I colori della cina d’inverno

Come oramai è nostra consuetudine, Il viaggio è stato organizzato in fretta e furia in pochi giorni (talvolta ore). Non era neanche il nostro operatore di fiducia… (non dirò il nome per non fare pubblicità), e abbiamo selezionato un tour che ci ha fatto vedere posti belli, con una buona organizzazione. Si sa, come in tutte le cose la...
Scritto da: fabrizio.casa
i colori della cina d'inverno
Partenza il: 26/12/2005
Ritorno il: 08/01/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Come oramai è nostra consuetudine, Il viaggio è stato organizzato in fretta e furia in pochi giorni (talvolta ore). Non era neanche il nostro operatore di fiducia… (non dirò il nome per non fare pubblicità), e abbiamo selezionato un tour che ci ha fatto vedere posti belli, con una buona organizzazione. Si sa, come in tutte le cose la medaglia ha sempre 2 facce: un tour preconfezionato ti permette di partire in quattro e quattro otto, senza dover organizzare alcuna tappa, ma il contro è che i tempi, i modi e il resto lo decidono loro, ma andiamo avanti.

Per i lettori, se proprio dovessi essere chiamato a muovere una critica al tour, direi che in un viaggio come questo avrei incluso qualcosa in più della nuda cronaca di visita, tra cui i bellissimi templi, pagode ed indispensabili cenni storici. Avrei, (si tratta di una considerazione squisitamente personale) estremamente gradito qualche cenno in più su ciò che ha reso famosa la cultura cinese, ossia una introduzione maggiore della filosofia taoista e buddista in genere. La Cina, come il Giappone e altre culture orientali, sono le più grandi culture mistificatrici del mondo, e strabordano di simbolismi che però in questo tour non vengono mai approfonditi. Gli stessi principi su cui si fonda la cultura taoista antica e moderna, che troviamo in ogni scritto antico, proverbio o insegnamento di antichi maestri; degli stessi Ching (o King, che dir si voglia), una specie di Antico Testamento da cui vengono tratti i principi ispiratrici della vita, non se ne fa mai menzione…

Anyway… riprendiamo la faccia migliore della medaglia (che è per proporzioni di gran lunga maggiore dell’altra) e proseguiamo; è un viaggio meraviglioso, incredibile, interessante e bellissimo che consiglierei a chi ha gli occhi per vederlo ed il cuore per capirlo.

Il volo a dire il vero è assai lunghetto… non che sia insopportabile, ma lunghetto. E come si fa di solito nei tour organizzati, non appena arrivi, non c’è neanche il tempo per una doccia calda e rilassante in albergo. Ma probabilmente l’agenda è così ricca di cose belle da vedere che non si vuole proprio correre il rischio che l’abbiocco abbia il sopravvento.

All’arrivo a Pechino ci si rende conto di essere atterrati su un altro pianeta o qualcosa di simile… La gente si arrabatta per vivere con mezzi di fortuna; non appena metti piede sul suolo cinese (non penserai mica di passare per uno di loro vero? ci sono caratteristiche molto più evidenti della spiritualità, che dicono che non vieni dalla Cina ), ci sono migliaia di ambulanti che provano a venderti di tutto a pochi euro. Loro sanno il gioco, tu stai al gioco, ed inizia inevitabilmente una trattativa da bancarella del pesce, ma poi la si spunta sempre bene per te, e non esageratamente a stretta per loro… Un po’ invadenti per il vero ma non percepisci mai pericolosità, piuttosto leggi il disagio sociale nei loro occhi. Sono tanti. Piuttosto si palesa un contrasto tra chi non ha un lavoro, un ruolo ben definito, e la classe militare che, presente soprattutto dalle parti di Piazza Tien-An-Men, una casa ed un compito nella società ce l’ha.

Anche quando non appena arrivato, visitando il tempio del Cielo ti rendi conto che gli ambulanti sono tanti, provi tenerezza, non pena, vedendo gente anche anziana, che pur di invogliarti e venderti un paio di racchettoni vecchi e malandati, giocano, un po’ maldestramente, come bambini.

Pechino è grande, dispersiva, sembra quasi disabilitata talvolta… non vedi molta gente per la strada… Un cenno meteorologico: c’è da dire che siamo andati (come vedete le date del tour) tra Natale e l’Epifania, con una temperatura media notturna ben sotto lo zero e di poco sopra durante il giorno, con un sole sempre basso e pallido che sembra quello che si vede dal polo. E se ti capita il giorno ventoso sono cavoli… Il tour propone templi e pagode a go-go, tutte bellissime e, spesso, con la fila di fedeli (buddisti) che pregano e che devi fare attenzione a non disturbare. Il profumo poi pervade tutto, incenso buonissimo che non viene certo risparmiato.

Cosa dire poi la città proibita, fantastica e allo stesso tempo, anche questa, troppo dispersiva per grandezza. Se non erro circa 8.000 stanze, naturalmente non visitabili. E la muraglia… anche questa lascia senza parole, per imponenza, grandezza, e soprattutto per la fatica . Le salite sono praticamente pareti adatte al free-climbing di Manolo.

Anche qui sei assalito da ambulanti con l’onnipresente foto di Mao Tse Dong e cianfrusaglie varie.

Anche la sera la città sembra vuota. Poi però scopri che chi ha voglia di uscire si rifugia in vicoli e viuzze che nascondono occidentalissimi localini dove prendere una birra (anche cinese, non è la classica tedesca ma non è male…). Puoi sentire musica dal vivo di gruppetti rock, country e roba del genere… oppure uscire dal locale e trovare gente (magari un po’ attempata) che balla per la strada danze tradizionali, sono meravigliosi.

Visitando la città, soprattutto con questo tipo di tour e soprattutto in Cina, ti rendi conto però che le organizzazioni cinesi ti fanno vedere solo ciò che vogliono che tu veda, omettendo una faccia che è quella della povertà, del degrado, della miseria. E si, perché questo popolo si è trovato catapultato in un qualcosa che non sa neanche cosa sia. Dal partito che ha sempre pensato a loro (… tralascio considerazioni personali facili e scontate) ad un libero mercato che si è ricordato della Cina solo grazie ai capitali che una terra vergine di business come quella promette, dimenticandosi di loro, di molti di loro. Le case (non quelle che loro dicono essere la dimora tradizionale) che dalla strada si intravedono, fanno pensare, e anche molto. Probabilmente neanche la parola tugurio o bettola rende bene l’idea.

Andiamo avanti. Anche Xi ‘An è molto bella, era l’antica capitale, ma soprattutto capisci che stai entrando nella Cina, quella vera. Non che l’altra non lo fosse, ma qui si perde il senso dell’internazionalità. Non ci sono cartelli segnaletici con caratteri comprensibili, solo ideogrammi. Nonostante non lo sia, la città sembra piccolina, quasi un paesino.

A proposito: la lingua è affascinante: incomprensibile anche questa ma bellissima con le sue mille sfumature ed inflessioni. Trallaltro credo di essere stato un vero scocciatore: ho chiesto alla nostra guida praticamente tutto: da tutti i numeri a come si chiama ogni cosa…  La lingua parlata non è particolarmente difficile: il dramma interviene quando cominciamo a cercar di leggere ideogrammi. Tralascio lo scrivere.

Non mi piace soffermarmi sulla nuda cronaca, o su quello che possiamo trovare su un qualsiasi libro di storia (o, oggi dobbiamo dire anche su qualsiasi sito internet), ma una citazione la merita anche l’esercito di terracotta, bellissimo e suggestivo.

Il popolo di Xi ‘An sembra essere più sereno e festoso del precedente. Gente in piazza la sera, giochi di acqua che con le luci producono come risultato degli effetti e dei colori splendidi. Per strada si vede gente che danza e canta. Alla mia specifica domanda su cosa cantano e festeggiano, la nostra guida Felice mi spiega che sono dei nostalgici dei tempi di Mao, quando la gente non doveva essere capitano comandante della propria vita, dotata del libero arbitrio che premia le buone scelte, o punisce. Loro vorrebbero ancora i tempi in cui lavoravano tutti, seppur con un guadagno esiguo, ma poi tornavano a casa dalla famiglia, con il loro tempo libero ma soprattutto senza responsabilità. Sempre Felice mi dice di impazzire dietro a questo strumento infernale che è il telefonino. Che ha 3 lavori e che lo chiamano continuamente e dappertutto, e che forse guadagna un po’ di più ma questa non è la vita che vorrebbe, farebbe a meno di tutto questo. Sembrano essere stati “travolti da un insolito destino”.

Tralascio i dettagli di Nanjing, Suzhou, Hangzhou che sono comunque bellissime e tutte da visitare. E’ Cina vera! Ti guardano tutti come se fossi un astronauta atterrato su un altro pianeta. Senza vergogna si avvicinano per sentire come parli, ti vorrebbero toccare quasi… per sentire come sei fatto, se sei uguale a loro. Tutte e 3 hanno dei fantastici giardini (dell’Amministratore Umile, del Pescatore), tutti rigogliosi, bellissimi e con stupendi bonsai. Sono immersi in un clima surreale, tra nebbia e sole pallido… intrisi di malinconia. Fai fatica ad immaginarti come poteva vivere chi viveva laggiù… senza sole, senza rumori, insomma una visione così lontana da quella occidentale… Shangai poi. Un misto di antico e supermoderno. Qui lo scollamento è ancora più evidente. Una città cresciuta con una velocità incredibile. Il quartiere di Pudong è una ex zona industriale degradata, che negli ultimi 10 anni (meno, molto meno) è stata ripulita ed edificata facendola diventare oggi il distretto finanziario di Shangai. Somiglia un po’ al Financial District di NY con il suo il terzo edificio al mondo per altezza dopo Taipei a Taiwan e Kuala Lumpur in Malesia. Non male vero? Quasi 130 grattaceli in 5 anni è una buona media… e in tutto ce ne sono oltre 3000. Rifletto e penso alla difficoltà che può incontrare chi deve adattarsi ad un cambiamento così forte (soprattutto chi non ha più 30 anni), chi ha negli occhi ancora la città vecchia, di circa 20-25 anni or sono.

Si cresce ad un ritmo vertiginoso. I cinesi sono tanti e hanno sviluppato una scienza dell’organizzazione cantieristica, riuscendo così a mantenere i cantieri operativi 24 ore su 24 e producendo opere in tempi record.

La Cina del duemila è una Cina moderna, oramai. Il governo promette ed elargisce compensi ed aiuti economici alle famiglie che hanno un solo figlio per non incentivare l’incremento demografico. Il baco di questa politica è che i contadini, per non rinunciare a braccia-lavoro, dichiarano solamente un figlio, anche se ne hanno 6, con il risultato di avere il sostegno assistenzialista dello stato, ma contribuendo alla generazione di una popolazione ignota, non registrata su nessun albo, priva di qualsiasi supporto statale. Tutto questo porta a dire oggi che il popolo cinese conta oggi (statistica 2005) 1 miliardo e 250 milioni di persone contro il miliardo e mezzo probabilmente reali.

Beh, siamo giunti alla fine… consiglio a tutti coloro che desiderano cimentarsi in un viaggio all’interno della Cina è di leggere e documentarsi preventivamente. E’ una cultura diametralmente opposta alla occidentale che non manca però di raggiungere spesso le stesse conclusioni, percorrendo però strade completamente diverse.

Fabrizio



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