Il fascino di una Londra alternativa
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Così ho deciso di tornarci, approfittando del Black Friday del novembre scorso, dopo aver acquistato dei biglietti da Torino per Londra Gatwick a 70 euro AR (British andata e Easyjet ritorno).
Solo tre giorni purtroppo, ma sfruttati pienamente, dopo aver pianificato dettagliatamente i percorsi, alla scoperta di musei o attrazioni non ancora conosciute. Ho investito il budget in un hotel 4 stelle vicino a Victoria Station, il Park Plaza, 160 euro a notte (stanza doppia) con ottimi servizi ed una mega colazione inclusa con la quale non abbiamo avuto bisogno di pranzare. Abbiamo inoltre acquistato i biglietti del Gatwick express on line, risparmiando tempo e denaro, raggiungendo direttamente l’hotel in 30 minuti.
1° giorno
Dedichiamo il primo pomeriggio al Victoria e Albert Museum labirintico edificio che oggi si presenta agli occhi del visitatore come risultato di interventi architettonici differenti effettuati in periodi diversi. Nato con lo scopo di educare il grande pubblico all’arte ed alla bellezza in un’epoca in cui solo una minoranza di privilegiati poteva permettersi di viaggiare. Le collezioni del V&A sono suddivise in undici dipartimenti e sono esposte in 146 gallerie distribuite su sei piani sfalsati. Armate di mappa, catapultate insieme ad un turbinio di persone vaganti per le sale senza un percorso preciso, abbiamo faticato parecchio a cercare e trovare le opere più rilevanti alle quali eravamo particolarmente interessate, come i dipinti del romanticismo di Turner e Constable, le sculture di Bernini e Canova. L’imperdibile Tipu’s Tiger, particolare carillon, esempio dell’importanza che la tigre ha per il popolo indiano e che raffigura una tigre che uccide un soldato inglese, chiaro simbolo della vittoria dei popoli indiani contro l’impero coloniale britannico. Il lampadario di Dale Chihuly, il primo Americano che a Murano ha lavorato nella fabbrica Venini. E poi le collezioni di arredamento, ceramiche, moda… Pezzi rintracciati grazie all’aiuto di alcune dipendenti italiane del museo, che ci hanno fornito, spontaneamente, i consigli per muoverci e trovare quelle opere che avevamo programmato di vedere. Insomma un pot-pourri di bellezza e di cose strane tutto da godere, ma che meriterebbe la creazione di percorsi guidati distinti in: breve, media o approfondita lunghezza, per i turisti che hanno tempi limitati. Dopo questa caccia al tesoro prendiamo un bus, il 14 per raggiungere Piccadilly Circus ed immergerci nel caos dell’ombelico di Londra, proseguendo a piedi a 0 gradi verso Chinatown: c’è il Capodanno Cinese, con tante lanterne rosse, dragoni di cartapesta e marionette giganti. Ceniamo in un simpatico pub, il Porcupine, già testato in anni precedenti: al piano sotto musica ad alto volume e fiumi di birra, sopra un ambiente caldo e raccolto, varia scelta di birre e buon cibo da pub.
2° giorno
Dopo una energetica colazione con la Circle line raggiungiamo la Leighton House, un piccolo gioiello, poco conosciuto, residenza e studio di Leighton, pittore e scultore del 1800, collezionista di preziosi oggetti portati dai suoi innumerevoli viaggi. Non è solo una casa ma un’opera d’arte scintillante e un po’ decadente, colorata e piena di mosaici, ceramiche, pavoni..Tra le sale è notevole la Harab Hall che si ispira alla Persia ma anche come modello di riferimento alla Zisa di Palermo. L’ingresso è a pagamento ma vale la pena per chi apprezza l’atmosfera romantica, vittoriana delle vecchie case Londinesi, e soprattutto la pace e il silenzio del grazioso giardino.
La tappa successiva è Notting Hill che raggiungiamo con il bus 27. Usiamo preferibilmente i bus perché, dai sedili davanti nel secondo piano, possiamo godere le meravigliose viste che la città offre, con la calma cui ci costringe il traffico ed al riparo dal gelo, immersi nella cosmopolita vita londinese. Un veloce giro a Portobello road, per qualche souvenir, poi la metro per raggiungere il successivo museo: la White Chapel. Si trova in un quartiere un po’ degradato e sporco, ma interessante: le insegne dei negozi sono scritte in arabo o in bengalese e accanto alla moschea sorge anche la Sinagoga. La White Chapel è una galleria che tratta arte moderna e contemporanea, molto di nicchia. Ma ben fatta e organizzata. L’ingresso è gratuito e si visita in 30 minuti. La tappa successiva è lo Skygarden un giardino pubblico in cima al grattacielo Walkie-Talkie che offre una vista eccezionale su tutta Londra. Abbiamo prenotato 15 giorni prima ed è necessario rispettare rigorosamente l’orario, sottoporsi ai consueti controlli, ma vale la pena per ammirare la città sui divanetti posti davanti alle immense vetrate. L’ingresso è free.
È arrivato il momento dello shopping: vicino allo Sky garden c’è un TX Maxxx: un particolare magazzino con capi di marche anche importanti con prezzi molto scontato. Gioie e dolori di questi siti: bisogna avere tempo e voglia per trovare, provare…ho visto una camicetta di Vivienne Westwood ad ¼ del prezzo originario, ma i 4 strati di maglie che avevo addosso mi hanno fatto desistere dal provarla. Dopo una giornata così impegnativa decidiamo di cenare vicino all’hotel da Nando’s, una catena in cui i piatti sono prevalentemente pollo in salse più o meno piccanti; l’ambiente è allegro e giovane, i piatti accattivanti.
3° giorno
Avevamo programmato di dedicare la mattinata alla Saatchy Gallery esposizione d’arte prevalentemente contemporanea, ma (nonostante avessi controllato il sito la sera prima) l’abbiamo trovata chiusa, monopolizzata da una visita scolastica. Nessun problema, facciamo un giro nel bel quartiere di Chelsea pieno di negozi chic e concludiamo lo shopping alla caffetteria di Peter Jones dove all’ultimo piano c’è una terrazza panoramica, tranquilla e rilassante per riposarsi e osservare una vista inaspettata su Londra. Last but not least una puntatina da Peggy Porschen, la pasticceria della famiglia Reale Inglese, ben visibile dalle vetrine adeguatamente illuminate, esaltata da porte e pareti tinteggiate a righe rosa, dove bisogna fare coda per entrare. Mi è sembrata una pasticceria carina e modaiola, ma il confronto con le raffinate pasticcerie torinesi… non regge. Peccato che i tre giorni siano volati via troppo velocemente, tuttavia Londra mi aspetta ancora con altri percorsi variegati ed inaspettati.