I love Marocco
Imbarcati nella navetta super veloce che ci avrebbe portato in Marocco ci accorgiamo già come le persone ci guardavano con aria sorpresa erano tutti passeggeri marocchini esclusi noi 4 e due ragazzi che venivano dagli Usa con tanto di chitarra al seguito (mitici!).
Arrivati al porto di Tangeri subito ci dimentichiamo di fare il foglio per l’entrata in Marocco e i poliziotti ci rimandano nella barca a fare questi documenti. Sbrigate le procedure per la dogana la prima cosa che abbiamo sentito è stato un odore fortissimo (puzza!) che proveniva dal mare che mi ha estremamente nauseato e fatto riflette sul posto che mi accingevo a visitare. Però appena fatti 2 passi fuori dal porto è iniziato il nostro magico viaggio… Qui subito una decina di tassisti magrebini si sono accalcati verso di noi per offrirci i loro servizi e quasi (tra loro) non veniva fuori una mezza rissa. Abbiamo deciso di seguire il più grosso e il più rumoroso. Scelta azzeccata!. Con una guida un pò folle stile “autoscontro” e con un Mercedes tutto scassato a 4 marce ci ha portato ad un alberghetto molto carino. E’ qui che abbiamo conosciuto la tipica usanza dei marocchini: CONTRATTARE IL PREZZO di qualsiasi cosa (per farvi capire nell’albergo non esisteva un listino prezzi). Dopo 5 minuti di tira e molla con il proprietario strappiamo un ottimo prezzo per una camera molto caratteristica ma con molti beatles al suo interno. Il mio amico per ucciderne uno ha dovuto sferrargli 4/5 cuscinate all’ennesima potenza… Dopo 1 ora dal nostro arrivo si presenta in camera un tipo molto ambiguo che si voleva far chiamare Charly (ci perseguiterà tutta la vacanza e ancora a distanza di 3 anni da quel viaggio lo ricordo con “terrore”). Questo tipo al quanto eccentrico e dai modi occidentali si offre subito di farci da guida e di farci conoscere le specialità locali. Noi accettiamo parzialmente le sue proposte e ci facciamo portare il loro tè alla menta. Molto buono e dissetante ma caldo all’ennesima potenza. Quindi occhio alla lingua quando lo si beve…
Il giorno seguente decidiamo di andare a visitare la Medina di Tangeri con una guida consigliata dal solito amico/incubo Charly. Il tipo è stato la migliore guida che io abbia mai avuto: Hassan detto “Slowly”, statura e conformazione fisica minuta, vestito con una canotta di un team dell’Nba – bellissimo e gentilissimo. Ci ha fatto visitare tutta la Medina e tutta la sua bellezza senza farci perdere nella miriade di vicolini e negozietti che la animano. La Medina è il corrispettivo dei “centri storici” occidentali ma con un fascino di tutt’altro genere. Barbieri con stanzine di 3 metri quadrati, negozi di tappeti che contro ogni legge della fisica restano in piedi, urla e odori da ogni vicolo. La Medina non è per i deboli di cuore… Ma è qualcosa che ricorderò tutta la vita per la sua confusione e per la gente che la abita.
Il terzo giorno, sempre cercando di non incrociare Charly che ormai è diventato il nostro terrore, decidiamo di farci una giornata di mare. Scelta non troppo azzeccata… Le spiagge di Tangeri non verranno ricordate per la loro pulizia e il mare per la sua limpidezza e buon odore. La sporcizia è una costante e bisogna farci l’abitudine…
Archiviata la tappa Tangeri il quarto giorno ci svegliamo per dirigerci verso Larache ma… Un componente della banda alza bandiera bianca. Vomito, febbre e attimi di delirio lo avvolgono e noi siamo costretti a ritardare la partenza per dargli modo di riprendersi. Mentre la Tachipirina e due banane cercavano di placargli la febbre noi ci accordiamo con un tassista per portarci a Larache – una città nella costa atlantica. Ancora in preda ai deliri della febbre carichiamo il nostro amico nel taxi e ci dirigiamo verso la nostra prossima meta. Nel tragitto tra Larache e Tangeri le uniche cose che ci hanno incuriosito sono state: una discarica a cielo aperto, una Medina che sembrava più una baraccopoli e sterminate spiagge dove non c’era anima viva. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Larache e cerchiamo subito l’alloggio nei unici due alberghetti disponibili nella città. Al primo albergo siamo subito fortunati e troviamo da dormire per pochi spiccioli ma nel tetto dell’albergo in delle camere veramente “particolari”. A Larache la Medina è caotica e i tipi che la abitano sono altrettanto particolari. Io qui ho visto l’uomo più grande del mondo (una montagna umana) che mangiava la carta. Un uomo che si vede, forse, solo nei documentari di Piero Angela. Nella città vecchia il pesce è buttato per terra, le scarpe contraffatte sono da ogni parte e i bambini ti seguono sperando in un tuo regalo o aspettando gli avanzi del tuo piatto. L’ambiente è bellissimo ma ti fa riflettere su come la vita sia troppo diseguale tra l’Europa (che dista solo 200 km) e l’Africa.
Archiviata la Medina il giorno seguente ci dirigiamo verso la costa e anche qui , come a Tangeri, le spiagge sono popolate da tantissima gente ma anche da tantissima sporcizia. Il tragitto per raggiungere la spiaggia è stato uno dei più suggestivi del viaggio. Difatti per raggiungere la zona balneare bisogna attraversare un estuario e lo si fa con delle barchette a remi spinte da giovani che lo fanno per pochi spiccioli. I cammelli e le donne sono le cose più particolari che ci balzano agli occhi perchè: i cammelli o dromedari (non saprei) scorrazzano liberi per la spiaggia e le donne, insolitamente dalle usanze occidentali, fanno il bagno vestite. Il giorno seguente la nostra avventura in Marocco finisce con direzione Spagna e la costa Andalusa…
Conclusioni: il Marocco è un paese affascinate dove le usanze sono sacre. L’occidentale e ben visto a patto che si comporti da non occidentale. Le donne è meglio lasciarle stare. Diffidate da un uomo che si presenta come Charly… Andare per credere…