Highlander hearts: viaggio ai confini della Scozia

Diario di viaggio Scozia-Highlands e Orkney Islands Partecipanti: Letizia (io), Giuseppe, Marco, Serena e Ellen. Periodo: Settimana di Pasqua, dal 23 marzo (mercoledì) al 31 marzo 2005 (mercoledì). 8 giorni. Mezzi: Abbiamo preso una macchina a noleggio con EuropCar dall’aeroporto di Leeds-Bradford. Una Megane 1.6 (categoria Compact), per 8...
Scritto da: letizia83
highlander hearts: viaggio ai confini della scozia
Partenza il: 22/03/2005
Ritorno il: 31/03/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Diario di viaggio Scozia-Highlands e Orkney Islands Partecipanti: Letizia (io), Giuseppe, Marco, Serena e Ellen.

Periodo: Settimana di Pasqua, dal 23 marzo (mercoledì) al 31 marzo 2005 (mercoledì). 8 giorni.

Mezzi: Abbiamo preso una macchina a noleggio con EuropCar dall’aeroporto di Leeds-Bradford. Una Megane 1.6 (categoria Compact), per 8 giorni. TOT= 202 pounds (compresa la sovrattassa per lo “young driver”, compreso tra i 23 e i 25 anni, per il resto tariffa base).

Tipologia: naturalistico e culturale.

Spesa: 250 pounds a testa (tutto compreso).

Percorso: 1500 miglia.

1° giorno, Mercoledì 23/03/05, Leeds-Glasgow Prendiamo la macchina a noleggio all’aeroporto verso le 12, andiamo a fare la spesa e partiamo da Leeds alle 15. Decidiamo di evitare lo snodo di Manchester, perché sempre intasato e perciò prendiamo la A65 che passa da Skipton, una strada a tratti scorrevolissima, ma a tratti davvero insidiosa. Però passiamo al confine degli Yorkshire Dales, uno dei parchi naturali più belli d’Inghilterra (se vi capita fateci una giratina e magari una camminata!).

All’altezza della Juction 36 ci immettiamo nella M6, che percorriamo tutta, senza interruzioni fino alla Juction 43, all’altezza di Carlisle. Qui usciamo perché, visto che abbiamo ancora un’oretta di luce, andiamo volentieri a dare un’occhiata al famoso VALLUM ADRIANI, il muro eretto dai Romani che separava l’ultima provincia dell’Impero dai barbari scozzesi. Prendiamo la A69 e arriviamo a Greenhead, dove ci immettiamo nella B6318, che costeggia il tracciato del Vallo. Rimaniamo alquanto delusi, perché non riusciamo a distinguerlo da un normale muretto per le pecore! Arriviamo ad un punto in cui c’è un piccolo parcheggio e un sentiero che costeggia il muro per 1 miglio e decidiamo di percorrerlo. Il Vallo da vicino sembra ricostruito e non è poi così attraente… menomale che c’è un meraviglioso tramonto e un paesaggio davvero bucolico con le pecore e le mucche che ci circondano.

Risaliamo in macchina e torniamo sulla M6, imboccandola in direzione di Glasgow. Diventa A74 e poi M74 e ci porta direttamente a Glasgow. A GLASGOW bisogna stare molto attenti perché il traffico è caotico e la M8 passa esattamente in mezzo alla città. Comunque riusciamo a trovare l’ostello con l’aiuto delle buone indicazioni (trovate sul sito dell’ostello www.Syha.Org.Uk), di 10 occhi aguzzi e un autista pronto.

Dormiamo al Glasgow SYHA (Scottish Youth Hotel Association), formalmente un ostello, ma di fatto un vero e proprio albergo. Troviamo parcheggio facilmente, ma ci dicono che siamo stati particolarmente fortunati e ci danno una bellissima stanza da 4 (la quinta componente del viaggio non è ancora arrivata, andremo domani a prenderla all’aeroporto di Prestwick) con addirittura bagno e doccia privati… per soli 13 pounds. C’è anche una promozione che permette agli studenti di avere la membership gratis (normalmente è 6 pounds) compilando un modulo scaricabile da internet, così non paghiamo il sovrapprezzo per i non-membri e abbiamo la tessera internazionale valida per un anno! Cuciniamo in ostello, in una cucina caotica e piena, ma molto ben attrezzata e tutto sommato anche abbastanza pulita. Poi ci sistemiamo in camera e decidiamo di non uscire, perché è tardi e domani ci aspetta una mattinata in giro per la città e poi molte ore di viaggio.

TIP: – Non andate al Vallo di Adriano a meno che non siate davvero MOLTO appassionati. E’ una delusione… 2° giorno, Giovedì 24/03/05, Glasgow-Loch Lochy Il mattino dopo ci svegliamo presto ma non troppo per fare un giretto a GLASGOW. La città non è granchè e il tempo (uggioso) non aiuta. Decidiamo di andare a piedi dall’ostello (sono 15 minuti) e di visitare le vie centrali, la Cattedrale e di fare una passeggiata lungo il Clyde. Ripeto: niente di che, se non avete tempo da perdere come noi passate oltre, c’è molto di più bello a nord.

Dobbiamo andare a Prestwick a prendere l’ultimo componente di questa “spedizione”… così ci riavventuriamo nel traffico caotico di Glasgow. Le strade sono molto confuse, c’è molto traffico e dobbiamo fare qualche giro prima di imboccare la strada giusta e immetterci nella M8. Usciamo per Prestwick sulla M77 che è però ancora in costruzione, perciò ad un certo punto si interrompe e ridiventa strada normale (A77, tanto traffico…). Arriviamo però senza problemi. Prelevata la Serena proseguiamo… il Nord ci aspetta! Prima però decidiamo di fare la strada costiera, la A78. Niente di speciale, anche per il tempo, che rende tutto un po’ grigio. Ci fermiamo a pranzo a Largs. Bella la stazione di Wemyss Bay, vittoriana che collega direttamente i treni con il pier. Per evitare il traffico di Glasgow, prendiamo il ponte Erskine. Vista sulla città e ponte ingegneristicamente interessante, ma 60p di pedaggio.

Adesso siamo sulla A82, la famosa “Road to the Highlands”. C’è un sacco di traffico, tutti gli scozzesi di Glasgow hanno un cottage nelle Highlands? Costeggiamo Loch Lomond, il lago più grande di Gran Bretagna e scegliamo una delle numerose stradine per arrivare sulla riva e gustarci la vista del nostro primo lago di Scozia. Finiamo in un delizioso paesino chiamato Aldochlay, che non ha altro da offrire che la pace. Isolette sul lago, cottage isolati, vegetazione incontaminata, barchette ormeggiate. Sembra di uscire da un film. Vale la pena di dieci minuti di sosta, ma non di più… Nel frattempo il cielo si fa minaccioso e comincia a piovere. Si fa tutto grigio e scende il buio. Continuiamo a guidare in una strada che attraversa prima i Trossachs e poi il complesso montagnoso di Glen Coe prima (una gola di montagne mozzafiato, peccato per il tempo…) e del Ben Nevis (montagna più alta di Gran Bretagna, con i suoi 1343m). La strada è in mezzo al deserto e con questa luce il paesaggio appare davvero affascinante. All’ora di cena (verso le 20) arriviamo a Fort William dove ci fermiamo a mangiare. La cittadina è carina, ma a quell’ora tutto è chiuso! Infatti, abbiamo anche problemi a trovare un posto dove mangiare. Alla fine troviamo un pub, con ristorante annesso (“Grog and Gruel”). Ci facciamo una buona birretta tra i sorpresi “locali” nell’attesa che si liberi l’unico tavolo per cinque e poi ceniamo a base di salmone. Buono e tutto sommato economico (10 pounds a testa circa).

Ripartiamo per raggiungere in fretta l’ostello, che è a Loch Lochy (ancora www.Syha.Org.Uk, 11 pounds a testa), 20 miglia ancora sulla A82 da Fort William.

L’ostello è carino e confortevole, facile da trovare e le camere sono molto accoglienti (hanno una graziosa carta da parati!). Andiamo a nanna, domani finalmente entreremo nelle Highlands e andremo sulla mitica Isola di Skye! TIP: – Lasciate perdere la costa al di sotto di Glasgow e dirigetevi subito verso Nord. Loch Lomond e soprattutto Glen Coe e il Ben Nevis meritano sicuramente più attenzione. – Cercate di arrivare presto per cena. La maggior parte dei pub serve del buon cibo a buoni prezzi, ma spesso la cucina chiude alle 19, 19.30.

3° giorno, Venerdì 25/03/05, Loch Lochy-Glenbrittle (Isle of Skye) Al nostro risveglio il cielo è sempre nuvoloso… ma oggi ci spostiamo sulla costa, perciò speriamo in un po’ di sereno! Riprendiamo la A82 in direzione di Invergarry dove ci immettiamo nella A87, che ci porterà fino all’Isola di Skye. Circa 7 miglia dopo Invergarry c’è un bellissimo viewpoint (Glen Garry) da cui si domina tutta la valle e il lago. Proseguendo si passa il massiccio delle Seven Sisters, sette montagne tutte vicine che coronano la vallata. Arriviamo presto sulle rive del Loch Duich, dove è obbligatorio fermarsi a Eilenan Donan Castle, che dicono essere il castello più famoso di Scozia dopo Edimburgh e Stirling. Sarà anche turistico e un po’ caro (circa 4 pounds), ma ne vale assolutamente la pena! Il castello è pressoché intatto ed è costruito su un’isoletta in mezzo al lago, collegato però alla riva da un grazioso ponte in pietra. Magari lo avete già visto in numerosi film che sono stati girati qui, come Highlander o James Bond.

Proseguiamo impazienti sulla A87 fino al famoso e controverso Skye Bridge. Siamo fortunati perché da dicembre 2004 gli abitanti hanno ottenuto che non si paghi più il caro pedaggio per attraversare il ponte (era 6 pounds!). Approdiamo così sull’isola un po’ più ricchi e contenti, nonostante il tempo rimanga grigio e nuvoloso… ma dopotutto Skye deriva dalla parola gaelica per nuvola, non ci possiamo aspettare di più! Ci fermiamo a Broadford per fare la spesa e decidiamo di sfidare la sorte e di fare un picnic. Ci fermiamo nei pressi di Loch Ainort. Mentre mangiamo si affaccia timidamente un po’ di sole e di azzurro, ma è soltanto un’illusione! Proseguiamo in direzione di Portree (una città bella grande e di scarso interesse), da dove ci immettiamo nella nostra prima strada “passing place”, la A855 che ci porta sulla Penisola di Trotternish, un posto meraviglioso!!! Vediamo (tra la nebbia) l’Old Man of Storr, che con un po’ di tempo e gambe si può raggiungere facilmente con un sentiero. Le Kilt Rock Waterfalls sono delle cascate a picco sul mare, molto suggestive anche perché coronate da formazioni di basalto colonnare. Molto molto bello! Merita uno stop anche Staffin Bay e qualunque panorama che vi ispiri.

Duntulm Caste è un insieme di rovine di scarso valore, vale la fermata soltanto per ammirare il panorama della costa e la vista delle Western Isles.

Noi siamo costretti ad una fermata forzata nei pressi del paesino(?) di Kilmuir, in realtà composto da case sparse e una scuola, dove dobbiamo aspettare il carroattrezzi per cambiare una ruota che avevamo bucato (non chiedemi come mai, ma mancava una chiave per svitare la ruota…). Fortuna che abbiamo incontrato due gentilissime bambine del luogo, Talitha e Freya, che ci hanno fatto compagnia e hanno giocato a frisbee con noi nell’attesa, nonché ci hanno insegnato a contare in gaelico, lingua che ancora viene insegnata a scuola… fantastico! Inutile sottolineare il fatto che quello deve essere stato il giorno più “eccitante” della loro vita e che noi ci sentivamo dei veri e propri alieni piombati lì dalla luna! Dopo aver risolto il “disguido” ci dirigiamo (ben attenti ai pneumatici) di nuovo verso Portree e da lì verso Glenbrittle, il minuscolo e sperduto ostello dove avevamo prenotato (ancora: www.Syha.Org.Uk, 11 pounds a testa). Questo ostello è prevalentemente frequentato da “hikers” perché è esattamente sotto i mitici Cuillin Hills, le affascinanti quanto inaccessibili montagne dell’isola. L’ostello è accogliente e pulito, si dorme in camerate divise per sesso. Ma il panorama della mattina dopo vale la pena… TIP: – Trotternish Peninsula è impedibile. La strada, nonostante la nostra disavventura è perfetta. Andate a Glenbrittle, ma badate bene che nei weekend può essere affollato di camminatori e se avete problemi a dormire le camerate con bagno annesso sono alquanto noiose.

– Ricordatevi la regola del turista delle Highlands: fare benzina ogni volta che si può. I distributori sono pochi (pressappoco presenti solo in paesi grossi) e i prezzi della benzina sono incredibili (prezzo medio a Leeds 78.9, prezzo nelle Highlands da 82.9 a 96.9). Più remoto è il posto, più costa la benzina… non importa se siete vicinissimi ai più grandi giacimenti petroliferi d’Europa! 4° giorno, Sabato 26/03/05, Glenbrittle-Rua Reidh Ci alziamo presto, anche perché svegliati dal trambusto. Tutti i nostri compagni di camerata sono eccitatissimi: la giornata è splendida! “Look at the mountain! There is the sun!! WOW”. E infatti la giornata è meravigliosa, la migliore di tutta la vacanza. C’è un magnifico sole e non fa per niente freddo, tanto che possiamo lasciare le giacche in macchina! Decidiamo di andare sul mare per prima cosa, e godere di una vista sui Cuillins… in cielo non c’è una nuvola.

Poi ci rimettiamo in macchina, lasciamo l’idillico Glenbrittle e ci dirigiamo verso Neist Point. Con qualche difficoltà per trovarlo (seguire la A863, poi prendere la B884 e poi infilarsi in una minuscola stradina (comunque segnalata con cartelli) per “the lighthouse”, il faro di Neist Point! Arrivati sul posto ci aspetta una piacevole discesa di vari gradini e cinque minuti di cammino per arrivare al faro, che però è privato e d’estate funziona da B&B… tenetelo presente! Il faro non è niente di chè, ma conserva la vecchia tromba, è ancora perfettamente funzionante e in un posto davvero spettacolare! Si gode anche di una magnifica vista sulla costa e su Moonen Bay, se il tempo fosse più caldo ci faremmo anche un bagnetto da quanto l’acqua è azzurra e trasparente! Con rammarico riprendiamo la strada e ci avviamo verso la fine della nostra visita di Skye. Dopo una tappa strategica a Portree per fare la spesa e ricomprare il pneumatico bucato il giorno prima ci rimmettiamo sulla A87 e, dopo aver ripassato lo Skye Bridge, torniamo sulla terra ferma (ma si può chiamare così, visto che la Gran Bretagna stessa è un’isola??).

Ci fermiamo a mangiare in un’area picnic con vista sull’isola e la baia e poi ripartiamo alla volta di Plockton, un minuscolo paesino, che sembra uscito da un set di un film da quanto è “perfetto”. Una graziosa baia, casette in pietra tutte in fila, un’isoletta, le palme(!). Leggiamo sulla guida che è stato anche il set di un famoso sceneggiato inglese, che l’ha reso famoso, ma nonostante ciò rimane un posto unicamente remoto e preservato, “unspoilt”, direbbero gli inglesi. Il posto è davvero suggestivo, ma la strada a passing place per raggiungerlo è tutto un programma… Torniamo alla civiltà sulla A890, che ci sembra un’autostrada. Ci immettiamo poi sulla A896 e svoltiamo poco dopo Kishorn su una passing place che conduce al viewpoint di Bealach-Na-Ba. Non fatevi scoraggiare dai cartelli che indicano estremo pericolo e sconsigliano la strada ai “learners”… non potete perdervi lo spettacolo della vista più mozzafiato che abbiamo avuto e soprattutto del paesino di Applecross! La strada si snoda tortuosa su per la montagna e sembra uscire fuori dalle tappe alpine del Giro d’Italia. La strada è strettissima, ma con numerosi passing places. I tornanti infiniti e lo spettacolo impressionante. Si guida in una gola tra due montagne, attorno non c’è niente, nessuna casa, nessun segno di vita. Vediamo dei cervi lungo il fiume e nessun’altra forma di vita. Arrivati in cima, poco prima di collinare scorgiamo anche della neve e non resistiamo alla tentazione di andare a toccare con mano… ci avventuriamo in questa landa deserta, una sorte di palude: l’erba si schiaccia sotto i nostri piedi e si rivela in realtà intrisa d’acqua. Non c’è un albero, solo rocce, erba paludosa e qualche specchio d’acqua qua e là. Mitico anche il panorama che si gode della gola e del fiumiciattolo che sfocia direttamente sul mare. Arriviamo al viewpoint, che è molto affollato di turisti e camminatori che si rilassano, si godono un caldo e inusuale solicino e aspettano il tramonto. Il panorama è mozzafiato. Molto ampio, spaziando dalla costa all’isola di Skye, fino alla costa dall’altra parte. Le nuvole e il mare fanno sembrare le isole sospese nel cielo, e mi sembra di essere per un attimo Peter Pan che scorge per la prima volta l’Isola che non C’è. Noi però non possiamo aspettare perché siamo molto in ritardo sulla tabella di marcia e rischiamo di arrivare troppo tardi a Rua Reidh, lo strano ostello dove dormiremo. Rimontiamo in macchina e prendiamo la strada in discesa. Siamo circondati da torba e piccoli laghetti. Non incontriamo nessuno fino a quando non arriviamo a Applecross, minuscolo paesino sulla costa: quattro casette tutte in fila, un pub e un post office. Il tramonto è vicino e il posto incantevole, peccato non potersi sdraiare un po’ sulla sabbia o cenare al pub del paese… Siamo davvero di corsa, ma Applecross ci rimarrà nel cuore.

Proseguiamo la strada passing place costiera che ci regala dei panorami splendidi, specie con questa luce ed il cielo limpido. I profili dell’Isola di Raasay e Rona (e più lontana, Skye) ci accompagnano all’orizzonte, ma si allontanano sempre di più. La strada è lunga, ma sgombra (non incontriamo NESSUNO per 20 miglia). Incontriamo solo qualche lago e casetta qua e là, una spiaggia di sabbia e poco altro. Le nuvole adesso hanno un colore rosa così intenso che sembrano dipinte. Facciamo un sacco di foto… i colori del cielo sono irripetibili: azzurro intensissimo, rosa, rosso, celeste. Torniamo sulla strada principale che è la A896, passiamo Shieldaig e Torridon senza neanche fermarci (se potete fate una deviazione da Torridon verso Lower Diabaig, ci sono dei bei panorami).

A Kinlochewe ci immettiamo nella A832, che costeggia il Loch Maree. Purtroppo ormai non c’è quasi più luce, ma da quello che possiamo vedere questo è uno dei laghi più belli che abbiamo incontrato. Ha anche delle isolette nel mezzo.

Un’altra deviazione possibile sarebbe verso Red Point, prendendo la B8056. Da lì ci sono due sentieri per due baie molto carine e “rosse”.

Noi proseguiamo anche perché ormai è buio. A Gairloch prendiamo la B8021 verso Melvaig e da lì una stradina minuscola, che a tratti non ha neanche passing place, menomale che non incontriamo davvero nessuno. La strada è tutta curve e saliscendi, ma… ne vale la pena. Alla fine arriviamo a Rua (o Rudha) Reidh. Qui c’è un faro, ancora perfettamente funzionante che è stato riadattato per ospitare una Guest House e ostello. Dormiremo in un faro stanotte (www.Ruareidh.Co.Uk, 9.50 pounds a testa)! Il posto è splendido. Molto affascinante. Siamo lontani miglia dalle prime case e abbiamo soltanto il mare intorno a noi. Tira un vento fortissimo. La casa è molto accogliente, ben arredata, calda… si può anche chiedere la colazione e la cena per rispettivamente 3.50 e 12 pounds, ma bisogna avvertirli la sera prima. Hanno anche una cucina attrezzata per gli ospiti che vogliono cucinare da soli, una graziosa sitting room con caminetto e una veranda a vetri sul mare. Vale davvero la pena fare tutta questa strada: il posto è magico. Si ha davvero la sensazione di essere lontani da tutto. Saremmo rimasti volentieri un’altra notte, per assaporare ancora di più questo piacevole isolamento da tutto e tutti, ma dobbiamo proseguire! TIP: – PROBABILMENTE PER QUESTA TAPPA SAREBBERO SERVITI 2 GIORNI! – Andate ad Applecross. Godetevi una buona birra con il tramonto. Ci sono anche dei B&B in paese… una notte in un posto davvero “fuori dal mondo”!

5° giorno, Domenica 27/03/05 (Pasqua), Rua Reidh-Durness Oggi è Pasqua, ma per noi sarà un giorno di viaggio come gli altri. Ci alziamo un po’ più tardi però… :-). Fa un po’ freddino oggi e tira un vento davvero gelido, ma la giornata non è male. Riprendiamo la A832 e la percorriamo praticamente senza fermarci (se non per fare qualche foto al panorama) fino a Ullapool. Ullapool è una cittadina abbastanza grande, perciò decidiamo di fare la spesa e benzina, ma non è niente di che e ripartiamo subito. Lì prendiamo la A835, che però decidiamo subito di abbandonare in favore di una stradina minuscola che si avventura sulla costa. Siamo in vena di avventure! Il paesaggio è molto bello e percorriamo miglia e miglia senza vedere segni di civiltà. Costeggiamo un lago molto bello (Loch Lurgainn) circondato da montagne strane e affascinanti. E poi fiumi e distese di terra disabitata… abbiamo davvero trovato l’ultimo deserto d’Europa! La strada ci porta a Lochinver, un grazioso paesino con una meravigliosa scuola con vista mozzafiato sul lago, magari essere andati a scuola qui! Abbiamo già abbastanza fame, ma proseguiamo ancora un po’ perché vogliamo mangiare ad Achmelvich Bay, una baia molto bella che è qui vicino. Prendiamo il primo bivio a sinistra della A837 e percorriamo questa strada (B869) soltanto per poche miglia, poi c’è un altro bivio sempre sulla sinistra per Achmevich. La baia è splendida, ma purtroppo il cielo nuvoloso e il vento gelido ce la fanno godere davvero poco. Abbiamo visto delle foto con il sole e sembra davvero una baia dei carabi, con acqua cristallina e sabbia bianchissima. Qui accanto c’è anche un grazioso ostello SYHA che però era tutto prenotato. Prenotate per tempo, se il tempo è buono dicono che si hanno dei tramonti indimenticabili! Unico neo? Gli immancabili caravan per le vacanze che rovinano l’altrimenti immacolato paesaggio di casette in pietra e dune.

Ci rimettiamo in cammino dopo aver giocato con le alghe e dopo che Giuseppe ha testato l’acqua (troppo fredda! Ma davvero?). Riprendiamo la A837. Costeggiamo Loch Assynt (bellissimo) e prendiamo la A894. La strada è scorrevole e piacevolissima da guidare, ma non perdetevi il panorama. Ormai ci siamo quasi abituati a tutti i laghi e a questa vegetazione spoglia e soprattutto all’infinità di pecore… (qualche volta bisogna stare attenti perché sono a pascolare… in mezzo alla strada!).

Scorie è un minuscolo paesino di pescatori. Se fossimo stati in estate da qui (o da Tarbet, poche miglia più a nord) partivano le barche per andare a visitare Handa Island, un vero e proprio paradiso incontaminato, specialmente per il birdwatching. Il tempo si è rasserenato, ma il vento gelido continua implacabile a soffiare, increspando il mare e i laghi. Poco dopo Scorie la strada diventa la A838 e migliora un po’.

All’altezza di Richonich imbocchiamo la minuscola B801 per apprestarci ad andare alla mitica Sandwood Bay! Sandwood Bay è una baia di sabbia che si può raggiungere solo a piedi, in approssimativamente 1,5-2 ore di passeggiata (piacevole e agevole). Il sentiero comincia dal Blairmore, lo vedrete dalle macchine parcheggiate. Potrà anche sembrare un’inutile faticata, ma la vista della baia smentisce subito, non appena la si avvista. Un posto da film: dune, una spiaggia immensa di sabbia finissima e il mare. Alla destra un faraglione altissimo, un isoletta e il tramonto del sole, a sinistra una costa brulla e frastagliata con la vista di Cape Wrath. Sul posto troviamo anche dei campeggiatori che invidiamo un po’ perché possono godersi questa pace (e il meraviglioso tramonto) un po’ più a lungo di noi.

Facciamo una passeggiata sulla spiaggia prima che la marea se la mangi e ci sediamo su uno scoglio a prendere un po’ di spruzzi (per qualcuno vere e proprie onde) e goderci il calore dell’ultimo sole.

Un paradiso da non perdere. Si può anche continuare la camminata e arrivare a piedi a Cape Wrath, altrimenti raggiungibile solo con traghetto e navetta da Durness, ma vi servirà un’intera giornata o forse un po’ di più.

Torniamo indietro prima che la luce vada via e siamo subito in macchina sulla strada per il B&B che abbiamo prenotato via internet dall’Italia. Destinazione Durness, Glen Golly B&B (www.Glengolly.Com, 20 pounds a testa). Arriviamo però così tardi (21.00) che in paese è tutto chiuso e non sappiamo come fare a mangiare. Per fortuna veniamo a sapere per vie traverse (dopo vari tentativi) che c’è un B&B che potrebbe farci qualcosa da mangiare. Arriviamo e i gentili signori Morven ci preparano un buon pasto a base di zuppa e fish&chips, per soli 6 pounds a testa. Se non avessimo prenotato di là ci saremmo fermati qui: abbiamo ricevuto un’ospitalità memorabile (Morven B&B, 01971 511252)! TIP: – Non fatevi scappare Sandwood Bay, e non preoccupatevi per la camminata, è tutta in piano e il sentiero è facile facile. Lasciatevi un po’ più di tempo per godervi la baia, magari facendo anche un bel pic nic.

– Prendete tutte le stradine che vi ispirano. Rimanendo sulla strada principale si perdono tante sensazioni di libertà che si hanno guidando per una minuscola sigle track road… sembra di essere esploratori! 6° giorno, Lunedì 28/03/05, Durness-Kirkwall (Orkney Islands) Al nostro risveglio ci attende il pezzo forte, il motivo del nostro soggiorno presso un B&B… la Scottish Breakfast. La sera prima avevamo dovuto scegliere nel menù tra Porridge o Yogurt e tra Scottish o Continental Breakfast. Abbiamo scartato il porridge (già provato altre volte, e certamente non squisito, sebbene gli inglesi sostengano che da un sacco di energie!) e ci siamo buttati a capofitto sulla Scottish Breakfast, curiosi di vedere come avrebbero reagito al miscuglio di bacon, eggs, toast e tea i nostri stomaci mediterranei.

Beh, bisogna dire che la colazione (servitaci da un simpatico Martin in grembiule casalingo) è stata eccellente e molto abbondante. Si parte con lo Yogurt che è buonissimo e farcito con frutta secca e canditi. C’è tea, latte, toast e marmellata fatta in casa a volontà. Poi arriva il piatto forte. Bacon (2 fette), Egg, Toast fritto, Beans in sugo di pomodoro dolce… WOW! Facciamo una scorpacciata come si deve (anche se su alcuni dei piatti i meno coraggiosi lasciano il bacon e i fagioli…) e, dopo aver debitamente ringraziato i padroni di casa e aver lasciato un pensiero nel visitor book, ripartiamo. L’esperienza è stata davvero positiva, ma non so se piacevole da ripetere proprio TUTTI i giorni! Imbocchiamo la A838 e proseguiamo verso Tongue. Ormai abbiamo abbandonato la magicamente selvaggia West Coast e siamo sulla North Coast. Bisogna dire che le differenze si notano. Le strade sono più larghe, c’è molta più civiltà e campi coltivati che si sostituiscono alle distese di terra incontaminata a cui eravamo abituati. Loch Eriboll e il Kyle of Tongue sono particolarmente suggestivi, con le spiagge sabbiose visibili o invisibili a seconda della marea.

A Tongue la strada diventa la A836 e prosegue ancora verso Est. La percorriamo senza interruzioni, anche perché, in confronto a quello che abbiamo visto nei giorni scorsi, non è niente di che. Unica deviazione che ci concediamo è quella verso Strathy Point. Questo minuscolo capo è interessante solo per i panorami che offre da una parte verso Cape Wrath e dall’altro verso Dunnet Head, specialmente se la giornata è limpida. Qui c’è anche un grazioso (ma niente di trascendentale) faro. Bisogna fare 10 minuti di strada a piedi per raggiungere il mare dalla strada, ma sono piacevoli. Si può arrivare sino agli scogli sotto il faro. Molto ventosi, ma belli. Il mare, come al solito, è turchese.

Si comincia inoltre a scorgere il pallido profilo delle Orkney Islands… Per mangiare ci fermiamo ad un grazioso pub lungo la strada. Il posto non è per niente turistico e frequentato prevalentemente dai locali e dagli occasionali pescatori (scopriamo infatti che è una zona di pesca molto famosa). Mangiamo come al solito dell’eccellente salmone e ci concediamo una partita a freccette (lo sport nazionale dei pub anglosassoni) nell’attesa. Con scarsi risultati ovviamente! Dopo pranzo decidiamo di fermarci al Dounreay visitor centre, sotto consiglio della Lonely Planet. Praticamente si tratta di una ex-centrale nucleare che adesso stanno smantellando. Il visitor centre (fuori dall’area della centrale vera e propria) è una specie di mini museo che fa propaganda sfegatata al nucleare cercando di farci credere che la centrale non ha creato alcun danno all’ambiente circostante, ma che anzi ha soltanto contribuito a portare ricchezza e prosperità alla gente del luogo. Come dice la guida: solo Homer Simpson potrebbe davvero crederci! Non è una tappa must, ma se avete voglia fermatevi: vedere per credere! Anche perché non c’è molto altro nei dintorni da vedere.

Arrivati a Thurso ci sembra di essere in una metropoli: supermercati, distributori di benzina, case a volontà… Ci avviamo verso Scrabster, che è il posto da cui partono le navi per le Orkney. Nonostante costi davvero molto caro (24 pounds a testa e 80 pounds per la macchina), decidiamo di prendere il traghetto. Se siete studenti avete diritto al 10 % di sconto (www.Northlinkferries.Co.Uk). I traghetti non sono molti e bisogna fare i biglietti prima e presentarsi all’imbarco un’ora prima della partenza.

Siccome abbiamo ancora un’oretta e mezzo decidiamo di fare una capatina a Dunnet Head, il punto più a Nord della Gran Bretagna (mainland, ovviamente!). La strada è scorrevole, ma quando prendiamo il bivio per la B855 ci troviamo imbottigliati in un traffico davvero singolare! Davanti a noi stanno camminando con ammirabile flemma una decina di bufali… sì, proprio loro, quelli con le corna e il pelo lungo che gli copre il viso, le tipiche mucche delle Highlands. Sembra che li stiano portando a fare una passeggiata… in fondo un po’ di movimento ci vuole, no? Il problema è che vanno davvero lenti e non mostrano nessuna volontà di volerci concedere un passaggio… alla fine (dopo 20-25 minuti buoni) riusciamo a convincere i “personal trainers” a farci passare. Chiudiamo ben bene i finestrini, sperando che non si arrabbino troppo, tratteniamo il respiro e… passiamo. Siamo sopravvissuti. Proseguiamo a tutta birra verso il capo. Siamo in un ritardo spaventoso e rischiamo di perdere il traghetto… ce la faranno i nostri eroi? Arriviamo a Dunnet Head. Ennesimo faro, ennesime scogliere mozzafiato a picco sul mare, ennesimo tramonto splendido. Qui sarebbe proprio da fare una bella camminata lungo le scogliere, ma, come al solito siamo di fretta e ci accontentiamo di qualche foto.

Rimontiamo in macchina e rimbocchiamo a tutta velocità la strada del ritorno. Ovviamente rincontriamo i nostri amici, che sono ancora nel bel mezzo della loro ginnastica. Dobbiamo questa volta essere noi a metterci da una parte e lasciarli passare. Vederseli arrivare faccia a faccia è ancora più spaventoso e temiamo per un momento per la macchina… ma sono bravissimi e non la sfiorano nemmeno (sebbene ci vadano vicini millimetri!). Siamo sani e salvi, la macchina è a posto e la strada è finalmente libera. Dobbiamo spingere un po’ sull’acceleratore, ma alla fine arriviamo in tempo per l’imbarco! Le Orkney ci aspettano… La cosa sorprendente è come siano puntuali: la nave lascia il porto alle 19 in punto. Mai successo in Italia… il traghetto è molto lussuoso con un sacco di posti a sedere al chiuso, un pub/bar, un ristorante, un negozietto e la terrazza a prora per godersi il panorama all’aperto. Ci appostiamo lì per salutare terra e salutare anche il sole che tramonta piano piano. I colori sono meravigliosi e i giochi di luci delle nuvole indimenticabili, ma ben presto il vento diventa troppo forte e freddo e ci rifugiamo al calduccio.

Arrivati sulle isole è già buio. La prima cosa che ci colpisce è quante luci ci siano. Ci aspettavamo delle isole quasi disabitate e invece… c’è più gente qui che nelle Highlands! Prendiamo la A965 e arriviamo a Kirkwall (la capitale) in mezzora. L’ostello SYHA (www.Syha.Org.Uk, 11 pounds a testa) è un po’ difficile da trovare, ma dopo qualche tentativo e le indicazioni di una gentile signora arriviamo.

Il posto è una ex scuola, molto grande. Sono container, ma le camere sono comunque accoglienti. C’è un’immensa cucina e sala da pranzo e anche una rest room con tv, giochi da tavolo e divani. Il bello è che il posto è deserto… ci siamo solo noi e altre tre persone, quando ne potrebbe ospitare centinaia. Mangiamo in fretta e decidiamo di uscire alla ricerca di un pubbettino, per assaggiare la birra locale. Ovviamente è tardi 22.30 ed è quasi tutto chiuso, ma per fortuna troviamo una signora gentile che ci fa entrare. Il locale è vuoto, anche qui ci siamo solo noi. Ci consiglia la birra e si mette anche a chiacchierare con noi, scherzando sugli italiani che pare arrivino numerosi fino a quassù, specialmente in agosto. Nonostante sia arduo capire il suo accento la conversazione è piacevole. Ci offre anche del buon whisky e ci consiglia i posti da visitare sull’isola. Alla fine la salutiamo a malincuore e andiamo dritti a nanna, vinti dall’alcool e dalla stanchezza! TIP: – La Scottish Breakfast va provata e anche l’esperienza B&B. Si ha veramente la sensazione di stare in una casa scozzese e, nonostante l’iniziale repulsione per il bacon&egg la mattina, è una colazione molto buona e soprattutto sostanziosa! – Dedicare un po’ più di tempo al Kyle of Tongue e a Dunnet Head, per fare delle passeggiate o soltanto per godersi un po’ di più il panorama.

– Conviene fare benzina prima di arrivare sulle Isole. La differenza è notevole. – Dal traghetto non fatevi sfuggire la vista dell’Old Man of Hoy, una stele rocciosa (sulla destra, a circa 1 ora di viaggio). Le scogliere che lo circondano sono altrettanto impedibili… 7° giorno, Martedì 29/03/05, Kirkwall-Rogart Oggi visitiamo le Isole. Non abbiamo molto tempo, perché l’ultimo traghetto per Scrabster parte alle16.45. Ci svegliamo quindi di buon ora e dopo aver fatto un giretto per la cittadina e soprattutto dopo aver ammirato la famosa St. Magnus Cathedral. St. Magnus è un santo locale, martire e le sue ossa sono seppellite sotto uno dei pilastri della chiesa. La cattedrale è molto molto bella. Risale al 1100 ed è stata costruita usando una tipica pietra locale che è rossa. L’interno è romanico e le navate laterali sono piene di lapidi che non fanno altro che rendere l’atmosfera ancora più suggestiva. La cittadina è carina, ma molto turistica.

Ci rimettiamo in viaggio verso St. Margaret’s Hope, sulla A961. Il panorama ci sorprende davvero, ma in negativo. Le isole Orkney sono molto più industrializzate e abitate delle Highlands! Ci cominciano già a mancare le lande deserte alla vista di ordinati campi coltivati e graziose casette munite di antenna parabolica.

Facciamo tappa alla Italian Chapel, una cappella costruita durante la Seconda Guerra Mondiale da prigionieri italiani. Qui infatti sorgeva un vasto campo prigionieri, di cui rimane in piedi soltanto la cappella, che gli isolani considerano molto graziosa. Niente da dire, ma… è un po’ kitcsh (come si scrive?).

St. Margaret non è su Mainland, ma su South Ronaldsay. Questa isola e quella di Burray sono collegate però alla terra ferma. Dietro a tutto ciò c’è una storia di guerra. Infatti, durante la Seconda Guerra Mondiale, le Isole erano una delle basi navali più grandi della Royal Navy. Dopo che un U-boat tedesco riuscì a penetrale in Scapa Flow, la marina naturale creata dalle isole, Churchill ordinò di costruire delle barriere. Oggi queste barriere (costruite peraltro con relitti di navi, che sono ancora visibili) fungono da collegamenti stradali per le isole. Il posto non è niente di che, anzi è proprio brutto. Vicino a Burwick (estremo sud) ci sono delle tombe antiche (Eagles Tombs) a detta della guida molto belle, che però decidiamo di non visitare.

Torniamo su Mainland di corsa e ci dirigiamo verso due siti archeologici di grande valore, che sono la ragione principale della nostra visita alle isole. Sembra infatti che anche in età preistorica questo lembo di terra sperduto nel mare del Nord fosse molto popolare. Sono stati trovati infatti numerosi resti di villaggi, tombe e costruzioni megalitiche.

Per mancanza di tempo non riusciamo a visitare Maes Howe (tombe), ma andiamo a Standing Stones of Stenness e Ring of Broadgar e, ovviamente al pezzo forte: il villaggio di Skara Brae. Gli standing stones sono entrambi gratis e, se a Stenness di stones ne rimangono solo 4 standing (un po’ poco per rendere il sito interessante), a Broadgar ne rimangono in piedi ben 25, rendendolo molto più affascinante e interessante.

Stenness e Broadgar si trovano entrambi sulla B9056, che proseguendo ci porta dritti a Skara Brae, che si trova sulla costa est di Mainland. L’ingresso al villaggio costa un po’ (6 pounds a testa e non c’è neanche lo sconto studenti!), ma c’è da dire che ne vale la pena. Per noi, che di cose così antiche non ne abbiamo molte è una vera e propria scoperta. Il villaggio risale al 3100 AC, circa 5000 anni fa! All’ingresso si può visitare la ricostruzione di una tipica capanna del villaggio. Muri in pietra, tetto costruito con erba e legni intrecciati. Letti in pietra, cucina in pietra… sembra di essere nella casa dei Flinstones (manca la tv, però!).

Poi c’è da camminare 5 minuti per raggiungere il sito archeologico vero e proprio. Si cammina indietro nel tempo, con delle pietre lungo il sentiero che ci ricordato (a ritroso) i principali avvenimenti della storia. Alla fine un cartello ci dà il benvenuto a Skara Brae, 3100 AC.

Bisogna dire che il vento gelido di oggi non ci aiuta a goderci la visita (tutta all’aperto) appieno. Non ci sono visite guidate, ma una gentile signorina ci accoglie dicendoci di rivolgersi a lei per qualsiasi domanda. Aggirandoci tra le capanne si ha piano piano davvero la sensazione di tornare indietro nel tempo ed è sorprendente quanto l’uomo fosse capace di fare così tanto tempo fa, senza elettricità, macchine, etc. Il villaggio è estremamente ben preservato e i cartelli esplicativi (sebbene pochi) sono molto chiari. Inoltre si può comprare anche una guida dettagliata alla visita all’ingresso (disponibile anche in italiano). Inclusa nel biglietto c’è anche la visita ad una casa inglese di età vittoriana. Interessante, ma non troppo, vale la pena darci un’occhiata.

Noi, come al solito, siamo di fretta, perciò ci rimettiamo velocemente in viaggio. Facciamo un’ultima tappa alle scogliere di Yesnaby, a cinque minuti da Skara Brae. Il clima ventoso aiuta certamente a creare un atmosfera molto selvaggia, ma dal canto loro le scogliere sono molto belle. Come al solito, sarebbe bello camminare un po’ lungo la costa, ma noi dobbiamo scappare.

Arriviamo a Stromness che la nave sta già imbarcando e dopo pochi minuti siamo già per mare. Questa volta tira davvero troppo vento fuori e non ci avventuriamo neanche, ma restiamo al riparo nella pancia della nave! Al nostro ritorno a Thurso ci dirigiamo subito verso John O’Groats per andare a visitare Duncasby Head, il capo di Nord-Ovest e, soprattutto per ammirare le Stacks of Duncasby, meravigliose scogliere a picco sul mare.

La luce sta già andando via, ma per nostra fortuna (e nonostante il vento gelido che imperterrito soffia ancora) riusciamo ad ammirare le scogliere. Lo spettacolo è molto suggestivo, anche perché il mare è leggermente mosso e sbatte violento contro la costa. Anche qui c’è un faro (niente di che, però).

A cena ci fermiamo a John O’Groats, al Seaview Hotel, che offre anche un ristorante e un pub. Mangiamo, neanche a dirlo: salmone. Il posto è carino, ristrutturato da poco e accogliente. Il cibo non è niente male, nonostante il meno “ristretto”. Spendiamo i soliti 12 pounds a testa, mangiando un piatto a testa, una birra/bibita e il dolce.

Stasera però dobbiamo guidare un bel po’, per arrivare a Rogart, al nostro ostello. Si tratta di molte miglia, ma la strada (A99 fino a Wick e A9 dopo) è scorrevole (un’autostrada!) e non c’è nessuno. Osserviamo che per la prima volta i prezzi della benzina cominciano a scendere invece che a salire (si vede che stiamo tornando a sud e che la vacanza e agli sgoccioli).

Arriviamo a Rogart molto tardi (avevamo avvertito, però, per telefono la proprietaria nel pomeriggio), verso le 23.

L’ostello è un ostello molto particolare. Si chiama Sleeperzzz ed è… un treno (www.Sleeperzzz.Com, 10 pounds a testa). Eh, già è un treno riadattato. Ogni scompartimento ha due letti, c’è una cucina, una sala da pranzo, una sitting room, due bagni con doccia. E’ vero, non sarà una reggia, ma… è un’esperienza da fare. Si trova proprio di fronte alla stazione di Rogart (un minuscolo paesino sulla A839). Se leggete il visitor book capirete quanto il posto rimanga nel cuore delle persone, anche per la disponibilità e simpatia dei proprietari! TIP: – Non andate sulle Orkney. Beh, costa davvero troppo (specialmente se vi portate la macchina) e per un giorno soltanto non ne vale la pena. Le uniche cose degne di nota sono la cattedrale e Skara Brae.

– Se ci andate però, rinunciate a St. Margaret’s e tutta la parte Sud e esplorate piuttosto la parte Nord. Ci hanno molto consigliato The Brough of Birsay, un’isoletta tidale (tipo Mount Saint Michel in Francia, che si raggiunge solo con la bassa marea, per intendersi) dove si trovano i resti di un villaggio e di una vecchia chiesetta. Con più giorni a disposizione sarebbe interessante anche andare sull’isola di Hoy o sfruttare l’offerta a 10 pounds per un volo aereo a/r per Sanday con pernottamento sull’Isola.

– Le Stacks of Duncasby sono davvero belle… ci sarebbe voluto un po’ di tempo per una bella camminata! 8° e ultimo giorno, Mercoledì 30/03/05, Rogart-Prestwick-Leeds Ci svegliamo riposati e ci godiamo il mitico ostello sul treno. Facciamo colazione con calma, nella bellissima cucina e troviamo anche il tempo di scrivere due parole sul visitor book comodamente seduti nella sitting room (uno scompartimento). Però dobbiamo ripartire! Oggi è l’ultimo giorno e dobbiamo riattraversare tutta la Scozia fino a Glasgow, dove lasceremo la Serena e l’Ellen all’aeroporto e proseguiremo ancora per Leeds, sperando di arrivare prima dell’alba! A dire la verità non c’è molto in programma, di certo questa non è la parte migliore della Scozia… Dobbiamo dare un’occhiata al Dornoch Firth, alla Black Isle e a Inverness. Il tempo è brutto, nuvoloso, freddo e piove, ma ci mettiamo in strada di buon umore. Decidiamo di esplorare il Dornoch Firth percorrendo una strada secondaria, che evita il nuovo ponte (A949, che poi diventa A836 dopo Bonar Bridge). Il paesaggio è bello, più alberato e civilizzato di quello a cui eravamo abituati, ma decisamente piacevole, nonostante il tempo.

Non ci fermiamo sulla strada, niente attira la nostra attenzione particolarmente, anche se Bonar Bridge sembra un paesino carino, con il suo ponte “vecchio” (che in realtà è una bella opera di ingegneria). Ritorniamo sulla A9 e ci fermiamo a Tain a fare benzina e la spesa.

Mentre facciamo benzina ci rendiamo conto che Giuseppe ha lasciato il suo telefono all’ostello… dopo aver telefonato e esserci assicurati che fosse davvero lì, decidiamo di andare a riprenderlo, nonostante la tanta strada che ci aspetta! Perdiamo un’ora nell’operazione e alle 11 arriviamo a Inverness. Decidiamo infatti di non andare su Black Isle, anche perché in Cromarty Firth è pieno di piattaforme petrolifere, che di certo non rendono nulla al paesaggio, già un po’ “povero”.

Inverness è proprio una metropoli e il ritorno alla civiltà ci sconvolge un po’… strade trafficate, case, confusione: non c’eravamo davvero più abituati! E devo confessare che dà proprio noia! Siccome siamo però in fondo dei turisti in Scozia non possiamo resistere al richiamo di Loch Ness. Siamo a solo pochi silometri e decidiamo di fare almeno una capatina e una foto ricordo, se non altro per poter dire di esserci stati! Imbocchiamo la A82, mettendoci sulla strada di grandi pullman carichi di gruppi vacanza. Nel frattempo si sono fatte le 14 e dobbiamo anche mangiare. Ci fermiamo sulle sponde del lago a mangiare, scendiamo sulla piccola spiaggetta e scrutiamo le acque in cerca di Nessie. Arriviamo anche al famoso Urquhart Castle, dove però decidiamo di non entrare perché costa troppo (6 pounds, senza alcuna riduzione, neanche per studenti!) e sembra molto in rovina.

Tornando indietro ci fermiamo negli immancabili negozi di souvenir per comprare le cartoline e altri stupidi gadget… ci vuole un po’ di turismo irresponsabile ogni tanto.

Ci rimettiamo in strada e torniamo verso Inverness per prendere da lì la A9 verso sud. Decidiamo di fare una capatina a Loch Morlich un po’ per noia (non c’è nient’altro di raggiungibile da vedere) e un po’ per la curiosità di Marco per una Ski area scozzese. Passiamo prima da Aviemore, presto soprannominata la “Cortina di Scozia”, per i suoi negozi di sci e l’atmosfera commerciale. Il lago è molto bello, immerso in un bosco di abeti e con le montagne a picco… solo Marco e Serena però hanno la forza di salire a vedere il centro sci, noi altri rimaniamo a rilassarci giocando a frisbee e chiacchierando in riva al lago. Riprendiamo la A9 e continuiamo a guidare senza interruzioni verso sud, con il cielo che si fa sempre più nero e ci regala il primo vero temporale della vacanza.

Verso l’ora di cena ci fermiamo a Pitlochry, dove cerchiamo un bel ristorante per celebrare la nostra ultima serata di vacanza e ringraziarci a vicenda per i bei momenti trascorsi. Troviamo un grazioso ristorante dove mangiamo molto e bene per circa 12 pounds a testa.

Ci godiamo la cena, ma è ora di ripartire. Continuiamo sulla A9, superando Perth e arriviamo nei pressi di Stirling, di cui possiamo ammirare lo splendido castello illuminato che si staglia sulla cima di una collina. Prendiamo dunque la M9, la M80, la A80 e poi di nuovo la M80 e arriviamo così a Glasgow un’altra volta. Con qualche difficoltà troviamo la strada giusta per raggiungere l’aeroporto (M77/A77) e arriviamo a Prestwick alle 23.00. Dopo i dovuti saluti e lo smistamento dei bagagli, un po’ tristi e decisamente stanchi, ripartiamo alla volta di Leeds… ci aspetta una bella guidata notturna di circa 4/5 ore. Ormai la vacanza è proprio finita… è stata un’esperienza bellissima, molto divertente. Sicuramente non sarà facile togliersi dalla mente quei fantastici paesaggi scozzesi, le praterie infinite e deserte, gli spazi liberi. Un pezzetto del nostro cuore è sicuramente diventato un po’ HIGHLANDER! TIPS: – Questa tappa è stata forzata perché dovevamo tornare a Glasgow per il volo aereo. Il mio consiglio è: se avete tempo (minimo altri 2 giorni) fatevi anche la costa orientale passando per Aberdeen e St. Andrews e il mitico Dunnottar Castle per finire a Edimburgh; se invece non avete così tanto tempo a disposizione scendete direttamente nella zona di Stirling.

– Loch Ness non è davvero niente di che… però se volete esplorarlo, meglio prendere la strada secondaria che segue la sponda est che offre panorami impedibili e sicuramente meno traffico.

Conclusioni e consigli finali: La scelta di andare nella settimana di Pasqua (o comunque in bassa stagione) ripaga sicuramente. Nonostante il periodo dell’anno il tempo è stato molto bello e di sicuro ci siamo risparmiati l’afflusso turistico in piena, con innumerevoli vantaggi dal punto di vista soprattutto dell’accomodation e della tranquillità.

Le spese sono state tutto sommato abbastanza contenute, perché abbiamo mangiato in posti non di lusso e spesso a panini o cucinandoci in ostello. Questo ci ha anche permesso di gestirci meglio con gli orari.

Gli ostelli della SYHA ci hanno offerto dei servizi qualità/prezzo davvero eccellenti. Servizio di prenotazione via internet e via telefono molto efficiente e affidabile, gestori sempre disponibili e simpatici, camere molto pulite e piacevoli, location invidiabili, cucine attrezzate e spaziose. Nel complesso un meritato 10 e lode! Sfruttate l’occasione.

Certamente il mezzo più adatto (se non l’unico) per visitare a fondo le Highlands è la macchina. Ci ha dato libertà, indipendenza e la possibilità di raggiungere località davvero remote e segrete. Soltanto con la macchina si è capaci di avventurarsi nelle piccole stradine single track e scoprire sperduti villaggetti meravigliosi.

Sicuramente ci sarebbe voluto più tempo per fare meglio l’itinerario che abbiamo fatto e magari fare anche qualcosa in più, che merita. Io direi che il periodo ideale di permanenza sia 10 giorni/2 settimane. Una cosa mi sarebbe davvero piaciuto fare: andare sulle isole Ebridi esterne: Lewis and Harris! Per il resto, godetevi questo piccolo angolo di paradiso… non c’è niente di meglio per una bella vacanza rilassante che riempirsi gli occhi di paesaggi meravigliosi e luci incantevoli. Buon Viaggio! Per ogni informazione non esitate a contattarmi, per me questo sito è stato molto molto utile!



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