I tanti volti della Francia meridionale… e un pezzettino di Spagna
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AIX en PROVENCE
Venerdì mattina ci alziamo prestino e partiamo: ci attendono circa 500 km di tutta autostrada. Ci aspettiamo di non trovare grande traffico in Italia (la crisi!) e infatti filiamo via senza problemi. Anche in Francia traffico scorrevole, persino alle uscite della Costa Azzurra, di solito sempre trafficate. Dopo una pausa in area di sosta francese, sempre molto ben attrezzate e con scelte diversificate per pasti o spuntini, arriviamo all’uscita a sud di Aix. Abbiamo prenotato per tempo un Ibis Budget (Meyreuil) dal sito Accor Hotel e con meno di 50 euro dormiremo in 3 in una stanza piccola ma pulita e con il bagno tipo camper in camera. Facciamo l’accettazione elettronica (aiutati in realtà dal gestore che si è materializzato all’improvviso quando cercavamo di entrare digitando un numero che non era quello giusto!) lasciamo i bagagli e ci dirigiamo in città. Sono circa 8 km di provinciale detta “la provenzale” quindi fiori, case dalle persiane azzurre, tanto verde. In lontananza la montagna di Sainte Victorie che ha spesso ispirato Paul Cezanne. Lasciamo la macchina proprio all’entrata della parte interessante della città, in un parcheggio a pagamento (parking Carnot). Entrando da Rue de L’Italie subito raggiungiamo estremità est di Cours Mirabeau il viale più famoso di Aix. Da una parte belle case nobiliari, dall’altra ristoranti e negozi in fila e in mezzo il viale alberato a platani con le fontane anche con acqua termale che sono la caratteristica della città. In effetti l’unica fontana ragguardevole per dimensioni è quella al lato opposto del corso, la Fontaine de la Rotonde, ma è tutta l’atmosfera ad essere caratteristica. Giriamo per le stradine pedonali della città vecchia e raggiungiamo la cattedrale Saint Sauveur molto interessante all’interno con tre chiese di epoche diverse che si accavallano nell’insieme. Attraversiamo anche la Place dell’ hotel de Ville (il municipio) molto bella e caratteristica con la torre dell’orologio. Bisogna dire che ogni piazza e piazzetta francese è tappezzata di decine di ristoranti e tavolini che si prolungano occupandola praticamente tutta e questo nasconde e a volte snatura il luogo: eppure è così e alla fine ti abitui a questa offerta esagerata di ristorazione. Notiamo più volte il trenino turistico e stanchi decidiamo di prenderlo, vicino alla fontana della rotonda. Il trenino ripassa dalle vie visitate prima ma anche angoli nuovi: sarà “turistico” ma scopriamo, con le cuffie in italiano, un sacco di aneddoti sulla città. E’ ora di cena e l’offerta ci frastorna, ce n’è per tutte le tasche e di tutte le parti del mondo. Alla fine ci allontaniamo un po’ dal centro e tornando in Rue d’ Italie ceniamo a prezzo accettabile con un hamburger (steak hache: molto amato dai francesi) con insalata e patatine( le “frites” immancabili), un’insalata per mia figlia, molto ricca di ingredienti e il delizioso caffè gourmet, delizioso non il caffè, ma il tris di mini dessert che lo accompagna.
ARGELES sur MER
Abbiano prenotato, spulciando Trip, un piccolo appartamentino presso il residence Maeva proprio sul porticciolo turistico di Argeles Plage. Si esce all’ultimo casello prima della Spagna ( circa 900 Km da Milano). Qui è la Regione del Rossiglione, terra catalana, e la bandiera gialla e rossa a strisce sventola spesso. Argeles ha l’ultima spiaggia sabbiosa e piatta della Francia, poi dalla spiaggia del Racou partono gli scogli e calette dove i Pirenei si tuffano in mare. Argeles è un paese dai mille aspetti: ha una zona “rimini” zeppa di ristoranti turistici, negozietti con chincaglierie varie, discoteche, pub. Un casino pazzesco ma molto amato dai ragazzi che ci arrivano da tutta Europa (soprattutto del nord, tantissimi inglesi!). Il villaggio vero e proprio, arretrato dal mare, è un tranquillo paesotto con le sue stradine e il suo campanile dalla forma tipica. Poi vigneti a perita d’occhi, che si arrampicano sulle dolci pendici dell’Alberes, con tanti sentieri escursionistici. Più lontano il monte Canigou, un vero vanto catalano, che in inverno è tutto innevato. La zona del porto è molto carina e l’edificio del residence lo domina. Ci arriviamo sabato 23/ 8 dopo code noiose in autostrada e prendiamo subito possesso del nostro appartamentino vista monti (costava meno!). In effetti i monti si vedono ma si vede sopratutto un rondò importante con macchine che circolano a tutte le ore, per fortuna siamo al 4° piano e il rumore è attutito. E’ piccolino ma c’è tutto, forse manca solo l’aria condizionata. Siamo stati fortunati e il sole, che ci ha accompagnato tutta la settimana, la sera tramontava dietro i famosi monti dopo aver arrostito per bene la bella balconata. C’è anche una bella piscina di acqua di mare ideale per rifugiarsi quando il vento, che qui picchia duro, è davvero troppo forte in spiaggia. Siamo gli unici italiani, da notare. A parte le due giornate che dedicheremo alle escursioni, già decise a casa, frequentiamo le belle spiagge, liberissime, di sabbia a granellini che non si appiccicano, con un mare subito profondo, fresco e trasparentissimo. Oltre il porto la spiaggia del Racou che in fondo diventa scogliosa. Da lì parte il sentiero del litorale che costeggia la costa e porta fino a Colliure, la perla del Rossiglione. Racou è un piccolissimo villaggio, un tempo case di pescatori, molto caratteristico. Qui hanno tentato in tempi recenti di ricongiungersi alla catalogna spagnola: non ci sono riusciti ma hanno ottenuto di avere le vie indicate i catalano invece che in francese! Quest’anno niente pic nic in spiaggia con la borsa frigo ( fatti a Hyeres l’anno scorso). Qui approfittiamo della vicinanza di tutti i tipi di ristorazione e pranziamo due volte sotto il bersò di un bar-ristorante in spiaggia con atmosfera maldiviana con le insalate, patatine, panini. Assaporiamo anche la pizza da asporto presa da SPQR “la pizza come a Roma” dove chiacchieriamo con il simpatico proprietario italiano che fa una pizza buonissima! La sera spesso cuciniamo una santa pastasciutta in casa e dovendo scegliere tra le decine di ristoranti che ci sono al porto proprio appena usciti dal residence andiamo da La Petite Brasserie che propone il pentolone di cozze, variamente condite, patatine fritte casalinghe, crepes bretoni di grano scuro in tante versioni salate e dolci. Buonissime! Beviamo sidro dolce o il delizioso rosè della linguadoca che non a caso è la regione a più sviluppo vinicolo della Francia.Anche noi ne abbiamo approfittato comprando direttamente dal Chateau Valmy alle spalle del residence.Compriamo alcune bottiglie di rosè, che è buonissimo. Dopo cena una bella passeggiata tra i numerosi mercatini, e mercoledì sera un bello spettacolo di fuochi dì artificio proprio al porto. Volendo Argeles offre tutta la gamma dei divertimenti estivi: Luna park, giostrine per i più piccoli, mini golf e anche intrattenimenti tipici e inquietanti come Top la Vachette dove aitanti giovanotti scelti nel pubblico cercano di non farsi incornare da un torello nervosetto. Argeles è servita da un trenino turistico che gira intorno a tutto il territorio, fungendo da trasporto in quanto le distanze non sono piccolissime, altri trasporti non ce ne sono e girare in macchina è da pazzi. Un pomeriggio che sembrava rannuvolasse lo abbiamo preso, pagando il giro completo (15 euro in 3) e ci siamo fatti un panorama di tutta la località, spiagge, villaggio, porto e ben quasi 50 camping!
IL CASTELLO CATARO DI PEYREPERTUSE
I castelli catari sono antiche roccaforti dove si rifugiarono , verso il 1300, gli adepti di una sette cristiana, i catari appunto, che vennero duramente perseguitati e poi distrutti in impressionanti roghi. Sono tutti nella zona di Perpignan e quello di Carcassonne è il meglio conservato e modificato. Gli altri sono veri ruderi ma in posizioni incredibili. Ho scelto quello di Peyrepertuse perché mi sembrava il più spettacolare e infatti è stata una esperienza incredibile. Bisogna spingersi un po’ nell’interno oltre Perpignan, la strada è ben indicata ma si attraversano paesaggi desolati, alternati a vigneti immensi e paesini minuscoli. All’improvviso, sopra Duilhac, confuso tra i picchi di roccia bianca ecco il castello. Siamo riusciti a posteggiare nell’ultimo posteggio prima della salita finale ma considerate che quando c’è molta gente i posteggi sono sempre più in basso. Biglietti alla mano (12 euro a testa con pieghevole/ guida in italiano) ci inerpichiamo (nel vero senso della parola!) verso la prima parte del castello, la zona più bassa. Praticamente il castello è stato costruito staccando la stessa roccia dove si appoggiava e quindi le mura e le torri sembrano nascere direttamente sulla roccia. Alcuni cartelli spiegano i luoghi dove ci si trova: camminamenti, alloggi, cisterne per l’acqua, cappelle. Attraverso un sentiero tra le rocce raggiungiamo la parte più alta dove veramente sembra di toccare il cielo e affacciandosi alle mura si è sullo strapiombo sulla vallata e si vede sul crinale opposto il castello di Queribus anch’esso visitabile. Assistiamo anche a uno spettacolo di falconeria, naturalmente in francese, dove vediamo falchi, gufi e una magnifica aquila che si avvicina dal cielo. Considerate che la salita è fattibile ma faticosa, portatevi qualcosa da bere perché è molto assolato e può essere chiuso per vento forte o temporale! Nota culinaria: pranziamo a Duilhac in un semplice baracchino tra i boschi che ci serve una “salade” che non può essere più lontana dall’idea di insalata italiana dato che è un vero piatto unico con formaggi, olive, verdure sottolio casalinghe, pane bruscato…
FIGUERES: IL MUSEO DI SALVADOR DALI’
Diciamo gita fuori porta, anzi fuori nazione! Ma in effetti la Spagna è veramente a meno di un quarto d’ora di autostrada da Argeles. Partiamo sul presto, il museo attira tantissimi visitatori e si possono formare code di ore per entrare. Usciti al casello Figueres siamo subito in città, parcheggiamo già in centro in un parcheggio a pagamento e ci dirigiamo verso il cuore della città attraversando una minuscola Rambla già rumorosissima anche se sono le nove di mattina. Il museo è si nota anche da fuori con i suoi bottoni dorati su fondo rosso, le sue uova bianchissime sul tetto,le silouette umane che rivaleggiano con il campanile della bella cattedrale. Non c’è coda e siamo subito dentro. Non credo si possano facilmente raccontare le cose incredibili che abbiamo visto e le emozioni e sorprese che il museo da! Il cortile interno con la cadillac dove a volte piove dentro, la stanza dedicata a Mae West, dove il viso è formato da veri mobili tra cui il divano come bocca rossa e per vederla nel suo insieme bisogna salire su una scaletta che è il dorso di un cammello…ogni opera è stupefacente in un senso o nell’ altro. Non è grandissimo ma saturo di opere e vediamo anche i gioielli, anche loro stranissimi. Se dovessi ritornare prenoterei la visita con guida perché quello che abbiamo ascoltato, rubandolo alle guide presenti, erano cose interessantissime. Uscendo la coda è impressionante e piove! Figueres è una piccola cittadina: si può visitare anche il museo dei giocattoli e poco altro. Noi ci rifugiamo in un ristorante/fast food della catena Koenig da noi sconosciuta dove pranziamo egregiamente con 30 euro in tre, birre e caffè compresi.
CANNES
Nel ritorno spezziamo fermandoci a Cannes. Ci muoviamo in autostrada insieme a tutti i francesi che scappano a casa celebrando “la Rentree”, il ritorno a scuola, nominandola migliaia di volte in radio, tv e giornali. Pernotteremo in un Formule One hotel a Vallauris tra Cannes e Antibes. Lo raggiungiamo nel primo pomeriggio, come al solito è subito fuori dal casello autostradale. Lasciamo i bagagli e scendiamo a Cannes posteggiando quasi sulla Croisette in un parking sotterraneo a pagamento (notare tariffa oraria più conveniente che a Figueres). Accanto ad alberghi come il Carlton dove è stato girato “Caccia al ladro” e dove solo pernottare costa circa 1300 euro a notte ( WiFi escluso!) altri alberghi tutti lussuosi. Le spiagge vip sono blindate e sbirciando dalle tettoie che coprono tutta la spiaggia si intravedono divani bianchi e tende velate. I vip il sole lo prendono sui pontili che si prolungano sul mare o, al riparo dal popolino, nelle piscine degli alberghi. Ci divertiamo a fare foto insieme a una moltitudine di russi, davanti al Palazzo del Festival del cinema dove il tappeto rosso viene lasciato per le foto dei turisti e inserendo la nostra faccia nei sagomati ad altezza naturale di personaggi tipo Jack Sparrow, le Charlye’s Angels, Stars wars. Cannes è così: kitsch! Ci sistemiamo nella spiaggia libera dove c’è una folla tutt’altro che vip. Il mare è un po’ torbido, forse per la presenza di sabbia fine e di scogli artificiali. Al largo ormeggiano yacht lussuosissimi, sulla Croisette baracchini che puzzano di fritto e sedie azzurre libere a disposizione di tutti, Ferrari e Lamborghini, mendicanti e palme. Facciamo un giro tra i vicoli antichi intorno a Rue Meynadier e sembra di stare in Liguria, tantissimi i turisti tutti in gran spolvero. I ristoranti sono all’altezza, cascate di ostriche e plateau di mare, prezzi alti. Ceniamo in un rassicurante Mac Donald e ci togliamo il peso della scelta. Stanno allestendo le bancarelle, niente saponi provenzali qui,ma quadri e artigianato di lusso tra cui tante cose dedicate ai…cani! Ciotole e collari carinissimi e carissimi! Torniamo nel nostro basico hotel insieme a tantissime famiglie di tutta Europa. Domani si torna a Milano.