Il Cielo di Los Roques

Quest’anno, stufi del freddo, abbiamo deciso di concederci una vacanza al caldo. Io (Massimo), mia moglie Giulietta, Maurizio, Fabiana e Alberto abbiamo organizzato un viaggio in Venezuela, più precisamente a Los Roques. In realtà Los Roques aleggiava nei nostri pensieri da quasi due anni, l’abbiamo visto per la prima volta a Velistipercaso...
Scritto da: Massimo Casciarino
il cielo di los roques
Partenza il: 21/02/2005
Ritorno il: 05/03/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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Quest’anno, stufi del freddo, abbiamo deciso di concederci una vacanza al caldo. Io (Massimo), mia moglie Giulietta, Maurizio, Fabiana e Alberto abbiamo organizzato un viaggio in Venezuela, più precisamente a Los Roques. In realtà Los Roques aleggiava nei nostri pensieri da quasi due anni, l’abbiamo visto per la prima volta a Velistipercaso e ce ne siamo innamorati subito, abbiamo passato due anni a elogiare questo luogo e a parlarne come la nostra meta da sogno. Improvvisamente, nel giro di un mesetto abbiamo organizzato il tutto. Dopo varie ricerche sul web, abbiamo deciso di prenotare in una agenzia di viaggio i voli (intercontinentale e interno) e una posada turistica in trattamento Bed&Breakfast.

Il nostro viaggio è cominciato il 21 febbraio, partenza da Linate ore 6.40, il volo è diretto a Lisbona dove cambieremo per Caracas. Il 21 febbraio alle ore 5.00 ha cominciato a nevicare su Linate, il freddo e la neve che incombono ci fanno bramare sempre più i 30 gradi che troveremo nella nostra meta. La compagnia aerea è la TAP, con questa faremo sia il volo fino a Lisbona, sia quello per Caracas.

A differenza di viaggi intercontinentali fatti in precedenza, il volo sembra passare in fretta, tra uno spuntino e l’altro, una dormita, una letta ai libri, un’occhiata al film trasmesso a bordo, arriviamo a Caracas alle 16.00 (ora locale) del 21 febbraio. La sistemazione inclusa nel pacchetto turistico comprende una notte nella capitale, per raggiungere Los Roques bisogna prendere un volo interno, l’ultimo volo parte alle 17.00 (la pista di atterraggio di Gran Roque non possiede le luci) il margine di tempo è estremamente ridotto per prendere la coincidenza. Tenete presente che la coda al controllo passaporti è lunghissima, quindi, se arrivate a metà pomeriggio è praticamente impossibile prendere la coincidenza.

All’aereoporto Simon Bolivar ci attende una persona incaricata di portarci in albergo. L’albergo è situato vicino all’aereoporto, si chiama Puerto Vejo, un tre stelle. Siamo desiderosi di fare un giro per Caracas, ma consci di tutto quello che si dice in giro sulla pericolosità della città non osiamo avventurarci da soli. Per questo insistiamo perche la persona che ci ha accompagnato all’albergo, accetti di portarci a fare una visitina a Caracas e a cenare in un buon locale della città. La visita in città avviene su un furgone sgangherato, stile telefilm americani anni 70, le nostre guide sono due: la persona che ci ha accolto in aereoporto e il suo collega Victor (che assomiglia a Saddam). Il tour comprende una panoramica della città senza scendere dal mezzo. Caracas è lontana qualche chilometro dall’aereoporto internazionale, è situata a 1100 metri di altezza. E’ una città di 6 milioni di abitanti dei quali 1 milione vive nelle favelas che qui chiamano barrios. Il nostro autista ci mostra alcuni quartieri popolari e un paio di quartieri della media e alta borghesia, sicuramente un enorme divario che fa pensare alle gravi contraddizioni e conflitti di un paese che è il terzo o quarto esportatore di petrolio al mondo. Il tour termina in un ristorante per la cena. Per la verità non mi ricordo il nome del ristorante, però abbiamo mangiato a volontà dell’ottima carne.

Terminata l’abbondante cena abbiamo fatto ritorno in albergo, la sveglia del mattino seguente è stata fissata alle 4.15: destinazione Los Roques. Le monete accettate in Venezuela sono il Dollaro o il Bolivar. Per convertire gli Euro o Dollari in Bolivares, è conveniente rivolgersi al mercato nero, non conviene assolutamente cambiare presso le banche o gli uffici di cambio. Inoltre è consigliabile cambiare i soldi a Caracas, in quanto il tasso è più favorevole: 1 dollaro viene cambiato a 2500 Bolivares, nelle isole il cambio in nero è fissato a 2200 Bolivares.

Il volo interno che prendiamo parte alle 6.00 del mattino, ci aspettavamo un aereoplano piccolo, invece ha almeno una trentina di posti.

Il volo è tranquillo e dura 30 minuti. Finalmente il 22 febbraio 2005 sbarchiamo a Los Roques, la vacanza che aspettavamo è diventata una realtà.

L’aereporto è molto piccolo e la pista è tutta costellata da buche, dopo lo sbarco bisogna pagare l’ingresso, Los Roques è un parco nazionale, la tariffa si aggira sui 10 dollari.

Il panorama che si presenta immediatamente è costituito da un laghetto interno che confina con la pista, il mare affollato di pellicani, alcune montagne, un vecchio faro che domina l’isola, il colore sgargiante delle case del paese. Siamo a Gran Roque l’isola principale dove vivono circa 1200 persone. Quest’isola è praticamente quella più popolata, le altre sono semideserte, fatta eccezione per alcune case di pescatori Veniamo accolti da Andrea, un italiano che lavora nel luogo, che rappresenta l’agenzia di viaggi italiana che ha organizzato il viaggio. Portiamo i nostri bagagli nella posada Estrela de Mar, una posata di livello turistico con quattro camere (con bagno), l’ambiente è piccolo e accogliente, le camere sono molto spartane, ma d’altronde noi siamo venuti per stare al mare, mica in camera! La nostra padrona di casa è Mara una ragazza locale dalla taglia forte e dal sorriso dolcissimo.

Dopo avere posato le valigie, decidiamo di fare colazione, passiamo dal chiosco che si trova vicino all’aereporto e decidiamo di assaggiare le empanadas con pescado, si tratta di tortine fritte e farcite di pesce, ebbene, l’impatto non è dei migliori, mi chiedo come facciano i locali a fare colazione in questo modo. Terminata la colazione acquistiamo panini dal panettiere del paese, ci mettiamo il costume, prepariamo gli zaini con le maschere, macchine fotografiche, teli da mare e ci fiondiamo all’imbarcadero per prendere una barca e vedere la prima isola. Le barche che trasportano i turisti sono a pagamento, i prezzi variano da 4 a 16 dollari (abbiamo notato che è più conveniente pagare le escursioni in dollari) dipende dall’isola, prendiamo anche due ombrelloni (4 dollari l’uno). Tenete presente che il sole a Los Roques è quasi sempre fisso allo zenit e quindi 5 italiani con il pallore invernale rischiano una terribile ustione (è consigliabile anche un’ottima crema protettiva).

Il freddo e la neve sono oramai un ricordo lontano, adesso ci troviamo a 30 gradi, con il mare dei caraibi che ci aspetta! Prendiamo la barca per Francisqui il trasferimento dura 15 min, arrivati all’isola lo spettacolo è veramente splendido: mare cristallino, spiaggia bianchissima, mangrovie. Dopo avere piantato l’ombrellone ed esserci accampati ci buttiamo in mare armati di maschera, macchina fotografica e facciamo snorkelling per una buona parte del giorno. Un piccolo suggerimento, non bisogna avventurarsi tra le mangrovie e non sostare nelle vicinanze delle mangrovie, c’è il rischio di essere punti da bestioline invisibili (che prurito!). Il ritorno avviene alle 16.30, torniamo alla posada per una doccia e per preparci alla cena. Il trattamento della nostra posada prevede solo la colazione, quindi cerchiamo nei ristoranti o nelle altre posade un tavolo per cenare (la nostra posada prepara la cena solo se viene prenotata al mattino). Purtroppo, andiamo incontro ad una piccola delusione, molte posade non hanno posto per noi, altre chiedono prezzi esorbitanti, addirittura una ci ha chiesto 40 dollari a testa! Dopo una lunga indagine, ceniamo al Malibù, la cena è ottima, però il nostro budget limitato non consente altre serate in questo locale (25 dollari a testa il prezzo della cena).

Dopo cena andiamo a dormire, siamo stravolti per la levataccia e non vogliamo perdere un solo minuto del giorno dopo.

Il 23 febbraio decidiamo di visitare l’isola di Crasqui. A causa del mare agitato, il trasferimento in barca è tutta un’avventura, poco dopo che siamo partiti abbiamo cominciato a sobbalzare e a ritrovarci completamente bagnati. L’unica che non si è accorta di nulla è la nostra amica Fabiana che è riuscita ad addormentarsi (non chiedeteci come). La spiaggia è bellissima, ci sono delle case di pescatori e due ristorantini dove si mangia l’aragosta per 45000 Bolivares al chilo. Non abbiamo fatto molto snorkelling, ci siamo riposati per le levatacce delle giornate passate. Ci siamo fatti tentare dall’aragosta proposta da uno dei ristoranti.

La sera abbiamo cenato nella nostra posata (abbiamo prenotato la mattina), il prezzo è il più economico che abbiamo incontrato: 30000 Bolivares per primo, secondo, contorno, dolce, caffè, acqua (o pepsi). La Mara ci stupisce con un’ottima cena (ma come fa a cucinare in 1 mq di cucina?). Decidiamo di cenare per tutta la vacanza nella nostra posada. Dopo cena, facciamo un giretto per il coktail finale.

Il giorno 24 febbraio partiamo per Madrizquì, è l’isola più vicina a Gran Roque, circa 5 minuti di barca. Dopo avere sbarcato, decidiamo di trasferirci nell’isola vicina, Cayo Pirata. Quest’isola è raggiungibile a piedi in quanto la striscia di mare che le separa è molto sottile e poco profonda. La spiaggia di Cayo Pirata è deserta e resterà così per tutto il giorno. La giornata trascorre tra snorkelling, giro dell’isola, fotografie. Durante il giro dell’isola scopriamo un piccolo agglomerato di case di pescatori e un ristorantino (aragosta e pescado i piatti fissi). Trascorriamo il pomeriggio ad osservare i pellicani che pescano in mare, sembra quasi che facciano a gara a farsi notare da noi, decollano, si tuffano in picchiata in acqua, tirano su il becco, ingoiano la preda e ripartono. Terminato il pomeriggio torniamo a Gran Roque. Il dopo cena lo trascorriamo all’Acquarela, un locale con i puff sulla spiaggia (i camerieri non sono il massimo della simpatia…).

Il giorno seguente decidiamo una escusione a Cayo de Agua, si tratta di un’isola distante 40 min di barca da Gran Roque. L’isola presenta un faro, ne sconsigliamo la visita, noi non abbiamo trovato il sentiero per raggiungerlo e l’erba attorno presenta delle fastidiosissime spine. La spiaggia e il mare sono splendidi, facciamo snorkelling e, dopo pranzo partiamo per il parco biologico di Dos Mosquises per vedere le tartarughe. L’ingresso al parco costa 2000 Bolivares a testa, è possibile vedere diverse tartarughe poste in alcune vasche. Una piccola delusione, ci aspettavamo di vederle in libertà. Da segnalare, che l’isola presenta sulla spiaggia la carcassa di un aereoplano che ha sbagliato l’atterraggio sulla pista del piccolo aereoporto di Dos Mosquises (si dice che i piloti avessero ecceduto con il ruhm). Terminata la visita alle tartarughe facciamo un salto alla vicina isola di Espenqui, facciamo snorkelling ed io incontro un bel barracuda.

Il giorno 26 febbraio scegliamo l’isola di Norosquises, come per tutte le altre isole la spiaggia e il mare sono stupendi e si può fare dell’ottimo snorkelling. Trascorriamo la giornata sotto ad una tettoia costruita sulla spiaggia (circondati da lucertole, paguri e granchi). Il ritorno a Gran Roque è ricco di scossoni e spruzzi a causa del mare mosso.

Domenica 27 febbraio cambiamo la posada, non è stata una scelta nostra, lo sapevamo già dall’Italia, per motivi di prenotazioni non siamo riusciti a restare nello stesso posto per tutta la settimana. Siamo un pochino dispiaciuti, in quanto ci siamo affezionati alla nostra Mara, però decidiamo di continuare a frequentare la posada per la cena. La nuova posata si chiama Kanchises, il livello delle camere è lo stesso di quella precedente però non troviamo il calore della posada precedente. Questa giornata la trascorriamo a Gran Roque per riposare, verso sera facciamo un’escursione al faro vecchio dove fotografiamo il paese e le isole circostanti.

Lunedì 28 febbraio prendiamo la barca per Rasqui. Sull’isola siamo noi 5 e un’altra coppia. L’isola è bella, a mio avviso è la più bella: mare cristallino, spiaggia bianchissima, snorkelling con avvistamento di tartarughe libere. Da segnalare, le cascatine di acqua che sono presenti nel lato opposto dell’isola e una piccola cappelletta con i ceri accesi.

Il 1° marzo, a causa di un forte vento è possibile raggiungere solo le isole vicine, per cui decidiamo di ritornare a Francisqui, qui pranziamo al ristorantino sulla spiaggia, bagno, snorkelling, foto e filmato.

Il 2 marzo vogliamo provare l’ebrezza di stare su un mucchio di sabbia in mezzo al mare: facciamo tappa a Cayo Vapor. Non si tratta di una vera e propria isola con le piante, alberi, palme, sembra una di quelle isole che si vedono nelle barzellette, però senza la palma. L’acqua è cristallina, lo snorkelling non è un granchè.

Il giorno dopo facciamo un’escursione a Boca de Sebastopol, non si tratta di un’isola ma di uno sbocco dell’arcipelago in mare aperto. Si dice che è possibile fare snorkelling e vedere la migliore barriera corallina di Los Roques. Boca de Sebastopol è distante circa 40 min da Gran Roque, la prima tappa è Los Castillos un Cayo simile a Cayo Vapor, successivamente la barca ci porta in un punto dove è possibile fare snorkelling. Vedo un altro barracuda, forse il più grosso della vacanza, purtroppo sarebbe stato interessante avere avuto più tempo per lo snorkelling. Il ritorno a Gran Roque prevede una sosta a Cayo Muerto, un’isoletta simile a Cayo Vapor ma decisamente più carina (da non frequentare durante i primi giorni di vacanza in quanto è un posto da ustione!).

Venerdì 4 marzo facciamo l’ultima escursione della vacanza: Carenero. L’isola si presenta con alcune case di pescatori, una in particolare è colorata (il Rancho del Amor). Ci vengono ad accogliere un uomo ed una donna che sono pescatori e propongono pranzo a base di aragosta. Noi ci posizioniamo nel lato opposto dell’isola, di fronte ad una piccola laguna. Siamo di fronte ad una delle isole più belle, la barriera corallina è interessante, bisogna fare attenzione ad un punto in particolare dove c’è una corrente che tende a spingere al largo. Durante l’ultimo snorkelling ho un incontro con due barracuda molto curiosi (che non mi ispirano nulla di buono). Partiamo dall’isola molto tristi, la fine della pacchia si avvicina.

Il giorno dopo partiamo alle 11 del mattino per Caracas, la cosa buffa è che durante la colazione riceviamo la visita del pilota dell’aereo che vuole vedere le dimensioni dei nostri bagagli, l’aereo che ci porterà a Caracas è di soli 7 posti e non c’è molto spazio per eventuali bagagli voluminosi. Alle 19.00 un aereo della TAP ci riporta in Italia, con molta tristezza (e un pizzico di invidia per quelli che restano) lasciamo il paradiso di Los Roques. Da tenere presente che i controlli all’aereoporto di Caracas sono numerosi, quindi conviene arrivare in aereoporto con molto anticipo (ad ogni controllo c’è sempre da fare una coda): controllo antidroga, controllo pagamento tassa di uscita, passaggio sotto al metal detector e verifica bagagli ai raggi x, controllo e timbro passaporti per l’uscita, perquisizione minuziosa dei bagagli a mano.

Inutile dire che consigliamo questa località a chi volesse trascorrere un periodo di completo relax in mezzo ad un paradiso caraibico. All’incirca abbiamo speso 1600€ a testa (prezzo speso in agenzia + spese per cene, barche, etc.). Durante il nostro soggiorno, per nostra volontà, siamo rimasti tagliati fuori dal resto del mondo, senza TV, cellulare, giornali. Sull’isola non ci automobili, o meglio gli unici automezzi sono il camion della spazzatura e quello dell’acqua. Una particolare nota di merito deve essere attribuita all’ambulatorio medico, dove una dottoressa ha saputo risolvere un piccolo problema di allergia di Giulietta (il servizio sanitario è gratuito per tutti). Le persone sono cordiali, ed hanno la musica nel sangue. I personaggi più folkloristici sono i comandanti delle imbarcazioni, una serie di tizi assurdi, ad esempio il capitano della P’lo de Vida (è memorabile la volta che siamo rimasti senza benzina e il capitano è dovuto scendere a chiedere una tanica ad altre barche ) e Igor. Il ritmo di vita delle persone è rilassato e a dimensione umana, questo fa pensare ad una certa qualità della vita che da noi si sta perdendo. Una nota particolare è da dedicare al cielo stellato che si vede la sera dalla spiaggia di Gran Roque, non abbiamo mai visto così tante stelle, è uno spettacolo che mozza il fiato. La limpidezza del cielo permette di vedere molte stelle cadenti, forse potete immaginare qual’è stato il desiderio più gettonato…



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