Il dolce sole della Creta settembrina
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Il fiume e il mare
La prima tappa di un viaggio volutamente non programmato ma ricalibrato giorno per giorno a seconda dei nostri desideri e delle impressioni che ci susciteranno i luoghi che visiteremo, è Rethimno. È l’unico posto in cui abbiamo prenotato in anticipo le prime due notti. Dormiamo presso l’hotel La Strada, alberghetto nel pieno centro storico della cittadina. È molto pulito, con arredamento curato, buona colazione e personale gentile. L’unico svantaggio è che il primo parcheggio disponibile è un po’ lontano se affrontato trascinandosi il bagaglio. Rethimno è carina. Ha un centro annodato da vicoli stretti e affollati di caffè, negozietti turistici, affittacamere. È deliziosa la prima piazzetta che si incontra con la fontana dei leoni e la loggia. Per scovare un ambiente più autentico è sufficiente lasciare la stradina principale e perdersi fra i vicoli circostanti. Il lungomare est – dal porto al centro storico – sembra stato valorizzato da poco. Ci piacciono i giardini e la pista ciclabile lungo la costa. Ci entusiasmano meno i bar ultra turistici di qualsiasi località di mare del mondo che su questo tratto di costa si affacciano. Sono più godibili e frequentati dai ragazzi locali i bar che si susseguono sulla parte del lungomare fra il centro e la fortezza. Da Rethimno è molto comodo esplorare le spiagge del sud. Noi in realtà abbiamo visitato una sola spiaggia, quella di Preveli, unica per il ruscello di acqua dolce e ghiacciata che abbraccia mollemente la spiaggia prima di rassegnarsi al mare. Per raggiungerla si scende per un sentiero comodo, dal quale si gode di una vista sorprendente. Ma non si tratta del primo spettacolo naturale riservatoci da questa gita. Per arrivare a Preveli dal nord, si percorre una strada che ad un certo punto, imprevedibilmente, viene stretta da una gola. Raggiungiamo anche il Moni Preveli, troppo tardi per vistarne l’interno. È comunque piacevole immaginarlo da fuori e scoprirne gli animali che lo popolano. Fra questi avvistiamo anche un pavone.
La via lattea e i montoni
Chora Sfakion è un borgo marinaro molto semplice, che, benché turistico, rimane remoto. È qui che decidiamo di trascorrere la seconda parte del viaggio. È qui che la via lattea ci incanta. Agevolati dal balcone vista mare del nostro albergo, lo Xenia, trascorriamo il dopocena a fissare il cielo. È settembre avanzato, ma solo in una sera sorprendiamo 12 stelle cadenti. Il nostro borgo ci consente di esplorare posti bellissimi. La spiaggia di Frangokastello, speciale per il castello che si affaccia a ridosso della sabbia e che rimanda a misteriose ed inquietanti leggende, per il fondale che diverte l’appassionato di snorkeling, per l’atmosfera, rilassata e familiare. Poi c’è Loutro un minuscolo paesello raggiungibile solo via mare da Chora Sfakion. È pittoresco quanto piccolo. Da qui raggiungiamo la spiaggia di Glyka Nera con una barchetta. Ci si può arrivare anche via terra lungo un sentiero che non proviamo neppure a percorrere. Non siamo esattamente due camminatori, tanto che, nonostante le nostre migliori intenzioni, non visiteremo neppure le celeberrime gole di Samaria. Glyka Nera è una delle spiagge che mi è piaciuta di più. Il mare davvero assume colori diversi e altrettanto intensi, il verde smeraldo, il turchese, il blu. Sulla spiaggia incombono una parete rocciosa a strapiombo e un paio di montoni, più curiosi che diffidenti dei pochi bagnanti presenti. La spiaggia, benché remota, è servita da una piccolissima taverna in equilibrio su una palafitta. In tutte le spiagge che visiteremo troveremo un minimo di accoglienza, quel tanto che non decade mai nello sfruttamento turistico esasperato, ma che consente di non far morire di fame, sete ed insolazione. Noi ne approfitteremo mangiando sempre a pranzo ottimo dakos, che sarebbe una frisella con pomodoro e feta. A proposito di appetito, è vivamente consigliabile fermarsi da Delfini a Chora Sfakion, per la sublime torta di agnello e formaggio.
Casa dolce casa
Passiamo l’intera giornata di domenica alquanto scoraggiati per scegliere la terza tappa del nostro viaggio. I nostri programmi contemplavano Chania, dove avevamo intenzione di stabilirci per l’intera settimana come base per l’esplorazione della zona ovest. Arriviamo, ma Chania è una vera e propria città. Viviamo entrambi 11 mesi l’anno in due città da 1 milione di abitanti. Vogliamo trascorrere questa settimana in un posto a contatto diretto con il mare. Lasciamo quindi la cittadina e percorriamo fiduciosi la costa a ovest in attesa di trovare la nostra casa dolce casa. La costa da Chania a Kolimbari è davvero desolante. Si susseguono lungo una strada anonima e senza soluzione di continuità alberghi ristoranti locali senza nessuna caratterizzazione. Potremmo essere a Rimini. Quindi tiriamo avanti quasi ormai rassegnati fino a giungere a Kissamos Kastelli. È un paesello che sembra essere stato toccato dal turismo solo di recente. Il lungomare pare essere stato edificato di recente, anche perché ci sono quasi solo strutture ricettive, mentre, salendo per 300 metri verso il cuore del paese, si scopre un posto vero, con i vecchietti fuori dei bar che ti guardano un po’ interdetti. Non si può definire un paese caratteristico, ma troviamo un alberghetto – il Mandy- con appartamento vista baia e ottima colazione, quindi ci fermiamo. La diffidenza verso questo paesino un po’ chiuso svanirà nel corso della serata con una cenetta da Cellar, una taverna con tavolini direttamente sul lungomare con pietanze gustose e un gestore davvero ospitale e cordiale. La bontà della scelta si confermerà nei giorni seguenti. Kissamos è un tranquillo punto di partenza per visitare le stupefacenti bellezze della Creta occidentale e ci risparmierà centinaia di chilometri rispetto alla decisione originaria di rimanere a Chania. Le consistenze del mare e un’inedita declinazione del miele Il giorno successivo, dopo la tanta strada percorsa per arrivare a Kissamos, decidiamo di andare vicino, a Falassarna. È una spiaggia molto lunga e profonda facilmente raggiungibile e il mare ha dello stupefacente. Mi ha impresso una sensazione molto peculiare che ho difficoltà ad esprimere. Non si tratta del colore o della limpidezza. È una sensazione che ha più a che fare con la lucentezza e con la consistenza del mare. L’acqua ha una compattezza tale da non farsi scalfire dalla sabbia sospesa e la superficie sembra uno specchio d’argento. Quel giorno c’è un forte vento e il mare è agitato, ciononostante rimane turchese e limpidissimo. Inoltre intravediamo sulla spiaggia dei granellini di sabbia rosa, che preluderanno alla spiaggia di Elafonissi. Trascorriamo una giornata piacevolissima, conclusa da un romantico tramonto, il cui epilogo sarà deliziato da un’esperienza gastronomica che non dimenticheremo. Seguendo un’indicazione della Lonely Planet – che nei consigli dedicati a Creta difficilmente ci troverà discordi – andiamo a cena a Kalyviani, paesello a pochi chilometri da Kissamos sulla strada per Balos, alla trattoria Gramvousa. Il tavolo ci accoglie su una terrazza punteggiata da piccoli alberi di ulivo con vista sulla campagna e, più in lontananza, sulla baia di Kissamos. La nostra cena sarà accompagnata dal dolce ed insistente canto dei grilli e da musica greca. A settimane di distanza ricordo ancora l’atmosfera rarefatta e romantica e non ultimo il sapore particolarissimo dell’agnello al miele raccolto nella croccante pasta fillo. Davvero squisito. Tanto da indurci a tornare due sere dopo.
Parentesi organizzata
Contravveniamo al nostro spirito avventuroso e decidiamo di visitare la spiaggia di Balos con la crociera organizzata. Siamo scoraggiati dalla strada tortuosa e dissestata che la nostra macchina dovrà affrontare per portarci alla laguna più che dal successivo sentiero a piedi e allora pensiamo di buttarci nella gita organizzata. Non l’avessimo mai fatto. L’imbarcazione non era un battello ma una vera e propria nave che ha scaricato nelle nostre due tappe noi due e circa altre mille persone – non è un’iperbole. Tale circostanza ha sottratto gran parte dell’atmosfera alla indiscussa bellezza dei posti che visiteremo. La prima tappa, dopo un’ora di navigazione, è l’isola di Gramvousa, che in effetti non avremmo mai potuto raggiungere in autonomia. È l’ennesima meraviglia. Abbiamo la sensazione durante questo viaggio di imbatterci in posti sempre più incantevoli e ogni volta che li lasciamo nutriamo la convinzione che non potremo l’indomani essere sorpresi da luoghi più suggestivi. Tale convinzione viene irrimediabilmente smentita, perché le località cretesi sono tutte diversamente sorprendenti ed indimenticabili. L’isola è sovrastata da una fortezza veneziana dalla quale si spazia su tutto il golfo, ma per meritarselo bisogna inerpicarsi per circa 15 minuti. La vegetazione, il relitto vicino alla riva e formazioni rocciose conferiscono a Gramvousa un fascino esotico. Veniamo richiamati all’ordine da un goffo e fastidioso fischio della nostra fantozziana Potëmkin e ritorniamo a bordo per essere dopo poco scaricati a Balos. È palpabile lo sconcerto dei bagnanti già presenti nella laguna che si vedono invadere da centinaia di villeggianti mordi e fuggi. La laguna è molto bella, presenta uno spettacolo inedito e un contrasto mirevole fra la terra bruciata e selvaggia della montagna incombente e la bassa acqua cristallina ricamata sulla sabbia bianca.
Senza aggettivi
Non trovo aggettivi per descrivere Elafonissi. Ho visitato tante spiagge, anche esotiche, nel corso della mia lunga carriera di amante del mare nata e cresciuta sul mare. Non credo di azzardare se definisco questa forse la spiaggia più bella. La sabbia è morbida e rosata, il mare è meraviglioso non solo nella parte interna della laguna, ma anche al di là dell’isolotto. Per arrivare sulla lunga e tortuosa spiaggia divisa in tante minuscole e anche nascoste calette, si attraversa un breve tratto fra le dune soffici fra le quali crescono dei fiori bianchi come gigli. La laguna è molto affollata, ci sono un paio di bar, ma se si oltrepassa l’isolotto, si divide il paradiso con poche persone, attente a non turbare l’incanto. Se si nuota un po’verso il largo si incontrano coralli colorati e pesci variopinti. Noi abbiamo stretto amicizia con un polpo. Il posto è talmente stupendo che ci ritorniamo anche l’indomani, sobbarcandoci felici un’ora di macchina all’andata – quella interna dove ci fermeremo ad ammirare una gola profonda – e una al ritorno, lungo la strada costiera che è davvero mozzafiato, ma molto impervia, strettissima in alcuni tratti, con frane attive e caprette noncuranti che balzano sulla strada nel bel mezzo di una curva. Lui guida e si diverte, io mi emoziono per il panorama e per una sottile paura.
Sapor mediorientale
Di ritorno da Elafonissi salutiamo la nostra Kissamos da lontano e tiriamo dritto per visitare finalmente Chania, dove arriviamo la sera e cerchiamo al volo il posto che ci ospiterà per le ultime tre sere della nostra vacanza. Scegliamo il Nostos, un albergo piccolo ma molto carino e curato, nel cuore delle viuzze della città vecchia con affaccio sul bellissimo lungomare. Il proprietario, altero e bonario, ci accoglie con molta cordialità. Usciamo subito per perderci in una cittadina davvero gradevole, molto più animata e ricca di tutte quelle che abbiamo incontrato finora, che presenta tracce evidenti del rapido avvicendamento dei domini cui la città, come tutta Creta, è stata assoggettata nei secoli. Mi colpisce in particolare la piccola moschea, ora dedicata a spazio espositivo, nel cuore del porto. Nei due giorni successivi prendiamo l’ultimo sole in due piccole spiagge molto tranquille e familiari, Marathi, che condividiamo con bianche oche simpaticamente starnazzanti, e Loutraki, incuneata in una piccola baia dalla quale si apre, come fra le quinte di un grande teatro, la baia di Souda. In questi fondali ammirerò per la prima volta una stella marina, rossa e carnosa. Il nostro viaggio si approssima alla conclusione. La mattina del dodicesimo giorno partiamo di buon mattino alla volta di Iraklion, lasciamo la nostra fedele Pegeout e partiamo con il blu ancora nel cuore che cercheremo di trattenere a lungo nei nostri occhi.