I Parchi Nazionali dell’Inghilterra Centrale

Due settimane on the road per visitare i grandi parchi nazionali inglesi: Peak District, North York Moors, Yorkshire Dales e Lake District.
Scritto da: Fra&Gazz
i parchi nazionali dell’inghilterra centrale
Partenza il: 01/08/2018
Ritorno il: 15/08/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
La nostra vacanza estiva è dedicata, quest’anno, ai parchi nazionali inglesi: in quindici giorni on the road, visiteremo il Peak District nel Derbyshire, i due parchi dello Yorkshire: North York Moors e Yorkshire Dales, nonché il Lake District ai confini con la Scozia.

Memori delle esperienze passate, prenotiamo il volo con largo anticipo, a gennaio; in questo modo, troviamo una buona offerta da Bologna a London Heathrow.

Una volta deciso l’itinerario, studiando l’atlante e le guide acquistate in UK (principalmente, AA Guide e Rough Guide, insieme all’immancabile Lonely Planet), nei mesi di febbraio e marzo prenotiamo, sul sito www.booking.com, gli hotel, i B&B e un appartamento.

Il nostro programma prevede la visita di numerosi siti storici, tra cui grandi abbazie in rovina e castelli: scegliamo, quindi, di acquistare online la tessera annuale dell’English Heritage (Couple Membership Card, £ 100,00), che ci permetterà l’ingresso gratuito in numerose attrazioni.

Abbiamo organizzato tutto nei minimi dettagli: finalmente arriva agosto e si parte!

Mercoledì 1 agosto: Blenheim Palace – Oxford (km 117)

Come ormai è consuetudine, partiamo da Bologna con il volo British Airways delle 8.10: un’ora e mezza di volo e, grazie al fuso orario, alle 9.30 siamo già a Londra.

Quest’anno abbiamo scelto la compagnia di autonoleggio Sixt, che ha sede all’interno del Sofitel Hotel, al Terminal 5. Al momento della prenotazione online, un paio di mesi fa, abbiamo pagato i 15 giorni di noleggio nonché le coperture assicurative kasko; in questo modo, le pratiche di ritiro auto sono abbastanza veloci (a parte il solito tentativo di venderci un upgrade non richiesto…) e prendiamo possesso della nostra Volkswagen Golf.

Usciamo dal Terminal, scappiamo dal traffico di Londra e dell’M25 e ci dirigiamo verso la nostra prima tappa: il paesino di Bladon, nei pressi di Oxford, famoso perché nel cimitero della chiesa parrocchiale è sepolto Sir Winston Churchill. Trovata la chiesetta, in fondo ad una strada chiusa, visitiamo il graveyard e l’interno, dove è allestita una piccola mostra fotografica relativa al famoso statista e dove è possibile ammirare una vetrata creata in suo onore nel 2015.

Da qui, pochi chilometri ci portano al Blenheim Palace, l’enorme residenza dei Duchi di Marlborough, dove Churchill nacque e trascorse l’infanzia. Abbiamo acquistato online i biglietti di entrata (www.blenheimpalace.com, £ 26,00 a testa, convertibili gratuitamente in pass annuali); il parcheggio è grande e comodo, ma abbastanza trafficato perché in questi giorni si terrà l’importante BBC Countryfile Live.

All’ingresso, ci viene consegnata una mappa abbastanza scarna dell’immensa tenuta, che comunque giriamo in autonomia: iniziamo la visita dalle vecchie scuderie e dalla mostra “Churchill’s Destiny”, che illustra il parallelismo tra due grandi strateghi militari, Sir Winston e il suo antenato John Churchill. Entriamo, poi, nel palazzo che ospita numerosi percorsi di visita, alcuni guidati e altri liberi. In particolare, nel percorso dedicato alle State Rooms, ci colpisce il Saloon (o State Dining room) con la sua tavola di legno di querce proveniente dagli alberi del parco, che può accomodare fino a cinquanta commensali; molto interessante anche la Churchill Exhibition, con numerosi cimeli e fotografie del giovane statista. La visuale migliore sul palazzo si ha dai giardini formali.

Dopo una sosta alla cafeteria e qualche acquisto allo shop, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Oxford. Abbiamo prenotato una stanza al Galaxie Hotel, in Banbury Road (£ 118, pernottamento e prima colazione): avevamo già soggiornato nel 2011 in questo hotel, di cui avevamo apprezzato il parcheggio privato gratuito e la comodità della fermata del bus proprio davanti alla struttura. Check in rapido, gestito da una ragazza molto accogliente e simpatica: decisamente uno staff cordiale. La camera (n.205, twin room al primo piano) non è grandissima, ma comoda e pulita, con arredamento funzionale e bagno ampio e moderno. Molto gradite le bottiglie d’acqua (naturale e frizzante) lasciate a disposizione in camera!

Giusto il tempo di appoggiare i bagagli e ripartiamo, in autobus, subito verso il centro città: alle ore 16.00 ci aspetta la mostra “Tolkien: maker of the Middle Earth”, all’interno della Weston Library. L’ingresso è gratuito, con prenotazione obbligatoria sul sito (al costo simbolico di £ 1); all’interno della mostra sono esposti i bozzetti originale disegnati da Tolkien per illustrare i suoi capolavori “Lo Hobbit” e “Il Signore degli Anelli”. Si visita in una mezz’ora, ma è davvero affascinante.

Decidiamo, poi, di fermarci al vicino pub White Horse, dove ci gustiamo una pinta di Oxford Gold.

Dopo una sosta nell’immensa libreria Blackwell, girovaghiamo per le vie della cittadina, ammirando l’architettura dei colleges e della meravigliosa Radcliffe Camera. Una birra alla Turf Tavern, poi percorriamo la Main Street fino al nuovissimo centro commerciale.

Anche se sono appena le 19.00, la giornata è stata davvero lunga e impegnativa, quindi rientriamo lungo Banbury Road. Ci fermiamo a cena al pub The Eagle and Child, attratti dalla storia di questo locale, dove una volta si incontrava il gruppo letterario The Inklings (J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis erano frequentatori abituali) e dove io-Francesca ho già cenato l’anno scorso, durante un weekend ad Oxford con mia madre. Il pub è gremito, ma troviamo un piccolo tavolino nella prima delle innumerevoli stanzette che lo compongono. Scegliamo comfort food (sausages&mash e hamburger) accompagnato da due ottime birre locali. Il tempo d’attesa è stato un po’ lungo, ma la qualità del cibo e l’atmosfera ci hanno ripagati (costo della cena: £ 33,90).

Riprendiamo l’autobus che, in cinque minuti, ci riporta all’hotel: stremati, ci addormentiamo subito!

Giovedì 2 agosto: Rugby – Nottingham (km 171)

Iniziamo bene la giornata: la colazione a buffet, con un’ampia scelta dolce e salata, è servita nella sala con ampie vetrate dell’hotel.

Prima di lasciare Oxford, ci fermiamo nel vicino Wolvercote Cemetery, per rendere omaggio alla tomba di J.R.R. Tolkien e di sua moglie Edith.

Percorrendo stradine immerse nella campagna inglese (A4260, passando per la cittadina di Banbury, e A361), arriviamo a Rugby, dove eravamo già stati nel 2016. Lasciamo l’auto nel parcheggio del supermercato Asda, in pieno centro, dove è possibile scontare il costo della sosta dall’eventuale spesa.

Percorriamo a piedi la Main Street, concedendoci un caffè da Cafè Nero, con vista sulla Clock Tower medievale, per poi giungere alla chiesa di St. Andrews. La chiesa è unica al mondo per le sue torri campanarie: la West Tower, del quattordicesimo secolo, è l’edificio più antico della città e contiene un anello di 6 campane, mentre la Torre Est ne contiene uno di 8. All’interno, ci stupisce la cafeteria allestita nella navata laterale, piena di persone che mangiano e chiacchierano.

Successivamente, visitiamo la Hall of Fame, il museo interattivo delle glorie del rugby mondiale (ingresso £ 6,00 a testa). Dopo l’immancabile foto alla statua di William Webb Ellis, “inventore” del gioco del rugby, davanti alla celebre scuola, ripartiamo alla volta di Nottingham.

Nel quartiere residenziale di Mapperley, infatti, vivono le nostre “famiglie inglesi”: da George, Julie e Graham, che conosciamo da anni, trascorreremo la notte. Dopo un pomeriggio di chiacchiere in casa, andiamo a cena al vicino Pub Bread and Bitter, da loro frequentato regolarmente: ottima scelta di birre (menzione d’onore per la Harvest Pale del birrificio Castlerock), cibo gustoso (abbiamo ordinato fish&chips e mac&cheese, entrambi ottimi), locale friendly e pieno di gente di ogni età. Durante la serata, passano a salutarci tanti amici che vivono qui: ci sentiamo veramente a casa!

Venerdì 3 agosto: Peak District – Bakewell (km 205)

Salutati i nostri amici, partiamo da Nottingham intorno alle 9.30, direzione White Peak, la zona sud del parco nazionale Peak District.

Il primo paesino che visitiamo è Wirksworth, trafficato ma affascinante: si è trasformato da paese di minatori a piccolo centro turistico. Parcheggiamo nel Pay&Display vicino alla Market Hall, la piazza centrale su cui si affacciano gli Inns più antichi e da cui si diramano piccole viuzze scoscese. Nascosta da una fila di casette tradizionali, si trova la chiesa parrocchiale di Saint Mary, che troviamo chiusa, circondata da un ampio spazio verde e dal cimitero.

Percorrendo la strada A6, attraversiamo i paesi di Cromford (con i suoi mulini per la lavorazione del cotone, oggi ristrutturati) e Matlock Bath (dove ci fermiamo per visitare il Peak District Lead Mining Museum e l’annesso centro informazioni).

Prendiamo, poi, una stradina bianca, per raggiungere Winster, un piccolo villaggio del diciottesimo secolo. Al centro, circondato da cottages in pietra grigia, si trova la Market House, la prima proprietà acquisita dal National Trust nel parco nazionale (1906). La costruzione risale a trecento anni fa ed è composta da due piani: il piano inferiore, più antico, era sede del mercato locale ed è caratteristico perché gli archi in pietra sono stati murati. Al piano superiore si trova un minuscolo centro informazioni, con pannelli che raccontano la storia del paese e della sua comunità.

Ci dirigiamo, poi, verso il paesino di Youlgreave: un centro piccolissimo, che comprende la chiesetta di All Saints, due pub lungo la via e una fontana (che fungeva da cisterna d’acqua) al centro della piazza. La chiesa risale al 1130: dell’edificio originario rimangono un pilastro normanno e gli archi rotondi. All’interno, ci hanno colpito la tomba raffigurante un cavaliere in armatura con le gambe incrociate e il cuore tra le mani, la piccola effigie di un pellegrino e la fonte battesimale del tredicesimo secolo, unica nel suo genere perché ha due vasche separate.

Dal Medioevo passiamo all’Era preistorica, visitando il sito dell’Arbor Low Stone Circle sul Limestone Plateau. Si tratta di un monumento rituale e funerario risalente a 6.000 anni fa: un circolo di pietre (sdraiate a terra), circondato da un terrapieno. Il sito è gestito dall’English Heritage e si visita gratuitamente (o, meglio, lasciando un’offerta nella honesty box all’entrata: per arrivare al circolo di pietre, si attraversa la proprietà di un contadino); sicuramente il luogo è misterioso e affascinante, purtroppo l’erba alta e la presenza di tante pecore rovinano un po’ l’atmosfera!

Passando dal villaggio di Monyash, con la sua Cross al centro della piazza, arriviamo alla “capitale” del Peak District, la cittadina di Bakewell.

Avevamo già visitato Bakewell nel nostro viaggio del 2016 e ci aveva colpito per la sua vivacità; abbiamo, quindi, deciso di pernottare qui, presso il Manners Pub with Rooms (£ 190,00 per due notti in camera matrimoniale con colazione). La struttura è vicinissima al centro pedonale, con parcheggio privato gratuito. Le camere sono al primo piano, sopra al pub molto frequentato. La nostra camera, n.2, è spaziosa e pulita, il bagno ampio e con vasca/doccia. Sulla scrivania, oltre a bollitore e acqua, abbiamo trovato anche una macchina per il caffè in cialde, molto apprezzata!

Lasciamo i bagagli in camera e, vista la temperatura piuttosto calda, ci concediamo una birra fresca alla Thornbridge Brewery, il birrificio locale, aperto ai visitatori sia per i tour guidati che per una bevuta allo shop (consigliamo le birre Jaypur e Melba).

Rinfrancati, ci lasciamo consigliare dalla guida AA e ci rechiamo al Monsal Head Inn, dal cui parcheggio (pay&display) si gode un’eccezionale vista della vallata e del viadotto sottostante.

Scendiamo, poi, verso il villaggio di Ashford in the water, descritto come una vera gemma dei Peak. Il paesino ricorda molto alcuni luoghi delle Cotswold; visitiamo subito la chiesa di Holy Trinity, la cui parte più antica risale al 1205. Lungo la navata sono appese le Maiden’s Garlands, ghirlande di petali di carta bianca che, come vuole un’antica tradizione inglese, durante il funerale accompagnavano il feretro delle giovani fanciulle.

Poi, seguendo la strada principale, arriviamo al ponte medievale sul fiume Rye, chiamato Sheepwash Bridge, che caratterizza il paese e al quale scattiamo innumerevoli foto.

Riprendiamo l’auto e, seguendo una magnifica stradina nel bosco, arriviamo alle famose Magpie Mine, le rovine di una grande miniera abbandonata. Oggi il sito è tutelato dal Peak District Mines Historical Society; è visitabile gratuitamente grazie ad un sentiero che, dalla strada, conduce alle rovine attraversando campi e mandrie di mucche! La location è davvero suggestiva, con i camini della miniera che si stagliano sul cielo scuro.

Il nostro itinerario ci porta poi ad attraversare i piccoli villaggi di Chelmorton (dove ci fermiamo per una foto alla banderuola segnavento a forma di locusta dorata della chiesa), Warslow ed Ecton, fino a raggiungere la Manifold Dale, la valle boscosa che segue il percorso del ruscello Manifold. La strada è molto stretta, ma poco trafficata e, nel bosco, attraversa un tunnel ferroviario. Ci fermiamo vicino al Wetton Mill, per scendere sulla riva del fiume e scattare qualche foto al ponte medievale.

Arriviamo, poi, ad Ilam, dove visitiamo l’immensa tenuta di Ilam Park, gestita dal National Trust. La residenza principale, Ilam Hall, è oggi un ostello della gioventù. Noi giriamo nel parco della tenuta, da cui partono innumerevoli passeggiate lungo il fiume Dove. Una foto alla Ilam Cross, al centro del paese, poi ci rimettiamo in auto per raggiungere Tissington.

Il villaggio, cui si accede tramite un lungo viale alberato, è talmente grazioso da sembrare finto: casette di pietra grigia, il laghetto con le anatre, una grande tenuta (che oggi ospita matrimoni ed eventi), sei pozzi che, a primavera, vengono ricoperti di fiori secondo il tradizionale “well dressing”.

Ormai è sera, sappiamo già che sarà difficile trovare un pub che serva ancora la cena… scegliamo, quindi, di rientrare a Bakewell passando dalla località turistica di Matlock Bath, per mangiare al Riverside Fish&chips (£ 19,10), uno dei tanti ristoranti che affollano la via principale.

Facciamo, infine, rientro al nostro pub with rooms, per il meritato riposo.

Sabato 4 agosto: Peak District – Bakewell (km 206)

La colazione del mattino, servita all’interno del pub, comprende un buffet continentale con croissants caldi, marmellate e frutta oltre alla full english breakfast, cucinata espressa: tutto di ottima qualità.

Approfittiamo della sveglia mattutina per girare tra le vie, ancora addormentate, di Bakewell. Andiamo al Centro Visitatori del National Park, che si trova nella vecchia Market Hall del XVII secolo; ammiriamo le vetrine colme di leccornie dei forni (qui è nato il famoso Bakewell pudding); fotografiamo la piazza cittadina e le stradine piene di fiori colorati; acquistiamo prodotti locali al Chesire Cheese and Wine Emporium.

Verso le 10.00, prendiamo l’auto e iniziamo il nostro itinerario.

Percorriamo le stradine lungo il Limestone Plateau, circondati da campi, muretti e public footpaths, fino al minuscolo villaggio di Litton, che si sviluppa su un’unica via alberata con una antica Cross e l’immancabile pub Red Lion.

Raggiungiamo, poi, Tideswell, un grazioso paesino in pietra grigia, dove visitiamo la chiesa parrocchiale di St. John the Baptist, nota come “la cattedrale dei Peak”. La chiesa risale al XIV secolo e contiene numerose tombe di benefattori locali e un bel coro con sculture lignee, tra cui quella di Giovanni Battista. L’atmosfera è di grande pace e serenità.

La guida AA, nostra Bibbia per la visita del Parco, ci indica, tra le località da visitare, alcuni paesini nei dintorni: il primo, Wheston, si raggiunge percorrendo stradine minuscole nella campagna; il paese è formato da tre fattorie e poche case; nonostante ciò, non riusciamo a individuare la Cross segnalata dalla guida. Nel villaggio di Follow, invece, troviamo il piccolo stagno sormontato da una grande Croce medievale intarsiata. Proseguiamo, seguendo una ripida salita, fino a Bretton: davanti al pub Barrel Inn si trova un punto panoramico, da cui si gode la visuale sulla valle e sull’immenso Plateau.

Scendendo, si incontra il villaggio di Eyam, che avevamo già visitato nel 2016: colpito da una pestilenza nel 1665, il paese si è chiuso in quarantena salvando le zone circostanti. Rivediamo i luoghi simbolo della sua storia: il Plague Cottage, da cui si diffuse la malattia, e la piccola chiesa che racconta la toccante vicenda attraverso documenti, cimeli dell’epoca e una vetrata istoriata.

Da qui, percorriamo la A625 fino a raggiungere l’ingresso principale della Longshaw Estate, una tenuta gestita dal National Trust, che si estende per miglia di boschi, prati e brughiere, percorsi da sentieri e camminate. Parcheggiamo al pay&display e, dopo una breve passeggiata, arriviamo al Visitor Centre, dove ci fermiamo per un pranzo veloce alla cafeteria.

Ci stiamo addentrando nella zona nord del Peak District, conosciuta come Dark Peak. Il centro principale è Castleton: il paesino, però, si rivela trafficatissimo e i piccoli parcheggi sono pieni.

Noi procediamo, quindi, verso nord, percorrendo la stradina lungo la valle di Edale, tra i pendii scoscesi del Kinder Scout. Visitiamo il villaggio, che è il punto di partenza della Pennine Way (il famoso trail lungo 268 miglia sui Monti Pennini); camminando lungo la strada alberata, incontriamo la piccola stazione ferroviaria, sulla linea Manchester-Sheffield; la chiesa di The Holy Trinity (piuttosto moderna e con una strana forma “alpina”) e il Moorland Visitor Centre.

Proseguendo, la strada si inerpica sulle pendici del Mam Tor, sulla cui cima sono ancora visibili i resti delle fortificazioni preistoriche (il sito è protetto e curato dal National Trust). Lasciata l’auto nel parcheggio pay&display, saliamo seguendo il sentiero lastricato fino al punto panoramico.

Nonostante la giornata calda renda la salita simile ad una vera e propria impresa, una volta in cima si gode di un panorama mozzafiato a 360 gradi sul Dark Peak: dal Kinder Plateau a nord fino alla splendida Hope Valley a sud.

Dopo una discesa, decisamente più semplice, recuperiamo l’auto e percorriamo il ripido Wynnats Pass, che ci riporta a Castleton (ancora troppo caotica per fermarci).

Da qui, procediamo attraversando Bamford per raggiungere la zona dei Derwent Dams, i grandi bacini artificiali costruiti all’inizio del 1900, allagando la valle dell’Upper Derwent. Una strada chiusa corre lungo il Ladybower Reservoir e conduce al Fairholmes Visitor Centre, dove ci fermiamo per un caffè e una passeggiata sull’argine del bacino.

Sono quasi le 18.00, ma abbiamo ancora alcuni luoghi da visitare. Seguendo la A57, percorriamo lo Snake Pass e giungiamo alla tranquilla cittadina di Glossop. Da qui, procediamo verso New Mill: sulla guida, avevamo letto della costruzione, nel 2000, della “incredibile e vertiginosa Millenium Walway”, una strada pedonale lungo il Goyt River. Una volta arrivati (con non poche difficoltà, viste le scarsissime indicazioni stradali), troviamo il sito completamente in disuso e la walkway chiusa al pubblico per una non meglio precisata ristrutturazione.

Delusi, ripartiamo. Lungo la strada che ci condurrà a Buxton, incontriamo il paesino di Whaley Bridge e, in particolare, il pub The Cock. Ci fermiamo in questo locale carino e con un bel beer garden e ceniamo con due beef&ale pie (servite a fette, molto gustose e decisamente corpose!) e due birre Unicorn (£ 32,50), in una saletta tutta per noi.

Approfittando della luce del tramonto, imbocchiamo una stradina che, con una ripida discesa, ci porta ai laghi artificiali della Goyt Valley: il passaggio sulla diga merita una visita.

Visto che è sabato sera, decidiamo poi di andare a Buxton, la cittadina termale più grande del Peak District, per una pinta serale. Arriviamo verso le 21.00, parcheggiamo nel centro commerciale vicino alla zona pedonale e scopriamo che, in giro, ci siamo solo noi! Ce ne facciamo ben presto una ragione: ritorniamo a Bakewell e passiamo la serata nel nostro pub, bevendo ottime birre del luogo.

Domenica 5 agosto: North Yorkshire Moors – Scarborough (km 291)

Stamattina, la sveglia suona presto: colazione ottima al pub alle ore 8.00 e partenza alla volta del North York Moors National Park e della costa dello Yorkshire.

Dopo circa due ore di autostrada, imbocchiamo la strada A170 che, dopo il paesino di Thirsk, sale con una pendenza del 25% fino alla sommità del Sutton Bank, dove si trova il Centro Visitatori del Parco Nazionale. Il centro è molto ben strutturato (essendo domenica, c’è molta gente!) e comprende un grande parcheggio pay&display, uno shop ben fornito con noleggio bici, una cafeteria e una parete intera di opuscoli e brochures sulle varie zone e attrazioni del parco.

Dietro al Centro parte un sentierino di circa 500 metri che conduce alla “finest view in England”: dalla terrazza panoramica si può ammirare la sottostante Vale of York.

Iniziamo, poi, il nostro tour personalizzato dei Moors visitando la Byland Abbey (sotto la tutela dell’English Heritage, ingresso libero), considerata come una delle abbazie cistercensi più ambiziose del XII secolo: il complesso poteva ospitare fino a 100 monaci e 200 fratelli laici. Oggi dell’immensa chiesa rimangono in piedi la grande facciata occidentale (al momento in ristrutturazione) e una fila di archi perimetrali; si può poi girare liberamente tra le fondamenta del chiostro e del monastero.

Da qui, attratti dalla storia di Robert Thompson detto “mouseman”, ci rechiamo a visitare la chiesetta del villaggio di Coxwold, St. Michael’s Church. Mouseman era, negli anni 30, uno dei più conosciuti falegnami della zona; la sua attività si espanse, fino a diventare una vera e propria fabbrica di arredi in legno per chiese e abitazioni. Le guide ci hanno fatto scoprire la sua “firma”: ogni mobile da lui costruito contiene un piccolo topolino di legno intagliato. All’interno della chiesetta, Marco ne trova uno sul leggio.

Proseguiamo, poi, attraversando il paese natale di Mouseman, Kilburn, e imboccando la stradina ripidissima (25% di pendenza tra i boschi!) che passa accanto al White Horse, un enorme cavallo stilizzato disegnato con gesso bianco sul fianco della montagna, e ci riporta a Sutton Bank.

E’ arrivato il momento della visita che io-Francesca più aspettavo: Rievaulx Abbey.

La raggiungiamo attraverso una stradina panoramica che, all’improvviso, si apre sulla valle del Rye, dominata dalle imponenti rovine dell’Abbazia. “Ovunque pace, ovunque serenità e una meravigliosa lontananza dai tumulti del mondo”: così veniva descritta l’Abbey da St. Aelred, terzo abate di Riveaulx. Parcheggiamo gratuitamente e, prima della visita, ci concediamo una piccola sosta alla cafeteria. Il centro Visitatori è moderno e interattivo. L’ingresso al sito, tutelato dall’English Heritage, comprende anche l’audio guida in italiano (ingresso £ 9,80 a testa, gratuito con Membership Card).

Facendoci guidare dalle audioguide, percorriamo la navata e i transetti della gigantesca cattedrale senza tetto. Intorno, si possono vedere (e girare liberamente) le vestigia della grande comunità cistercense (il refettorio e la cucina, la sala capitolare, il chiostro, lo scriptorium). Si tratta del primo monastero cistercense d’Inghilterra, fondato nel 1132 da 12 monaci provenienti da Clairvaux in Francia; prima della Riforma, la comunità poteva ospitare fino a 140 monaci ed oltre 500 fratelli laici.

Questa rimarrà una delle Abbazie più affascinanti, tra le tante visitate in UK.

Ci dirigiamo, poi, al paesino di Helmsley, dove parcheggiamo a due passi dal castello.

Entriamo nel sito gestito dall’English Heritage (ingresso £ 7,50 a testa, gratuito con Membership Card): è appena terminata una rievocazione medievale e i partecipanti stanno uscendo, ma noi visitiamo in autonomia le rovine della torre medievale e il palazzo padronale in stile Tudor.

Usciti dal castello, ci dirigiamo a piedi verso il centro del paesino, la trafficata ma pittoresca Market Place con la sua Cross e i pubs. Lungo la strada, ci fermiamo per una breve visita alla All Saints Church, all’interno della quale cerchiamo e troviamo uno dei topini di Mouseman, intagliato nell’altare di legno.

Riprendiamo la A170 fino alla deviazione che ci porta nel minuscolo paese da cartolina di Hutton-le-Hole, dove ci fermiamo per qualche fotografia.

Percorriamo, poi, le stradine che si addentrano nei Moors, spettacolari altipiani ricoperti di erica. In particolare, la strada che attraversa il Chimney Bank regala panorami splendidi; arrivati alla sommità (Bank Top), seguiamo le indicazioni per Rosedale Abbey: in meno di due chilometri, con una pendenza del 33%, si scende dall’altopiano alla piccola valle sottostante.

Costeggiando il River Seven, rientriamo sulla A170; attraversiamo la cittadina di Pickering, che visiteremo tra due giorni, e ci concediamo un giro nella Dalby Forest: 8000 acri di boschi, percorsi da sentieri e da un’unica via asfaltata (per entrare, si paga un biglietto giornaliero di £ 9,00; dopo le ore 16.00, come nel nostro caso, si paga un ingresso ridotto).

Ci dirigiamo, infine, verso la tappa per la notte: la cittadina costiera di Scarborough.

Qui, abbiamo prenotato una notte al Leeway Hotel (£ 60,00 per camera matrimoniale e colazione); la struttura, a gestione familiare, si trova sulla Queen’s Parade. Ci viene assegnata la stanza n.9: al quarto piano senza ascensore (ma il proprietario, gentilissimo, ci porta i bagagli in camera mentre facciamo il check in); la stanza è piccina, con arredamento un po’ vintage, ma con una vista strepitosa sul mare e sul promontorio dove sorge il castello.

Abbiamo lasciato l’auto in strada (dove non si paga dalle 18.00 alle 8.00), ma l’hotel dispone anche di alcuni posti auto proprio davanti all’ingresso.

Il tempo di riprenderci dalla giornata impegnativa e ci incamminiamo nel dedalo di saliscendi delle vie del centro, fino a raggiungere il ristorante Cafè Fish, piccolo ma raffinato e consigliato da diverse guide. Veniamo fatti accomodare nella zona bar e, mentre sorseggiamo due buone birre locali, il proprietario prende le ordinazioni della nostra cena. Dopo pochi minuti, ci fanno accomodare al tavolo. Come antipasto, scegliamo una cup of chowder e le moules, entrambi ottimi. Molto gustoso anche il fish&chips scelto come portata principale. Persino il caffè (con cioccolatino!) non era male. Il conto adeguato alla cena (£ 48,40) e noi ci alziamo da tavola decisamente satolli.

Scendiamo la ripida scalinata che conduce all’immenso lungomare di South Bay. Qui, ci aspettavamo di trovare la “movida” dei turisti… in realtà, a parte qualche sala giochi, i locali sono chiusi e in giro non c’è nessuno. Decidiamo, allora, di circumnavigare il promontorio del castello, seguendo la Marine Drive, deserta ma illuminata: una passeggiata tonificante di un’oretta, vicino al mare, fino alla North Bay e al nostro hotel.

Lunedì 6 agosto: Scarborough – Robin Hood’s Bay – Whitby (km 79,50)

Oggi, il nostro itinerario di viaggio prevede una giornata “tranquilla”, dedicata alla Yorkshire Coast e ai suoi paesi: Scarborough, Ravenscar, Robin Hood’s Bay e Whitby.

Dopo la colazione in hotel, che comprende un buffet continentale semplice e una cooked breakfast con diverse ottime scelte, la proprietaria del Leeway ci regala un disco orario, per lasciare la nostra vettura qualche ora in più in strada (il disco ci tornerà molto utile nel corso della nostra vacanza!). Dall’albergo, percorrendo Castle Road, in dieci minuti raggiungiamo la chiesa di St. Mary, che sta aprendo: all’interno, una delle cappelle è dedicata alle sorelle Bronte; nel piccolo cimitero adiacente, si trova la tomba di Anne, morta a Scarborough nel 1849.

Pochi passi e arriviamo all’imponente porta medievale del Castello (ingresso £ 7,20 a testa, gratuito con English Heritage Membership Card). Il sito occupa l’intero promontorio ed è visitabile: nella parte nord, si trovano le vestigia di un accampamento preistorico e le rovine di una torre di segnalazione romana; l’antica armeria è stata ristrutturata e convertita a museo e tearoom; del Mastio di quattro piani rimane solo la struttura diroccata. Lungo le mura è stato costruito un viewpoint, da cui si gode la vista dell’intera South Bay sottostante.

Recuperata l’auto, percorriamo la strada A171 fino alla deviazione per Ravenscar: il paese è praticamente inesistente; rimane, da visitare, la piazza della vecchia stazione con le fondamenta della banchina dei treni: la stazione fu chiusa nel 1945 perché, a causa del gradiente troppo ripido, i treni faticavano a partire in salita.

Sono circa le ore 13.00; tentiamo, invano, di trovare un parcheggio a Robin Hood’s Bay, ma la giornata calda e soleggiata ha attirato orde di turisti e l’impresa si rivela impossibile… Riproveremo.

Raggiungiamo, quindi, la Whitby Abbey (ingresso £ 8,70 a testa, gratuito con English Heritage Membership Card): entriamo dall’entrata secondaria, dove si trova un immenso parcheggio a pagamento; c’è anche un altro ingresso, quello “principale”, da cui si accede solo a piedi tramite i 199 gradini che salgono dall’Harbour della cittadina.

Visibili da miglia di distanza, le maestose rovine gotiche dell’Abbazia benedettina dominano Whitby e la baia, dall’alto del promontorio. Noi acquistiamo, all’entrata, la guida dell’English Heritage, che ci permette di visitare in autonomia il sito e scoprire storia e curiosità sulla grande Abbazia, fondata nel 657 e soppressa nel 1539. Le rovine sono molto suggestive e ben conservate; si capisce subito perché Bram Stoker ambientò qui l’arrivo del Conte Dracula in Inghilterra.

Nella Manor House, ristrutturata, si trovano il Visitor Centre, con museo e shop, nonché un ostello della Gioventù, con annessa cafeteria, dove ci fermiamo per uno spuntino.

Sono le 15.00, ritentiamo la fortuna a Robin Hood’s Bay: i turisti cominciano ad andarsene dalle spiagge e noi troviamo finalmente parcheggio. Il paesino è tutto arroccato e chiuso al traffico; vi si accede solo a piedi, attraverso una stradina ripidissima (30% di pendenza) che toglie il fiato.

Il villaggio è molto turistico, con qualche negozio di souvenirs, pub e ristoranti. La storia della baia e gli studi sulla fauna e flora del luogo sono esposti all’Old CoastGuard Station, gestita dal National Trust. Nella spiaggia sottostante, grazie all’imponente bassa marea, tante persone cercano granchi e molluschi e passeggiano tra le alghe.

Tutto sommato, il paesino (descritto in termini entusiastici da tutte le guide) non ci ha convinti.

Risalita la stradina mozzafiato, recuperiamo l’auto e ritorniamo a Whitby, per raggiungere il nostro hotel, The White House Inn (due notti in camera vista mare, pernottamento e prima colazione, £ 234,00). Ci viene assegnata la stanza n.6 al primo piano, una tripla molto spaziosa con letto matrimoniale king size, letto aggiuntivo, divano enorme e stanza guardaroba. Le ampie finestre ci offrono una vista incredibile sulla baia e sul golf club. Indubbiamente una delle strutture migliori dove siamo stati in UK!

Prendiamo possesso della stanza e ci concediamo una doccia rigenerante, prima di tornare in centro.

Parcheggiamo davanti alla stazione e facciamo due passi lungo l’Harbour fino al faro, visitando il centro storico di Whitby fino alla zona delle sale giochi (sembra di essere in Riviera negli Anni ’80!).

Per cena, scegliamo il pluripremiato ristorante di seafood, The Trenchers: arriviamo intorno alle 19.00 e, nonostante la gente in attesa, in pochi minuti veniamo fatti accomodare; ordiniamo due antipasti (seafood chowder e Whitby scampi) e due fish&chips, che si rivelano enormi e deliziosi! Cena di pesce ottima, servizio cordiale e conto appropriato (£ 50,90).

Dopo cena, una breve passeggiata sul porto, poi torniamo in hotel dove, prima di andare a letto, ci godiamo una pinta di birra Theakston nel patio del pub, con una vista romantica sul mare al tramonto.

Martedì 7 agosto: North Yorkshire Moors – Whitby (km 191,50)

La colazione al White House Inn offre un’ottima scelta sia a buffet che cucinata espressa: noi abbiamo scelto una cheesy omelette decisamente nutriente!

Imbocchiamo la A174, incrociando il minuscolo villaggio di Sandsend, dalla cui spiaggia si ha una visuale incredibile sulla Whitby Abbey e su tutta la baia.

Poco più avanti, lungo la costa, si incontra il paesino di Runswick, arroccato sul pendio, con casette colorate fino in riva al mare. Approfittiamo della tranquillità del luogo (è ancora presto), per passeggiare lungo la spiaggia di sabbia e tra i negozietti del centro. Una curiosità: qui si trovano gli ultimi esempi di “binks”, le pietre poste davanti all’ingresso delle case dove veniva fatto il bucato.

Ci dirigiamo verso l’interno e, sui confini dello Yorkshire, visitiamo la cittadina di Guisborough, la cui attrazione principale sono le rovine del priorato agostiniano del 1119. Al martedì, purtroppo, il sito è chiuso; tuttavia, dal cimitero della adiacente chiesa di St. Nicholas il grande arco e le rovine sono ben visibili. All’interno della chiesa, troviamo il cenotaffio (memoriale) in pietra dedicato ai Brus, fondatori del Priorato, e ai loro discendenti scozzesi, la famiglia Bruce.

Dopo un passaggio veloce attraverso il paesino di Great Ayton (giusto il tempo di fotografare la statua del giovane Captain Cook), ci immergiamo nelle stradine che percorrono i Moors e incontriamo i villaggi di Kildale, Commondale e Castleton. Ci fermiamo ogni tanto lungo il ciglio della strada per ammirare il paesaggio ricco di erica e per salutare qualche pecorella!

Giungiamo, quindi, a Danby, dove una fila di cottages di pietra ospita il Moors National Park Centre (il secondo centro visitatori del Parco Nazionale): uno shop ben fornito, mostre e informazioni turistiche, una cafeteria molto frequentata. Noi decidiamo di pranzare al sacco nei giardini del Centro.

Ritornati verso Castleton, imbocchiamo la strada che corre sull’altopiano del Blakey Ridge, attraversando da nord a sud tutto il Parco, in direzione Pickering.

Prima di visitare la cittadina, ci concediamo due pinte fresche (Yorkshire Moors e Yorkshire Gold) nel beer garden del New Inn a Cropton, dove ha sede il locale microbirrificio.

Arrivati a Pickering e trovato (con qualche difficoltà…) il parcheggio, visitiamo il castello, costruito da William il Conquistatore nel XII secolo e oggi tutelato dall’English Heritage (ingresso £ 6.80, gratuito con Membership Card). Superata la cerchia muraria ancora intatta, all’interno rimangono poche rovine; tra queste, spiccano la Cappella, ristrutturata, e la collina del Mastio, da cui si gode una “stunning view” sulle valli circostanti, come ci spiega la signora della biglietteria.

Scendiamo nel centro del paese e parcheggiamo grazie al disco orario che ci hanno regalato a Scarborough. La chiesa di St. Peter and St. Paul, che si raggiunge solo percorrendo una scalinata pedonale, risale al XII secolo e conserva una serie di murales con scene della Bibbia (i muri dipinti, leggiamo sull’opuscolo, avevano la medesima funzione formativa delle vetrate istoriate, nel Medioevo). Ci colpisce, inoltre, l’effigie in pietra di un cavaliere, con le gambe incrociate e due piccoli angeli accoccolati sulle spalle.

Dopo un caffè da Costa, visitiamo anche la stazione dei treni, terminale della North Yorkshire Moors Railway (tratta Pickering – Grosmont). Nella stazione del 1930 si respira l’atmosfera dell’epoca: tutto è rimasto com’era, cartelli, panchine e sale d’attesa.

Decidiamo di risalire verso Whitby lungo la A169, deviando lungo la strada per visitare le varie stazioni della NYMR. Prima, però, incontriamo il punto panoramico sul Hole of Horcum, una enorme depressione dell’altipiano che, si dice, sia stata provocata da un meteorite in era preistorica.

Nel mare di erica che ci circonda, troviamo la deviazione verso il villaggio di Goathland, dove si trova la stazione più famosa della tratta, perché è stata utilizzata come set nel primo film di Harry Potter (Hogsmeade Station). Qui riusciamo anche a vedere uno dei treni a vapore in partenza.

Marco accelera per le strade ripide dell’altopiano (33% di pendenza) fino al villaggio di Grosmont, dove anticipiamo l’arrivo del treno!

Rientriamo, infine, a Whitby: stasera scegliamo di cenare al Quayside, locale storico sul canale che vanta la vittoria nel 2014 del National Fish&Chips Award. Gli scampi come antipasto e il cod con patatine come portata principale, accompagnati da due bottiglie di birra Whitby Whaler, soddisfano appieno le nostre aspettative. I riconoscimenti sono sicuramente meritati e il rapporto qualità-prezzo è da elogiare (£ 39,40).

Un’ultima pinta al pub dell’hotel, che stasera registra il pienone perché è la Quiz Night, poi crolliamo distrutti dalla giornata.

Mercoledì 8 agosto: Yorkshire Dales (km 206)

Ci alziamo di buon’ora e iniziamo la giornata con un’altra pazzesca omelette al formaggio: oggi ci serve energia, perché ci aspetta un itinerario impegnativo!

Lasciamo Whitby e, circumnavigando i confini settentrionali del Parco Nazionale dei Moors, arriviamo alla Mount Grace Priory, cui si accede da una minuscola deviazione della superstrada A19.

Le rovine della prioria certosina del XIV secolo sono curate e gestite dall’English Heritage (ingresso £ 9.50, gratuito con Membership Card); si entra attraverso la grande Manor House, al cui interno si trovano un’interessante mostra e lo shop. Visitiamo le rovine liberamente e rimaniamo colpiti, in particolare, dalla ricostruzione di una delle “celle” dei monaci qui residenti: si tratta, in realtà, di una casetta su due piani, con orto e chiostro privati, dove ogni “eremita” seguiva la propria solitaria routine di preghiera e lavoro.

Ci rimettiamo in marcia e, dopo una sosta per un caffè a Thirsk, ci dirigiamo verso la cittadina di Ripon, dominata dalla magnifica Cattedrale. Troviamo agevolmente parcheggio e visitiamo subito l’immensa chiesa dei Ss. Peter and Wilfrid: quest’ultimo, fu abate e fondatore del monastero benedettino di Ripon e fece costruire la prima chiesa, di cui rimane la cripta sassone (risalente al 672). La cripta, che si raggiunge attraverso uno stretto cunicolo in pietra, è uno dei luoghi sacri più antichi d’Europa. Un altro dettaglio che caratterizza la cattedrale sono gli scranni del coro, intagliati nel 1494, con le bizzarre misericordie (abbiamo cercato e fotografato quelle raffiguranti un maialino che suona la cornamusa e un grifone che insegue una lepre).

Dedichiamo un’oretta anche alla visita del centro storico di Ripon, con le sue stradine acciottolate pedonali e la grande Market Place: all’interno del palazzo del Comune, troviamo anche un Visitor Centre dello Yorkshire, molto ben fornito.

A poche miglia, si trova l’immensa tenuta di Fountains Abbey & Studley Royal Gardens, inserito dall’Unesco tra i siti Patrimonio dell’Umanità e gestito dal National Trust (ingresso £ 16.50 a persona, gratuito con la Membership di English Heritage). La visita della proprietà richiederebbe un’intera giornata; noi seguiamo il sentiero che conduce alle rovine dell’Abbazia, imponenti e romantiche.

La storia del monastero di Fountains Abbey inizia nel 1132, quando un gruppo di 13 monaci benedettini provenienti da York si insediarono in questa valle remota e boscosa, vicino ad un piccolo corso d’acqua, per fondare quello che diventerà uno dei più potenti centri religiosi e commerciali d’Inghilterra. Oggi, rimane la grande struttura della chiesa senza tetto, con visuali incredibili sui boschi circostanti dalle altissime finestre a bifora. A fianco, l’enorme cellarium dal soffitto a volta, dove vivevano i conversi e veniva custodita la lana prodotta nel monastero.

Giriamo tra le fondamenta, ben visibili, dell’abbazia, seguendo le indicazioni ed immaginandoci la maestosità dell’intera struttura, prima della Riforma. Scattiamo mille foto, grazie anche al cielo scuro e minaccioso che crea atmosfera!

Sono quasi le tre e noi dobbiamo ripartire, perché ci aspetta una tappa ben più “laica”: il paesino di Masham e i suoi due famosi birrifici.

Visitiamo, per prima, la Theakston Brewery, situata dal 1827 nel centro del paese. Il visitor centre è stracolmo di gadget e bottiglie di birra: Marco si sente nel paese dei balocchi. Sul retro dello shop è ricavato un bar in stile pub, dove ci concediamo una pinta di Old Peculier e una di Black Bull Bitter.

E’, poi, la volta della più recente Black Sheep Brewery, creata nel 1992 da un membro della famiglia Theakston. Anche qui, entriamo nello shop dove ci accolgono scaffali pieni di bottiglie; al pub moderno, sorseggiamo una Baa Baa Beer e una Black Sheep Best Bitter (buonissime!).

Ci dirigiamo, quindi, verso nord: stanotte dormiremo in una delle valli dello Yorkshire Dales National Park. Prima, incontriamo lungo la strada (A6108) l’abbazia di Jervaulx, l’abbazia privata più grande del Regno Unito. Parcheggiamo davanti alla Tea House e ci inoltriamo nel sentiero che conduce all’ingresso delle rovine (honesty box, suggeriti £ 3,00). Il sito è semi abbandonato, ma si trova in una location bellissima, sulle rive dello Ure e circondata da campi verdissimi, pieni di simpatiche pecorelle. Giriamo tra le rovine, guidati dall’opuscolo che ci spiega i vari locali e la loro storia.

Di passaggio, vediamo anche l’esterno del castello di Middleham, che, vista l’ora, è già chiuso: ci ripromettiamo di tornare per visitarlo con calma.

Alle sette, arriviamo nel minuscolo villaggio di Carperby, dove ci aspetta il Wheatsheaf Inn. Abbiamo prenotato un soggiorno di due notti in questo Inn tradizionale del countryside inglese, nel cuore del Parco Nazionale delle Yorkshire Dales (due notti in camera matrimoniale, pernottamento e prima colazione, £ 178,00). La struttura risale alla fine dell’800, ma è ben tenuta e recentemente ampliata. La nostra camera (n.7 al primo piano) è pulita, funzionale e con un bel letto a baldacchino in legno scuro (molto romantico!), nonché dotata di comfort, tra cui una doccia moderna, wifi, bollitore con Yorkshire Tea e caffè, bottiglie d’acqua a disposizione degli ospiti.

La gentilezza con la quale veniamo accolti ci convince subito a rimanere a cena: decisione molto azzeccata, perché abbiamo mangiato benissimo, gustando ottimi hamburgers e una selezione di formaggi locali (il Wensleydale cheese non può mancare!).

Scopriamo ben presto che questo pub con camere è il fulcro di Carperby e un punto di ritrovo per escursionisti e ciclisti, perché qui si respira l’atmosfera genuina delle valli dello Yorkshire.

Giovedì 9 agosto: Yorkshire Dales (km 190,5)

Ci svegliamo presto e, dopo un’ottima full English breakfast servita nel pub, partiamo alla scoperta delle Valli.

Prima tappa, a circa dieci minuti di strada da Carperby, sono le Aysgarth Falls, le rapide sul fiume Ure rese famose dal film “Robin Hood: il principe dei ladri”. Il Visitor Centre è ancora chiuso, ma noi ci avventuriamo lungo il sentiero nel bosco per ammirare le Upper Falls (le Middle e Lower Falls, invece, sono visibili dalla strada).

Percorriamo tutta la Wensleydale sulla A684 fino al paese di Hawes, il centro più popolato della valle.

Qui, visitiamo la Wensleydale Creamery, dove viene prodotto il formaggio Yorkshire Wensleydale. La storia della Creamery, fondata nel 1150 dai monaci cistercensi e rifiorita negli Anni 90 grazie agli imprenditori locali, è raccontata durante la visita alla fabbrica. All’interno dello shop, vorremmo acquistare tutte le caciottine colorate, ma ci dobbiamo accontentare di un assaggio nel cheese-shop e di una cheesecake al bar.

Attraversando il paese, raggiungiamo il National Park Visitor Centre, che si trova all’interno della vecchia stazione ferroviaria. All’interno, oltre a opuscoli sui Dales e gadgets di ogni tipo, rimaniamo colpiti dalla webcam che ci permette di osservare la tana dei piccoli scoiattoli rossi tipici della zona.

Ci inoltriamo, poi, nella Ribblesdale, la valle che corre lungo il fiume Ribble. La strada B6255 ci porta fino al Ribblehead Viaduct, spettacolare passaggio della ferrovia Settle-Carlisle, percorsa ancora oggi dai treni a vapore. Durante la preparazione del viaggio, abbiamo studiato la storia di questa linea ferroviaria; costruita nel 1875, fu un’opera ingegneristica all’avanguardia, con diciassette viadotti e quattordici gallerie, che attraversa zone inospitali e offre panorami incredibili.

Seguendo il percorso della ferrovia, visitiamo il minuscolo villaggio di Horton in Ribblesdale e la sua stazioncina. Poco fuori il centro abitato, si trova il pub Pen-y-ghent, da cui parte la camminata dei Three Peaks. Giungiamo, infine, a Settle, capolinea della tratta. Parcheggiamo vicino alla stazione, completamente restaurata, e ci concediamo una passeggiata sulla vivace Market Place: qui, si trova l’antico pub Ye Olde Naked Man, che oggi è anche un microbirrificio.

E’ un po’ presto per sorseggiare una birra, quindi ripartiamo in direzione sud ed entriamo nella Wharfedale. Incontriamo il paesino di Embsay, dove si trova l’inizio di una delle più brevi tratte a vapore d’Inghilterra. Arrivati alla stazione (nel cui piazzale stanno allestendo un beer festival!), scopriamo che alle 14.15, quindi tra circa venti minuti, partirà un treno a vapore da Bolton Abbey Station, l’altro capolinea.

In fretta e furia, recuperiamo l’auto e voliamo alla stazione di Bolton Abbey: l’accesso alla banchina costa £1,00 a testa, entriamo in tempo e vediamo partire l’antico convoglio, carico di turisti.

Da qui, in pochi minuti siamo all’ingresso della Bolton Abbey Estate, un’immensa proprietà di oltre 30.000 acri, che include il villaggio di Bolton Abbey, prati e sentieri lungo il fiume Wharfe e le pittoresche rovine del Bolton Priory, risalente al 1120. Per entrare, occorre lasciare l’auto in uno dei grandi parcheggi a pagamento (£10,00 per l’intera giornata); il resto della visita è completamente gratuito. Dopo esserci rifocillati al grazioso Tea on the Green, ci dirigiamo a piedi verso il sito del priorato, che possiede una caratteristica unica: la navata della chiesa è, per metà, sopravvissuta alla distruzione voluta da Enrico VIII con la Riforma e serve, dal 1539, quale chiesa parrocchiale del villaggio. All’interno, è conservato l’antico altare in pietra risalente al Medioevo. L’altra metà della navata, lasciata senza tetto ed esposta agli elementi, è in rovina, creando un contrasto affascinante.

La chiesa si trova sul greto del fiume, oggi pieno di gente che approfitta della giornata di sole.

Ripercorriamo il sentiero che porta al parcheggio e, dopo una sosta al visitor centre per qualche souvenirs, ripartiamo alla volta di Skipton (“sheep town” per gli antichi Sassoni). Il paese, che si trova sul confine meridionale del Parco Nazionale, si sviluppa tutto lungo la High Street, dove lasciamo l’auto. Girovaghiamo per le viuzze del centro, alla ricerca di un caffè, poi scattiamo qualche foto alla impressionante porta d’ingresso del Castello, uno dei manieri meglio conservati d’Inghilterra; non entriamo, perché la visita richiederebbe parecchio tempo e, vista la bella giornata, decidiamo di girare per le Valli.

Prima di rimetterci in viaggio, però, entriamo nella adiacente Holy Trinity Church, risalente al 1300. I punti di interesse della chiesa sono la minuscola cella dell’Eremita ricavata nel muro, il Green Man su una trave del soffitto e i c.d. Sedilla, quattro sedili in pietra utilizzati dal clero in epoca medievale.

Usciamo da Skipton e, costeggiando il fiume Aire, ci inoltriamo nella Malhamdale. La strada, ad un certo punto, diventa sterrata e ci imbattiamo nei lavori in corso: non ci resta che aspettare (Marco, da bravo omarello italiano, va a controllare il buon andamento del cantiere!). Superati l’intoppo e il villaggio di Malham, seguiamo le indicazioni per l’attrazione principale della Valle: la Malham Cove, un anfiteatro naturale in pietra calcarea, alto oltre 80 metri.

La stradina minuscola, tra due muretti di pietra, sale costeggiando la Cove. Procediamo e la strada diventa sempre più piccola e ripida, ma per fortuna non c’è nessuno e possiamo ammirare anche il Malham Tarn, un lago di origine glaciale. Il paesaggio è bellissimo: siamo in cima all’altopiano, circondati da pecore e distese d’erba.

Dopo circa 5 miglia (pendenza del 25%!) raggiungiamo il villaggio di Arncliff e, subito dopo, la strada principale B6160. Decidiamo, quindi, di percorrere altri dieci chilometri per visitare Grassington, un paesino che si sviluppa sulla piazza principale, con negozi, pub e musei in piccoli edifici di sasso grigio.

Sono le 19.15 e, nel giro di 45 minuti, dobbiamo rientrare a Carperby, dove ci aspetta un tavolo per cena. Per raggiungere il nostro Inn, ripassiamo dalle cascate di Aysgarth, chiudendo idealmente il cerchio della giornata.

Per la seconda cena al Wheatsheaf Inn, abbiamo scelto due pie, una alla birra e una al vino rosso: deliziose entrambe! Dopo cena, facciamo una passeggiata “digestiva” nel micro villaggio che ci ospita; alle nove e mezza siamo già in camera e ci concediamo un bel sonno ristoratore, non prima di aver scritto i nostri appunti di viaggio.

Venerdì 10 agosto: Yorkshire Dales – Lake District – Bowness (km 170)

Oggi, la nostra giornata si svilupperà tra due parchi nazionali: al mattino, ci dedichiamo alla visita delle Valli più settentrionali dello Yorkshire Dales, mentre nel pomeriggio raggiungeremo il Lake District National Park.

Dopo la colazione e un breve giro per il villaggio, a malincuore salutiamo Carperby e il Wheatsheaf Inn. Prima, però, ritiriamo i nostri packed lunches, prenotati la sera prima: il pub, infatti, per £ 6,50 prepara ottimi pranzi al sacco, contenenti un sandwich gigante, un pacchetto di patatine, un dolce e una bottiglietta d’acqua.

Percorrendo una stradina secondaria, in direzione Hawes, incontriamo il villaggio di Askrigg, dove ci fermiamo per una visita alla chiesetta medievale di St. Oswald.

Appena fuori dal paese, un simpatico imprevisto ci obbliga ad una sosta: la strada è invasa da un enorme gregge di pecore; finché il pastore non le sprona a partire, siamo completamente circondati da questa belante marea bianca e nera!

Imbocchiamo, poi, la via del Buttertubs Pass, famoso per i “potholes”, profondi buchi dove, secondo le dicerie locali, i contadini mettevano il burro per tenerlo al fresco, prima di portarlo al mercato. Purtroppo ci siamo goduti poco il panorama a causa della pioggia battente; l’atmosfera nebbiosa e uggiosa rende comunque il luogo molto affascinante.

Una volta superato il passo, arriviamo nella Swaledale, che percorreremo tutta sulla B6270. Attraversiamo i villaggi di Muker, Ivelet Bridge (che deve il suo nome all’elegante ponte di pietra sullo Swale River) e Gunnerside, fermandoci lungo la strada non appena un raggio di sole illumina la valle verdissima. Giungiamo a Reeth, dove parcheggiamo direttamente sul prato della piazza principale, mettendo un pound nella honesty box, e approfittiamo del National Park Centre per comprare le ultime calamite-ricordo e raccogliere altre informazioni sulle Yorkshire Dales (per il prossimo viaggio!).

Oltrepassiamo l’altopiano e ritorniamo nella Wensleydale, che percorriamo seguendo la strada A684 da Leyburn fino ad Hawes. Entriamo, poi, nella Garsdale, la più occidentale delle valli: la strada, qui, si fa tortuosa e, ogni tanto, vediamo il segnale di pericolo “Caution! Red Squirrels”.

Prima di lasciare il parco nazionale, ci fermiamo in un’area di sosta per mangiare i nostri packed lunch. Arriviamo, quindi, a Kendal: dato che per i prossimi tre giorni soggiorneremo in un appartamento, decidiamo di fermarci nel centro storico per fare la spesa da Tesco. Il parcheggio multipiano dello shopping centre è comodissimo e, dopo aver caricato le nostre borsine di cibarie in auto, abbiamo il tempo per bere un caffè nella Market Place.

Ripartiamo; mentre percorriamo la A591 per Windermere, ci concediamo una piacevole deviazione a Staveley, dove, nella zona industriale Mill Yard, si trova la Hawkshead Brewery.

Passiamo, poi, attraverso il centro storico di Windermere, abbastanza trafficato, fino a raggiungere il paesino di Bowness-on-Windermere e il nostro appartamento: per visitare il distretto dei laghi, abbiamo prenotato l’Ivythwaite Cottage (tre notti in appartamento monolocale, £ 285,00). Il proprietario Andrew (che gestisce anche l’omonimo B&B) ci accoglie cordialmente e ci fornisce mappe e indicazioni utili per visitare la zona. Il monolocale è dotato di ogni comfort: parcheggio privato, tv con Sky, angolo cucina fornito di ogni attrezzatura, come forno a microonde, bollitori, tostapane, tavolino per due; il letto è grande e comodo, il bagno ampio e con una vasca-doccia potente. Il cottage ha anche un piccolo tavolo in ferro, all’esterno, a nostra disposizione. Al nostro arrivo, abbiamo trovato in frigo una bottiglia di latte fresco, nonché dei biscottini di benvenuto.

Appoggiate di corsa le valigie, ci rechiamo in fretta a Brockhole, dove si trova il National Park Visitor Centre, che chiude alle 17! Il centro visitatori è ospitato in una immensa villa vittoriana, circondata da giardini lussureggianti che arrivano fino alle rive del lago Windermere. Dopo la solita razzia di opuscoli e informazioni, passeggiamo lungo il sentiero che conduce al molo, dove attraccano i battelli “hop-on-hop-off” che solcano le acque del lago.

Riprendiamo l’auto e, sfruttando il sole ancora alto, visitiamo il lungolago di Waterhead. Seguendo il sentiero sulla riva, si giunge al Galava Roman Fort (English Heritage, ingresso gratuito): dell’antico forte risalente al II secondo dopo Cristo rimangono solo le fondamenta in pietra di alcuni edifici, che rendono tuttavia l’idea delle dimensioni imponenti del sito che poteva ospitare una coorte di 500 soldati romani.

A circa un chilometro di distanza nell’entroterra si trova il paese di Ambleside. Parcheggiamo e, girando per le vie trafficate, troviamo la Bridge House, una minuscola casa in pietra grigia costruita nel XVII secolo sul torrente, che alloggiava una famiglia di otto persone e che, oggi, è una delle proprietà del National Trust più fotografate del Regno Unito.

C’è ancora luce e, visto che Ambleside non ci ispira per la cena, imbocchiamo la ripidissima stradina soprannominata “the struggle” (ovvero “la sfida”): con una pendenza del 25%, in pochi km di curve e scorci mozzafiato si passa dalle sponde del lago al paesaggio alpino del Kirkstone Pass.

Qui, ci fermiamo per cena all’omonimo Inn. Il locale, dal 1496, accoglie i turisti di passaggio ad un’altezza di 1481 piedi (451 metri) sul livello del mare; oggi è ritrovo di ciclisti, motociclisti ed escursionisti del Lake District. Noi ceniamo con una pie ed un sausages&mash, accompagnati da due pinte di birra locale (£ 28.60). Il cibo è buono, il locale molto tipico e la vista sul Windermere dall’esterno è grandiosa.

Rientriamo verso Bowness lungo la A592, mentre nuvoloni neri carichi di pioggia sembrano riversarsi sul lago dalle montagne. Arrivati al nostro cottage, è tempo di una bella tazza di caffè fumante prima del meritato riposo.

Sabato 11 agosto: Lake District (km 205)

Sveglia prestissimo, alle 8.15 siamo già per strada!

Percorriamo la A591, che da Windermere ci porta verso il Derwent Water, costeggiando i laghi di Grasmere (che visiteremo domani) e Thirlmere. Nonostante la strada sia vicina all’acqua, non ci sono piazzole o view point dove fermarci per qualche foto.

Arriviamo in prossimità di Keswick e cerchiamo subito la deviazione per il Castlerigg Stone Circle, un misterioso cerchio di pietre risalente alla Preistoria. Ci siamo solo noi ed il sito è davvero affascinante: trentotto pietre vulcaniche formano un cerchio perfetto ed intatto, sulla cima del plateau; intorno a noi, montagne verdi, un cielo blu e un silenzio magico.

Quando cominciano ad arrivare i turisti, riprendiamo l’auto e ci spostiamo sulle rive del Derwent Water, all’imbarcadero di Keswick, dove riusciamo a salire sulla prima corsa del mattino (ore 10) della Keswick Launch, il battello che percorre in senso orario il lago, facendo otto fermate. Ci sediamo nella parte scoperta, a prua, e ci godiamo il giro.

Quando ritorniamo all’imbarcadero di partenza, vediamo che si è formata una bella coda: abbiamo calcolato bene i tempi e scegliere la prima corsa è stata una mossa azzeccata!

Ci dirigiamo, quindi, verso il centro del paese; parcheggiamo al Bell Close car park, vicino al centro pedonale; c’è mercato e la cittadina è piena di turisti e di bancarelle colme di prodotti locali, dalle quali attingiamo per souvenirs, regali e per il pranzo (il fascino dello street food!).

Dopo un caffè da Costa, visitiamo l’attrazione locale, il Derwent Pencil Museum, ospitato nella vecchia sede della Cumberland Pencil, la più importante fabbrica di matite in grafite ancora in attività. Il museo (ingresso £ 9,90 in due) è piccolo ma molto interessante. In particolare, vi sono esposte la matita più lunga del mondo (7,91 metri, certificato dal Guinness World Records), la matita commemorativa del Diamond Jubilee della Regina e la rarissima “WW2 pencil”, commissionata nel 1942 dal MI5 (sembra una matita normale, ma nasconde al suo interno una mappa e una bussola; veniva fornita ai piloti della RAF, per aiutarli a scappare qualora si fossero trovati dietro le linee nemiche).

Dopo una veloce visita alla Keswick Brewery, ripartiamo: seguiamo la B5289 lungo la Borrowdale (una stradina sinuosa che percorre la valle) e saliamo fino all’Honister Pass, dove si trova la Honister Slate Mine, l’ultima miniera di ardesia ancora operante in UK. Qui, è possibile fare le visite guidate all’interno della miniera; noi ci accontentiamo del visitor center e dello shop molto fornito di statue e quadri in ardesia (peccato per il peso!).

La stradina che conduce al passo e poi scende è davvero strettissima e con una pendenza che spesso supera il 20%; però, ci sono molte passing aereas dove fermarsi anche per ammirare il panorama strepitoso e i fiumiciattoli che, scorrendo a fianco della strada, formano piccole cascate e rapide.

Scendiamo, quindi, verso i laghi attigui di Buttermere e Crummock Water. Purtroppo, l’unica strada che li costeggia non offre punti panoramici dove potersi fermare.

Sono circa le 16.00 e riusciamo a raggiungere la Jennings Brewery di Cockermouth prima che chiuda; visitiamo lo shop del birrificio (che risale al 1828), ma non è più possibile il tour guidato. Decidiamo, quindi, di recarci al vicino Bitter End Brewpub, dove servono le birre della Jennings oltre a quelle di loro produzione (ottima la Bitter End Lakeland Golden!).

Da Cockermouth rientriamo verso l’interno percorrendo la strada del Whinlatter Pass, abbastanza larga e senza particolari attrattive, se non la vista, dall’alto, del Bassenthwaite Lake.

Giriamo intorno al Bassenthwaite, senza riuscire ad avvicinarci alle sponde: da una parte la superstrada A66 e dall’altra la strada A591 girano all’interno, senza accessi al lago.

A questo punto, ritrovandoci a Keswick verso le 18.30, decidiamo di proseguire sulla A66 per andare a visitare l’Ullswater: approfittando del nostro cottage, infatti, scegliamo di cenare più tardi a casa, senza avere l’assillo dell’orario di chiusura delle cucine dei pub.

Arriviamo nel paesino di Pooley Bridge, dove ci fermiamo all’imbarcadero per qualche foto: ben presto, ci rendiamo conto che, di tutti i laghi visitati oggi, l’Ullswater è sicuramente quello che offre più possibilità di raggiungere l’acqua. Una delle sponde del lago è quasi interamente adibita a camping; noi procediamo sull’altra riva e troviamo un punto di accesso per una piccola spiaggia nei pressi di Watermillock. La luce sta cambiando e vediamo nuvole nere che si addensano sulle montagne circostanti. Restiamo ancora qualche minuto a guardare un gruppo di buffi anatroccoli intenti a seguire la mamma, per poi ripartire sotto le prime gocce di pioggia.

Imbocchiamo, sotto al diluvio, la strada che conduce al Kirkstone Pass e ci ritroviamo in mezzo alle nuvole scure: tutt’altro scenario rispetto a ieri sera!

Rientriamo a Bowness, dove ci gustiamo una cenetta casalinga, al calduccio del nostro cottage.

Domenica 12 agosto: Lake District (km 168)

Ci svegliamo di buon’ora ma la pioggia battente ci convince a ritornare a letto per un’oretta. D’altra parte, è domenica!

Dedichiamo la mattinata al piccolo lago di Grasmere e all’omonimo villaggio. La strada costiera A591 ci porta a visitare uno dei luoghi più importanti per il turismo “letterario” nel Lake District: il Dove Cottage. Inserito in un complesso di case in sasso, che ospitano anche un museo e uno shop, tutto amministrato dal Wordsworth Trust, il cottage fu la casa di William e Dorothy Wordsworth dal 1799 al 1808; è consacrato come il luogo dove il poeta scrisse molte delle sue opere più conosciute.

Ad un miglio di distanza si trova il minuscolo villaggio di Grasmere, una piccola gemma di casette in pietra grigia attraversate dall’impetuoso River Rothay. Dapprima visitiamo la chiesa di St. Oswald: all’interno, sono in corso le prove del coro; noi giriamo per la piccola navata cercando la placca commemorativa del poeta Wordsworth (“a true philosopher and poet”), la cui tomba di famiglia si trova nel cimitero dietro l’edificio.

Spioviggina e, dopo un giretto tra i negozi tipici del paesino, ci fermiamo al Grasmere Tea Garden per un caffè bollente sulla terrazza coperta sospesa sul fiume.

Riprendiamo l’auto e imbocchiamo una stradina stretta nei boschi che ci conduce verso l’Elterwater (che vediamo solo di passaggio) e verso la Little Langdale, la valle che ci porterà ai passi. Già la strada lungo la valle è piuttosto impegnativa: strettissima e chiusa da alti muretti in pietra.

Quando arriviamo all’incrocio con la via dei passi, una serie di cartelli confermano quello che avevamo letto (e sottovalutato) sulle guide: “Wrynose and Hardknott Passes, 30%, extreme caution, narrow route, severe bends, unsuitable for caravans”. A me-Francesca torna in mente un trafiletto della Lonely Planet: “la strada di montagna che procede zigzagando su e giù per i fells tra le valli di Little Langdale ed Eskdale è una delle più note del Lake District per la sua pericolosità. Lungo il tragitto si attraversano i due passi più alti d’Inghilterra, il Wrynose e l’Hardknott ed in alcuni tratti la pendenza raggiunge livelli quasi proibitivi”. Nonostante ciò, imbocchiamo la strada.

In realtà, la prima parte che conduce al Wrynose Pass, seppur piccola e ad una sola carreggiata, è costellata di passing areas e serpeggia sinuosa lungo la valle, offrendo panorami incredibili.

I problemi iniziano quando arriviamo al cartello che indica di proseguire per l’Hardknott Pass: non essendoci percorsi alternativi, procediamo ma la strada raggiunge una pendenza impossibile, oltre il 30%, senza piazzole e con una serie di tornanti molto stretti che, in poco più di un km portano al passo. Questo passaggio è veramente angosciante, al punto da non riuscire neanche a godersi il paesaggio. Una volta in cima, al primo spiazzo disponibile, ci fermiamo per prendere una boccata d’aria e guardare il panorama circostante: da qui la vista spazia sui fells, fino allo Scafell Pike, e sulla Eskdale. Si vedono anche le rovine dell’Hardknott Roman Fort, che incontreremo lungo la discesa.

Paradossalmente, proprio la discesa si rivela ancora peggio della salita: tornanti più stretti, pendenza più ripida e asfalto sdrucciolevole a causa della pioggia. Quando raggiungiamo il Forte, ci rendiamo conto che non ci sono sentieri segnati per raggiungere le rovine e il terreno è un immenso acquitrino. Desistiamo e decidiamo di fare rotta verso il mare.

Percorsa tutta la Eskdale su una stradina minuscola ma quasi pianeggiante, ci dirigiamo verso Nord per visitare il villaggio di Gosforth e, in particolare, la sua chiesa di St. Mary, che custodisce un’alta croce intarsiata nel churchyard. La croce, risalente al 940, pare di origine vichinga in quanto vi sono scolpite figure della mitologia scandinava. Sempre riconducibili ai Vichinghi sono le due pietre tombali all’interno della chiesetta, sulle quali sono ancora visibili scene della leggenda di Thor.

Arriviamo, poi, nella piccola cittadina costiera di Ravenglass, sull’estuario dell’Esk. Pur essendo il 12 agosto, non abbiamo difficoltà a trovare una panchina sul lungomare: ci siamo solo noi! Mangiamo i panini che abbiamo preparato stamattina al cottage e ci godiamo la calma del mare e il grido dei gabbiani.

Proseguiamo verso Sud fino all’immensa spiaggia di ciottoli di Silecroft. Scendiamo fino al mare, per una foto ai cavalloni. La spiaggia è quasi deserta, viste le nuvole scure, ma è splendida.

Torniamo all’interno, percorrendo la strada A593 che ci porta sul Coniston Water. Ci fermiamo all’imbarcadero di Coniston, giusto in tempo per vedere l’ultima corsa della Steam Yacht Gondola, uno splendido battello vittoriano a vapore, completamente restaurato dal National Trust, che solca le acque del lago dal 1859. Ci concediamo una merenda dolce al Blue Bird Cafè, che prende il nome dall’idroplano di Donald Campbell, detentore di molti record di velocità sull’acqua negli Anni 60.

Passando dalla cittadina semideserta di Hawkshead, ci addentriamo quindi nella Grizedale Forest che si estende per 25 km quadrati tra i laghi di Coniston e Windermere. Il Visitor Centre è già chiuso (ovviamente, sono le 17.30 di domenica!); ci accontentiamo di girovagare per le stradine immerse nel verde dei boschi, fermandoci ogni tanto nelle piazzole dalle quali partono i sentieri.

Dopo un intrico di bivi e viuzze senza indicazioni, riusciamo a sbucare a Lakeside, su Windermere: da qui partono i battelli che percorrono il lago più grande del Parco nonché i treni a vapore della linea Lakeside&Haverthwaite.

Rientriamo a Bowness percorrendo la A592, fermandoci in paese per recuperare la colazione di domani. Mentre giriamo tra i negozietti, vediamo il pub ristorante The Flyng Pig e decidiamo che fa al caso nostro, per la cena. Il locale è carino e turistico (quindi, serve la cena fino alle 21); noi ordiniamo cheesy garlic bread come starter e due fish&chips come portata principale: il pesce è molto gustoso e la porzione abbondante, con mushy peas, patatine ottime e tartar sauce. Accompagniamo il cibo con due pinte della birra locale Windermere Blonde. Buono anche il caffè e il conto è adeguato alla cena (£ 39,90).

Dopo cena, torniamo al cottage per fare i bagagli e goderci l’ultima notte nella Lakeland.

Lunedì 13 agosto: Vallo di Adriano – Carlisle – Lancaster (km 308)

Anche se vorremmo restare ancora nel nostro piccolo cottage sui laghi, dobbiamo partire presto perché ci aspetta un lungo trasferimento, in autostrada, fino ai confini con la Scozia: dedicheremo la mattina, infatti, a visitare il Vallo di Adriano.

Prima, però, andiamo a salutare il lago di Windermere dal porticciolo di Bowness.

Procedendo verso l’autostrada M6, incrociamo anche il Watermill Inn & Brewery, pluripremiato pub con annesso birrificio (dove si produce la nostra adorata Windermere Blonde).

Dopo 127 km di autostrada, raggiungiamo Carlisle, che visiteremo più tardi, e proseguiamo verso il Birdoswald Roman Fort (ingresso £ 8,30 a testa, gratuito con English Heritage Membership Card; il parcheggio costa £ 4,00 ma l’importo intero viene scontato sugli acquisti allo shop). Il video proiettato nel Centro visitatori, prima di entrare nel sito, è molto interessante e ci spiega la storia del Vallo: costruito su ordine dell’Imperatore Adriano nel 122 d.C., ha rappresentato per oltre trecento anni la frontiera settentrionale dell’impero romano, a difesa dai Barbari del nord. Del forte, risalente al 125 d.C., è rimasto solo il perimetro esterno e parte dei granai (riscoperti in epoca successiva) ma l’atmosfera è sufficiente a trasportarci indietro nel tempo. Anche i nostri Iphone sembrano risentirne: le foto che scattiamo sono localizzate alle “Frontiere dell’Impero Romano”!

Lungo la strada è visibile la parte meglio conservata del Vallo; noi la percorriamo fino alla Bank Turret, la 52ema torretta di osservazione (al tempo, i soldati romani avevano costruito un fortificazione ogni 1,5 km del Vallo). Da qui, la vista sulla valle del fiume Irthing è spettacolare.

Incontriamo anche i cartelli in legno che segnalano l’Hadrian’s Wall Path, il sentiero coast to coast che segue il percorso del Vallo per 135 km.

Ci dirigiamo, poi, verso Carlisle. Dopo una sosta d’obbligo al Brunton Park, lo stadio dove gioca il Carlisle F.C., parcheggiamo in pieno centro, sfruttando il centro commerciale The Lanes. Da qui, raggiungiamo a piedi la Cattedrale, costruita in pietra rosata e risalente al 1122. All’interno, ci colpiscono la navata “fuori asse”, la volta a botte dipinta di blu cobalto e la grande East Window, una delle più grandi vetrate gotiche d’Inghilterra.

Dopo aver pranzato da Subway e dopo aver raccolto qualche informazione sulla prossima meta (Scozia 2019) al Centro informazioni turistiche, ci concediamo un paio d’ore di shopping in questa tipica cittadina inglese.

A metà pomeriggio, riprendiamo l’auto per il lungo trasferimento che ci porterà alla tappa di questa sera: Lancaster. Prima di recarci in hotel, però, facciamo una breve deviazione sul mare, verso il paesino di Morecambe: visitiamo lo stadio e il lungomare sulla Morecambe Bay. La cittadina ci sembra piuttosto datata e decadente: decidiamo, quindi, di andare subito a Lancaster.

Qui ci aspetta il Crows Hotel (una notte in camera matrimoniale, pernottamento e prima colazione, £ 85,00): abbiamo prenotato questo hotel per la posizione, in pieno centro, comodo ai ristoranti e alla zona commerciale. Dopo le ore 18.00, il check-in è self service (i proprietari ci hanno contattati telefonicamente per fornirci tutte le informazioni necessarie al ritiro delle chiavi, nel box key sul retro della struttura). La nostra stanza (n.6 al primo piano) è molto spaziosa, funzionale e pulita, con un bel letto matrimoniale. Il bagno è essenziale, con una doccia grande.

L’hotel non dispone di un parcheggio privato, ma ci viene indicato il comodissimo Safe Park a 500 metri, dove lasciare l’auto per la notte.

Dopo aver preso possesso della camera, usciamo a piedi alla ricerca di un pub dove cenare. Lancaster è quasi deserta, essendo una cittadina universitaria in pieno agosto. Molti locali hanno già chiuso la cucina; per fortuna, troviamo il The Crafty Scholar: qui ordiniamo cheesy garlic bread, una pie e una porzione di mac&cheese: servizio veloce e cibo gustoso. Buone anche le birre, con un’ampia scelta al bancone (in totale, abbiamo speso £ 28,90).

Dopo cena, passeggiando tra i vicoli pedonali, ci imbattiamo nel pub Ye Olde John O’Gaunt, dove beviamo una pinta di birra locale accompagnati da musica dal vivo.

E’ ora di andare a nanna!

Martedì 14 agosto: Lancaster – Liverpool (km 128)

La colazione (servita prestissimo: dalle 7.30 alle 8.30) è cucinata espressa e molto gustosa.

Visto che siamo in piedi di buon’ora, decidiamo di passare un po’ di tempo nel centro pedonale. La cittadina è molto tranquilla e, passeggiando, ammiriamo la piazza dell’Old Town Hall, con l’imponente statua della Regina Vittoria, e la Judges’ Lodgings, la casa più antica di Lancaster, diventata tristemente “famosa” perché residenza del cacciatore di streghe Thomas Covell.

Approfittiamo della poca gente per curiosare tra i negozi del centro commerciale Market Gate, proprio di fronte all’hotel.

In tarda mattina, dopo essere ripassati allo stadio del Morecambe F.C. per recuperare pins e gagliardetto, facciamo rotta verso l’ultima tappa della nostra vacanza: Liverpool.

All’uscita dell’autostrada, andiamo direttamente a Goodison Park, stadio dell’Everton F.C., con sosta allo shop e foto di rito davanti alla statua di Dixie Dean, gloria del calcio locale.

Sul Waterfront ci aspetta l’hotel Jurys Inn Liverpool (una notte in camera matrimoniale, pernottamento e prima colazione, £ 97,00), dove eravamo già stati tre anni fa. Come possessori della carta fedeltà della catena, al check-in ci viene consegnato un buono per la cafeteria dell’hotel e uno sconto per il ristorante. La ragazza che ci accoglie è molto gentile e ci indica anche il vicino parcheggio (15 £ per 24 ore). La nostra camera (n.547 al quinto piano) ha una vista eccezionale sulla Ruota panoramica e sui Docks; è molto spaziosa e pulita, con un matrimoniale e un letto aggiuntivo.

Conosciamo abbastanza bene il centro e le attrazioni di Liverpool, che abbiamo già visitato più volte. Oggi, quindi, trascorriamo il pomeriggio tra le vie pedonali affollate e le vetrine del centro commerciale Liverpool One, dove facciamo gli ultimi acquisti.

Per la cena, andiamo sul sicuro scegliendo The Smugglers Cove: un bel locale all’interno dell’Albert Dock, con arredamento piratesco e musica dal vivo, dove avevamo già cenato un paio di anni fa e dove la cucina è aperta fino a tardi. Ordiniamo pork crackling (cotenne di maiale fritte), fish&chips e beef&ale pie: tutto ottimo (£45,00).

Prima di tornare in camera, ci beviamo l’ultima pinta alla Pump House e percorriamo di nuovo l’Albert Dock, che di sera ha un fascino particolare!

Mercoledì 15 agosto: Liverpool – Heathrow (km 355)

Oggi ce la prendiamo con calma: è l’ultimo giorno e il check-out è previsto per le ore 12.00.

La colazione dell’hotel è immensa, sia per scelta che per qualità: decisamente, si chiude in bellezza!

Prima di lasciare Liverpool, ci dirigiamo a piedi al vicino Pier Head, dove si trova il Museum of Liverpool: all’ultimo piano di questo palazzo moderno, visitiamo la mostra temporanea e gratuita “Double Fantasy: John & Yoko”. Attraverso cimeli, fotografie d’epoca e interviste, la mostra celebra l’incontro tra i due artisti che hanno espresso la loro storia d’amore attraverso le loro opere, la loro musica, la loro arte. Dalla collezione privata di Yoko Ono, possiamo ammirare i loro vestiti di nozze del 1969, numerosi testi originali scritti a mano da Lennon, gli occhiali iconici della coppia, la ricostruzione della camera da letto dove si svolse il “Bed In for Peace” a Montreal.

L’esibizione è veramente interessante ed è un ottimo modo per salutare la città dei Beatles.

Ormai è ora di andare: ci aspettano oltre 300 km di autostrada da qui all’aeroporto di Heathrow.

Lungo la strada, Marco decide di fare una sosta nei pressi di Birmingham, per vedere lo stadio dell’Aston Villa F.C., uno dei più affascinanti del Regno Unito.

Arrivati in aeroporto (in perfetto orario sulla tabella di marcia: ormai sappiamo calcolare e prevedere anche il traffico inglese!), riconsegniamo l’auto al noleggio Sixt: il contamiglia segna la bellezza di 1.858 miglia percorse in due settimane.

Alle ore 20.20 l’aereo della British Airways decolla puntuale e, nel giro di poco più di un’ora e mezzo, siamo a Bologna. See you soon, England!

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Wrynose e Hardknott Passes

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