Il fascino discreto di Castel Cellesi
Quest’anno è venuto a farci visita un nostro amico, noto giornalista rai, che ha voluto dedicare un breve articolo molto espressivo a questo piccolo paese della Tuscia. Con il suo permesso ho deciso di pubblicarlo perchè rispecchia in maniera molto veritiera tutto lo spirito della nostra vacanza.
Il Fascino Discreto di Castel Cellesi
Esistono – ancora – piccoli paradisi appartati. Bisogna saperli cercare. Bisogna saperli trovare.
Per esempio, nella Tuscia laziale. Per esempio, Castel Cellesi.
Il liquido vulcano di Bolsena è a un tiro di schioppo. A un tiro di schioppo l’acropoli incantata di Civita di Bagnoregio. Non lontani i favolosi mostri pietrificati del giardino di Bomarzo; la rinascimentale gemma di Caprarola; le celebrate vigne di Montefiascone; Viterbo, con le sue scenografie papali; la città-gioiello di Orvieto, sul ceppo del suo zoccolo di tufo..
In questo diadema incastonato fra Lazio, Umbria e Toscana, Castel Cellesi si colloca a buon diritto come una pietra ugualmente preziosa, sebbene meno vistosa: dotata però di un suo particolare fascino, discreto e avvolgente, dal quale il turismo meno inquadrato negli itinerari preconfezionati e nelle mode imposte dai tour operators va a poco a poco lasciandosi soggiogare.
Più che di turismo occorre anzi parlare di “villeggiatura”, o addirittura di residenza elettiva. Immerso nel verde di un arioso e mosso scenario di colline e vallate, Castel Cellesi offre infatti la soluzione ideale a quanti siano alla ricerca di un “buen retiro” lontano dalle frenesie e dagli stress della vita moderna. Le case del piccolo borgo sul poggio, parzialmente abbandonato negli anni dell’inurbamento selvaggio, da qualche tempo vanno ripopolandosi, accogliendo, e non solo nella bella stagione, cittadini in fuga dal ben noto logorìo. Romani e fiorentini, certo (le due città sono a meno di un’ora d’autostrada): ma anche inglesi, francesi, tedeschi, e perfino scandinavi. I residenti “indigeni” assecondano il processo con ospitalità e intraprendenza, cosicché attorno all’originale campanile in mattoni della Collegiata e alle due grandi piazze, separate da un arco pittoresco, il duplice anello di case e palazzine si è a poco a poco riqualificato e abbellito e in parte trasformato, senza perdere tuttavia l’essenza della sua autenticità. Intonaci color pastello sono fioriti fra le pietre brune. E, attorno alle case, prati e giardini ridenti, orti rigogliosi e perfino specchi d’acqua e piscine, mai invasivi, rispettosi dell’integrità del paesaggio.
D’estate, il ferragosto si adorna delle cerimonie per l’Assunta, di fuochi d’artificio e feste di piazza, bande paesane e concerti. Mentre un vento fresco soffia sui tetti d’ardesia e di cotto, preservando dalla calura e dall’afa, portando gli echi e le suggestioni di Bolsena, di Orvieto, di Bomarzo: e mischiandoli, in un bouquet irresistibile e ammaliante, alle suggestioni e alle fragranze di Castel Cellesi.
Articolo di Alberto Severi