I miei caraibi
L’arrivo all’aeroporto di Tobago è alle 18,30 ora locale ed il primo impatto appena scesi a terra è con un clima decisamente più caldo di quello lasciato in Italia. Il secondo impatto appena usciti è con un buon numero di personaggi che offrono i loro servizi (dal taxi all’alloggio) più o meno legalmente. Col tempo impareremo ad utilizzare questa caratteristica degli abitanti sia di Trinidad che di Tobago per spostarci sulle isole.
La prima notte la trascorriamo a Buccoo Bay, in una guesthouse spartana ma direttamente sul mare, ed al mattino sul molo vediamo i pescatori intenti a pulire dei piccoli squali, che sono una delle specialità tipiche della cucina locale (Bake & Shark). La luce del giorno consente anche di far “conoscenza” con le nuvole che, nonostante la stagione delle piogge sia ufficialmente terminata a novembre, ci accompagneranno implacabili per tutta la durata del viaggio, e quasi tutti i giorni si trasformeranno in pioggia più o meno intensa.
Approfittiamo di un passaggio e ci trasferiamo a Scarborough, la capitale di Tobago, e dopo aver trovato un alloggio per la notte trascorriamo il resto della giornata in giro per la città, che pur essendo piccola si rivela abbastanza caotica e soprattutto piena di musica che sembra uscire dovunque, oltre che dalle casse dei venditori di cd.
Sabato mattina alle 6,30 partiamo per Port of Spain e vi arriviamo dopo 2 ore e mezza di traghetto, che costeggiando tutta la costa nord dell’isola di Trinidad ne offre alcuni scorci ricchi di alberi e poco abitati. La città non offre grandi attrattive turistiche, essendo relativamente giovane, nei mercati e nelle strade si percepisce uno stile di vita abbastanza occidentale, ma le cose che mi hanno colpito di più sono i pali che sostengono una selva di fili (luce, telefono, e quanto altro possa necessitare di un filo per trasmettersi) e i cerchi in lega che quasi tutte le auto esibiscono in forme e dimensioni decisamente vistose.
La domenica mattina ci trasferiamo a Maracas Bay dove alloggiamo per 2 notti nell’unico albergo della zona, che si trova fra la spiaggia e il villaggio. Nonostante un cielo cupo ci tuffiamo in mare per un primo bagno che prosegue sotto una pioggia implacabile. Il gruppo di case sparse sull’estremità del golfo che da il nome alla località è abitato da pescatori, ed il contrasto fra la semplicità delle loro case ed il vicino albergo è abbastanza forte.
La sera nel bar che si trova dall’altra parte della baia c’è un gruppo che suona dal vivo utilizzando anche lo “Steel Pan” che è lo strumento simbolo di Trinidad, questa atmosfera di festa, complice anche il rum, ricorda un po’ gli happy hour della nostra Marina di Ravenna.
La mattina seguente piove, ed allora ci dirigiamo verso Blanchisseuse che è un paese più ad est sulla stessa costa. L’utilizzo del “maxi taxi” oltre che ad essere economico consente di avvicinare la gente del posto, con i loro ritmi ed abitudini. Arrivati a destinazione a causa del maltempo non possiamo fare l’escursione fino alle cascate all’interno della foresta, ed allora facciamo un giro per il paese che è sparso lungo la costa ed immerso nel verde con ampi scorci panoramici sul mare sottostante. Al ritorno l’autista si ferma tranquillamente in una baia a comprare direttamente da un gruppo di pescatori del pesce, alla faccia delle nostre vite sempre di corsa, beati loro! Martedì mattina mentre aspettiamo l’autobus per tornare a Port of Spain si ferma il pick-up di un pescatore diretto in città a consegnare la sua merce, e si offre di accompagnarci tutti per una cifra ragionevole, ne approfittiamo, e durante il viaggio ci fa ascoltare un pò di musica locale e non esita a fermarsi nei punti panoramici per consentirci di fare alcune foto. Dalla stazione degli autobus ripartiamo diretti a Manzanilla Bay, durante il tragitto dobbiamo cambiare ad Arima e a Sangre Grande, attraversando una delle zone più abitate dell’isola, che a nord è chiusa da una catena montuosa, mentre a sud si apre verso una zona leggermente collinare.
Appena arrivati troviamo alloggio in un albergo vicino alla spiaggia e via in acqua, da questo punto inizia una lunghissima spiaggia costeggiata da palme, ideale per lunghe camminate in completa solitudine. Dopo 2 giorni di relax ripartiamo con l’autobus in direzione di Port of Spain dove alle 17,00 prenderemo il traghetto che ci riporta a Tobago.
Arriviamo in porto verso le 19,45 e possiamo così ammirare tutta la baia di Scarborough illuminata oltre che dalle luci abituali anche da tutte le numerose luminarie natalizie, data l’ora decidiamo di andare direttamente verso la zona di Crowe Point (su suggerimento di un tobaghense incontrato in nave) presso una guesthouse economica che ci ha indicato.
La mattina successiva finalmente con un bel sole ci rechiamo subito nella vicina spiaggia di Store Bay, che è abbastanza piccola, ma con acqua pulita e sufficientemente attrezzata. Poco lontano, facilmente raggiungibile a piedi, c’è la strada che porta a Pigeon Point, dove si gode di una bella spiaggetta di sabbia corallina all’ombra di numerose piante, lungo il percorso vi sono dei piccoli negozi dove è possibile organizzare immersioni, gite in barca ecc. Ne approfittiamo per prenotare una gita alla barriera corallina nella tarda mattinata. All’ora stabilita saliamo su di una barca con il fondo in vetro che lasca intravedere il fondale della barriera corallina, i colori sono veramente belli con dei contrasti particolari probabilmente dovuti alle nuvole che sono rapidamente comparse e che nel giro di poco tempo daranno vita ad una pioggia molto fitta, a questo punto ci mettiamo la maschera e ci tuffiamo in acqua lo stesso! Sarà la pioggia, o forse è così naturalmente, ma i colori dal mare ed il contrasto con il cielo cupo sembrano quasi irreali.
Il giorno dopo, con dei motorini presi a noleggio (è una soluzione abbastanza inusuale) partiamo diretti all’altro capo dell’isola, bisogna fare attenzione alla circolazione a sinistra, ma nonostante ciò il panorama della costa che da Scarborough va a Charlotteville passando per Speyside riusciamo a gustarcelo, anche grazie ad una splendida giornata di sole.
Arrivando a Charlotteville si ammira il paese adagiato sulle alture che circondano una baia ed immerso in una natura rigogliosa, entrando in paese però constatiamo che è un paese abbastanza spartano ma comunque con un suo fascino e sicuramente estraneo al concetto di turismo, dove perlomeno in questa stagione è difficile trovare alloggio e qualcosa da mangiare, nonostante ciò troviamo da dormire in una sorta di guesthouse ben arredata e dalla cui veranda la sera si gode di un bello scorcio sul paese che ricorda un piccolo presepe, che sarà la più cara di tutto il viaggio (40 USD a testa). Poco lontano percorrendo un sentiero sterrato e scendendo per una lunga scala in mezzo a grandi alberi si arriva a Pirates Bay, che si trova in un piccolo golfo circondato da montagne ricoperte di alberi che arrivano fin sul mare, qui c’è una piccola spiaggia con poche persone dove abbiamo l’occasione di riposare un po’ in un ambiente dove la natura sembra essere ancora l’elemento dominante.
La mattina seguente ci svegliamo con una pioggia implacabile, il nostro proposito di effettuare tutto il giro dell’isola in motorino deve essere abbandonato perché con queste condizioni meteo non conviene fare la costa nord che ha delle strade non in buone condizioni, attendiamo che smetta e ci rimettiamo in marcia per Crowe Point, dove prendiamo alloggio per il resto dei giorni in modo da avere una base di appoggio fissa per visitare le altre zone dell’isola. La sera andiamo a Buccoo Bay dove ogni domenica sera si svolge una festa con musica, cibo e bancarelle di artigianato.
Lunedì mattina saliamo sul motorino in direzione delle spiagge sul versante nord, per prima andiamo ad Englishman’s Bay che si trova su di un piccolo golfo circondato da palme ed alberi, la nostra nuvola ci fa dono di un po’ di pioggia e ne approfittiamo per godere della quiete di un piccolo bar direttamente sul mare dove ci rilassiamo in beata solitudine, non essendoci nessun altro visitatore. Appena torna il sereno ripartiamo in direzione ovest a facciamo tappa a Castara Bay, che una bella spiaggia con un piccolo villaggio alle spalle dove riusciamo a fare un bel bagno in una acqua molto chiara dove nuotano molti pesci.
Martedì partiamo sempre in direzione nord ma ci fermiamo a Mt. Irvine Bay dove la spiaggia è dotata di piccole capanne con tavoli e sedie (che torneranno utili nel momento della pioggia quotidiana), e sulla spiaggia vi sono molti alberi sagomati in modo da fare ombra. Questo è anche il punto di ritrovo dei surfisti di Tobago e per chi vuole provare c’è la possibilità di noleggiare il necessario. Mercoledì viene dedicato al relax sulla spiaggia di Store Bay ed all’acquisto di qualche souvenir, tra l’altro sulla strada per Scarborough c’è un supermercato ben rifornito ed economico.
La mia parte di viaggio sta per finire, e l’ultima mattina di mare lo passiamo a Pigeon Point, dove tra l’altro troviamo l’unica turista italiana che abbiamo incontrato in 2 settimane. Il cielo come ormai è consuetudine ci bagna per un po’ anche oggi ma i numerosi capanni ci offrono il giusto riparo dove poter fare un’ultima partita a carte nell’attesa che torni il sole. Nel tardo pomeriggio preparo le mie cose e alle 18,30 vado in aeroporto dove saluto i compagni di viaggio, che resteranno ancora qualche giorno, sperando per loro che il tempo sia bello… Invece io troverò il sole a Londra dove faccio un breve giro in attesa del volo per Bologna, mentre a Tobago pioverà ancora…