Il Cairo da mille e una notte
Chi non ha visto il Cairo non ha visto il mondo!
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“Chi non ha visto il Cairo non ha visto il mondo”. . . così recita uno dei versi della straordinaria opera araba “Le mille e una notte”. Effettivamente, esistono pochi luoghi al mondo in cui è possibile ammirare, con grande stupore, il fondersi di secoli di storia in un unico, vasto, crogiuolo. La moltitudine di soggetti, folli, eccentrici, bizzarri, cordiali che popolano le strade e i quartieri di questa stupenda capitale, forse basterà a farvi innamorare. E se poi sommiano i secoli di storia che ci “guardano” dall’alto delle Piramidi (come diceva “un signore”….), beh, sarà ancor più semplice restare folgorati. Partiamo in un afoso pomeriggio di fine luglio da Malpensa e, con un puntuale volo Egyptair, giungiamo all’aeroporto del Cairo in serata. Il nuovo terminal (inaugurato nel giugno 2009) dista parecchi km dal centro città ma, con grande sorpresa, appena scesi dall’aereo l’eco lontano di un disordinato ma invitante brusio, ci conferma che il richiamo del Cairo può giungere fino a qui. Sono 8.000.000 gli abitanti censiti, ma la costruzione coatta di immobili su immobili nelle immediate periferie (stipate di gente), consente di contarne fino a 20.000.000 in tutto l’agglomerato urbano.Una cifra impressionante. E’ la città più popolosa dell’intera Africa e una delle più inquinate al mondo. Il Nilo la attraversa da sud a nord. Alloggiamo presso il “Meridien Pyramids”, sito nel quartiere El Giza, a due passi dal rinomato sito archeologico. . (n.b. Appello !!!saremmo grati a chiunque potesse delucidarci circa l’identità una ragazza egiziana dagli occhi “azzurro ghiaccio”, parte dello staff del ristorante “El Shams” del nostro hotel, estremamente cortese con noi durante la nostra permanenza, ma che non abbiamo avuto modo di salutare il giorno della partenza. Ci dispiacciamo ancora!) La stanchezza accumulata durante le ore di volo ci agguanta e sprofondiamo subito in un sonno rigenerante. Proviamo un misto di suggestione e strano misticismo quando udiamo il richiamo del Muezzin, amplificato dall’alto di un vicino minareto, invitare i fedeli alla preghiera del mattino. Abbondiamo nella colazione e nella hall dell’hotel facciamo subito conoscenza con la nostra guida “privata”: Amir. Amir è una guida qualificata, specializzata nella storia dell’antico Egitto, alla quale si dedica con passione da innumerevoli anni. A causa dell’intensità delle visite e della quantità di informazioni che ci piacerebbe dispensare, ci limitermo, nostro malgrado, ad indicare “a spot” ciò che assolutamente non andrebbe tralasciato. La prima tappa, un must per i turisti al Cairo, è l’immenso, quanto affollato, museo egizio. Una statua del fondatore, Auguste Mariette, troneggia nel giardino frontale. Dedichiamo tutta la mattinata alla sua visita. Le sue sale ci consentono di effettuare un mirabolante salto nel tempi. Innumerevoli reperti stipano le teche (pare ve ne siano altri 150000 nei magazzini; con grande probabilità la nuova esposizione presso il sito in cui il museo sarà a breve trasferito consentirà una più ragionata esposizione!). Non renderemmo giustizia alla completezza della raccolta se ci limitassimo a descriverne solo qualche reperto o suppellettile. (ammirevole è però la collezione funebre di Tutankhamon, grande sovrano scomparso, come è risaputo, alla verde età di 18 ann… gran profusione d’oro e pietre intarsiate). La grande civiltà egizia non può che dare il meglio si sé nella più sublime delle opere architettoniche mai realizzate dalla mano umana: il sito di Giza offre allo spettatore, incredulo, solo un assaggio delle sue spettacolari capacità. Piccola parentesi: esistono numerosi siti “minori” (o quanto meno esclusi dai più ricercati pacchetti turistici), quali Abu Sir e Dashur, che meritano una visita. In particolare quest’ultimo ospita la Piramide Rossa e la Piramide a Doppia Pendenza, singolare prospettiva arichitettonica voluta da Snefru (padre di Cheope) che segna l’avvio alla perfezione ragigunta con la Grande Piramide. Sarebbe alquanto banale e ridondante ribadire nuovamente la magnificenza delle sepolture di Cheope, Chefren e Micerino; solo chi si sia trovato di fronte ad esse può comprendere quanto piccolo e inferiore sia l’uomo moderno. Oltretutto, la bolgia impaziente che si accalca alle pendici di queste magnificenze, soffoca un pochino la scaralità del loco. La “simpatica ” Sfinge è un’enigma di per sé. Insabbiatasi più volte nel corso della storia (come dimostra una stele di Tuthmosi IV adagiata tra le sue fiere zampe su cui si narra l’impresa di “dissepoltura” messa a punto da quest’ultimo dopo che l’essere mitologico gli apparve in sogno avanzando la richiesta!), riporta “ferite” ed “escoriazioni” sul volto. Si narra che la Sfinge non abbia 5000 anni, come spesso si sente raccontare, bensì addirittura 13.000! Difficile capire dove realtà e mito si incontrino; quel che è certo che trovarsi all’ombra della sua struttura è un poco inquietante! Nei giorni a venire, proseguiamo l’itinerario archeologico “fuori porta” e ci addentriamo con il nostro pulmino sulla via per Saqqara (il traffico disordinato e gli improvvisi attraversamenti di pedoni sulle autostrade (!!) cairote ci consentono di raggiungere il sito dopo più di un’ora). La Piramide a gradoni di Zoser (in origine una mastaba, corredata in seguito da diversi livelli), ideata e progettata dal grande architetto e medico tuttofare Imoteph, svetta nel bel mezzo del deserto! Tutt’intorno è il nulla, tranne qualche palmeto (palme da dattero) e qualche scuola tessile per ragazzi collocata sulla via principale che da Il Cairo conduce a Saqqara. Molteplici sono poi le sepolture secondarie e mastabe dei dignitari riccamente decorate, con scene regali e di vita quotidiana . Non manchiamo di visitare l’interno della piramide realizzata per Teti, ridotta oggi ad un cumulo di macerie. Un simpatico e gentile abitante della zona con indosso il kefyha rosso si offre di scortarci sino al sarcofago nero custodito nelle sue profondità! Chi immagina che il Basso Egitto (nord) sia solo archeologia perde in partenza l’altro 50% della cultura del luogo. L’architettura religosa merita decisamente un approfondimento ed è proprio al Il Cairo, la città delle mille moschee (per quanto molte siano interdette ai turisti non islamici),che essa trova grande completezza. La Cittadella fortificata (le mura di cinta sono state realizzata con massi provenienti sla sito di Giza) ospita quella di Mohammed Ali (mercenario turco ottocentesco), a più minareti. Di impronta visibilmente turca,è nota come “moschea d’alabastro” e all’interno capirete il perchè…ma non disdegna il culto occidentale delle decorazioni (parte dei soffiti è di mano italiana);all’esterno. Da visitare il patio e la fontana per le abluzioni. Una passeggiata all’interno della cinta consente di ammirate il profilo della capitale, oppressa da una cappa di smog che, spesso, limita la visibilità. Il “cortese omaggio” offerto dai francesi in cambio di uno degli obelischi di Karnak (ora a Place de La Concorde, Parigi) è in mostra proprio lì accanto: un grosso orologio in stile occidentale che……. non ha mai funzionato! Se vi capitasse di recarvi al suq di Khan el Kalili ,se siete di strada fate un salto al centro di Al Azhar… ospita la più importante università del mondo islamico e una altrettanto rilevante moschea. I giorni a nostra disposizione sono ultimati e con un po’ di rammarico nel cuore, ci vediamo costretti a rimpatriare. Rammarico per tutto quello che Il Cairo offre e che non saremo mai in grado di scovare sino in fondo….la stima verso un popolo così cordiale e amichevole… l’amico italoegiziano del karkadè… L’amico beduino delle essenze profumate e del caffè del deserto…..l’ottima cucina e la raffinata pasticceria che fanno di quella egiziana una tra le gastronomie migliori….una lacrima si trattiene a fatica quando saliamo la scaletta dell’aereo….. ma resta una promessa, sussurrata alla città dal finestrino dell’aereo: ci rivedremo….!