I colori del Perù piu il blu di Los Roques

Eh si, quando Sonia ed io decidiamo di partire, la destinazione non è mai scontata, bisogna coniugare la mia voglia di avventura con la sua voglia di sole e mare. Allora per quest’anno la soluzione è stata il Perù piu uno stop-over a Caracas al ritorno per poter catapultarci in quel paradiso chiamato Los Roques. Acquistiamo perciò un...
Scritto da: Enrico Ciao
i colori del perù piu il blu di los roques
Partenza il: 23/06/2004
Ritorno il: 14/07/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Eh si, quando Sonia ed io decidiamo di partire, la destinazione non è mai scontata, bisogna coniugare la mia voglia di avventura con la sua voglia di sole e mare. Allora per quest’anno la soluzione è stata il Perù piu uno stop-over a Caracas al ritorno per poter catapultarci in quel paradiso chiamato Los Roques. Acquistiamo perciò un biglietto aereo dell’ Iberia da München con destinazione Lima per l’ andata ed un Cusco-Lima-Caracas con LanPeru per il ritorno a circa 1100 € a testa più 120€ a testa per il piccolo aereo a 6 posti che ci ha portato da Caracas a Los Roques, ma questo prenotato direttamente in Internet assieme al soggiorno di una settimana alla Posada Acquamarina. Arrivati a Lima quindi ed avendo solo 2 settimane per visitare il Perù decidiamo di saltare la visita della capitale e dopo la notte passata all’ Hotel San Antonio Abad di Miraflores (170 Soles la doppia c/ colazione) prenotato dall’ Italia via internet in modo che possano venire a prenderti all’ aeroporto, partiamo per Pisco con l’autobus Royal Class dell’ Ormeno (25 Soles a testa per 3 ore di viaggio con spuntino a bordo). A Pisco il clima è un po’ meglio che a Lima, infatti non c’è quell’ umidità provocata dalla garua che opprime la capitale. Alloggiamo all’ Hostal Ispana per 30 U$ la camera doppia c/ colazione e dove ceniamo anche con un’ ottima Paella. Da Pisco visitiamo le isole Ballestas, indimenticabili i pinguini e i leoni marini che giocano intorno alla barca e anche l’odore del guano delle migliaia di uccelli che popolano questi grandi scogli alla fine non si avverte neanche più, affascinati da questa incontaminata fauna. Quello che si fa sentire invece è il freddo ed il mare molto mosso, l’oceano Pacifico non rispecchia il suo nome! Qui siamo in pieno inverno, ma partendo da casa ci siamo portati solo il minimo indispensabile sapendo che in Perù indumenti caldi e confortevoli abbondano a prezzi bassissimi ed, infatti, nei giorni successivi Sonia si dedicherà ad uno shopping sfrenato. Nel pomeriggio visitiamo anche la riserva di Paracas, in pratica un bel giro nel deserto ma niente più. Il giorno dopo andiamo all’oasi di Huacachina, dove facciamo anche sandboard, molto divertente, ma che fatica le risalite lungo le dune di sabbia. Nel pomeriggio passando per Ica visitiamo anche 2 “bodegas” , cantine vinicole dove assaggiamo alcuni vini locali ma soprattutto il famosissimo “pisco” che poi in versione pisco-sour allieterà le nostre serate. Qui il clima è decisamente piacevole, caldo e sole ci fanno dimenticare il freddo della penisola di Paracas che si trova a solo 30 km. Da qui. Una cosa che mi ha colpito molto di questo viaggio è la bellezza del deserto che si incontra tra Lima ed Arequipa, se ne sente poco parlare , ma i colori che il sole imprime alle creste ondulate delle altissime dune e la popolazione forse meno folcloristica di quella andina ma con lo stesso spirito di fierezza che contraddistingue il popolo peruviano è a dir poco affascinante. La partenza serale verso Arequipa , distante 12 ore di viaggio,è un pò movimentata ; dalla stazione Ormeno di Pisco dopo circa 2 ore di attesa, assieme agli altri passeggeri veniamo fatti salire dagli addetti in tutta fretta su alcuni taxi che ci portano alla stazione di S. Clemente sulla Panamericana, circa 10 minuti di viaggio, ma noi dobbiamo cambiarne 2 perché il primo buca una gomma, ed il secondo che non è pratico della zona non riesce a trovare la buia stazione Ormeno. Nella fatiscente e maleodorante stazione di S. Clemente nonostante la fretta di farci salire sui taxi, attendiamo altre 2 ore, finchè alle 21 arriva finalmente l’ autobus e purtroppo non il Royal Class ma uno di livello inferiore, con sedili scomodi, freddissimo e senza spuntini a bordo e tutto questo solo perché un posto di blocco della polizia sulla Panamericana aveva mandato in tilt la circolazione. Comunque alle 10 del mattino successivo arriviamo ad Arequipa all’ Hotel “Casa de mi Abuela“ per 28 U$ stanza c/ colazione e qui andiamo subito a letto per riprenderci dalla stanchezza e dal freddo patiti. Il clima di Arequipa è piacevole di giorno, si sta tranquillamente in maniche corte, ma di sera bisogna vestirsi bene. “La Casa de mi Abuela” è molto accogliente e al ristorante si mangia anche bene, le stanze sono quasi tutte carine, solo alcune sono un po’ fredde e buie ma basta farsela cambiare come abbiamo fatto noi. Da Arequipa la visita di 2 giorni al Canon del Colca è obbligatoria, la voglia di poter toccare i 4800 m. Di altitudine è tanta, ma soprattutto di vedere la meravigliosa fauna della Pampa Canahuas , vigogne, alpaca, lama i maestosi condor e numerosissimi altri rapaci che ci lasceranno senza fiato. L’ altitudine invece non ci infastidisce più di tanto, forse grazie alle foglie, caramelle e te di coca che ingolliamo in continuazione e possiamo cosi dedicarci ad ammirare questi stupendi paesaggi a volte aspri come quei sconfinati pianori spazzati dal vento a volte dolci come i gialli terrazzamenti coltivati a mais. Pernottiamo a Coporaque alla “Casa de Mamayachi” l’albergo più bello del nostro viaggio in Perù, dove mangiamo per la prima volta anche la carne d’ alpaca e alla sera nel paese vicino di Chivay a 4000 m. Facciamo anche un bagno serale alle terme all’ aperto. Il giro di 2 giorni al Canon del Colca c’è costato 45 U$ a testa, albergo compreso, prenotato con l’agenzia Jardin che è posta all’interno della “ Casa de mi Abuela “ di Arequipa. Il giorno successivo visitiamo i paesi di Yanque e Pinchollo dove possiamo osservare i contadini con i loro coloratissimi costumi al lavoro; mezzi a motore nei campi non ce ne sono e fanno un po’ pena questi vecchi, dal viso raggrinzito dal vento e dal sole, curvi sotto enormi carichi di legna da ardere. Le donne invece lavorano con bimbi sonnecchianti legati alla schiena; in due settimane non abbiamo mai visto un bimbo peruviano piangere o fare capricci! Dopo aver visitato la Cruz del Condor, dove si ammira appunto il volo spettacolare dei condor dalla loro maestosa apertura alare, torniamo ad Arequipa. Il mattino dopo dalla bella stazione dei bus di Arequipa partiamo alla volta di Puno sul lago Titicaca. Qui il freddo accompagnato da un’alta percentuale di umidità ci attende e quindi alloggiamo all’ Hotel Plaza Major che ci promette stanze asciutte e molto calde. L’ albergo con grandissime stanze è situato nella piazza principale, ma purtroppo il caldo che ci era stato promesso non si sente granchè e quindi i 50 U$ pagati per la stanza non sono stati un buon investimento. Ad accoglierci a Puno anche una manifestazione di lavoratori scioperanti, caricati ad un certo punto dalla polizia in tenuta antisommossa ma che fortunatamente siamo riusciti ad evitare. Questo è stato l’unico episodio un pochino pericoloso di tutto il viaggio per il resto molto tranquillo. Al lago Titicaca ci hanno entusiasmato le isole galleggianti di Uros, sorprendente la vita che si conduce all’interno di questa comunità, in parte un troppo turicistizzata ma che altrimenti non si sarebbe potuta conoscere. Abbiamo visitato anche l’isola Taquile, ma avendo solo qualche ora a disposizione non ci ha molto colpito, forse pernottando qui la notte ospite di qualche locale, com’è possibile fare, ci avrebbe fatto assaporare meglio la vita di quest’ isola. Da Puno dopo un’ attesa di 4 ore alla stazione dei Bus, causa una nevicata imprevista su un passo a 4000 m. Partiamo alla volta di Cuzco dove arriviamo all’una di notte; fortunatamente il giorno prima avevamo prenotato l’Hostal Rumi Punku via internet e cosi sapevamo dove andare. Il giorno dopo però l’odore di muffa e l’umidità della stanza che ci aveva infastidito per tutta la notte, ci ha fatto cambiare albergo e quindi ci siamo spostati all’ Hotel Cristina meno caro del primo e anche più confortevole. Cusco è meravigliosa e ci sarebbero voluti ben più dei 4 giorni che abbiamo dedicato alla sua visita e ai suoi dintorni. Abbiamo, infatti, potuto visitare solo la valle Sagrada e la cittadina di Pisac dove la domenica si svolge il bellissimo mercato; per arrivare qui ci siamo fatti portare da un taxi per 25 soles, con l’autista che durante il tragitto ci faceva anche da guida. Il mercato è coloratissimo e straripante di gente, da provare assolutamente il pane e delle specie di calzoncini che preparano al momento in forni all’aperto e poi qui ci si può dedicare agli acquisti di maglioni, sciarpe, berretti, guanti, tovaglie, quadri e mille altri articoli . Il ritorno a Cusco invece lo abbiamo fatto con un traballante collectivo locale per solo 5 soles. La visita a Macchu Picchu è stata invece la cosa più dispendiosa del viaggio, ben 100 U$ a testa pagati ad una delle numerose agenzie turistiche di Cusco (ma il prezzo è standard da tutte le parti) solo perché la domenica pomeriggio la stazione dei treni di Cusco è chiusa e quindi non abbiamo potuto fare i biglietti per il giorno successivo che comunque costavano 65 U$ a testa. Tutto quello che si dice di Macchu Picchu è comunque vero, solo la sua visita vale un viaggio in Perù, nonostante lo si abbia visto mille volte in foto, documentari o spot pubblicitari si rimane a bocca aperta per la sua straordinaria bellezza. Ma ormai il nostro viaggio volge al termine e non ci resta che prendere la mattina presto il volo per Lima e quindi per Caracas dove ci attende una settimana da sogno in quel paradiso che è il parco naturale di Los Roques. Arrivati a Caracas pernottiamo qui una notte e il mattino successivo a bordo del piccolo aereo bimotore sorvoliamo questo arcipelago composto da centinaia di isolette contornate da un mare di una bellezza indescrivibile. Ad attenderci al piccolo aeroporto di Gran Roques (l’unica isola abitata) troviamo Elisa (italiana), Ismaele ed Alex (venezuelani DOC) della Posada Acquamarina che con gentilezza e simpatia ci hanno fatto vivere una meravigliosa settimana. A Los Roques nonostante ci sia abbastanza turismo, questo non si avverte granchè, perché non vi sono alberghi e ristoranti ma solo Posadas, un paio di bar dove si trova qualcosa da mangiare, due o tre negozietti dove si vendono generi alimentari, una banca , due Diving e null’altro. L’isola è lunga circa 700 metri perciò in mezz’ ora la si gira tutta, niente macchine e stradine di sola sabbia, si viene perciò subito immersi in quest’atmosfera di tranquillità ma anche di allegria generale che si respira qui. Ogni giorno attraverso una mappa dell’arcipelago si sceglie su che isola si vuole essere “abbandonati” perché capita, infatti, spesso che ci si trovi su un’isoletta anche da soli, armati comunque da ombrellone, sdraio e borsa frigo con il pranzo preparato dalla Posada. Durante la settimana visitiamo perciò l’isola di Francisqui, Madrisqui le più grandi e altre come Cayo Muerto grandi solo una decina di metri dove trascorriamo il tempo prendendo il sole, facendo snorkelling assieme ai tipici pesci della barriera corallina e ad osservare il tuffo dei pellicani nell’acqua in cerca di cibo. Purtroppo alla sera però non c’è nulla da fare né da vedere, l’unica fortuna è quella di conoscere gente simpatica come è capitato a noi con cui condividere qualche Pina Colada al bar sulla spiaggia. Ma una settimana finisce presto ed il noioso viaggio di ritorno ci aspetta , ma con il film negli occhi dei meravigliosi posti e momenti vissuti.


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