Il cuore tra gli ulivi

Che la prima vera e propria vacanza insieme arrivasse solo alla veneranda età di ventitré anni compiuti era un dettaglio che io e Laura – amica, compagna di avventure, mia croce e delizia da circa nove anni – non avevamo preventivato. Ma tant’é. E’ l’ultimo pomeriggio di agosto, afoso, nuvoloso, di una pesantezza che incombe, e...
Scritto da: Sara Beinat
il cuore tra gli ulivi
Partenza il: 31/08/2004
Ritorno il: 09/09/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Che la prima vera e propria vacanza insieme arrivasse solo alla veneranda età di ventitré anni compiuti era un dettaglio che io e Laura – amica, compagna di avventure, mia croce e delizia da circa nove anni – non avevamo preventivato. Ma tant’é. E’ l’ultimo pomeriggio di agosto, afoso, nuvoloso, di una pesantezza che incombe, e l’aereo per Barcellona è ritardo. Chissà poi cosa ci spinge a tornarci.. Forse il desiderio di vivere la città a modo nostro, dopo quei cinque giorni di gita scolastica passati a correre e vedere ben poco. Lo zaino da undici chili pesa sulle spalle mentre cerchiamo il nostro ostello, Arco Youth Hostel, giusto a lato delle Ramblas, ma gli occhi profondi che ci accolgono alla reception cancellano la fatica: avrà trentacinque anni, parla catalano, spagnolo, francese, inglese, un pochino di italiano e sua madre si chiama come me. Il nome di lui, però, non lo saprò mai.

Tre giorni nella più europea delle città spagnole passati a scarpinare massacrandoci gambe e piedi alla riscoperta di Gaudì, tre giorni di piazze gremite e di artisti di strada, giorni in cui le frasi delle prime cartoline sono dettate dalla sangria e in cui la formazione della camerata a dodici posti letto cambia di continuo, notti sedute sulle panchine a bere S. Miguel e mangiare arachidi osservando i passanti. Zoppico a causa delle scarpe, e non è bello trascinarsi così fino alla stazione sotto il diluvio, ma Madrid ci attende e allora un piede acciaccato è un ostacolo da dimenticare.

Mette i brividi superare i controlli prima di salire in treno, far scorrere gli zaini ai raggi x e passare il metal detector. L’undici marzo è un ricordo freschissimo, e quando scendiamo alla stazione Atocha l’emozione è notevole. Nostro rifugio nella capitale è il Barbieri Youth Hostel situato alla Chueca, che in seguito scopriremo essere la zona gay di Madrid.. Si spiegano così gli edifici colorati dall’aria bohemiene, la gente eccentrica e solare che la notte si ritrova nella piazzetta a bere e ridere. La nostra guida è Ana, conosciuta all’epoca in cui entrambe vivevamo a Liverpool. Baci, abbracci e poi via con la sua macchina fino a Toledo, splendida cittadina ferma a 500 anni fa dove un tempo convivevano nel reciproco rispetto cistiani, mussulmani ed ebrei. Ovunque trovi gioiellerie, orologerie e negozi di spade e coltelli. Si dice che le ragazze di Toledo abbiano i fondoschiena più belli di Spagna, e affrontando le stradine perennemente in salita è facile capire l’origine di questa credenza. La successiva visita a Madrid rende evidente il fatto che è la classica grande città piena di archi, fontane, palazzi, stazioni della metro in cui ti rubano le macchine fotografiche, bar de tapas, sudamericani che vendono frutta all’angolo delle strade. Nenche un sabato sera di follie da capitale e quattro misere ore di sonno ci impediscono di alzarci presto per partire alla volta del Rastro, l’enorme mercatino delle pulci della domenica mattina. Ana e Felix, il suo ragazzo, ci portano a pranzo in un ristorante nascosto al terzo piano di un anonimo condominio senza insegne.. Tapas y cervezas e siamo a posto. Le gambe reggono ancora da permetterci di visitare il Museo del Prado e le sue meraviglie (una su tutti “Caballero Anciano” del Greco), ma la sera si va a letto presto perché dopo consigli e discussioni la successiva meta del viaggio è stata finalmente decisa, e la corriera per Granada parte alle sette e mezza del mattino.

Il viaggio è economico (13 euro) e appena arrivate abbiamo la fortuna di imbatterci in una ragazza che si offre di prenotarci due letti in un ostello aperto da poco.. E noi che credevamo di dover girare Granada in lungo e in largo prima di trovare alloggio! L’Oasis Hostel è decisamente il posto più giovane, multietnico e vivace in cui sia mai stata, fresco di ristrutturazione e dal personale meraviglioso. Granada mi toglie il fiato con le sue colline rosse e gialle piene di ulivi, di alberi di arance e limoni, con i palazzi arabi e i quartieri ebraici, Granada dalle stradine strette di pietre che rigurgitano bancarelle di spezie e infusi. Magica Granada, città incantata senza tempo né stagione, forte, passionale, dove tutto è essenza.

Ceniamo all’ostello dove i ragazzi hanno organizzato una Paella Night: per cinque euro ci sono paella, vino, dolce e l’intrattenimento è qualcosa che si improvvisa al momento con gli altri ospiti. Qualcuno gioca a Monopoli, una ragazza cilena scrive email a casa, altri si rifugiano nel giardino al terzo piano a fumare stesi sulle amache. Dei ragazzi inglesi ci imprestano il Times ed è lì e in quel modo che veniamo a conoscenza del massacro di Beslan. Il pomeriggio seguente saluto tristemente quella che considero una perla e raggiungiamo Siviglia, città di enormi cattedrali e carrozze trainate da cavalli, dove un fiume separa l’area antica da quella più moderna. Visto il poco tempo a disposizione approfittiamo degli autobus turistici a due piani e ci godiamo il tour guidato per tre volte, rimediando anche una discreta seppur non voluta abbronzatura. L’ostello in cui passiamo l’unica notte è probabilmente abusivo, pericolante, sporco e frequentato da gente strana, ma non saremo certo noi a formalizzarci. Alle otto di sera ci sono trentatré gradi, ed è l’otto di settembre.

La corriera che ci riporterà a Madrid parte alle undici di sera ed è guidata da due pazzi che tagliano curve, corrono a tutta velocità, inchiodano, suonano clacson per niente e tengono la radio accesa tutta la notte. Viaggio allucinogeno. Non chiudo occhio.

Tornate a Madrid aspettiamo che apra il Reina Sofia per vedere Guernica, ma non ci permettono di entrare perchè i nostri zaini occuperebbero troppo spazio del guardaroba del museo. Passiamo per un’ultima volta per Puerta de Toledo e Puerta del Sol, poi raggiungiamo l’aeroporto e inganniamo l’ennesima attesa con le carte del Senor de los Anillos. E’ la prima volta che riesco a dormire in aereo: dovrei forse ringraziare gli squilibrati che guidavano la corriera da Siviglia.

Eccoci a casa. Il mio sacco a pelo ha preferito rimanere in Spagna, ma come dargli torto. Chissà che non trovi la via per Granada e vada a prendermi quel cuore che ho lasciato tra gli ulivi.



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