sera insieme ai nostri nuovi amici mangiammo un bel piatto di bruschette al pomodoro pasta all’italiana e tra tante chiacchiere Kim e Walter ci invitarono ad un uscita in barca con loro il giorno seguente cosa che noi accettammo subito. Ci stavamo affezionando moltissimo a loro, e capimmo che anche loro stessero ricambiando, ci facevano sempre trovare il cocco tenuto al fresco al mattino come colazione e non era compresa nel prezzo, ci regalavano verdura da cucinare, e soprattutto non erano invadenti e non ci hanno mai fatto sentire la loro presenza come una sorta di intrusione eravamo semplicemente diventati amici.

Io DOVEVO vedere questi stramaledetti overwater in tutti i cataloghi della Polinesia mi sono sempre domandato quanto bello poteva essere stare sopra l’acqua con queste capannine ma una volta messo piede sul nostro Motu mi sono subito ricreduto perché davvero era uno scempio quelle casette nell’oceano e magari in un contesto diverso come a Moorea o Bora Bora circondata da resort potevano anche starci bene ma li, in quel posto così selvaggio un resort e per di più, abbandonato era brutto da vedere, ma io volevo andare e con i nostri kayak abbiamo attraversato le acque bassissime fino al Sofitel: da quanto bassa era l’acqua in certi punti dovevamo scendere e trascinare i kayak con le mani, in altri punti invece le correnti erano un po’ piuù forti e bisognava remare con forza. Kim ci aveva parlato di un Coral Garden pochi metri dal Sofitel ed una volta parcheggiati i nostri mezzi con maschera e boccaglio abbiamo esplorato questi fondali meravigliosi.

Non so se questo è quello che succede qui in questo angolo di mondo ma sotto acqua i pesci non erano spaventati e venivano incontro a noi, si mettevano in fila e seguivano il battito dei nostri piedi; sott’acqua facendo segno a monina di voltarsi si accorse che aveva una lunga scia di pesci che la seguivano per poi disperdersi ogni volta che venivano scoperti dallo sguardo, sembrava davvero di essere in un cartone animato!

Tornati al Motu uscimmo in barca con Kim e Walter e mentre volavamo con questa barchetta nelle lagune di Huahine ci diedero del filo con una esca finta per ciascuno di noi ed iniziammo a pescare ed ognuno tirò su in barca de bei Barracuda uno per ciascuno. Non li avevo mai visti cosi da vicino, quanto meno pescati in quel modo e tutto ci sembrò fantastico, i colori, il mare, la laguna, quell’acqua cosi invitante non c’era cosa più bella e consapevoli di essere in questo posto senza dover usufruire di un pacchetto turistico o di far parte di uno di quei tour dove ti portano a dar da mangiare agli squali o manta rays nella finzione piu assoluta, rendeva ancor di più magico questo soggiorno. Kim e Walter ci portarono a far vedere la loro casa, anch’essa costruita a mo di baita polinesiana a due piani piena di fiori e di profumo; per arrotondare le spese del loro piccolo business essiccavano il cocco e poi lo rivendevano in paese e quella sera ci insegnarono come si fa a realizzare il latte di cocco, molto usato nella cucina polinesiana ed asiatica. Una volta aperta una noce di cocco ci siamo messi seduti su di un tronco e Walter ha posizionato un perno di metallo con una testa ruvida al quale bisognava strofinare l’interno del cocco, la polpa bianca e raccoglierla su una terrina posta in terra; una volta raccolta tutta la polpa nella terrina si versava il cocco grattugiato in un panno e spremendo il panno usciva il latte di cocco pronto per cucinare.

La sera una volta fatta una bella doccia sentivamo gli animi un po’ tristi, era l’ultimo giorno per noi a Motu Mahare e potevamo vedere la tristezza anche sui visi di Kim e Walter, noi non ce ne volevamo andare questo era superfluo dirlo. I nostri barracuda pescati nel pomeriggio sarebbero stati la nostra cena arrostiti su un fuoco acceso in nostro onore e serviti su piatti di foglie di banano intrecciate a mano da Kim con latte di cocco salsa di ostriche e riso bianco. Io e Monina eravamo a cena con loro ed il giorno dopo avremmo preso un volo per un’altra isola Raiatea ma non eravamo per niente entusiasti di lasciare quel luogo, ed infatti lasciamo prima di andare a letto una lunga lettera ai nostri nuovi amici con le nostre impressioni e tanti complimenti.

La mattina della partenza, l’alba fu davvero meravigliosa, come ogni mattina andammo alla spiaggia e ci sedemmo a guardare l’ultima alba da Huahine tutti e due senza dire una parola scattammo tante foto e poco dopo Kim e Walter ci accompagnarono alla barchetta per portarci all’aeroporto, e fatalità c’era un temporale, proprio come al nostro arrivo, la partenza da Huahine sarebbe stata sotto la pioggia.

Nei giorni precedenti li avevamo intravisti lungo la spiaggia ma non sapevamo cosa stessero facendo ma lo scoprimmo una volta in aeroporto quando ci misero al collo due collane fatte con le conchiglie e ci salutarono prima di fare il check in. Nel volo che ci stava portando a Raiatea dagli oblò ci godemmo lo spettacolo di queste isole stupende viste dall’alto ma nessuno dei due aveva il coraggio di dire niente, eravamo assorti in pensieri e ricordi di un indimenticabile esperienza.

Il nostro alloggio a Raiatea era il Sunset Hotel una struttura più moderna di Motu Mahare composta da molti bungalow in un parco con tutte comodità direttamente nella piccola abitazione: cucina, camera matrimoniale televisione, un piccolo salotto ed una veranda che dava sulla riva; Raiatea è parte di un grande atollo collegato all’isola di Tahaa tramite la barriera corallina divisi alle estremità da una baia. Purtroppo Raiatea non ha spiagge di sabbia ma ci sono sassolini o scogli quindi neanche lontanamente paragonabile alla bellezza di Motu Mahare ma devo dire che era comunque un posto affascinante che purtroppo non è riuscito a rimanere nei nostri cuori appunto perche tutto era diverso: avevamo molte comodità nel nostro bungalow ma non erano quelle le cose alle quali facemmo riferimento per stabilire quale posto era migliore. Noi li non ci volevamo stare! Volevamo tornare indietro, purtroppo non era possibile e cercammo di divertirci lo stesso e capisco che è da idioti lamentarsi di un’isola meravigliosa della Polinesia, essere così fortunati di essere li e lamentarsi perche si hanno troppi comfort o perché li vicino c’era una strada sono tutte cose assolutamente assurde ma ci pensammo e i nostri pensieri andarono subito ai nostri amici a casa che se ci avessero sentiti lamentarci ci avrebbero letteralmente ammazzati piuttosto di essere al nostro posto … Decidemmo quindi di mettere da parte il capitolo Motu Mahare ed iniziammo a scoprire questa isola facendo autostop fino al paese al mercato e in un supermarket caro all’inverosimile per comprare da mangiare.

Nella piccola piazza del paese ci fu uno spettacolo di bambini polinesiani che ballavano in costume la loro danza tradizionale e venimmo chiamati a ballare in mezzo alla folla di curiosi, di turisti e gente del luogo e fu molto divertente. Dalla veranda del nostro hotel potevamo vedere in lontananza l’isola di Bora Bora, la sua silhouette al tramonto era stupenda pochi giorni dopo l’avremmo raggiunta. Con una macchina a noleggio girammo per una giornata intera Raiatea ammirando dall’alto sei panorami incredibili e dei colori fantastici.

L’arrivo a Bora Bora è semplicemente fantastico, dall’alto quello che si vede è questo atollo da delle tonalità di azzurro straordinarie, la barriera corallina circonda questa isola che sembra quasi un dipinto. L’aeroporto sorge su un Motu e un traghetto porta i passeggeri sulla terraferma con una traversata di circa un quarto d’ora sulla laguna e non c’è che dire, Bora Bora è davvero meravigliosa. L’imponente vetta del monte al centro dell’isola sembra quasi arrivare al cielo e complice una giornata di sole semplicemente fantastica la nostra traversata fu davvero un bel momento.

Sicuramente Bora Bora è un’isola che va vista una volta nella vita, noi ci siamo stati e gli occhi rimangono appagati dallo splendore ma è anche un posto molto finto e ricreato apposta per i turisti per i grandissimi resort a 5 stelle che praticamente hanno invaso ogni centimetro dell’isola; credo che sia uno dei posti più cari del pianeta ma si riesce comunque a contenere le spese senza servirsi di ristoranti o di alloggiare in posti economici e questo non significa perdersi qualcosa, anzi a volte da dietro lo sfarzo riesci a conoscere gente semplice come i polinesiani che invece di servirti al tavolo in giacca e cravatta si fermano a scambiare 4 chiacchiere con te e magari dandoti qualche consiglio. Alcune spiagge di molti resort sono così bianche da lasciarti senza parole poi invece andando ad osservare da vicino o parlando con la gente del luogo si viene a sapere che la spiaggia viene importata da altri atolli delle isole circostanti e gettata sulle spiagge per ricreare l’atmosfera di paradiso e di sabbia paradisiaca che si può trovare solamente a Bora Bora, snaturando quindi un’ecosistema e la natura.

L’alloggio che avevamo scelto sempre da internet si chiamava Chez Nono situato a Matira Point un bellissimo angolo di paradiso in mezzo alla laguna; era davvero semplice e anche un po’ tenuto male, ma abbastanza abbordabile come cifra pur trovandosi a Bora Bora. Avevamo una camera sulla spiaggia una cucina comune con gli altri ospiti della pensione, e la laguna … Il colore dell’acqua era fantastico ed era calda, la sabbia era cosi bianca che sembrava farina, il fondale trasparente che neanche si aveva bisogno di occhialini per guardare sott’acqua, il sole era alto in cielo e di fronte a noi avevamo questo azzurro meraviglioso che davvero sembrava surreale ed il solo pensiero che ci saremmo fermati qui solamente per 4 giorni per poi proseguire in direzione dell’Australia sembrava la prossima tragedia che sarebbe accaduta … Era bellissimo.

Usciti dalla nostra nuova pensione ci dirigemmo nel paese più vicino per cercare un piccolo supermarket per acquistare un po’ di cibo per i prossimi giorni e durante il tragitto notammo dei ristoranti sulla spiaggia e dei resort 5 stelle che proponevano i loro menù esposti lungo le bacheche; tutto ha il suo prezzo e tra ristoranti esotici con chef internazionali menù più o meno raffinati e cucina europea a Bora Bora credo che sia quanto di più caro si possa decidere di spendere in vacanza ad esempio per un piatto di pasta si puo scegliere di spendere dai 25 agli 80 euro per non parlare dei vini.

Il piccolo alimentari si trovava in un edificio a pochi passi dal mare e una volta pagati circa 5 euro per una baguette e 8 euro qualche barattolo di passata di pomodoro ce ne siamo tornati al nostro Chez Nono passando lungo la spiaggia occupata totalmente dai resort pieni di turisti in gran parte italiani nel delirio più totale di odore di creme solari e abbronzature da capogiro.

Moltissimi turisti vengono qui con dei pacchetti vacanza all inclusive ed organizzati alla perfezione da tour operator di ogni parte del mondo, 1000 euro per una notte in un lussuoso overwater bungalow non è una rarità e dato che questa è l’isola degli eccessi e tutto quello che si desidera fare a Bora Bora è possibile nuotare con i delfini, dare da mangiare agli squali o alle manta rays nella laguna, immergersi nei fondali marini con un sottomarino oppure avventurarsi con un 4X4 nell’interno dell’isola.

Un giorno sentendo alcuni racconti di persone nel nostro alloggio decidemmo anche noi di prendere in affitto due biciclette per fare il giro dell’atollo per apprezzare gli scorci dell’isola confidando nella splendida giornata di sole e delle magnifiche spiagge che avremmo incontrato facendo questo tour che a detta dei turisti non era faticoso, soltanto qualche salita un po’ ripida in alcune zone del tragitto Ovviamente per questo tour noi scegliemmo la partenza intelligente la mattina alle 11.30 quando il sole era già bollente e folgorante anche all’ombra e non appena iniziammo a pedalare nessuno dei due aveva il coraggio di guardarsi in faccia, una fatica immane … La prima tappa fu stabilita nell’immediato istante dopo essersi messi in sella, e già con il fiatone parcheggiammo le bici per arrampicarci a piedi per un impervia salita in mezzo al bosco da dove si poteva vedere un meraviglioso panorama tra isolotti (motu) spiagge stupende e piccoli paesini; dato che ci eravamo preparati le nostre lussuosissime baguette pranzammo dall’alto di questa collina a 40 gradi e da subito cercammo di scrutare l’orizzonte tracciando con lo sguardo il percorso che avremmo dovuto fare con le bici consapevoli del fatto che sarebbe stata una lunghissima e piacevole sfiancante giornata. La strada era davvero bella e piacevole da percorrere con le bici, in alcuni tratti ci si aprivano degli scorci incredibili e dato che le biciclette non avevano un cambio per le marce su alcune salite ci ritrovavamo a spingere le bigi sotto il sole maledicendo quei turisti che ci avevano consigliato di fare questo tour; però è stato davvero bello, in alcune zone dell’isola eravamo soltanto noi a fare il bagno non c’era nessun turista, al massimo qualche pescatore con la propria barchetta che sembrava volare sopra il pelo dell’acqua e credo che la fatica abbia accresciuto la voglia di tuffarsi in acqua per rinfrescarsi. Durante il percorso notammo molti nuovi cantieri per mega hotel in fase di realizzo con scavi e gettate di sabbia bianca per rendere immacolata la spiaggia che in realtà era semplicemente fatta di scogli o pietre che non attirerebbe nessun turista ma che di sicuro al termine dell’opera sarà molto bella; dall’alto si vedono centinaia di bungalow sull’acqua come se quel tipo di abitazione fosse la tipica casetta polinesiana mentre gli abitanti abitano in piccole baracche senza nessun vezzo o magari i più sfigati anche lontani dal mare. Abbiamo incontrato tantissimi bambini e genitori con figli piccoli del luogo che andavano a fare il bagno, e quello si che è stato un bel momento forse il più reale dell’isola di Bora Bora. Quella sera aver fatto il giro riconsegnammo le bici e tornati al Chez Nono prendemmo tavoli, sedie e li portammo in spiaggia sul bagnasciuga cucinammo un piatto di crostini con pomodoro fresco e pasta aspettando il tramonto e non credo che ci sia niente di più romantico.

Il giorno della partenza per l’Australia lasciammo Bora Bora con un gran magone anche se personalmente Huahine aveva lasciato su tutte le isole il segno più marcato, era stata la nostra isola personale per pochi giorni e con le aspettative che avevamo su Bora Bora prima di arrivare siamo rimasti un po’ delusi ma non c’è che dire anche se molto finta è sempre un bel vedere; il nostro volo ci portò sull’isola di Tahiti e saremmo rimasti a Papeete fino alla sera dato che avevamo il volo per Sydney a mezzanotte. Non posso dare un giudizio su Tahiti dato che ci siamo stati veramente poco limitandoci a Papeete che è la capitale quindi abbastanza caotica, sporca e non proprio idilliaca; c’è molto traffico e il solo attraversare la strada è un’impresa. E’ però molto divertente prendere i bus locali che assomigliano molto a degli scuolabus di una vita fa e sono molto economici contrariamente a quanto si possa pensare; abbiamo visitato il coloratissimo mercato di Tahiti posto ideale per comprare dei souvenir tipici del luogo, per mangiare un boccone e spendere una fortuna per delle stupende perle, oppure pareo originali polinesiani o made in china, centinaia di ghirlande di fiori, e tutte quelle cose che possono essere pressoché inutili se si prosegue per l’Australia dato le forti restrizioni nell’importazione di piante, pelle cibo o frutta. Ce ne saremmo accorti al nostro arrivo a Sydney durante il procedimento di immigrazione quando ricordammo di avere una busta contenente della vaniglia in valigia regalataci dal Sunset Hotel di Tahaa: potevamo scegliere di dichiarare di avere delle piante della Polinesia oppure essere sbranati dai cani della dogana ed infatti dichiarammo la vaniglia e ci fecero passare.

Il viaggio in Polinesia Francese non è impossibile e con le dovute accortezze si riesce a contenere il budget entro limiti quasi accettabili e prenotando in anticipo consultando i forum che si trovano in internet; la Lonely Planet offre un forum eccezionale chiamato The Thorn Tree al quale ci si può fare affidamento. Molti alloggi non hanno neanche il proprio sito web e si va un po’ a caso nella scelta ma il bello è proprio questo, bisogna anche sapersi adattare alle varie situazioni che si trovano. A me e Monina piace viaggiare, appena possiamo scappiamo dall’Italia con in mano soltanto una buona guida, lo zaino e la macchinetta fotografica ed il biglietto aereo. Il nostro viaggio è poi proseguito per l’Australia a bordo di un van tutto scassato in giro per parchi nazionali campeggiando dove capitava. Da Singapore in treno siamo arrivati in Thailandia attraversando la Malaysia facendo tappa all’Isola di Tioman e superando i confini più assurdi in barca verso la Thai. Abbiamo dormito in treni vietnamiti attraversando la costa da Hanoi fino al Laos con mezzi di fortuna. Ma questa è un’altra storia!



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