I AMsterdam 2
Fortunatamente abbiamo sempre trovato gente molto cordiale e socievole: il brutto non fa paura ma anzi tenerezza. La nostra cozzaggine ci ha aperto la strada.
Come orientarsi ad Amsterdam: comprare una cartina e portarsi Valeria in viaggio. Lei è difficile che la compri, ma si orienta bene su quella delle altre. L’unico inconveniente è che soprattutto i primi giorni investita dal suo ruolo cammina una spanna davanti a tutti, immersa con il viso nella cartina e senza rivolgere una parola ad alcuno. Il metodo Valeria-cartina il primo giorno non sempre risulta vincente: la ragazza vi porterà al luogo di destinazione ma non è detto che abbia scelto la via più breve. E così anche in questo viaggio, quando la strada su cui camminavamo non coincideva con quella sulla cartina, Valeria guardandosi bene dal farsi sentire da Francesca (la più sensibile ai morsi del freddo e della stanchezza), si avvicinava a me a cercare sostegno. Nemmeno il tempo di aprir bocca e da un cespuglio o da sopra un muretto in cui Francesca si inerpicava per scattare le sue foto da desktop si sentiva una voce – Abbiamo sbagliato strada? Ci siamo perse? – La risata era d’obbligo. Francesca, allora un po’ risentita aggiungeva – Ho detto abbiamo sbagliato strada mica avete sbagliato strada!?! – Cosa mangiare ad Amsterdam: non possiamo esservi d’aiuto noi non lo abbiamo scoperto. Non siamo riusciti a trovare un solo ristorante ad Amsterdam che preparasse cucina olandese. In compenso abbiamo mangiato in ottimi ristoranti Tailandesi ed Indiani. Sul Tailandese ci siamo lasciati andare su ordinazioni a base di curry, noncuranti del fatto che al lato della pietanza ci fosse scritto “spicy”, forti della nostra meridionalità. Sono arrivati dei piatti che dire piccanti era poco, avevamo tutte la bocca in fiamme! Francesca era un’invasata, continuava a ripetere – Sto impazzendo, questa cosa mi da alla testa, sto impazzendo, sto impazzendo. – e più diceva così, più ingurgitava cibo e riso, cibo e riso, con la testa affondata nel piatto e la forchetta che si muoveva così velocemente da perderne i contorni. – Ragazzo, altro riso di qua, grazie – Il curry ha dato alla testa un po’ anche a Carmen che si è trovata a chiamare il cameriere per chiedere in italiano – Q U A T T R O A N A N A S – e oltre a scandire bene le sue parole ha indicato 4 con la mano. La faccia del cameriere è improvvisamente virata a punto interrogativo, Carmen capisce di aver detto qualcosa di sbagliato – Four Ananas – Nessun mutamento nel cameriere. E finalmente un’illuminazione – Four pineapple!!!! – Ok, la pronuncia non è stata una delle migliori, ma noi le vogliamo bene lo stesso.
Coffee shops: closed part. Si prega di presentare lettera di accesso Sexy shops: closed part Shopping: Da un confronto ci rendiamo conto che tutte e quattro avevamo avuto la stessa raccomandazione da parte delle rispettive madri: Mi raccomando non fare spese inutili.
Mi sono sempre chiesta se sono le madri che vengono fatte con lo stampino o le figlie.
Si annoverano tra le spese inutili: un cappello di lana con la scritta Amsterdam (che per metterlo a Roma dovrò aspettare la prossima glaciazione), dei magnetini a forma di casette olandesi per il frigo (Vale e Francy), una scorta di generici di moment e tachipirina anche se è finita la stagione delle influenze (vedere un farmaco in vendita al supermercato a prezzi stracciati ha emozionato sia me che Vale), quattro magliette con la scritta Amsterdam che solo dopo averle comprate e aperte ci siamo rese conto che in una maglietta entravano due di noi.
Bagno dell’albergo: Il bagno dell’albergo risultava diviso in tre parti, una stanza con solo il water, una stanza con solo la doccia e un lavandino esterno. Questo ha creato il disagio di doversi spogliare in un’area comune per poi entrare a farsi la doccia. Dopo i primi vani tentativi di aggirare il problema, la confidenza era tale che i problemi cellulite ammiccante e rotolini di troppo sono passati in secondo piano. Ognuno guardava le sue croci e non pensava a quelle delle altre.
La stanza del water è stata usata più che altro come pensatoio o confessionale, poichè come ogni ragazza media a tutte noi l’intestino in viaggio si chiude con un fiocchetto e non risponde agli stimoli centrali.
Il bagno diviso in tre parti ha avuto comunque il vantaggio di farci ottimizzare i tempi: mentre una si lavava i denti, l’altra si faceva la doccia e la terza pensava.
Tulipani e bici: il giorno più bello è stato sicuramente quello riservato alla gita fuori porta a Leiden in mezzo ai campi di tulipani. Prendiamo un treno alla stazione di Amsterdam dopo aver chiesto delucidazione ad un botteghino delle informazioni. Francesca è sorprendentemente contenta – Hai visto che gentili ci hanno dato le informazioni!?! – ci dice girandosi verso di noi.
Veramente bizzarro considerando che siamo ad un botteghino delle informazioni!!!! Quando siamo sul treno e passa il controllore, Francesca con sorriso smagliante chiede – A che ora è previsto l’arrivo a Leiden?- Lui risponde con altrettanto sorriso – Questo treno non ferma a Leiden. Molti treni vanno a Leiden ma questo purtroppo no!- Bizzarri questi olandesi, non solo ai botteghini delle informazioni danno le informazioni, ma le danno pure sbagliate.
Fortunatamente dopo un cambio all’aeroporto di Schipon riusciamo finalmente a raggiungere Leiden.
Keukenhof è meravigliosa. I fiori hanno dei colori sensazionali. Francesca questa volta impazzisce veramente. Inizia a scattare foto alla velocità della luce. Ci mettiamo in tutte le posizioni: noi sopra i fiori, noi dietro i fiori, noi al lato dei fiori.
Di ritorno Carmen nel letto mentre guarda le foto commenterà: perché le più belle sono quelle con i fiori senza noi ? Non paghe di tutti i fiori visti a Keukenhof decidiamo di affittare delle biciclette e girare in mezzo ai campi. Io e Valeria vinciamo due biciclette arancioni in perfetto stile olandese: peccato che ci hanno dovuto abbassare il sellino che arrivava più o meno alla nostra testa. A Francesca viene consegnata una discreta mountainbike mentre la povera Carmen vince una bicicletta magica: bisognava pedalare il doppio per fare la metà della strada.
Il viaggio in mezzo ai campi è stato spettacolare: non ci sono parole per descriverlo Volo aereo: Abbandonare la nostra affezionata Ryanair per la KLM ci ha lasciato un certo senso di colpa, di abbandono, ma alla fine lo abbiamo fatto. Il volo di andata è stato piacevole, nonostante fosse di giorno 17 e avessimo tutte la prenotazione sulla fila 17. L’unico appuntino al pilota è che per il decollo l’aereo non si è alzato ma oserei dire che si è impennato. Mai fatto un decollo ad una tale inclinazione (praticamente abbiamo sfiorato i 90 gradi).
Il ritorno è stato sicuramente più esilarante. Prima di prendere posto Francy mi chiede – Posso mettermi davanti al finestrino?- Poiché all’andata ero stata io, mi sembra giusto cederle il mio posto. E così ci sediamo: lei vicino al finestrino, io vicino al corridoio e Vale centralmente. Dopo venti minuti di volo, passa l’hostess con il suo carrellino di cibo preconfezionato e parcheggia il suo bolide all’altezza del mio sedile. Inizia a servire le persone della fila dietro, mentre noi noncuranti continuiamo a chiacchierare. Non so bene cosa sia successo, ma ho il netto ricordo della sensazione provata a sentirmi cadere dietro la schiena il contenuto di un vaso pieno di cubetti di ghiaccio.
Dal momento che le aziende tessili continuano a produrre pantaloni a vita bassa e quelle di intimo slip succinti, il contatto sedere-ghiaccio è inesorabile! Vale gentilmente si offre ad aiutarmi a liberare la mia postazione dai cubetti di ghiaccio. L’hostess si scusa e prende le ordinazioni da bere per noi – Would you like anything to drink? – – A coke per Francy, water per Vale e un’altra coke per me – sono le nostre risposte.
L’hostess apre la prima lattina di coca cola e versa il contenuto in un bicchiere di plastica per passarlo a Francesca. Vedo planare sulla mia testa il braccio dell’hostess e in un acme di sfiga cosmica il bicchiere di plastica rompersi tra le sue mani e inondarmi completamente di coca cola.
Impreco – E che cavolo! Oggi è la mia giornata!?! – Poi esplodo in una risata. Visto che l’ho presa bene, si sentono autorizzati a seguirmi a ruota tutte le persone che hanno vista la scena, in primis le mie amiche.
Questa volta l’hostess è mortificata veramente, cerca di asciugarmi i pantaloni e la maglietta con un tovagliolino, ma ovviamente serve a ben poco.
Dopo passa per il caffè ma ovviamente – No thanks – è la mia risposta.
Taxi Durante questo viaggio abbiamo preso 3 taxi: ce ne fosse capitato uno normale! Il primo taxi ci ha portato dall’aeroporto in albergo. Lo guidava un simpatico olandese nello stesso modo con cui guida mia nonna, seduto a punta di sedile con il naso quasi attaccato al parabrezza. Mia nonna è famosa per gli incidenti: fortunatamente siamo arrivati in albergo sani e salvi.
Salire su un taxi ad Amsterdam vale la pena farlo soltanto per vedere quanto corre veloce il tassametro. Ha veramente del sovrannaturale.
Tanto correva quel coso malefico tanto aumentava la nostra temperatura corporea all’idea che avremmo dovuto pagare. Quando sei in una terra straniera ti puoi permettere il lusso di commentare nella tua lingua senza che il tassista capisca. Ovviamente noi ci siamo scambiate le nostre ansie mentre paventavamo ipotesi di farci lasciare in mezzo alla strada prima di spendere tutti i soldi del viaggio.
Il secondo tassista è stato una sorpresa. Noi avevamo prenotato mediante l’albergo una navetta di connessione all’aeroporto ma sorprendentemente è arrivato Bin Laden in una vettura abusiva a portarci a destinazione. Francesca che era seduta davanti, completamente spalmata sul suo sportello continuava a ripetere – Ragazze ma voi vi sentite al sicuro? Io per niente! Non mi sembra che stiamo andando in direzione dell’aeroporto- Vale è la più convincente a rassicurare Francesca. Una volta scesi confessiamo tutti che nessuno di noi si sentiva al sicuro. Francesca ha raccontato che già vedeva i titoli dei giornali – Giovani donne uccise ad Amsterdam da tassista abusivo – Valeria la corregge – Forse non avrebbero scritto giovani! – Il terzo tassista lo prendiamo io e Valeria dall’aeroporto di Fiumicino a casa. Bin Laden al suo confronto era una bazzecola. Praticamente eravamo in balia di un folle che continuava a straparlare, a raccontarci di violenza sulle donne, che in quelle strade ci saremmo perse, che quelle strade sono buie.
Io sono stata la prima a scendere dal taxi. Nell’ultimo tratto Vale era sola con lui. Penso che abbia invocato i santi del paradiso più volte e io per lei. Dopo l’ho chiamata per assicurarmi che fosse arrivata sana e salva! Un viaggio stupendo, soprattutto quando fatto con persone stupende!