Il ‘dito medio’ della Grecia è la destinazione perfetta di un viaggio tra templi e cucina greca

Scritto da: winzerin18
il 'dito medio' della grecia è la destinazione perfetta di un viaggio tra templi e cucina greca

Siti archeologici, mare e vino. Tra Atene e la penisola della Mania, questo viaggio in Grecia segue una direttrice insolita e lontana dai luoghi maggiormente visitati del paese.

Sabato 8 Luglio 

Partenza assonnata di buon mattino (ore 3.00), A. ed io ci dirigiamo verso l’Aeroporto di Bergamo; lasciamo l’auto in un paese nei dintorni, controlli della dogana e un buon caffè prima del volo verso Atene. Al solito mi addormento ancor prima di decollare e mi sveglio a pochi minuti dall’atterraggio, mangio un panino (sapientemente preparato prima della partenza) ed A. mi affibbia già il primo nomignolo della vacanza. Con non poco caldo, fatica, e numerose telefonate riusciamo finalmente a destreggiarci fra le indicazioni poco chiare del nostro Rent a Car (+1 ora per ritirare l’auto!) e prendiamo possesso della nostra Celerio. 

Sono le 10.30 passate, dopo il rifornimento benzina e il primo snack a base di biscottini secchi andiamo finalmente in direzione Corinto e chiaramente siamo imbottigliati del traffico! Inoltre, A. sceglie di incolonnarsi nel casello più lento di tutti, bel colpo! Non fa niente, siamo in ferie. A Corinto visitiamo il canale e poi andiamo a pranzo in una taverna nelle vicinanze del sito archeologico, mangiamo bene e con vista sul Golfo. Siamo felici. Visitiamo quindi il sito archeologico ed il museo. Un bel sito, non grandissimo, le tabelle con le spiegazioni potevano essere un pò più esaustive, abbiamo notato poco coinvolgimento da parte degli impiegati devo dire, tutti intenti a far passare il tempo e imboscarsi quà e là. Tentiamo anche la visita all’Acrocorinto, ma lo troviamo chiuso. 

A. ed io iniziamo ad accusare la levataccia e quindi attraversiamo la pianura di Nauplia, tra uliveti ed aranceti ed arriviamo al nostro appartamentino. Il proprietario è molto disponibile, ci da numerosi consigli sulle attività nei dintorni, quindi dopo esserci sistemati un pò ci dirigiamo verso la spiaggia della cittadina per un primo bagno defaticante. Ci concediamo il primo aperitivo nel centro di Nauplia (nostro malgrado solo 2 vini dalla regione di Nemea in quel wine bar), poi doccia veloce e ceniamo alle porte della cittadina, un pò fuori dall’area storica, mangiamo bene e spendiamo il giusto, annaffiati dal primo Assyrtiko della vacanza. 

  • Soggiorno: Habitat Nafplio BnB (in realtà solo bed senza breakfast per 130 euro 2 notti) 
  • Pranzo: Marinos

Domenica 9 Luglio 

Dopo una dolce notte fra le braccia di Morfeo ci svegliamo in una Nafplio silenziosa. I negozi intorno a noi sono chiusi, fatta eccezione per una pasticceria dove ci riforniamo di biscottini secchi, che si riveleranno lo snack ufficiale di questa vacanza.  Visto il caldo preannunciato, affrontiamo la Fortezza di Palamidi di buon mattino e si rivela una scelta azzeccata: parcheggiamo senza fatica vicino all’entrata, il caldo è sopportabile, pochi turisti insieme a noi. Il paesaggio è veramente mozzafiato e si respira la storia incredibile e millenaria di questa area di mondo. Come al solito vediamo il sito inerpicandoci dovunque, ed alla nostra uscita, con grande sorpresa troviamo un parcheggio intasato di auto e bus turistici. Ce la svigniamo veloci verso Epidauro. 

Il sito di Epidauro è notevolmente più grande rispetto a quello dell’Antica Corinto. Anche in questo caso vediamo il museo, poi il magico Teatro, ed infine ci facciamo trasportare dai racconti delle tabelle esplicative lungo tutto il sito archeologico. Il Teatro di Epidauro è il monumento dominante nell’immaginario collettivo ma siamo rimasti sorpresi dalla grandezza e complessità di tutta questa cittadina che si ergeva intorno al Teatro. Incredibile pensare quanti pellegrini siano arrivati fino a qui, nella speranza che Asclepio li curasse. A differenza di numerosi diari di viaggio che ho letto devo dire che nei siti archeologici, noi abbiamo trovato diversi turisti soprattutto ad Epidauro e Micene. Nonostante sia più bello godersi i siti in solitaria, mi rallegra che tanta gente abbia ancora fiducia nella cultura e si incuriosisca. 

Dovete sapere che A. ed io lavoriamo molto durante l’anno, quindi tutto questo spostarsi deve essere intervallato anche da un pò di sano dolce far niente: così decidiamo di andare alla caccia della spiaggia di Polemarcha (suggerita gentilmente da un’altra Turista per Caso). Prima della spiaggia scorpacciata di pesce a Nea Epidauros, mangiamo bene a prezzi economici da una signora che gestisce la taverna da sola: ordinazioni, cucina e servizio. I nostri complimenti! Eravamo solo A. ed io con una coppia di ragazze francesi a gustarci le sue prelibatezze sotto un pergolato. Devo dire un pranzo della Domenica che vince a mani basse. A pancia piena finalmente andiamo al mare di Polemarcha. Avevo promesso ad A. una caletta isolata dove saremo stati in pochi, beh abbiamo trovato il vero e proprio contrario. I parcheggi erano quasi pieni e né  sulla spiaggia, né sulla pineta c’era un fazzoletto di terra libero per appoggiare il nostro telo mare. Abbiamo scoperto che dal Venerdì alla Domenica i Greci amano campeggiare nelle baie, infatti molti di questi erano veramente equipaggiati per un soggiorno anche di una settimana a nostro avviso. In ogni caso con pazienza e molte richieste troviamo il nostro angolino sotto una pineta (scomodissimo), A. si addormenta e io mi gusto il dolce andare delle persone, del mare e del vento. Devo dire che la spiaggia è veramente uno spettacolo della natura e quando nel tardo pomeriggio si è spopolata un pò A. ed io ce la siamo proprio gustata. Mare calmo, temperatura dell’acqua perfetta anche per lunghi bagni, ombra nelle calde ore centrali della giornata e possibile snorkeling intorno ad un isolotto roccioso; non potevo chiedere di più. Vi segnalo numerosissimi ricci intorno all’isolotto: attenzione!

Torniamo al nostro appartamentino, ma prima piccola deviazione, rigorosamente a piedi, all’orologio di Nauplia (bello ma si poteva evitare visto che la Fortezza di Palamidi offre un’atmosfera e vista molto migliori). Doccia veloce e si parte all’ esplorazione di Nauplia città: vivaci vie e piazzette lastricate, tante famiglie con bambini, atmosfera rilassata. Non mancano bar e ristoranti dai più semplici ai più sofisticati.  Ceniamo in una via laterale, ordiniamo una grigliata mista di carne e ci annaffiamo finalmente di un vino rosso dalla zona di Nemea, dalla cantina Palivou. Siamo contenti e ce ne torniamo a letto un poco appesantiti. 

Lunedì 10 Luglio 

Non c’è vacanza o viaggio di lavoro che si rispetti in cui non mi ammalo o non mi senta poco bene: ed infatti ecco che arriva un tremendo mal di gola. Mi hanno detto che esiste una spiegazione medico-scientifica, ma non l’ho ancora capita a fondo, quindi non posso fare altro che rassegnarmi e tenermi il mal di gola, la vacanza continua.  Il nostro pasticcere di fiducia è chiuso il lunedì, ripieghiamo quindi su un altro forno, ma la pasta non si rivela un gran che… peccato. 

Nuovamente attraversiamo la rigogliosa pianura di Nauplia e ci dirigiamo verso Micene. Nonostante sia prestino c’è già un bel movimento e fatichiamo a trovare parcheggio, comunque chi la dura la vince e così visitiamo questo splendido sito. Il pezzo forte, la Porta dei Leoni, si presenta all’inizio del percorso,  ma sicuramente il sito intero merita la visita. Vi aspettano il Palazzo, le fortificazioni, le tombe e ancora il museo. Il sito è bello e molto ben tenuto, attenzione rispetto a Corinto ed Epidauro ha meno zone ombreggiate per ripararsi dal sole. Lasciata Micene, cominciamo ad attraversare le montagne, la nostra destinazione è la cittadella di Mystras. Ci fermiamo a pranzo in una taverna in mezzo alle montagne mangiamo benissimo, servizio cordiale per un conto di 11 euro in due, mi vergogno a dirlo. Eravamo gli unici turisti, insieme a noi un uomo ripuliva l’aiuola del ristorante in cambio delle Mithos, poi il sacerdote ortodosso, un pastore e una coppia di locali sulla sessantina che continuava a bisticciare. Lasciamo a malincuore questo angolo autentico e rilassato e continuiamo per la città bizantina. 

Ero già stata a Mystras ma volevo che A. la vedesse perché è un sito unico nel suo genere. Voglio dire, siti archeologici greci ne abbiamo visti già alcuni in questo viaggio e numerosi mi auguro che li vedremo nei prossimi anni, analogo il discorso per i siti Romani (siamo stati a Roma, Pompei), ma un sito come Mystras non si trova così frequentemente. Una cittadina abbarbicata sul monte, dominata da un castello che a sua volta domina l’intera pianura di Sparta. Un territorio ricco di acqua e fertile, facilmente coltivabile fa da contrasto a questo villaggio costituito principalmente di chiesette bizantine che si susseguono. Il sentiero che porta al castello è un pò lungo e piuttosto impegnativo (calzature adeguate) ma che soddisfazione quel panorama. Ho respirato la stessa atmosfera di Domenica alla Fortezza di Palamidi, quella di una orgogliosa ed elegante storia millenaria. 

In ogni caso, i chilometri non sono ancora finiti e così un’altra ora e più di viaggio ci porta ad Areopoli dove soggiorneremo le prossime due notti all’Areos Polis Botique Hotel. Al nostro arrivo siamo così stanchi che rifiutiamo altri due chilometri per il mare e usufruiamo della piscina dell’albergo, i trekking miceneo e bizantino ci hanno distrutto. L’hotel è lo storico hotel del paese di Areopoli e sorge proprio in piazza. La piscina e la zona circostante sono belle e ben tenute, l’hotel  dispone anche di un parcheggio privato, che si rivela indispensabile in quanto il parcheggio della piazza è già tutto occupato. Ceniamo in uno dei ristoranti più quotati del paese, su una terrazza che ci mostra un tramonto senza eguali, mangiamo bene ma non memorabile, soprattutto quello che ricorderemo è che era l’unico ristorante della vacanza senza una bottiglia di vino in frigo!! Facciamo una breve passeggiata dopo cena e notiamo preoccupati che nessun tavolo di nessun ristorante ha la bottiglia di vino. Siamo già tristi immaginando la cena di domani. A., visto il mio sconforto, mi invita a prendere un amaro in piazza ed io preoccupata per la mia gola decido di disinfettarla con 200ml di grappa con ghiaccio. Questo dopocena si rivela però salvacena, il ristorante sulla piazza vicino al nostro bar ha vino su tutti i tavoli, quindi decidiamo la nostra destinazione per la scorpacciata di domani. 

  • Soggiorno: Areos Polis Botique Hotel 75 euro a notte inclusa la colazione

Martedì 11 Luglio 

Nonostante l’accurata disinfezione a base di grappa il mal di gola non mi abbandona, quindi colazione nel terrazzino dell’albergo e si parte verso le Grotte di Pirgos Dirou (prenotata la visita online in anticipo). Alle 10 comincia il nostro tour in barchetta fra le grotte, traghettati da un Caronte che parla solo greco e si rifiuta categoricamente di parlarci in inglese. Osserviamo quindi silenziosamente questo spettacolo della natura. Il giro dura meno di un’ora, la baia intorno alla zona delle grotte toglie il fiato in quanto a colori e limpidezza. Decidiamo di andare a farci un bagno a Limeni e troviamo un accesso al mare in cui riusciamo a stenderci comodamente all’ombra di un muretto. Con noi una famiglia fa il bagno nelle splendide acque di Limeni, splendide per i colori, per i banchi di pesci, per la temperatura dell’acqua. Dopo un paio di ore rilassati proviamo a pranzare nel ristorante di pesce più famoso del Mani, che si trova proprio a Limeni, ma sembra non aprano per almeno un’altra ora, quindi ce ne andiamo in cerca di altri cuochi. 

Sono una pessima navigatrice, A. prende una strada sbagliata per errore e decidiamo di percorrerla, arriviamo quindi a Kotronas. Una baia di sabbia attrezzata con una decina di ombrelloni a 8 euro. Siamo affamati però, quindi prima pranzo da Akrogiali sulla sua terrazza vista mare. Pranzo meraviglioso, servizio cordiale e attento, feta di qualità, pomodori maturi e sarde alla griglia freschissime. Felici e rimpinzati ci avviamo a prendere possesso di un ombrellone per tutto il pomeriggio. Ci voleva un pisolino e un po di sano e comodo relax.  Dopo un pomeriggio di bagni e sole cogliamo l’occasione per visitare anche Gythio prima di “rincasare” ad Areopoli. Gythio non mi è piaciuta moltissimo, è senza dubbio un vero paese abitato da locali e sicuramente vivo anche in inverno ma esteticamente non era memorabile. Un paese vivo però ha anche negozi autentici e così cogliamo l’occasione per comprare biscotti in quantità per noi e per le nostre famiglie a casa. Biscotti che io alterno negli spuntini alle arance che ho preso vicino a Polemarcha, da un contadino che le vendeva sulla strada (lo ricordo ancora con grande simpatia e un pò di commozione: quando mi sono avvicinata gli ho chiesto se potevo scegliere quelle che volevo e lui mi ha detto di si e incoraggiandomi mi teneva un sacchetto aperto; ogni volta che mettevo dentro un’arancia lui la toglieva per sostituirla con una più succosa, veramente un cuore grande). Terminato il rifornimento dei biscotti torniamo ad Areopoli, doccia veloce e cena dal nostro prescelto Spaka. 

John fa il cameriere da Spaka ma anche seleziona i vini; prima ci fa scegliere i piatti e poi suggerisce il vino. Così beviamo un splendido vino bianco di Santorini del blasonato produttore Gaia (non sapevamo che ci avrebbe portato questo produttore) che accompagna felicemente il maiale all’arancia di A. e la mia capra al limone. Il maiale è così buono che anche un anti frutta come A. finisce per mangiarsi anche l’arancia al forno. Infine è così entusiasta della serata che da il meglio di se e assaggia la sua prima anguria e ne mangia qualche pezzetto. Ovviamente per questo miracolo non è bastato il Santorini di Gaia perché John ci ha coccolato con altri bicchieri scelti fra le sue chicche personali, serata favolosa per un spesa di circa 90 euro. Appagati ci dirigiamo verso il nostro alberghetto a soli 30 passi. 

  • Pranzo: Akrogiali 
  • Cena: Spaka

Mercoledì 12 Luglio 

Il mal di gola lievemente cala e lascia spazio ad un inizio di raffreddore, come al solito cerco di non curarmene e lo combatto con le medicine che provano ad alleviare i sintomi. Dopo una generosa colazione sul terrazzo dell albergo ci dirigiamo verso Sud e la prima baia verso cui andiamo è Kato Mezapos. In realtà conoscevo solo Mezapos, ma abbiamo seguito un camper e così ci siamo ritrovati qui. La baia era ed è sensazionale. Ciottoli grossi e bianchi rendono il mare azzurro chiaro, verde acqua infine blu. Anche in questo caso 3 coppie costituivano il grande affollamento della baia, così A. ed io ci siamo goduti prima l’ombra di un albero e poi nuotate da gran signori. Ci congediamo dalla coppia di camperisti (noi siamo piuttosto solitari) e proseguiamo verso Sud. Prima troviamo il vero Mezapos, altra baia meravigliosa; poi proseguiamo verso il paese di Gerolimenas. Qui facciamo il bagno in una caletta verso la fine del paese e ci arrostiamo al sole di mezzogiorno per qualche tempo. Incerti su dove pranzare decidiamo di tenerci il languirono fino a Vathia. 

A Vathia visitiamo il paese abbandonato, è un’atmosfera piuttosto spettrale. Questo paese ci ha fatto riflettere: infatti si vedono i contatori della corrente. Praticamente è stato abbandonato proprio nel momento in cui risultava più facile viverlo. Ovviamente facile è una parola da prendere con le pinze perché a Gerolimenas comincia il deep Mani e qui vivere è tutto via che facile: le strade sono tortuose e quindi anche poche chilometri sono lunghi. La montagna è rocciosa e a picco sul mare quindi non è possibile coltivare se non qualche indomito olivo. Man mano che si va a Sud sembra che il paesaggio sia inospitale persino per le capre. Comunque, Vathia ha i contatori, ciò significa che ci vivevano prima dell’arrivo della corrente e successivamente è stato abbandonato. 

Inconcludenti da queste riflessioni e sempre affamati ci fermiamo a pranzo da Aspalathos, gentilmente consigliato dal mitico John. La metà dei piatti sul menù non c’è, ma questo fa parte dell’essenza della taverna greca e chi si lamenta ha aspettative sbagliate. Il giovane proprietario di Aspalathos però ha delle visioni, e ha cura di alcuni dettagli: la carta vini è seguita da John, inoltre un cameriere porta un bottiglia di olio da 50 ml ad ogni ospite con il paniere. L’olio è di qualità altissima, viene dalla Lakonia ed ha il tappo anti-rabbocco. Siamo positivamente impressionati.  Sazi, prendiamo nuovamente la nostra Celerio in direzione Capo Tenaro, su questa strada si potenzia una sensazione che ci pervade da Gerolimenas, quella di vivere un luogo selvaggio poco battuto che sembra sia quasi solo nostro, incredibile. 

Lasciamo l’auto al parcheggio di Capo Tenaro, vicino a noi alcuni camperisti, qui commetto un errore molto grave: pur consapevole che il trekking al faro sia lungo 40-45 min lo prendiamo sottogamba, e complice la poca batteria del telefono decido di lasciare il telefonino in auto e porto via solo mezzo litro di acqua. Queste decisioni si rivelano una peggiore dell’altra, il panorama è da togliere il fiato ed io lo vedo solo nei miei ricordi senza una foto mia (il telefono di A. ha la fotocamera rotta), come se non bastasse il sole è molto peggio che cocente e A. rinuncia all’acqua per lasciarla a me, sulla strada del ritorno mi sento svenire dalla calura e la distrazione, figuratevi come si sentiva il povero A. In ogni caso, vi consiglio vivamente di intraprendere il percorso perché era da tempo che non sentivo una sensazione di così completa vicinanza con la natura. Il trekking è di 40-45 min. reali fino al faro, più il ritorno chiaramente. Il sentiero è battuto e la prima sosta contempla un mosaico splendidamente mantenuto nonostante il sole e la salsedine. Proseguendo, scendiamo ad una baia dai colori esagerati, incredibile la limpidezza dell’acqua e i colori di una brillantezza ineguagliabile (complice una giornata di sole spettacolare, neanche una nuvola). Superata la baia, il trekking torna in leggera salita, scollina un paio di alture e poi prosegue in semipiano, sulla parte finale è fortemente roccioso e richiede scarpe congrue. Finalmente davanti a noi svetta il faro di Capo Tenaro, sul retro la casetta del custode. Questo panorama riempie gli occhi e l’anima. Nonostante l’estrema stanchezza A. ed io siamo completamente appagati. Credo che lo sforzo richiesto dal trekking, per le circostanze di pieno sole, vento e disidratazione ci abbiano unito così fortemente alla natura da apprezzarne anche il lato mistico che io in occasioni normali non avrei minimamente considerato. 

Il ritorno al parcheggio di Capo Tenaro è in parte liberatorio, perché finalmente possiamo acquistare acqua alla taverna, e in parte malinconico perché interrompiamo la magia di tanta, ineguagliabile emozione. La taverna ci appare come un miraggio, siamo stremati e subito accolti con un gran sorriso e ci beviamo litri di acqua, nel mentre i proprietari si riposano e preparano il servizio in vista della prossima cena. A malincuore lasciamo uno dei luoghi più incredibili di questo viaggio e ci dirigiamo a Porto Kagio dove prenderemo possesso della nostra camera all’Akrotiri B&B.  Una volta sistemati, veloce bagno nella baia di fronte a noi, doccia e cena nella terrazza di Akrotiri. 

  • Soggiorno: Akrotiri B&B 140 euro a notte inclusa colazione. 
  • Pranzo: Aspalathos 
  • Cena: Akrotiri 

Giovedì 13 Luglio 

La camera dell’Akrotiri B&B è stupenda a dir poco, letto a baldacchino molto curato, lenzuola in cotone di qualità, porta finestra proprio davanti al letto e magnifico terrazzino vista mare con un tavolino, due sedie e un comodo divanetto. Bagno con doccia e finestra in legno all’interno della doccia stessa, rigorosamente vista mare. Solo questa camera è un motivo valido per soggiornare a Porto Kagio. La combinazione caldo torrido e raffreddore non mi permette di riposare bene, così mi sveglio quando la notte escono i pescatori che salutano la riva a suon di clacson. Al mattino li vedo poi rincasare. Al nostro risveglio la baia di Porto Kagio è vergine davanti ai nostri occhi, incorniciata prima da una graziosa finestra in legno e poi dalle arse e rocciose colline del Mani, è l’ennesimo panorama inverosimile davanti ai nostri occhi. 

Matina gestisce l’Akrotiri e non serve la colazione prima delle 8,30, come al solito siamo i primi e a noi sembra che sia tardissimo, nonostante la nostra giornata preveda solo mare alla baia di Porto Kagio. La colazione di Mattina offre una ciotola di frutta freschissima tagliata a pezzi, toast o torta salata, yogurt greco, spremuta di arancia fresca, uova strapazzate e pudding. Noi mangiamo come se dovessimo scalare l’Everest, in realtà scendiamo tre gradini e prendiamo possesso dell’ombrellone. La mattinata prosegue tranquilla osservando gli altri ospiti, il panorama, leggendo e dormicchiando con gusto. 

A. propone un repentino cambio di programma, la mattinata prosegue troppo statica secondo lui, così vuole tornare da Aspalathos per pranzo, io lo assecondo ripensando alla bella terrazza panoramica ombreggiata. Dopo un lauto pranzo, ennesimo pisolino della giornata sotto il nostro ombrellone alla baia di Porto Kagio e poi decidiamo di approfittare di un servizio veramente piacevole. L’Akrotiri infatti permette l’utilizzo gratuito di pedalò e kayak; così A. ed io decidiamo di farci una mezz’ora in pedalò e raggiungiamo una baia vicina, rientriamo velocemente dopo aver mancato per qualche metro un rovinoso scontro contro un catamarano e decidiamo che siamo più tipi da snorkeling. Il pomeriggio prosegue poi fra bagni e passeggiate nella baia. 

Torniamo a cena da Matina, forse però sarebbe stato meglio cambiare taverna. Mangiamo un purè di fave, uno spaghetto al pomodoro con cinque gamberi surgelati e un’insalatona con del maiale che sembra vecchio per 50 euro, se ci aggiungete altri 20 euro di vino di media qualità il prezzo è piuttosto alto, infatti siamo l’unica coppia a cena mentre le altre taverne hanno almeno tre o quattro coppie. Spossati dal dolce far niente torniamo a letto cullati dal rumore delle onde. 

Venerdì 14 Luglio 

Il secondo Buongiorno ad Akrotiri inizia con un bagno rigenerante per A., che risveglia i suoi muscoli con un lungo bagno in mare, io sonnecchio, preparo le valige e lo osservo dal nostro terrazzino privato. Scendiamo poi per colazione da Matina e ci congediamo, ci aspetta un lungo e torrido viaggio fino ad Atene. Nonostante le difficoltà di un traffico congestionato e caotico A. se la cava egregiamente come autista anche nel centro di Atene, qui lasciamo la macchina al volo in una via laterale di Piazza Syntagma e scaricando le valigie paralizziamo il traffico per un paio di minuti, raggiungiamo quindi il nostro studio. 

Lekka 10 Apartments si rivela in una posizione perfetta, ma lo studio non è proprio confortevole: è minuscolo e non esattamente pulitissimo, piuttosto buio, le finestre si aprono sul terrazzo altrui e l’aria condizionata punta esattamente sui cuscini del letto, una posizione non ideale per chi sta poco bene da cinque giorni come la sottoscritta. Inoltre, la chiave era digitale quindi l’aria condizionata funzionava solo se noi eravamo in camera e non c’era alternativa a non usarla visto che il 14 luglio era stato proprio il giorno dell’ondata di calore in cui il Ministero della Cultura aveva deciso la chiusura dell’Acropoli. L’ondata di calore aveva sicuramente pochi eguali in passato.  Dopo una doccia rinfrescante pranziamo nei dintorni, scegliendo un gyros. Purtroppo il ristoratore si comporta con poca trasparenza, prima lievita il conto cambiando ordinazione, poi ci porta uno scontrino e al momento del pagamento di chiede 9 euro aggiuntivi perché a suo dire l’IVA non era inclusa nello scontrino. Con disappunto paghiamo e ce ne andiamo. 

A. ed io visitiamo alcuni quartieri del centro di Atene, ci ripariamo dalla calura dove possiamo, chiese, bar, ma alla fine mi sento male, il caldo per me è insopportabile (avevo ancora un raffreddore fortissimo) e con grande senso di colpevolezza chiedo ad A. di rincasare nell’appartamento. Qui ci appisoliamo fino alle 8 di sera, e ci risvegliamo giusto in tempo per cercare una taverna che ci riempia la pancia con l’ultima Moussaka e l’ultima Greek Salad. Nonostante l’orario il caldo è ancora torrido ed io mi sento ancora troppo raffreddata, così innaffiamo la nostra ultima serata con una Mithos divisa in due. Torniamo presto tra le braccia di Morfeo, domani ci aspetta una sveglia alle 6,30, la metropolitana fino all’Aeroporto di Atene, il volo per Bergamo e poi il viaggio di ritorno. Nonostante non mi senta ancora in forma sabato pomeriggio e domenica dovrò lavorare, quindi non resta che riposare. 

Considerazioni finali

I siti archeologici sono stracolmi di personale disinteressato e poco coinvolto, il primato lo detiene Corinto a nostro avviso. Nauplia è una cittadina piacevolissima, vivace ed abbordabile. La scelta è varia  e per tutte le tasche, sia per quanto riguarda i soggiorni sia per quanto riguarda taverne e bar. Tornerei molto volentieri. La sua posizione è strategica per la visita dei siti archeologici e per vistare il “dito” che finisce a Porto Heli (è una zona che non abbiamo potuto vedere, ma ho il presentimento che sia bella). 

Areopoli è un villaggio piuttosto piccino, qui, a Limeni, Pirgos Dirou, e tutta la costa ovest fino a Gerolimenas abbiamo vissuto un’atmosfera meno autentica a dispetto delle aspettative. Avevamo letto di un luogo vergine e poco battuto, cordiale. Ci siamo trovati in baie stupende, ma su strade circondate da cantieri a più non posso. I locali ci vedevano come turisti di passaggio a cui dare poca importanza. Ad esempio: la nostra stanza ad Aeropoli aveva metà lampadine bruciate (eravamo praticamente al buio) e la doccia non drenava l’acqua, dopo la nostra segnalazione hanno sistemato solo la doccia; o ancora, il nostro hotel aveva un rooftop bar segnalato sul sito e nell’ascensore, una volta sopra ci accorgiamo che è completamente abbandonato, pavimenti sporchi, ragnatele e nidi di rondine nei lampadari dismessi. Tutti i locali Limeni e molti di quelli di Aeropoli e di Gerolimeas sono di stampo “fighetto”, in realtà però non si rivelano esattamente all’altezza di quanto promettono (no vino in carta, pesce surgelato, servizio generalmente approssimativo). 

La cucina di questo viaggio è sempre stata discreta o buona o buonissima, ma non si è mai avvicinata alla straordinaria cucina naxiota dello scorso anno. Il profondo Mani, da Gerolimenas a Porto Kagio è uno spettacolo della natura, emozionante, ma la cosa più sensazionale è che a distanza di due mesi, scrivendo questo diario, ho negli occhi delle imagini che mi emozionano di più oggi che non durante il viaggio stesso. Il Mani è veramente una zona aspra e selvaggia, non l’ho capito immediatamente, non sono entrata subito in sintonia come leggevo nelle esperienze di altri viaggiatori, ma oggi lo adoro più di quando lo vivevo, oggi l’ho metabolizzato. 

Ringrazio A., che mi accompagna sempre con cieca fiducia e tutti i Turisti per Caso che condividono i loro giorni più belli e mi ispirano durante l’inverno. Alla prossima!

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