I diari del Coche
Abbiamo scelto cuba principalmente per due ragioni: L’imminente dipartita di Fidel, che porterà l’isola, almeno secondo noi, ad un cambiamento radicale nei prossimi anni. Non sappiamo se questo la renderà migliore o peggiore, ma siamo certi che la trasformerà, privandola di quell’ autenticità e di quel sapore agrodolce che la caratterizza, che la rende unica al mondo (speriamo di sbagliarci).
Seconda ragione, la gente.
I cubani, come popolo, valgono un viaggio del genere, sono persone umili, schiette, socievoli e comunicative, possiedono poco o nulla eppure nei loro occhi abbiamo visto una fierezza ed una dignità davvero invidiabili. Come ormai è nostra consuetudine, si prenota solo il volo ed il primo albergo all’ Habana, poi sarà Cuba a decidere per noi.
Per darvi un’idea del nostro “modus viaggiandi” faccio alcune precisazioni: Io sono un tipo abbastanza spartano, mi butto sempre nelle avventure più strampalate, non amo le comodità e cerco sempre di mescolarmi con la vita locale, non gradisco i classici posti da turista.
Silvia è più cauta, apprezza le piccole comodità ed è una maniaca della pulizia, in più le piacciono alcune cose “tipiche” del turista (vedi bancarelle e affini) e ama il mare.
Quindi il nostro viaggio è stato un mescolarsi di questi due, inconciliabili, modi di viverlo.
A cose fatte, siamo rimasti soddisfatti entrambi.
14 Giugno: Roma – Madrid – La Habana Partenza il 14 Giugno, purtroppo il volo fa 6 ore di ritardo (azz!!!!) e ci ritroviamo all’ Habana alle 4.00 del mattino anzichè alle 21.00, serata per il centro città persa e incazzature varie.
Arriviamo nell’ Isla, il cambio all’aeroporto è un vero e proprio salasso: 20% di commissioni (in tutta cuba invece stanno all’11%) ci avranno fregato? non sò, ricordo solo che l’addetta al cambio DORMIVA, non nel senso che era lenta, dormiva letteralmente sul banco da lavoro prima che arrivassimo noi a svegliarla!! La propensione al lavoro dei cubani è prossima allo zero, è una cosa che li caratterizza, una filosofia di vita, e noi ci adeguiamo senza prendercela troppo.
Il tassista ci porta all’hotel Raquel (bellissimo a mio dire, per Silvia la stanza non era all’altezza del resto dell’albergo) ci chiede 25 CUC e cerca subito di fare il furbo dicendomi che non ha il resto di trenta…Lo squadro e lo invito a controllare meglio (cacchio vengo da Roma, a certi giochetti sono abituato) niente, ‘sti 5 CUC di resto non ci sono, allora gli dico che li ho io e, quando faccio per darglieli, MAGICAMENTE nel suo portafogli appaiono…Uno a zero per noi, ma i cubani avranno modo di rifarsi.
Veniamo mollati in una vietta buia, deserta, con le valigie e la cartina in mano e non abbiamo idea di dove sia l’albergo perchè si trova in una strada pedonale, quindi il taxi non può raggiungerlo (in realtà l’hotel è ad un metro da noi ma non lo vediamo, sarà la stanchezza??) Ad un tratto arriva a farci compagnia un cagnolino spelacchiato, secco e zoppo ad un piede, che si gratta insistentemente per non sò quale parassita…Sarà la nostra scorta per i vicoli dell’ Habana veja.
Dopo qualche metro alla ricerca dell’Hotel ci avvicina una cubana di ritorno da non sappiamo dove (immaginiamo un bordello) poiché quello che indossa lascia davvero poco all’immaginazione! Anche lei è mezza sciancata, saranno forse i tacchi da 10cm sui ciottoli della strada? E’ comunque gentilissima e ci porta fin dentro l’albergo senza chiederci nulla.
Due ore di sonno per ricaricarci e poi alla scoperta della città.
15 Giugno: La Habana Iniziamo il nostro Tour della città, purtroppo per Silvia, per fortuna per me, è domenica, ed i negozi sono chiusi, i pochi turisti non disturbano una città ancora sonnolenta.
Quello che ci colpisce dell’ Habana veja è un mix fatto di edifici fatiscenti che quasi cadono a pezzi ed altri molto curati, di color pastello, uno accanto all’altro, con le persone che vivono letteralmente sui balconi o sull’uscio di casa, le porte sempre aperte, i bambini che giocano in strada, l’odore acre, a tratti nauseante, che esce da ogni tombino, gli anziani che giocano a domino, le donne sulle loro inseparabili sedie a dondolo con lo sguardo sempre rivolto verso l’esterno, come se la strada stessa fosse l’attrattiva principale, la musica che risuona non solo dai bar, ma dagli appartamenti, dalle radioline scassate, dalle poche macchine che passano lasciandosi dietro un fumo nero che per qualche secondo rende l’aria irrespirabile e che lascia quell’odore di cherosene che invade ogni vicoletto.
Ogni tanto, da un vicolo stretto e denso di questo sapore, si passa ad una delle tante piazze della città, ognuna differente, particolare, unica. Quella che ci è piaciuta di più è senza dubbia plaza de la catedral, un mojito mentre si ammira questa cattedrale e si ascolta della buona musica è un buon ricordo da portare a casa.
Il nostro giro a piedi prevede la visita al capitolio, il parque central, con il magnifico Gran teatro come sfondo, una passeggiata per il Prado, la visita al museo della revolucion, qualche minuto di relax sul muretto del malecon ed una camminata in tutte le piccole piazze sparse nell’Habana veja.
La presenza capillare della polizia in molte strade ci fa sentire sicuri, ma non impedisce ai cubani di attaccar bottone per rifilarti qualche cosa.
I Jiniteros (i procacciatori d’affari) qui all’ Habana sono molto abili, perchè non sono insistenti e fastidiosi ma con la scusa di voler fare 4 chiacchiere cercano sempre di impietosirti e tirarti fuori qualche soldo.
Io ero al corrente di queste tecniche (perchè mi documento) mentre Miss ingenuità Silvia c’è cascata con tutte le scarpe trascinandosi dietro anche me.
Una coppia (uomo e donna) ci avvicina dicendo che gli piace parlare con i turisti, io storco subito il naso ed il ragazzo se ne accorge ma non fa in tempo ad inventarsi una scusa che Silvia parte in quarta accogliendoli a braccia aperte: “Anche a me piace parlare con i cubani!!!” in quel momento l’avrei strozzata! Parte il solito canovaccio che recitano…Stasera c’è la festa della salsa…Suonano i Buena Vista Social Club…Vi facciamo fare un giro per la città…Vi portiamo in posti poco turistici…(è no cacchio! io voglio vedere i posti che ho scelto, mica quelli dove i “simpatici” cubani beccano la percentuale!).
Cerco a gesti e con gomitate varie di svegliare Silvia dalla sua candida ingenuità e capisco che non ho speranze.
Morale della favola ci portano in un bar e beviamo in mojito (che ovviamente paghiamo noi, salatissimo! 6 CUC a bevanda, dalle altre parti costa 2!!!!) Questo tipo mi dice che ha dei sigari, alla fine io preferisco comprarli da lui piuttosto che alla fabbrica, almeno ci fa qualche soldo…Diamogli una mano e togliamoceli dalle scatole! ma vuole portarmi da solo a comprarli lasciando Silvia al bar con la sua ragazza…Non ci penso nemmeno! Gli faccio capire che i sigari li posso anche prendere, ma che non mi muovo senza mia moglie e che, sopratutto, dopo si devono levare di torno (ho letto su qualche racconto che ad alcuni turisti sono rimasti incollati fino a cena).
Arriviamo a casa dei due e dopo una lunga contrattazione (il tizio l’ho fatto sudare di brutto) il prezzo di 25 Montecristo N°4 (quelli che fumava il Che) passa da 130 ad 80 CUC, capiremo poi che il prezzo è abbastanza onesto, più o meno come al negozio (sulla qualità dei sigari ho i miei dubbi, ma tanto noi non fumiamo, tiè!) Finito il nostro giro, e non volendo oziare nemmeno per un secondo, prendiamo un coco-taxi che ci conduce alla plaza de la revolucion. Silvia, che non ha molta dimestichezza con le distanze, voleva andarci a piedi…Le spiego che avremmo impiegato 2 ore circa tra andare e tornare e, come al solito, non mi crede…Ci vuole pazienza! La piazza, sotto l’aspetto puramente visivo, ha poco da offrire, una spianata di asfalto con l’obelisco a pianta a cinque punte dedicato a Josè Martì da un lato, ed il ministero degli interni con l’effige del Che in metallo dall’altra. Dal punto di vista simbolico ovviamente il discorso cambia, ci troviamo di fronte a due leader del movimento rivoluzionario che, in tempi differenti, hanno dato la loro vita per inseguire gli ideali di libertà e di indipendenza, il primo nel 1895, Martì, contro la dominazione spagnola, il secondo nel 1967, il Che, contro il dittatore filostatunitense Batista.
Restiamo li il tempo di qualche foto e poi il cielo inizia a tuonare minaccioso, decidiamo di tornare all’Habana veja.
Volevamo mangiare in un paladar, ma vuoi che è domenica, vuoi che la stagione è bassa, non troviamo (incredibile!) uno jiniteros che ci propone di cenare (guarda questi, quando servono non si fanno trovare!).
Optiamo per un ristorante e ci pentiremo della scelta, vista la pessima qualità della cena, pazienza! Immancabile un drink in piazza, con i soliti ritmi cubani e la gente che balla, la classica idea che, almeno io, mi ero fatto di Cuba.
16 Giugno: La Habana – Vinales La mattina del lunedì scopriamo una Habana molto più caotica, la tranquillità della domenica è stata sostituita da una frenesia caciarona che anima ogni angolo della città.
Prima di noleggiare il nostro “Coche” vogliamo fare una visita alla fabbrica dei sigari Partagas, un’esperienza veramente interessante, che consiglio a tutti quelli che passano per l’havana.
In 45 minuti seguiamo tutti i processi di selezione, lavorazione, e creazione dei sigari e scopriamo che le differenti marche prodotte in questa fabbrica dipendono da quali foglie della stessa pianta vengono scelte (alte,medie o basse)…Ed io che pensavo che un tipo di pianta producesse una particolare marca di sigaro rimango piacevolmente sorpreso.
Vedere questa fabbrica è come rivedere un vecchio film italiano anni 50, le persone lavorano in uno spazio comune dove si parla, si ride, ci si conosce, tutto fatto con molta naturalezza e senza alcuna pressione, anche perché i cubani sono pagati in base a quanti sigari producono.
Impressionante come ci siano delle persone addette solo alla distinzione della tonalità del sigaro (un aspetto puramente estetico, il sapore non cambia) queste riescono a distinguerne più di 60!! E per tutto il giorno non fanno altro, incredibile.
Completiamo il giro della città perdendoci tra qualche bancarella improvvisata e qualche negozio aperto fino a quando noleggiamo (per 55 CUC al giorno) la nostra “fiammante” Peugeot 206.
Uscire dall’Habana è un’impresa titanica, lo sappiamo, un tizio ci offre di scortarci fino all’autopista per 15 CUC, io, che mi sono sempre vantato del mio senso dell’orientamento, lo vivo come un affronto e declino l’offerta, sapendo che Silvia sarà li, pronta, col suo dito accusatore nel caso ci perdessimo, a rinfacciarmi tutto.
Si parte verso Vinales, anzi verso l’autopista che, incredibilmente, riusciamo a prendere usando come riferimenti ferrovie, ruscelli, uno stadio e osservando i capannelli di persone (evvai!! pericolo ramanzina scampato.) L’autopista è tutto fuorché una strada a scorrimento veloce, anzi, può essere anche a scorrimento veloce, sempre che tu voglia affidare la tua vita alla sorte… La soglia di attenzione deve essere estrema, nei 3600km percorsi ne ho viste di tutti i colori: – Veri e propri “crateri”, che dovevi schivare con manovre da rallysta, altrimenti rischiavi seriamente di buttare la macchina e di finire all’ospedale.
– Gente che saltava fuori dalle siepi in quarta corsia di sorpasso per venderti mango o addirittura formaggio!! – Calessi che procedevano in tutte le direzioni, in qualsiasi corsia, a velocità imbarazzanti, a volte dovevo inchiodare per non travolgerli.
– Cavalli, capre, maiali, mucche e galline che pascolavano liberi ai margini e che, ovviamente, attraversavano quando arrivavamo noi, a 100 km/h, immaginate che botte di adrenalina! La velocità massima toccata è stata di 130 km/h, in quel momento mi sembrava di guidare lo shuttle in fase di decollo…Tensione a 1000, vibrazioni a non finire, occhi spalancati come due fari per vedere le buche in lontananza, presa salda sul volante per schivare all’ultimo secondo la fauna locale…
Comunque, viaggiare con l’auto per Cuba, è stata un’ esperienza che ricordo con piacere, sono le classiche situazioni che vivi con apprensione, ma che poi ricordi con un sorriso…È uno degli aspetti particolari di questo paese, e, inoltre, ti consente di apprezzare meglio molti aspetti paesaggistici e della vita che, sulla strada, viene vissuta.
Bene, dopo appena 3 km di autopista inizia una pioggia torrenziale, io attivo subito i tergicristallo e…Sorpresa! quello dalla mia parte vola via come un fuscello! Scendo a recuperarlo e riesco a rattopparlo in qualche modo, non prima di essermi completamente inzuppato.
Dopo circa 3 ore siamo a Vinales, prima sosta obbligata al punto panoramico dell’hotel “los jazminez”. Davanti a noi lo spettacolo della valle: una vegetazione rigogliosa, piccoli campi coltivati, e, come sfondo, i meravigliosi Mogotes, rocce calcaree a forma di panettone, con pareti a strapiombo e una sommità stondata, uno spettacolo! Dopo le foto di rito ci dirigiamo nella cittadina, o meglio, nel villaggio a cercare la nostra prima casa particulares.
Conoscendo Silvia ho il timore di dover girare come una trottola per trovare la casa “giusta”.
Ci fermiamo in una via secondaria davanti ad una casa dall’aspetto carino, io resto in auto, e lascio all’ispettore dell’ufficio d’igiene l’incombenza della valutazione del posto, con la certezza dell’inizio di un calvario senza fine.
Incredibilmente Silvia esce sorridendo, quasi non ci credo, sgrano gli occhi per capire se è un miraggio e invece tutti i miei timori vengono fugati quando mi dice di scendere (non per avere il mio parere, lei ha già scelto, lo so!) .
Salto fuori dalla macchina felice come una pasqua e scarico il bagaglio, la casa è molto carina, pulita e praticamente tutta per noi. Carlos e Graziela (i proprietari) sono persone veramente speciali, sempre disponibili e gentili, molto discreti e Graziela è un’ottima cuoca, nei due giorni passati a Vinales ci siamo rimpinzati! E’ quasi ora di cena ma abbiamo un’oretta per andare a vedere il murales della preistoria, un dipinto gigantesco su un fianco di una montagna, sicuramente la cosa meno originale del posto, ma che comunque vale la pena di visitare.
Una volta tornati, doccia e cena per poi passeggiare per la cittadina fino alla piazza centrale dove, nell’unico bar, ascoltiamo un pò di musica dal vivo e ci intratteniamo osservando i ragazzi del posto ballare (sono veramente dei fenomeni). La cosa che più ci colpisce sono i volti di questi ragazzi, quando ballano sono illuminati, se penso a concetti come la gioia di vivere, la spensieratezza, il divertimento mi vengono in mente tanti ragazzi che ho visto ballare a Cuba.
Purtroppo incappiamo anche nell’aspetto meno bello e per cui Cuba è famosa: la prostituzione.
Ad un tavolo ci sono due turiste (alla faccia di chi dice che solo gli uomini fanno turismo sessuale) sui 45, con un capannello di giovanotti aitanti che ridono, scherzano e ballano, tutto fatto con una naturalezza che quasi sembra reale, ma che, in realtà, non lo è affatto.
I cubani e le cubane hanno questa capacità, ti fanno credere che gli piaci e non ti chiedono, mai, i soldi, quindi il turista si scarica la coscienza e quasi si convince di aver fatto una conquista reale e non di stare con un/una professionista del sesso, purtroppo Cuba è anche questo, le differenze economiche falsano ogni tipo di rapporto, noi turisti rappresentiamo l’unica possibilità per i cubani di fare un certo tipo di vita, e questo genera una serie di situazioni che hanno come punti estremi situazioni aberranti come la pedofilia.
Quella sera, più di ogni altra cosa, ci rimane impressa una coppia, lui un turista sulla cinquantina, lei una giovane cubana sui 25. Mentre ballavano lui si destreggiava con un sorriso stampato sul viso, rideva e saltava come un grillo, lei ballava, ma aveva uno sguardo triste, spento, era completamente avulsa da quel contesto, era palese il fatto che non si divertiva affatto, e come darle torto? aveva sulla stessa pista i suoi amici, dei ragazzi davvero affascinanti, e comunque le toccava intrattenere un cavolo di turista che poteva essere suo padre.
17 Giugno: Vinales Sveglia alle 7.30, il tempo di una spettacolare colazione sul “nostro” piccolo balconcino privato e poi l’immancabile telefonata a casa, dal moderato costo di 6 euro al minuto!!! Oggi abbiamo in programma una gita a cavallo per la valle, per arrivare fino ad una caverna nella quale ci attende una rinfrescante piscina sotterranea.
Silvia non è mai salita su un cavallo, l’ho quasi costretta a partecipare ed ho il timore che per lei non sarà una gran giornata, fortunatamente i cavalli sono più simili a dei ronzini svogliati, sono molto calmi e la gita risulterà piacevole per entrambi.
Il paesaggio è fantastico, e visto da questa prospettiva è ancora meglio, il tempo, fortunatamente ci assiste (questo periodo a vinales piove praticamente tutti i giorni) ma lungo il tragitto ci sono delle pozze impressionanti…Il cavallo di Silvia sembra gradire particolarmente queste pozze e ci si butta dentro ricoprendo le sue pulitissime e bianchissime scarpe di uno strato di fango di 2cm…Silvia sta per svenire, cerco di tranquillizzarla e lei la prende con filosofia, si laveranno (si! alla prossima pozza!!).
Ad un certo punto i nostri cavalli sono molto vicini (Silvia ha alcuni problemi di guida, non trova il volante!) ed il mio, leggermente più avanti, ha delle necessità corporali…Appena comincia a fare i suoi bisogni mi rendo conto che Silvia non si trova in una posizione molto felice, non faccio in tempo ad avvertirla che il suo ginocchio finisce proprio per tappare il sedere del mio cavallo che, per la prima volta, sperimenta la sensazione della carta igienica.
Io ed Ariel (il nostro accompagnatore) iniziamo a ridere come pazzi, non riusciamo a fermarci, io, senza alcun ritegno, mi sganascio letteralmente, Ariel, per rispetto, cerca di contenersi ma me lo tiro dietro senza alcuna pietà per Silvia, che per un minuto rimane di sasso, prima di prenderla a ridere anche lei.
Si arriva alla “cueva” e ci inoltriamo al suo interno con delle torce elettriche accompagnati da un’altra coppia di romani, come noi, Roberta e Luigi, che avremo modo di incontrare di nuovo e di conoscere meglio durante la nostra permanenza nell’ Isla.
La grotta è molto bella e soprattutto fresca! Stalattiti e stalagmiti ci fanno da cornice durante una passeggiata di pochi minuti fino alla piscina naturale (dalla quale il nostro accompagnatore beve tranquillamente) Silvia e Luigi restano all’asciutto, io e Roberta ci buttiamo e, torcia alla mano, ci inoltriamo fino all’estremità della piscina, nel buoi più assoluto. L’esperienza, oltre che rinfrescante, è piacevole anche perché la possiamo condividere con altri viaggiatori.
Usciamo dalla grotta e sulla strada del ritorno facciamo una breve sosta ad un capanno dove ci rifocilliamo con delle banane (ottime!) e dove un contadino con la pelle bruciata dal sole estrae il Guarapo, il succo della canna da zucchero, Luigi si rimbocca le maniche ed inizia a girare un vecchio volano da camion collegato a due rulli che pressano la canna, il succo va a finire in un secchio dalle condizioni igenico-sanitarie molto precarie, ma non ci facciamo caso, ci viene servito il tutto con del succo di lime e, per i nostri compagni d’avventura, anche con del ron (noi siamo astemi), Il guarapo è ottimo e molto dissetante, immancabile l’offerta di un sigaro fatto in quel momento, ovviamente accettiamo anche se non siamo fumatori, il sapore è ottimo, guarda se non inizio a fumare a 33 anni!! Finisce il nostro giro (paghiamo ad Ariel 40 CUC) e si torna a casa giusto il tempo di prendere i costumi per recarci a cayo Jutias, un isolotto collegato da una strada ad un ora di macchina da vinales, decidiamo per il mare scartando la visita alla cueva del indio, che reputiamo simile a quella già vista. Mentre siamo in viaggio ci sorprende un acquazzone tremendo, fortunatamente il tergicristallo tiene, Silvia si preoccupa, ma io la rassicuro dicendole che al mare è bel tempo, convinto del fatto che ai tropici gli acquazzoni sono violenti ma localizzati.
Fortunatamente ho ragione, il cayo è all’asciutto ed il mare è molto bello, non vediamo l’ora di tuffarci. Parcheggiamo al termine della strada ed arriva un tizio con in mano un tovagliolo che agita freneticamente, dapprima non capiamo il perché dei suoi gesti, ma appena apriamo le portiere lo capiamo subito: uno sciame di zanzare ci assale, il tempo di pagare il tizio 1 CUC per il posteggio è già ho 5 punture, guardo Silvia e vedo sulla sua spalla 10 Zanzare che fanno una brutta fine sotto un mio schiaffo, di corsa, e prendendoci letteralmente a pizze, andiamo in spiaggia, ma gli insettacci sono anche li, non abbiamo il repellente e la nostra unica possibilità di salvezza è il mare…Restiamo a mollo per un ora immersi fino agli occhi e ci godiamo un’ acqua calda e limpida per circa un’oretta. Torniamo a Vinales con i segni ben visibili delle punture (io su un polpaccio avrò 40 punture) che ci porteremo dietro per 3 o 4 giorni e che ci faranno grattare come fossimo degli appestati. Seconda cena spettacolare e, sorpresa, Graziela ha pulito le scarpe di Silvia colme di fango, impagabile! La sera trascorre come la precedente, del resto siamo in un posto che, a locali, è ai minimi, ma ci sta bene così, anzi meglio, non siamo due che amiamo la confusione.
18 Giugno: Vinales – Cienfuegos Arriva il momento di salutare i nostri ospiti, che ci segnalano una casa di loro fiducia a Cienfuegos ed un’altra a Trinidad (consiglio che seguiremo e che si rivelerà azzeccato). Inoltre Carlos si raccomanda di fare attenzione una volta arrivati all’Habana per prendere la strada giusta, mi da due dritte che tengo a mente ma che non mi serviranno poiché ho l’arma segreta: una sorta di navigatore satellitare casereccio da utilizzare su della cartine scansionate a mano e georeferenziate, lavoraccio che mi sono sobbarcato a Roma e che mi è stato utilissimo sulle grandi distanze (nelle città è inutilizzabile, purtroppo) Per chiunque possedesse un nokia ed una antenna satellitare posso dare sia il software che le mappa già tarate, basta chiedere (vedi mail in fondo).
Si parte per questa lunga tappa, che prevede delle soste alla kokofarm ed un tuffo nella baia dei porci. La Kokofarm non è nulla di speciale, anzi, vedere questi poveri coccodrilli in delle vasche così piccole non è un bello spettacolo. Di fronte ai coccodrilli c’è l’ingresso per Guamà, una attrazione abbastanza sfruttata dal turismo di massa, e che quindi evitiamo, non reputandola così interessante.
Ci dirigiamo nella baja de los cochinos, luogo dove la sonora sconfitta degli “yanqui” americani è stracelebrata da cartelloni patriottici, ci facciamo le classiche foto di rito e un tuffo da una scogliera deserta dove Silvia impara a fare snorkeling (a 30 anni!!!) Ho dovuto spiegarle come mettere maschera e boccaglio e garantirle che non sarebbe morta! La scogliera è piena di pesci, grandi e minuscoli, dai colori sgargianti e anche Silvia sembra gradire, menomale! Si è fatto tardi ed ancora abbiamo un’oretta per Cienfuegos, arrivaimo che sono le 5 e la casa consigliataci da Carlos è occupata, no problem, la signora ci porta dalla sorella, Nives, anche lei con una casa particulares. La casa è carina e pulita, Silvia da l’ok ed io, come al solito, scarico i bagagli.
Incredibilmente, mentre mi carico come un somaro di valigie e valigette, chi vediamo dall’altro lato della strada? Roberta e Luigi! Che piacevole coincidenza! Sapevamo che sarebbero venuti anche loro a Cienfuegos, ma beccarli dopo 10 secondi dall’arrivo e su una stradina anonima è stato veramente inconsueto.
Doccia e passeggiata per la città, ma i negozi sono chiusi (a Cuba chiudono alle 17.00) ma Silvia non si scoraggia e riesce a trovare qualche bancarella nella piazza Jose Martì, una piazza veramente bella con dei palazzi a contorno magnifici, i colori vivaci delle loro mura, l’immancabile chiesa e, altrettanto immancabile, il cartellone con il Che e la dicitura: “Tu ejemplo vive, tus ideas perduran” una perla (la piazza) incastonata in una città che a prima vista non sembra un gran che, ma, osservandola meglio, ha degli scorci degni di nota.
Ceniamo, tutto buono e abbondante e poi una passeggiata sul lungomare pieno di ragazzi cubani che fanno lo struscio, questa volta fra loro, perché i turisti sono davvero pochi e la cosa non ci infastidisce affatto, anzi, rende il posto ancora più autentico.
19 Giugno: Cienfuegos – Trinidad Prima di partire verso Trinidad facciamo due passi per il centro, per vedere la città nella frenesia mattutina e per lasciare sfogare Silvia tra le bancarelle ed i negozi.
Il tragitto è breve, circa 100 km, e quindi abbiamo il tempo di passare a dare uno sguardo a playa Rancho Luna, dove però non ci fermeremo perché abbiamo letto che playa Ancon, a Trinidad è molto più bella (in effetti così è).
Mi fermo a fare benzina e, nonostante stia molto attento a controllare che il benzinaio non mi freghi, pago 20 CUC ma il serbatoio non si riempie più di tanto, sono certo che mi abbiano messo solo 10 CUC di benzina, ma sono solo con quattro tizi, in un benzinaio nel nulla, quindi evito le polemiche e me ne vado.
Gli stratagemmi più usati dai benzinai cubani per fregarti sono: – Iniziano a metterti benzina col contatore già a 10 CUC.
– Cercano di farti pagare i Litri anziché i CUC (un litro di expecial costa 0,95 CUC) quindi loro ti fregano 5 centavos a litro.(un inezia, ma perché farsi fregare?) – Ti mettono la benzina dal distributore opposto a dove parcheggi e ti mettono quella normale (che costa 80 cent al litro) facendotela pagare come expecial…Ovviamente mentre uno ti mette la benza il compare resetta il contatore per non farti vedere il prezzo! Insomma, se non volete farvi fregare scendete sempre dall’auto e controllate, non in modo discreto come ho fatto io, ma SPUDORATAMENTE e comunque recatevi sempre a grandi distributori dove ho sempre trovato benzinai onesti .
Arriviamo a Trinidad e la città ci colpisce subito dai primi momenti, non troviamo le orde dei jiniteros che ci aspettavamo, anzi, nessuno si cura di noi e troviamo la nostra casa abbastanza agevolmente (non sarà sempre così, vedi Camaguey).
Sara, la padrona di casa, è una simpatica signora che ci accoglie amichevolmente e riempie Silvia di complimenti. La casa è molto grande, ha un bellissimo patio ed una piccola terrazza, che divideremo con gli altri ospiti della signora, padre e figlio di Gerusalemme, di cui, purtroppo, non ricordo i nomi, ma con i quali ci siamo intrattenuti amichevolmente a cena e nel giorno a seguire.
Due persone piacevoli e spiritose, con una gran cultura ed un modo di vivere il viaggio simile al nostro, parlare con loro è stato molto interessante perché ci ha dato modo di confrontarci su molti aspetti delle nostre culture differenti.
Guida alla mano si parte alla scoperta di Trinidad, superata la piazza principale ci inerpichiamo verso una chiesa diroccata dalla quale si gode un ottimo panorama sulla città, appena ci allontaniamo dalla piazza il panorama cambia decisamente, le viuzze con i ciottoli lasciano spazio alla terra e le case sono molto più povere, la gente che sta in strada ci riporta alla mente immagini delle favelas brasiliane, ma qui è completamente un’altra cosa, nessuno si cura di noi, ci guardano incuriositi come facciamo noi con loro, ma sempre con rispetto, mai, in tutto il viaggio, benché fossimo una coppia sola, qualcuno ci ha disturbato o importunato (jiniteros a parte, ma restano comunque inoffensivi, fastidiosi ma inoffensivi).
Trinidad è un gioiellino, ogni strada merita una foto, ogni casa ha una persona con la quale scambiare 4 chiacchiere, è un posto dove abbiamo trovato un equilibrio quasi perfetto tra popolazione locale e turisti, mescolati fra loro, integrati nonostante le grandi differenze.
Immancabile, dopo averla provata all’Habana, la pizza fatta nelle case…Premetto che l’igiene non è ai massimi in questi posti, le mosche sono in sciami e te le ritrovi dappertutto, ma comunque, imperterrito, la compro per 10 pesos locali (in realtà ne costava 5 cioè 15 centesimi di euro!!!!!) è buonissima e diventerà il mio pranzo abituale a Cuba (nessun effetto collaterale registrato, vedi dissenteria e affini).
Silvia quasi impazzisce quando trova le strade piene zeppe di banchetti e, sotto un sole cocente, mi tocca il tour de force dello shopping.
Il pomeriggio corre via, una doccia e la cena nel patio a base di aragosta (ancora ci lecchiamo i baffi) insieme ai nostri coinquilini.
La sera a Trinidad tutta la città si ritrova sulla scalinata vicino la piazza centrale, dove un gruppo musicale suona musica dal vivo e i cubani si esibiscono in danza sfrenate, uno spettacolo che ci godiamo con il solito mojito.
20 Giugno: Trinidad Questa mattina, di buon ora come al solito, ci dirigiamo verso playa ancon, per goderci mezza giornata di sole e mare.
La spiaggia è molto bella, ma scopriremo più avanti che a Cuba ce ne sono di migliori, eccome! Mentre ci crogioliamo indovinate chi arriva? Roberta e Luigi, ovvio! Siamo vicini di straio e quindi, per la prima volta nel viaggio, abbiamo modo di conoscerci meglio e di scambiare impressioni, pareri ed aneddoti sul tragitto fino a quel momento percorso. Manco a dirlo entriamo in sintonia e ci facciamo un sacco di risate, scopriamo due persone molto socevoli e simpatiche, la mattinata insieme a loro vola via (Inciso: grazie ancora per lo zirtec!!!!) Il pomeriggio ci troviamo davanti ad una scelta, io vorrei fare un’escursione al salto di caburnì, Silvia vorrebbe sfruttare il fatto che i negozi sono aperti e che le bancarelle sono spuntate come funghi rispetto al giorno precedente. Vuoi che non avevamo trovato ancora un repellente per gli insetti, vuoi che non avevamo abbigliamento adatto all’escursione, ho dovuto cedere alla febbre da shopping che ormai ha travolto Silvia. Pazientemente si fa il giro dei banchetti, ormai i venditori riconoscono Silvia e quando la vedono in lontananza stendono tappeti rossi ed iniziano a far festa! Non immaginate nemmeno cosa sia riuscita a comprare, ormai le collane le prendeva a peso! Sembrava di stare dal macellaio: “Quanto li fai tre etti de bracciali?? E le statuine de legno? Quanto le metti al chilo??” la cosa bella è che tutte le bancarelle avevano le stesse cose ma Silvia, sopraffatta dall’ overdose di acquisti, non se ne rendeva conto ed ogni tavolino apparecchiato era meritevole di visita, un calvario! Semi distrutto mi consolo con l’abbondante ed ottima cena fornita da Sara, quella sera decidiamo di passarla con i nostri coinquilini cercando, senza fortuna, un posto alternativo a quello della sera precedente. Alla fine ci ritroviamo sulla solita scalinata, fortunatamente il gruppo musicale è differente e, da un tavolo sentiamo chiamarci, chi poteva essere se non Roberta e Luigi? Tra l’altro avevano conosciuto la sera prima i due Israeliani, nostri compagni per la sera. Avviciniamo due tavoli e ci accingiamo a vivere, a parere mio e di Silvia, una delle serate più divertenti del viaggio, che , oltretutto, sarà irripetibile perché il giorno dopo i nostri itinerari si divideranno, avendo scelto 3 differenti mete. Tra un drink e l’altro, tante risate e spettacoli di danze sfrenate, la serata fugge in un batter d’occhio, ci salutiamo felici di aver condiviso questa esperienza insieme.
21 Giugno: Trinidad – Moron Si parte verso Moron, base strategica per le gite a cayo coco e le sue splendide spiagge.
A mezzogiorno siamo da Gina, una casa consigliataci da Sara di Trinidad, la casa è bella ma le condizioni di pulizia sono precarie, questa è l’unica casa del viaggio della quale non siamo rimasti soddisfatti. I rubinetti della doccia perdono copiosamente e, una volta aperti, sparano due getti orizzontali tipo idromassaggio, ma uno è gelato e l’altro bollente! Lo sciacquone è difettoso, bisogna agevolare il flusso riempiendo un secchio (con quella doccia! Non vi dico che impresa!) Un millepiedi gigante si fa un bagno nella tazza e di li a poco un suo figlioletto passeggia sui nostri asciugamani, per me non è un grosso problema, sono cresciuto in una fattoria, ma Silvia è sull’orlo della crisi di nervi.
Cerchiamo di dimenticare il tutto dirigendoci alla spiaggia. Ci hanno vivamente consigliato Playa los Flamingo e Playa Pilar (a detta di molti la più bella di Cuba) le visitiamo entrambe, sono incredibili! Mentre la prima è una baia naturale con 1000 sfumature dal blu al turchese, una piccola spiaggia, semideserta, la seconda è più esposta, ha una spiaggia molto spaziosa ed una sabbia che sembra borotalco. Personalmente ho preferito los flamingo, le spiaggione non mi hanno mai fatto impazzire, le trovo monotone.
Silvia, mentre rimane a mollo da sola, inizia, col terrore negli occhi, a correre verso la riva convinta di aver visto un pesce enorme nuotarle vicino, forse uno squalo?? Siccome non ci penso proprio a perdermi quel mare per lo spauracchio di un fantomatico squaletto decido, maschera indosso, di andare a controllare, convinto dell’equivoco, ma non proprio tranquillissimo (se avesse ragione che gli racconto allo squalo???) Vedo in lontananza, su un fondale turchese, due macchie nere, una piccola che si muove, l’altra enorme che resta ferma…Tra me e me mi convinco che non possono essere squali, magari sono delle razze! Già mi pregustavo una giornata epica da raccontare ai nipoti quando mi accorgo che l’enorme macchia non era che un sasso e che la piccola era un granchione blu veramente imponente. Cerco di catturarlo ma le sue imponenti chele mi fanno desistere, torno alla riva e non manco di sbeffeggiare Silvia che resta comunque convinta di aver visto una pinna (si, di tricheco!).
Dopo ore ed ore ammollo in un acqua calda e cristallina ce ne torniamo a Moron, dove quella sera si festeggia il carnevale.
La cena da Gina non resterà negli annali della storia, pazienza! Ci tuffiamo per le strade stracolme di gente festosa e chiassosa, ben presto ci rendiamo conto che siamo gli unici forestieri del posto, meglio così! Le sfilate della gente in costume sono vivaci e rumorose, ovviamente tutti ballano e i ritmi incalzanti delle percussioni riecheggiano per ogni vicolo.
Passiamo per un affollatissimo mercatino, dove la gente, pressata come delle sardine, mangia, balla e festeggia , per noi è un po’ troppo ed, a fatica, ne usciamo per tornarcene a casa.
Ispezione anti intrusione animali obbligata, e poi finalmente tra le braccia di Morfeo.
22 Giugno: Moron – Santiago Oggi era prevista un’altra sosta nelle spiagge del cayo, ma, visto il tempo non proprio felice, decidiamo per un tappone dolomitico fino a Santiago de Cuba, 500km estremamente duri e faticosi.
Arrivati verso l’ora di pranzo a Camaguey, optiamo per un giro nel centro città in auto, mentre siamo in un vicoletto, Silvia mi dice di accostare, il caso ha voluto che incrociassimo i nostri coinquilini di Trinidad! Dalla macchina gli strillo un “Hola!” e loro restano di sasso nel vederci.
Sono a Camaguey da un giorno ed, ovviamente, ne conoscono i posti migliori quindi ci facciamo accompagnare alla casa della trova dove trascorriamo un’ora in loro compagnia ed insieme ad un piccolo gruppo di persone anziane del luogo. Il gruppo che canta è davvero bravo e le persone ballano spensierate e divertite.
Un signore sui 70, simpaticissimo, invita Silvia a ballare, come rifiutare? Resto sorpreso dalla sua agilità è davvero un grillo! Io e i miei due amici ci sganasciamo dalle risate, il nonnetto è veramente uno spasso! La nostra idea di Cuba, il ballo, la musica, le persone socievoli, la spensieratezza, in quel momento prendono corpo e si materializzano. Resterà uno dei ricordi più autentici del viaggio.
Purtroppo la strada per Santiago è ancora lunga (5 ore) e dobbiamo salutare i nostri amici.
All’arrivo nella nostra meta, forse per lo stress del lungo viaggio, non restiamo particolarmente impressionati da questa città. E’ domenica, tutti i cubani sono dediti al loro secondo lavoro, jiniterismo, che qui a Santiago scopriamo essere più diffuso e aggressivo del resto di Cuba.
Considerato che si sta facendo tardi, e, vista la pressione che i jiniteros esercitano su di noi optiamo a malincuore per l’hotel Casa Granda, proprio in piazza Cespedes, il centro di Santiago.
Usciamo subito per la città, a differenza degli altri posti molti cubani chiedono l’elemosina, ti ronzano intorno, cercano di rimediare qualche maglietta, la povertà si sente molto di più che in altri posti.
Uno jiniteros, Andro, ci si attacca come una cozza, noi, ormai esasperati, decidiamo di accontentarlo e lo seguiamo per alcuni vicoli della città fino ad arrivare ad un paladar “di fiducia” (che tradotto significa che ci busca la commissione). Il Paladar è in Calle Pico e ceniamo su una terrazza con vista sulla scalinata e su parte della città.
Quattro chiacchiere con Andro su Santiago e sul turismo, sopratutto sessuale, che c’è a Cuba, purtroppo ci dice che ormai ci sono abituati. Anche lui, come tanti altri, pensa che Silvia sia cubana ed io il classico marpione italiano, la cosa ci fa sorridere.
Finita la cena si torna in piazza dove ci sediamo, due signore, pensando sempre che Silvia fosse cubana, le chiedono delle informazioni sul programma della serata, chiarito l’equivoco continuiamo a parlare, la donna fa il meccanico e prende 9 CUC al mese (7 euro!!) e ci dice che tutti i cubani che vediamo così felici, felici non lo sono affatto, lei si lamenta dello scarso razionamento e dei troppi beni accessibili solo ai turisti.
Noi cerchiamo di farle capire che in altri posti il razionamento, l’istruzione, la medicina te le scordi se non hai i soldi, inoltre notiamo che non è che sia proprio esile, anzi, sto razionamento così poco non deve essere a dire dai suoi rotoli.
Purtroppo questa signora è il simbolo di ciò che a Cuba ancora non funziona, troppa disparità tra chi lavora col turismo e chi non ha accesso ai CUC, mancanza di alcune libertà fondamentali, come quella della parola, infatti quando si lamenta con noi è molto guardinga poiché se la beccano a parlare male del regime le tolgono il razionamento.
Noi, per quel poco che abbiamo visto, siamo tornati con l’idea che a Cuba, di fame, non muore nessuno. Certo, non possiamo affermare che se la passano tutti bene, ma, del resto, anche qui in Italia non tutti dormono tra due guanciali…Insomma, Cuba è certamente un paese povero e con dei problemi, ma tra i tantissimi paesi poveri è l’unico dove le persone non muoiono di stenti, di dissenteria o dove l’ignoranza e l’analfabetismo dilagano.
23 Giugno: Santiago – Guardalavaca Ci dirigiamo verso Guardalavaca, spiaggia bianca e mare cristallino e siamo “costretti” ad andare in un resort all inclusive. Per noi è la prima volta è, anche se non amiamo questo genere di posti, cerchiamo di viverla come una nuova esperienza, poi è il compleanno di Silvia ed anche il nostro primo anniversario di nozze, bisognava festeggiare con qualcosa di nuovo. Importantissimo: se da Santiago vi dirigete verso Guardalavaca passate per Holguin, noi abbiamo preso la “scorciatoia” e ci siamo ritrovati su dei tratti di strada indecenti, con dei crateri nei quali dovevi entrare per poi uscirne qualche metro dopo, 20km all’ora era la massima velocità possibile, un calvario! Il resort è il Brisas Guardalavaca, la spiaggia è fantastica ma il resto ci disorienta, non si fa altro che mangiare, a tutte le ore ed in ogni posto, incredibile.
Notiamo che l’ 80% degli ospiti dei resort sono molto in carne e non fanno altro che schiacciare un pisolino tra un pasto e l’altro.
Passiamo il pomeriggio al mare, una cena dove c’è molta quantità e poca qualità, per poi assistere la sera ad un tristissimo spettacolino organizzato dall’animazione…Dopo due minuti non ce la facciamo più, preferiamo farci una passeggiata in riva al mare.
24 Giugno: Guardalavaca – Camaguey Ci godiamo ancora un pò di sole per poi partire in direzione Camaguey, questa sera inizia il carnevale e vogliamo assitere.
Al nostro arrivo un ragazzo in bici inizia ad indicarci la strada, ci chiediamo: “ma cosa ci indica se non sa dove vogliamo andare??” ovviamente la risposta è semplice, una casa di sua “fiducia”.
Lo ignoro e seguo le indicazioni per la casa che ci consiglia la nostra guida, appena la trovo parcheggio ed il tizio in bici ci tallona ancora, scorgo con la coda dell’occhio un ragazzo che si pianta davanti al portone di casa, un altro rompiscatole.
Come faccio per bussare alla porta questo tizio mi dice che è casa sua è che è al completo, altra tecnica usatissima dai jiniteros, a brutto muso gli dico che non c’è problema e risalgo in macchina prima che potesse solo propormi un’alternativa. Guardiamo in cagnesco anche il tizio della bici che appena partiamo ci avvicina di nuovo, al quel punto ne abbiamo abbastanza, gli urliamo addosso di levarsi dalle scatole e finalmente ce lo scrolliamo di dosso.
Faccio il giro dell’isolato e torno alla casa di prima, certo di non trovare più l’altro ragazzo. Così è e questa volta ci apre la porta il vero padrone di casa, molto gentile, e, ovviamente la casa è libera, ma non lascerà il segno.
Solito giro per la città che è molto carina, foto di rito nelle tante piazze e alla gente che si prepara alla festa della sera.
Purtroppo, a differenza di Moron, qui il carnevale sa tanto di festa paesana, non ci sono cortei o carri e restiamo un pochino delusi, anche la casa della trova, dove abbiamo fatto quell’oretta di sosta giorni prima, è chiusa, peccato! 25 Giugno: Camaguey – Santa Clara – Varadero Oggi è il nostro ultimo giorno di viaggio (da domani ci aspettano 3 giorni di ozio e relax) fortunatamente siamo molto soddisfatti del nostro giro e la nostra voglia di vivere cuba è totalmente appagata, manca solo l’ultimo tassello: Santa Clara.
Durante il lungo viaggio diamo, come abbiamo fatto abbastanza frequentemente, un passaggio ad alcune persone, anche questa è un’esperienza che consiglio, perché ti da modo di conoscere meglio la realtà di questo straordinario Paese e della sua gente. Ovviamente ci sono persone che preferiscono parlare, altre che vogliono rifilarti qualche cosa ed altre molto taciturne, come è normale che sia.
Si giunge a Santa Clara e con un pò di difficoltà troviamo il mausoleo del Che, devo dire che questo posto, molto più degli altri, mi ha colpito. Leggendo le parole del Che sul monumento non posso non emozionarmi, una persona che da la propria vita per inseguire degli ideali non ha bandiere. Non lo vedo come un effige, un simbolo di uno schieramento politico, lo vedo come un uomo, un grande uomo che ha lottato per inseguire il desiderio di libertà, un uomo la cui morte prematura lo ha conservato integro, al riparo dai giochi di potere che avrebbero potuto coinvolgerlo.
Visitiamo il museo annesso, molto interessante, ed il memoriale per poi dirigersi verso il monumento all’assalto del treno blindato, una tappa decisiva nella rivoluzione di cuba, dove il Che, coadiuvato da soli 18 uomini, riuscì a far deragliare con un buldozer un treno blindato, che portava circa 500 soldati di Batista inviati per arrestare l’avanzata dei rivoluzionari.
Luogo dal forte simbolismo e poco altro, ma comunque da vedere.
Soddisfatti puntiamo diretti verso Varadero, personalmente avrei preferito non andarci, ma del resto, è molto vicino all’Habana e quindi comodo per il ritorno, ed inoltre, considerando finito il viaggio in senso stretto, mi convinco, anche perché ci vado con la consapevolezza che Varadero non è Cuba, è solo un posto da turisti, fatto per i turisti, popolato da turisti.
Non sarò smentito.
Alloggiamo al Villa Cuba, sempre all inclusive e sempre con questi maledetti braccialetti al polso, è pieno di Canadesi, che si rinchiudono letteralmente negli alberghi. Conosciamo anche una coppia di Ragazzi di Montreal che, al racconto del nostro viaggio, ci guardano come se fossimo degli avventurieri alla Indiana Jones e forse ci credono pazzi. Con molta naturalezza cerco di spiegare che il viaggio è assolutamente tranquillo, ma mi rendo conto che sto parlando con persone che di Cuba hanno visto solo L’Habana, scortati da una guida quasi fossero in zona di guerra, ognuno tornerà a casa con le proprie convinzioni.
26-27 Giugno: Varadero Ovviamente non c’è molto da raccontare quando si bivacca al mare, l’unica cosa degna di nota è la gita col catamarano verso una scogliera, ci buttiamo e siamo letteralmente circondati da branchi di pesci di ogni colore. In quel momento ho pensato: “Se Silvia supera anche questa le faccio un monumento” conoscendo la sua fobia dei pesci che qui, ti saltavano addosso ogni volta che Pepe, il nostro accompagnatore, ci gettava dei pezzi di pane vicino.
Silvia all’inizio lancia qualche urlo di terrore puro, poi si tranquillizza e si gode lo spettacolo.
Che altro dire? Mi annoio solo a raccontare di Varadero, la spiaggia è molto ampia ma piattissima, l’acqua è fantastica, trasparente e calda.
Le serate trascorrono nel disperato tentativo di evadere dagli spettacolini organizzati, ci rifacciamo con un pò di sano romanticismo.
28 Giugno: Varadero – La Habana – Madrid – Roma Purtroppo è arrivato il momento di partire. Durante il viaggio verso L’Habana nello stereo suonano le canzoni che ci hanno accompagnato per tutto il viaggio, dal Chan Chan a Guantanamera e questi ritmi lenti ci fanno salire un groppo in gola tremendo, sappiamo che sono gli ultimi attimi a Cuba.
Fortunatamente, riconsegnata l’auto al fotofinish, abbiamo due ore per goderci L’Habana di Sabato.
La città è molto diversa da come la ricordavamo, molto più caotica e molto più turistica, Silvia ci sguazza tra le vie piene di gente e la musica da ogni angolo.
Assaporiamo ogni attimo ed ogni angolo della città per poi andare, già nostalgici, all’aeroporto.
Cosa dire a conclusione? Cuba è un posto unico, per le sue contraddizioni, per la sua situazione politica, per la sua gente, è un Paese dove convivono molte culture ma dove queste si fondono l’una con l’altra senza difficoltà o pregiudizi.
Cuba, per noi italiani, è come fare un viaggio nel tempo, quando qui si viveva con molto meno ma con molta più gioia, quando le cose semplici, come lo stare insieme, erano dei valori fondamentali.
Cuba rappresenta l’esempio dell’anti consumismo, si ripara tutto, si ricicla, si conserva, si da importanza alla cose che non vengono considerate vecchie, ma antiche.
Consiglio a tutti quelli che ne hanno voglia, e possibilità, di andarci prima che perda queste caratteristiche uniche ed inimitabili e prima che venga risucchiata nella vortice della globalizzazione che annullerà ogni aspetto “tipico” del posto, rendendolo l’ennesimo clone di tanti isolotti caraibici tanto amati e stravolti dagli investitori esteri.
Per chiunque avesse bisogno di consigli su qualche aspetto dei posti visitati e delle case, chieda pure (geppozzo@tiscali.It).
Hasta luego!