I COLORI di Creta
Ci siamo informati tantissimo sulla nostra meta, leggendo anche vari diari di viaggio; vorrei quindi contribuire a questa raccolta di informazioni, raccontando le nostre impressioni e il nostro giro. Innanzitutto, vista l’estensione di Creta e i km tra un posto e l’altro, abbiamo deciso di fare 2 tappe, ossia di alloggiare prima nella parte sud-ovest e poi in quella est; ciò ci ha permesso di vedere alcuni luoghi principali dell’isola senza fare centinaia di km ogni volta e, nello stesso tempo, ci ha evitato di fare una vacanza itinerante (un giorno qui e due là), che pure è affascinante, ma sicuramente più impegnativa (e poco adatta alla voglia di riposo che avevamo quest’anno). Mi rendo conto che c’è ancora tantissimo da vedere; lo faremo nelle prossime estati. Dunque, la prima tappa è stata sulla costa sud-ovest, a PLAKIAS, mentre nella seconda parte della vacanza abbiamo alloggiato all’estremità nord-est dell’isola, a PALEKASTRO; abbiamo prenotato tutto dall’Italia (visto il periodo congestionato: agosto!), sia gli studio che le navi.
Vi racconto la meraviglia che abbiamo incontrato a Creta attraverso i suoi COLORI: ROSSO come il colore simbolo della Minoan, la nave che abbiamo scelto per andare dal Pireo a Creta. Sono navi molto belle, con arredi di lusso fino al kitsch, dove sono tutti cortesi e discreti, forse fin troppo, visto che, pur arrivando a destinazione intorno alle 6 di mattina, non si sognano minimamente di avvisarti mediante qualche timido annuncio… non vogliono svegliarti! La Superfast si sgola con avvisi in tutte le lingue, invitando in ordine prima i camionisti, poi quelli saliti per ultimi e poi tutti gli altri a scendere tempestivamente in garage. La Minoan no, non ti disturba, ti lascia dormire (e infatti dopo un’ora dall’arrivo c’è ancora qualcuno che scende). E allora al ritorno, forti dell’esperienza, ci facciamo furbi e cosa decidiamo di fare? Ovvio, mettiamo le sveglie e pensiamo di alzarci in tempo! E invece no… la Minoan ci frega e arriva con un’ora di anticipo! alle 5 del mattino e non fa un piccolo, misero e silenzioso avviso? Morale: catapultati giù dalle cuccette senza aver neanche il tempo di svegliarci! A parte questo, quest’anno abbiamo fatto un viaggio molto comodo, tranquillo.. Le ore sono volate. Unico neo la sistemazione che io e Flò abbiamo trovato in ogni tratta: pur salendo per prime e, quindi, pur avendo tutte le poltrone e i tavolini a nostra disposizione, noi abbiamo scelto nell’ordine: il posto nel bar dove è obbligatorio consumare e ti guardano storto se pure porti un pacco di patatine, il tavolino vicino all’area giochi dei bimbi (con urla e gridolini per tutto il viaggio, da rompere i timpani), le poltrone tranquille (ah si, finalmente), accanto alle quali è venuta a sedersi una signora che fumava un asfissiante sigaro (sulla nave, strano, si può..) e infine le poltrone sotto il televisore, regolato ad altissimo volume…Siamo state brave, eh? BLU come il mare della zona ad est di Plakias, soprattutto nei giorni in cui era agitato; vi si trovano spiagge molto carine, come quelle di DAMNONI e di SHINARIA. La prima è molto ampia, con la possibilità di affittare lettini e ombrelloni; la spiaggia di Shinaria, invece, è più piccola, racchiusa tra due promontori, per cui, quando il mare è agitato, le onde si infrangono violentemente sulle rocce, creando un bellissimo effetto di schiuma sui promontori e cavalloni che si gonfiano. Per raggiungerla bisogna entrare nel paese di LEFKOGIA e immediatamente dopo la taverna (di fronte ad un piccolo parcheggio) si gira a destra, in una stradina stretta che giunge fino alla spiaggia.
A proposito, provate questa taverna, buona sia per alcuni piatti tipici cretesi che per gli ottimi prezzi.
A Damnoni hanno trovato casa Flò e Michele; è una buona soluzione, in alternativa a Plakias, da cui dista solo 5 minuti.
ROSA PESCA come la nostra casa a MYRTHIOS, un paesino posto sulla collina che sormonta il golfo di Plakias. Vi consiglio questa sistemazione, sia perché si sta veramente tranquilli senza però allontanarsi dal centro (Plakias dista appena 6 km), sia perché la vista da lassù è fantastica. Svegliarsi la mattina e, aprendo le finestre, spaziare lo sguardo su quell’immagine da cartolina, basta a ripagare del lungo viaggio! Se poi ve lo godete anche al tramonto (magari in veranda con un bel bicchiere di retsina) arriverete di sicuro a chiedervi: ma chi me lo fa fare a tornare a casa? A Mirthios vi consiglio due taverne (l’argomento “cibo” non è mai passato in secondo piano nel nostro viaggio…): “Panorama” è una taverna con vista sul golfo (ovvio.. Sennò perché quel nome!), dove si mangia discretamente e qualche sera organizzano musica dal vivo, con gruppetti che suonano canzoni greche tradizionali e qualche cliente che improvvisa un ballo (noi siamo capitati accanto al tavolo di una famiglia greca, le cui donne si alzavano a turno a ballare; una ragazza ha addirittura abbozzato una danza del ventre. L’influenza orientale a Creta, infatti, è ancora più evidente che nel resto della Grecia, anche se in alcuni luoghi è stata ormai cancellata dall’impronta uniformante del turismo.
Un’altra taverna che vi consiglio è “Myrthios”; la troverete sulla strada alla vostra destra salendo da Plakias, riconoscibile per il pergolato sotto cui sono disposti i tavolini. Sempre pienissima di gente, qualche sera potreste rischiare di non essere serviti con rapidità, ma la qualità del cibo compensa l’attesa; ottimi la fava e la koukuvagia (altro nome del dakos).
VERDE verde come le palme e gli ulivi… La vegetazione a Creta è molto varia, passando da zone di macchia mediterranea a immense distese di ulivi, fino ad incredibili palmeti a ridosso di qualche spiaggia! Ciò è sostanzialmente dovuto alla varietà morfologica del territorio, che accontenta tutti i gusti: chi ama il paesaggio mediterraneo troverà alture tappezzate di verde, di ulivi bassi e nodosi, e pini marittimi in riva al mare, sia ad est che ad ovest (passando per le belle colline del sud; nella zona nord il cemento ha ormai soffocato le macchie verdi!).
Il verde diventa più scuro negli arbusti delle zone montuose: attraversando Creta da nord a sud troverete delle splendide gole in cui la vegetazione lascia il posto a ripide e spoglie pareti rocciose che si innalzano per decine di metri su di voi; oltre a quelle famose di Samaria (che noi purtroppo non abbiamo fatto in tempo a vedere), ne troverete altre lungo la strada tra Rethimno e Plakias ( le Kourtaliotiko gorge) e nei pressi di Topolia, sicuramente più piccole, ma ugualmente particolari e d’effetto.
Il verde diventa brillante, poi, nei palmeti di Preveli e di Vai, dove si ha l’impressione di aver momentaneamente lasciato la Grecia e aver fatto un salto in Africa.
PREVELI si trova sulla costa sud, ad est di Plakias; si tratta di una piccola spiaggia su cui sfocia un fiume, per cui è molto particolare fare il bagno nell’acqua salata e poi rinfrescarsi in quella dolce e fredda del fiume lì accanto. Inoltre, potrete fare una bella passeggiata lungo le sue rive, percorrendolo a ritroso fin dove le sponde quasi si toccano, chiudendo il passaggio; la camminata è veramente piacevole perché si è completamente circondati da palme e la brillantezza del verde, che si riflette sul fiume, vi farà dimenticare l’azzurro del mare lì vicino. Si può risalire anche con i pedalò, ma ve li sconsiglio; noi siamo arrivati la mattina verso le 10 e siamo riusciti a fare quasi tutto il percorso in solitudine…Una bellezza! Vi si trovano varie tende di campeggiatori liberi nascoste tra le piante e qualche angolino arredato con bambù e tronchi di legno, in cui probabilmente la sera si organizzano piccoli “party nature”. Tutta l’area è gestita da ragazzi sicuramente nipoti di figli dei fiori (anzi, uno originale c’è ancora: quello che vende fette di anguria in spiaggia , sotto gli alberi, con il suo banchetto adorno di fiori..) e si respira una bella atmosfera.
Le strade per arrivare a Preveli sono due: noi abbiamo beccato quella più comoda per pura fortuna, svoltando a destra in prossimità di una taverna (prima di arrivare al monastero): lì comincia uno sterrato un po’ bruttino, con curve, tornanti e strapiombi, ma si arriva direttamente sul livello del mare, si lascia la macchina in un parcheggio gratuito e si fa un percorso a piedi, che supera il promontorio sinistro di Preveli in 10-15 minuti circa, ma senza grandi fatiche…Niente a che vedere con la seconda strada, che evita si lo sterrato ma costringe ad una discesa dall’alto della montagna (figurarsi la risalita nelle ore più calde..) piuttosto impegnativa e lunga! Il verde del palmeto di VAI è ancora più sorprendente, sia perché veramente molto esteso (si può accedere però solo alla parte prospiciente la spiaggia, mentre la zona vasta, retrostante, è chiusa da uno steccato) sia perché compare all’improvviso in un’area dove il verde è praticamente assente: brulla, desolata, l’estremità nord-est dell’isola si presenta con un paesaggio arido e irreale, dove non ti aspetteresti mai di trovare addirittura centinaia di palme! La spiaggia di Vai è meta di un numero esagerato di turisti, ma noi, alloggiando solo ad una decina di km di distanza (Palekastro) siamo riusciti a godercela quasi da soli, la mattina subito dopo colazione. Fino alle 10-11 potrete fare quantità spropositate di fotografie senza nessun altro bagnante sullo sfondo, potrete scegliervi i lettini migliori sotto le palme (l’intreccio è così folto che, anche nelle ore di punta, il sole non riesce a filtrare e a noi addirittura è arrivato anche un brividino!) e potrete sorprendervi con la limpidezza dell’acqua che, invece, nel pomeriggio diventa quasi torbida, tanta è la quantità di persone per m2 che smuove il fondale! Ci nuotavano accanto tanti piccoli saraghi e Gianni ha anche visto una murena. La spiaggia è veramente spettacolare ma va assolutamente vista fuori dagli orari di punta… Devo dire, però, che avendo scelto i lettini sotto le palme e non quelli degli ombrelloni in spiaggia, noi siamo stati abbastanza tranquilli anche nei momenti di maggiore affollamento, perché la gente si concentra tutta in riva al mare, lasciando la zona delle palme un po’ in disparte e in silenzio, permettendoci addirittura di schiacciare un pisolino! GIALLO come le banane che abbiamo mangiato a Vai. Ho già detto che sembra un angolo d’Africa, per cui è quasi naturale trovarvi dei bananeti! Quelle che si vendono al chioschetto del parcheggio sono veramente particolari: piccole e sottili (come le dita della mano) e dal sapore dolcissimo.
La bancarella che si trova, invece, al bivio per Vai vende delle banane un po’ più grandi, ma comunque è caratteristica per i tanti caschi gialli, che formano macchie di colore vivace nel paesaggio brullo e arido.
Giallo come il sole al tramonto sulla spiaggia, che scende alle spalle del palmeto, incendiandone le chiome, in particolari effetti scenografici (le foto che abbiamo scattato sono una meraviglia!) AZZURRO come il colore intenso del mare ad ITANOS; si tratta di 2-3 calette poco a nord di Vai, la più grande delle quali è raggiungibile superando una piccola altura da cui si gode una vista mozzafiato: la tonalità dell’azzurro è incredibile, così come la limpidezza dell’acqua! Non vedevamo l’ora di raggiungerla e tuffarci in quello splendore! Ad Itanos Flò è stata presa di mira dai pesciolini (numerosissimi anche a riva), che le hanno dato morsetti a raffica…Chissà perché solo a lei! Ad agosto la spiaggia è piuttosto frequentata (ma sempre secondo i canoni greci: non si forma mai più di una fila di ombrelloni…); la bellezza di quell’acqua, vista soprattutto dall’alto, non la dimenticheremo facilmente! Lì vicino si trova un sito archeologico importante (l’antica città minoica di Itanos), ma il nostro viaggio quest’anno è stato poco culturale…Sarà per il sole che picchiava, sarà per la stanchezza accumulata, ma non abbiamo quasi mai approfondito le visite a monasteri e siti archeologici, che pure abbondano a Creta…Vabbè le rimandiamo alla prossima volta! BIANCO come il colore della sabbia di BALOS; la sabbia, infatti, e la particolare configurazione del fondale sono responsabili di effetti cromatici spettacolari in quella che, meritatamente, è considerata la più scenografica spiaggia di Creta.
Da dove si inizia a parlare di Balos? Beh, potrei iniziare dicendo che un po’ io e Flò eravamo preparate allo spettacolo, avendo letto parecchi diari di viaggio, ma vi assicuro che quando ve lo trovate davanti, un colpo d’occhio fantastico che compare all’improvviso durante il percorso a piedi, non ci sono racconti che tengano!!! E allora come se ne può parlare? Forse più che decantare immagini e colori, posso darvi qualche consiglio…Poi fate voi… Innanzitutto vi sconsiglio caldamente di arrivare a Balos via mare, con i 2-3 barconi che giornalmente scaricano centinaia di persone sulla laguna, per vari motivi: la visione per chi arriva dall’alto in macchina è forse la cosa più bella di tutto il viaggio! Trovarsi già in spiaggia fa perdere gran parte dello spettacolo!! Inoltre, arrivandoci in macchina potete gestire meglio gli orari, in maniera tale da evitare l’affollamento e da poter godere, al contrario, di effetti di luce anomali, come quelli del tramonto (l’ultimo barcone, invece, parte prima delle 19) o quelli della prima parte della mattinata (alle 10-11 lo splendore della sabbia bianca è quasi accecante, il sole non è così alto da creare noiosi riflessi sull’acqua e i contrasti tra le tonalità di turchese sono molto più accentuati; i barconi, al contrario, non arrivano mai prima di mezzogiorno…) Dinanzi la spiaggia c’è un isolotto, raggiungibile a piedi, visto che il fondale è molto basso e si formano secche e lingue di sabbia che collegano le varie parti della laguna; la bellezza del luogo è dovuta proprio a queste particolari sfumature di bianco (della sabbia) e turchese; in più la spiaggia si trova ai piedi di una montagna (infatti al mattino è in ombra), che si impone maestosa dando a tutto il paesaggio un alone di mistero.
Vi consiglio quindi la discesa dalla montagna, che vi darà l’opportunità di avere una visione completa dell’area e di scattare foto incredibili! Per quanto riguarda la strada, noi abbiamo deciso di noleggiare una jeep, proprio grazie ai racconti che abbiamo trovato sul sito, che parlavano di uno sterrato piuttosto impegnativo.
Dopo un viaggio di 4 ore da Plakias, siamo arrivati a Kissamos e da lì iniziano i 7-8 km di sterrato: non è impossibile farli con la propria macchina, ma sicuramente con una jeep è tutto più semplice, visto che non si va oltre la prima marcia ed è meglio non toccare i freni! Un po’ di tensione c’è soprattutto quando si incontrano auto in senso contrario e bisogna spostarsi sul bordo, ovviamente senza guard-rail e con lo strapiombo sul mare! ma, comunque, guidando con prudenza è abbastanza fattibile.
La strada finisce in corrispondenza di una kantina e comincia il percorso a piedi: occorre circa una mezz’ora per scendere fino in spiaggia, ma per la risalita (che abbiamo fatto sotto il sole e carichi di zaini e sacchi a pelo) ci abbiamo impiegato 50 minuti!! che faticaaaa! E si, sacchi a pelo… perché la nostra fantastica idea è stata quella di arrivare lì verso le 16 (quando la maggior parte della gente si apprestava a lasciare la spiaggia sui barconi), trascorrervi la notte, con pochi altri campeggiatori improvvisati come noi, e goderci la spiaggia in perfetta solitudine il mattino dopo, incantati dai colori dell’alba che si riflettono sulla laguna… Se è venuta voglia anche a voi di fare questa esperienza, vi consiglio di portare un tendalino che vi protegga dal vento, così come anche qualche felpa e pantaloni lunghi; per il cibo, invece, non è necessario approvvigionarsene come abbiamo fatto noi (tranne per l’acqua, ovvio), perché incredibilmente anche su quella spiaggia isolata dal mondo c’è una taverna! Funziona con i generatori di corrente e la sera si riempie di tutti i bagnanti “notturni”: c’è una strana atmosfera, come di una piccola comunità, che si disperde verso le 23, quando ognuno si ritira verso la propria tenda (indispensabile quindi una torcia), ai piedi dell’oscura montagna e al suono solo della risacca (neanche le caprette cri-cri si fanno sentire…) ROSA come la sabbia dell’altra incredibile spiaggia di Creta: ELAFONISSI.
Meno spettacolare di Balos, Elafonissi è però ugualmente fantastica per le sfumature del basso fondale e forse ancora più bella per la limpidezza dell’acqua.
Anche ad Elafonissi l’acqua bassa permette di raggiungere a piedi l’isolotto di fronte, dove c’è meno folla e tante calette particolari; il basso fondale di sabbia bianca e rosa crea delle aree in cui l’acqua è praticamente bollente, ma non mancano zone dove il ricambio è intenso e si ha l’opportunità di rinfrescarsi in un’acqua incredibilmente trasparente. Purtroppo noi siamo arrivati all’orario di punta, per cui era presa d’assalto da centinaia di turisti (la spiaggia è veramente vastissima); la maggior parte si concentra nella zona di fondale basso, per cui vi consiglio la riva ad ovest (che si affaccia sul mare aperto) e le calette dell’isolotto.
Assolutamente non perdetevi questa spiaggia: se riuscite ad evitare la folla, vi accorgerete che è unica per la sua bellezza e tante altre spiagge non reggeranno più il confronto.
La maggior quantità di sabbia rosa si concentra sulle lingue che si formano tra la riva e l’isolotto e che cambiano orientamento e lunghezza a seconda della marea.
VERDE SCURO come la rigogliosa vegetazione che tappezza le montagne lungo la strada che da Xania scende a sud verso Elafonissi. Lasciata la New Road, si prende una tortuosa ma panoramica strada che passa per Topolia e Mili e arriva ad Elos, tra curve e tornanti. Dovete calcolare almeno un paio d’ore di viaggio, ma per chi non soffre il mal d’auto è proprio una bella passeggiata tra il verde, resa ancora più particolare dalle gole di Topolia, dai monasteri abbarbicati sulle rocce e dal suggestivo passaggio dai monti al mare. Il rosa e il turchese di Elafonissi vi sembreranno ancora più sorprendenti.
OCRA come le mura del castello sulla spiaggia di FRANGOKASTELLO; si trova poco ad ovest di Plakias ed è un castello in riva al mare, di cui rimangono solo le mura esterne. Sulla facciata principale è visibile il leone di Venezia, a testimonianza della dominazione in queste terre d’Oriente. Il castello ha una strana storia, di saraceni e di assalti finiti in massacri, e una leggenda che ci ha colpito: si dice che ogni anno, all’alba del 17 maggio, i fantasmi dei soldati di una piccola guarnigione greca, uccisi dai turchi nel 1828, ritornano nel luogo del loro martirio; vengono chiamati “i rugiadosi” proprio per questa particolarità di comparire all’alba come la rugiada.
La spiaggia è senza infamia e senza lode, se non per questa particolarità del maniero alle sue spalle, il cui giallo ocra si infiamma al tramonto.
Molto meglio la spiaggia di Plakias nella sua parte finale, verso il promontorio: oltrepassato il lungomare, si arriva ad una spiaggia molto ampia (in parte libera e in parte attrezzata con ombrelloni). Vi consiglio di andarci nei giorni di mare mosso (qui piuttosto frequenti visto che il vento non manca mai), perché essendovi un fondale basso e lentamente digradante, si formano delle onde molto lunghe e non tanto alte da diventare pericolose; sono, invece, divertentissime da solcare con la tavoletta per il nuoto. Ci siamo divertiti tantissimo, bruciando anche qualche caloria (cosa non indifferente, visto quello che avevamo il coraggio di mangiarci la sera…).
BORDEAUX come il colore della pelle dopo l’esposizione al sole di Creta. Lo so che sembra una stupidaggine, ma vi assicuro che il sole lì picchia di più! Siamo al 35° parallelo e i raggi arrivano dritti dritti a rosolarci inesorabilmente; io ho la pelle molto scura, ma ho usato una protezione alta fino all’ultimo giorno! Non dimenticatevene mai, così come anche di indossare un cappellino (sembro mia madre…).
Il caldo, invece, non l’abbiamo mai sofferto, perché nonostante la perpendicolarità dei raggi solari, la temperatura non è stata mai troppo elevata o, comunque, non c’è mai stata afa e umidità ad accentuare la sensazione di calore. Al contrario, il clima è molto secco e ventilato per cui, ad eccezione delle ore centrali della giornata, non ci è mai capitato di sentirci soffocare e la sera si stava anche abbastanza freschi. L’aria condizionata comunque è necessaria, perché le case sotto il sole si arroventano peggio della nostra pelle; tenetelo presente quando cercherete casa, così come anche del fatto che spesso il costo viene considerato a parte (di solito 5 euro al giorno). TURCHESE come la distesa di acqua che si è presentata all’improvviso dinanzi ai nostri occhi sulla strada tra Palekastro e KATO ZAGROS. La strada attraversa montagne brulle e desolate, finchè compare il mare, in un’immensa panoramica a 360°! Sembra di sorvolarlo! Si scende fino al paesino di Kato Zagros (oddio, chiamarlo paesino è un’esagerazione…), ma noi non ci siamo fermati, preferendo continuare per XEROCAMBOS.
Avevamo letto di questa località, come di quella più sperduta della parte est di Creta (se non proprio di tutta l’isola); effettivamente si trova fuori dai circuiti turistici e, per certi aspetti, proprio fuori dal mondo (abbiamo trovato una spiaggia solo per noi!), ma l’impressione che abbiamo avuto è che, tempo una decina di anni, di Xerocambos come l’abbiamo vista noi rimarrà ben poco! Innanzitutto stanno costruendo una strada molto ampia e lunga, che neanche la zona di Plakias possiede (eppure lì lo sviluppo del turismo la richiederebbe, eccome!); poi ci sono ovunque cartelloni di imprese edili (anche italiane) che stanno per costruire vari tipi di alloggio…Per fortuna l’abbiamo ancora trovata così! La ricorderò, infatti, per la solitudine assoluta di certe zone, per il turchese incontaminato del suo mare, nel quale ci siamo divertiti con giochi e scenette infantili, tanto non c’era nessuno a guardarci!! A Xerocambos vi sembreranno lontanissime le questioni lasciate in Italia: noi ci immergevamo nel turchese e cantavamo “When I’m with you it’s paradise“…Pensa te…
Se cercate un po’ di gente, la troverete nella spiaggia centrale (indicata da vari cartelli) e nella taverna di fronte (molto più cara di quelle da noi frequentate, nei nostri paesini).
BIANCO E AZZURRO come i paesini delle Cicladi. Beh, qui a Creta non li troverete! Pur essendo vicinissima a Santorini e c., quest’isola se ne differenzia parecchio, sia per l’architettura (le casette sono multicolor e poco arroccate sulle montagne, come invece quelle tipiche delle Cicladi), sia per la storia (più minoica che ellenica), per l’influenza passata (più turca, orientale che europea), per i paesaggi (meno aridi e non solo “marini”)…Insomma una varietà di aspetti, che all’inizio può disorientare, ma pian piano ci ha veramente affascinato.
L’unico paesino caratteristico, bianco, con tante casette una attaccata all’altra a ridosso del mare è quello che compare da lontano lungo la strada tra Agia Fotia e Palekastro. Poiché seguivo il percorso con una cartina dettagliata, dove erano segnati anche piccoli agglomerati di case, mi sono meravigliata che questo paesino, invece, nonostante la sua grandezza, non fosse per niente considerato…Bah, eppure non abbiamo sbagliato strada…E, invece, man mano che ci avvicinavamo, si scopriva l’arcano! Non c’è nessun paese tra Agia Fotia e Palekastro, ma quello che vedete, con centinaia di casette bianche a coprire un’intera baia immacolata, è un villaggio turistico!! Un incredibile mostro ecologico, che una mente altrettanto mostruosa ha pensato di realizzare nell’angolo più sperduto di un paradiso! ARANCIONE come i tramonti che ci godevamo ogni sera da casa nostra. Sia a Mirthios (Plakias) che a Palekastro avevamo una vista fantastica, dall’alto, dei rispettivi golfi e all’imbrunire si passava da un meraviglioso cielo color arancio a vari toni di lilla, il tutto circondato dagli ulivi che ondeggiavano sotto il vento, costante e teso, spruzzando pennellate di verde qua e là…Possibile che Creta mi abbia fatto diventare una poetessa?!? I paesini di Plakias e di Palekastro sono molto diversi: il primo è decisamente più turistico, con una bella passeggiata, taverne e baretti sul lungomare (evitate, però, di mangiare qui: sono un po’ troppo artificiose), qualche negozietto e tantissimi “rent a car”. Tenete presente, però, che si tratta pur sempre di un turismo della zona sud di Creta, nel senso che non ha niente da spartire, neanche lontanamente, con i paesi turistici della costa nord (greci ormai solo nei nomi!!). Qui a Plakias il massimo della vita notturna è un bar che prepara cocktails; il massimo della folla per strada vi consente pur sempre di trovare una panchina libera sul lungomare o un parcheggio nella zona centrale; il turismo è in gran parte rappresentato da coppie o famiglie…Insomma…Ho reso l’idea? Un comodissimo paese, dove si può trovare ogni servizio, dove si può passare una serata con un po’ di “movimento”, ma allo stesso tempo tranquillo e rilassante.
Palekastro, invece, è fin troppo rilassante! Quando siamo arrivati ci è preso lo sconforto: “Oddio, che faremo per 9 sere?” Non c’è assolutamente niente, se non una piccola piazza con 4-5 taverne (ma una volta provate a turno per la cena, che si fa?). Non dico di voler chissà ché, ma almeno una passeggiata come a Plakias! E invece a Palekastro non c’è neanche un corso principale, un viale, un lungomare o una qualsiasi stradina dove passeggiare…Niente di niente!! Eppure dopo i primi momenti di sconcerto, ci siamo così integrati in quel tipo di vita, che il ricordo che ne conservo è quello di un posto veramente carino e piacevole. Ci siamo abituati al rito del nescafè frappè la mattina, seduti insieme ai vecchietti ai tavolini delle taverne che, a seconda dell’orario, si trasformano in bar (questa è la bellezza della Grecia…), o ai quattro passi, prima di andare al mare, cercando una bakery e del pane fresco. Per non parlare dell’ouzo alle 19, con stuzzichini vari, osservando la fila di macchine di ritorno dalla spiaggia di Vai e alzandoci barcollanti ma felici…
CELESTE come il colore di cui vi inebrierete arrivando all’isola di CHRISSI! Non abbiamo voluto perdere questa gita, di cui avevamo letto nei diari in maniera positivissima.
Cosa posso aggiungere io (oltre, ovviamente, qualche consiglio)? Beh, posso riportarvi la frase che ho ritrovato in un sito su Chrissi e che mi trova pienamente d’accordo: “Non credete al PARADISO? Avete ragione…Sebbene…” A Chrissi ho trovato un paradiso caraibico: tonalità indescrivibili di celeste, brillanti al sole, così cariche di colore da sembrare finte. L’isola è disabitata, ma presa d’assalto di giorno da tanta gente che vi arriva con piccoli traghetti. La spiaggia è costituita da frammenti di conchiglie (piccole, bianche e integre sono invece lungo la battigia), che è vietatissimo portar via (ma ho visto lo stesso gente che si abbassava facendo finta di prendere il cappello che era caduto e nel frattempo raccoglierne una manciata col cappello stesso…Eheheh!) Consigli, consigli: dal porto di Ierapetra partono 3 barconi per Chrissi alle 10.30; leggendo qui e lì troverete vari consigli, come quello di fare prima i biglietti, altri consigliano di farli sul molo stesso, ci sono consigli su quale traghetto prendere, a che ora arrivare al porto, ecc. Ecc. Sta a voi seguire quello che vi sembra più attendibile…E a me e a Flò era sembrato attendibile e “furbo” il consiglio di chi aveva scelto la barca più piccola, perché parte puntuale, mentre le altre aspettano i pullman dei viaggi organizzati e potrebbero così fare un po’ di ritardo…Furbo! Saliamo, forza, sul traghetto piccolino e lasciamo gli sprovveduti a prendere i due grandi, eheheh…Come siamo furbi!! Allora, alla fine è andata così: il primo traghetto, quello più grande, è partito una mezz’ora prima del nostro, seguito poco dopo anche dall’altro, mentre noi abbiamo raccattato tutti i ritardatari e solo quando non c’era più nessuno all’orizzonte hanno deciso di portar su l’ancora… Il traghetto, poi, era così piccolo che i posti a sedere non bastavano per tutti; si viaggia sul ponte sotto il sole e la parte coperta è così angusta da diventare una camera a gas (ma dovevano fumare tutti là sotto?). I traghetti grandi, invece, hanno locali al chiuso più che decenti, addirittura con il bar all’interno, con posti per tutti e chi viaggiava fuori, sotto il sole africano (tenete sempre presente che quello è il Mar Libico, con annessi e connessi climatici…) lo faceva solo perché voleva prendere un po’ d’aria, ritornando poi alla benedetta aria condizionata.
Si, il viaggio dura solo un’ora, ma se al vostro arrivo col traghetto “più furbo” vi accorgete che gli altri due hanno attraccato già da un’oretta (visto che, non solo sono partiti prima, ma hanno anche una velocità di crociera NOTEVOLMENTE più alta)…Beh…Un piccolo dubbio vi viene: forse abbiamo sbagliato??? Furbi, eh? Siamo arrivati alla Golden beach (che si trova dalla parte opposta dell’isola rispetto all’attracco, con una passeggiata di 10 minuti), quando tutti gli altri erano già in acqua… Quindi…Fate un po’ voi…Io non suggerisco niente…
La Golden beach è una spiaggia lunghissima e attrezzata; i turisti sono tantissimi, ma si disperdono. Certo, se fossimo in meno sarebbe proprio un paradiso, ma loro pensano la stessa cosa di noi… Il nostro entusiasmo è salito alle stelle immergendoci in acqua e facendoci avvolgere da quel celeste incredibile! L’unico neo è rappresentato dalle rocce presenti sul fondo appena si entra in acqua, ma superate queste, si affondano i piedi in una sofficissima sabbia bianca, che riflette sul fondo di quella piscina e ospita decine di piccole sogliole. Il mare più bello che abbia mai visto!! Ovviamente abbiamo azzeccato il giorno giusto: non c’era un alito di vento, cosa importantissima, perché ho sentito dire che quando il mare è mosso non offre quel tipo di spettacolo e, addirittura, in certi giorni è anche inutile raggiungere la Golden beach e ci si ferma nella spiaggia dell’attracco.
Le ore sono volate e alle 16, puntualissimi, si riparte: piccolo tragitto a piedi tra la sabbia bianca e i cedri selvatici, piegati dal vento sulle dune, fino al traghetto che aspettava noi ultimi ritardatari. Saliamo di corsa, passando attraverso gli altri 2 traghetti che fanno da passerella per raggiungere il nostro piccolino, per il quale non c’è lo spazio per l’ormeggio (furbi, eh?) ma…Errore…Non saliamo tutti! Michele non si rende conto del ritardo e decide di tornare un po’ indietro a…A fare che…A CAMBIARSI IL COSTUME!! Come, il costume? Ma stiamo partendo! Dopo vari suoni di sirena e un ormeggio già tirato su, finalmente Michele sale e con il massimo di ingenuità e candore osserva: “Ma, avete notato come appena messo piede sul traghetto, per COMBINAZIONE, siamo partiti?” NERO come la veste del pope, che ogni mattina incontravamo nella piazzetta del paese, quando andava a salutare i vecchietti seduti al bar.
Nero come la veste della megera della nostra padrona di casa, l’unica greca subdola e avida che mi sia capitato di incontrare. Devo dire, infatti, che la cordialità e il calore del popolo greco è una costante ed è sempre evidente, seppure messo a dura prova dal turismo sempre più pressante.
Nero come il simbolo di Creta: il toro.
Troverete immagini di tori e simboli di corna ovunque, poiché la civiltà minoica era avvezza a gare di tauromachia. La testa di toro per antonomasia, quella che si trova sui libri di storia, nera e con le corna d’oro, si può ammirare al Museo Archeologico di Iraklion, che noi abbiamo visitato l’ultimo giorno, aspettando di imbarcarci alle 21 per il Pireo.
Nel Museo troverete altri pezzi forti, come il disco di Festo, la Parigina, la dea dei serpenti, la tauromachia, l’acrobata, ecc. Tutti bellissimi oggetti che torneranno all’improvviso dagli angoli della vostra memoria, dai libri di storia in cui si descrive questa incredibile civiltà, illuminata e progredita, molto sviluppata già migliaia di anni prima di Cristo.
TRASPARENTE Lo so che non è un colore, ma assolutamente senza colore è l’acqua di MARIDATI, una spiaggia poco a nord di Palekastro. L’acqua è incredibilmente trasparente, sembra acqua distillata; pensate che in alcune fotografie è evidente che sono immersa nell’acqua solo per il suo leggero movimento; solo l’immagine mossa lo rivela! La spiaggia di Maridati non è attrezzata; se volete un po’ d’ombra potete sfruttare gli alberi ai bordi della spiaggia, come ha fatto Michele, sedendosi sull’affezionata spiaggina arancione (vecchio ricordo dell’altro diario di viaggio, quello su Milos…).
Trasparente come il raki, il liquore tipico cretese; si tratta di una specie di grappa, che usano bere sia come aperitivo che dopo cena. Ovviamente noi ci siamo subito adeguati alle usanze locali, ordinando ogni sera 4 “racchie” (come diceva Gianni). In realtà, non è neanche necessario ordinarlo visto che a Creta usano offrirlo dopo cena; molto spesso in alcune taverne portano, insieme al raki, anche un piatto di anguria per tutti o qualche dolcetto. C’è questa bella usanza in ogni parte dell’isola e, addirittura, è capitato che ordinando un semplice caffè, ci offrissero insieme un bicchierino con una specie di budino. Solo in una taverna non hanno rispettato questa abitudine e, anzi, il servizio è stato pessimo: a Kissamos ci ha veramente deluso la taverna Argo-Papadakis, l’ultima sul lungomare, dove oltre al fatto di attendere tantissimo, abbiamo mangiato il peggior saganaki, l’insalata greca x 4 era costituita da un unico misero pomodoro, le patate fritte erano praticamente immangiabili perché crude, non hanno offerto nulla a fine pasto (vi assicuro che è stato l’unico in 20 giorni!) e, dulcis in fundo, si sono “dimenticati” di portare il resto; noi ovviamente l’avremmo lasciato sul tavolo, ma non potete prendervelo di diritto! Esattamente il contrario è la taverna Meltemi, a Palekastro, dove abbiamo cenato varie volte; è un posto veramente carino, i proprietari simpatici e cortesi e il cibo ottimo! Abbiamo mangiato vari piatti particolari (oltre ai soliti greci e all’immancabile lamb chop), come la feta al cartoccio con peperoni e pomodori, l’uovo strapazzato col formaggio, il saganaki con le cozze, le polpette di zucchine, ecc. I prezzi, poi, erano bassissimi per cui a volte ci sentivamo quasi a disagio a pagare quanto un trancio di pizza al taglio (pur avendo mangiato in quantità abbondante). Il tutto ovviamente innaffiato dal raki, grazie al quale sono spuntati quasi tutti i nostri tormentoni estivi: lo so che non interessano nessuno, né sono utili allo scopo del sito, ma visto che questo diario verrà letto sicuramente da mia sorella, concedetemi di ricordarle: Mela Griffi, ma..Lambanche, thank you for you, o frat cuggin, thank the baggage, il picciuol vaso, alabasur e po-to-po.
AMARANTO come le colonne del Palazzo di Crosso. E’ risaputo che il palazzo è stato ricostruito secondo l’idea che ne aveva il suo scopritore, Evans, e che talvolta questa ricostruzione ne ha rovinato il fascino. Le colonne, ad esempio, sono state rifatte in cemento e dipinte del colore che probabilmente avevano in origine, ma il tutto ha assunto un’aria troppo perfetta (quasi come le pareti appena rinfrescate in casa); per cui l’alone di emozione che ti prende visitando un sito archeologico e le sue rovine, qui non si respira quasi più. Bella la stanza del trono della regina (con le pareti sempre amaranto) e il cortile dove si svolgeva la tauromachia, mentre le stanze al piano superiore del palazzo sono completamente ricostruite e con copie degli affreschi ritrovati.
GRIGIO come il cielo che abbiamo trovato ad Atene, al ritorno da Creta; una cappa di smog incredibile, il traffico impazzito già dalle prime luci dell’alba, temperature elevate (31° già alle 6 del mattino, senza sole) ci hanno accolto quando siamo sbarcati. Abbiamo fatto colazione in un bar all’aperto, sulla strada che va dal Pireo ad Atene: che errore! A tutto quello che ho già descritto, si è sommata una folle musica techno a volume da discoteca, con sottofondo di centinaia di macchine che sfrecciavano a pochi metri di distanza. Abbiamo ingurgitato il nostro caffè con la fronte imperlata di sudore e i timpani straziati e siamo scappati via!!! Come sembrava lontana Creta…
Grigio, come l’umore che avevamo tutti e 4 nel viaggio di ritorno…