I Like To Move It,Move It.Su e Giù x il Madagascar

La scelta del Madagascar è stata piuttosto casuale, come spesso accade, le cose accadute un po’ per caso si rivelano spesso le più belle. L’idea è nata quando Valentina una nostra amica, ci ha detto che stava programmando una settimana di immersioni a Nosy Be e ci ha invitato ad andare. Un viaggio così lungo ci sembrava eccessivo per una...
Scritto da: Peppone72
Partenza il: 22/06/2008
Ritorno il: 14/07/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
La scelta del Madagascar è stata piuttosto casuale, come spesso accade, le cose accadute un po’ per caso si rivelano spesso le più belle.

L’idea è nata quando Valentina una nostra amica, ci ha detto che stava programmando una settimana di immersioni a Nosy Be e ci ha invitato ad andare. Un viaggio così lungo ci sembrava eccessivo per una sola settimana di vacanza ed allora ci siamo informati se poteva valere la pena allungare la permanenza e dai racconti trovati su internet sembrava proprio di si! Quando il nostri progetto si stavano scontrando con il costo pauroso dei biglietti aerei (niente sotto i 1.350 € a testa), sono usciti due posti con Blu Panorama a 860 €, con un tour operator che vendeva anche solo volo. Partenza da Milano per Nosy Be andata il 22 giugno e ritorno il 14 Luglio. Ci organizziamo per le tratte interne! Non senza difficoltà riusciamo ad organizzare un giro che ci permetterà (si spera) di vedere tutto quello che pensavamo nelle 3 settimane a nostra disposizione. Il programma sarà: 23–29 giugno Nosy Be, 30 giugno–2 luglio Parco degli Tsingy e Avenue du Baobab, 3-5 luglio Anako, 6–11 luglio da Tulear a Tanà, 12-14 luglio Nosy Be. Volo intercontinentale più 4 tratte interne 1.330 € a testa. Definiamo i dettagli dei tour interni con Mahery, la guida del posto consigliata da diversi viaggiatori, che anche con noi si rivela gentile e preciso. Lui non potrà stare con noi perché già impegnato in quei giorni ed allora organizziamo il tour di 3 gg da Morondava per gli Tsingy con un suo amico del posto ( 300 € ) e il tour di 6 gg da Tulear a Tanà con suo fratello ( 650 € ). Prenotiamo poi le prime due notti al Le Grand Blue, a Nosy Be, compriamo la Routard (edizione maggio 2008!)…E non ci resta che aspettare che venga il momento della partenza.

Prima di passare al racconto del viaggio qualche consiglio che potrebbe essere utile:  Lingua: In Madagascar si parla esclusivamente Malgascio e Francese. Tranne a Nosy Be, dove è possibile cavarsela anche con l’italiano, ed in qualche pensione o posada dove parlicchiano inglese, per il resto del Paese se non parli francese è difficile anche farsi dare una bottiglia d’acqua!  Profilassi: anche se lì era inverno e non ci sarebbero dovute essere molte zanzare, noi abbiamo preferito non rischiare. Ci siamo fatti i vaccini per tifo, difterite, tetano, epatite A e la profilassi antimalarica…Eravamo più protetti di Wolverine degli X-Men! La profilassi l’abbiamo fatta con il Lariam che non ci ha dato alcun tipo di problema. Di zanzare, che non dovrebbero esser state malariche, ne abbiamo trovate (tante) solo al mare, ma anche gente del posto ci ha confermato che non si è completamente fuori rischio malaria neanche in questa stagione.

 Soldi: noi siamo partiti con gli euro che abbiamo cambiato lì in aryary. Non abbiamo trovato differenza tra cambio ufficile e cambio in nero, la quotazione era di 1 € = 2.500 ar a Nosy Be e Tanà, e 2.400 ar nelle alte città. Le banconote da 100 e 50 € hanno un cambio migliore rispetto quelle piccole.

 Regali/Baratti: tutti vi chiederanno qualcosa, principalmente i bambini. Nelle parti meno turistiche con matite o pennarelli colorati li farete contenti, a Nosy Be e Anakao vi chiederanno soldi. Comunque se ne date o comprate qualcosa da uno, riuscire a liberarsi di tutti quelli che accorreranno non sarà facile. Per il resto magliette, profumi, gioielli/bigiotteria sono invece apprezzati dai grandi e possono essere oggetto di baratto. Considerando sempre lo stato di estrema povertà in cui la maggior parte delle persone vive, magari regalando ciò che a voi non serve più.

 Guida: noi abbiamo preso la Routard (edizione maggio 2008!) e si è rivelata un’ottima compagna di viaggio con buonissimi consigli per quanto riguardava destinazioni e alberghi.

 Cibo: ottimo! Non molto vario, pesce al mare e zebù all’interno (tutto con l’immancabile riso e la birra THB), ma da ogni pasto ci siamo alzati soddisfatti! E ora veniamo al viaggio… 23 – 29 Giugno: Nosy Be 22 – 23 Giugno Partiamo da Milano, il volo, non comodissimo, è comunque puntuale, partenza alle 19.00 e atterraggio a Nosy Be alle 6.00 circa del 23. Ad aspettarci fuori dell’aeroporto c’e’ il ragazzo del Le Gran Bleu, che è praticamente dalla parte opposta dell’isola. Ci vuole un oretta di strada, che passa tra le colline, dalle quali, tra la fitta vegetazione, si scorge un bel mare azzurro. I paesini che si attraversano rendono subito l’idea della povertà che sembra regnare in questi luoghi e non fa eccezione la capitale, Hell Ville. Le Grand Bleu è arrampicato su una collina che si raggiunge con una strada sterrata. La padrona di casa ci mostra il nostro bungalow (con bagno senza acqua calda, 15 € a testa a notte) e subito riscontriamo i problemi con la lingua. Non spiccica letteralmente una parola in inglese e, quando andiamo a vedere la parte ristorante e piscina (molto bella con un panorama splendido) riuscire ad avere indicazioni sulle gite alle isole è impossibile. Ci dirigiamo allora a piedi verso l’Andilana, la spiaggia principale di Nosy Be, che avevamo letto essere praticamente sotto il nostro albergo. Proprio sotto non è, infatti ci vuole un oretta di camminata tra rocce, muretti e mangrovie, ma alla fine arriviamo. E’ veramente bella, con le classiche palme da cartolina…Solo un po’ troppi turisti (quasi tutti italiani) ma essendoci proprio sopra il Bravo Club difficile che non sia così! Troviamo i beach boys e, in italiano, iniziamo a chiedere le destinazioni ed i costi. Considerata l’ora sentiamo le alternative e ci mettiamo d’accordo con Massimo per Nosy Sakatia, trasferimento in piroga e pranzo. La gita, dopo un po’ di trattativa, ci costa 25 € a testa, i prezzi sono decisamente più alti di quelli che pensavamo. Prima di andare alla spiaggia da dove partono le piroghe andiamo in un paesino a prendere i pesci che saranno il nostro pranzo. L’isolotto è a pochi minuti di navigazione. Si sbarca di fronte una serie di bungalow, dove pranzeremo. Nel tempo che rimane prima di mangiare facciamo una passeggiata verso le altre spiagge viste dalla barca. Tra sassi e sabbia molle la camminata non è agevole. Nella prima cala troviamo un villaggio di pescatori e poi una bella spiaggia con la fitta vegetazione che arriva quasi in acqua. Tornati indietro, ci facciamo il nostro primo bagno in Madagascar e ci avviamo ai tavoli. Sono proprio di fronte la bella spiaggia (che la bassa marea sta facendo diventare lunghissima!) e il panorama di mare e palme è una spettacolo. Ci vengono serviti pescetti alla griglia, granchio e birra… non male per essere un pranzo un po’ improvvisato. Siamo praticamente soli, prendiamo un po’ di sole e poi una passeggiata all’interno dell’isola, dove la nostra guida ci mostra i vari tipi di piante e fiori purtroppo non aperti che non è stagione. Verso le 3.30 è ora di ripartire, e salutiamo la nostra prima isola, forse un po’ meno affascinante di come la pensavamo ma che ci ha regalato comunque qualche ora molto piacevole. Mentre si torna verso l’albergo definiamo i programmi per i giorni successivi, gli facciamo presente che vorremmo vedere sicuramente Nosy Iranja e se si riusciva Tsarabanjina, dove passare eventualmente anche un notte al bivacco. Ci dicono che a Tsarabanjina si può andare anche in giornata ma vanno trovate persone, perche è una destinazione poco gettonata, mentre Nosy Iranja è già in programma il giorno dopo. I prezzi sono sempre molto alti, si baratta, e alla fine stabiliamo 45 € a persona. Riportati all’albergo è d’obbligo un bagno in piscina, e il tramonto dal bordo della vasca è veramente bello. Alle 6 è buio pesto! Dopo la doccia proviamo a sentire se c’e’ un modo di arrivare a Ambatoloaka, un po’ più a sud e con qualche ristorante, e l’unica possibilità sembra essere il taxi. Una volta chiamato ci rendiamo conto che pensare di utilizzare questo come mezzo di trasporto regolarmente è decisamente proibitivo, per andare e tornare ci chiede 25 € che, considerando i prezzi qui, è uno sproposito. Per oggi resteremo a mangiare al ristorante dell’albergo ma già a cena si inizia a pensare di trovarci un altro posto. Cena un po’ (troppo) “francese”, per fortuna c’e’ di aiuto una ragazza che aiuta la proprietaria che parla qualche parola di italiano. Dopo un po’ relax sui lettini della piscina si va a letto.

24 Giugno La colazione ( 3 € ) è con pane e marmellata e un cioccolato caldo niente male. Alle 9 arriva la macchina per portarci a Ambatoloaka, base di partenza per tutte le gite. E’ il giorno di Nosy Iranja, la famosa isola, letta 1000 volte, formata da due piccole isole unite, con la bassa marea, da una lingua di sabbia. Dopo un oretta di motoscafo, arriviamo approdando dal lato del villaggio di pescatori. Il primo impatto lascia senza fiato. Il mare è di un meraviglioso celeste e dal villaggio parte questa lingua di sabbia bianchissima in direzione dell’altro piccolo atollo (dove è situato il resort a 5 stelle). Le due isole non sono ancora completamente unite, gli ultimi 100 metri sono sommersi. Si parte comunque per la passeggiata di rito in questa meraviglia della natura. Il sole è coperto da nuvole abbastanza scure, in realtà l’unico raggio di sole colpisce la spiaggetta attrezzata del resort, quasi come fosse incluso nel prezzo (con quello che abbiamo letto costare sarebbe pure giusto!). Quando poi possiamo fruire anche noi di qualche spiraglio di luce il posto rivela tutta la sua bellezza con il lato opposto da dove siamo arrivati che sembra una immensa splendida piscina. Iniziamo con i bagni e le foto, intanto la marea si sta abbassando e la lingua di sabbia si allarga in alcuni punti anche di decine di metri. Sarebbe ormai raggiungibile anche l’altro isolotto ma preferiamo rimanere a prendere il sole e sguazzare in questa laguna naturale (con acqua molto bassa) che è diventato il mare di fronte a noi. Alle 12.30 veniamo chiamati per il pranzo, nel paesino di pescatori. C’e’ un tavolo apparecchiato per ogni barca e il menù, sarà uguale per tutte le future uscite, prevede pesce alla griglia, riso al cocco, granchio al sugo, spiedini di gamberi e zebù, spiedini di frutta, acqua e birra. Insomma ce n’e’ per rimpinzarsi. Verso le 2 parto per la passeggiata al faro, mentre Ste preferisce rimanere sotto il sole. Il ragazzetto che ci accompagna salta come una gazzella in questo sentiero non proprio agevole, e dopo una mezz’ora siamo sulla sommità della collina col faro, in disuso e tutto arrugginito, e una scuola. Saliamo le strette scale a chiocciola e la vista dall’alto non è niente male anche se molto del panorama è coperto dalla vegetazione. Comunque ne esce qualche foto carina. Tornati in spiaggia assisto alla pesca, con moltissima gente del villaggio in acqua con le reti, e a giudicare dalle facce sorridenti durante la spartizione dei pesci sembra essere andata bene. Alle 3.30 iniziano a richiamarci, facciamo un po’ di resistenza bianca, facendo finta di non sentire. In effetti è un peccato lasciare così presto questo posto…Guadagnamo qualche minuto ma verso le 4 siamo costretti a risalire sul motoscafo. Nel tragitto di ritorno una ragazza svizzera, per la seconda volta in Madagascar, ci da molti buoni consigli, anche su un buon posto dove dormire a Ambatoloaka, il Couche du Soleil. Tornati a Nosy Be, allora, ci facciamo accompagnare li. E’ veramente molto carino, con una decina di bungalow in un bel giardino a terrazze con di fronte il mare. Fermiamo una camera per 4 notti (18 € a notte in 2), ci trasferiremo domani. Al ritorno in albergo, ci mettiamo d’accordo con Massimo per il giorno dopo, Nosy Komba e Tanikely, 25 € a testa senza pranzo. 25 Giugno Arrivati a Nosy Komba il programma prevede di visitare la riserva naturale ma noi, che ci faremo i parchi all’interno, preferiamo rimanere in paese e sulla spiaggia. C’e’ qualche negozio di artigianato ma più che altro ci sono i bambini nella scuola che, quando entri in classe, salutano cantando tutti insieme. Gli lasciamo penne e pennarelli, che ricambiano con grandi sorrisi. La spiaggia non è un gran che ma serve per sdraiarci e rilassarci un pò al sole con dietro, stese, le classiche tovaglie bianche ricamate a mano. Dopo poco torna la nostra comitiva e si parte alla volta di Tanikely. Questa isola è famosa per lo snorkeling. In effetti, di fronte alla spiaggia, non particolarmente affascinante, c’è un bel giardinetto di coralli con alcuni pesci colorati. Dopo pranzo facciamo una breve passeggiata nel resto dell’isola e qualche altro bagno con la maschera…Qualcuno urla di avere davanti una tartaruga ma noi non abbiamo la fortuna di vederla. Nel primo pomeriggio, sempre rischiando di esser lasciati sull’isola per l’ultimo giro di snorkeling, si rientra. Veniamo accompagnati al Couche du Soleil e il bungalow che danno è quello in prima fila, il migliore, e facciamo subito conoscenza con la tartaruga gigante che ci passeggia davanti al patio. Tornati alla macchina ci diamo appuntamento con la nostra guida per il giorno dopo per cui è prevista Tsarabanjina, ci vedremo alle 6.45 del mattino. Dopo una bella “doccia malgascia” (cioè bagnandosi con un piccolo secchio che si riempie da uno più grande), a cena andiamo al ristorante all’inizio del paese, il Caribo, dove sono anche il gruppo di sub della nostra amica. Ci vediamo li alle 20.30, il gruppo è simpatico, purtroppo sembra sia impossibile fare immersioni con loro che sono al completo ma ci presentano una loro amica, Silvia, che ha un piccolo diving sulla spiaggia, probabilmente ci appoggeremo a lei. La cena è buona anche se non proprio abbondante e col vino (come qualità) forse esageriamo un po’, e si spende sui 22 € a testa. Il ritorno verso casa è nel buio più totale, non c’è corrente elettrica per strada, e in particolare nei 500 m di viottolo stretto che vanno fatti per tornare a casa, un po’ di ansia sale. Arrivati sani e salvi si va a nanna.

26 Giugno Puntuali alle 6.45 siamo sulla strada. Massimo è meno puntuale e arriva alle 7.15. Comunque siamo pronti per il viaggio verso Tsarabanjina. Ma neanche arrivati alla spiaggia la nostra guida riceve una telefonata che stravolge i piani. Una ragazza del gruppo che doveva venire con noi non si sente bene, salta tutto. La delusione è grande, avevamo sentito parlare così bene di quest’isola che l’idea di andarci ci emozionava molto. Non ci perdiamo di animo, se ci si riuscirà proveremo a organizzare la cosa un altro giorno, ma intanto dobbiamo pensare a cosa fare oggi. Decidiamo di fare un giro di diving per conto nostro ma nessuno è diretto verso Nosy Iranja così ci andremo con Massimo in barca, come ripiego non è proprio male. Arrivati, il mare è un po’ mosso, ma è sempre uno spettacolo notevole. Il tempo passa velocemente tra sole, bagni con le onde e foto. Il pranzo è buono come sempre e poco dopo aver mangiato arriva anche la barca dei nostri amici sub. Dicono che lo spettacolo sott’acqua non è inferiore a quello sopra, almeno per una delle due barche. Hanno visto tanto pesce, colori e uno squalo leopardo. Anche loro restano impressionati dalla bellezza dell’isola e ci godiamo insieme il posto. La nostra partenza è leggermente anticipata perché è in programma di fare sosta su un’altra piccola isola sulla via del ritorno. Verso le 3 quindi salutiamo quello che è a nostro avviso il più bel posto della zona con la promessa di ritornarci per l’ultimo giorno di vacanza prima di tornare a casa. L’isoletta dove ci fermiamo è la più vicina alla costa del Madagascar (si potrebbe raggiungere a nuoto) ed ha una fitta e bella vegetazione dietro la piccola spiaggia. Il tempo di un bagno, qualche foto, e si fa rotta verso Nosy Be. L’idea è di fare immersioni il giorno successivo ed allora andiamo a chiedere a Silvia, del Forever dive, nella bella casa, tutta rosa, sulla spiaggia. L’uscita con due immersioni viene 75 € a testa, leggermente di più di quello che avevamo sentito agli altri diving, ma l’idea di essere solo noi e la simpatia di Silvia ci convincono, e ci diamo appuntamento per la mattina successiva. Per la cena pensavamo di mangiare qualcosa al bungalow, ma la ricerca al mercato ed al supermercato di qualcosa di buono è un fallimento. Presa la birretta per l’aperitivo, per la cena decidiamo per un panino preso in paese. Oggi è anche il nostro anniversario, e direi che il posto dove ci troviamo a festeggiarlo non è affatto male! 27 Giugno Al mattino le condizioni meteo non sono ideali, nuvole e mare un po’ increspato. Silvia però spera in un miglioramento e ci dirigiamo verso i punti di immersione in mare aperto dove è più probabile incontrare qualcosa di grosso. Arrivati l’acqua è invece molto limpida con una visibilità che sembra ottima. L’immersione (di un ora!) è bella anche se non si vedono né squali, né mante, che invece avranno la fortuna di vedere i sub della barca accanto alla nostra. Però tra razze, grossi banchi e pesci colorati usciamo soddisfatti. Sulla stessa linea della prima è anche la seconda immersione, niente di grosso ma un discreto giardino di coralli e diversi pesci (e parecchia corrente). Sulla via del ritorno, come era stato all’andata, si parla con Silvia, del suo lavoro e della vita in Madagascar. Ci racconta diversi aneddoti e ci mette in guardia sulla sicurezza che, ci dice, si sono verificati di recente alcune aggressioni ed è il caso di non girare con portafoglio o borsette in vista. Gli chiediamo informazioni anche sulla gita a Tsarabanjina e ci dice, come già altri avevano fatto prima, che in una sola giornata è un’ammazzata eccessiva e si rischia di non godersela. Arrivati in spiaggia ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il giorno dopo. Intanto abbiamo deciso di non andare a Tsarabanjina. La mancata visita di questa isola, che avevamo letto essere magnifica, resterà l’unico rimpianto del viaggio…Ma anche la scusa per dover tornare! Per il resto del giorno rimaniamo sulla spiaggia di Ambatoloaka, il cui prosieguo diventa la spiaggia di Madirokely, con le sue belle palme e un mare niente male. L’aperitivo davanti al tramonto è ormai di rito, e per cena ci dirigiamo di nuovo verso il ristorante Caribo, a gestione italiana. Anche se preferiamo sempre gustare i sapori del posto, abbiamo bisogno di spezzare un po’ con pesce e zebù, per farci un piatto di pasta. La gestione italiana, nella cottura della pasta, si sente…Purtroppo anche l’assenza di olio d’oliva. Nel complesso però gli spaghetti ai frutti di mare non sono male (10 euro) Ritorniamo verso casa, nel buio totale della strada, con la nostra torcia e andiamo a dormire.

28 Giugno Altra giornata di immersioni. La prima destinazione è il punto dove il reef finisce prima del mare aperto dello stretto del Mozambico. Proprio per questo motivo dovrebbe essere più facile incontrare squali o mante, ma purtroppo, come nota anche Silvia al ritorno in barca, come sub non siamo tanto fortunati! Purtroppo oltre al mare aperto in questo punto c’era abbastanza poco e l’immersione non soddisfa molto, ma ci si rifà con la seconda, in bel giardino con coralli, gorgogne, pesci pappagallo, farfalla ecc…Insomma una buona chiusura della nostra esperienza sottomarina qui a Nosy Be. Ma non sapevamo che il bello doveva ancora arrivare. Durante il tragitto di ritorno si affiancano alla barca una decina di delfini che fanno un lunghissimo pezzo di mare con noi. Saltano, si incrociano e giocano, uno spettacolo bellissimo. Foto e filmati si sprecano. Dopo una buona mezz’ora ci salutano lasciando a tutti noi un sorriso stampato in viso. Sono veramente animali meravigliosi e simpatici. Salutiamo e ringraziamo Silvia e ci dirigiamo nel nostro posticino sulla spiaggia. Sole, mare, pisolini e foto ai pescatori e alle loro splendide piroghe che sembrano esser fatte apposta per esser fotografate. Fotografiamo anche lo splendido tramonto, di un arancio che sembra irreale e ci andiamo a preparare per la sera. A cena siamo all’Explora, il villaggio dove sono i nostri amici. Ci raccontano di essersi divertiti molto con il giro in quod dell’isola. Un drink dopo cena, con i pochi scampati all’epidemia di febbre o mal di stomaco che ha colpito la loro compagnia e il taxi ci riporta verso casa.

29 Giugno Oggi alle 18.20 abbiamo l’aereo per Tanà. Saldiamo il bungalow, chiediamo di un taxi per il pomeriggio (Ambatoloaka-Aeroporto: 20 €) e ritorniamo verso la spiaggia. Le donne con i cesti in testa, i pescatori e i bambini danno ancora spunti per bellissime foto. Il sole, senza la possibilità di trovare un minimo d’ombra, è veramente molto forte ma il mare invita e con numerosi bagni ci si rinfresca spesso e volentieri. Nel primo pomeriggio risaliamo, recuperiamo le nostre cose e partiamo per l’aeroporto. Prima si fa tappa a Hell Ville per cambiare degli euro. Il posto dove ci porta il nostro autista è veramente da film, con l’enorme matrona di casa che ci fa accomodare nel salotto in penombra, un Luigi XV che ha avuto giorni migliori, e ci apre la valigetta carica di banconote. Il cambio è buono, 2.500 ar. Per €. Arriviamo all’aeroporto puntualissimi, e lasciamo all’autista, oltre ai 20 € una maglietta per la moglie che sembra farlo molto felice. E salutiamo questa bella isola dandole un arrivederci a fra 2 settimane. Il volo Air Madagascar è puntuale e molto confortevole e come spuntino offrono dei panini, niente a che vedere con quella roba di plastica dei vari voli intercontinentali. All’aeroporto di Tanà ci aspetta la moglie di Maheri, con la figlia, che, in un discreto italiano, ci da il benvenuto. Insieme al padre di Maheri (guida anche lui) ci accompagnano allo Chaval Blance, l’albergo che avevamo scelto a pochissima distanza dall’aeroporto con il servizio navetta compreso nel prezzo. La stanza (14 €) non è niente di che ma la presenza dell’acqua calda ce la fa sembrare una suite! Chiariamo gli ultimi particolari e firmiamo il contratto per il tour che faremo da Tulear a Tanà con il fratello di Maheri…E poi un bella doccia! Forse esageriamo con il relax e quando arriviamo al ristorante dell’albergo sono le 10. Ci dicono che per cenare è tardi ma gentilmente ci preparano due bei panini. Il tempo di vedere un po’ di finale degli europei di calcio e poi a letto che domani abbiamo il volo alle 7.20.

30 Giugno – 2 Luglio: Parchi degli Tsingy e Avenue du Baobab 30 Giugno Arriviamo verso le 6.15 al piccolo aeroporto di Tanà dove le pratiche di check in e carico bagagli sono piuttosto veloci. Puntuali alle 8.30 siamo a Morondava e all’uscita ci aspetta Ninì, la nostra guida. E’ un signore di circa 40 anni con faccia simpatica e affidabile. Caricati gli zaini sul Land Rover ci dice che prima di partire dobbiamo mettere benzina. Non capiamo subito il motivo di informarci, per 10 minuti che ci vorrà…Ma non consideravamo lo stato delle strade! Le strade, se così si possono definire, di Morondava sono delle buche (alcune enormi) con intorno un po’ di asfalto. Sul ciglio, da una parte e dall’altra, ci sarà un dislivello dai 50 cm a 1 metro, e per fare i 2/3 km che ci dividevano dal distributore ci avremmo messo un ora. Passando per la via principale, in mezzo al mercato di Morondava, cittadella abbastanza estesa e caotica, arriviamo finalmente alla pompa e, fatto il pieno, cambiati altri soldi in un ferramenta (sempre a 2.500), ci mettiamo in viaggio. Uscire da Morondava non è semplice, ma appena finisce la strada “asfaltata” e inizia quella in terra battuta le cose migliorano leggermente. Comunque alcuni tratti sono da percorrere a passo d’uomo per le profondissime buche. L’attenzione è però catturata ben presto dalla natura circostante. La fitta vegetazione ai bordi della strada, i campi di riso, i carri trainati dagli zebù e più che altro loro, i signori di questa regione, i baobab. Se ne iniziano ad incontrare appena usciti da Morondava e la tentazione sarebbe di fermarsi ad ognuno per fotografarlo. Sono veramente belli, ergendosi, solitari, in mezzo alle vegetazione bassa o sulla terra arida, con i loro piccoli e contorti rametti sulla sommità. Ninì ci dice che si fermerà nei posti migliori ed il primo è in corrispondenza del baobab “doppio”, un’unica pianta che si dirama in due grandi tronchi, uno spettacolo. Alle sue spalle il bel baobab di fronte al laghetto di ninfee. Ma ovviamente la più attesa è la famosissima Aveue du baobab e quando ci arriviamo, pochi minuti dopo, capiamo perché è il luogo più fotografato del Madagascar. La strada passa proprio in mezzo a decine di enormi baobab che si stagliano, come colonne naturali, sul cielo azzurro. Lo spettacolo è veramente notevole. Si dice che al tramonto sia ancora più bello…E speriamo di poterlo verificare con i nostri occhi fra 3 giorni. Intanto ci scateniamo con le foto, circondati da bambini che chiedono qualcosa in cambio di una foto. Dopo averli ripresi da ogni angolazione Ninì ci fa presente che la strada è ancora molto lunga. Quindi si riparte su questa lingua di sabbia, che va dal bianco al rosso fuoco, le cui condizioni con i km non migliorano e si inizia a capire perché per percorrere 200 km si considera necessario un intero giorno. A rallentare ulteriormente il viaggio poi ci sono gli attraversamenti sulle chiatte dei fiumi che si incontrano sulla via. Il primo è lo Tsibirinja, sulla cui sponda è sorto un villaggio. L’attesa della chiatta è lunga, almeno un ora e ½. Quando finalmente arriva, effettuate le lunghe operazioni di sbarco e imbarco delle jeep, proseguiamo il nostro viaggio e Ninì ci informa che siamo in ritardo. Dovremmo scegliere se proseguire, arrivando al prossimo fiume a notte inoltrata col rischio di non poter attraversare e passare la notte in auto, o dormire al paesino sull’altra sponda del fiume e partire domani prestissimo. Assicurati che anche così riusciremmo a visitare entrambi i parchi previsti per il giorno dopo, appena scesi ci andiamo a cercare una sistemazione a Belo sur Tsibirinja. La guida consiglia l’hotel du Menabe e per 4 € a testa prendiamo la nostra stanzetta, spartana ma pulita. Decidiamo di fare un giro per il paese e, per prima volta, siamo nella particolare condizione di essere gli unici stranieri, bianchi, nell’intero paese. Tutti ci guardano (pure gli zebù…E uno ci punta pure!), e guardano anche il nostro zaino, tanto che per stare più tranquilli preferiamo tornare a posarlo in albergo. Il giro successivo è piacevole, con il mercato, il caos delle persone, i bambini, non siamo sicuramente in una meta “turistica” e si riesce, almeno un po’, a vivere lo spirito di questa terra. Per cena invece del Mad Zebù, consigliato dalla guida, preferiamo il ristorantino dell’albergo. Menù completo: mis-ao (piatto cinese,una specie di spaghetti saltati), filetto di zebù con patate fritte e banana flambè, 3 € a testa…E tutto ottimo e abbondante! E dopo cena a letto che domani si parte alle 4… 1 Luglio Alle 4 del mattino siamo tutti in macchina e, in piena notte, si riparte. Il buio è totale, solo i potenti fari della jeep, illuminano la strada che, appena usciti dal villaggio, sembra esser stata colpita da una pioggia di meteoriti. Sembra impossibile superare alcuni pezzi per i solchi profondissimi che la attraversano, ma Ninì si rivela un autista eccezionale. Sorprendentemente, nonostante l’ora, si incontrano numerosi carri trascinati dagli zebù che dimostrano di non amare tanto i nostri fari, quando li incrociamo infatti gli animali tendono a puntarci tanto che incontrando i successivi preferiamo fermarci a fari spenti e farli passare. La cosa rallenta ulteriormente il percorso. La strada in questa seconda parte di viaggio, se possibile, è anche peggiore che nella prima, ed infatti si fa sentire anche un po’ di mal di stomaco, ma un pisolino prima, le luci dell’alba poi, e lo spettacolo della natura intorno a noi catturano la nostra attenzione e allontanano il fastidio. La terra qui è più arida, la vegetazione scarsa e sono scomparsi i baobab. Si attraversano alcuni villaggi, completamente isolati in questa terra così poco ospitale, ma dove le persone, e più che altro i bambini, salutano sempre con il sorriso urlando “Vasa! Vasa!”. Arriviamo al secondo fiume che è ancora mattino presto e l’aria è fresca. La chiatta, parcheggiata sull’altra sponda, sembra prendersela con molta calma e allora, per non rischiare di far tardi per le visite ai parchi, Ninì si accorda con un proprietario di una delle piroghe del villaggio che per pochi spicci ci porta dall’altra parte (la traversata è veramente breve). Al centro dell’ANGAP compiliamo i moduli, ci assegnano la nostra guida (che conosce qualche parola di italiano) e partiamo per la visita ai parchi Grande e Piccolo Tsingy (18 € a testa per tutti e due). Nel frattempo Ninì è riuscito ad attraversare, carica noi e la guida, e partiamo alla volta dell’ingresso del Grande Tsingy. Per arrivarci ci vuole un’ altra ora abbondante di strada, che non ci aspettavamo e che non ci fa proprio contenti (siamo un po’ stanchi di stare in macchina!). Finalmente arrivati, indossiamo un imbragatura e partiamo. C’e’ prima un breve tratto di giungla dove incontriamo solo due molfette non tanto propense a concedersi alla nostra macchina fotografica. Dopo di che iniziamo ad incontrare le costruzioni naturali dovute all’erosione del particolare tipo di roccia dura presente qui, che creano delle vere e proprio sculture naturali con punte affusolate che risaltano sul cielo azzurro. I passaggi non son affatto semplici, con scaloni anche molto alti e intorno rocce taglienti. Non è proprio un’escursione adatta a persone un po’ in là con gli anni o non particolarmente in forma e la cosa è confermata dai passaggi nelle fenditoie, scavate dall’acqua, larghi anche solo 30 cm (e con più di 30 m di roccia sopra la testa!). Anche le gallerie sono molto spettacolari, dove si procede per diversi tratti al buio più completo con la sola luce della torcia ad illuminare il percorso. Dopo altri spettacolari arrampicate tra alberi secolari e liane si arriva al primo belvedere. Rocce appuntitissime tutte intorno per decine di metri quadrati, sembra un incendio pietrificato. Fatte le nostre foto, che purtroppo non renderanno la bellezza del posto, ripartiamo alla volta del passaggio forse più famoso, il ponte di funi. E’ veramente spettacolare, sospeso ad un altezza di diverse decine di metri. L’attraversamento è probabilmente la parte più facile della visita, ma comunque emozionante. A oltre 2 h e ½ dalla nostra partenza chiediamo alla guida di poterci fermare un po’ per mangiare qualcosa , lui non sembra sentire la stanchezza ma a noi tremano le gambe. Pane e cioccolata però ci rimette pienamente in sesto. Il tempo ancora di attraversare quella che chiamano la cattedrale, arrivare al secondo belvedere e siamo di nuovo al punto di partenza. C’e’ ancora un breve tratto di foresta, non molto fitta, ma in cui la noi guida spera ancora di incontrare qualche lemure, unica mancanza, fin’ora del nostro tour. E la sua ricerca è alla fine premiata. Becchiamo un lemure aggrappato su un albero che riusciamo ad avvicinare fino a pochi metri. E’ della famiglia dei sifaka, col pelo lungo, tutto bianco con il muso completamente nero. Sarà che è il nostro primo lemure…Ma è proprio bello! Da li a poco si radunano intorno all’animaletto parecchi altri turisti e prima che scappi riusciamo a fargli giusto qualche foto. Quando torniamo alla macchina sono passate oltre 4 h dalla nostra partenza, siamo belli stanchi ma molto soddisfatti. L’ingresso del piccolo Tsingy è proprio di fronte all’ufficio dell’ANGAP. La guida ci anticipa che il giro sarà più breve, 1 h e ½, 2 al massimo, e la cosa non ci dispiace troppo. Al Piccolo Tsingy non manca niente del “fratello maggiore”: foresta, scalini, passerelle, fenditure in mezzo alle rocce, belvedere…Solo tutto in scala 1:5. Nel complesso non è male, ovviamente visto il Grande questo è più un piacevole giretto di relax. Però proprio quando meno ce lo aspettavamo, e subito dopo aver visto un bel gufo, incontriamo un altro sifaka, stavolta tutto per noi. Se ne sta su un ramo sopra di noi, beatamente a mangiare, e si concede a tutti gli scatti che vogliamo, mettendo in risalto i suoi occhi gialli accesi sul suo muso nero. Finito il giro, molto soddisfatti, ritroviamo Nenè ad aspettarci e con lui, e la guida che si fa dare un passaggio, ci avviamo verso gli alberghi. Il Relays de Tsingy viene 18 € a testa a notte (molto caro per i prezzi di qui ed il bungalow non è poi un gran che) ma l’albergo in paese è veramente troppo mal messo e decidiamo per il Relays. Ci danno il bungalow n.6 da cui la vista sulla vallata è veramente meravigliosa. Purtroppo, dopo la doccia pronti per andare a cercare un posto per la cena, ci rendiamo conto che il mio cellulare non c’e’ più…Perso…Speriamo l’abbia trovato qualcuno a cui possa tornare utile. Raggiunto nell’oscurità totale, illuminata solo dalla nostra torcia, il paese è sicuramente il più povero visto finora (e lo resterà fino alla fine della vacanza). Lungo la vietta sterrata, come in un presepe, tanti banchetti con delle candele sopra offrono cose da mangiare. Noi ci avviamo verso quello che sembra un ristorante. C’e’ anche un altro tavolo di “vasa” e sinceramente, in questo posto fuori dal mondo, due tavoli di stranieri fanno strano. Ci servono due ragazzi e ci portano quello che c’e’: porzioni piuttosto risicate di pollo in umido e riso. Probabilmente anche per loro avere due tavoli da servire non è una cosa consueta. Paghiamo i 2 € a testa del conto e ci riavviamo verso casa. Il tempo di allontanare una ranocchia che aveva fatto casa nella nostra tazza e a nanna.

2 Luglio A colazione, da questa sorta di terrazzino di fronte al bungalow, lo spettacolo della valle completamente coperta dalla nebbia mattutina è incredibile. Alle 8 arriva Ninì e siamo pronti ad affrontare il lungo viaggio che ci riporterà a Morondava. La strada al ritorno ha ancora più fascino di quanto ricordassi all’andata. Probabilmente si riescono a cogliere particolari persi mentre venivamo. Tant’e’ che il percorso non sembra tanto lungo. Si rincontrano con piacere i villaggi attraversati due giorni prima ma questa volta si è pronti a fotografare e contraccambiare i saluti al nostro passaggio di questi sorridenti bambini. E si avvicina velocemente il momento più importante della giornata, il tramonto in Avenue du Baobab. Ninì è perfetto con i tempi, via via che ci avviciniamo, mentre il sole si abbassa alla nostra destra, incontriamo il Grande baobab, il Baobab sacro e, percorso un tratto di una piccola strada secondaria, il Baobab degli innamorati. La luce si fa sempre più arancio, regalando a queste magnifiche piante un non so che di magico. E finalmente raggiungiamo il posto più fotografato del Madagascar. Siamo circondati da una luce irreale, rosso acceso, e ci spieghiamo la fama di questo luogo. Fotografiamo finchè non è notte e, pienamente soddisfatti, facciamo ritorno verso la città. Ritroviamo quella strada in condizioni terribili, e di notte è ancora più difficile guidarci, ma Ninì se la cava alla grande fino in fondo, anzi ha anche modo di indicarci un camaleonte aggrappato a un ramo che non sappiamo come abbia fatto a vedere in quell’oscurità totale. Per il pernotto giriamo i 4 alberghi indicati dalla guida, che Ninì ci accompagna a vedere, confermando una gentilezza fuori dal comune. Scegliamo il Menabe per 6 € in due. Salutiamo e ringraziamo la nostra splendida guida, ci ricorderemo di lui! Una bella doccia e poi alla ricerca di un posto dove mangiare. In zona non sembra esserci niente, ci affidiamo allora a un tassista che per qualche € si offre di portarci e rivenirci a prendere alla Capannina, nella zona del villaggio di pescatori. Il locale è carino e i camerieri gentili. Ottima bistecca e patate per 3,5 € a testa. Usciti però il nostro tassista non c’e’ e non accenna ad arrivare anche quando il ristorante sta per chiudere (e rimanere li soli al buio non ci sembra il massimo). Per fortuna la ragazza che gestisce il locale ci viene in soccorso, parla bene italiano, abita vicino al nostro albergo e si offre di darci un passaggio. In pochi minuti siamo di nuovo a casa, purtroppo però non abbiamo più in tasca l’unico cellulare che ci era rimasto. Torniamo di corsa a casa della nostra “tassista” e per fortuna lo ritroviamo sotto un sedile, perdere due cellulari in due giorni sarebbe stato un record! 3 – 5 Luglio: Anakao 3 Luglio Oggi alle 9.00 aereo da Morondava a Tulear, destinazione Anakao. Partenza puntuali, colazione in volo con un cornetto, meglio di quello del bar, e arrivo a Tulear verso le 10.30. Appena fuori l’aeroporto un gruppetto di tassisti praticamente ci assale e in breve ognuno ha qualcuno da portare verso la città. Tariffa standard 3 €. Noi prima di andare al molo delle barche (32 € a/r a testa) ci facciamo portare alla ricerca di un centro che venda schede telefoniche (non è cosa facile) e finalmente tranquillizziamo casa. Arriviamo quindi in forte ritardo sulla tabella di marcia al molo pensando di dover partire ormai con la barca del pomeriggio (perdendo così quasi tutta la giornata) ed invece ci stavano aspettando, che Maheri aveva fatto una prenotazione a nostro nome (grande Maheri!). Saliamo su un carretto trainato da zebù, noi, una coppia di ragazzi francesi e un surfista australiano e percorriamo con questo particolare mezzo di locomozione il lungo pezzo di bassa marea. I ragazzi del posto caricano i nostri bagagli sul motoscafo ed in un oretta di navigazione tranquilla siamo alla laguna di Anakao. E’ una lunga spiaggia con dietro una fitta vegetazione, tutto a destra un villaggio e di fronte, in mezzo a un bel mare azzurro, l’isolotto di Nosy Ve. Il posto dove vogliamo dormire, il Longo Vezo è ad un km circa di spiaggia dal villaggio. Ci facciamo scaricare a terra (si fa per dire, con la bassa marea non possono avvicinarsi a più di 3/400 m dalla spiaggia che ci dobbiamo fare a piedi zaini in spalla!), ma lo sforzo vale la pena. Sono una serie di bungalow, distribuiti ordinatamente su una collinetta di sabbia bianchissima divisi dal mare solo da una piccola duna. Quelli più piccoli sono già tutti presi ma ce n’e’ uno grande libero che viene 10 €. E’ molto carino, tutto in legno, con un patio con amaca, e l’immancabile doccia malgascia (un po’ ci mancava!). Ci diamo una rinfrescata e partiamo alla scoperta di questo nuovo luogo. Durante il tragitto verso il paese siamo fermati una quindicina di volte da chi ci offre frutta, chi massaggi, chi ci vuole da lui a cenare e bambine con le loro collanine. Anche comprandone un po’ a tutte non si riesce ad allontanarle, e più prendi qualcosa più si fanno numerose, tanto che per avere un minimo di libertà bisogna diventare un po’ scortesi, ma sembra veramente l’unico modo. Il paese è semplicissimo, una fila di semi baracche a qlc metro dalla spiaggia con di fronte un’infinità di piroghe. Troviamo i due localetti indicati dalla guida. Ci fermiamo da Chez Emile per uno spuntino. E per un paio di € ci facciamo l’immancabile THB con dei calamari all’aglio favolosi. Proprio sul muro della veranda dove mangiavamo notiamo un cartello che pubblicizza l’uscita alla ricerca delle balene, con successiva sosta a Nosy Ve, organizzata dai fratelli della signora che gestisce il piccolo ristorante. Il prezzo è di 20 € a testa, non poco per gli standard di qui, ma, pensando che potrebbe essere veramente un esperienza unica, non ci pensiamo un attimo e prendiamo appuntamento per la mattina successiva. Nella passeggiata di ritorno prenotiamo l’aragosta dal ragazzetto del chiosco sulla spiaggia. A pochi metri dai nostri bungalow la nostra attenzione è catturata dal gruppetto di bungalow del Bivouac Lavandaka, proprio in riva al mare, molto carini ed in posizione incredibile. Sentiamo al ristorante (molto bello anch’esso) e dei ragazzi simpatici ce li mostrano. Il costo è di 6 € a notte (meno di dove siamo ora). E visto lo spettacolo che si ha dal letto, col mare proprio di fronte, decidiamo di spostarci il giorno seguente. Il chiosco scelto per cena è molto carino, a pochi passi dal mare e, ovviamente, siamo soli. Il ragazzo, anche se un po’ impacciato, si prodiga per farci stare bene, è gentile, parla un po’ italiano e quando gli diciamo che il giorno successivo saremmo andati alla ricerca delle balene ci dice che la stagione delle balene non è ancora iniziata, va dal 15 luglio al 15 settembre, quindi non sarebbe stato facile avvistarne. Questo non spegne il nostro entusiasmo (e quanto avremo ragione!) e ci gustiamo la nostra aragosta da soli, in riva al mare, in mezzo al niente. Per dessert delle squisite crepes al miele di baobab, il tutto per un prezzo ridicolo, 3,5 € a testa! Soddisfatti della nostra prima giornata in questo pezzetto di paradiso ce ne andiamo a letto.

4 Luglio Sveglia verso le 8 per il trasloco nella nostra splendida nuova sistemazione. Puntuali alle 9 arriva la nostra piroga. Saliamo in equilibrio precario e si parte. Uno dei fratelli al motore e l’altro in piedi a scrutare l’orizzonte. La velocità è poco maggiore di quella di un pattino a remi e ci iniziamo a domandare se veramente con questa barchetta sarà possibile avvicinare i grandi cetacei. Anche quando la nostra vedetta inizia a dirci di aver avvistato due balene, noi non vediamo niente e pensiamo un po’ a un siparietto preparato…E invece dopo poco anche noi iniziamo a vedere grandi spruzzi di acqua all’orizzonte e, dopo ancora un po’, ancora lontane, vediamo delle colonne issarsi sull’acqua e poi cadere alzando una quantità infinita di schizzi…Sono proprio loro, le balene! Avanziamo in loro direzione e vorremmo remare anche noi con le mani per arrivare prima possibile a godere questo spettacolo da vicino. E dopo pochi minuti iniziano a uscire, a poche decine di metri da noi, le enormi schiene. L’emozione è indescrivibile. Vengono su per respirare, spruzzano come si vede nei film, e, mostrando la loro splendida coda, si immergono. Passano alcuni minuti di misto tra fremente attesa che si rifacciano vedere e ansia che possano non riuscire. Probabilmente disturbate dal motore(!) non si esibiscono nei famosi “tuffi”, ma con la loro grandezza ed eleganza sono comunque uno spettacolo magnifico. Ad un certo punto sono 3 e nuotano a neanche una decina di metri da noi. E’ bellissimo! Stiamo tutto il tempo necessario per ammirare e fotografare quello spettacolo e poi ci avviamo verso Nosy Ve. Arrivati sulla spiaggia i nostri barcaioli ci danno appuntamento per le 12.30 dove si mangerà quello che uno dei due riuscirà a pescare. Ci troviamo un posto e, soli a perdita d’occhio, ci godiamo la bella spiaggia, dove se non è agevole fare il bagno per la bassa marea, si possono fare lunghe passeggiate tra le piroghe arenate sulla spiaggia e i pescatori locali di polipi. Alle 12.30 siamo puntuali al ritrovo, siamo una decina di persone con 3 pescatori ma il nostro è l’unico che è riuscito a prendere, oltre a numerosi pesci, anche un aragosta, che ci mostra soddisfattissimo! Oltre a quella, buonissima, è ottima anche la zuppa e il pesce grigliato. Riusciamo a spostare il ritorno almeno fino alle 15.30 (loro sarebbero partiti subito dopo pranzo) e ci prendiamo le ultime ore di un sole ancora caldo. Arrivati a terra entrambi abbiamo una infinita voglia di tornare a trovare le balene anche il giorno dopo. Il prezzo, anche senza torniamo a Novy Ve, è praticamente come quello della gita completa, ci faremo due conti ed eventualmente stasera a cena vedremo di cercare i nostri barcaioli. Quando si inizia ad abbassare il sole il nostro bungalow si illumina di una luce arancione che sembra finta e lo rende ancora più bello. Attendiamo il tramonto tra l’amaca, la doccia malgascia all’aperto e l’aperitivo sul divanetto. Il tramonto è mozzafiato, con le piroghe che attraversano il mare di fronte a noi finche non è completamente buio. Durante la lunga passeggiata dal nostro bungalow al paese, sulla spiaggia, soli e al buio completo, un infinità di granchietti fuggono verso il mare appena sono illuminati dalle nostre torce. Sempre da Chez Emile, ordiniamo calamari e birra. Durante la cena arrivano Sergio ed il fratello e ci accordiamo per la gita di domani, 14 € e due magliette (per fortuna ne avevamo portate da barattare). Già euforici per il giorno dopo andiamo a letto.

5 Luglio Lo spettacolo che si gode dal nostro letto credo sia veramente unico, e svegliarsi così è una cosa che non c’era ancora mai capitato. Fatta colazione, la nostra piroga si fa un po’ attendere, ma verso le 9.30 siamo di nuovo pronti per partire e dopo pochi minuti si avvistano di nuovo degli inconfondibili grandi spruzzi d’acqua all’orizzonte. Avvicinandoci sembra che siano due bei balenotteri con molta voglia di giocare. Escono e si rimmergono velocemente facendo ogni volta grandi schizzi con la coda. E’ veramente uno spettacolo unico. Quando gli siamo ormai più vicini, si intimoriscono un po’, sono più immerse che in superficie, ma, una in particolare, esce spesso vicino a noi regalandoci altre emozioni…E belle foto. E dopo l’ennesimo saluto con la sua grande coda, salutiamo anche noi e facciamo ritorno alla spiaggia. Paghiamo i nostri bravi marinai, diamo loro le magliette e li salutiamo affettuosamente. Il pomeriggio lo passiamo in spiaggia di fronte al bungalow. Inizia ad arrivare qualche altra barca di turisti che si vedono poi passeggiare lungo il bagnasciuga…Non siamo più le sole “vittime” delle bambine e delle loro collanine. Tra bagni e passeggiate lungo le parecchie decine di metri di fondo marino lasciato scoperto dalla bassa marea si fa presto il tramonto che ci godiamo, come sempre, sul nostro patio. Per cena torniamo in paese e prima di andare al nostro ristorantino ci andiamo a sincerare dell’appuntamento per il giorno seguente all’agenzia della Compagnia del Sud, che poi è una baracca come le altre in cui alcuni ragazzi si occupano del trasporto dei turisti da Anakao a Tulear. Ci danno appuntamento per la mattina successiva alle 8. Finalmente a tavola, ordiniamo pesce alla griglia e birra 3 € ed al tavolo a fianco al nostro c’e’ un signore italiano, sulla sessantina, che si è trasferito in Madagascar da un paio d’anni per motivi facili da immaginare. E’ anche divertente nei sui racconti ma pensare che altri, come lui, sfruttino la povertà di questo Paese per avere possibilità che si sognerebbero a casa loro, fa molta tristezza. Tornati all’albergo paghiamo il conto e ci facciamo un ultimo brindisi in questo splendido posto col famoso rum arrangè. 6 – 11 da Tulear a Tanà 6 Luglio Alle 8, come ci avevano detto la sera prima, siamo pronti per partire. Alle 9.30 ancora non si è visto nessuno, ci andiamo ad informare ed in paese lo stesso ragazzo di ieri ci dice che si è sbagliato e si partirà alle 11. Torniamo al nostro bungalow e ai nostri zaini ma alle 12.30 ancora nessuna barca all’orizzonte! Decisamente stranito mi accingo a tornare in paese e, praticamente arrivato, un motoscafo parte dal porticciolo, carico di turisti e mi costringe ad una corsa per non rischiare pure di esser lasciato li (dopo che aspettavamo da 5 h!). Va detto che la pessima fama della Compagnia del Sud è meritata, meglio affidarsi al trasferimento organizzato dai posti dove si prenota per dormire, meno cari e più organizzati. Comunque, fatti i soliti 100 m con l’acqua alle ginocchia e aiutato pure il ragazzo della barca a fare manovra nella secca, si parte. L’ora sembra la meno adatta per affrontare il viaggio per le condizioni del mare. La mattina era una tavola ma ora vento forte ed onde alte non promettono niente di buono. Se ci si mette poi l’incapacità del nostro timoniere ecco che quello che doveva essere un tranquillo trasferimento diventa un vero e proprio viaggio della speranza! Appena partiti si capisce subito che alla lezione su come prendere le onde il nostro pilota non c’era! Praticamente per tutto il viaggio ogni onda che si infrange sullo scafo entra nella barca colpendo in pieno gli sventurati seduti dietro. A noi davanti si rompe la panca dove eravamo seduti ma almeno siamo molto più protetti e ce la caviamo con qualche schizzo. Dopo più di un ora di costante doccia gelata e vento, si avvicina come un miraggio la spiaggia da cui eravamo partiti 3 giorni fa e dove arriviamo completamente fradici e infreddoliti ma divertiti noi, a un passo dall’assideramento le ragazze che erano dietro! Arrivati, col solito carretto, al punto di partenza troviamo ad aspettarci la nostra guida, il fratello di Maheri. Sembra simpatico ed ha una faccia sveglia, scopriamo inoltre, con piacere, che è la stessa guida che hanno avuti i due ragazzi che erano con noi in barca e che ce ne avevano parlato molto bene. Fatte le presentazioni, carichiamo i sacchi nel fuori strada, dopo qualche problema per trovare un posto dove cambiare i soldi, si parte. Destinazioni l’Isalo. Si sta facendo sera e ci affrettiamo in quanto quella è la zona dei briganti che, col buio, ci dice, potrebbero attaccare. Con un filo di ansia proseguiamo e, quando arriviamo a Ranohira ormai è notte. E’ un piccolo paese in cui sembrano esserci solo botteghe di vendita e acquisto di pietre preziose, e la gente che gira non è proprio tranquillizzante. Arriviamo all’Orchidee . La stanza, 6,5 € è carina…E con l’acqua calda! Per cena andiamo all’Hotel Berny. L’ambiente è molto informale e carino, col camino acceso e l’anziano proprietario e la sua bella moglie molto simpatici. Per i soliti 3 / 4 € a testa mangiamo bene e torniamo soddisfatti in camera, che domani ci aspetta l’Isalo! 7 Luglio Alle 8.30 siamo all’appuntamento e la nostra guida, che parla bene italiano, è già li. Il giro che ci propone è quello medio, da circa 4 ore,. Che farà al contrario rispetto i tour classici tale da arrivare nei posti prima degli altri. Paghiamo i 24 € a testa per l’ingresso, ed in macchina arriviamo al punto di partenza. Ci inizia subito a mostrare e spiegare le piante che incontriamo e i resti delle tombe delle tribù del luogo e le loro usanze. Dopo poco siamo al belvedere dove il panorama gira tutto intorno per un 360° di spettacolari montagne. La tappa successiva è la piscina naturale. Uno dei posti più belli che abbiamo mai visto! Come previsto ci arriviamo prima di tutti e per una buona mezz’ora ce la godiamo, tutta per noi, tra tuffi, bagni (gelati) sotto la cascata e foto…È un posto veramente magnifico. Quando ormai i gruppi di turisti sono arrivati numerosi, rovinando, se pur solo in parte, la magia del posto, riprendiamo il cammino. Attraversiamo una landa secca e desolata in mezzo alle montagne, scendiamo mille scalini e arriviamo al camping dove facciamo il nostro secondo incontro con i lemuri. Ce ne sono di “fulvus”, meno carini ma molto socievoli, e i catta, quelli del cartone animato,…Più timidi ma ben disposti a farsi fotografare. Ripartiti, incontriamo altri lemuri sulla nostra strada prima di infilarci in una magnifica gola che corre in mezzo a due montagne. Si mantiene un passo sostenuto, faticoso anche, ma lo sforzo vale la pena. Arriviamo infatti alla nostra successiva meta, due altre magnifiche fonti, sempre per primi. Sono la fonte azzurra e la fonte nera, sono due laghetti tra le rocce in cui si tuffano due belle cascate. Piccola e bassa la prima, più grande e molto più profonda (tanto che non si vede il fondo, da cui “nera”) la seconda. Bagno e foto di rito sotto la cascata. Dopo il nostro panino con la cioccolata ripartiamo e incontriamo nella via del ritorno gli altri gruppi che non si potranno godere quei posti in solitaria come noi. Dopo un altro bel pezzo di parco, tra rocce, ruscelli e palme, arriviamo all’ultimo bellissimo laghetto. Sembra incredibile quanti posti magnifici siano concentrati in questo luogo. Prima della fine del giro, ripassiamo al campeggio, rincontriamo e rifotografiamo i nostri amici lemuri e siamo di nuovo alla macchina dopo quasi 5 ore, stanchi ma felicissimi. Per il tardo pomeriggio è prevista la visita al museo dell’Isalo, una stanza con reperti, foto e disegni con cui si racconta la storia del luogo e le caratteristiche delle principali specie di animali e piante presenti. Ci dirigiamo poi verso la finestra dell’Isalo dove è d’obbligo ammirare il tramonto. Anche qui arriviamo per primi, in effetti manca ancora un po’ al calar del sole. La luce, arancione che riflette sul rosso delle rocce è comunque già molto bella. Con l’avvicinarsi del tramonto arrivano molti turisti e la magia del luogo un po’ si perde ma lo spettacolo è di quelli che vanno visti. A cena torniamo dal simpatico signore di ieri sera e rimaniamo soddisfatti come la sera prima. 8 – 11 Luglio Nei giorni che seguono il nostro viaggio è proseguito con la risalita verso Tanà fermandoci in diversi paesi dove la nostra fantastica guida ci ha sempre accompagnato, in maniera più che discreta, a scoprire i luoghi e le attività caratteristiche di questa parte di mondo, così lontana da noi. 8 Luglio La strada corre per moltissimi chilometri tra pianure sconfinate e aride senza incontrare praticamente niente, se non pochissimi altri fuoristrada e le mandrie di zebù che i Barak (tribù specializzata in questa attività) porta da sud a nord in viaggi anche di mesi. I villaggi sono costituiti da piccoli gruppetti di case di fango con alberi con appese le pannocchie. Arriviamo ad Ambalavao verso ora di pranzo che consumiamo, con la nostra guida in un Hotely, i ristoranti a buonissimo mercato dove sono soliti mangiare, tutti i piatti sono a base di riso, i malgasci. Spendiamo 1 € a testa…E se non altro ci alziamo senza fame. Per dormire siamo al Bougain-villees. E’ bello, un insieme di casette indipendenti e colorate. La stanza ( 6 € ) è molto carina e curata e tutto intorno è pieno di piante e fiori. La prima visita è alla fabbrica della Carta Antimoro, proprio nel cortile dell’albergo. Con un antichissima tecnica di origine araba, attraverso la lavorazione delle foglie di una pianta che nasce qui si ottiene una pasta, che lavorata, stesa ed asciugata al sole diventa splendidi fogli di carta grezza con all’interno decorazioni con fiori e foglie. Partiamo poi per la scoperta del paese, abbastanza grande e caotico. Dopo una bella passeggiata per le due vie principali, veniamo accompagnati dentro il cortile di una piccola casa, dove, in un piccolissimo laboratorio, un’anziana signora e la figlia (che avrebbe proseguito la tradizione di famiglia) ci mostrato la lavorazione della seta. Dal bozzolo del baco, lavorato sulle gambe, si arrivava alla creazioni di cappelli, sciarpe ed altri indumenti, una volta destinati solo ai nobili per la pregiatezza del materiale. Ormai è l’imbrunire, c’e’ ancora il tempo per un giro al mercato, una grande piazza in terra battuta che domani sarà molto caotica. Per cena in giro per il paese non troviamo niente e allora andiamo nel ristorante dell’albergo dove mangiamo bene con i soliti 5 €.

9 Luglio Stamattina è prevista la visita al mercato. E’ quello settimanale, molto più grande di quello giornaliero. Diviso in maniera ordinata in diversi ambienti la parte degli utensili, il vestiario, la parte della carne e del pesce e la frutta. Questo è l’appuntamento più importante della settimana per la gente di qui, il mercato è infatti l’occasione di incontro tra le persone delle diverse tribù stanziate intorno alla zona che si preparano a questo momento come una vera festa. Oltre agli acquisti, qui si fanno incontri, si chiudono trattative, si organizzano matrimoni. La tappa successiva è al mercato degli zebu’. Un piana con di fronte il bello spettacolo delle montagne dove centinaia di zebù sono pronti per essere acquistati o scambiati. Ce ne stanno di tutti le grandezze e colori e si percepisce l’importanza che questi animali rappresentano per queste persone risultando un vero e proprio simbolo di ricchezza. Dopo aver regalato diverse penne e matite colorate a la moltitudine di bambini presenti, ripartiamo. La strada inizia a salire, i famosi altipiani, e lo visione delle vallate rosse sotto di noi è notevole. Lungo la via ci fermiamo per vedere la lavorazione della rafia, in un piccolissimo paesino dove sembra che tutte le persone (bambini compresi) svolgano esclusivamente questa attività. Arriviamo poi a Fianarantsoa dopo visitiamo il suo bel centro antico come tradizione con dei bambini che fanno da “guide” per vendere, alla fine del tour, le loro cartoline colorate. Il pranzo all’hotely cinese è al solito semplicemente un modo di riempirsi lo stomaco, per 1 € a testa non si può pretendere altro d’altronde. La metà successiva è Ranomafana da dove si parte per la visita del parco Ranomafana. Ma prima di arrivare facciamo un’altra sosta questa volta per vedere la lavorazione del ferro. Verso il parco la strada inizia ulteriormente a salire e l’ultimo pezzo è immerso in una splendida vegetazione. Ci fermiamo per qualche foto a una bella cascata e ci fanno sorridere i segnali stradali che segnalano “attenzione attraversamento lemuri”! Il posto che ci aveva prenotato Mahery (l’ Ihary) non è un gran che e allora prendiamo una bungalow doppio, con bagno esterno, a 5 € a testa, al Centrest.. La sistemazione sulla collina dei bungalow è veramente molto bella. Facciamo una passeggiata per il minuscolo paesino, vediamo qualche altro posto per mangiare che non sembra meglio del ristorante del nostro albergo e torniamo a casa. La cena è sempre a base di zebù e THB e viene sempre 3 € a testa. Il tempo di apprezzare il totale silenzio che regna in quel luogo e l’incredibile numero di stelle sopra di noi e siamo a letto.

10 Luglio Alle 9 siamo davanti l’ingresso (17 € a testa), è una bellissima giornata di sole, cosa molto rara da queste parti. Già diversi gruppi sono in fila in attesa della loro guida, la nostra arriva pochi minuti dopo di noi. Partiamo e insieme a noi viene un’altra guida che, ci spiegano, ci precederà e segnalerà l’eventuale presenza di lemuri o altre cose interessanti. Durante il percorso tra la vegetazione si incontrano molti gruppi. Si capisce subito che qui non è facile incontrare lemuri come all’Isalo, ma dopo qualche falso allarme abbiamo la prima grossa soddisfazione. Uno di questi “ricercatori” che anticipano i gruppi, infatti, segnala la presenza di un fossa poco sotto di noi. Accorriamo e, con l’aiuto della nostra guida (e dell’ottimo zoom della nostra macchinetta) lo vediamo molto bene. La famosa piccola volpe, predatrice di lemuri che, ci dicono, è difficilissimo incontrare. Il giro si sviluppa tra il sentiero ben segnato e “fuori pista” più impervi a seconda delle urla delle guide che indicano la presenza di lemuri. Ne beccheremo in tutto un decina, tra cui vediamo bene uno dorato, una coppia di lemuri dal ventre rosso che svolazzano tra i rami e uno notturno che stava prendendo un po’ di caldo. Il giro prosegue attraverso la foresta primaria, più fitta, ma data ormai l’ora più tarda non si vedono altri animali. Il tempo di un panino in un bel belvedere e si inizia la via del ritorno. Un bel camaleonte ci da il saluto prima di uscire dal parco. Se pur non paragonabile all’Isalo, vale la pena visitare questo parco, anche se, probabilmente, fosse stata una giornata nuvolosa o peggio piovosa, la visita sarebbe stata meno piacevole. La sosta successiva è per ammirare la lavorazione dei corni di zebù. E’ pomeriggio quando arriviamo ad Ambositra, la città del legno. E già dall’albergo dove alloggiamo capiamo quanto la vita di questo paesino sia dipendente da questa attività. Siamo infatti all’Artisan (7 €) bellissimo, fatto interamente di legno magnificamente intarsiato. Dopo una bella doccia facciamo una passeggiata con la nostra guida. Il tempo è grigio e il freddo si fa sentire. La prima tappa è in un laboratorio di lavorazione del legno. In una grossa stanza dei ragazzi, con martello e scalpello, creavano delle sculture magnifiche. E ne vediamo completare una di fronte a noi. Al piano superiore della casa c’è una sorta di negozio con esposti gli splendidi lavori e prendiamo delle statuette a prezzi veramente ridicoli ma veniamo tranquillizzati che, se ce li hanno veduti, il prezzo era giusto anche per loro. Il resto del paese non offre niente di particolare, se non un infinità di piccoli negozi e venditori ambulanti che hanno più o meno tutti gli stessi oggetti. A cena mangiamo un ottimo filetto di zebù al pepe verde al ristorante dell’albergo (€ 6.5).

11 Luglio Ci svegliamo con una nebbia fittissima, che rende il panorama surreale e bellissimo. Prima di lasciare il paese ci facciamo riportare al laboratorio di ieri dove prendiamo la maggior parte dei souvenir. Fatti i nostri acquisti partiamo verso Antsirabe e le sue pietre preziose. Il paese è molto più piccolo e tranquillo. Nello studio dove ci fermiamo il “tour” per i turisti è quasi troppo organizzato e “meccanico”. Si vedono le pietre grezze, quindi le semi lavorate in un enorme mucchio da cui se ne può scegliere una a piacere, fino al prodotto finito mostrato in una vera e propria gioielleria dove si possono acquistare i diversi lavori e le pietre. Ci dirigiamo verso Tanà. Arriviamo che è buio ma dalle luci (qui presenti anche lungo la strada) si intuisce la sua grandezza. Questa è una vera e propria città, con caos e traffico…E che traffico! Rimaniamo bloccati una buona ora nell’ingorgo per entrare in città e si fa abbastanza tardi. In più Maheri ci tiene a conoscerci di persona per cui ci diamo appuntamento e traviamo lui e tutta la sua famiglia che è venuta per salutarci. Arriviamo al Chaval Blanche ben oltre le 9 ed è il momento di salutare la nostra splendida guida e lasciarlo tornare, finalmente, da sua moglie e sua figlia. Sinceramente crediamo che difficilmente avremmo potuto trovarne una migliore, forse neanche Mahery stesso, lo ricorderemo per molto tempo. 12 Luglio Sveglia di buon mattino che, prima di partire per Nosy Be, vogliamo fare un giro nella Capitale. Siamo in una zona un po’ periferica ma con qualche km a piedi arriviamo in quello che sembra il centro. Ci sono negozi piuttosto trasandati, venditori di miele ambulanti, diverse macchine anche a quest’ora e un mercato. Ci facciamo un giretto ma non è particolarmente affascinante. Sulla via del ritorno barattiamo delle matite e del lucida labbra con dei bei souvenir (ne avessimo portate di più!) e torniamo all’hotel che la navetta ci stava aspettando. Il volo è puntuale e arrivati a Nosy Be troviamo due ragazzi che ci propongono di dividere il taxi (3,5 €). Ci dicono che sono diretti a Ambatoloaka anche loro dove dormiranno all’ hotel all’ingresso del paese . Noi vorremmo tornare al Couche du soleil ma è pieno quindi prendiamo una camera anche noi qui ( 8 € per una doppia). E’ quella col balconcino proprio sulla strada. E’ più spaziosa, colorata e ha il balconcino appunto…Ma la scelta non si rivelerà proprio azzeccata! Il resto della giornata la passiamo in totale relax alla spiaggia del paese dove troviamo un beach boy che ci offre la gita a Nosy Iranja per il giorno successivo, tra l’altro a meno di quanto avevamo pagato per le altre. Immortaliamo ancora quel magnifico posto, con le sue palme, il bel mare i pescatori e tutto il resto…E ci scappa anche un massaggio sulla spiaggia al calar del sole. Tornando verso casa c’e’ già parecchio movimento intorno al nostro albergo, ma non sappiamo ancora quello che c’aspetta! A cena torniamo al nostro localetto preferito, Papa Bebeto , e non rimaniamo delusi neanche questa volta. Una volta tornati in camera però, il rumore della strada, tra macchine che sfrecciano e urla di gente più o meno ubriaca ci preoccupa un po’, e in effetti non si fermerà per tutta la notte! 13 Luglio Il nostro beach boy arriva alla spiaggia un po’ in ritardo e si fa pagare in anticipo, cosa che ci convince poco, ma è l’ultimo giorno e non vogliamo problemi. Arrivati su quel paradiso che è Nosy Iranja la troviamo forse ancora più bella di come la ricordavamo, il mare oggi è calmo e di un azzurro stupendo. E non c’e’ praticamente nessuno. La giornata passa in un dolce far niente tra sonnellini, bagni e foto. A pranzo abbiamo avuto la brutta sorpresa che le bevande sono a pagamento, meglio chiarire tutto prima della partenza con questi beach boys! Tornati a Nosy Be ci vogliamo godere il mare fino all’ultimo e ci mettiamo ad aspettare il calar del sole sulla spiaggia e l’attesa è ripagata da un tramonto di un rosso fuoco magnifico. Un po’ malinconici consumiamo l’ultima ottima cena Malgascia e ci prepariamo ad un’altra notte di urla e schiamazzi fino all’alba! 14 Luglio Il giorno della partenza! Il tassista che ci portò dall’aeroporto a qui 2 giorni fa, e con cui ci eravamo dati appuntamento per riportarci indietro oggi, non si vede. Per fortuna poi arriva e puntuali siamo all’aeroporto. Barattiamo parte del conto del viaggio con le ultime magliette ed abbiamo anche i soldi per la colazione! Il viaggio, causa anche un lungo scalo a Mombasa, dura molto più di quello di andata, circa 13 ore…Ma con tutte le bellissime emozioni e sensazioni magnifiche (e splendide foto) che questo viaggio c’ha lasciato e a cui ci possiamo dedicare, non è assolutamente un problema!



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