Hong Kong in bilico tra passato e futuro, tra luci e colori

Una metropoli che ha fascino ed è fotogenica, carismatica, scenografica, tecnologica, ma anche spirituale
Scritto da: 2perplesso
hong kong in bilico tra passato e futuro, tra luci e colori
Partenza il: 09/11/2013
Ritorno il: 18/11/2013
Viaggiatori: 4
Spesa: 3000 €
È una metropoli ricca di contrasti perché il passato si mescola con il presente ed il futuro, tra tradizione e modernità, tra occidente e oriente. È infatti una combinazione, una simbiosi di tradizioni culturali, progresso e frenesia, ed è un inno al consumismo.

Questa la sintesi e le impressioni di un viaggio dal quale sono appena rientrata: una città che mi è piaciuta molto, anche perché ci siamo dati appuntamento con mia cugina Rosanna ed il marito Franco che ci hanno raggiunto da Perth in Australia e che ben conoscono la metropoli. Io e Silvano, pertanto non abbiamo dovuto preoccuparci né della lingua, né dei percorsi perchè avevamo le nostre guide personali. Abbiamo pertanto goduto pienamente questa settimana perchè visitare Hong Kong è stata una esperienza davvero emozionante.

Tutti confermano, e non posso dire diversamente, che Hong Kong è estremamente sicura per i viaggiatori e le viaggiatrici.

Le lingue ufficiali sono il cinese (più esattamente il dialetto cantonese) e l’inglese. Il primo è parlato da circa il 90% della popolazione mentre il secondo in tutte le aree turistiche, nonché da taxisti e commercianti. I cartelli ufficiali sono tutti bilingue. La valuta è il dollaro di Hong Kong e un euro corrispondono a 10 HKD (facile il calcolo sui prezzi esposti: si divide per 10).

Hong Kong ha una popolazione di sette milioni di persone ed è una delle aree più densamente popolate del mondo. Il 95% della popolazione di Hong Kong è di etnia cinese, mentre il restante 5% appartiene agli altri gruppi.

Hong Kong diventò una colonia dell’Impero britannico dopo la prima guerra dell’oppio (1839-1842). Il controllo britannico è terminato nel 1997 quando la Cina ne ha ripreso la sovranità. Il potente vicino ha finora mantenuto la promessa di mantenere inalterato l’ordinamento della sua regione speciale per 50 anni, nonostante una progressiva restrizione delle libertà individuali.

Sabato 9 novembre 2013

Volo intercontinentale da Venezia, via Istanbul, con Turkish Airlines: compagnia che ci ha soddisfatto pienamente: prezzi onesti, mezzi nuovi, organizzazione ottima. Noi abbiamo scelto la Premium che è una categoria tra economy e business e dove la comodità ed il servizio meritano i mille euro pagati a testa per andata e ritorno. Il volo è lungo: con due ore e mezzo di scalo, abbiamo un percorso lungo quasi 15 ore e questa classe di posti ci permette di avere vere poltrone che si allungano e finalmente riesco a dormire.

Domenica 10 novembre 2013

Arriviamo ad Hong Kong con un’ora di ritardo, perché all’una di notte a Istanbul c’erano 6 aerei prima di noi in decollo e altrettanti in attesa di atterraggio a Hong Kong.

Il cielo è grigio e nebbioso: peccato perchè gli isolotti si susseguono e le barche, i sampan e le navi commerciali riempiono la baia. L’aeroporto è operativo dal 1998 e le piste sono state costruite su un’isola, acquisendo terreno dal mare. Mi dicono che in precedenza era di una pericolosità unica: si atterrava passando tra i grattacieli…

Rosanna e Franco ci stanno aspettando: di nuovo insieme, che bello! Loro sono venuti in Italia quest’anno a fine maggio ed era ancora freddo. Qui ci sono 24°, ma con una bella dose di umidità.

Tutto è pulito, qui, organizzato, coordinato, non siamo abituati, ma è quello che vorremmo sempre da noi. Prendiamo la metro che dall’interno dell’aeroporto ci porta in mezz’ora direttamente alla stazione di Kowloon e da lì in pochi minuti con il transfer siamo al nostro hotel, proprio il Kowloon. Un hotel, quindi, centralissimo che ho pagato tramite Booking e scelto perché Rosanna ci era già stata. In zona ci sono centinaia di hotel 4 stelle e questo ha un unico difetto: le camere eleganti, ma piccolissime, con un letto da una piazza e mezza, un armadio molto piccolo, tanto che i trolley devo metterli sotto il letto. Pazienza, posizione e colazione sono ineguagliabili! Avanti, subito fuori alla conquista della metropoli tra luci e colori e….che skyline! L’icona di Hong Kong è la zona del porto che si chiama Victoria Harbur e lo skyline di Hong Kong è sicuramente affascinante. Per me non è secondo a quello di New York. Bella la definizione che ho letto su Hong Kong ‘’LA GRANDE MELA GIALLA’’.

A cena al ristorante italiano Cucina perché ha la vista mozzafiato più bella dell’isola di Hong Kong. Non mi interessa cosa si mangia, io mangio con la vista tutto quello che mi è davanti: affascinante!

Sono gasata, però sono stanca ora: torniamo nella nostra ‘cella’.

Che dormita!

Lunedì 11 novembre 2013, nuvoloso

Devo dire che la colazione del Kowloon è favolosa, con una tale varietà (carne, verdure cotte e crude, ravioli, uova, formaggi, frutta, dolci, ecc.) che potevamo fare un pranzo valido per tutto il giorno. Ma io sono la solita, mi accontento di toast, pane, burro, marmellata, brioche , tè, frutta fresca e succo; mentre Silvano uova scrambled, bacon, caffè, succo e brioche. A pranzo non prendavamo mai un pasto vero, ma dopo tanta abbondanza solo un caffè con un dolce. Rosanna e Franco vengono ad Hong Kong anche due volte l’anno, per cui sono venuti anche per acquisti e riparazioni. Dopo due visite predefinite da negozianti che ormai sono quasi amici, abbiamo preso lo Star Ferry che collega le varie parti di Hong Kong ed è attivo dalla fine del 1800. Non è il mezzo più veloce per spostarsi ma è sicuramente il più affascinante. Utilizzarlo costa veramente pochissimo e si gode di una vista bellissima delle due rive. Il vento oggi è forte. Prendiamo un autobus a due piani, ci sediamo naturalmente di sopra per poter fotografare e vedere dall’alto il panorama della costa dell’isola.

Raggiungiamo Stanley Market che è uno dei luoghi must per i turisti . Stanley è un grazioso centro marittimo davvero piacevole e tranquillo con il suo famoso ed enorme mercato coperto in riva al mare. Nelle sue bancarelle vengono presentati articoli di ogni genere: dall’abbigliamento alle calzature, dagli elettrodomestici all’artigianato cinese e ‘borsette’ (vero Rosanna?).

Con un taxi, che costa veramente poco, raggiungiamo quindi Victoria Peak Forse il punto più scenografico della città ed il più fotografato. Da questo promontorio, a 500 mt di altezza, si domina tutto lo skyline della baia di Hong Kong. Ma c’è troppo vento (siamo ancora all’interno del cerchio maledetto del super tifone Haiyan che ha devastato le Filippine) e troppa foschia, le punte dei grattacieli sono coperti dalle nuvole, si fa fatica a camminare, dobbiamo tornarci quanto il tempo sarà migliorato.

Allora non ci resta che lo shopping, e shopping selvaggio sia! Ne vale la pena: scarpe quasi all’ingrosso e magliette dell’Hard Rock Caffè per due gemelli speciali. Torniamo in hotel con la Metro, che passa sotto il mare. Nell’occasione abbiamo comperato l’“octopus card”, una carta prepagata comodissima in quanto può essere usata al posto del denaro contante per qualsiasi acquisto: nei negozi, sui trasporti pubblici, al supermercato, nei distributori di bibite. La strisci sul torello per entrare, e all’uscita della stazione, quanto la strisci di nuovo sul torello per uscire, ti fa vedere il credito restante. Comoda perchè non devi fare file per fare ogni volta i biglietti che cambiano di prezzo in base a dove sta la stazione di arrivo.

Relax per due ore e poi fuori e a cena alla Spaghetti House. Non posso giudicare, anche se gli altri hanno apprezzato, perché stasera il mio stomaco era chiuso e ho bevuto solo un tè. Dopo cena un giro per i negozi e le strade illuminate da 1000 luci, anche quelle di Natale. Andrea mi aveva dato un indirizzo di un negozio per l’acquisto di tè da comperare: fatto, ma penso che dovrò comperare un’altra valigia per il ritorno perché l’”ordine” era importante. D’altra parte io e Silvano siamo arrivati con bagaglio a mano, quindi… Acquisti solo per Franco stasera. Franco è uno di quegli uomini (come Silvano del resto) ai quali non piace andare per negozi, né tantomeno provare maglie e pantaloni. Quando è preso per il collo, però, come stasera, Rosanna è riuscita a fargli fare il pieno. Bella serata, anche come temperatura, tiepido, asciutto e poco ventilato.

Martedì 12 novembre 2013 Piove

Oggi è un anniversario importante: 2 anni fa Silvano ha avuto l’incidente aereo e adesso ha deciso che in quella data dobbiamo festeggiare ‘la vita’ ogni anno con un viaggio: eccoci quindi a Hong Kong (l’anno scorso a Berlino).

La giornata non è delle migliori, ma avevamo prenotato un viaggetto di una mezza giornata organizzata nei ‘nuovi territori’a 370 dollari HK (costo ridotto perché siamo senior). Vengono a prenderci in hotel e siamo un piccolo gruppo con un pulmino e un’ottima guida. I Nuovi Territori, che si trova tra le colline Kowloon e il confine con la Cina continentale, è una zona suburbana enormemente diversa piena di contrasti, un mix di costumi tradizionali e idee moderne, di bellezze naturali e di realizzazioni artificiali. Più di un secolo fa, questa zona era interamente rurale, con piccoli villaggi e campi agricoli dove si coltivava il riso, tè e altre colture. Oggi, l’area abbonda ancora in bellezza rurale. Tuttavia, gli sviluppi moderni hanno lasciato il segno. Prima tappa all’Yuen Yuen Institute un complesso religioso fondato nel 1950 per diffondere i principi del confucianesimo, buddismo e taoismo; accogliere le otto virtù (pietà filiale, rispetto, lealtà, fedeltà, correttezza, giustizia, onestà e onore) e promuovere benessere sociale. Ci sono templi, monasteri e luoghi di preghiera dedicati a queste tre religioni tra giardini decorativi e stagni.

Si prosegue, ma gli altopiani di Tai Mo Shan dovrebbero offrire molti punti di vista per godere di paesaggi mozzafiato dei Nuovi Territori, invece siamo in mezzo alle nuvole e non si vede la pianura. In questo parco siamo a 1000 metri, ma ci sono solo ragazzi di qualche scuola che fanno pic nic.

Interessante Fan Ling Village, un paesino un po’ disordinato con vecchie case, chiuse come gabbie, e stradine strette strette, ma è stato il primo villaggio fortificato. Per poi dirigersi verso il belvedere di Luk Keng Road, dove si trova il confine con la Cina continentale e c’è un’oasi degli uccelli nelle acque negli stagni e dove si vedono gli aironi. Piove, ma queste acque e le colline mi ricordano i film visti sul Vietnam. Siamo arrivati anche al parco di Bride’s Pool Falls ma piove e la grande cascata si vede solo da lontano. La tappa successiva è Sam Mun Tsai zona di allevamento ittico e si può vedere come i pescatori locali allevano i pesci in gabbie sommerse.

Un pasto veloce in ristorante coreano (io tè) e acquistata la frutta (che non può mai mancare), si torna in hotel per il riposo del guerriero.

Alle 18 con il taxi (che costa veramente poco: 5€ per 20 minuti di strada molto trafficata) raggiungiamo il mercato all’aperto di Mong Kok dove ogni sera dalle 18.30 alle 23.30 l’atmosfera è effervescente e offre uno spaccato di vera vita cinese. Al mercato ci sono bancarelle che realizzano orologi o borse a imitazione delle marche più prestigiose. Ma c’è un po’ di tutto: dall’abbigliamento ai telefoni, ma piove. Per dire la verità è simpatico, ma non si trovano cose diverse dal solito. Particolare la parte cinese dei piccoli ristoranti che servono anatra laccata ed i soliti involtini primavera, ma gli odori non sono di mio gradimento.

Cerchiamo un ristorante ‘normale’, ma gira gira alle 21, poiché siamo esigenti e siamo i soliti turisti italiani, abbiamo ripreso la strada del centro e siamo andati a cena Al Molo: ristorante italiano di livello che guarda lo skyline. Lo so, lo so, si dovrebbe mangiare locale, ma non per me. Io mi sono portata da casa i Bibanesi: non si sa mai! In questo ristorante mangiate tutto quello che volete, ma lasciate perdere il vino: vi spellerebbero.

Mercoledì 12 novembre 2013

Cielo grigio, ma nuvole alte, non pioverà, ma nello zaino ci metto tutto per le emergenze. Prendiamo il traghetto, sempre bello da utilizzare per il panorama, arriviamo all’isola di Hong Kong e prendiamo il bus 70 per arrivare ad Aberdeen. Situato su una delle punte meridionali dell’isola di Hong Kong è una città satellite con 60.000 abitanti. Sino a 2 secoli fa era un covo di pirati, successivamente un villaggio di pescatori ed ancor oggi lo stile di vita è legato alla pesca. Tuttavia, malgrado la modernizzazione, lo stile di vita tradizionale legato alla pesca prevale ancora. In particolare, in Shelter Fung Tong Bei Typhoon, si possono ammirare centinaia di imbarcazioni vecchio stile che fungono da case galleggianti per migliaia di persone, i cosiddetti boat people, che si affollano nel porto stretto, drammaticamente contrastanti con i moderni grattacieli che si stagliano all’orizzonte. Prendiamo un sampan e facciamo un giro, fotografando anche i famosi ristoranti galleggianti (il Jambo dicono sia una trappola per turisti)

Deve essere suggestivo di sera.

Ritornati al centro, nella area business, abbiamo girato nelle boutiques eleganti e shop center che Rosanna ben conosce. Qui ci sono le grandi firme più famose del mondo.

Uno spuntino veloce e dopo una visita da Marks&Spencer (qui il rapporto qualità/prezzo è veramente valido e ne abbiamo approfittato) siamo rientrati in hotel. Riposo del guerriero, lavata di capelli e poi nuovamente fuori a Temple Street. E’ il più famoso mercato all’aperto, una serie animata di bancarelle che vendono di tutto, dagli orologi all’elettronica, dall’abbigliamento ai souvenir. E’ il classico bazar notturno asiatico con le bancarelle di falsi di ogni genere. Oltre alle grandi occasioni che ognuno spera di trovare, altre attrazioni includono cartomanti e, occasionalmente, cantanti lirici, nonché stand gastronomici. Apre alle 16, ma si anima al tramonto, chiudendo a mezzanotte. Mi piace di più, rispetto a Mon Kok e soprattutto piace a Silvano che finalmente non vede solo abbigliamento e souvenir, ma gode per l’elettronica. Si è così sbizzarrito con gadget e telecamerine.

Io ho comperato anche un trolley, altrimenti non saprei dove mettere quello che ho comperato. Anche il contorno è spettacolare: frutta, verdura e pesce vivo che scegli e che ti cuociono al momento e puoi mangiare in piedi o su tavolini traballanti dei Daipaidong, una specie di fast food cinesi, dove ti pulisci le mani e bocca con la carta igienica. Tutti le persone locali mangiano con appetito, ma a me si è chiuso lo stomaco: purtroppo sono fatta così, sono troppo schizzinosa.

E girando ci incuriosiscono e osserviamo le botteghe/farmacie in cui si vendono incomprensibili rimedi cinesi, pozioni mediche i cui ingredienti sono muschio di serpente o pelle di ramarro. Ho fotografato questo ‘coso’ in vetrina, che non so cosa sia, ma costava il corrispondente di 520.000 euro.

All’ora di cena siamo tornati prima in hotel per scaricare gli acquisti e poi un bel filetto alla Steak House, sempre vista skyline.

Giovedì 13 novembre 2013 a Macao

Sveglia presto perché abbiamo un tour organizzato costato circa 104€ a testa per tutto il giorno, con il pranzo a Macao. Ci vengono a prendere in hotel e dopo i passaggi doganali si sale sul catamarano e in un’ora siamo a Macao. La città vecchia è proprio vecchia, mal tenuta, con case non ristrutturate e balconi a gabbia e palazzi brutti che contornano il centro, con le sue stradine strette e la sua architettura europea e coloniale: Stranissimo vedere le vie e le indicazioni stradali sia in cinese che in portoghese (Macao è un ex colonia portoghese).

Macao è la Las Vegas asiatica, la capitale del gioco d’azzardo, che costituisce il grosso delle sue entrate. I Cinesi amano il gioco d’azzardo, mi viene detto, ma in tutto il resto della Cina il gioco d’azzardo è proibito, mentre a Macao è consentito, anzi incoraggiato. La ex colonia portoghese è stata restituita alla Cina da un accordo siglato nel 1999 che prevede un alto grado di autonomia per 50 anni (sino al 2049).

E’ un piccolo territorio costiero (meno di 30 km2) che si affaccia nel Mar Cinese. La penisola di Macao e due isole sono oggi collegate da tre lunghissimi avveniristici ponti autostradali. Tutto è stato bonificato ed oggi sorgono enormi complessi alberghieri, centri commerciali e ben 27 casinò. A Macao tutto è molto più tranquillo rispetto ad Hong Kong; poche macchine, tante moto.

Il tour ci ha accompagnato alle rovine della Cattedrale di St. Paolo del 17° secolo, di cui rimangono solo la gradinata e la facciata. Il resto è stato distrutto più volte da incendi devastanti. Le rovine sono considerate il più imponente monumento al cristianesimo in Oriente. Dal 2006 è Patrimonio Unesco.

Si passa quindi alla Fortezza del Monte, la principale struttura di difesa militare e quindi il Museo di Macao che racconta la storia, la cultura ed il popolo della città. Pranzo in un hotel/ristorante/casinò del centro, il Rio, e nel pomeriggio si va per una breve visita al Tempio buddista di A-MA: è il più antico di Macao. Fu costruito nel 1488 dalla dinastia Ming in onore della divinità marina Mazu, protettrice dei pescatori. Questo classico tempio cinese, è sorvegliato da leoni in pietra e ornato da una profusione di cornicioni e sculture. Il tempio è un luogo di pellegrinaggio per la comunità di pescatori di Macao e ospita, durante la Festa di A-Ma una vivace manifestazione con petardi, mortaretti e spettacoli di Opera Cinese.

Quindi alla Torre di Macao che offre una super vista. Noi eravamo a 220 mt d’altezza e si godeva di un panorama bellissimo! Questa torre detiene il primato di Guinness World Record per il punto più alto al mondo dove effettuare il bouncing jumping. Affacciandoci, infatti, abbiamo visto due ragazzi che si tuffavano proprio sotto i nostri occhi. All’ultimo piano c’è il classico bar e ristorante girevole.

E poi al Venetian Casino per tre ore. Quanta gente arriva con i bus e riempie le sale a tutte le ore del giorno e della notte. Dopo averlo visitato posso veramente credere che questo casinò possa essere costato la bellezza 2 miliardi e quattrocentomila dollari. É un’opera immensa, tra le prime dieci al mondo per estensione ed é composta di numerosissime sale da gioco, hotel, teatri, negozi e tantissimo altro. Come lascia intendere il nome (The Venetian Macao) la struttura riproduce fedelmente molte ambientazioni di Venezia. Per i nostri standard è una americanata molto pacchiana ma questo attrae moltissime persone. Tutto tenuto molto bene, dai negozietti alle finte calli e finto cielo. Il casinò e tutto l’insieme, aperto 24 h al giorno, merita in tutti i casi una visita.

Venerdì 15 novembre 2013

Finalmente sole e giornata limpida: approfittiamone. In attesa dell’apertura dei negozi (mai prima delle 10), siamo andati al Parco di Kowloon: bel polmone e oasi tra vecchi alberi, laghetti, fiori, ma da vedere soprattutto sono le molte persone che fanno il Tai Chi, relax a tempo di musica lieve. E’ l’antica arte marziale cinese. Vale la pena esserci anche solo come spettatori discreti per ammirare come l’esecuzione dei lenti movimenti di questa arte si trasformino in una danza silenziosa. L’insieme mi è piaciuto molto.

Poi con la metro sull’isola perché il Peak è il punto più in alto (più di 500 m.) per la vista meravigliosa della baia e dello skyline. Ci siamo spostati in più punti per avere varie sfaccettature del panorama e godendo della giornata calda e secca: foto, foto e foto dalla terrazza panoramica. Un giro nei negozi e una discesa con il tram, operante sin dal 1888, quasi verticale sulla collina, per arrivare al centro della città vecchia, dove scale mobili sopraelevate corrono tra vecchi palazzi e mercati. Poi scendiamo e godiamo nei vecchi vicoli del mercato. I mercati di tutto il mondo sono l’anima vera di una città, perché qui vedi come i locali vivono. Belli da vedere e fotografare i banchi di frutta, verdura, carne, pesce, abbigliamento, piccoli artigiani per varie riparazioni e lustrascarpe.

Nel pomeriggio il tè delle 5 con i pasticcini non si poteva che godere all’hotel simbolo di Hong Kong The Peninsula: molto elegante, un’icona a Hong Kong e nel mondo. Lascito del colonialismo inglese, mantiene intatto il suo fascino, mescolando ospitalità orientale a raffinatezze reali. Salone immenso, stupendo art decò, dove intorno ci sono negozi delle griffe più prestigiose con porcellane e argenti, servizio impeccabile, quartetto d’archi con musica classica live all’ammezzato e cura dei dettagli. Very expensive, ma un tè possiamo permettercelo, anzi noi siamo stati ospiti di Franco e Rosanna.

Dopo tanta eleganza, cambiamo pagina e torniamo al mercatino di Temple Street perché Silvano doveva acquistare ancora qualche gadget per gli amici, ma alle 20, puntuali, eravamo davanti alla baia di Harbour. Symphony of Lights è un famoso spettacolo di luci laser e musica che si tiene ogni giorno ad Hong Kong alle 20:00. Lo spettacolo consiste nella particolare illuminazione di 44 grattacieli e monumenti che si trovano ai lati di Victoria Harbour. Attraverso l’illuminazione interattiva e uno spettacolo musicale, viene mostrata la vitalità e il glamour della vista notturna di Hong Kong, ma stasera mi è sembrato tutto sotto tono: poche luci, non ho sentito la musica: le aspettative sono state deluse. Ma le foto le ho fatte lo stesso, perchè lo spettacolo è sempre assicurato dallo skyline.

A cena nuovamente al Cantina dove il Direttore, uno sveglio giovane italiano, ci ha intrattenuto raccontandoci un po’ di storia recente locale. Voleva proporci una cena a base di tartufo d’Alba, ma quella la mangio qui in Italia.

Sabato 16 novembre 2013

Anche oggi è una bella giornata, anche se offuscata. Alle 8.30 partenza con un viaggio organizzato Gray Line a 790 HK$: è un tour a 360° sull’isola di Lantau. Siamo un piccolo gruppo e ci muoviamo facilmente. Ci portano innanzitutto a fare una passeggiata sulla Avenue of Stars, con una bella vista su tutto il Vittoria Harbour dove, come a Hollywood, gli artisti del cinema lasciano la loro impronta: e chi li conosce!

Solo Bruce Lee è conosciuto dalle nostre parti per i film di kung fu e per Hong Kong è un eroe e gli ha dedicato una statua di due metri.

Purtroppo, come in ogni tour, ci dobbiamo sciroppare una visita ad un laboratorio, in questo caso di gioielli: TSL, una grande compagnia dove si fermano quasi tutti i tour. Devono fare molti affari, perché hanno tantissimo personale che ti soffia sul collo. I gioielli, però non hanno un bel design: non comprerei assolutamente nulla.

Dopo i gioielli, attraverso il porto commerciale con migliaia di containers, gru e ponti avveniristici, siamo arrivati al Ngong Ping Cable car, la cabinovia che per 5.7 km. dà una vista panoramica del mare del sud della Cina, dell’aeroporto, raggiungendo la parte più alta dell’isola con una vista a 360° Alcune cable car (cabinovie) hanno il pavimento in cristallo trasparente. La risalita è di 15 minuti e lo spettacolo è davvero suggestivo . Arrivati in cima è la tranquillità a fare da padrona con l’enorme statua di bronzo del Buddha, appollaiato sopra un fiore di loto e si respira davvero una grande pace e spiritualità. Fu fondato agli inizi del 1900 e la statua, chiamata Tian Tan Buddha, è alta ben 34 metri. Noi ci siamo arrivati col bus, ma bisognerebbe salire 268 scalini per raggiungere la piattaforma. Vale la pena arrivarci perché si gode una splendida vista di Lantau, delle piccole isole che la circondano, e del Mar Cinese Meridionale. All’interno della statua si può visitare il museo.

Siamo poi andati al Monastero Po Lin dove abbiamo pranzato ed ho molto apprezzato diversi piatti locali, tutti vegetariani.

Molto interessante, e mi è piaciuto tantissimo la tappa successiva, il villaggio di Tai O, detta la Venezia dell’est, ma Venezia è un’altra cosa.

Povere case di pescatori su palafitte, con tetti di latta e dove ho fotografato una parrucchiera che stava facendo il colore ai capelli di un’altra signora. Come asciugamano aveva appoggiato sulle spalle fogli di giornale fermati da una molletta da bucato: sembrava irreale, fuori dal tempo, ma è vero. Il paese è caratteristico anche per il mercato del pesce, che ti possono cucinare al momento, ma che per la maggior parte è secco. Siamo poi saliti su una barca a motore e ci hanno fatto girare per i canali per vedere dove vive questa povera gente. Al largo, invece, volevano farci vedere i delfini bianchi, ma oggi non si sono fatti vedere. Bel giro e di nuovo in hotel alle 16.30.

Sosta di un’ora e poi con la metro all’isola. Dalla stazione Centrale abbiamo percorso tante piccole strade dove ogni sabato ci sono le bancarelle degli ambulanti: non grandi cose, ma particolari, come le maschere di carnevale ed i negozietti dove vendono bottoni, o nastri o sciarpe di boa di piume. Aperitivo e poi nel quartiere più simpatico e allegro, animato da tanti giovani a Shelley Street. Bello girare sulla scala mobile che in sopraelevata passa attraverso antichi quartieri e poi siamo ridiscesi per le scalette, fermandoci a mangiare una pizza.

Mi spiace: è finita la vacanza, domani sera si riparte e comincio con un giorno di anticipo a dire che ‘voglio scappare di casa’. E’ stata una settimana intensa che abbiamo goduto con Rosanna e Franco. Ci hanno veramente preso per mano e io non ho dovuto preoccuparmi di trovare vie e percorsi. Una volta tanto non ho dovuto fare da battistrada. D’altra parte loro qui ci vengono così spesso che è come essere a casa loro. L’allegria è stato il tema che ci ha accompagnato in questo viaggio e volentieri siamo stati in compagnia, avendo sostegno e condivisione di questi luoghi così diversi dai nostri, ma tutti da scoprire.

Ci resta ancora domani, ma la preoccupazione è quella di far stare tutto nei trolley.

Domenica 17 novembre 2013

Bello l’ultimo giorno a Hong Kong. Ce la prendiamo comoda perché dobbiamo fare i bagagli e… ci sta tutto (!). Torniamo al Parco Kowloon: bellissimo con i suoi alberi secolari, i laghetti, le fontane ed i fiori e la gente che fa Tai Chi.

Siamo tornati, quindi, al mercato di MonKok: troppo presto. Tanta gente, ma meglio andarci intorno a mezzogiorno perché le bancarelle espongono solo sul tardi. Siamo ritornati perché dovevamo fare ancora qualche regalino, ma non abbiamo trovato un granchè. In hotel per le ultime cose da sistemare e relax sino alle 16, ora in cui dobbiamo lasciare la camera.

Abbiamo ancora tempo e ci facciamo un giro nei grandi magazzini della zona. Poi, con il transfer dell’hotel, alla stazione della metro e lì possiamo fare direttamente il ceck in, lasciando le valigie. Una grande comodità, mai riscontrata in altre città. Ora siamo liberi, senza pesi (tranne il ridotto bagaglio a mano) e con calma la metro ci porta direttamente all’interno dell’aeroporto: una bella organizzazione! L’aeroporto è recente, con piste lunghe ricuperate anche dal mare.

Alle 23.15 il nostro volo è pronto per la lunga transvolata. Abbiamo lasciato Rosanna e Franco che avevano il volo per Perth quasi alla stessa ora.

Gli ‘arrivederci’ sono sempre difficili, ma chissà che la prossima volta non ci rivediamo in Australia!

Il nostro volo in classe ‘premium’ è stato spettacolare: poltrone larghe, molto reclinabili con appoggio delle gambe e piedi, servizio perfetto. A Turkish bisogna togliere tanto di cappello: aerei nuovi, servizio impeccabile, gentilezza e soprattutto comodità per un viaggio così lungo.

Arrivati a Venezia, dopo la sosta a Istanbul, alle 9.30 belli riposati, perché avevo dormito per 7 ore – anche se con una pastiglia – : non era mai accaduto in precedenza.

Sono perfetta: è lunedì e ricomincia una settimana. Ma noi siamo pensionati e che sia lunedì o venerdì non ha importanza, viviamo e godiamo giorno per giorno.

Questo è l’importante!

Alla prossima…

Paola

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