Il cielo d’Irlanda si muove con me
La mattina dopo ci mettiamo subito alla guida diretti a sud. Sopra di noi le nuvole si muovono veloci, lungo il percorso prati immensi, pascoli, ruscelli, piccole cascate e, soprattutto, arcobaleni. È proprio come diceva la Mannoia, “il cielo d’Irlanda si sfama di muschio e di lana”. Ci sentiamo costretti a fermarci ogni 5 minuti per immortalare quelle meraviglie con la fotocamera, poi ci accorgiamo che di quel passo non arriveremmo mai a destinazione, perché quei paesaggi ci accompagneranno durante tutto il viaggio.
Giungiamo a Cork in mattinata e subito ci dedichiamo alla visita della città. St. Patrick’s street, la sua arteria principale, via dello shopping. Di lì imbocchiamo la Grand Parade e raggiungiamo a breve distanza, l’English Market. Dopo una breve “sosta gastronomica” seguiamo la sponda meridionale del fiume Lee per raggiungere la grigia torre affusolata della Cattedrale di Saint Fin Barre, in stile gotico all’esterno e più confuso all’interno (ingresso a pagamento). Trascorriamo il pomeriggio nel quartiere ugonotto, oggi il quartiere più chic della città, caratterizzato da alte mura in pietra e palazzi settecenteschi. Dopo una puntata alla Crawford Art Gallery e al Butter Exchange, ci concediamo una cenetta in uno dei tipici pub irlandesi, The Castle Inn (sulla North Main Street), allietati da un concerto dal vivo di musica irlandese. Due birre Guinness, un piatto di fish&chips e un Sousage&mash, a base di salsiccia e purè di patate, ci costano non più di 15 euro.
Ritorniamo al nostro hotel il “Belvedere Lodge” (su Lower Glamire Rd, costo per una notte €59,00) molto carino, il prato e i camini contribuiscono a farci respirare l’aria irlandese. La lauta colazione a base di salmone ci rimarrà impressa.
È mattino, ci mettiamo alla guida di buon ora: direzione Galway. Dopo una breve sosta per la visita della carinissima Limerick e del suo King John’ Castle, raggiungiamo una delle tappe principali del nostro viaggio: le Cliffs of Moher. Subito veniamo colpiti dall’addetta al parcheggio che temeva di metter fuori la mano per paura di volar via dal suo gabbiotto! Una volta scesi dall’auto ne capiamo il perché: il vento è fortissimo, occorre tenersi saldati alle staccionate poste lungo il percorso per non volare via; la cosa però, contrariamente a ciò che si può pensare, è davvero divertente. Il meglio, però, deve ancora venire: scogliere di pietra e scisto affacciate sull’Oceano Atlantico, un dirupo alto 200 m, dominato dall’ O’Brien Tower. Un panorama mozzafiato! Facciamo una breve pausa al Visitor Center e riprendiamo la nostra rotta verso nord.
A far gli onori di casa al b&b Abbey Lodge di Galway (€40,00 per una notte) una signorona con due amabili gote rosse. Il b&b è vicino al centro, parcheggiamo l’auto nel vialetto e proseguiamo a piedi. Galway ci sorprende sin da subito per la sua vitalità. La passeggiata si rivela più eccitante del previsto. La quadrata Eyre Square è il centro di animazione esterno al centro storico, il verde centrale ospita il John F. Kennedy Park Memorial, per ricordare le origini irlandesi del presidente. La strada principale della città, cambia più volte nome, inizia con Williamgate per finire con Quay street, fino a raggiungere il fiume Corrib. In alto, sulle mura di negozi e case, sculture in pietra: scudi araldici, volti umani, fiere, foglie… servivano a far sapere che qualcuno di importante aveva contratto matrimonio o divenuto proprietario dell’edificio. Dopo le foto di rito, sorpassiamo il cosiddetto Lynch’s Castle, seicentesca residenza della famiglia più importante, e la chiesa collegiata di St’Nicholas, e, sempre percorrendo la Quay Street, attraversiamo il cinquecentesco Spanish Arch. Qui c’è la Galway che più ricorderò: il fiume Corrib sfocia nell’Atlantico e sulla sua sinistra si affaccia il Claddagh, un colorato antico villaggio peschereccio autonomo, ormai inglobato nella città. Cenetta messicana al Cactus Jacks (circa 30 euro in due) e poi torniamo al b&b stremati.
La nutriente colazione a base di bacon&eggs ci dà la carica per ripartire. Subito in macchina, l’Irlanda del Nord ci sta aspettando e guidare a destra è ormai un gioco da ragazzi! Dopo 274 km di distese verdi, casette di campagna e ruscelli, ecco ad accoglierci le nuvole cariche di pioggia di Londonderry (o Derry). È la seconda città più grande del’Irlanda del Nord, dopo Belfast. Si erge su un’ansa del Foyle e dalla camera del nostro b&b, lo Iona Inn (40p per notte), ai piedi del fiume, si gode di una stupenda vista sulla città antica e sulle mura che la circondano. Il modo migliore per apprezzare Derry è proprio quello di percorrere gli 1,6 km di cinta muraria del XVII secolo, splendidamente conservata, con tanto di cannoni. La pioggia ci dà una tregua e dopo una lunga passeggiata nel centro storico e qualche foto alla bellissima Guidhall, facciamo un po’ di shopping nel divertente Craft Village e ci dirigiamo nei bar affollati di Waterloo Street. Ceniamo al “The Diamond” pub della catena inglese Wetherspoon. Finalmente assaggiamo una fantastica Guinnes Pie: una sorta di tortino di pasta sfoglia ripiena di carne, cotta nella Guinnes, accompagnata dalle immancabili patatine fritte e dai piselli bolliti. Paghiamo in sterline, la moneta utilizzata nell’Irlanda del Nord, territorio inglese.
Dopo colazione, ci aspettano le colonne esagonali del Giant’s Causeway, patrimonio dell’UNESCO. Dopo aver attraversato in auto la tortuosa e straordinaria Giant’s Causeway Coastal Route, ci dirigiamo a piedi verso le scogliere. Il panorama è qualcosa di incomparabile: 37.000 colonne esagonali di basalto, disposte in piedi come matite nere alte fino a 12 m, tutte in ordine, ai loro piedi il mare. Sono il risultato del raffreddamento di lava derivante da un’eruzione vulcanica di circa 60 milioni di anni fa.
Seguiamo il nostro itinerario fino a Belfast, la capitale dell’Irlanda del Nord. Di questa abbiamo apprezzato l’ordine, la modernità e i numerosissimi “murales politici”. I murali repubblicani, più speranzosi e idealisti, si concentrano tra Falls Street e Springfield Road, a est di Belfast; quelli lealistici, più violenti, tra Crumlin e Shankill Rd. Le due zone sono separate dalla “linea della pace”, un bruttissimo muro in cemento alto 6 m che separa una fazione dall’altra. I murali sono la testimonianza del trentennio delle lotte intestine per l’indipendenza conosciute come “Troubles”. Il cuore pulsante della città è Donegall Square, in cui si erge la maestosa cupola verde del City Hall (il municipio), che per le dimensioni e il colore bianco della pietra di Portland, viene paragonato ad una torta nuziale. Facciamo un po’ di shopping nei negozi della piazza e veniamo attratti dai mazzi di lino scolpiti in pietra che adornano il portone d’ingresso della antichissima Linen Hall Library. Libri accatastati su altri libri, all’ingresso l’avvertimento: è vietato far rumore. Nella Member’s Room i membri più anziani leggono tranquillamente i quotidiani, nella Sala del Governatore libri impolverati e copie rilegate del Belfast Newsletter (il giornale più antico del Paese), tra i bisbiglii dei lettori ci godiamo un’ottima tazza di tè nella celebre Tea Room. Riprendiamo il cammino verso i mattoni rossi del Royal Belfast Academical Institution, su College square, e veniamo rapiti dalle ricche decorazioni della vicina Grand Opera House, il più famoso teatro di Belfast. Percorriamo la High street costellata da pub, alla cui estremità sorge l’Albert Memorial Clock Tower. Alta 35m, assomiglia vagamente al fratello maggiore Big Bang, ma, a causa del terreno paludoso su cui fu eretta, è inclinata di 1,25m. Per lo stesso motivo simil sorte è toccata alla Cattedrale di Sant’Anna, la cui navata centrale presenta un pavimento irregolare. Facciamo sosta lungo il fiume Lagan, per qualche foto al “Thanksgiving Beacon” il monumento fatto di luci, simbolo della modernità della città. La cupola moderna del Victoria Square attira la nostra attenzione. Si tratta di un nuovissimo centro commerciale, racchiuso tra edifici storici, sormontato da una imponente cupola di vetro da cui è possibile godere del panorama sull’intera città. La fame si fa sentire, mangiamo un panino al volo dal Mc Donald’s e andiamo a farci una birra al celeberrimo Crown Liquor Saloon. Questo pub su Victoria Street conserva le decorazioni eseguite da artigiani italiani nel 1885, sia sul soffitto che sui tipici “snugs”, una sorta di pannelli che separano i tavoli tra loro per creare ambienti più appartati. Soggiorniamo al Greenmount b&b, non lontano da Falls Street. Ambiente carino e pulito, ma a causa di un disguido sulla prenotazione, ci è stata assegnata una camera con bagno condiviso, anziché quella con bagno en suite come richiesto e pagato in anticipo (52p una notte). La colazione, a differenza di tutte le strutture che ci hanno ospitato precedentemente, si rivela una vera delusione.
Al mattino ci apprestiamo a percorrere l’ultimo tratto in auto. Ritorniamo nella Repubblica d’Irlanda e approdiamo a Dublino. Dopo aver lasciato i bagagli in hotel, ci congediamo dalla nostra affezionata automobilina e ci addentramo nella città. Abbiamo prenotato quattro notti al Cassidys Hotel (offertissima €250,00 l’intero soggiorno) un quattro stelle sull’estremità nord di O’Connell Street, proprio di fronte al teatro e a Parnell Square. Il nostro giro non poteva che iniziare dalla “strada di casa nostra”, da O’Connell Steet, la principale strada della capitale, animata da negozi, banche, uffici pubblici e da una serie di monumenti. Uno degli isolati è occupato dall’edificio neoclassico del General Post Office, la posta centrale, che a suo tempo fu quartier generale dei ribelli repubblicani anti-inglesi durante l’insurrezione di Pasqua del 1916. Attraversiamo il fiume Liffey percorrendo O’Connell Bridge, fino al Trinity College. Una visita guidata da studenti in toga ci porta alla scoperta della celebre libreria e all’esposizione del Book of Kells. Questa splendida versione dei quattro Vangeli, eseguita dai monaci dell’abazia di Kells, è il primo esempio di codice miniato, cioè di un manoscritto con illustrazioni a colori. Per l’intrattenimento serale il Temple Bar si dimostra essere una sicurezza. Le viuzze del quartiere colorate dagli innumerevoli pub, sono il luogo d’incontro dei dublinesi, ma anche dei turisti. Dai locali vengon fuori armonie tradizionali diverse, per strada i camerieri ti invitano ad entrare proponendoti questo o quell’altro menù. Il Temple Bar pub è il più affollato, ogni sera si avvicendano vari gruppi di musica celtica e i dublinesi si scatenano. Dublino è rinomata per il valore della National Museum of Archeology and History (ingresso gratuito) che non abbiamo esitato a visitare, ma soprattutto per la Guinness’s Brewery, la fabbrica della celebre birra. Abbiamo prenotato la nostra visita prima di partire, così da evitare la lunga coda che si presenta quotidianamente all’ingresso (€14,00 circa). L’esposizione è alta sei piani, al centro un atrio gigantesco a forma di pinta di birra. Lungo il percorso si scopre come viene prodotta la bevanda, dagli ingredienti, alle tecniche di lavorazione. Lo spaccio offre una vasta gamma di gadget, che però è possibile recuperare anche nei numerosi souvenir shop della città. All’ultimo piano del Gravity Bar, sull’affaccio panoramico, viene offerta una pinta di “oro nero”.
Interessante la visita guidata al Dublin castle, ovviamente in lingua! La vera Dublino è nascosta tra le porte delle case Georgiane, nei giardini, tra le stradine che attraversano le frenetiche Dawson Street e Kildare street. Per un pic nic non si può che scegliere St. Stephen’s Green, polmone verde della città, occhio però alla temerarietà dei colombi!
La Christ Church e la più recente St. Patrick’s Cathedral sono meritevoli di visita, nonostante l’ingresso a pagamento scoraggi i visitatori. La Custom House, il monumento più imponente di Dublino, si rispecchia nel fiume, come anche il georgiano complesso delle Four Courts, ma per entrambi non è consentito l’ingresso ai turisti.
I giorni passano in fretta, la vacanza tanto desiderata e dettagliatamente organizzata giunge al termine, ma ogni volta che assaporeremo una Guinness, ci torneranno in mente le parole della Mannoia “dovunque tu stia bevendo con zingari o re, il cielo d’Irlanda è dentro di te”.