Il forte richiamo dei sapori di Gavi

Viaggio a Gavi e a Rovereto all'insegna dell'arte e della buona tavola
Scritto da: Francesca Bertha
il forte richiamo dei sapori di gavi
Partenza il: 05/06/2010
Ritorno il: 06/06/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
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Sul cartello che indica la strada che dobbiamo percorrere, c’è scritto Gavi Ligure. Non è un errore, anche se ci troviamo nel Basso Piemonte, ma un toponimo che racchiude in sè la particolarità di questo territorio al confine tra la Liguria e il Piemonte. Gavi è famosa per il suo vino bianco, il Cortese di Gavi docg, coltivato sulle colline circostanti che caratterizzano un paesaggio chiaramente monferrino. Ma nella sua architettura e nel suo dialetto si riconosce altrettanto evidentemente l’impronta ligure che ben sei secoli di appartenenza al Genovesato hanno lasciato su questa città.

Attraversato dal torrente Lemme, Gavi sorprende con i suoi colori vivaci, molto liguri, e affascina con i suoi terrazzi fioriti, con i suoi muri affrescati dalle tonalità pastello che spiccano davanti al verde scuro delle colline che abbracciano la città. Iniziamo la nostra passeggiata lungo una stradina che costeggia il centro storico e ammiriamo le vecchie casette che si affacciano sulle colline e sui vigneti. Qui le atmosfere rurali si mischiano alla storia e all’arte, presente a ogni angolo. Come prima sorpresa, ci imbattiamo in una simpatica torretta attraverso i cui archi si apre una vista mozzafiato sulla vegetazione circostante: si tratta del Portino, una costruzione duecentesca, unica superstite delle quattro porte di accesso al borgo che un tempo erano parti integranti di un sistema di mura che scendevano dal Forte circondando l’intero abitato di Gavi.

Il Forte è il monumento più imponente di Gavi: è una fortezza militare di notevoli dimensioni che sovrasta la città. Ben visibile da ogni stradina, ricorda ai gaviesi la loro storia, costellata anche di numerose battaglie in cui la città ha dovuto difendersi dal nemico. Il suo attuale aspetto, di vera e propria fortezza militare, l’ha acquisito durante il Seicento, dopo l’assedio del 1625 da parte dell’esercito francese e savoiardo, che per la prima volta impiegò l’artiglieria facendo capire alla Repubblica di Genova che il Forte, all’epoca un castello come gli altri della zona, necessitava di essere notevolmente irrobustito.

Non c’è da meravigliarsi se una costruzione così particolare è capace anche di stimolare la fantasia degli abitanti, dando vita a delle leggende. Una delle più conosciute è quella relativa ai fantasmi… E se ogni castello che si rispetti, vanta la presenza almeno di un fantasma, una fortezza non può certo accontentarsi di meno di un intero esercito di fantasmi: è esattamente quanto starebbe accadendo a Gavi. C’è chi giura di aver visto in tempi recenti un esercito di agguerrite milizie romane marciare verso il Forte, mentre si udivano gli inni al dio Marte cantati a squarciagola dai soldati.

Se oggi Gavi è meta del turismo enogastronomico e viene scelta dai viaggiatori amanti dei paesaggi collinari e del buon vino, secoli fa fu invece tappa dei pellegrini in viaggio verso il santuario di San Giacomo di Compostella. Quando dopo la nostra lunga passeggiata per le strade di Gavi ci sediamo affamati a tavola nella frazione Rovereto, presso il Ristorante Da Marietto, il titolare, il signor Giuseppe ci racconta che la bellissima Chiesa di San Giacomo Maggiore, di cui avevamo ammirato la facciata in purissimo stile romanico, fu costruito sui resti di un ospizio per i pellegrini.

Il nostro “pellegrinaggio culinario” continua alla scoperta dei sapori del luogo, così mentre assaggiamo gli antipasti del signor Giuseppe, gli chiediamo di raccontarci qualcosa della storia di questo locale. “In questa frazione, Pessenti di Rovereto, esisteva un’osteria rinomata per la sua cucina già nell’Ottocento. Faceva piatti tipici, cucina povera basata su ciò che offriva la campagna e l’aia. La nostra famiglia continua questa tradizione dagli inizi degli anni Sessanta, e pur conducendo una cucina ricercata e di qualità, in fondo non abbiamo inventato niente, bensì abbiamo riscoperto dei piatti dimenticati, come gli gnocchi slarghé, ovvero allargati. Somigliano alle orecchiette, è un piatto estivo, si fa solo con farina e acqua bollente e si condisce col pesto o col pomodoro fresco”.

Dopo aver gustato i cinque assaggi di antipasti, tra cui il girello di vitello tonnato, il fagottino con i funghi, non possiamo certo rinunciare al piatto tipico per eccellenza della zona: i ravioli. Li facciamo seguire dal pollo alla cacciatora, e come dolce, assaggiamo con piacere un budino molto buono e particolare: il latte di gallina. Ogni piatto è guarnito con particolare cura, grazie alla dedizione della signora Mee, la moglie thailandese del signor Giuseppe. “Lei ha il dono di saper rendere speciali anche i piatti più semplici”, racconta il marito.

Abbiamo annaffiato la nostra cena con dell’ottimo vino bianco locale, proveniente da una cantina della frazione Rovereto e volendo fare una battuta in allegria, dopo questa giornata piacevole siamo sicuri di una cosa: faremo anche noi come i fantasmi del Forte: torneremo spesso a Gavi, e a Rovereto.

Francesca Bertha



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